Contrastare i cambiamenti climatici in Europa: strumenti normativi e approcci volontari
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1 Contrastare i cambiamenti climatici in Europa: strumenti normativi e approcci volontari Roberto Raccanelli 10 giugno 2015 Corso di Ecologia e sostenibilità dei sistemi produttivi
2 Indice Tipologie di rendicontazione dei gas serra La rendicontazione obbligatoria dei gas serra: EU carbon cap and trade ETS La rendicontazione volontaria dei gas serra: Carbon labelling Inventari GHG aziendali La rendicontazione delle emissioni nella Pubblica Amministrazione: il PAES Page 2
3 Tipologie di rendicontazione dei gas serra Rendicontazione obbligatoria (Emissions Trading) Rendicontazione volontaria Driver: Direttiva 2003/87/CE e s.m.i. Chi: sono obbligate tutte le aziende europee appartenenti a particolari settori industriali ad elevate emissioni o con elevate potenze termiche installate Elementi principali: monitoraggio approfondito delle emissioni; integrazione della variabile carbon nella strategia aziendale (forte spinta all efficienza energetica) Tendenze future: aumento del numero di impianti inclusi nell ambito di applicazione della Direttiva e probabile aumento dei costi associati Driver: gestione del rischio carbon, richieste dei clienti, differenziazione del brand, riduzione consumi energetici Chi: in genere, aziende ad elevata esposizione del marchio Elementi principali: alta variabilità degli inventari a causa di diversi standard a disposizione (es. ISO14064); perimetro di rendicontazione variabile (a scelta dell azienda); forte diffusione nei settori low carbon (es. retailers, banche ecc.) Tendenze future: inclusione dei dati emissivi in iniziative volontarie ad alta visibilità (es. CDP, Bilancio di Sostenibilità, etichettatura prodotti) Page 3
4 La rendicontazione obbligatoria dei gas ad effetto serra
5 La rendicontazione obbligatoria dei gas serra: EU carbon cap and trade Un autorità centrale stabilisce un limite sulle emissioni che possono essere generate per una certa area. Le società devono comprare i permessi di emissione, che garantiscono un determinato numero di crediti di carbonio. Questi crediti rappresentano il permesso ad emettere un fissato livello di inquinamento. Per una data area, il numero totale di crediti non può essere superiore il limite di emissioni stabilito. È consentito alle imprese vendere o acquistare i permessi secondo la loro convenienza. Le aziende che hanno bisogno di un numero di quote di emissioni superiore, devono comprare dei crediti di carbonio dalle aziende che inquinano meno o dai broker dei crediti. Le imprese che devono sostenere costi di abbattimento delle emissioni più elevati hanno convenienza ad acquistare permessi (fino a che il loro costo marginale di abbattimento è maggiore del prezzo al quale sono offerti i permessi nel mercato), mentre le imprese che hanno costi di abbattimento più bassi hanno convenienza a vendere permessi in loro possesso (fino a che il costo marginale di abbattimento è inferiore al prezzo che possono realizzare nel mercato) o a risparmiarli per eventuali utilizzi futuri. Si ha così una domanda e una offerta di permessi di emissione e la nascita del relativo mercato. Page 5
6 EU carbon cap and trade: EU Emissions Trading Scheme (1/5) Lanciato all inizio del 2005, l EU Emissions Trading Scheme (EU ETS) è il primo sistema internazionale cap-and-trade utilizzato a livello aziendale per la riduzione delle emissioni di diossido di carbonio (CO 2 ) e altri gas serra. Introducendo un prezzo per ogni tonnellata di carbonio emesso, l EU ETS è un driver per gli investimenti in tecnologie low-carbon. Geograficamente, la diffusione dell EU ETS è aumentata con l allargamento della EU stessa, comprendendo i 27 Stati Membri; dall inizio del 2008, si sono aggiunte anche l Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Copre circa il 45% delle emissioni dei gas serra dell Unione Europea. Considerando il settore industriale, l EU ETS attualmente è utilizzato in siti ad alto consumo di energia che si occupano ad esempio di generazione energetica, raffinazione, industria manifatturiera. Source: European Commission (2009) The EU Emissions Trading Scheme Page 6
7 EU carbon cap and trade: EU Emissions Trading Scheme (2/5) A ciascun impianto viene rilasciato un numero iniziale di quote di emissione determinato sulla base degli obiettivi di emissione definiti a livello nazionale. Le quote possono essere acquistate o vendute liberamente sul mercato. Le aziende che emettono meno della quota assegnata possono vendere le quote in eccesso al prezzo di mercato. Le aziende che invece hanno difficoltà nel rispettare i limiti che le sono stati imposti, possono scegliere tra diverse opzioni: 1. Adozione di misure per ridurre le proprie emissioni 2. Acquisto di quote extra 3. Acquisto di crediti CDM/JI sul mercato Questa flessibilità dovrebbe assicurare che le emissioni siano ridotte nel modo economicamente più efficiente. Source: The EU Emissions Trading System (EU ETS), European Union, gennaio 2013 Page 7
8 EU carbon cap and trade: EU Emissions Trading Scheme (3/5) Inizio della prima fase ETS Verifica dei dati storici per la terza fase Inizio della terza fase ETS Inizio della seconda fase ETS Inizio dell ETS nell aviazione Adozione UNFCCC Accordo di Marrakesh (CDM, JI) Direttiva Linking 2004/101/EC (CDM, JI) Direttiva 2008/101/EC (sull aviazione) Protocollo di Kyoto Direttiva 2003/87/EC Direttiva 2007/589/EC (Monitoring Guidelines) Direttiva 2009/29/EC (terza fase) Direttiva 2009/73/EC (new GHGs monitoring) Direttiva 2009/339/EC (Aviation monitoring) Page 8
9 EU carbon cap and trade: EU Emissions Trading Scheme (4/5) PRIMA FASE: Fase warm-up SECONDA FASE: Fase Kyoto TERZA FASE: Fase post-kyoto QUARTA FASE Copertura EU ETS si concentra su emissioni che possono essere misurate, comunicate e verificate con un elevato livello di precisione Sono state stabilite delle soglie per i cinque principali settori di inquinamento (settore energetico e per la produzione di calore e vapore, raffinazione del greggio, metallurgico, cartiario, edilizio); dal 2012 è compreso anche il settore dell aviazione Dal 2013, oltre alla CO 2, sono compresi nella normativa anche altri gas serra Allocazione Prima del 2012 l allocazione delle quote era gratuita Dal 2013 l allocazione delle quote può avvenire attraverso un asta Ogni Stato membro della UE deve stabilire un piano di allocazione delle quote di emissione, che è poi validato dall UE Source: COM(2009)630 Page 9
10 EU carbon cap and trade: EU Emissions Trading Scheme (5/5) Principali cambiamenti dal 2013: Dal 2013 la portata dell EU ETS è stata estesa ulteriormente, fino ad abbracciare gli impianti che si occupano della cattura, del trasporto e dello stoccaggio geologico di gas a effetto serra, le emissioni di CO 2 dell industria petrolchimica, dell ammoniaca e dell alluminio, le emissioni di protossido di azoto derivanti dalla produzione di acido nitrico, adipico e gliossilico e i perfluorocarburi emessi dal settore dell alluminio. Riduzione lineare del 1,74% prima del 2020 (questo significa che entro il 2020 le emissioni devono diminuire del 21% rispetto ai livelli del 2005) I governi hanno la possibilità di escludere dal sistema i piccoli impianti, a condizione che siano adottate misure fiscali o altre in grado di consentire una riduzione delle emissioni equivalente Nuove linee guida sul monitoraggio, rendicontazione e verifica delle emissioni Progressivamente si andrà verso un sistema di vendita all asta delle quote allocate: dal 2013 almeno il 50% delle quote allocate è stato comprato all asta, con l obiettivo di raggiungere il 100% nel Delle eccezioni possono essere fatte per specifiche industrie ad alta intensità energetica, nei casi in cui l acquisto di quote determinerebbe un danno alla loro competitività a livello internazionale (carbon leakage). Sources: European Commission The EU ETS is delivering emission cuts; European Commission (2009) The EU Emissions Trading Scheme Page 10
11 Prima Fase Periodo Direttiva Settori compresi Fase pilota secondo la direttiva 2003/87/CE Impianti ad alto tasso di emissioni nell industria della produzione di energia e calore e in taluni settori industriali ad alta intensità energetica: gli impianti di combustione, le raffinerie di petrolio, i forni da coke, gli impianti per la lavorazione del ferro e dell acciaio e l industria del cemento, del vetro, della calce, dei mattoni, della ceramica, della polpa per carta, della carta e del cartone Scopo specifico Preparare le aziende alla seconda fase Determinare il prezzo delle quote di emissioni Source: COM(2009)630 Page 11
12 Seconda Fase Periodo Direttiva Decisione europea del 18/07/2007 (secondo cui le quote di emissione sono allocate in base allo storico, calcolato sui dati della Prima Fase) Direttiva 2008/101/EC (sull aviazione) Settori compresi Dal 2012 l EU ETS comprende, oltre ai settori già compresi nella Prima Fase, anche le emissioni di CO 2 derivanti dal settore aereo Scopo specifico Applicazione del Protocollo di Kyoto Le allocazioni delle quote sono gratuite Sono incluse anche le emissioni di protossido di azoto derivanti dalla produzione di acido nitrico Dal 1 gennaio 2008 la copertura geografica dell EU ETS è stata ampliata oltre gli allora 27 Stati membri per comprendere anche l Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia Dal 1 gennaio 2012 le compagnie aeree di ogni nazionalità devono coprire le emissioni prodotte dai voli da e verso l Unione europea e al suo interno Page 12
13 Terza Fase Periodo Direttiva Direttiva 2009/29/EC Settori compresi Scopo specifico Impianti per la cattura, del trasporto e dello stoccaggio geologico di gas a effetto serra, le emissioni di CO 2 dell industria petrolchimica, dell ammoniaca e dell alluminio, le emissioni di protossido di azoto derivanti dalla produzione di acido nitrico, adipico e gliossilico e i perfluorocarburi emessi dal settore dell alluminio I governi hanno la possibilità di escludere dal sistema i piccoli impianti, a condizione che siano adottate misure fiscali o altre in grado di consentire una riduzione delle emissioni equivalente Rinforzo del EU ETS per arrivare a una riduzione del 20% delle emissioni dei gas serra entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) Dal 1 gennaio 2013 la copertura geografica dell EU ETS è stata ampliata anche alla Croazia Le quote allocate sono determinate in base a un benchmark europeo (basato sui settori) Page 13
14 EU ETS Risultati delle prime due fasi The cap on emissions in phase II of the EU ETS ( ) was some 6.5% lower than for phase one ( ) and was considered ambitious when it was set. However the economic crisis has radically altered the picture and since 2009 the EU ETS has experienced a growing surplus of allowances and international credits compared to emissions which has significantly weakened the carbon price signal. At the start of phase 3 the surplus stood at almost two billion allowances, double its level in early Without action, structural surplus will persist for most of phase III. Source: Page 14
15 EU ETS Gli sviluppi più recenti (2014) According to the European Union Registry, greenhouse gas emissions under the EU Emissions Trading System (EU ETS) decreased by around 4.5% in 2014, to 1,812 MtCO 2 eq, despite the growth signals in the EU economy following the crisis. Verified emissions from aviation activities in the European Economic Area (EEA) amounted to 54.9 MtCO 2 in 2014 (+2.8% compared to 2013). Taking action against structural surplus in the short-term in the long-term BACKLOADING MEASURE The Commission is postponing the auctioning of 900 million allowances until to allow demand to pick up. As a result, in 2014 the cumulative surplus in emission allowances dipped slightly, from around 2.1 billion to 2.07 billion. MARKET STABILITY RESERVE In May 2015, the European Parliament and the Council reached a political agreement to establish a Market Stability Reserve in 2018 to address the surplus of emission allowances and improve the EU ETS's resilience to shocks by adjusting the supply of allowances to be auctioned. Source: Page 15
16 EU ETS Riepilogo Page 16
17 EU ETS Riepilogo Introduce un meccanismo di contenimento delle emissioni regolato secondo le logiche di mercato Introduce un meccanismo di contenimento delle emissioni regolato secondo le logiche di mercato Obbliga le aziende emettitrici ad un monitoraggio estremamente preciso delle emissioni Ridotta efficacia a causa della sovrapposizione con gli effetti della crisi economica (surplus di quote) Costringe le società coinvolte a investire sul risparmio energetico o a pagare per delle quote di emissione extra Necessità di intervento a livello centrale per stabilire un cap più basso e obiettivi di riduzione più ambiziosi Pone le basi per istituire un mercato internazionale del carbonio esteso anche ai Paesi extra-europei Difficoltà nell accordare più Paesi per stabilire un assegnazione delle quote equilibrata e criteri di assegnazione omogenei Page 17
18 La rendicontazione volontaria dei gas ad effetto serra
19 La rendicontazione volontaria dei gas serra Page 19
20 La comunicazione volontaria delle emissioni Carbon Labelling Iniziative di disclosure COMUNICAZIONE VOLONTARIA Bilanci di Sostenibilità Altri statements Fonte: Ernst & Young 2013 Six Growing Trends in Corporate Sustainability Page 20
21 Comunicare le emissioni: il carbon labelling Attraverso il carbon labelling è possibile dare un messaggio immediato e facilmente comprensibile di un carbon footprint, cioè delle emissioni di GHG associate alla produzione, elaborazione, distribuzione e uso di un prodotto o servizio. Un esempio di carbon labelling: Pinta di latte scremato = 716 g CO 2 Pinta di latte intero = 916 g CO 2 La grande differenza è dovuta alla crema aggiunta al latte intero nel processo di produzione. Page 21
22 Perché redigere un inventario GHG? La redazione dell inventario è il primo passo per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, perché permette di: definire la baseline individuare le opportunità di riduzione definire un obiettivo di riduzione quantificare gli sforzi richiesti Miglioramento continuo pianificare le azioni necessarie per raggiungere l obiettivo Il punto iniziale per raggiungere gli obiettivi prefissati consiste in una definizione chiara ed accurata della baseline delle emissioni, definita attraverso un robusto inventario dei GHG. NON POSSIAMO RIDURRE QUELLO CHE NON POSSIAMO MISURARE Page 22
23 Gli standard di rendicontazione GHG Protocol Il GHG Protocol, sviluppato dal World Resources Institute (WRI) e dal World Business Council on Sustainable Development (WBCSD), definisce degli standard a livello internazionale per la misurazione, la gestione e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra. Il GHG Protocol è stato, per anni, lo strumento più utilizzato da governi e imprese per comprendere, quantificare e gestire le proprie emissioni di gas a effetto serra. Lo standard ISO , il DEFRA (Department for Environment, Food and Rural Affairs), il Climate Change Registry e il Global Reporting Initiative (GRI) presentano approcci in molti aspetti simili a quelli del GHG Protocol. Esistono diversi standard redatti dal GHG Protocol: Corporate standard Project Accounting Protocol and Guidelines Corporate value chain accounting and reporting standard Product Life Cycle accounting and reporting standard Page 23
24 Gli standard di rendicontazione ISO Lo standard ISO14064 è riconosciuto a livello globale da organizzazioni, governi, implementatori di progetti di rendicontazione ed offsetting, in quanto fornisce un quadro metodologico chiaro per: quantificare monitorare riportare validare o verificare gli inventari di GHG. Fonte immagine: standard ISO Page 24
25 Gli standard di rendicontazione Altri standard: GRI Il GRI ha creato uno standard di reporting per le tematiche economiche, ambientali e sociali; su 79 indicatori, alcuni sono specifici per i GHG. Il primo standard è stato pubblicato nel Edizione attuale: GRI G4 (2013). È consigliabile verificare gli indicatori EN relativi ai GHG sulla base di principi e metodi riportati nel GHG Protocol e/o nello standard ISO Page 25
26 La costruzione di un inventario GHG Aspetti metodologici La progettazione e costruzione di un inventario delle emissioni GHG comprende le fasi evidenziate a lato, che vengono dettagliate nelle slide successive. ASPETTI METODOLOGICI: Scelta dello standard Definizione dei confini organizzativi Definizione dei confini operativi Classificazione delle emissioni Raccolta dati primitivi Scelta dei fattori di emissione Calcolo delle emissioni GHG Page 26
27 La costruzione di un inventario GHG Confini organizzativi e operativi Source: GHG Protocol Page 27
28 Sorgenti terze Sorgenti di proprietà La costruzione di un inventario GHG Classificazione delle emissioni (1/2) Secondo lo standard ISO , le emissioni devono essere classificate nelle seguenti categorie: Emissioni dirette di gas serra (Scopo 1) Emissioni indirette di gas serra da consumo energetico (Scopo 2) Altre emissioni indirette di gas serra (Scopo 3) TIPO DI EMISSIONE Scopo 1: Emissioni Dirette Sorgenti di combustione stazionarie e mobili Emissioni di processo e emissioni fuggitive Cambio d uso del suolo Scopo 2: Emissioni Indirette Elettricità, calore e vapore Scopo 3: Altre Emissioni Indirette Viaggi di lavoro Distribuzione a terzi Supply chain Uso del prodotto TIPICHE FONTI PER REPERIMENTO DATI Costi del combustibile Contatori e sistemi di monitoraggio in continuo Contatori Costi energetici Spese e agenzie di viaggio Questionari ai fornitori Report sui rifiuti Sondaggi ai clienti Page 28
29 La costruzione di un inventario GHG Classificazione delle emissioni (2/2) Page 29
30 La costruzione di un inventario GHG Dati primitivi, EFs e calcolo delle emissioni MISURA DATI PRIMARI SCELTA DEL FATTORE DI EMISSIONE SINGOLI DATI EMISSIVI CO 2 complessiva Esempio: Dato di attività x Fattore di emissione = Emissioni di CO 2 Diesel (litri) kg CO 2 /l CO 2 da diesel Gas (m3) kg CO 2 /m3 CO 2 da gas Elettricità (kwh) kg CO 2 /kwh CO 2 da elettricità CO 2 TOTALE AZIENDA Per calcolare le emissioni, si raccolgono i dati sulle attività che producono emissioni di gas serra. Questi dati sono quindi convertiti in emissioni di gas serra applicando un apposito fattore di emissione (calcolato o ricavato da letteratura). Page 30
31 La comunicazione volontaria delle emissioni Riepilogo Page 31
32 La comunicazione volontaria delle emissioni Riepilogo Fornisce una buona visibilità esterna alle aziende che integrano le tematiche di sostenibilità nel proprio business Crea un circolo virtuoso fra aziende concorrenti per avere un guadagno di immagine di fronte agli stakeholder (ad es. clienti, investitori) Permette all azienda di avere maggiore consapevolezza dei processi interni, monitorarne i relativi impatti ed efficientarne il funzionamento Rischio di ricadere in una comunicazione auto-promozionale e non rappresentativa dei reali impatti dell azienda sull ambiente (greenwashing) Difficoltà di reperimento dei dati di attività completi per costruire l inventario delle emissioni Confini spesso definiti in modo aleatorio e con differenze significative a parità di aziende confrontate Page 32
33 La rendicontazione delle emissioni nella Pubblica Amministrazione: i PAES
34 Il Patto dei Sindaci Che cos è? Il 29 Gennaio 2008, la Commissione Europea ha lanciato il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), un iniziativa volta a coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale Questa nuova iniziativa, su base volontaria, impegna le città europee a predisporre un Piano di azione per l energia sostenibile (PAES) con l obiettivo di ridurre di oltre il 20% le proprie emissioni di gas serra attraverso politiche e misure locali che aumentino il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, che migliorino l efficienza energetica e attuino programmi ad hoc sul risparmio energetico e l uso razionale dell energia Il Patto dei Sindaci è considerato come un eccezionale modello di governance multilivello, in quanto unico movimento di questo genere che mobilizza gli attori locali e regionali ai fini del perseguimento degli obiettivi europei. Page 34
35 Il Patto dei Sindaci I firmatari le città in Europa che hanno aderito al Patto dei Sindaci 204 milioni gli abitanti coinvolti nell iniziativa i comuni firmatari in Italia (dati aggiornati a maggio 2015) Page 35
36 Il Piano d Azione per l Energia Sostenibile (PAES) Cos è un PAES Il Piano di azione per l energia sostenibile (PAES) è lo strumento con cui i Comuni definiscono azioni ed iniziative per ridurre l impatto energetico delle proprie strutture e di tutto il territorio comunale. Attraverso il PAES vengono determinate politiche e misure locali che aumentano il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, che migliorano l efficienza energetica e attuano programmi ad hoc sul risparmio energetico e l uso razionale dell energia. Struttura di un PAES 1. Sintesi del PAES 2. Strategia generale (finalità, quadro attuale e visione per il futuro, aspetti organizzativi e finanziari) 3. Inventario di Base delle Emissioni e informazioni correlate 4. Azioni e misure pianificate per l intera durata del piano (2020): strategia a lungo termine, obiettivi e impegni sino al 2020 interventi a medio/breve termine Page 36
37 PAES Il processo 1 2 ATTIVAZIONE Commitment e firma del Patto Adattamento delle strutture amministrative della città Sviluppo del supporto degli stakeholders PIANIFICAZIONE Valutazione della situazione attuale Inventario delle emissioni Definizione della visione di lungo periodo Redazione del Piano Approvazione del Piano 4 MONITORAGGIO E REPORTING Monitoraggio Invio del report sull implementazione del Piano Review IMPLEMENTAZIONE Implementazione delle azioni inserite nel Piano 3 Page 37
38 PAES Inventario delle emissioni SETTORI DI CONSUMO ENERGETICO EDIFICI, ATTREZZATURE, IMPIANTI E INDUSTRIE Edifici, attrezzature/impianti comunali Edifici, attrezzature/impianti terziari (non comunali) Edifici residenziali Illuminazione pubblica comunale Industrie (escluse ETS) TRASPORTI Parco auto comunale Trasporti pubblici VETTORI ENERGETICI COMBUSTIBILI FOSSILI Gas naturale Gas liquido Diesel Benzina Gasolio agricolo ELETTRICITÁ EMISSIONI CO 2 (eq) Trasporti privati e commerciali Page 38
39 PAES Azioni di riduzione Inventario emissioni di CO 2 AZIONI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI CO 2 >20% \ 3% 3,5% 3,5% 4% 6% Azione 1 Azione 2 Azione 3 Azione 4 Azione 5... Il ruolo delle amministrazioni comunali Esempi: Efficientamento energetico degli edifici di proprietà comunale Ammodernamento della rete di illuminazione pubblica Miglioramento della mobilità... Esempi: Il ruolo dei cittadini e delle imprese Riduzione dei consumi energetici degli edifici Utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico, eolico) su edifici privati Efficientamento degli impianti industriali Rinnovo del parco auto... Page 39
40 PAES Riepilogo Page 40
41 PAES Riepilogo Impegna l Amministrazione Pubblica a fissare un obiettivo territoriale di riduzione delle emissioni pubbliche e private Permette di coordinare i vari settori dell autorità locale (ambiente, urbanistica, trasporti, ecc.) per delineare una chiara struttura organizzativa per l implementazione del PAES stesso Implica lo sviluppo urbano della città in chiave energetica, con un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione Necessità di un forte supporto politico in termini di risorse umane e finanziarie Complessità nella gestione del rapporto interno fra i gruppi di lavoro tecnici e i decisori politici Complessità nella gestione del rapporto esterno fra l autorità locale e i vari stakeholder (imprese locali, associazioni di categoria, enti territoriali, ) Page 41
42 Strumenti di rendicontazione delle emissioni Confronto Schema di riferimento Tipologia Soggetti coinvolti Maggiori vantaggi Svantaggi da colmare EU ETS Obbligatoria Industrie responsabili di elevate emissioni di gas serra Carbon labelling Volontaria Tutte le aziende private, specialmente in regime di mercato concorrenziale Impone un tetto di emissioni alle industrie più energivore Aumenta la sensibilità sul tema dell impatto ambientale nel ciclo di vita di un prodotto/servizio - Definizione del cap molto complessa - Surplus delle quote Rischio di greenwashing Inventario GHG Volontaria Tutte le aziende private interessate a monitorare i propri consumi energetici PAES Volontaria Amministrazione Pubblica locale (Comuni) Aiuta l azienda a monitorare e migliorare i propri processi Sfrutta l inventario delle emissioni come punto di partenza per definire un piano energetico territoriale Rischio di scarsa rappresentatività in mancanza di dati primari Disponibilità di risorse per l attuazione del piano Page 42
43 Domande?
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