RIFIUT I RIFIUTI SPECIALI. Produzione e Destinazione ONLUS. A cura del settore Rifiuti del WWF-Lazio. Elaborazione Franco Rondoni

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1 RIFIUT ONLUS I RIFIUTI SPECIALI Produzione e Destinazione A cura del settore Rifiuti del WWF-Lazio Elaborazione Franco Rondoni Revisione, impaginazione e grafica Giovanni Iudicone e Fabrizio Piemontese 1

2 Questo documento si propone di offrire una sintesi della situazione dei Rifiuti Speciali in Italia e nel Lazio. I dati sono estrapolati da documenti ufficiali sulla materia trattata, come il Rapporto Rifiuti 2003, l Annuario Ambientale APAT ed il Piano Regionale Rifiuti della Regione Lazio. Novembre

3 Indice Introduzione... 4 I rifiuti speciali Classificazione Le quantità prodotte di RSP e RSNP L origine dei rifiuti speciali e le loro destinazioni finalizzate Le destinazioni reali dei rifiuti speciali Stoccaggio e messa in riserva Discarica Impianti di incenerimento Valorizzazione energetica industriale Trattamento fisico-chimico o biologico per lo smaltimento Le gestione virtuosa dei rifiuti speciali La situazione nel Lazio I rifiuti speciali non pericolosi I rifiuti speciali pericolosi La previsione al Il comissariamento della Regione

4 Introduzione La scorsa estate è stata pubblicata la relazione della Commissione Parlamentare d inchiesta sulle ecomafie redatta dopo tre anni di indagine sul ciclo dei rifiuti e le relative attività illecite nel nostro Paese. L Italia viene definita come La pattumiera dei Rifiuti Speciali e si ritiene diffuso il rischio di bombe ecologiche. Invita il Parlamento a prendere provvedimenti immediati sul controllo del ciclo integrato dei rifiuti in quanto siamo in situazioni di rischio elevato di disastro ecologico. A conferma di quanto descritto nella relazione, le cronache estive hanno dato notizia di gravi danni ambientali in più occasioni, proprio a causa di rifiuti speciali smaltiti in modo illecito e criminale: Nella prima decade di giugno il tribunale di Nola ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare per il reato di disastro ambientale. Il riferimento era allo smaltimento illecito dei rifiuti industriali nel casertano. Nella Murgia barese tre arresti per reati ambientali. Per anni tonnellate di fanghi industriali carichi di sostanze tossiche venivano smaltiti nei terreni agricoli di Altamura. In Emilia Romagna, ci informano in settembre i media, tonnellate di liquami,rifiuti tossici e cancerogeni, vengono smaltiti in terreni agricoli, inquinandoli e contaminando le acque. Nel Veneto, notizia di ottobre 2004, rifiuti pericolosi delle industrie di Marghera sono versati nelle discariche di rifiuti urbani con conseguente inquinamento delle falde acquifere. I fatti di cronaca sono spesso solo la punta dell iceberg di fenomeni di dimensioni molto più elevate. La Commissione denuncia espressamente situazioni consolidate di illeciti nella gestione dei rifiuti. Le industrie manifatturiere del nord con i loro rifiuti determinano situazioni di emergenza ambientale nei loro territori e talvolta sono le stazioni di partenza di scorie industriali che vanno a creare emergenze ambientali nel Sud dell Italia. Organizzazioni criminali, imprenditori senza scrupoli, amministratori corrotti e vuoto normativo, sono il terreno di coltura del malaffare ambientale. Per questi motivi la Commissione parlamentare propone con forza l introduzione del delitto ambientale nel codice penale. La nostra Associazione con il presente dossier intende produrre elementi di conoscenza del fenomeno con la speranza di dare un contributo all interruzione di una gestione a dir poco criminale di questa parte del ciclo dei rifiuti. 4

5 I rifiuti speciali 1. Classificazione Sono classificati Rifiuti Speciali: i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo; i rifiuti da lavorazioni industriali; i rifiuti da lavorazioni artigianali; i rifiuti da attività commerciali; i rifiuti da attività di servizio; i rifiuti derivanti dalle attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; i rifiuti derivanti da attività sanitarie; i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti. A loro volta essi vengono suddivisi in Rifiuti Speciali Pericolosi e Rifiuti Speciali Non Pericolosi. Questa suddivisione è determinata dalla presenza in essi di sostanze pericolose per la salute e/o per l ambiente in percentuali ben definite. È una categoria di rifiuto prodotta principalmente da industria e artigianato; l industria manifatturiera, il settore delle costruzioni e delle demolizioni, l estrazione mineraria e da cava e l agricoltura sono le attività economiche che contribuiscono maggiormente alla produzione dei rifiuti speciali (75%). Le attività domestiche producono il restante 25%. I dati sono ricavati in parte dalle dichiarazioni MUD, ma data la non obbligatorietà della presentazione di detto modello da parte di rilevanti settori di produzione di tali rifiuti, i dati stessi sono integrati da elementi ricavati dall analisi di fattori di produzione su specifici settori produttivi. In merito ai presupposti per giungere a una quantificazione realistica della produzione di rifiuti va rilevato che fondamentale importanza assume il controllo dei flussi dei rifiuti e, quindi, della catena che collega il produttore del rifiuto (primo anello) all impianto di trattamento e infine all impianto di 5

6 smaltimento finale (discarica: ultimo anello); esiste infatti un problema di fondo relativamente alla fonte dei dati sui rifiuti speciali. Le dichiarazioni MUD che dovrebbero essere la fondamentale banca dati per il monitoraggio di tutti i rifiuti speciali e le operazioni ad essi collegate, in effetti sono molto carenti e quindi assolutamente inattendibili. Detta dichiarazione è, infatti, obbligatoria per tutti i RSP mentre per i RSNP sono esentati dalla compilazione intere tipologie di rifiuti (sanitari, veicoli a motore, inerti da costruzione e demolizione, terre di scavo ed altri) e alcune categorie di produttori di rifiuti (piccoli imprenditori agricoli, piccole imprese artigiane). Va inoltre considerato ancora tutto il fenomeno delle evasioni delle dichiarazioni e tutte quelle con errori di compilazione. 2. Le quantità prodotte di RSP e RSNP L ampliamento della base informativa è stato quindi necessario per colmare queste lacune e ricavare dati con un miglior grado di approssimazione e quindi i dati dei MUD vengono integrati da informazioni provenienti da questionari sui rifiuti proposti a Regioni, Province, sezioni regionali del Catasto dei rifiuti, Consorzi di raccolta di alcune tipologie di rifiuti e da studi di settore sulle analisi di produzione dei beni. Altra fonte di incertezza sui dati relativi ai RS è legata alle fasi di trattamento dei rifiuti. In questo caso infatti il rifiuto cambia la sua forma fisica, chimica, biologica, tipologica e quantitativa nel suo percorso verso lo smaltimento. Non essendoci una specifica normativa che regolamenti e registri questi passaggi, si finisce spesso per perdere le tracce del rifiuto stesso. Qualche ulteriore difficoltà al computo dei RS è portata anche dalla categoria dei cosiddetti non determinati dove sono raggruppati tutti quelli per i quali non è stato possibile stabilire la categoria di attività produttiva (NACE) o il codice CER di appartenenza. Gestire bene questo tipo di rifiuti sarebbe un risultato di enorme rilevanza, essi infatti rappresentano oltre il 75% del totale dei rifiuti prodotti a livello nazionale con un peso pari a 90,312 milioni di tonnellate in un anno. La produzione di questo genere di rifiuto è, naturalmente, molto legata all andamento produttivo del Paese, quindi al PIL come dato economico. Infatti a fronte di una crescita economica, corrisponde un aumento di Rifiuti Speciali ed, allo stesso modo, la loro quantità è maggiore nelle regioni a più alto sviluppo economico. Tutto questo si può evincere da una analisi dei dati riguardanti la produzione dei Rifiuti Speciali. Una quota importante di essi è composta dai cosiddetti C&D (rifiuti da costruzione e demolizione), quasi 31 milioni di tonnellate che però sono poco utili per uno studio analitico, in quanto molto approssimati, magari per difetto. Essi infatti sono ricavati da studi di settore e sono privi di tracce documentali su tutto il loro tracciato. Sono materiali inerti, soggetti a procedure semplificate e destinati, nello smaltimento, a recupero di materia. Questo è il motivo per cui spesso le 6

7 analisi e gli studi sul settore Rifiuti Speciali prescindono dai volumi dei rifiuti da C&D. Allineandoci a questo criterio vediamo allora come si distribuisce sul territorio nazionale, la produzione dei Rifiuti Speciali. Escludendo i circa 31 milioni di tonnellate di C&D, i Rifiuti Speciali Non Pericolosi prodotti in Italia nel 2001 sono circa 55 milioni di tonnellate e sono così distribuiti: RSNP (milioni di tonnellate) RSNP procapite (kg/ab*anno) NORD 34, CENTRO 9, SUD 11, NORD CENTRO SUD Anche la produzione dei Rifiuti Speciali Pericolosi, rispecchia lo stesso andamento. In Italia, nel 2001, sono stati prodotti 4,279 milioni di tonnellate di RSP con la seguente distribuzione: RSP (milioni di tonnellate) RSP procapite (kg/ab*anno) NORD 3, CENTRO 0, SUD 0, ,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 NORD CENTRO SUD 7

8 3. L origine dei rifiuti speciali e le loro destinazioni finalizzate I Rifiuti Speciali Non Pericolosi sono prodotti in massima parte da attività industriali e tra queste quelle che producono volumi maggiori sono: Cod. Attività Descrizione attività Tonn. X Trattamento rifiuti e depurazione acque di scarico 27 Produzione metalli e leghe Industria minerali non metalliferi Industria alimentare Industria legno, carta, stampa Industria chimica Fabbricazione e lavorazione prodotti metallici Produzione energia elettrica acqua e gas Altre industrie manifatturiere Per i Rifiuti Speciali Pericolosi, invece, le attività che hanno una maggiore produzione sono: Cod. Attività Descrizione attività Tonn. X Industria chimica Produzione metalli e leghe 702 Commercio, riparazioni ed altri servizi Trattamento rifiuti e depurazione acque di scarico 369 Le destinazioni dei rifiuti possono essere verso operazioni di recupero oppure operazioni di smaltimento, come riportato nelle seguenti tabelle: Operazioni di recupero (allegato C del Decreto Ronchi) R1 Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per produrre energia R2 Rigenerazione/recupero di solventi R3 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche) R4 Riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici R5 Riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione degli acidi e delle basi R7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti R8 Recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione o altri impieghi degli oli 8

9 R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell agricoltura o dell ecologia R11 Utilizzazione dei rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10 R12 Scambio di rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate da R1 a R11 R13 Messa in riserva dei rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti). Operazioni di smaltimento (allegato B del Decreto Ronchi) D1 Deposito sul o nel suolo (ad es. discarica) D2 Trattamento in ambiente terrestre (ad es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli) D3 Iniezioni in profondità (ad es. iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o faglie geologiche naturali) D4 Lagunaggio (ad es. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.) D5 Messa in discarica specialmente allestita (ad es. sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall ambiente) D6 Scarico dei rifiuti solidi nell ambiente idrico eccetto l immersione D7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino D8 Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato,che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 D9 Trattamento fisico-chimico non specificato altrove nel presente allegato che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 (ad es. evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.) D10 Incenerimento a terra D11 Incenerimento a mare D12 Deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.) D13 Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12 D14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni da D1 a D13 D15 Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo dove sono prodotti) 9

10 4. Le destinazioni reali dei rifiuti speciali Gli ultimi dati consuntivati e analizzati, sono riferiti all anno 2001 ed evidenziano che i Rifiuti Speciali prodotti in Italia hanno le destinazioni di seguito elencate: a) 14 ml di tonn, circa sono avviati in impianti di stoccaggio e messa in riserva b) 21,876 ml di tonn, di cui 0,803 RSP, sono avviati in discarica c) 0,869 ml di tonn, di cui 0,456 RSP, ad impianti di incenerimento d) 39,422 ml di tonn, di cui RSP, a recupero di materia e) 2,2 ml di tonn, destinati alla valorizzazione energetica industriale f) 11,98 ml di tonn, al trattamento fisico-chimico o biologico per lo smaltimento stoccaggio discarica incenerimento recupero materia valorizz. energetica industriale trattam. per lo smaltimen stoccaggio 2% 13% 15% discarica incenerimento recupero materia 45% 1% 24% valorizz. energetica industriale trattam. per lo smaltimen. Se escludiamo dall analisi dei dati, i rifiuti cosiddetti C&D (oltre 30 ml di tonnellate) che sono conteggiati nella voce d) considerati come destinati a recupero di materia, rimane evidente che i rifiuti speciali che vanno in discarica sono la percentuale di gran lunga più alta. Le discariche hanno una classificazione secondo il tipo di rifiuto che sono abilitate a ricevere; tuttavia è molto recente il decreto legislativo (anno 2003) che recepisce la direttiva europea in materia e pertanto moltissimi rifiuti speciali sono stati smaltiti in passato nelle discariche destinate ai rifiuti urbani come Rifiuti Assimilabili agli Urbani. 10

11 4.1 Stoccaggio e messa in riserva La voce a) esprime una considerevole quantità di rifiuti portati in impianti di stoccaggio dei quali, poi, non ci sono dati attendibili di quanti fra questi vanno verso operazioni di recupero e quanti in operazioni di smaltimento. 4.2 Discarica La voce b) che riferisce quantità e percentuali di rifiuti smaltiti in discariche, risulta la più consistente se si tiene conto del fatto che la voce d) è quasi completamente riferita a rifiuti cosiddetti C&D (oltre 30 ml di tonnnellate). Per questi, di fatto, appare poco chiaro quali siano i trattamenti a cui sono sottoposti per essere dichiarati rifiuti con operazione di recupero R5; una parte di questi materiali sembrerebbero recuperati in ripristino e rimodellamenti ambientali, nella ricopertura giornaliera delle discariche o per la ricopertura finale dopo la chiusura della discarica oppure riutilizzati, se sono di natura omogenea, direttamente nel cantiere di provenienza. Il consorzio per il recupero delle batterie esauste e quello per gli oli usati contribuiscono a far crescere questa voce insieme ad altre operazioni legate all industria manifatturiera dove è frequente il recupero dei metalli o composti non metallici e all industria agro-alimentare dove si ricorre al recupero attraverso il compostaggio dei rifiuti. 4.3 Impianti di incenerimento La voce c) evidenzia percentuali e quantità di rifiuti inceneriti. Su questa operazione si può dire che essa avviene per quasi un terzo (oltre tonnellate) in autosmaltimento negli impianti delle stesse aziende produttrici del rifiuto, poco più di un terzo (circa tonnellate) in impianti per rifiuti urbani e la restante parte in impianti operanti per conto terzi. 4.4 Valorizzazione energetica industriale La voce e) riferisce dati relativi alla valorizzazione energetica dei rifiuti che è ottenuta attraverso l uso come combustibile, dei rifiuti della lavorazione del legno e della produzione dei pannelli, mobili, polpa carta e cartone, il recupero del biogas dalle discariche e da rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquicoltura, caccia e pesca, trattamento e preparazione alimenti ed altri rifiuti di diversi settori manifatturieri. 11

12 4.5 Trattamento fisico-chimico o biologico per lo smaltimento La voce f) è relativa ad una destinazione temporanea del rifiuto nella quale dopo aver subito dei trattamenti, si trasforma per essere smaltito nelle forme appropriate in una fase successiva. Quanto sopra riportato in termini di quantità e relativa distribuzione dei rifiuti, ha un discreto livello di attendibilità in quanto è ricavato da diversi dati incrociati fra loro per dare una buona approssimazione nella quantificazione delle varie tipologie di rifiuti e delle operazioni ad esse collegate. Il monitoraggio dei dati e la reale conoscenza del fenomeno rifiuti, è fondamentale per poter avviare una corretta pianificazione territoriale e la conseguente verifica degli obiettivi raggiunti. Alcune tipologie di rifiuti, invece, sono monitorate con particolare attenzione; per esse vengono controllati i rispettivi flussi e sono sottoposte a specifiche normative nazionali ed europee: gli imballaggi e i rifiuti di imballaggio gli apparecchi contenenti PCB/PCT le apparecchiature elettriche ed elettroniche i veicoli fuori uso i rifiuti sanitari i fanghi di depurazione 12

13 5. Le gestione virtuosa dei rifiuti speciali Gli obiettivi da perseguire sono ben chiari ed individuati a livello europeo e fanno parte del VI Programma europeo di Azione Ambientale per una gestione sostenibile dei rifiuti: i rifiuti non devono essere pericolosi o devono presentare rischi molto bassi per l ambiente e la salute dell uomo; la maggior parte dei rifiuti devono essere reintrodotti nel ciclo economico mediante riciclo oppure ritornare nell ambiente in modo utile o non pericoloso (come il compost); le quantità che devono essere smaltite in modo definitivo, devono essere ridotte al minimo assoluto e distrutte o messe in discarica in modo da non recare danno alla salute umana; deve essere applicato il principio di prossimità per cui il rifiuto deve essere trattato o smaltito vicino al posto in cui è stato prodotto; Direttive europee e conseguenti leggi nazionali dettano quindi con sufficiente chiarezza le finalità da raggiungere ed i principi ispiratori. Talvolta avviene che per un problema così complesso come quello dei rifiuti, peraltro in continua evoluzione in quanto legato ai cambiamenti sociali e dei consumi, si debba aggiornare e/o affinare la normativa per raggiungere con più sistematicità i risultati, però gli obiettivi per una gestione sostenibile dei rifiuti rimangono ineludibili. L applicazione di quanto previsto a livello comunitario ed a livello nazionale, avviene poi sul territorio dove le amministrazioni locali, in ottemperanza a quanto previsto da leggi nazionali e comunitarie, eseguono, anche con leggi e disposizioni locali, le operazioni concrete della gestione dei rifiuti. Le Regioni elaborano, quindi, un Piano di Gestione Rifiuti a questo scopo, come dettato dal D. Lgs. 22/97 che prevede: l obbligo, per le Regioni, di predisporre ed adottare i Piani Regionali dei Rifiuti e delle Bonifiche, demandando alle Province l organizzazione dei servizi di smaltimento dei Rifiuti Speciali Pericolosi e Non Pericolosi; la previsione del fabbisogno impiantistico, demandando alle Province l approvazione dei progetti degli impianti di smaltimento dei rifiuti. 13

14 I principi ispiratori del Piano di Gestione sono: La previsione di interventi tesi a favorire la riduzione a monte della produzione dei rifiuti. L attivazione di un sistema efficace di raccolte differenziate da avviare all effettivo recupero. La minimizzazione dei costi e degli impianti connessi con le soluzioni tecnologiche di recupero/smaltimento e localizzative individuate dal Piano. La massima valorizzazione del sistema impiantistico esistente a livello regionale. L autosufficienza del Bacino Regionale. La massimizzazione dei recuperi ivi compreso quello energetico; l uso residuale della discarica nel sistema integrato di smaltimento. Coinvolgimento dei cittadini attraverso una campagne di sensibilizzazione. 6. La situazione nel Lazio La Regione Lazio nel proprio Piano Regionale, si è posta essenzialmente l obiettivo di: redigere un quadro quali-quantificativo della situazione attuale circa la produzione dei Rifiuti Speciali; redigere un quadro quali-quantificativo della gestione dei Rifiuti Speciali; fare un studio per una valutazione della produzione dei Rifiuti Speciali proiettata al 2006; fare quindi una previsione del fabbisogno impiantistico basato sulle valutazioni di cui al punto precedente; incentivare azioni di innovazione tecnologica finalizzato alla riduzione ed al recupero dei Rifiuti; incentivare forme di recupero (prioritariamente autorecupero rispetto al recupero di altri impianti produttivi); l implementazione e/o la realizzazione di una impiantistica finalizzata alla riduzione della pericolosità dei rifiuti; l implementazione, l adeguamento e/o la realizzazione di una adeguata impiantistica di smaltimento che minimizzi il trasporto dei rifiuti e riduca gli impatti. I dati aggiornati al 2001, rendono evidente, per il Lazio, una situazione di questo tipo: RSNP (ton) Procapite (kg) RSP (ton) Procapite (kg)

15 6.1 I rifiuti speciali non pericolosi I Rifiuti Speciali Non Pericolosi maggiormente prodotti nel Lazio sono: Cod. CER Descrizione Tonn. X Rifiuti da trattamento di rifiuti e depurazione acque Rifiuti da attività domestiche (urbani e/o assimilabili urbani) Rifiuti da imballaggio, assorbenti, stracci, materiali filtranti Rifiuti da lavorazione del legno Rifiuti della prospezione, estrazione e lavorazione, minerali e materiali di cava 129 La destinazione dei Rifiuti Speciali Non Pericolosi, secondo gli ultimi dati rilevati, è divisa secondo le percentuali sotto riportate: Tipologia di recupero e trattamento Percentuale Trattamento biologico (D8) 42,8 Scambio di rifiuti (R12) 12,0 Riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (R5) 10,5 Riciclo/recupero delle sostanze organiche (R3) 9,7 Spandimento sul suolo (R10) 8,7 Riciclo/recupero dei metalli o composti metallici (R4) 7,3 Trattamento fisico-chimico 3,0 Raggruppamento preliminare 1,3 Utilizzazione principale come combustibile (R1) 1,2 Deposito preliminare (D15) 1,0 Trattamento in ambiente terrestre (D2) 0,7 Ricondizionamento preliminare (D14) 0,5 Utilizzazione dei rifiuti (R11) 0,5 Incenerimento a terra (D10) 0,3 Rigenerazione/recupero di solventi (R2) 0,3 6.2 I rifiuti speciali pericolosi I Rifiuti Speciali Pericolosi maggiormente prodotti nel Lazio sono: Cod. CER Descrizione Tonn. X Rifiuti da processi chimici organici Rifiuti non specificati Rifiuti da oli esausti 21 15

16 18 Rifiuti del settore sanitario e veterinario Rifiuti inorganici prodotti da processi termici 9 La destinazione dei Rifiuti Speciali Pericolosi, secondo gli ultimi dati rilevati, è divisa secondo le percentuali sotto riportate: Tipologia di recupero e trattamento Percentuale Trattamento fisico-chimico (D9) 33,9 Rigenerazione/recupero solventi (R2) 31,2 Incenerimento a terra (D10) 16,3 Trattamento biologico (D8) 13,1 Deposito preliminare (D15) 2,0 Scambio di rifiuti (R12) 1,9 Riciclo/recupero di sostanze inorganiche (R5) 1,1 Utilizzazione principale come combustibile (R1) 0,4 Riciclo/recupero dei metalli o composti metallici (R4) 0,1 Rigenerazione degli acidi e delle basi (R6) 0,1 6.3 La previsione al 2006 Analisi e studi fatti sul tema, hanno consentito una previsione sulla produzione dei rifiuti per il 2006, secondo il Piano Regionale Rifiuti, così articolata: Produzione Da selezione Da termovalor TOTALE prevista(ton) RU RU RSNP RSP TOTALE RS Questa mole di rifiuti, secondo l elaborazione dei dati ISTAT, sarà per sommi capi composta dal 20% da inerti, 40% da rifiuti da destinare al recupero ed il restante 40% da rifiuti da destinare a trattamento. Sulla base di queste ipotesi, bisogna quindi vedere qual è al momento la situazione impiantistica per gestire i rifiuti e qual è il fabbisogno per ognuna delle tre soluzioni di destinazione. Per il 20% di RSNP ipotizzati come inerti, si rendono necessarie discariche apposite (2A) per la messa a dimora definitiva. Considerando un esercizio di discarica di 20 anni, e che le attuali discariche sono già in via di esaurimento, serviranno discariche di tipo 2A per la capacità di tonnellate. Anche per la parte di rifiuti ipotizzata da destinare al recupero, bisogna prevedere una necessità impiantistica. Gli impianti attuali hanno una capacità 16

17 di circa tonnellate contro una previsione di produzione di (il 40% del totale come da elaborazione ISTAT). Il fabbisogno di impianti per il recupero, pertanto, è per una capacità di tonnellate. Il fabbisogno impiantistico per le operazioni di trattamento sarà invece relativo ad una quantità di rifiuti pari a: 40% di selezione da scarti trattamenti RU recupero energetico da scarti trattamenti RU Totale ton. Attualmente, gli impianti per il trattamento dei rifiuti esistenti sono molto sottodimensionati rispetto alle esigenze e dislocati in modo squilibrato rispetto ai territori di produzione dei rifiuti stessi. Peraltro il Decreto Ronchi non prevede, come avviene per i RU un sistema di ATO (Ambiti Territoriali Ottimali), ma ovviamente sarebbe auspicabile che questo si realizzasse, per evitare che i rifiuti siano costretti a subire trasporti troppo lunghi. L offerta impiantistica attuale per il trattamento dei RSNP è per una quantità pari a tonn., mentre per i RSP è pari a , pertanto il fabbisogno di impianti di trattamento per RS è per una capacità pari alle quantità sotto elencate: = = Totale Anche le operazioni di trattamento/recupero di RSNP comportano produzioni di scarti che devono essere destinati a dimora definitiva in discarica appropriata. Si calcola che la percentuale di scarti di questo tipo sia pari a circa il 30% della quantità di rifiuti trattati/recuperati. Allo stesso modo si ritiene che i residui dei trattamenti di RSP siano composti a loro volta da RSNP per l 80% e da RSP per il restante 20%. Ipotizzando anche qui una durata della discarica di 20 anni e ritenendo le discariche attualmente in esercizio vicine all esaurimento, il fabbisogno di discariche per RSNP è quindi di una capacità di tonn. La parte di scarto che invece conserva le caratteristiche di RSP (20% del totale RSP trattato/recuperato), va comunque destinato a dimora definitiva in 17

18 apposite discariche; secondo le previsioni adottate finora, la quantità di questi rifiuti, sarà di ton./anno che per una vita di 20 anni della discarica, comporta un fabbisogno di discariche per RSP della capacità complessiva di tonnellate. 7. Il commissariamento della Regione Nella Regione Lazio, come in alcune altre Regioni dove la gestione dei rifiuti aveva carenze notevoli senza colmare le quali appariva molto difficile raggiungere i risultati che le leggi nazionali prevedevano e che i Piani Regionali avevano programmato, è stata decisa una gestione commissariale del ciclo dei rifiuti. Il Commissario Straordinario dovrà, attraverso un Piano di Interventi di Emergenza, dare l avvio alla attuazione del Piano Regionale Rifiuti e far sì che entro il 2006, la gestione stessa dei rifiuti sia standardizzata ed in linea con quanto stabilito da leggi nazionali e dal Piano Regionale. Questo modello di gestione, essendo caratterizzato dagli ampi poteri del Commissario stesso, lascia poco spazio alle discussioni sulla materia dei rifiuti ed è quindi molto suscettibile di errori di approccio, di valutazione e quindi di intervento sul tema e/o di decisioni scarsamente condivise sul territorio di riferimento. Le continue proroghe delle scadenze del commissariamento e l assenza di un qualunque intervento sul territorio regionale rende ancor più inaccettabile questo modello di gestione e porta veramente verso una situazione emergenziale. Il Piano dell Emergenza per il territorio della Regione Lazio, ha lo scopo di individuare, in un quadro di compatibilità con le prescrizioni del D. L.vo 22/97 e successive modificazioni e in relazione a quanto stabilito dall O.P.C.M. n 3249 dell 08 novembre 2002, il piano degli interventi urgenti da realizzare per il superamento della situazione di emergenza nell ambito del territorio regionale. Gli obiettivi da raggiungere sono peraltro molto chiari e definiti e quindi gli interventi di emergenza da fare devono servire a creare le condizioni per rispettare le percentuali di RD (raccolta differenziata) secondo gli scaglioni temporali previsti e le percentuali di rifiuti da avviare a recupero e a riciclaggio. Ogni operazione deve essere finalizzata a rispettare e concretizzare i concetti di fondo sul tema della gestione dei rifiuti: Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione rifiuti. I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti, potenziando le attività di riutilizzo, di riciclaggio e di recupero. È un impegno notevole perché le azioni da intraprendere sono di grossa portata e comportano la capacità di avviare procedure, fare accordi di programma, realizzare infrastrutture per grandi capitoli di intervento che vanno dalla riduzione della produzione dei rifiuti passando attraverso una 18

19 profonda raccolta differenziata per arrivare ad operazioni importanti quali il riuso,il riciclaggio, il recupero di materia, fino ad uno smaltimento in sintonia con i principi ispiratori precedentemente descritti. Se tutto ciò vale per i Rifiuti Urbani a maggior ragione deve essere applicato ad una corretta gestione dei Rifiuti Speciali Pericolosi e dei Rifiuti Speciali Non Pericolosi. In quest ultimo caso parliamo di volumi molto elevati per i quali rimangono validi gli obiettivi sopra espressi, salvo un problema in più da gestire inerente la loro pericolosità. Per alcuni di essi ci sono delle specificità che comportano impegni particolari: Produrre un programma per la decontaminazione degli apparecchi contenenti e/o contaminati da PCB e PCT inventariati dall ANPA. Provvedere ad attrezzare il territorio di specifici impianti per il trattamento dei materiali contenenti amianto, permettendo lo smaltimento in discarica solo dopo i particolari trattamenti e con i dovuti accorgimenti previsti. Promuovere ed incentivare le pratiche di autocompostaggio, la diffusione di composter e l utilizzo del compost. Attivare iniziative, anche con accordi di programma, finalizzate alla riduzione della produzione di rifiuti elettrici ed elettronici. Adottare misure di controllo e monitoraggio affinché le operazioni di bonifica delle auto rottamate siano condotte in modo conforme alle disposizioni nazionali e comunitarie per la salvaguardia ambientale. Elaborare progetti per il recupero e lo smaltimento dei fanghi di depurazione civile (stabilizzazione completa ed impieghi alternativi) allo scopo di ridurre in modo sensibile l attuale forma di smaltimento in discarica, che tra l altro determina, per tale tipologia di rifiuto, produzione di biogas ed aumento del carico inquinante del percolato. Determinare i fabbisogni e le procedure per la realizzazione di un adeguato numero di discariche per rifiuti speciali pericolosi e non. Le azioni da fare per la realizzazione di un Piano di Emergenza veramente efficace che abbia come risultato finale una gestione dei rifiuti proiettata verso uno sviluppo ecosostenibile del futuro, sono tante e molto impegnative ma non impossibili; i pilastri su cui poggiare queste azioni, sono i principi ispiratori di direttive europee e di leggi nazionali, in particolare il d.l.vo 22/97, senza scorciatoie illegittime come quella tentata dall attuale Governo con l interpretazione autentica della nozione di rifiuto recentemente bocciata dalla Corte Europea di Giustizia. 19

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