Da sempre il Mediterraneo con le sue

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1 Un grande Medio Oriente o un Mediterraneo allargato Dott.ssa Valeria Di Cecco Dottore in Scienze Politiche Da sempre il Mediterraneo con le sue caratteristiche uniche, con la sua complessità e con il suo continuo alternarsi di fenomeni cooperativi e conflittuali, è stato ed è oggetto di svariate analisi geopolitiche. Attraverso la creazione di scenari si è cercato di semplificarne la realtà, mettendo in luce le principali peculiarità e contraddizioni della regione, al fine di poter porre in essere delle scelte strategiche e delle politiche coerenti con i propri interessi nazionali nell area. Il Grande Medio Oriente e il Mediterraneo Allargato non sono altro che due differenti concezioni geopolitiche, che riflettono una particolare visione soggettiva delle relazioni internazionali degli attori a cui appartengono. Entrambe nate nella seconda metà degli anni 80 (1), sono tornate alla ribalta con un rinnovato impulso, prima, con la fine della Guerra Fredda (1989) e, poi, poco più di dieci anni più tardi, con l inizio della Lotta Globale al Terrorismo (2) (2001). Come si può già capire dalla denominazione, i due scenari s incentrano sull idea di un allargamento del Mediterraneo, verso Est e verso Sud-est. Al bacino mediterraneo, preso in considerazione dal punto di vista strettamente geografico, si uniscono in un unico insieme il Mar Nero, il Caucaso e l Asia Centrale ad est, mentre il Mar Rosso, il Canale di Suez e il Golfo Persico, a sud-est. Il Mediterraneo Allargato, infatti, si estende dal meridiano delle Isole Canarie sino al Caucaso e al Golfo Persico: è un teatro geopolitico che lega in sé aree contigue non omogenee, di vitale importanza a livello internazionale. E formato da tre insiemi, quello euro-mediterraneo, il più stabile e maggiormente caratterizzato da fenomeni di cooperazione, quello mediorientale e quello caucasico-caspico, dove si concentrano i principali fattori di crisi. Il Grande Medio Oriente, perciò, può essere considerato come una parte specifica del più generale Mediterraneo Allargato, essendo un ingrandimento del Medio Oriente verso l Asia Centrale e l Oceano Indiano. Entrambi sono complessi regionali dai confini estremamente fluidi. Sono spazi in evoluzione, i cui limiti dipendono in linea di massima dalla presenza di interessi nazionali in aree (1) In particolare, la paternità del Mediterraneo Allargato va attribuita all Istituto di Guerra della Marina Militare Italiana, che per primo ha allargato il Mediterraneo, creando uno scenario che con il tempo ha acquistato sempre maggiore rilevanza, tanto da coincidere oggi con l area in cui le Forze Armate italiane nel loro complesso sono chiamate ad operare (Cfr.: Aree di interesse nazionale in Il Concetto Strategico del Capo di Stato Maggiore della Difesa - anno 2002) (2) E stata lanciata dal presidente americano G.W. Bush contro le organizzazioni terroristiche, all indomani degli attentati di New York e Washington, settembre Tralasciando la dimensione finanziaria, sino ad oggi, la Lotta Globale al Terrorismo si è articolata in due fasi: le operazioni militari in Afghanistan, 2002, e quelle in Iraq,

2 geograficamente distanti, ma dalla cui interdipendenza oggi non si può più prescindere. Se il Mediterraneo Allargato e il Grande Medio Oriente concordano in generale sulla direzione dell allargamento verso zone tradizionalmente considerate propaggini naturali del bacino del Mediterraneo, questi si differenziano essenzialmente per la prospettiva con cui guardano all area in questione. Nel Mediterraneo Allargato, il baricentro coincide con il bacino mediterraneo, che conserva il suo ruolo centrale nelle percezioni politiche dei vari attori, mentre il Golfo Persico e l area caucasica ne costituiscono la turbolente periferia. Questo teatro geopolitico riflette la concezione crisi principali, che si incontrano nel Mediterraneo Orientale, convergendo nel Grande Medio Oriente: da una parte, vi è l area che si estende dal Nord Africa sino alla Asia Centrale, mentre, dall altra, le zone d instabilità corrono dai Balcani sino al Caucaso, passando nuovamente per il Medio Oriente. Per la sua particolare ed unica posizione geografica al centro del bacino, l Italia è chiamata a svolgere una funzione di fulcro nell area mediterranea (4), sempre intesa nella sua accezione allargata. Da tempo, il nostro Paese ha posto la stabilizzazione del Mediterraneo Allargato come una priorità irrinunciabile della propria politica estera. L Italia è molto attiva, sia unilateralmente che In verde è evidenziata l area occupata dal Mediterraneo Allargato, in rosso quella del Grande Medio Oriente del Mediterraneo come un vero e proprio continente liquido (3) o spazio vitale da occupare, tipica dei paesi rivieraschi. Questi tentano di rivalutare il bacino nei termini di un area tendente all incontro ed ad una maggiore comprensione fra i vari attori, al fine di attenuare gli aspetti conflittuali presenti. La ricerca di un fattore unificante che renda più stabile e sicuro il Mediterraneo passa anche attraverso i numerosi tentativi di cooperazione a livello politico, economico e culturale, che vengono posti in essere con sempre maggiore frequenza, anche se con risultati spesso discutibili. Il Mediterraneo Allargato, però, non è contraddistinto esclusivamente dai fenomeni di cooperazione. Il teatro è, infatti, attraversato da due archi di all interno delle organizzazioni internazionali di cui è membro, nel promuovere nuovi strumenti di collaborazione fra gli attori del sistema. La creazione di una regione mediterranea sicura e stabile è indispensabile non solo a livello politico, economico e sociale, ma anche e soprattutto in termini di sicurezza. Se ciò è vero per l Italia, lo è ancor più per l Europa in generale: la debolezza economica dei paesi mediterranei e le sue dirette conseguenze, (l instabilità politica, il diffondersi di movimenti islamici radicali e l aumento dell immigrazione, con tutti i suoi corollari, per citarne alcune fra le più significative), sono sempre più considerate come un pericolo per l integrazione e per i risultati raggiunti sia in campo economico, che politico e sociale ormai da cinquanta anni nell ambito delle istituzioni comunitarie. (3) F. Zannoni, La Frontiera Liquida. La politica di sicurezza italiana nel Mediterraneo, ed.diabasis, Città di Castello, 1996, pag. 27 (4) F. Zannoni, op. cit., pag

3 Lo sguardo miope che l Unione Europea ha per molto tempo rivolto all area mediterranea sembrava poter essere superato dal lancio del Parternariato Euro-Mediterraneo nel Questa iniziativa, fortemente voluta da Italia e Spagna, avrebbe dovuto creare uno schema duraturo e istituzionalizzato di relazioni multilaterali fra l Unione e i Partner Mediterranei, oltre a promuovere una liberalizzazione fra i paesi mediterranei, in sostegno al loro tentativo di introdursi nei mercati mondiali. Tuttavia, i risultati poco soddisfacenti e la ridotta disponibilità di entrambe le parti ad impegnarsi seriamente nel cammino verso la cooperazione hanno determinato il brusco cambiamento di rotta nelle relazioni fra l Unione Europea e i vicini del sud, introdotto con la nuova Politica di Vicinato, che caratterizzerà in futuro le relazioni fra l Unione a 25 (5) e i Paesi rimasti al di fuori di tale istituzione (6). L abbandono da parte europea di una politica multilaterale in favore di una cooperazione a geometria variabile, prevalentemente di tipo bilaterale ricalca l approccio che gli Stati Uniti, potenza esterna ma determinante per il mantenimento della sicurezza dell area, hanno sempre avuto riguardo alla regione mediterranea. Manca nella politica americana una visione generale del Mediterraneo, quale quella implicita nella struttura del Mediterraneo Allargato: il bacino, infatti, viene definito come la periferia strategica del Golfo Persico o, meglio, come afferma un noto studioso americano, The place where the Persian Gulf begins (7). Non esiste miglior definizione per chiarire la logica alla base del Grande Medio Oriente: qui, il bacino mediterraneo gioca un ruolo secondario e del tutto marginale, poiché il centro del sistema è spostato più a Sud-est, nella Penisola Arabica e nel Golfo Persico, con una tendenza indiscussa a proiettarsi verso l Oceano Indiano. Il sistema mediorientale sembra, perciò, liberarsi della sua dimensione mediterranea per inserirsi nel più distante sistema asiatico, grazie alla crescente interdipendenza con l area centro-asiatica. Non potrebbe essere altrimenti. Il Medio Oriente condivide con l Asia Centrale non solo una instabilità endemica, oggi aggravata dalle operazioni della Lotta Globale al Terrorismo, ma anche la presenza delle principali fonti energetiche mondiali, oltre ad importantissime vie di comunicazione. Sono tre gli elementi chiave alla base dell interdipendenza di questo secondo teatro geopolitico, che, a differenza del Mediterraneo Allargato, si presenta come un insieme fragile, tuttora in cerca di un equilibrio duraturo, dove la logica conflittuale supera di gran lunga quella della cooperazione. Il Grande Medio Oriente è stato ed è sempre più spesso teatro di rivalità fra gli Stati Uniti e l Europa: gli interessi regionali europei si scontrano di frequente con la strategia globale americana e a ciò si aggiungono, per di più, le divergenze di valutazione rispetto ai problemi dell area. Il secondo elemento che caratterizza il Grande Medio Oriente è la diffusione del fondamentalismo islamico (8) e dei conseguenti sentimenti anti-americani e anti-occidentali, che, se uniti alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, all emergere di organizzazioni transnazionali del crimine e al terrorismo, costituiscono un mix esplosivo per l intero sistema internazionale. Innanzitutto è necessario sottolineare che nell insieme mediorientale vi è il cuore della religione islamica: al suo interno, vi sono non solo i territori sacri dell Arabia Saudita, con Mecca e Medina, ma vi è anche la Palestina, con Gerusalemme e la moschea Al-Aqsa, secondo luogo sacro per importanza, da cui prende il nome proprio l attuale Intifada. Il fenomeno del fondamentalismo islamico non è da sottovalutare: i fondamentalisti lottano per la riunificazione del mondo musulmano in un unico, vero Stato islamico, che dovrebbe coincidere con l intera comunità dei fedeli, la umma. Perciò il Grande Medio Oriente soffre di una conflittualità persistente, non sempre latente, che si estende dalla Palestina alla Cecenia, dalla Bosnia al Kashmir, dall Afghanistan all Iraq. Terzo ed ultimo elemento che contraddistingue l interdipendenza del Grande Medio Oriente è quello legato alle cosiddette risorse strategiche, il petrolio e il gas naturale, e alla competizione fra attori regionali e non, per l accesso, controllo, distribuzione e trasporto di queste risorse. (5) Il 1 maggio 2004, l Unione Europea si allarga sino a comprendere 25 membri (6) Cfr.: Commission of the European Communities, Communication from the Commission to the Council and the European Parliament. Wider Europe-Neighbourhood: A New Framework for Relations with our Eastern and Southern Neighbours, COM(2003) 104 final, Brussels, (7) J.O.Lesser, 1966 (8) Particolare visione della religione islamica, legata ad un affermazione unilaterale ed assoluta di superiorità 32

4 Nel Grande Medio Oriente sono concentrate circa i 3/4 delle riserve energetiche mondiali, di cui i 2/3 nel solo Medio Oriente e Golfo Persico. Non occorrono altri dati per sottolineare l assoluta importanza e unicità di questo teatro geopolitico dal punto di vista energetico: alle tradizionali fonti mediorientali si sommano, qui, quelle dell area caucasica e del Mar Caspio, rilevanti, sebbene periodicamente ridimensionate nella quantità (9), per ridurre la forte dipendenza occidentale dai paesi poco affidabili del Golfo Persico. E sulla questione del trasporto del petrolio e del gas naturale verso i mercati mondiali che si sta giocando la partita più interessante: la costruzione delle condotte e i paesi attraverso le quali queste dovrebbero passare costituiscono l elemento centrale della battaglia diplomatica fra i vari attori coinvolti, a causa dei benefici economici derivanti dalla riscossione dei diritti di passaggio e dalla possibilità di utilizzare gli oleodotti come strumento di pressione internazionale. Sono tre i possibili sbocchi finali verso i mercati occidentali delle pipelines dell Asia Centrale: il Mar Nero, il Mediterraneo Orientale e l Oceano Indiano. E proprio questa ultima l opzione migliore dal punto di vista economico, ma meno realizzabile dal punto di vista politico, perché accrescerebbe ulteriormente la centralità petrolifera del Golfo Persico, oltre a rafforzare la posizione e l influenza dell Iran, Paese attraverso cui dovrebbero passare le condotte, non soltanto nel Golfo ma anche nella regione del Caspio. Per questa ragione, gli Stati Uniti si sono dichiarati sempre contrari a questa soluzione, portando avanti l opzione mediterranea, ben più costosa, rappresentata dal passaggio attraverso la Turchia. Gli Stati Uniti inseriscono la competizione per le risorse energetiche in una più generale strategia di sicurezza. La perdurante egemonia americana nel Golfo Persico e la sua crescente penetrazione in Asia Centrale, infatti, consentono, da un lato, di ridurre l influenza russa nella regione e, dall altro, di tenere sotto controllo il gigante che dorme, la Cina. Con l avvio della Lotta Globale al Terrorismo, inoltre, gli Stati Uniti stanno tentando di ridisegnare geopoliticamente il Grande Medio Oriente: il risultato finale è tuttora incerto e dipenderà esclusivamente dalla capacità americana di colmare il vuoto di potere lasciato dalla caduta del regime talebano in Afghanistan e di quello di Saddam Hussein in Iraq, e dalla volontà di Washington di risolvere definitivamente la spinosa questione del Processo di Pace israelo-palestinese. Se per questo ultimo problema, il presidente americano Bush ha imposto alle parti un piano progressivo che inverosimilmente dovrebbe portare entro breve alla firma di un accordo di pace definitivo, in Afghanistan la coalizione internazionale stenta ad ottenere il controllo totale del territorio, in mano ai vari signori della guerra locali e a frange di resistenza dei combattenti talebani, rifugiati nelle zone montuose del Paese. A ciò si aggiunge la drammatica situazione irachena. Il Paese è totalmente fuori controllo. Ogni giorno, dalla conclusione delle operazioni militari (1 maggio 2003), perde la vita in media un militare americano in attentati, imboscate e scontri a fuoco. Non solo. Sono stati condotti, nel Paese, attacchi clamorosi contro obiettivi altamente simbolici: la sede delle Nazioni Unite, quella della Croce Rossa Internazionale di Baghdad, la caserma dei militari italiani a Nassiriya e gli hotel della capitale in cui vivono la maggior parte dei giornalisti e dei civili attivi per la ricostruzione del Paese. Tutto ciò senza risparmiare un alto numero di vittime civili irachene. La stabilizzazione dell Iraq appare sempre più urgente, oltre che vitale per l affermazione di un nuovo equilibrio nella regione mediorientale. Gli Americani e i loro alleati lo sanno bene e a caro prezzo. La particolare posizione geografica dell Iraq (10), infatti, al centro del sistema del Grande Medio Oriente fa sì che questo paese abbia una naturale vocazione a trasformarsi in una potenza regionale, in un centro di potere, attorno al quale organizzare la vita politica dell area. Ed un Iraq amico degli americani sancirebbe definitivamente il predominio di Washington nella regione. Baghdad, infatti, potrebbe chiudere il triangolo di alleanze formato da Israele e Turchia, principali alleati americani non arabi nell area, a discapito di attori come la Siria e l Iran, considerati dagli Stati Uniti stati canaglia e perciò da controllare e contenere. Per ora, in ogni caso, la realtà è ben diversa. Oggi, l Iraq, con la sua ingovernabilità cronica, rappresenta un terreno fertile per la guerra per procura (9) Le attuali stime sulle riserve del Mar Caspio sono di miliardi di piedi cubici di gas naturale e 60 miliardi di barili di petrolio, pari al 65% delle riserve mondiali. Fonte: (10) La posizione geografica chiave dell Iraq nel Grande Medio Oriente ricorda quella italiana nel più vasto Mediterraneo Allargato 33

5 L Iraq nell insieme meridionale (11): è convinzione diffusa nel Paese così come all estero, infatti, che coloro che combattono gli Americani al fianco dei fedelissimi di Saddam, oltre ai terroristi di Al-Qaeda, siano principalmente infiltrati stranieri di paesi vicini come la Siria e l Iran, che approfittano del disordine che regna nel Paese per promuovere i propri interessi. Dal successo del processo di democratizzazione dell Iraq, attuale impegno primario della politica statunitense nell area (12), dipenderà, quindi, la credibilità di Washington sul piano internazionale e il consolidamento del nuovo ordine mondiale unipolare, centrato sull unica superpotenza esistente, gli Stati Uniti. Washington, infatti, non può permettersi di fallire, rischiando un collasso dell intera regione. Ciò appare ancor più evidente, alla luce degli ultimi attentati che, a partire dall 8 novembre, hanno insanguinato non solo l Iraq, ma gran parte del Grande Medio Oriente. L attentato di Riad, quello contro le sinagoghe di Instanbul, il fuoco contro i turisti del Mar Rosso presso la frontiera giordano-israeliana e le due autobomba contro il Consolato e una banca inglese nella già ricordata città turca non sono altro che i segnali della decisione del terrorismo internazionale di selezionare i suoi bersagli al di fuori dell Iraq in scala crescente, al fine di destabilizzare l intera regione. Alla luce di quanto detto, con l evolversi della Lotta Globale al Terrorismo, oggi sembra prevalere la visione conflittuale alla base del Grande Medio Oriente, a discapito di quella maggiormente incline alla cooperazione del Mediterraneo Allargato. La tendenza alla cooperazione è, quindi, destinata a fallire in un prossimo futuro? Il Grande Medio Oriente sostituirà il Mediterraneo Allargato nelle politiche di sicurezza dei vari attori riguardo alla regione? No, i due teatri geopolitici sinora descritti sono perfettamente ambivalenti. La cooperazione, però, rimane l unico strumento in mano agli Stati per arginare la crescente instabilità della regione. L approccio cooperativo potrebbe rivelarsi vincente per la democratizzazione dell Iraq e per la stabilizzazione del Grande Medio Oriente in generale. Sempre che si tenti di risolvere, fra i molteplici problemi dell area, la questione israelo-palestinese, vero elemento chiave per la realizzazione di un nuovo Medio Oriente. Bibliografia A.COLOMBO, Un Grande Medio Oriente. Il Mediterraneo Orientale tra bacino mediterraneo, Mar Nero e Golfo Persico in Il Grande Medio Oriente. Il nuovo arco di instabilità, ISPI Monografie, ed.egea, Milano, dicembre 2002 V. DI CECCO, Il Mediterraneo Allargato fra cooperazione e conflitto, tesi di laurea in Scienze Politiche, Firenze, giugno 2002 F. ZANNONI, La Frontiera Liquida. La politica di sicurezza italiana nel Mediterraneo, ed.diabasis, Città di Castello, 1996 Cenni Biografici La Dott.ssa Valeria Di Cecco è laureata in Scienze politiche presso l Università degli Studi di Firenze. La tesi, dal titolo Il Mediterraneo Allargato fra cooperazione e conflitto, ha vinto il secondo premio ex aequo del Concorso Nazionale per Tesi di Laurea (2003), promosso dall Ufficio Storico della Marina Militare Italiana. Per la sua preparazione ha frequentato alcune lezioni dei corsi dell Istituto Alti Studi Difesa (IASD). Nell aprile-maggio 2003, Valeria ha frequentato due Winter School dell Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, riguardanti le Operazioni di mantenimento della Pace e l Area mediterranea. Attualmente sta frequentando il Master di secondo livello in Relazioni Internazionali e Studi Diplomatici, presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa), a Roma. Ha frequentato per tre anni ( ) la Scuola Europea di Bruxelles, conseguendo nel 1996 la maturità linguistica a Firenze. (11) Cfr.:M. al-rawi, A Baghdad comanda la tribù dello sceicco Bremer in La Vittoria Insabbiata-Limes, n. 5 del 2003 (12) Gli Stati Uniti hanno cercato un riconoscimento internazionale all impegno preso di democratizzazione dell Iraq, ottenuto con la sofferta risoluzione n delle Nazioni Unite del 22 maggio Con questa risoluzione, il Consiglio di Sicurezza garantisce agli Stati Uniti e ai suoi alleati ampli poteri per il governo provvisorio del Paese, riconoscendo al contempo il ruolo del Rappresentante Speciale dell ONU nel cooperare con tale autorità interinale. Con la Ris decadono le sanzioni che gravavano ormai da tredici anni su Baghdad 34

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