RISCHI DI NATURA ERGONOMICA NELLA SCUOLA
|
|
- Aniello Palma
- 8 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 Giorgio Zecchi SPSAL Reggio Emilia Corso di formazione R.S.P.P. D.Lgs.195/2003 e Accordo Stato Regioni Modulo C3 RISCHI DI NATURA ERGONOMICA NELLA SCUOLA Parma, 3 dicembre 2007 COS E L ERGONOMIA Principi generali Per la prima volta, durante la seconda guerra mondiale, lo psicologo gallese K.F.H. Murrell riuscì a convincere i vari progettisti che operavano in ambito navale a riunirsi in un unico gruppo di lavoro volto alla discussione allargata e preventiva delle problematiche progettuali di ogni singolo professionista ponendo al centro della ricerca l Uomo e le sue esigenze operative. La scienza Ergonomica moderna, nasce ufficialmente in Gran Bretagna nel 1949 ad opera dello stesso Murrell, che utilizzò per la prima volta il termine Ergonomia ;
2 COS E L ERGONOMIA L E. prevede un approccio progettuale particolarmente efficace ai fini della tutela della sicurezza e della salute e per la promozione del benessere dell Uomo al lavoro; FORSE PROPRIO PER QUESTO, è entrata nel corpo normativo italiano attraverso il D.Lgs. 626/94 che ne ha riconosciuto ufficialmente l esistenza e l efficacia; Si rivolge prevalentemente a tecnici, progettisti, designer e a chi si occupa professionalmente di sicurezza e prevenzione RSPP attraverso l emanazione di Norme Tecniche (generali e specifiche); COS E L ERGONOMIA Il termine Ergonomia deriva dalle parole greche εργον (lavoro) e νοµοσ (legge). USA: human factors engineering La progettazione di sistemi, macchinari, utensili, compiti tecnici e quant altro va adattata alle caratteristiche umane, al fine di migliorare la sicurezza, la salute, il comfort e le prestazioni degli utenti/operatori. Nella progettazione delle postazioni lavorative, il centro dell interesse ergonomico è l UOMO.
3 COS E L ERGONOMIA L UOMO INTESO COME USER di una postazione di lavoro di un bene COS E L ERGONOMIA FATTORI ERGONOMICI L approccio ergonomico tiene conto contemporaneamente di numerosi fattori: postura e movimento corporeo (seduta, posizione eretta, sollevamento, trazione e spinta), fattori ambientali (rumore, vibrazioni, illuminazione, clima, sostanze chimiche), informazioni ed operazioni (informazioni ottenute sia visivamente sia attraverso altri sensi, controlli, relazioni tra i video ed i controlli), organizzazione del lavoro (compiti appropriati, lavori non ripetitivi e monotoni).
4 COS E L ERGONOMIA PRESUPPOSTI SCIENTIFICI L ergonomia attinge le sue conoscenze da diversi settori delle scienze umane e delle discipline politecniche: l antropometria, la biomeccanica, la fisiologia, la psicologia, la tossicologia, l ingegneria meccanica, il disegno industriale, la tecnologia dei mezzi di comunicazione e l organizzazione del lavoro). Conoscenze, informazioni utili, tecniche e metodologie d indagine più efficaci al perseguimento del benessere dell UOMO COS E L ERGONOMIA PECULIARITA Ciò che distingue l ergonomia da un altro approccio è: la sua natura applicativa la sua ottica interdisciplinare il soggetto della sua ricerca lo studio dei fenomeni d interfaccia tra l essere umano e tutto ciò che interagisce con l Uomo provocando un rapporto positivo, negativo o neutro. IN SOSTANZA: L ergonomia studia l interazione dell UOMO con un prodotto o, in senso lato, con tutto ciò che lo circonda.
5 PERCHE L ERGONOMIA? Per una corretta ed efficace applicazione del D.Lgs. 626/94 per prevenzione e sicurezza, sono necessarie conoscenze che superano i tradizionali confini delle lavorazioni per entrare nel contesto più ampio della organizzazione del lavoro. Le recenti modalità di approccio di INAIL INPS ISPESL in ordine alla tutela dalle malattie da lavoro non tabellate o di tipo work related (trend in crescita per le patologie dell apparato muscolo scheletrico) necessitano di una correlazione stretta con le modalità di svolgimento del lavoro e con la conformazione del posto di lavoro. PERCHE L ERGONOMIA? Nel reinserimento lavorativo di un soggetto con disturbi o patologie (giudizio di idoneità con limitazioni), la valutazione multidisciplinare delle residue abilità e della compatibilità con il posto di lavoro necessità di una adeguata conoscenza dell ergonomia a garanzia di salute e dignità del lavoratore. La necessità di stretta sinergia tra medici del lavoro e tecnici della prevenzione hanno determinato la necessità di avere un linguaggio comune, trasversale e condiviso: l ergonomia assolve in pieno a tale compito. Utile per diffondere le tematiche della progettazione centrata sull Uomo che interagisce col lavoro (UCD).
6 SIGNIFICATO SOCIALE E PREVENTIVO DELL ERGONOMIA Molte azioni lavorative quotidianamente svolte risultano tuttora pericolose per la salute ( o mortali); In Occidente: malattie del sistema muscolo-scheletrico e disturbi psicologici (quadri ansioso-depressivi) sono la causa principale di assenza per malattia e incapacità lavorativa. SIGNIFICATO SOCIALE E PREVENTIVO DELL ERGONOMIA Queste condizioni possono essere parzialmente ricondotte all inadeguatezza nella progettazione di attrezzature, di sistemi tecnici (es. macchine, linee e impianti produttivi) e dell organizzazione del compito, NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO vedi - International Standardization Organization ISO - Standard Europei EN - Comitato Europeo per la Normalizzazione - CEN) - Standard nazionali: Italia (UNI), Stati Uniti (ANSI), Gran Bretagna (BSI), Germania (DIN), Francia (INRS).
7 LA PRIMA COMPONENTE DELL ERGONOMIA Ergonomia tradizionale o ergonomia fisica: campi di intervento tradizionali e consolidati sono ambienti e postazioni di lavoro, valutazioni di posture e dei movimenti richiesti ai lavoratori, analisi delle attività in funzione dei livelli di performance richiesti e delle capacità fisiche delle persone. In questa ergonomia confluiscono le aree di ricerca dell antropometria, della biomeccanica delle posture e del movimento, dell ergonomia occupazionale e dello studio dei processi sensoriali. F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006 ERGONOMIA FISICA F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006
8 LA SECONDA COMPONENTE DELL ERGONOMIA: User-Centered Design (UCD) il suo obiettivo è di realizzare prodotti sia adeguati che soddisfacenti e gradevoli, CENTRATI SULL UTILIZZATORE-USER, per garantire la possibilità di svolgere operazioni in modo efficace ed efficiente. In questa ergonomia confluiscono le aree di ricerca dell antropometria, della biomeccanica delle posture e del movimento, dell ergonomia occupazionale e dello studio dei processi sensoriali. F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006 UCD - ASPETTI GENERALI APPROCCIO ERGONOMICO USER-CENTRED DESIGN / PROJECT / ASSESMENT pratica di progettazione dei prodotti, (INTESI ANCHE COME ATTREZZATURE, DISPOSITIVI O POSTAZIONI E AMBIENTI DI LAVORO) utilizzati dall uomo per svolgere, le operazioni, i compiti richiesti in un processo (produttivo) con la massima efficienza e il minimo disagio fisico e mentale
9 UCD - ASPETTI GENERALI DESIGN / PROJECT /ASSESMENT CENTRATO SULL UTILIZZATORE OBTV (IN AMBITO LAVORATIVO); GARANTIRE: - USABILITA, SICUREZZA E SEMPLICITA D USO DEI SISTEMI NEI QUALI L UOMO FIGURA COME PARTE INTEGRANTE. - SIA IL BENESSERE DELL INDIVIDUO CHE IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA. UCD - ASPETTI GENERALI UCD E ERGONOMIA DEI SISTEMI
10 USER-CENTRED DESIGN F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006 LA TERZA COMPONENTE DELL ERGONOMIA: new human factors riguarda settori di ricerca orientati allo studio e alla progettazione di aspetti emozionali ed affettivi fra la persona e il prodotto utilizzato e dalle loro implicazioni culturali e sociali. F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006
11 NEW HUMAN FACTOR F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006 F. Tosi Ergonomia applicata Modena Convention, 2006
12 IL PRODOTTO ERGONOMICO: user centred, user friendly, usability Un prodotto ergonomico (oggetto, software, posto di lavoro), per essere considerato tale, deve avere i seguenti requisiti: centrato sull utente (UCD), sicuro, facile e soddisfacente nell interazione e nell utilizzo; progettato perseguendo il benessere dell Uomo attraverso la creazione di sistemi user friendly (amichevoli per l utilizzatore); caratterizzato da un elevato grado di usabilità IL PRODOTTO ERGONOMICO: user centred, user friendly, usability Nielsen (1993) USABILITÀ: - la facilità con cui si impara a lavorare con il sistema; - l efficienza, determinata dal maggior livello di produttività possibile; - la facilità con cui l utente riesce a ricordare le varie informazioni; - il minimo numero di errori compiuti dall utente in interazione con il sistema; - la soddisfazione d uso.
13 IL PRODOTTO ERGONOMICO: user centred, user friendly, usability L USABILITA DIPENDE DAL SOGGETTO Quando si valuta o si progetta un sistema è necessario conoscere la tipologia di persone che lo userà (abilità, livello culturale, età e il grado di expertise specifico per il compito in questione) prevedere le difficoltà dei diversi tipi di utente per determinare i limiti di complessità tollerabili all interno del sistema. IL PRODOTTO ERGONOMICO user centred, user friendly, usability Norma UNI EN ISO USABILITÀ: (ergonomic requirements for office work with VDT) LA QUALITÀ ERGONOMICA NON É UN ATTRIBUTO DELL OGGETTO, MA É ATTRIBUTO DELL USO DELL OGGETTO IN UN DETERMINATO AMBIENTE. Esempio: uno stesso software potrà risultare altamente usabile e soddisfacente per un utente esperto (ricercatore, scienziato) e assolutamente non utilizzabile per un utente inesperto (DIFFERENZA DI EXPERTISE).
14 L ERGONOMIA PER CAMBIARE LA CULTURA DEL LAVORO PASSARE DA UNA IMPOSTAZIONE DI TIPO: VIGILANZA E CONTROLLO (ispezioni e prescrizioni) COMPENSAZIONE (monetizzare rischio e danno) AD UNA CULTURA BASATA SU: PREVENZIONE (formazione, ricerca, progetto, intervento) PARTECIPAZIONE (coinvolgimento: vari livelli / più soggetti) NORMATIVA VIGENTE NORME TECNICHE DI ERGONOMIA NELLA SCUOLA
15 ERGONOMIA E D.Lgs 626/94 (e s.i.m.) Delle 8 DIRETTIVE recepite dal D.Lgs 626/94, ben 5 trattano di ergonomia. - TITOLO I disposizioni generali (art. 3) - TITOLO III attrezzature di lavoro - TITOLO IV uso dei DPI - TITOLO V e ALL. VI movimentazione manuale carichi - TITOLO VI e ALL. VII uso di VDT Anche il D.Lgs 195/03 (RSPP) integra il percorso formativo con il modulo C3 ERGONOMIA NORMATIVA: D.Lgs 626/94 Il D.Lgs. 626/94 sancisce come obbligo del datore di lavoro tra le misure generali di tutela all art. 3, comma 1, lett. f) il... RISPETTO DEI PRINCIPI ERGONOMICI NELLA CONCEZIONE DEI POSTI DI LAVORO, NELLA SCELTA DELLE ATTREZZATURE E NELLA DEFINIZIONE DEI METODI DI LAVORO E PRODUZIONE, ANCHE PER ATTENUARE IL LAVORO MONOTONO E QUELLO RIPETITIVO.
16 NORMATIVA: D.Lgs 626/94 CORTE DI GIUSTIZIA EU. Obblighi previsti dall art. 4 del D.Lgs 626/94 come modificato dalla Legge comunitaria 39/2002, art. 21 c.2, dopo la condanna dell Italia alla Corte di Giustizia europea del 2001: la modifica precisa sostanzialmente che è necessario valutare TUTTI i rischi RISCHI DI NATURA ERGONOMICA Lo stesso art. 4 precisa poi che il datore di lavoro deve adottare le misure necessarie per la salute e per la sicurezza dei lavoratori NORMATIVA: DPR 459/96 DIRETTIVA MACCHINE - D.P.R. 459/96 RISPONDENZA AI R.E.S. RES 1.1.2, lett. d ( rispetto dei principi ergonomici) es. NORME EU. ARMONIZZATE: - EN e 2 (principi generali design) - UNI EN (misure postazione di lavoro) - UNI EN (sicurezza del macchinario, mmc, forza, postura, movim.ripetitivi)
17 RISCHI DI NATURA ERGONOMICA: LEGGI E LINEE GUIDA REGIONALI Regione Lombardia: DECRETO N / LINEE GUIDA REGIONALI PER LA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE MUSCOLOSCHELETRICHE CONNESSE CON MOVIMENTI E SFORZI RIPETUTI DEGLI ARTI SUPERIORI. Regione Piemonte (1997): LINEE GUIDA IN MATERIA DI RISCHI DA VIBRAZIONI E DA MOVIMENTI E SFORZI RIPETUTI DEGLI ARTI SUPERIORI ERGONOMIA E NORME DI BUONA TECNICA (ISO EN UNI) NORME TECNICHE FACILITANO L APPLICAZIONE DELLE LEGGI in quanto definiscono i requisiti standard di un prodotto, processo o servizio (sistema). LA LORO OSERVANZA NON E OBBLIGATORIA, SE NON IN RELAZIONE ALLA MARCATURA CE (Norme armonizzate di tipo A, B, C) SONO DEFINITE: consensuali, democratiche, trasparenti, volontarie
18 ERGONOMIA E NORME DI BUONA TECNICA NORME TECNICHE UNI EN (98): Sicurezza del macchinario - Misure del corpo umano Principi per la determinazione delle dimensioni richieste per le aperture per l accesso di tutto il corpo nel macchinario UNI EN (98): aperture di accesso UNI EN (98): Dati antropometrici UNI EN ISO 7250 (2000): Misurazioni di base del corpo umano per la progettazione tecnologica EN 1050 (98): Sicurezza del macchinario - Principi per la valutazione del rischio UNI EN ISO 6385 (2004): Principi ergonomici nella progettazione dei sistemi di lavoro ERGONOMIA E NORME DI BUONA TECNICA NORME TECNICHE UNI EN (97): Sicurezza del macchinario Principi ergonomici di progettazione Terminologia e principi generali UNI EN (2002): Parte 2: interazione fra progetto delle macchine e compiti lavorativi UNI EN (2003): Sicurezza del macchinario - Prestazione fisica umana - Termini e definizioni UNI EN (2004): Parte 2: Movimentazione manuale di carichi UNI EN (2003): Parte 3: Limiti di forza raccomandati UNI EN (2005): Parte 4: Valutazione delle posture e dei movimenti lavorativi
19 ERGONOMIA E NORME DI BUONA TECNICA NORME TECNICHE UNI EN ISO (2004): Sicurezza del macchinario - Requisiti antropometrici per la progettazione di postazioni di lavoro sul macchinario UNI EN ISO (2003): Principi ergonomici legati al carico mentale Parte 1: termini e definizioni generali UNI EN ISO (2002): Parte 2: principi di progettazione UNI EN ISO (2005): Parte 3: valutazione del carico di lavoro mentale LA SCUOLA E LE NORME DI ERGONOMIA 1) PER I RISCHI CHE COMPORTANO «REQUISITI ERGONOMICI» UNI EN ISO Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio con videoterminali (VDT) - Guida sull'ambiente di lavoro. ottobre 01. (RUMORE UFFICI E LABORATORI DI INFORMATICA) ISO : 97. Mechanical vibration and shock - Evaluation of human exposure to whole-body vibration (USO DI MACCHINE AGRICOLE) UNI EN ISO :2004 Vibrazioni meccaniche - Misurazione e valutazione dell'esposizione dell'uomo alle vibrazioni trasmesse alla mano (LABORATORI MECCANICI-USO MACCHINE AGRICOLE) UNI EN ISO / UNI EN e 3 Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio con videoterminali (VDT)
20 LA SCUOLA E LE NORME DI ERGONOMIA 1) PER I RISCHI CHE COMPORTANO «REQUISITI ERGONOMICI» UNI EN ISO , 2, 3:1998. Acustica - Raccomandazioni pratiche per la progettazione di ambienti di lavoro a basso livello di rumore contenenti macchinario (RUMORE NEI LABORATORI) UNI EN :2004. Luce e illuminazione - Illuminazione dei posti di lavoro - Parte 1: Posti di lavoro in interni (AULE, UFFICI, LABORATORI) UNI EN ISO Ambienti termici moderati. Determinazione degli indici PMV e PPD e specifica delle condizioni di benessere termico (MICROCLIMA DEI VARI AMBIENTI SCOLASTICI) LA SCUOLA E LE NORME DI ERGONOMIA 2) ALTRE NORME (ARREDI, TENDAGGI, ECC.) UNI EN Chiusure oscuranti - Requisiti prestazionali compresa la sicurezza. ottobre 04 UNI EN Chiusure oscuranti e tende - Resistenza termica aggiuntiva - Assegnazione di una classe di permeabilità all'aria ad un prodotto. settembre 03 UNI Etichettatura di mobili con rivestimento di cuoio - Requisiti. agosto 04 UNI EN Mobili - Sedie e tavoli per istituzioni scolastiche - Parte 1: Dimensioni funzionali. ottobre 06 UNI EN Mobili - Sedie e tavoli per istituzioni scolastiche - Parte 2: Requisiti di sicurezza e metodi di prova. ottobre 06
21 LA SCUOLA E LE NORME DI ERGONOMIA UNI EN Mobili - Verifica dell'accendibilità dei mobili imbottiti - Parte 1: Sorgente di accensione: sigaretta in combustione lenta. aprile 06 UNI EN Mobili - Verifica dell'accendibilità dei mobili imbottiti - Parte 2: Sorgente di accensione: fiamma equivalente a quella di un fiammifero. aprile 06 Mobili per ufficio: 23 NORME UNI EN E UNI EN Tende esterne - Requisiti prestazionali compresa la sicurezza. ottobre 04 UNI EN Vetro nei mobili - Metodi di prova. dicembre 04 ESEMPIO DI INTERAZIONE TRA NORME ERGONOMICHE Parliamo di comfort visivo... Norma UNI 10840: criteri generali per l illuminazione artificiale e naturale delle aule e di altri locali scolastici (sale lettura, laboratori linguistici, ingressi, corridoi, sale professori ecc.) in modo da garantire condizioni che soddisfino il benessere e la sicurezza degli studenti e degli altri utenti della scuola.
22 ESEMPIO DI INTERAZIONE TRA NORME ERGONOMICHE Parliamo di comfort visivo... Norma UNI 10840: La parte finale della norma definisce i criteri da adottare per le verifiche illuminotecniche, mentre in una appendice informativa vengono forniti i criteri e le formule per la verifica dell indice di abbagliamento (DGI) per la luce diurna legati all illuminazione naturale. ESEMPIO DI INTERAZIONE TRA NORME ERGONOMICHE Parliamo di comfort visivo... Norma UNI 10840: I locali scolastici vengono utilizzati prevalentemente durante le ore diurne, perciò la citata norma dà le prescrizioni generali per l illuminazione naturale.
23 ESEMPIO DI INTERAZIONE TRA NORME ERGONOMICHE Parliamo di comfort visivo... Norma UNI 10840:2007 Per i livelli di illuminamento e le prescrizioni generali sull illuminazione artificiale vedi la UNI EN :2004 Luce e illuminazione - Illuminazione dei posti di lavoro - Posti di lavoro in interni.
24 ESEMPI DI APPLICAZIONE DI NORME ERGONOMICHE SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE specifica i requisiti ergonomici, tecnici e di sicurezza per superfici verticali di scrittura a parete e autoportanti da utilizzare in aule, anfiteatri di scuole, università, ecc. Esso è previsto per prevenire lesioni serie durante il normale utilizzo funzionale
25
26 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE specifica le dimensioni funzionali e le grandezze di sedie e tavoli per scopi educativi generali delle istituzioni scolastiche che favoriscono la postura corretta per mobili ad altezza fissa o regolabili nonché tavoli da lavoro in piedi da utilizzare senza sedie. SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE specifica i requisiti di sicurezza MINIMI e i metodi di prova di sedie e tavoli per scopi educativi generali delle istituzioni scolastiche.
27 NORMATIVA TECNICA: UNI EN e 2 BANCHI ERGONOMICI E CERTIFICAZIONE CATAS NORMATIVA TECNICA: UNI EN e 2 BANCHI ERGONOMICI E CERTIFICAZIONE CATAS
28 P.A. - APPLICARE LE UNI EN /2 AGENDA 21 P.A. - APPLICARE LE UNI EN /2 Il green public procurement (GPP) serve a rendere verdi gli acquisti pubblici adottando criteri ambientali nelle procedure d acquisto degli enti locali e della Pubblica Amministrazione. Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile approvata dal consiglio europeo di Goteborg nel giugno ES. GPPnet è un progetto dell Amministrazione Provinciale di Cremona, cofinanziato dalla Commissione Europea con il programma Life Ambiente 2001.
29 P.A. - APPLICARE LE UNI EN /2 P.A. - APPLICARE LE UNI EN /2
30 P.A. - APPLICARE LE UNI EN /2 Con la sigla IPP, Integrated Product Policy, Politiche Integrate di Prodotto si intendono quelle politiche concertate che favoriscono la produzione, diffusione e commercializzazione di prodotti ecocompatibili, prendendo in considerazione l intero ciclo di vita del prodotto. Come integrare i criteri ambientali negli appalti pubblici? Comunicazione Interpretativa della Commissione Europea (COM 274 del 4 luglio 2001 ) P.A. - APPLICARE LE UNI EN /2 IL CAPITOLATO DI ACQUISTO CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI ARREDI OGGETTO DELLA FORNITURA Gli arredi scolastici dovranno essere realizzati in materiali di prima qualità e a perfetta regola d arte. Dovranno avere raggiunto almeno il livello 4 delle norme UNI più sotto richiamate e per le prove EN ed ENV i certificati devono risultare di esito positivo. La forma dei banchi dovrà essere tale da evitare rischi di danno agli utilizzatori e gli elementi di sostegno non dovranno essere posti laddove possano provocare restrizione ai movimenti.
31 IL CAPITOLATO DI ACQUISTO IL CAPITOLATO DI ACQUISTO
32 IL CAPITOLATO DI ACQUISTO IL CAPITOLATO DI ACQUISTO
33 IL CAPITOLATO DI ACQUISTO
34 NORME DI ERGONOMIA: ALTRE APPLICAZIONI INDIRETTE 13 anni or sono il Sindaco di Cantù emise una ordinanza con peso limite dello zainetto al 15% del peso corporeo del bambino (programma didattico ISPESL: 10%) Notiziario Codacons integrato
35 Nel disegno di legge approvato ieri dalla Camera si prevede la costituzione di un nucleo scientifico per individuare il limite massimo tollerabile di peso e la dimensione degli zainetti e per studiare soluzioni alternative al trasporto contemporaneo di tutti i libri Notiziario Codacons Marco Crostelli, responsabile della Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dell`ospedale Pediatrico di Roma, Bambino Gesù, ha dichiarato ieri che almeno il 10% dei bambini che si sottopongono a visita è affetto da mal di schiena, in una buona parte dovuto allo zaino troppo pesante. Nei bambini predisposti, inoltre, un peso eccessivo porta all`insorgenza di patologie della colonna gli zainetti usati comunemente pesano in media chilogrammi, che per i bambini più piccoli vuol dire metà del peso corporeo. L`ideale sarebbe, invece, non raggiungere un terzo della massa corporea del bambino. Notiziario Codacons parzialmente modificato
36 La soluzione più facile sarebbe il ricorso al trolley MA Notiziario Codacons parzialmente modificato Norma ISO UNI EN (progettazione di macchine) Per la popolazione domestica costituita da bambini ed anziani il peso limite sollevabile a mano è 5 Kg Il 99% della restante popolazione domestica totale è tutelato da un limite di 10 Kg sollevato in condizioni ottimali
37 NORMATIVA TECNICA: UNI EN EN 614-1: Principi ergonomici di progettazione - Terminologia e principi generali Applicazione dell'ergonomia alla progettazione dei SISTEMI DI LAVORO: tener conto delle capacità, abilità, limiti e necessità umani al fine di valutare l'interazione tra persone, tecnologia ed ambiente di lavoro. Il SISTEMA DI LAVORO combina gli operatori, l'attrezzatura di lavoro (incluso il macchinario), lo spazio di lavoro, l'ambiente di lavoro, il processo di lavoro, il compito di lavoro, la gestione e l'organizzazione e le interazioni tra essi. NORMATIVA TECNICA: UNI EN La norma stabilisce i principi ergonomici da seguire durante la progettazione delle attrezzature di lavoro. Si riferisce all'interazione tra l'operatore e l'attrezzatura di lavoro in fase di installazione, utilizzo, regolazione, manutenzione, pulizia, riparazione o trasporto al fine di salvaguardare nel modo più completo la salute e la sicurezza dell'operatore.
38 NORMATIVA TECNICA: UNI EN La norma rimanda a disposizioni contenute in altre norme UNI, EN, ISO. Lo standard si basa su: Progettazione (fisica) antropometria e biomeccanica Progettazione (cognitiva) capacità mentali Progettazione di indicatori, segnali e comandi Interazioni con l'ambiente fisico di lavoro Interazioni nel processo di lavoro NORMATIVA TECNICA: UNI EN SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE A TRE ZONE (CEN/TC 122/WG 2 e CEN/TC 114) Sistema comune di valutare e classificare i fattori di rischio ergonomici in modo strutturato e diretto di un progetto (punto 3 della EN 292-2). Per valutare le proprietà/qualità di un ambiente di lavoro o di un prodotto in fase di progetto sono state definite 3 zone:
39 NORMATIVA TECNICA: UNI EN RISCHIO DI BASSO LIVELLO, RACCOMANDATO Il rischio di malattia o lesione è trascurabile o si trova ad un accettabile basso livello per l'intera popolazione di operatori in questione. RISCHIO POSSIBILE, NON RACCOMANDATO Esiste un rischio di malattia o lesione che non può essere trascurato per l'intera o per una parte della popolazione di operatori in questione. RISCHIO DI ALTO LIVELLO, DA EVITARE Il rischio di malattia o lesione è evidente e non può essere accettato per nessuna parte della popolazione di operatori in questione. NORMATIVA TECNICA: UNI EN DECISIONI: NON È NECESSARIA ALCUNA AZIONE. Il rischio deve essere valutato più a fondo, analizzato insieme con i fattori di rischio associati e seguito appena possibile da una riprogettazione (oppure altre misure per limitare il rischio). SONO NECESSARIE AZIONI PER RIDURRE IL RISCHIO. Riprogettazione immediata e sono necessarie altre misure per assicurare che il prodotto sarà utilizzato dagli operatori in modo da presentare un rischio espositivo di basso livello.
40 NORMATIVA TECNICA: UNI EN ISO UNI EN ISO 14738: Requisiti antropometrici per la progettazione di posti di lavoro presso macchine (utile anche per le altre postazioni di lavoro) stabilisce i principi di progettazione, partendo da dati antropometrici std norme ISO e UNI EN, le postazioni di lavoro sulle macchine. specifica le dimensioni dello spazio corporeo necessario per operare in maniera corretta in posizione seduta e in piedi. NORMATIVA TECNICA: UNI EN ISO Le misure indicate intendono soddisfare, rispetto alle esigenze di adattabilità, il 90% della popolazione europea (dal 5 percentile femminile al 95 percentile maschile). l adozione come aree operative delle aree normali (A1-B1-C1) e non delle aree massime (A2-B2-C2) garantisce una postura degli arti superiori (ed in particolare della articolazione scapolo-omerale) non sovraccaricata.
41 NORMATIVA TECNICA: UNI EN ISO postazione seduta : limiti dell area d azione delle mani NORMATIVA TECNICA: UNI EN ISO postazione seduta : altezza piano di lavoro e spazio per arti inferiori
42 NORMATIVA TECNICA: UNI EN UNI EN : Prestazione fisica umana - Limiti di forza raccomandati per l'utilizzo del macchinario (utile anche per le altre postazioni di lavoro) è importante che le azioni che richiedono forza possano essere svolte in modo ottimale rispetto alla postura del corpo e delle braccia e alla direzione di applicazione della forza; devono essere disegnate in modo da consentire variazioni dei movimenti e dell uso di forza. NORMATIVA TECNICA: UNI EN La procedura di valutazione del rischio proposta dovrebbe essere condotta su ciascuna azione; tuttavia le azioni meno frequenti, con bassa forza sono valutate nell insieme. La valutazione del rischio connesso ad azioni con forza si basa sulla capacità di generare forza da parte di differenti categorie di utilizzatori e prevede 3 step.
43 NORMATIVA TECNICA: UNI EN STEP A Determinazione della capacità di sviluppo di forza base valori di forza: mano e braccio NORMATIVA TECNICA: UNI EN STEP B Ponderazione rispetto ad altri fattori di rischio (velocità, frequenza d azione, durata) STEP C - Valutazione della tollerabilità e del rischio tiene conto della differenza esistente tra capacità (di uso fisiologico di muscoli, tendini, articolazioni) e tollerabilità di uno sforzo creando un margine di sicurezza (ACCETTABILITÀ). 0,5 0,5 0,7 > 0,7 RACCOMANDATO: Il rischio di malattia o lesione è trascurabile NON RACCOMANDATO Il rischio di malattia o lesione è presente. DA EVITARE - Il rischio di malattia o lesione è evidente e non può essere accettato.
44 UNI EN traino/spinta Forza isometrica massimale FB (15 percentile). Limiti di capacità della forza isometrica precalcolati per alcune attività comuni per l'uso professionale. I valori si applicano a condizioni lavorative ottimali. N.B.: calcolato per le femmine; valido anche per i maschi NORMATIVA TECNICA: UNI EN UNI EN : Posture di lavoro durante l'operativita' al macchinario (utile anche per postazioni di lavoro) Lo standard usa una classificazione per zone per valutare le diverse posture e i movimenti di diversi distretti corporei: Zona accettabile: Zona accettabile con condizioni: Zona non accettabile: il rischio per la salute è considerato basso o trascurabile per pressocchè tutti gli adulti sani. Non sono necessari interventi. esiste un aumento di rischio per la salute per tutta o una parte della popolazione utilizzatrice. Il rischio deve essere analizzato insieme ad altri fattori che contribuiscono al rischio, allo scopo di ottenerne una riduzione. il rischio per la salute non può essere accettato. Il posto di lavoro va ridisegnato per migliorare la postura di lavoro.
45 NORMATIVA TECNICA: UNI EN Presenza di tabelle: tronco, a.sup., rach.cervicale Es. tabella arti superiori: flesso/estensione e abduzione NORMATIVA TECNICA: UNI EN Valutazione: Condizione accettabile (a): Condizione accettabile (b): Condizione accettabile (c): Accettabile se le braccia sono completamente supportate: se non sono supportate, l accettabilità dipende dalla durata della postura e dal periodo di riposo. Non accettabile per un utilizzo per lunghi periodi. Non accettabile se la frequenza è > 10 per minuto e/o se per un utilizzo per lunghi periodi.
46 CENNI SULLA ERGONOMIA DEI SISTEMI ERGONOMIA DEI SISTEMI (EdS) definisce le conoscenze interdisciplinari sul fattore umano (psicologia, medicina del lavoro, ingegneria e progettazione) e le procedure finalizzate a valutare e progettare UN SISTEMA tenendo conto dell interazione dell UOMO con i COMPITI da svolgere con gli OGGETTI e le ATTREZZATURE che usa e l AMBIENTE in cui opera.
47 EdS: L INTERAZIONE DEI SISTEMI compito EdS: PRINCIPI E PROPRIETA DEI SISTEMI CONTRIBUTO DELL ERGONOMIA (EdS): migliora il benessere, la sicurezza e la performance R I F. Documento n. 5 delle Linee Guida regionali applicazione D.Lgs 626/94 Norma UNI EN ISO 6385/2004: principi ergonomici da applicare ai sistemi di lavoro - generalità
48 EdS: NORMA 6385 E DEFINIZIONI Norma UNI EN ISO 6385/2004: definizioni di alcuni termini rilevanti per l applicazione dell ergonomia in funzione del D.Lgs 626/94. SISTEMA DI LAVORO: si compone della combinazione di persone e attrezzature di lavoro, che agiscono insieme nel processo di lavoro, per eseguire il compito lavorativo, nello spazio di lavoro all interno dell ambiente di lavoro, sotto le condizioni imposte dal compito lavorativo. EdS: NORMA 6385 E DEFINIZIONI COMPITO LAVORATIVO: il prodotto del sistema di lavoro. ATTREZZATURE DI LAVORO: attrezzi, macchine, veicoli, dispositivi, arredi, installazioni ed altri componenti usati nel sistema di lavoro. PROCESSO DI LAVORO: la sequenza spaziale e temporale dell interazione di persone, attrezzature lavoro, materiali, energia e informazioni all interno di un sistema di lavoro.
- SALTUARIASALTUARIA-OCCASIONALE
LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI IN EDILIZIA LA VALUTAZIONE DEI RISCHI L art. 168 definisce per il DDL una sequenza di azioni PARTENDO DAL POSTO DI LAVORO: 1) Individuazione e valutazione ATTIVA ai
DettagliORIENTAMENTI PER LA ADEGUATA PROGETTAZIONE E SISTEMAZIONE DEI POSTI DI LAVORO AL FINE DI CONTENERE IL RISCHIO DI POSTURE INCONGRUE
ALLEGATO 1/g ORIENTAMENTI PER LA ADEGUATA PROGETTAZIONE E SISTEMAZIONE DEI POSTI DI LAVORO AL FINE DI CONTENERE IL RISCHIO DI POSTURE INCONGRUE Al fine di lavorare in posizioni corrette (degli arti superiori
DettagliNuove possibilità per la valutazione del rischio biomeccanico
Azienda Sanitaria Firenze Nuove possibilità per la valutazione del rischio biomeccanico Andrea Belli, Tecnico della Prevenzione San Casciano in Val di Pesa, 20 novembre 2013 Movimentazione manuale carichi
DettagliMOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione Limite di peso da sollevare da soli Maschi adulti 25 Kg femmine adulte 20 Kg maschi adolescenti 20 Kg femmine adolescenti
DettagliFormazione specifica Unità Didattica 1. L ambiente e le attrezzature di lavoro
Formazione specifica Unità Didattica 1 L ambiente e le attrezzature di lavoro Definizione di ambiente di lavoro D.Lgs. 81/2008 Per luogo di lavoro si intende: i luoghi destinati a ospitare posti di lavoro,
DettagliLa movimentazione manuale dei carichi
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE "EINSTEIN" Torino (TO) La movimentazione manuale dei carichi Note informative per la sicurezza e la salute sul lavoro Decreto Legislativo n. 9 aprile 2008 n. 81 Procedura
DettagliVALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale sono di assai frequente riscontro presso collettività lavorative dell industria.
DettagliCorso per RSPP/ASPP modulo B5-68 ore. Corso per RSPP/ASPP modulo B5-68 ore
Corso per RSPP/ASPP modulo B5-68 ore Titolo Destinatari Obiettivi e Finalità Normativa di riferimento Requisiti di ammissione Durata e modalità Corso per RSPP/ASPP modulo B5-68 ore Il modulo B5 è il corso
DettagliUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI (Titolo VI del D. Lgs. 81/2008 s.m.i.) INDICE 1. SOLLEVARE E TRASPORTARE 3 1.1. LA RMATIVA 3 2. EFFETTI SULLA SALUTE 4 3. PRINCIPI DI PREVENZIONE 4 3.1. MOVIMENTI 4 3.2.
DettagliMovimentazione Manuale dei Carichi. Normativa e documenti di riferimento. Definizioni
Rev. 0 del 22/10/2010 Ravenna/Lugo/Faenza Aprile/Maggio 2015 Normativa e documenti di riferimento D.Lgs. 81/08: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della
DettagliD.Lgs. 81/08 TITOLO VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI
Dipartimento Sanità Pubblica SERVIZI PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso L ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro STOP DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso L ABC
DettagliATTREZZATURE DI LAVORO
ATTREZZATURE DI LAVORO ASL della Provincia di Bergamo Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPSAL) Corso anno scolastico 2010-2011 OGGI PARLEREMO DI DEFINIZIONE DI: ATTREZZATURA DI
DettagliPO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A.
INDICE 1 GENERALITA... 2 2 RESPONSABILITA... 2 3 MODALITA DI GESTIONE DELLA... 2 3.1 DEI NEOASSUNTI... 3 3.2 MANSIONI SPECIFICHE... 4 3.3 PREPOSTI... 4 3.4 ALTRI INTERVENTI FORMATIVI... 4 3.5 DOCUMENTAZIONE
DettagliCorso di formazione per Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza
In collaborazione con: Con il coordinamento scientifico di: Tabella 1. Prospetto delle Classi di Laurea Corso di formazione per Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Normativa Con l'introduzione
DettagliIL MOBBING. Alcune considerazioni per inquadrare il problema anche alla luce delle normative su salute e sicurezza sul lavoro
IL MOBBING Alcune considerazioni per inquadrare il problema anche alla luce delle normative su salute e sicurezza sul lavoro Paola Cenni GdL: Mobbing and Diversity Management Comitato Pari Opportunità,
DettagliCOMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA
COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1
DettagliIL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
12 Salone della qualità e sicurezza sul lavoro IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLA GESTIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA Ing. Davide Musiani STUDIO TECNICO PROF. NERI S.r.l. Bologna, 12 Giugno 2009
DettagliI SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE.
I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE. 1 Nel panorama legislativo italiano la Salute e la Sicurezza sul Lavoro sono regolamentate da un gran numero di
DettagliMODELLI DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
I PRODOTTI DI Modelli per la valutazione dei rischi, Kit, Linee guida, Modello di valutazione movimentazione manuale dei carichi (cod. 300.23) DIMOSTRATIVO MODELLI DI VALUTAZIONE DEI RISCHI Modello di
DettagliLA REALTA PIEMONTESE
LA REALTA PIEMONTESE Annalisa Lantermo S.Pre.S.A.L. TO1 Convegno Nazionale DIAGNOSI DELLA INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE: LUCI E OMBRE Torino, 20-21 settembre 2012 CAMPO DI APPLICAZIONE D.Lgs. 81/08 (art.
DettagliLA DIMENSIONE DEL PROBLEMA
LA DIMENSIONE DEL PROBLEMA 31% dei lavoratori sono adibiti costantemente ad attività comportanti movimenti ripetitivi degli arti superiori (46% per oltre la metà dell orario di lavoro). 15% dei lavoratori
DettagliCorso di formazione Modulo aggiuntivo per Preposti
Secondo il D.Lgs. 81/2008 s.m. e l Accordo della Conferenza Stato-Regioni per la formazione del 21 dicembre 2011 Corso di formazione Modulo aggiuntivo per Preposti Dr. Sebastiano Papa Valutazione dei rischi
DettagliComune di San Martino Buon Albergo
Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE
DettagliLE NORME ISO E LA VDR DI SOVRACCARICO BIOMECCANICO DA MMC L APPROCCIO ERGONOMICO DELLA NORMA ISO 11228-1: L APPROCCIO ERGONOMICO NEI SISTEMI DI LAVORO
Corso di aggiornamento LE NORME ISO E LA VDR DI SOVRACCARICO BIOMECCANICO DA MMC L APPROCCIO ERGONOMICO DELLA NORMA ISO 11228-1: Giorgio Zecchi SPSAL Reggio Emilia L APPROCCIO ERGONOMICO NEI SISTEMI DI
DettagliProgetto Labor - Linea 4 Emersì Sicurezza nei luoghi di lavoro ed Emersione del lavoro irregolare
Progetto Labor - Linea 4 Emersì Sicurezza nei luoghi di lavoro ed Emersione del lavoro irregolare Prevenzione e promozione della sicurezza Lavoro sicuro 1 LAVORO SICURO 2 1. Sicurezza: i provvedimenti
DettagliCORSO BASE SULLA SALUTE E SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO
LICEO SCIENTIFICO BERTRAND RUSSELL CLES (Tn) CORSO BASE SULLA SALUTE E SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO Modulo 4: Lavoro al Video Terminale secondo il D.Lgs. 81/2008 s.m. e l Accordo della Conferenza Stato-Regioni
DettagliFORMAZIONE A COSTO ZERO PER FAR CRESCERE LA SICUREZZA PER LE IMPRESE DI TUTTI I SETTORI
PROGRAMMA CORSI: FORMAZIONE A COSTO ZERO PER FAR CRESCERE LA SICUREZZA PER LE IMPRESE DI TUTTI I SETTORI CORSO DI FORMAZIONE OBBLIGATORIA E AGGIORNAMENTO PER PREPOSTI E PER DIRIGENTI Art. 37 D. Lgs. 81/08
DettagliGUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO
GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO Quello che un datore di lavoro deve sapere per effettuare una corretta valutazione dello stress lavoro correlato STRESS LAVORO CORRELATO: di cosa si
DettagliStandard di competenza ENETOSH per formatori ed istruttori relativo alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro
Standard di competenza ENETOSH per formatori ed istruttori relativo alla sicurezza e alla salute sul luogo di Ambito di competenza: sicurezza e salute sul luogo di Livello: 6 Credito: Capacità Conoscenze
DettagliCORRETTA POSTAZIONE DI LAVORO
CORRETTA POSTAZIONE DI LAVORO Nelle pause di lavoro (ufficiali e non) evitare di rimanere seduti e di impegnare la vista (es. leggendo il giornale o navigando su Internet) Art.175 D.Lgs.81 - Pause stabilite
DettagliLo stare seduti, tuttavia, non è una funzione statica ma, al contrario, dinamica e discontinua.
L attività lavorativa trova nella seduta uno dei principali protagonisti. Ci si siede per lavorare a videoterminale, per riunirsi, per telefonare, per scrivere ma anche per rilassarsi e recuperare energie.
Dettagli03. Il Modello Gestionale per Processi
03. Il Modello Gestionale per Processi Gli aspetti strutturali (vale a dire l organigramma e la descrizione delle funzioni, ruoli e responsabilità) da soli non bastano per gestire la performance; l organigramma
DettagliLA GESTIONE DEL RISCHIO DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO IN UNA AZIENDA SANITARIA. Ing. Emiliano Bazzan Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione
LA GESTIONE DEL RISCHIO DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO IN UNA AZIENDA SANITARIA Ing. Emiliano Bazzan Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione PREMESSA LA PROBLEMATICA IN DISCUSSIONE NELL INCONTRO E
DettagliMALATTIE PROFESSIONALI
MALATTIE PROFESSIONALI L Informazione aiuta la Prevenzione Il lavoro è parte della tua vita, non la tua malattia. Lavorare bene ti fa bene! Malattie Professionali Lesione dovuta a causa lenta che produce
DettagliRLS E GESTIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE PAZIENTI
Chi Siamo? RLS E GESTIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE PAZIENTI Siamo dipendenti pubblici che lavorano nella Fondazione Ca Granda Ospedale Policlinico di Milano in Clinica del Lavoro Dipartimento di Medicina
DettagliFORMAZIONE DEI FORMATORI: l esperienza di Anni Azzurri
FORMAZIONE DEI FORMATORI: l esperienza di Anni Azzurri Aula Magna Mangiagalli - 13.03.2013 Relatore: Enrico Rinaldi, Responsabile Sicurezza Gruppo KOS premessa Residenze Anni Azzurri è una società che
DettagliManuale di Gestione Integrata POLITICA AZIENDALE. 4.2 Politica Aziendale 2. Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI
Pag.1 di 5 SOMMARIO 4.2 Politica Aziendale 2 Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI. Pag.2 di 5 4.2 Politica Aziendale La Direzione della FOMET SpA adotta e diffonde ad ogni livello della
DettagliR e g i o n e L a z i
o R e g i o n e L a z i Titolo del Progetto o del programma: Siamo sicuri che si può lavorare sicuri Identificativo della linea o delle linee di intervento generale/i: Prevenzione degli eventi infortunistici
DettagliINDICAZIONI OPERATIVE PER VALUTARE E PROMUOVERE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA
INDICAZIONI OPERATIVE PER VALUTARE E PROMUOVERE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA Con il presente documento si precisano le modalità di intervento da adottare da parte degli Spisal per valutare
DettagliCONCETTI E DEFINIZIONI
Contenuti del DVR CONCETTI E DEFINIZIONI Valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell ambito dell organizzazione in cui essi prestano la propria
DettagliSeminario su D.Lgs.81/08
Seminario su D.Lgs.81/08 La Valutazione del Rischio Per individuare le Misure di Prevenzione e Protezione a tutela della Salute e Sicurezza dei lavoratori Piacenza, 17/11/2010 Anna Bosi Dipartimento Sanità
DettagliIl Processo di Valutazione dei Rischi nel Contesto Organizzativo delineato dal D.lgs.n 81/08 e smi
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE I^ Facoltà di Medicina e Chirurgia SERVIZIO PREVENZIONE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO Il Processo di Valutazione dei Rischi nel Contesto Organizzativo delineato dal D.lgs.n
DettagliDecreto Interministeriale del 30.11.2012 Attuazione di quanto previsto dall art. 29 comma 5 del D.L.vo 81/08
LE PROCEDURE STANDARDIZZATE PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLE PICCOLE IMPRESE Decreto Interministeriale del 30.11.2012 Attuazione di quanto previsto dall art. 29 comma 5 del D.L.vo 81/08 (Ma anche dall
DettagliSORVEGLIANZA SANITARIA
SORVEGLIANZA SANITARIA SORVEGLIANZA SANITARIA Definizione e obiettivi Negli anni '80, nel corso di una riunione della Comunità Economica Europea, la sorveglianza sanitaria è stata definita come "la valutazione
DettagliMODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.
ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico
DettagliManuale Sicurezza Duemilauno Agenzia Sociale
Sorveglianza e misurazioni del SG S&SL Indice: 1.0 Scopo e Generalità 2.0 Identificazione delle aree/attività soggette al monitoraggio 3.0 Pianificazione ed esecuzione dei monitoraggi e delle misurazioni
DettagliNapoli, 9 aprile 2010. Il contrasto delle patologie femminili nel mercato del lavoro - azioni e prospettive tra le parti sociali
Napoli, 9 aprile 2010 Il contrasto delle patologie femminili nel mercato del lavoro - azioni e prospettive tra le parti sociali RSA / RLS Norme principali di riferimento Art. 3-32-35-41 della Costituzione
DettagliCANDIDATO: Alessandro Franchini RELATORE: Paolo Trosani
CANDIDATO: Alessandro Franchini RELATORE: Paolo Trosani I disturbi al rachide costituiscono in tutto il mondo la principale causa di assenze dal lavoro, ripercuotendosi in elevatissimi costi sociali. Il
DettagliVALUTAZIONE DEI RISCHI
Il Documento di Valutazione dei Rischi 3.1 CORSO DI FORMAZIONE PER DIRIGENTI SCOLASTICI E PER DIRETTORI DEI SERVIZI GENERALI ED AMMINISTRATIVI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CONCETTI E DEFINIZIONI VALUTAZIONE
DettagliEA 03 Prospetto economico degli oneri complessivi 1
UNIONE EUROPEA REPUBBLICA ITALIANA Fase 1: Analisi iniziale L analisi iniziale prevede uno studio dello stato attuale della gestione interna dell Ente. Metodo: si prevede l individuazione dei referenti
DettagliSTIMA DEL RISCHIO: BANCHE DATI, VALORI FORNITI DAI COSTRUTTORI E MISURE SUL CAMPO
STIMA DEL RISCHIO: BANCHE DATI, VALORI FORNITI DAI COSTRUTTORI E MISURE SUL CAMPO PIETRO NATALETTI ISPESL Dipartimento Igiene del Lavoro Alessandria, 16 giugno 2010 Articolo 202 Valutazione dei rischi
Dettaglib) Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi;
Lezione 6 La riunione periodica (art 35) La riunione periodica è un momento di discussione sui temi della prevenzione e della tutela della salute e dell integrità psicofisica dei lavoratori, prevista per
DettagliNuovo approccio all attività di sorveglianza sanitaria in Azienda. Capo III Sezione I, Art. 25 e Sezione V, Artt. 38 42 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Nuovo approccio all attività di sorveglianza sanitaria in Azienda Capo III Sezione I, Art. 25 e Sezione V, Artt. 38 42 D.Lgs. 81/08 e s.m.i. IL MEDICO COMPETENTE Collabora con il datore di lavoro e con
DettagliCAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE LAFFRANCO, BIANCONI
Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati CAMERA DEI DEPUTATI N. 572 PROPOSTA DI LEGGE D INIZIATIVA DEI DEPUTATI LAFFRANCO, BIANCONI Disciplina della professione di educatore di asilo nido e istituzione
DettagliIl rischio da movimenti ripetitivi: alcuni casi studio e analisi delle criticità
Trieste settembre Il rischio da movimenti ripetitivi: alcuni casi studio e analisi delle criticità Maria Angela Gogliettino INAIL F.V.G. - CONTARP (Consulenza Tecnica Accert. Rischi e Prevenzione) Autori:
DettagliSCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N
SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N.262 DEL 28 DICEMBRE 2005 CONCERNENTE I PROCEDIMENTI PER L ADOZIONE DI ATTI DI REGOLAZIONE Il presente documento, recante lo schema di
Dettagli2.2.4 Distanze di sicurezza UNI EN ISO 13857:2008, UNI EN 349:1994
2.2.4 Distanze di sicurezza UNI EN ISO 13857:2008, UNI EN 349:1994 2.2.4.1 Descrizione L uso delle distanze di sicurezza rappresenta un modo per garantire l integrità fisica dei lavoratori in presenza
DettagliPrevenzione e gestione del mal di schiena nel personale sanitario: i dati della provincia di Verona
Verona, 6 dicembre 2007 Prevenzione e gestione del mal di schiena nel personale sanitario: i dati della provincia di Verona Mario Gobbi - Spisal Ulss 20 Verona spisal@ulss20.verona.it http://prevenzione.ulss20.verona.it
DettagliI SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA
I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ing. Davide Musiani Modena- Mercoledì 8 Ottobre 2008 L art. 30 del D.Lgs 81/08 suggerisce due modelli organizzativi e di controllo considerati idonei ad avere efficacia
DettagliSistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute
Sistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute Atto di indirizzo e coordinamento per la prevenzione delle cadute dall alto nei lavori in quota della Regione
DettagliProcedure di lavoro in ambienti confinati Livello specialistico
Procedure di lavoro in ambienti confinati Livello specialistico La formazione riferita a questo modulo formativo intende far acquisire le nozioni relative alla normativa e ai processi operativi che governano
DettagliCome. Uso di attrezzature munite di videoterminali
ing. Domenico Mannelli Come Uso di attrezzature munite di videoterminali DEFINIZIONI videoterminale: schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato
DettagliSTANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 81/2008
DECRETO LEGISLATIVO n. 81 del 9 aprile 2008 UNICO TESTO NORMATIVO in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori STANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO
Dettagliing. Domenico Mannelli movimentazione manuale dei carichi nei cantieri e nelle attività estrattive
ing. Domenico Mannelli movimentazione manuale dei carichi nei patologie professionali alla schiena Le condizioni di rischio da prendere in considerazione ai fini del riconoscimento dell origine professionale
DettagliProtocollo d intesa Per la formazione di esperti della Sicurezza nei luoghi di lavoro Safety Manager
ALLEGATO A Protocollo d intesa Per la formazione di esperti della Sicurezza nei luoghi di lavoro Safety Manager tra: Regione Toscana, INAIL Toscana, Università degli Studi di Firenze, Pisa e Siena, Confindustria
Dettaglidella manutenzione, includa i requisiti relativi ai sottosistemi strutturali all interno del loro contesto operativo.
L 320/8 Gazzetta ufficiale dell Unione europea IT 17.11.2012 REGOLAMENTO (UE) N. 1078/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 novembre 2012 relativo a un metodo di sicurezza comune per il monitoraggio che devono
DettagliPROFILO RIASSUNTIVO DELLE AREE
PROFILO RIASSUNTIVO DELLE AREE CATEGORIA AREE DEFINIZIONE IMPLICAZIONI CHIAVE Relazioni e Comunicazione Interpersonale A - B - C Sviluppo delle conoscenze e Abilità Qualità e Prestazioni Soddisfazione
DettagliRisultati dell indagine sul benessere dei dipendenti 2014
Risultati dell indagine sul benessere dei dipendenti 2014 (art. 14 comma 5 - d.lgs 150/2009) sintesi dati Generali, per Area e tipologia di dipendente Le Amministrazioni pubbliche, nella prospettiva di
DettagliRSPP - CARATTERISTICHE
RSPP - CARATTERISTICHE Figura obbligatoria Consulente del Datore di Lavoro La designazione deve essere scritta ed accettata Deve aver frequentato corsi di formazione professionale specifici per il macro-settore
DettagliSEZIONE PRIMA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER L INSEGNAMENTO SECONDARIO DELL UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ART. 1
SEZIONE PRIMA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER L INSEGNAMENTO SECONDARIO DELL UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ART. 1 Per conseguire le finalità di cui all art. 4, secondo comma, della legge 19 novembre
DettagliGESTIONE DEL RISCHIO NEI DISPOSITIVI MEDICI: DALLA CLASSIFICAZIONE ALLA COMMERCIALIZZAZIONE
1 GESTIONE DEL RISCHIO NEI DISPOSITIVI MEDICI: DALLA CLASSIFICAZIONE ALLA COMMERCIALIZZAZIONE Ing. Enrico Perfler Eudax s.r.l. Milano, 23 Gennaio 2014 Indice 2 Il concetto di rischio nei dispositivi medici
DettagliLa formazione dei Responsabili e degli addetti del Servizio Prevenzione e Protezione delle aziende bancarie
La formazione dei Responsabili Fondamentale Presentazione Il percorso formativo è abilitante e rivolto ai responsabili e agli addetti del servizio Prevenzione e protezione delle aziende bancarie e finanziarie
DettagliMANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6
MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.
DettagliALLEGATO ALLA DELIBERA DI GIUNTA COMUNALE N. 35 DEL 31/03/2001
ALLEGATO ALLA DELIBERA DI GIUNTA COMUNALE N. 35 DEL 31/03/2001 METODOLOGIA PERMANENTE PER LA VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI E DEI RISULTATI DEI DIPENDENTI GENERALMENTE CONSIDERATI CUI NON SIANO STATI CONFERITI
DettagliLaboratorio di Usabilità per attrezzature medicali
Laboratorio di Usabilità per attrezzature medicali Analisi e Miglioramento dell Usabilità di dispositivi elettromedicali tramite simulazione in laboratorio Centro di Ateneo per la Ricerca, Trasferimento
DettagliCOMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)
COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA
DettagliVerifiche apparecchiature: problemi da risolvere o gestioni efficaci?
Verifiche apparecchiature: problemi da risolvere o gestioni efficaci? STUDIO TECNICO PROF. NERI s.r.l. Via Borghi Mamo N. 15-40137 Bologna - TEL. 051.441065 - FAX 051.443045 WWW.STUDIONERI.COM EMAIL:STUDIONERI@STUDIONERI.COM
DettagliLA CERTIFICAZIONE. Dr.ssa Eletta Cavedoni Responsabile Qualità Cosmolab srl Tortona
LA CERTIFICAZIONE Dr.ssa Eletta Cavedoni Responsabile Qualità Cosmolab srl Tortona Qualità Grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti (UNI EN ISO 9000/00) Requisito Esigenza
DettagliCONVEGNO regionale DIRIGENTI SCOLASTICI LA GESTIONE DELLA SICUREZZA NELLE ISTTITUZIONI SCOLASTICHE: 1 Dicembre 2014
CONVEGNO regionale DIRIGENTI SCOLASTICI LA GESTIONE DELLA SICUREZZA NELLE ISTTITUZIONI SCOLASTICHE: RUOLI E RESPONSABILITÀ 1 Dicembre 2014 IS E. MOLINARI Via Crescenzago, 110 - Milano Formazione ed informazione
Dettaglidella SICUREZZA NELLA SCUOLA
Informazione ai sensi del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, D.M. 382/98, D.M. 363/98 e Circolare Ministero Pubblica Istruzione n. 119 del 29/4/1999 A B C della SICUREZZA NELLA SCUOLA Manuale ad uso dei docenti,
DettagliSGSL UN SISTEMA PER LA GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO NELLA SCUOLA
SGSL UN SISTEMA PER LA GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO NELLA SCUOLA COSA È IN PRATICA UN SISTEMA DI GESTIONE? L insieme delle regole e dei processi di funzionamento di un organizzazione. Comprende:
DettagliPacchetto formativo sulla cultura della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali per studenti Indice ragionato
Pacchetto formativo sulla cultura della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali per studenti Indice ragionato Unità di Apprendimento 1: percezione del rischio Tempi: 1 ora lucidi e discussione
DettagliIL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI di concerto con IL MINISTRO DELLA SALUTE
Decreto del Ministero dell interno 4 febbraio 2011 Definizione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni di cui all art. 82, comma 2, del D.Lgs. 09/04/2008, n. 81, e successive modifiche ed integrazioni.
DettagliRapporto dal Questionari Insegnanti
Rapporto dal Questionari Insegnanti SCUOLA CHIC81400N N. Docenti che hanno compilato il questionario: 60 Anno Scolastico 2014/15 Le Aree Indagate Il Questionario Insegnanti ha l obiettivo di rilevare la
DettagliASPP Modulo A6 RISCHI SPECIFICI : RISCHI DA AGENTI FISICI
REGIONE BASILICATA ASM AZIENDA SANITARIA LOCALE DI MATERA AMBITO TERRITORIALE DI MONTALBANO JONICO DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE DELLA SALUTE UMANA U.O. DI PREVENZIONE, PROTEZIONE ED IMPIANTISTICA NEI LUOGHI
DettagliCorso RSPP Modulo C. Ing. Vincenzo Staltieri
TEST VERIFICA INTERMEDIO 1. Il Datore di Lavoro è: a. La persona che in azienda paga gli stipendi b. La persona che dispone di pieni poteri decisionali e di spesa c. Il capoufficio, il capofficinao colui
DettagliEducazione alla Salute Alimentazione e Movimento nella Scuola Primaria: Misurare il cambiamento
Protocollo n. 26/DDA/2012 Oggetto: progettualità per la valutazione, formazione, educazione alimentare e motoria Educazione alla Salute Alimentazione e Movimento nella Scuola Primaria: Misurare il cambiamento
DettagliDall evidenza all azione. Politiche di governance per una scuola sana
Dall evidenza all azione Politiche di governance per una scuola sana Un mandato impegnativo Risulta ormai evidente che per conciliare e soddisfare i bisogni di salute nel contesto scolastico, gli orientamenti
DettagliRequisiti e prescrizioni per la sicurezza dei lavoratori
Requisiti e prescrizioni per la sicurezza dei lavoratori 32 Requisiti e Prescrizioni di Sicurezza Il D. Lgs. 81/2008 e s.m.i. indica requisiti e prescrizioni per: - Luoghi di Lavoro; - Uso delle attrezzature
DettagliCatalogo corsi Formazione E-Learning FORMAZIONE GENERALE
Catalogo corsi Formazione E-Learning FORMAZIONE GENERALE Obiettivi del corso: Fornire i concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti, doveri
DettagliManuale della qualità. Procedure. Istruzioni operative
Unione Industriale 19 di 94 4.2 SISTEMA QUALITÀ 4.2.1 Generalità Un Sistema qualità è costituito dalla struttura organizzata, dalle responsabilità definite, dalle procedure, dai procedimenti di lavoro
DettagliS i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i
S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p
DettagliLA SIE PER LA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO
LA SIE PER LA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO Enrico Occhipinti Direttivo Nazionale SIE International Panel sullo Sviluppo della Cultura e della Legislazione a livello Internazionale, dell Unione Europea
DettagliSISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE del personale amministrativo dell Avvocatura dello Stato
SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE del personale amministrativo dell Avvocatura dello Stato PREMESSA. Il presente Sistema di misurazione e valutazione della performance del personale
DettagliSistemi di certificazione e accreditamento
Sistemi di certificazione e accreditamento Beniamino Cenci Goga L accreditamento riduce i rischi delle imprese e dei clienti poiché garantisce che gli organismi accreditati sono in grado di portare a termine
DettagliBENVENUTI AL CORSO DI FORMAZIONE per RSPP e ASPP. Filippo Macaluso - Corso di formazione per RSPP e ASPP Modulo A 1
BENVENUTI AL CORSO DI FORMAZIONE per RSPP e ASPP Filippo Macaluso - Corso di formazione per RSPP e ASPP Modulo A 1 MODULO 1 Ruolo di RSPP Presentazione del corso Filippo Macaluso - Corso di formazione
DettagliPrevenzione e protezione incendi nelle attività industriali
Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali Scopo della prevenzione incendi è il conseguimento della sicurezza contro gli incendi mediante la determinazione degli strumenti idonei ad ottenere:
DettagliREGOLAMENTO PER IL RECLUTAMENTO E LA SELEZIONE DEL PERSONALE
6/02/20 REGOLAMENTO PER IL RECLUTAMENTO Con delibera del Consiglio di Amministrazione del 2/0/200, Mondo Acqua S.p.A. adotta il presente regolamento per il reclutamento e la selezione del personale da
DettagliDOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS DA LAVORO CORRELATO
«DVR _ STRESS LAVORO CORRELATO» Pagina 1 di 9 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS DA LAVORO CORRELATO (Art. 28 comma 1 D. Lgs. 9 aprile 2008 n.81 così come modificato dal D.Lgs. 106/09) conforme
DettagliLa valutazione dei rischi. La valutazione dei rischi -- Programma LEONARDO
La valutazione dei rischi La valutazione del rischio è lo strumento fondamentale che permette di individuare le misure di prevenzione e pianificarne l attuazione, il miglioramento ed il controllo al fine
Dettagli