PUGLIE. La ceramica invetriata altomedievale e medievale di produzione italiana e bizantina da Otranto (Puglie)

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1 PUGLIE La ceramica invetriata altomedievale e medievale di produzione italiana e bizantina da Otranto (Puglie) Lo scavo di Otranto, effettuato nel dalla British School at Rome in collaborazione con l'università di Lecce ha interessato l'area portuale della città pugliese, rivelando una continuità di occupazione dall'età augustea fino al XV secolo d.c. (MICHAELIDES-WILKINSON, C.S.). Lo studio della ceramica è in corso di pubblicazione (PATTERSON-WHITEHOUSE, 1991; ID, C.S.). L'evidenza archeologica, in particolare quella fornita dai materiali ceramici, ha dimostrato che il sito è rimasto in uso fino almeno al tardo Vl-prima metà del VII secolo. Non è possibile purtroppo riconoscere l'evidenza di una frequentazione nell'viii secolo. Siamo, invece, in grado di seguire lo sviluppo delle produzioni locali e di importazione dal IX secolo quando compare la ceramica a vetrina pesante al XV secolo. Dall'analisi della ceramica emerge chiaramente il ruolo di ponte fra la penisola italiana e il mondo bizantino svolto dalla città di Otranto (BROWN, C.S.) (Fig. 1). La ceramica riflette l'intensificarsi dei contatti commerciali fra le due sponde del Mediterraneo, almeno a partire dal X secolo, come possiamo dedurre dalla presenza di invetriate strettamente confrontabili con quelle di Corinto e di ceramica da cucina, che imita le produzioni orientali. La ceramica invetriata (3.7% del totale della fase IV, databile dal IX al tardo XI secolo) si divide in due gruppi. Il primo gruppo è identificabile con il " Plain glazed white ware " descritto da Morgan (1942), Stevenson (1947) e Hayes (c.s.), presente a Corinto e Costantinopoli dai primi livelli bizantini del IX secolo, fino al XIII secolo. Rappresenta il 66,7% della ceramica invetriata di fase IV. Il secondo gruppo, e quello discusso in questa sede, è più problematico. Comprende 15 frammenti con invetriatura piombifera su impasti grezzi. Nove di questi sono forse di importazione e sono caratterizzati da una spessa invetriatura marrone, con sfumature verdastre e giallastre, e da forme sono attestati scaldavivande e coperchi ad essi relativi (Fig ) e decorazione tipiche del " Plain glazed brown ware ", noto dagli scavi di Corinto e databile dal IX alla metà del XI secolo (MORGAN 1942); gli altri sei sono più simili ai prodotti contemporanei invetriati italiani. [525] 1) Probabili importazioni bizantine Sono stati individuati macroscopicamente quattro impasti relativi alle importazioni bizantine, ma purtroppo le analisi non si sono rivelate dirimenti. Al microscopio sono stati identificati solo tre impasti principali, dal momento che due impasti distinti macroscopicamente in base al colore della selce, in sezione sottile sono risultati attribuibile allo stesso gruppo (Gruppo 17). Gruppo 17a (selce aggiunta intenzionalmente) Le forme appartenenti a questo gruppo comprendono tre coperchi (Fig ) dei quali uno con decorazione applicata a petali (analisi 28), e uno scaldavivande con decorazione applicata (analisi 290, Fig.2.4) e un frammento di forma chiusa (analisi 292). Tutti i vasi hanno una vetrina di notevole spessore di colore bruno, e confronti più vicini per le forme si trovano con vasi di Corinto (vedi catalogo). [526]

2 Provenienza: purtroppo non si identificano inclusi caratteristici anche se appare piuttosto insolita la tecnica di aggiungere selce angolosa all'impasto. La somiglianza con i prodotti bizantini è notevole e su queste basi sembra molto probabile un'origine bizantina per questi vasi. Distribuzione: Gli unici altri esempi di impasto con selce aggiunta intenzionalmente provengono da Roma (dal Campidoglio e dalla Crypta Balbi, in quest'ultimo caso si tratta però di un frammento non invetriato informazione di L. Paroli). Gruppo llg (metamorfico) Questo gruppo è meno omogeneo, comprende un coperchio o scodella (analisi 295, Fig. 2.5); uno scaldavivande (analisi 291) e la presa di un coperchio (analisi 293). Hanno una invetriatura bruno o bruno verdastra e nessuno degli esempi è decorato. Questo gruppo pone un problema dal momento che l'analisi ha rivelato che diversi frammenti che si credevano di produzione italiana appartengono a questo gruppo (vedi sotto). Provenienza: possibili aree di origine di questo impasto sono sia la costa della Puglia che le coste occidentali della Grecia. La stessa geologia è infatti caratteristica delle due aree. Benché le forme e l'invetriatura siano più probabilmente di origine bizantina, le analisi petrologiche lasciano le risposta in sospeso. Stretti contatti fra le due aree sono evidenziati anche da altri elementi del panorama ceramico (vedi discussione sotto). Gruppo 5 (vulcanico-sedimentario) Solo un esemplare è stato attribuito a questo gruppo, si tratta di un orlo di ceramica da fuoco con invetriatura limitata all'orlo (analisi 294). Provenienza possibilmente campano-laziale, ma la forma è sconosciuto in queste aree e indica una provenienza bizantina. 2) Prodotti di probabile produzione italiana Del sottogruppo ricollegabile con la produzione italiana di ceramica a vetrina pesante sono stati analizzati due dei tre impasti identificati macroscopicamente. Le analisi non contrastano con l'ipotesi della produzione italiana, ma soltanto in un caso sono risultate conclusive. Gruppo 8 (vulcanico) Le forme appartenenti a questo gruppo comprendono un fondo (analisi 31, Fig. 3.6) e un'ansa (analisi 296, Fig. 3.7). Presentano una invetriatura verde. Provenienza: questo impasto potrebbe essere di origine pugliese, gli stessi inclusi sono stati trovati in ceramiche di Brindisi. Gruppo llg (metamorfico) Due esemplari attribuiti alla produzione italiana di ceramica a vetrina pesante sono collocabili in questo gruppo. Si tratta delle parte bassa di una forma chiusa con decorazione incisa (analisi 27, Fig. 3.9) ed una parete (analisi 29). Quest'impasto è stato già identificato nel gruppo di ceramica invetriata attribuito ad origine bizantina. Su basi puramente tipologiche e decorative questi vasi mostrano una stretta affinità con le ceramica a vetrina pesante di produzione italiana. L'invetriatura verde che copre solo l'esterno del vaso è sottile, al contrario della spessa invetriatura, talvolta di colore bruno, caratteristica della ceramica invetriata delle produzioni bizantine. [527] La forma più completa (Fig. 3.9), forse un boccale, è più tipica della ceramica a vetrina pesante italiana piuttosto che dei prodotti bizantini invetriati, quali gli scaldavivande ed i coperchi sopra descritti. Le decorazioni incise sono tipiche sia dei prodotti bizantini che di quelli italiani, ma è interessante notare che simili decorazioni incise si trovano su un vaso di Canosa di Puglia (CASSANO et al. 1985, Fig. 5.3). Malgrado la coincidenza degli impasti, si ritiene più probabile sulla base di questi elementi un'origine italiana (forse pugliese) per questi esempi. Provenienza: i problemi di provenienza di quest'impasto sono già stati discussi, gli inclusi sono caratteristici sia della Puglia che delle coste occidentali della Grecia. DISCUSSIONE. L'analisi petrologica non ha fornito fino a questo momento le risposte univoche che avremmo sperato, ma è chiaro che vale la pena di ampliare la ricerca con nuove analisi, in particolare con un confronto dei materiali di Otranto con prodotti contemporanei di sicura origine bizantina ed un dettagliato studio delle argille delle aree interessate.

3 Gli stretti contatti commerciali politici e militari intercorsi fra le coste pugliesi e della Grecia in questo periodo emergono chiaramente nell'evidenza archeologica ceramica. Nonostante la forte somiglianza che esiste in alcuni casi con prodotti bizantini, non si può escludere una produzione locale per tutte le ceramiche invetriate qui descritte. Ciononostante, vasi del Gruppo 17 sono di probabile produzione bizantina. Gli esempi appartenenti al Gruppo 11g, che comprende vasi attribuiti sulla base di confronti morfologici e decorativi a produzioni sia italiane e bizantine, sono più problematiche. È possibile, vista la somiglianza della geologia della Puglia e delle coste occidentali della Grecia, che l'attribuzione originale sia corretta e che essi rappresentino i prodotti di centri bizantini ed italiani. Non si può escludere, in questo caso, una produzione locale, specialmente considerando che anche le forme della ceramica da cucina di questo periodo ad Otranto trovano stretti confronti con le produzioni di area bizantina provenienti da Corinto e Atene (STILWELL MACKAY 1967; FRANTZ 1938). È improbabile che tutta la ceramica da cucina in uso fra il IX e l'xi secolo fosse importata, ma era piuttosto prodotta localmente sia dai vasai di origine bizantina o italiani influenzati dalla tradizione ceramistica bizantina. Ciò è suggerito dalla recente scoperta di un centro di produzione nelle città, databile intorno al VII secolo (scavi dell'università di Lecce, diretti dal Prof. D'Andria) con fornaci che producevano ceramica comune ed anfore di tipologia bizantine. L'evidenza di Otranto è significativa per la luce che getta sulle origini di questa tradizione di ceramica altomedievale in Italia. La produzione di ceramica invetriata è documentata nel mondo bizantino dal VII secolo in poi (BASS-VAN DOORNINCK 1982, voi. 1; HAYES 1968; ID, C.S.). [528] L'influenza della tradizione ceramistica bizantina nello sviluppo delle produzioni altomedievali di ceramica a vetrina pesante nell'italia centrale e meridionale è stata sottolineata in più occasioni (HODGES-PATTERSON 1985; PAROLI 1986b; WHITEHOUSE 1965), ed i ritrovamenti di Otranto sembrano costituire un significativo elemento di supporto per questa ipotesi. Con questo non si vuole escludere la possibilità di una qualche continuità della ceramica invetriata tardo romana rinvenuta nel nord Italia e a Roma (ARTHUR-WILLIAMS 1981; MENEGHINI-STAFFA 1985; MORGAN 1942). La presenza di ceramica invetriata di probabile e sicura origine bizantina accanto a produzione locali e di ceramica da cucina imitante le forme bizantine, riflette ampiamente gli intensi contatti che sono intercorsi fra il porto di Otranto e il vicino mondo bizantino in questo periodo e segna l'inizio di una rivoluzione commerciale ad Otranto che raggiunge il suo apice nell'xi/xii secolo (con l'importazione di "Measles ware", "spiral graffita ware" ed altri prodotti). Comunque, è forse più significativo il pressoché trascurabile effetto che questi prodotti bizantini invetriati sembrano avere, nonostante questi forti legami, sulla produzione della ceramica invetriata in Puglia. Se si esclude il "Plain glazed white ware", di sicura produzione bizantina, la proporzione fra ceramica invetriata attribuibile alla "Plain glazed brown ware" o ceramica a vetrina pesante in questo periodo è relativemente piccola e la stessa osservazione è stata fatta su altri contesti di Otranto (informazione di Ida Blattman). Tuttavia, anche se l'evidenza suggerisce che almeno alcuni vasi invetriati venivano prodotti localmente, la ceramica a vetrina pesante non divenne mai un significativo elemento del repertorio ceramico in uso in quest'area dal IX all'xi secolo. Ad Otranto è solo dal tardo XI e XII secolo, probabilmente a seguito dell'importazione di prodotti dal mondo bizantino (quali il "green and brown painted ware") e di siculo-magrebina, che la produzione locale di ceramica invetriata sembra iniziare veramente, come appare dalla crescente proporzione di ceramica invetriata, in primo luogo ciotole con invetriatura verde, presenti nel panorama ceramico dal tardo XI- XII secolo in poi. Il contrasto fra il caso di Otranto e quello di Roma, è particolarmente significativo in una discussione sulle origini e sugli sviluppi di questa tradizione ceramica altomedievale. È infatti a Roma ed in minor misura nella Campagna Romana, che la ceramica a vetrina pesante ha riscosso il più ampio successo, andando a costituire una parte significativa del repertorio ceramico e formando

4 una sua specifica tradizione, la cosiddetta "Forum Ware". [529] Alla Crypta Balbi a Roma i primi esemplari di prodotti invetriati (del tardo VIII secolo) comprendono scaldavivande invetriati accanto ai primi esempi di ceramica a vetrina pesante tipo "Forum Ware" (PAROLI 1986b, PAROLI, supra). Benché di produzione locale, le forme di queste ceramiche sono tipiche della tradizione bizantina così come alcune forme di ceramica domestica (PAROLI 1991). Questa chiara influenza indica che lo stimolo iniziale alla ripresa della manifattura della ceramica invetriata può essere dovuto, almeno in parte ai contatti intercorsi fra il mondo bizantino e ampie aree dell'italia. Ma ciò non spiega necessariamente da solo il vasto successo di questa produzione a Roma e nel suo territorio, come ha dimostrato l'evidenza di Otranto. Dobbiamo infatti ricercare altri fattori per spiegare questo successo fra i quali certamente l'influenza carolingia nello sviluppo della ceramica a vetrina pesante (PAROLI 1990). In effetti la crescita nella produzione di ceramica a vetrina pesante del tipo "Forum Ware" avviene nel IX secolo quando Roma era sotto l'influenza Carolingia ed il potere bizantino in Italia era ormai declinato. Nonostante la mancanza di evidenza per una diretta connessione fra i prodotti invetriati tardo romani ed altomedievali vi sono certamente somiglianze fra i prodotti dei due periodi. Questa ripresa di modelli antichi è una caratteristica dell'età carolingia e lo stesso fenomeno si può osservare in altri aspetti della cultura materiale e dell'espressione artistica come la scultura (PAROLI 1990) e l'architettura. Inoltre una delle forme comune della "Forum Ware" (WHITEHOUSE 1965, Fig. 16.2d, Fig. 17.3a-b; PAROLI 1986, Tav. III. 7, 9 a-b) è molto simile ad un tipo ampiamente diffuso in nord Europa in epoca carolingia ed è un tipo che a sua volta deriva da più antichi modelli Merovingi (PAROLI 1990). Un ulteriore elemento, che forse contribuisce spiegare il fenomeno della ceramica a vetrina pesante a Roma, ancora legato all'influenza carolingia a Roma è il successo della produzione di vetro durante il tardo VIII e IX secolo. Il vetro è stato usato in grandi quantità, non solo per i molti nuovi edifici monastici ma per mosaici parietali e vasi liturgici. Roma stessa deve essere stato sede di una grande industria vetraria per soddisfare la domanda della chiese costruite o restaurate in questo periodo (HODGES-PATTERSON 1986, 24). Altrove in questo volume (vedi PATTERSON, supra, Campagna Romana) è stata esaminata la possibilità dell'esistenza di un legame fra i primi vasi di "Forum Ware" del tardo VIII e IX secolo, la loro produzione e distribuzione nella Campagna Romana, e la chiesa. L'idea che la produzione ceramica, così come le altre produzione di beni, specie di carattere specialistico, dipendevano spesso dal patrocinio monastico è nota ed è un ipotesi che l'evidenza archeologica e storica (nonostante le rispettive limitazioni) tende ad avvalorare. [530] Se il successo della ceramica invetriata (tradizione) può essere legata ad alcuni di questi fattori è una domanda alla quale potremo rispondere solo con la prosecuzione della ricerca. Ciò che appare chiaro da questi primi elementi è il contributo che l'archeologia potrà offrire all'indagine sull'economia e la società dell'alto medioevo. HELEN PATTERSON ( * ) Catalogo 1. (Fig. 2) Coperchio. Vetrina marrone-giallastro all'esterno; all'interno, macchie di vetrina. Gruppo 17a, binoculare. Non stratificato. Per una forma simile da Corinto, vedi MORGAN 1942, Fig. 169, n. 43; e per una forma simile in "Plain * Desidero ringraziare in questa sede per i preziosi consigli Paul Arthur, Francesco D'Andria, John Hayes, Richard Hodges, Lidia Paroli, Grazia Semeraro, Sergio Sfrecola, David Wilkinson e, per i disegni, Sally Cann.

5 glazed white ware" da Istanbul, vedi PESCHLOW , Fig. 8, n (Fig. 2) Coperchio, con petali applicati. All'esterno e intorno dell'orlo, invetriatura giallastro-marrone. Gruppo 17a, analisi 28. Non stratificato. 3. (Fig. 2) Coperchio. All'esterno e intorno al'orlo, vetrina marrone, spessa, lucida. Gruppo 17a. Fase IV (IX-tardo XI secolo). Invetriatura simile è stata notata su dei vasi della Turchia occidentale (informazione di Paul Arthur). 4. (Fig. 2) Scaldavivande con decorazione applicata all'esterno. All'esterno e all'interno invetriatura lucida, spessa, di colore giallastro- marrone. Gruppo 17a, analisi 290. Fase V (residuo). 5. (Fig. 2) Coperchio/ciotola All'esterno e parzialmente all'interno, invetriatura lucida, spessa, di colore marrone. Gruppo llg, analisi 295. Non stratificato. 6. (Fig. 3) Fondo con sottile invetriatura verde sull'esterno. Gruppo 8, analisi 31. [531]

6 All'esterno, vetrina verde oliva. Non stratificato. 7. (Fig. 3) Ansa a bastoncello con invetriatura verde, sottile. Gruppo 8, analisi 296. Fase IV (IX-tardo XI secolo). 8. (Fig. 3) Parte bassa di un vaso chiuso con decorazione incisa sopra l'ansa. All'esterno, vetrina verde bruno, sottile. Gruppo 11g, analisi 27. Fase IV (IX-tardo XI secolo). Per un esempio con decorazione simile da Canosa di Puglia, vedi CASSANO et al. 1985, Fig. 5,3. 9. (Fig. 3) Frammento di un vaso chiuso; all'esterno, decorazione incisa. All'esterno, vetrina verde, sottile. Non analizzato. Fase V (residuo). Per un esempio con decorazione simile, vedi 6. P. ARTHUR, D. WILLIAMS, 1981, Pannonische Glasierte Keramik, in Roman pottery research in Britian and north west Europe (a cura di A.C. Anderson e A.S. Anderson), Oxford: British Archaeological Reports, International Series. 123(ii), pp G. BASS, F.H. VAN DOORNINCK, 1982, Yassi Ada, I, A seventh century Byzantine shipwreck, Texas. T. BROWN, c.s., The history, in Otranto: the excavations of the British Schoolat Rome (a cura di D. Michaelides e D. Wilkinson). R. CASSANO, C.A. LAGNARA FABIANO, G. VOLPE, 1985, Area del tempio di Giove Toro a Canosa. Relazione preliminare, Archeologia Medievale, XII, pp A. FRANTZ, 1938, Middle Byzantine pottery in Athens, Hesperia, VII, pp J. HAYES, 1968, A seventh century pottery group, in Excavations at Sarachane in Istanbul: fifth preliminary report, Dumbarton Oaks Papers, 22, pp J. HAYES, C.S., Sarachane IL R. HODGES, H. PATTERSON, 1986, San Vincenzo al Voltumo and the origins of the medieval pottery industry in Italy, in La ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale, Firenze, pp R. MENEGHINI, A. STAFFA, 1985, Ceramica a vetrina pesante da nuovi scavi di Roma, Archeologia Medievale, XII, pp D. MICHAELIDES, D. WILKINSON, C.S., Otranto: the excavations of the British School at Rome. C.H. MORGAN, 1942, The Byzantine Pottery. Corinth XI, Cambridge, Mass. L. PAROLI, 1986a, Ceramica a vetrina pesante e a macchia, in D. MANACORDA, L. PAROLI, A. MOLINARI, M. RICCI, D. ROMEI, La ceramica medioevale di Roma nella stratigrafia della Crypta Balbi, pp , in La ceramica medievale nel Mediterraneo Occidentale, Atti del III Congresso Internazionale (Siena-Faenza 8-13 ottobre 1984), Firenze, pp [533] L. PAROLI, 1986b, in M. BONIFAY, L. PAROLI, M. PICON, Ceramiche a vetrina pesante scoperte a Roma e a Marsiglia: risultati delle prime analisi fisico-chimiche, pp , 91-92, Archeologia Medievale, XIII, pp L. PAROLI, 1990, Ceramica a vetrina pesante altomedievale (Forum Ware) e medievale (Sparse Glazed). Altre invetriate tardo-antiche e altomedievali, in Archeologia urbana a Roma: il

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