Si parla tanto di sicurezza, ma quella del popolo rom dov è?

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1 I campi chi li vuole? I Rom? I politici? le Associazioni? Come si fa a parlare di integrazione se si costruiscono campi in zone isolate e prive di servizi, controllati e sorvegliati come delle prigioni? I campi sono la risposta giusta? Siamo sicuri di aver domandato alle comunità rom come preferiscono vivere e dove? che ne pensano loro? Esiste un unica risposta al problema socio-abitativo? Quanto costano i campi al comune e quanto spreco esiste dietro? year 2 issue 5 L autorecupero potrebbe essere una soluzione socio-abitativa? Se si parla tanto di emergenza case, perchè a Roma vi sono quasi appartamenti non utilizzati che fanno incrementare gli affitti? Si parla tanto di sicurezza, ma quella del popolo rom dov è? International Program Stalker/ON I master pism novembre 2008 giugno 2009 Plans & Slums. The Roma Right to inhabit across Europe. Learning from Roma and back.

2 Introduzione L obiettivo ultimo di questa ricerca è quello di capire cosa si celi dietro la politica dei campi rom a Roma negli ultimi anni. Esistono delle possibili alternative ai campi per un popolo che strumentalmente è considerato nomade e che oramai è stanziale da decenni? Fino ad ora la politica non ha mai dato voce alle esigenze dei Rom, e costantemente si parla di una realtà di cui si conosce ben poco. A seguito di un analisi dell evoluzione della geografia dei campi ufficiali, come risultato della politica degli sgomberi adottata negli ultimi decenni che sempre più tende ad allontanare i Rom dalle zone centrali verso le periferie, abbiamo voluto analizzare da un lato un esempio di quella che è la proposta dall amministrazione, il Villaggio delle Solidarietà di via di Salone, nella periferia est della città, dall altro lato un esempio di processo di auto-organizzazione di una comunità che da un anno occupa e sta autorecuperando uno stabile dismesso in via delle Cave di Pietralata. I due casi sono stati messi a confronto sul piano dell impianto urbanistico-architettonico e dei costi di costruzione e gestione mettendo in evidenza l assurdità del modello offerto dal Comune sia da un punto di vista degli ingenti costi da sostenere che dal punto di vista delle problematiche sociali di integrazione causate dal tipo di insediamento e dalla sua localizzazione. Per concludere raccontiamo la nostra esperienza con la comunità rom di Via di Centocelle che da qualche mese ha intrapreso un importantissimo percorso di autodeterminazione per uscire dalla dinamica del campo. Per la prima volta una comunità rom comincia un percorso di partecipazione e rivendicazione attiva del proprio diritto ad esistere, ad avere una casa. Con l appoggio dell associazione POPìCA onlus, e di alcuni movimenti per il diritto alla casa a seguito dell ennesima minaccia di sgombero arrivata il 17 giugno scorso il pomeriggio del 18 giugno la comunità ha occupato un deposito abbandonato dicendo il suo no ai campi. Nonostante l esito negativo dell occupazione e il ritorno al campo la comunità è fermamente convinta ad andare avanti nel rivendicare i propri diritti. La pratica dell autorecupero e la partecipazione attiva a diversi livelli è quello che ci ha portato a pensare e a credere fermamente che esistano alternative possibili che possano aiutarci al superamento dei campi e al superamento del pregiudizio che i Rom vogliano vivere in questa condizione di continuo degrado ed esclusione. Un primo passo è stato fatto e l esperienza dei Rom di via Centocelle ne è un chiaro segnale. premessa : oltre i campi testo di lorenzo romito 5 prima parte: 1. Il campo come ghetto 8 2. la migrazione dei rom a roma fino agli anni ' i rom a roma: dagli anni '80 ad oggi Il primo congresso federazione rom e sinti e ruolo della partecipazione sintesi: le mappe dei campi dal '96 al seconda parte: 6. il campo h24 di via di salone a roma storia di un' occupazione 46 Autori: Di Maggio Maria e Pirisi Luisa. Relatore Tesi: Professoressa Elena Mortola Correlatori: Professor Francesco Careri, Lorenzo Romito 8. la comunita' di via di 100 celle a roma 52 Ringraziamo: POPìCA Onlus, StalkerON, la comunità rom di 100 Celle,i ragazzi della BPM, la comunità rom di Quintiliani, Prof. Marco Brazzoduro, e tutte persone che ci hanno aiutato e si sono rese disponibili in questo percorso tramite interviste e informazioni ricevute e sostegno.

3 Riferimenti bibliografici: -Brunello P. L urbanistica del disprezzo. Campi rom e società italiana, Manifestolibri, Roma, Impagliazzo M. Il caso zingari, Leonardo International, Milano, Revelli M. Fuori luogo. Cronaca da un campo rom Bollati Boringhieri, Torino, Amendola G. Paure in città. Strategie ed illusioni delle politiche per la sicurezza urbana Liguori Editore, Napoli, Fondazione Michelucci, Regione Toscana, a cura di Marcetti C., Mari T., Solimano T., Zingari in Toscana. Storia e cultura del popolo rom Zingari e comunità locali. I campi nomadi: l urbanistica del disprezzo. Orientamento per soluzioni diversificate Angelo Pontecorboli Editore. -Sigona N. Figli del ghetto. Gli italiani, i campi nomadi e l invenzione degli zingari Non Luoghi- Libere Edizioni, Roma, Cronico fratis Hieronymi de Forolivio in L.A. Muratori, Rerum italico rum scriptores, Tomo XIX P.V. -Antonio Di Niccolò, Cronaca fermana dall anno 1176 al Maria Zuccon, La legislazione sugli zingari negli Stati Italiani prima della Rivoluzione, in Lacio Drom 1979, n 1-2 -Norme di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità, Legge n del 27/1/1956, art. 1 -Liégeois P. Rom, Sinti, Kalè Zingari e Viaggianti in Europa, Strasburgo Consiglio d Europa, Lacio Drom n. 2/1997 -Mirella Karpati, Lacio Drom 1997, n 2 -Mirella Karpati, Rastrellamento a Roma in Lacio Drom 1974, n 32 -Mirella Karpati, Essere nomadi in città, in Lacio Drom 1980, n 2 -Autodialogo su stalker e i nomadi di francesco careri, Macramè 2008 Firenze University Press -Schiavone G., I rom e il diritto d asilo: il caso italiano negli anni 90 da Rom e Sinti: un integrazione possibile Italia e Europa a confronto Napoli giugno 2000, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Atti) -Lusi L., Tavola rotonda: la parola ai politici, da Rom e Sinti: un integrazione possibile Italia e Europa a confronto Napoli giugno 2000, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Atti -Le politiche per i rom e sinti in Italia, Claudio Marta Siti web: Il messaggero V dipartimento Ufficio Nomadi Rom a Roma, pratiche di integrazione e controllo: il campo di via Casilina 700 di Monica Rossi Il dispositivo campo I campi nomadi, già campi sosta, campi profughi e oggi i cosidetti villaggi della solidarietà rappresentano il segno evidente di una differenziazione sociale dei Rom. Sono il simbolo di assistenzialismo ed esclusione che nulla hanno a vedere con il rispetto della diversità culturale. Costituiscono il terreno di coltura del degrado e della discriminazione, favorendo la diffusione della criminalità, lo sfruttamento dei Rom, la speculazione su di loro e il diffondersi del razzismo nei loro confronti, nonché rappresentano un costo e uno spreco inammissibili. Condivisione della responsabilita' politica del superamento dei campi Né destra né sinistra, né laici né cattolici né le associazioni competenti né i media né gli stessi Rom possono non sentirsi responsabili del degrado economico sociale e culturale in cui versano i Rom in Italia e di conseguenza l intera società italiana. La condivisione della responsabilità politica e la distribuzione del carico economico (tra Unione Europea, Governo ed Enti Locali), insieme alla partecipazione sociale (Istituzioni, Rom, Cittadinanza, Associazioni e Media), sono l unica strada percorribile per realizzare un tale progetto. No ai campi Il superamento dei campi nomadi richiede l elaborazione di un percorso di emancipazione abitativa civile,culturale, economica e sociale dei Rom in Italia che abbisogna di un impegno costante e di un tempo medio lungo di realizzazione. Tale percorso deve promuovere l autorappresentazione, l autopromozione e l autorappresentanza dei Rom e lo deve fare attraverso nuove forme di cooperazione, passando dalla mediazione, su cu si fonda la pratica di assistenza ed esclusione, all attivazione di percorsi emancipazione. in cui sono i Rom a determinarele proprie scelte. Politiche sociali e politiche di riconoscimento Per raggiungere l obiettivo civile di superare i campi nomadi si devono attivare politiche di sostegno economico e formativo per l autopromozione abipremessa: OLTRE I CAMPI di Lorenzo Romito Note per una politica integrata di emancipazione abitativa, civile, culturale, economica e sociale dei Rom in Italia, a partire dal superamento dei campi NOMADI Esiste una profonda e reciproca ignoranza tra Rom e non Rom, ignoranza che è alla base del pregiudizio e del mancato reciproco rispetto. Sono inadeguate, perché priva di corretta conoscenza della materia, le leggi regionali che con sfumature diverse dagli anni Ottanta hanno regolamentato la nascita dei campi in Italia. Si fondano infatti sul carattere nomade dei Rom, quando ormai solo una piccola minoranza dei Rom è itinerante. La realtà dei campi è una specificità italiana, che ha già motivato tre condanne all Italia da parte della Corte Europea. L aver promosso per via legislativa la costituzione dei campi nomadi, da quasi quarant anni unica ed esclusiva soluzione abitativa per tutte le diverse realtà Rom presenti in Italia, ha portato ad aver confuso il diritto al transito con il diritto alla casa, il diritto d asilo con la clandestinità, la tutela della diversità con la discriminazione. La capacità di adattamento e di sopravvivenza interstiziale dei Rom ha portato loro a trasformare in risorsa questa incertezza e a identificarsi con il regime di esclusione e rifiuto, processo di etnogenesi che ha creato una situazione da cui non è facile uscire. tativa, economica sociale e culturale e politiche per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e di minoranza linguistica, e non di paternalistica assistenza ed esclusione sociale come è avvenuto sino ad oggi. Mentre le politiche di autopromozione sociale non possono essere ad uso esclusivo dei Rom ma devono riguardare con equità tutta la popolazione in stato di bisogno, proprio per evitare forme di discriminazione, le politiche di riconoscimento devono invece essere dirette specificatamente alle comunità Rom e cancellare quello stato di incertezza giuridica che favorisce la diffusione della criminalità tra i Rom e alimenta paura e razzismo nell opinione pubblica. Come uscire dai campi? Un percorso a tappe soggetto a verifiche La questione abitativa C è bisogno di soluzioni diversificate e non esclusive, polverizzate e non concentrate, integrate e non separate dalle città. Il ripensameno dei campi può essere un ottima occasione per affrontare il sempre più grande fabbisogno di edilizia abitativa per i ceti a basso reddito, rivitalizzare e recuperare spazi dismessi in città, edifici rurali e centri abbandonati dell hinterland, contribuendo a ridisegnare la nuova scala territoriale dell Oltrecittà e seguendo i dettami di una auspicabile mixitè sociale e culturale, che possa ravvivare le nostre aree metropolitane sempre più parcellizzate e in crisi. Non esiste un'unica soluzione abitativa ma da delineato un articolato ventaglio di proposte abitative a seconda delle possibilità e delle esigenze delle persone e dei diversi contesti territoriali: Perimetrazione, legalizzazione e implementazione di strutture urbane spontanee con caratteri si solidità e permanenza. Si tratta di alcune delle strutture urbane autocostruite di più antica data e con tratti di qualità edilizia, così come erano le borgate abusive poi sanate (zone O, poi toponimi) con la collaborazione degli abitanti. Stessa strada è indicata da Un Habitat per gli slums nelle grandi metropoli mondiali, un progetto con queste caratteristiche è finanziato dal Governo Italiano in Serbia proprio per 5

4 insediamenti rom. C è bisogno di introdurre innovative forme di cooperazione all interno dei confini nazionali. Autorecupero assistito di immobili dismessi. L esperienza di alcune occupazioni rom e non rom, indicano un altro percorso possibile che va fatto emergere e inquadrato legalmente. Attualmete il 5% degli interventi di edilizia economica e popolare possono avere quel carattere sperimentale che permetterebbe di realizzare interventi di tale natura, c è bisogno di una disponibilità di immobili di proprietà pubblica da destinare a tal scopo. Equiparare il diritto d accesso dei Rom alle case popolari, riconoscendo parità di punteggio tra chi è sfrattato da casa e chi è sgomberato da insediamenti e campi. Sono moltissimi i Rom da anni in attesa di casa popolare. Quali possano essere le modalità di riavvio di una politica dell edilizia popolare è una questione più ampia che va affrontata nel rispetto del territorio e nell esigenza di minimizzare il consumo di suolo. Le ipotesi qui riportate per la questione abitativa dei Rom possono aiutare a individuare tali urgenti, necessari e innovative soluzioni. Incentivare forme di co-abitazione che favoriscano l emancipazione abitativa di chi da anni vivendo nei campi è aduso a pratiche sociali e familiari di condivisione e potrebbe trovarsi in difficoltà nei rigidi schemi di coabitazione dominanti. Tale percorso può incrociare l esigenza sociale sempre più diffusa di individuare nuove forme di co-abitazione socialmente e ambientalmente sostenibile. L allargamento dello sguardo al territorio metropolitano, provinciale e regionale, per la risoluzione del problema abitativo è auspicabile se non si profila come un allontamento dei campi dalla città, andando a gravare con strutture socialmente e ambientamente incompatibili su territori già oppressi dal peso della città. La rivitalizzazione di borghi e paesi dismessi della provincia, il recupero di manufatti rurali e di piccoli centri storici possono essere occasione per articolare a livello provinciale e regionale la ricerca di soluzioni abitative per singoli nuclei familiari o micro comunità a patto che si valuti e si promuova l inserimento di tali realtà nei tessuti sociali ed economici locali. Quarant'anni di campi situazioni e ruoli che si sono andati definendo. La realizzazione e la gestione dei campi in quarant anni sono costati molto di più di quanto sarebbe costata la realizzazione di case per quanti vi risiedono. Nel tempo i campi hanno avuto la tendenza a ridursi in numero e a crescere in dimensioni, a comprendere sempre più realtà diverse, spesso incompatibili ma sempre e solo rom, ad essere sempre più allontanati dalle città vista l indisponibilità della cittadinanza verso tali strutture e ad essere circondati da sempre più sofisticati, costosi e inutili oltre che illegali dispositivi di sorveglianza. Nei campi non sono rispettati gli standard abitativi nazionali, nonché le stesse leggi regionali che li istituiscono, ad esempio la L. della Regione Lazio 82/85 prevede il limite massimo di 4000 mq. per i campi e la collocazione vicino a servizi pubblici in modo da evitare ogni possibile forma di discriminazione urbanistica, tutto ciò è regolarmente disatteso. Dalla legge regionale 82 del 1985 non si è neanche riusciti in 24 anni a insediare nei campi l intera popolazione rom residente a Roma, oggi poco più di 7000 persone. Una popolazione sostanzialmente stabile nei numeri, nonostante le due grandi ondate di arrivi di rifugiati dalla guerra della ex Jugoslavia ( ) e di immigrati in seguito all ingresso della Romania in Europa (2007). La realtà abitativa dei Rom a Roma ad eccezione dei Rom italiani insediatisi negli anni Settanta, alla borgata della Romanina e nelle case popolari di Spinaceto, è costituita da: Campi attrezzati: Dei 22 campi ad oggi 7 sono attrezzati e realizzati con container, recintati dati in gestione ad associazioni non rom che si occupano anche del controllo e della sicurezza, nonché della scolazizzazione dei bambini. Tra questi spiccano per dimensioni i campi di Castel Romano e di Salone, prototipi dei cosidetti villaggi della solidarietà - nati con l accordo denominato patto per la sicurezza tra Governo, Regione, Provincia e Comune - che ospitano più di mille persone ciascuno. Castel Romano a tre anni dalla realizzazione è sprovvisto di acqua potabile e Salone è provvisto di un dispositivo di videosorveglianza. Campi semi attrezzati o non attrezzati: Aree di insediamento temporaneo su cui sono sorte baraccopoli spontanee e in cui vengono erogati spesso acqua luce, bagni chimici e raccoglitori delle immondizie. Alcuni di questi come il Casilino 900 sono insediamenti di antica data. C è da notare che al Casilino con fine intimidatorio sono state staccate la luce e l acqua da quasi un anno. Insediamenti spontanei estemporanei: Caratteristici degli ultimi anni, abitati in gran parte da Rumeni e non solo Rom, per lo più operai in nero, sono sorti in particolar modo lungo il Tevere e l Aniene, sotto cavalcavia o lungo gli argini. Sono insediamenti che vengono sgomberati continuamente senza fornire soluzioni alternative alle persone che li abitano e che quindi si re-insediano dopo ogni sgombero. Tali insediamenti sono sempre più invisibili, proprio per evitare gli sgomberi e realizzati con strutture sempre meno qualificate per gli stessi motivi. La paura diffusasi tra i Rom Romeni dopo l omicidio della Sig. ra Reggiani, la crisi economica che si inizia a sentire nell edilizia ma anche l mancipazione dei percorsi lavorativi stanno riducendo in parte l entità di tali insediamenti, anche se la attuale crisi potrebbe favorirne lo sviluppo. La necessaria trasformazione delle relazioni tra i soggetti coinvolti: I Rom, le Istituzioni, le Associazioni. I Rom tutt oggi non hanno ancora diffusamente sviluppato strutture di auto rappresentanza. Chi tra loro si è nominato o è stato scelto come rappresentante, spesso non costruisce forme di dialogo e partecipazione con le persone che rappresenta e coltivando interessi privati, è spesso utilizzato strumentalemente per dare una parvenza di consenso alle determinazioni sulla realizzazione di campi nomadi. Tra i Rom che hanno prestato servizio con le associazioni e gli enti che si occupano dei campi sono emerse negli ultimi anni alcune interessanti figure di mediatori competenti e abili che si iniziano a proporre come autonome figure di riferimento per le problematiche delle comunità, o che hanno realizzato percorsi che attraverso l emancipazione lavorativa li stanno portando fuori dal campo, avanguardie di una auspicabile emancipazione sociale dei Rom. Negli ultimi mesi è nata a livello nazionale la Federazione Rom e Sinti insieme, che intende realizzare un terreno comune tra le diverse realtà rom e sinte distribuite sul territorio nazionale, ed è indicatore di una rinnovata esigenza da parte dei Rom di autorappresentazione, autopromozione e autorappresentanza. Le associazioni. Per anni associazioni di sinistra e cattoliche hanno gestito i campi e la scolarizzazione dei bambini rom, con pratiche e costi che dovrebbero oggi essere analizzati e discussi proprio al fine di ripensare la necessità e il ruolo di tali mediatori. L attuale politica del sindaco Alemanno sta mettendo in discussione il ruolo delle associazioni di solidarietà, questo processo sembra andare incontro al desiderio di autorappresentanza e di autorganizzazione dei Rom, ma rischia di sancire la definitiva differenziazione abitativa e sociale dei Rom se non venisse scardinato il dispositivo campo, cosa che non è nell agenda dell Amministrazione comunale e non venissero offerti ai Rom quei diritti di cittadinanza necessari per accedere alla possibilità di un reale dialogo politico con le Istituzioni. Alcune associazioni hanno compreso l importanza e l esigenza di passare da un sistema di mediazione tra Istituzioni e Rom ad un sistema di attivazione di percorsi di emancipazione e quindi di rinnovare le forme e le modalità della cooperazione in Italia, anche sull esempio delle esperienze più avanzate condotte nei paesi in via di sviluppo. Le Istituzioni. Il comportamento delle Istituizioni verso i Rom non è sostanzialmente cambiato nei fatti, profonda ignoranza della questione,disattenzione abbandono, mancato rispetto delle normative e delle leggi nella realizzazione dei campi e dei diritti umani, lottizzazione a soggetti terzi, le associazioni, della gestione tecnica ed economica dei campi, qualche singolare caso di buone pratiche. Molto cambiata è invece l immagine che le Istituzioni vogliono dare del loro agire. Si è passati da una immagine solidaristica dedita all inclusione sociale ad una securitaria e di criminalizzazione diffusa prima con Rutelli e poi ancora più fortemente con Veltroni. Alemanno vorrebbe unire i due profili, quello dei diritti e dei doveri, bastone e carota, forte dell azione di un consanguineo governo nazionale che opera al fine di ridurre drasticamente i diritti dei Rom dei clandestini e degli immigrati in genere. Dal 2006 con il patto della sicurezza e con il conseguente commissariamento prefettizzio della questione Rom, si sta leggittimando l azione in deroga ai diritti civili e a qualsiasi legge urbanistica. 6 7

5 1. Il campo come ghetto La nostra "insicurezza" e il "problema" Rom I Rom sono considerati un problema di ordine pubblico, di sicurezza, da affrontare con esercito e polizia, un'emergenza che periodicamente si ripropone e risveglia politici ed elettorato (sia di destra che di sinistra). Sono un problema affidato completamente alle decisione dei prefetti delle nostre città che offrono come unica soluzione lo sgombero con la forza senza possibli alternative. Famiglie terrorizzate che non sanno che sarà di loro sono costrette a dormire vestite con i documenti in tasca per paura di essere svegliate all'improvviso e di dover abbandonare le loro baracche e tutto ciò che hanno. Giovani famiglie con bambini sono costrette spesso a pagare il prezzo delle nostre paure, quelle dei gagè. Tutto ciò è rivelatrice del tipo di società in cui intendiamo vivere e il nostro atteggiamento verso di loro è l'espressione dei nostri problemi. Non solo loro sono un problema, ma su di essi si scaricano, (e si rivelano) quelli che sono i nostri problemi. Il pervadente senso di insicurezza che ci prende, non è solo un fatto oggettivo, ma è una realtà soggettiva. I Rom sono considerati tra i maggiori agenti della nostra insicurezza e regolamentare e disciplinare la loro presenza (attraverso leggi nazionali, circolari del Ministero degli Interni o della Polizia, Leggi Regionali di «tutela», Piani Regolatori e Progetti Urbanistici, prassi amministrative, politiche di assessorati, «uffici stranieri e nomadi», provveditorati alla pubblica istruzione, uffici d'igiene, forze dell'ordine, organi della magistratura, istituti per minori) sembra essere una priorità delle politiche di sicurezza del nostro Paese. Il tutto è legato alle incertezze che spesso ci portano a domandarci: Quale il domani? Quale futuro sognare, sperare? domande che spesso non trovano risposta e lo zingaro, con la sua diversità, si presta bene ad essere uno degli elementi che ci insicurizza. Asociale, mendicante, con comportamenti criminali, con i furti, presenza invasiva per strada o nei suoi campi, il gitano è il diverso per eccellenza, talvolta fastidiosamente diverso. Non è un caso che tanta parte del discorso sulla sicurezza si rivolga proprio a loro. Ciò non significa che non esistano problemi nel mondo zingaro. In una società di diritto, il crimine va punito. Ma è un fatto che riguarda le persone che compiono il crimine, non un popolo nella sua complessità. E la punizione dei criminali non ci toglierà di dosso l ombra dell'insicurezza che ci inquieta. Per difenderci, per rassicurarci, per garantire la stessa pace, bisogna combattere qualcuno. Ciò che minaccia il nostro benessere e la nostra pace è molto complesso, invece avere un nemico come i Rom è rassicurante e alla fine, poco minaccioso. Combattere qualcuno dà la sensazione di presidiare attentamente le nostre frontiere sociali o quelle del futuro. Ciò non significa che non si debbano perseguire i comportamenti criminosi, che non bisogna prevenire il crimine. Ma urlare troppo problemi (come quello dei Rom o degli immigrati stranieri, europei come i romeni o extra-comunitari) non è conveniente. Non si risolvono a sciabolate. Non si risolve a sciabolate il problema degli immigrati, in un paese che ne ha bisogno. Bisogna prima affrontare il problema della sicurezza delle relazioni fra le realtà che insieme coabitano e coesistono. Questo è ciò che manca realmante. Fino ad allora qualunque tentativo di risolvere il problema con i gli strumenti di controllo e repressione non porterà a nessun risultato. L'elaborazione del concetto di "campo" E' in quest'atmosfera di insicurezza socio-culturale che si comprende perchè i Rom, come osserva Leonardo Piasere, oltre a stranieri siano considerati «noncittadini» da emarginare e controllare. Gli zingari italiani, e più ancora gli stranieri, sono «quasi fuori sistema», scrive Piasere. La società italiana di questi ultimi quarant'anni anni di regolamentazione e disciplina della questione Rom ha prodotto una vera e propria «urbanistica del disprezzo» per usare le parole di Nicola Solimano. Se si riflette sulla localizzazione dei campi non si può fare a meno di pensare che sia frutto di una pianificazione urbanistica rovesciata. Secondo la ricerca «Zingari in Toscana», lo spazio è l'indicatore attraverso cui si possono leggere le diverse dinamiche di accoglienza o rifiuto, di aggregazione, di difesa, di evoluzione delle identità, di sopravvivenza o sviluppo. L'insediamento rom come campo semantico presenta una intensità di significati e di nessi che dimostra la banalità del concetto di campo come contenitore delle realtà zingare. Lo spazio dell'insediamento rom evidenzia con chiarezza un atteggiamento diffuso: gli zingari sono un popolo da allontanare e da cui allontanarsi, a cui imporre la distanza, da cui sgomberare strade, città e periferie. Non c'è una strategia precisa, ma un insieme di comportamenti e spesso provvedimenti e ordinanze con cui variamente si opera in forma appena mitigata dalla presenza di Leggi Regionali di «tutela dell'etnia rom» o dall'azione di associazioni di difesa. Il «campo nomadi» è un habitat estraneo alla storia dei Rom, alla loro struttura sociale e familiare. E' una invenzione del nostro tempo, un esempio paradigmatico di come lo spazio può diventare un elemento di violenza contro l'identità di un popolo. Il concetto stesso di campo sconvolge l'elemento fondamentale della cultura rom, che si basa sulla flessibilità delle relazioni e delle strutture. Il campo, non è pensato come spazio abitativo dei Rom, in cui possano gestire la loro vita, ma come uno spazio «comunale» in cui i Rom sono considerati solo ospiti e in quanto tali devono essere assoggettati a regole, in modo che lo spazio loro concesso non venga degradato: Il «bene» da salvaguardare è quello immobiliare. I campi sosta costano e non se ne possono fare molti. Il campo sosta è un bene raro. Chi vi accede cercherà, di difendere la posizione privilegiata acquisita. Il concetto di campo si è andato elaborando nel tempo come espressione e riflesso della nostra società, di come noi vediamo la «gestione» del «problema zingari», e che fa completamente a meno di loro. Si parla sempre di un qualcosa in cui i Rom, persone in carne ed ossa, non hanno nessuna voce. Ciò che fa sì che questo sistema funzioni sono i radicati stereotipi, i campi nomadi e qualcuno (i rappresentanti, i volontari, le associazioni) che si prenda la briga di parlare al loro posto. I campi sono un fenomeno tipicamente italiano, infatti non esistono dappertutto. Non sono una naturale scelta abitativa per i Rom". Nel libro di Nando Sigona "Figli del ghetto. Gli italiani, i campi nomadi e l'invenzione degli zingari" sono citati una serie di documenti e articoli risalenti agli anni '70 in cui per la prima volta dal dopoguerra si inizia a parlare di campi di sosta per i «nomadi». "Se allora, a causa delle diverse necessità di Sinti e Rom italiani, certe scelte potevano essere giustificate (i divieti di sosta per i gruppi itineranti erano molto diffusi ed impedivano ai viaggianti di sostare e li costringevano ad un errare continuo), non è affatto giustificabile che in seguito si sia applicata la ricetta campo a tutti, viaggianti e sedentari, profughi di guerra, Rom immigrati e italiani per il solo fatto di appartenere alla comunità Rom (nell'accezione generica del termine). Questo trend è stato sostenuto e legittimato dalle leggi regionali a «tutela» dei Rom, approvate a partire dal 1984 da 11 consigli regionali e dalla provincia autonoma di Trento. Le cosiddette «leggi fotocopia» sono basate su un canovaccio elaborato dall'opera Nomadi. Ci sono elementi importanti e di valore in questi testi, ma c'è soprattutto il binomio «tutela del nomadismo» e «costruzione dei campi». Negli articoli iniziali di quasi tutti i provvedimenti si parla di campi per i Rom: campi di sosta e campi di transito. I primi per gli stanziali, i secondi per i nomadi. Questi campi sono diventati il modello di riferimento per tutte le amministrazioni che sono state costrette ad intervenire. Come osserva Piero Brunello «Campo» è un termine con molte connotazioni. In una città, è un terreno sterile che si presta ad usi disparati e provvisori in attesa di una destinazione specifica, utile e definitiva. Interessante è l' ambito di significati che viene dal modo con cui sono stati per lo più allestiti negli anni i campi «autorizzati» su iniziativa dei comuni. Le roulotte, i container, i giacconi della Croce Rossa, l'armadietto di medicinali per i primi soccorsi nel prefabbricato all' entrata del campo. Tutto trasmette il senso di un'emergenza, di una catastrofe naturale, come un'alluvione o un terremoto. E l'urgenza richiede interventi immediati «in favore di», senza andare troppo per il sottile. La questione è lasciata ai volontari e alla polizia, per le diverse competenze. Il tutto richiama quindi a condizioni precarie e provvisorietà, collocazione ai margini, allontanamento, segregazione, pratiche di controllo. Se da un lato fra i Rom che vivono la realtà dei campi si vanno rafforzando le tecniche di adattamento e sopravvivenza insieme alla stessa identità culturale, fra noi gagè si rafforza invece l'accettazione di queste realtà disumane come scelta politica collettiva fatta di sgomberi, allontanamento e rifiuto. Scelta questa che sembra quasi mirata a scoraggiare le persone che vivono nei campi lasciandole in condizioni disumane affinchè non si insedino stabilmente in un territorio. Va inoltre detto che le amministrazioni pubbliche sono spesso concordi su una cosa: che anche la minima concessione umanitaria potrebbe suonare come incentivo. Verrebbe non solo confermato l'insediamento, ma attirerebbe nuovi «ospiti» indesiderati. La burocrazia locale interpreta e applica il concetto weberiano di «etica della responsabilità», la teoria, cioè, secondo cui, compito del buon politico non è quello di agire secondo «princìpi», ma tenendo conto delle «conseguenze» dei propri atti per la propria comunità di riferimento, operando non sulla base d'intenzioni ritenute buone, ma dei risultati prevedibili. Questa massima ha ispirato e fondato tutta la politica novecentesca, a destra come a sinistra. Nel campo, tutto contraddice le normali modalità di insediamento: manca la motivazione economica, manca la possibilità di regolarsi sulla base dei rapporti interni. I campi sono il riflesso di una concezione esterna del modo in cui dovrebbero vivere gli zingari, mentre la visione zingara non è presa in considerazione. Spesso vi vengono riuniti contro la propria volontà, contro ogni principio della loro struttura sociale, costretti a forme di coabitazione coatta, in cui emergono, tra l'altro, tutte le patologie del ghetto. I Rom chiedono solo di non vivere più con i topi nelle discariche e nel fango, di usare l'acqua, di avere documenti in regola, senza la paura di essere continuamente cacciati dalla polizia. Nel momento in cui in una situazione di tale emergenza interviene l'amministarzione lo fa chiudendo tutti gli spazi liberi usati come «campi» piccoli, autoregolamentati, sprovvisti di servizi e aprendo pochi «campi» grandi, dotati di servizi, spesso controllati dall'esterno, in cui chi esce per un certo periodo ne viene espulso e perde qualsiasi diritto. Per chi trova posto, finisce l'incubo degli sgomberi continui. In più c'è acqua potabile, corrente elettrica, possibilità di stare al caldo d'inverno, Grazie ai campi, alcuni ricevono permesso di soggiorno e carta di identità, altri hanno più forza per rivendicare documenti in regola. Tutto ciò attenua la diffidenza dei Rom, anche perché non vedono alternative. Viene in mente l'istituzione dei ghetti nelle città italiane del Cinquecento. Come il ghetto, il campo è un luogo di segregazione che permette la permanenza di persone fino ad allora espulse dalla città e indesiderabili: rafforza l'identità culturale di chi vi è rinchiuso; conferisce normalità ad una situazione percepita come straordinaria ed eccezionale. Quando però si crea un ghetto, bisogna poi presidiarlo, da cui derivano costi ingenti per l'amministarzione. I campi li facciamo noi, i nostri architetti, ingegneri, geometri, assessori, e sono una rappresentazione architettonica di come noi vediamo loro, gli zingari. Rappresentazione, certo, ma non priva di conseguenze per chi la subisce e vi cresce dentro. Parlare di campi non ha senso se non in rapporto al territorio in cui esistono. I campi non sono fuori dal mondo, come non lo sono i Rom. Nei campi entra la camorra, entra la droga, entra la guerra, entrano volontari e funzionari comunali, qualche volta anche un cardinale o un sindaco. Ma tutto è sempre filtrato. Tutto passa attraverso i cancelli e le recinzioni. Evadere è possibile? Ma da che cosa? Dai campi, dalle etichette imposte, dalla qualifica di «zingaro»? 8 9

6 2. LA MIGRAZIONE ROM A ROMA FINO AGLI ANNI '80 BREVI CENNI STORICI Si calcola che i Rom e i Sinti che vivono oggi in Italia siano circa Circa il 70% sono cittadini italiani, il resto è costituito, in gran parte, da cittadini extracomunitari (soprattutto della ex-jugoslavia e rumeni) e in misura minore da cittadini comunitari (es. francesi, austriaci, tedeschi, ecc.). Solo un 30% circa di questi gruppi si può considerare ancora nomade, tutti gli altri sono sedentari, in molti casi da decenni, o in via di sedentarizzazione e impropriamente vengono definiti nomadi. La presenza dei Rom a Roma ha infatti radici antichissime, le prime cronache riportano addirittura all anno 1422 quando circa 200 indiani o egiziani si recano a Roma per far visita al Papa. L incontro deve aver prodotto dei risultati perché nel 1430 a Fermo si registra la presenza di zengani che avevano privilegi del Papa per cui potevano andare per il mondo senza pagare alcun pedaggio o gabella. Riguardo invece Roma,una serie di bandi emessi dai vari Governatori stanno a dimostrare la presenza numerosa di Zingari sul territorio; bandi che di solito disponevano allontanamenti temporanei o lavori forzati come l impiego ai remi nelle galere della flotta papale. Pur mantenendo la loro caratteristica di popolo nomade, gli zingari a Roma si collocavano prevalentemente in alcune grotte della Suburra nel Rione Monti spostandosi, quando queste vennero chiuse, nello stesso Rione in strada delle Carrette, nella salita di San Pietro in Vincoli e soprattutto in Vicolo Cacciabove e Piazza Padilla, che per questo vennero da allora chiamate Via e Piazza degli Zingari. Era nota la loro abilità come fabbri o mercanti di cavalli e solo saltuariamente si dedicavano a lavori agricoli come zappatori, mentre le donne si dedicavano alla questua e alla buona ventura che però fu proibita nel Nella seconda metà del 600 vennero promulgati editti per indurre gli zingari ad abbandonare il nomadismo, per dedicarsi ad un lavoro lodevole, pena la frusta e l esilio perpetuo. La stessa pena veniva comminata alle donne se continuavano a vestirsi alla maniera zingara e, paradossalmente, il compenso per questa omologazione forzata, sarebbe stato che più nessuno li avrebbe improperati col nome di Zingari. Gli zingari giungevano attratti dal richiamo della città dagli immediati dintorni: Monterotondo, Fiano, Tivoli, Palestrina, Velletri, Albano, Marino, Nettuno, Torricella, ma anche dall Abruzzo, dalle Marche, dall Umbria dalla Sicilia e dalla Spagna. Nel 1700 parecchi IL GENOCIDIO DEGLI ZINGARI IN EUROPA DU- RANTE IL CONFLITTO MON- DIALE PORTO A CIRCA VITTIME. si definivano regnicoli, ossia cittadini del Regno delle Due Sicilie, il che fa pensare che il grosso degli zingari a Roma fosse costituito da Rom abruzzesi. Dalla fine del 700 l appellativo zingaro viene sostituito nei documenti da un cognome, sempre italiano.non esistono studi storici sugli zingari a Roma nel In quel secolo erano certamente abbastanza numerosi i Sinti nomadi,che usavano e usano tuttora svernare nella città per riprendere con la bella stagione la loro attività nello spettacolo viaggiante; musica, teatro ambulante, animali ammaestrati e acrobazie tanto che i grandi circhi Orfei e Togni in Italia e Bouglione in Francia, discendono dai Sinti. In questo secolo in Europa si sviluppano stati centralizzati, dove l ordine e la sicurezza, già allora, vengono posti in primo piano con misure contro i dissidenti e i diversi. Gli Zingari rientrano nella categoria oziosi e vagabondi, terminologia ancora oggi in vigore nella legislazione italiana. All inizio del 900 cominciano nuove ondate migratorie di zingari provenienti dall Alsazia (per la cessione di questa alla Germania) e dalla Romania (a seguito all emancipazione dalla schiavitù), ma il flusso raggiunse il culmine alla fine della prima guerra mondiale, con l arrivo degli zingari che fuggivano dai nuovi stati sorti alla caduta dell Impero asburgico, soprattutto Rom sloveni e croati. Il regime fascista considerò gli zingari come un problema di pubblica sicurezza cercando di limitare nuovi afflussi dall estero ma nessun provvedimento particolare fu promulgato nei confronti di quelli che già risiedevano in Italia. Le leggi razziali del 1938 erano rivolte soprattutto contro gli ebrei anche se le famiglie zingare che risiedevano al confine con la Jugoslavia vennero trasportate in Sardegna e nel 1942 furono istituiti due campi di concentramento per gli zingari a Agnone (Isernia) e Tossiccia (Teramo). Il genocidio degli Zingari in Europa durante il conflitto mondiale portò a circa vittime, ma nonostante questo alla fine della guerra non vennero adottate misure di sostegno né promulgate leggi a favore del popolo Rom, e tuttora pochi o quasi nessuno, parlando dello sterminio dell olocausto ricorda insieme al popolo ebreo anche il popolo Rom. Foto tratta da La città accogliente, Fondazione Giovanni Michelucci DAL DOPOGUERRA AGLI ANNI 80 I primi insediamenti nel dopoguerra a Roma, in una città devastata e da ricostruire, si registrano in Via del Mandrione, nei pressi dell Acquedotto Felice e intorno a Porta Furba, al Quarticciolo oltre che nelle zone più periferiche di Settecamini, della Rustica e dell Appia Antica. Vengono tollerati perché in quei momenti il paese è troppo impegnato nello sforzo della ricostruzione e non c è spazio per occuparsi di loro, tanto che né lo stato italiano né il Comune di Roma emanano leggi o disposizioni che li riguardano. La Chiesa Cattolica invece nel 1956 istituisce l Opera per l assistenza spirituale ai nomadi in Italia, che si occupava della cura pastorale dei circhi, dei luna-park e dei nomadi, quest ultima branchia si è poi trasformata in Ufficio nazionale pastorale per i Rom e i Sinti. Le prime battaglie alla fine degli anni 50 furono condotte per l iscrizione anagrafica degli Zingari presenti sul territorio comunale. La mancata iscrizione alla anagrafe comportava l impossibilità di ottenere qualsiasi documento e impediva anche l inserimento dei minori nella scuola pubblica. Si procedeva tra mille difficoltà con il perdurare dell assenza delle istituzioni e per arrivare al primo esperimento di scolarizzazione dei bambini rom, bisogna aspettare il 1963, quando vengono formate due classi per i piccoli rom del Mandrione iscrivendoli alla scuola Cagliero, ma per l opposizione dei genitori degli altri bambini, le classi vengono istituite nella vicina parrocchia. Negli anni successivi tuttavia si cerca di diffondere la scolarizzazione tra i piccoli Rom, soprattutto dove ci sono insediamenti importanti così si registrano presenze nelle scuole di San Basilio, del Quarticciolo, di Via Venezia Giulia, di Settecamini e del Tiburtino. Nel settembre del 1965 un grande pellegrinaggio internazionale vede riunirsi a Roma oltre 2000 Zingari arrivati da tutta Europa per incontrare il Papa Paolo VI. L occasione segna una svolta politica e il problema Rom viene posto all attenzione delle istituzioni; Nel 1965 il ministero della Pubblica Istruzione stipula una convenzione con l Opera Nomadi per la scolarizzazione dei bambini rom (fondata nel 1963 a Bolzano da Bruno Nicolini) e con l Università di Padova (dove era attiva Mirella Karpati) che porta alla istituzione di 11 classi speciali per bambini zingari (2 a Bolzano, 2 a Milano, 1 a Trento, 1 a Reggio Emilia, 2 a Pescara, 1 a Giulianova, 2 a Roma), mentre in Campidoglio per la prima volta viene discusso il problema delle aree di sosta. DI QUI IN POI SARÀ UN SUSSEGUIRSI DI EVENTI E AV- VENIMENTI CHE CONTRAPPON- GONO DIMOSTRAZIONI DI APER- TURA E ACCOGLIENZA AD ALTRE DI INTOLLERANZA E VIOLENZA, COME È SEMPRE STATO NEL DIF- FICILE PERCORSO DEL POPOLO ROM. Nel maggio del 1967 Paolo VI si reca a salutare i Rom del Quarticciolo e qualche giorno dopo, come per risposta, viene distrutta da ignoti l aula che accoglieva i bambini zingari della scuola elementare. La stessa aula che da 4 anni era allestita nei locali della parrocchia per l atteggiamento di rifiuto da parte degli altri genitori di far convivere i loro figli con i rom.proseguono le iniziative di volontariato a sostegno soprattutto della scolarizzazione; al campo del Quarticciolo le suore del Sacro Cuore aprono un tendone che ospita una scuola materna, nel campo di Via Meda le lezioni si tengono dentro una roulotte mentre la scuola Andrea Doria accetta i bambini rom e a San Basilio una grande cappella delle Figlie della Chiesa ospita doposcuola e corsi di lavoro femminile. Piccole iniziative che cercano di sollecitare l intervento dei poteri istituzionali finora assenti o poco interessati, col risultato di una politica di esclusione e rigetto che non prende in considerazione ipotesi di integrazione o di assistenza sociale. Inoltre va considerato anche che negli anni 60 si era fatta sempre più massiccia l immigrazione di Rom dai paesi dell est, soprattutto dalla Jugoslavia. Gli anni Settanta vedono la comparsa di un acceso dibattito tra sostenitori e oppositori delle classi speciali. Palestra di questo dibattito la rivista Lacio Drom dove si registrano i primi interventi sull integrazione degli zingari, in cui la scolarizzazione dei bambini assumeva priorità assoluta. Bisogna aspettare il 1973 per avere dei cenni riguardo la questione rom e che cenni! Nel 1973 viene inviata a tutti i sindaci d Italia una circolare in cui si chiede di abolire i divieti di sosta ai nomadi e di favorirli in materia di iscrizione anagrafica, licenze di lavoro, aree di sosta e scolarizzazione dei bambini. Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti risponde così a una mozione congiunta dell Opera Nomadi e di un assemblea di famiglie Rom sulla condizione dei Rom in Italia: nell ordinamento giuridico italiano non esistono disposizioni che vietino il nomadismo pertanto possono circolare liberamente senza nessuna limitazione,restrizione o speciale autorizzazione. Una semplice affermazione di principio senza alcun impegno o proposito di mettere mano al problema, ma il clima era piuttosto differente rispetto a quello di oggi. A Roma invece la V circoscrizione, dove si registra una alta presenza di Rom, chiede a dicembre la collaborazione dell Opera Nomadi per addivenire a soluzioni soddisfacenti in favore dei nomadi. A seguito di questi accordi si progetta di intervenire nel campo di Settecamini,con il concorso della scuola elementare di zona e l appoggio manifestato dal Cardinal Poletti che richiede al Sindaco una sistemazione adeguata per i nomadi. Invece di favorire la realizzazione del primo progetto di sostegno, ad aprile del 1974 i Carabinieri effettuano lo sgombero del campo, distruggendo le baracche e facendo allontanare i rom che si spostano alla Rustica. Il 1974 si chiude con un ennesimo atto di intolleranza; nel quartiere San Basilio l IACP aveva messo a disposizione un terreno con una fontanella pubblica attorno alla cappella dell Opera Nomadi dove sostavano da tempo alcune famiglie Rom. Nella notte del 21 dicembre alcuni cittadini incendiavano la cappella minacciando i nomadi che si allontanavano scortati dalla polizia. Dopo questi episodi molti nomadi 10 11

7 si spostano a Pietralata e al Tiburtino III dove rimangono senza grossi problemi fino ad aprile del 1976, quando circa 300 abitanti della borgata assaltano il campo, incendiano alcune baracche e roulotte e li costringono ad allontanarsi. Nonostante l altissimo prezzo pagato dagli zingari durante il nazismo,il primo documento delle Nazioni Unite in cui gli zingari vengono specificamente menzionati,porta la data del Si tratta di una risoluzione della Sottocommissione per la lotta contro le misure discriminatorie e la protezione delle minoranze. In questa r i s o l u z i - one, gli z i n g a r i v e n g o n o e s p r e s - s a m e n t e IL 13 FEBBRAIO 1980 GLI AMMINIS- TRATORI PRENDEVANO L IMPEGNO DI. TROVARE UNA SOLUZIONE GLOBALE.. LA COMMISSIONE ALLA FINE AVANZA LA PROPOSTA DELLA COSTITUZIONE DI UN MEGA CAMPO AL DI FUORI DEL RACCORDO ANU- LARE. definiti la minoranza peggio trattata nei diversi paesi europei. All inizio degli anni Ottanta si verifica un mutamento degli orientamenti: la convenzione del 1982 sancisce la definitiva abolizione delle classi speciali. Il 13 febbraio 1980 si svolge un convegno promosso dalle Circoscrizioni maggiormente interessate come presenza, e cioè V,VI,VII e VIII con tema Essere nomadi in città. In quella occasione gli amministratori prendevano l impegno di. trovare una soluzione globale per rimuovere i campi da dove si trovano oggi. A seguito di questo incontro, il pro-sindaco Benzoni istituisce una commissione apposita che studi il problema e arrivi a delle soluzioni e la commissione alla fine avanza la proposta della costituzione di un mega campo al di fuori del raccordo anulare. A distanza di 28 anni la situazione è più o meno la stessa se l attuale Sindaco Alemanno propone ancora un progetto analogo. Nel gennaio del 1981 viene abbattuta la baraccopoli del Mandrione dove alloggiavano i Rom Abruzzesi dal 1937 e il Comune assegna agli sfollati alcune case popolari a Spinaceto. Sembrerebbe l inizio di una nuova politica abitativa per i Rom ma si tratta semplicemente di un caso isolato e mai più ripetuto. Lo stesso mese vengono espulse o disperse le famiglia in sosta al Flaminio e a novembre del 1982 sgomberato il campo di Via Filippo Meda che accoglieva rom sloveni reduci dai campi di concentramento fascisti. Nel mese di marzo del 1983 vengono espulsi 400 rom prima dal Quarticciolo, con incendio delle baracche e roulotte, e successivamente da Tor Sapienza e da Don Bosco, località dove si erano spostati. La piena dell Aniene del febbraio 1984 travolge due insediamenti lasciando senza ricovero 36 famiglie rom, che ottennero dal presidente della V Circoscrizione l autorizzazione a sostare su un terreno comunale in Via Salviati. Questa fu la prima volta che un amministratore concedeva formalmente un luogo di sosta, seppur in via eccezionale, a famiglie Rom. 3. i ROM A ROMA, DAGLI ANNI '80 AI GIORNI NOSTRI SITUAZIONE LEGISLATIVA, NASCITA DEI CAMPI E LORO LEGITTIMAZIONE Esiste una storia fascista dei campi, veri e propri campi di concentramento realizzati in base ad una circolare dell 11 settembre La storia democratica dei campi nasce molto più tardi. E una storia ormai trentennale e si sviluppa attraverso l elaborazione di diversi dispositivi, risposte strategiche ad emergenze di natura diversa, dalla scolarizzazione dei bambini rom che ha portato alla creazione dei campi sosta, alla accoglienza dei profughi dall ex Jugoslavia tra il 1991 al 1999 che ha portato ad estendere l idea di campo sosta a quella di campi profughi. Ultimo passaggio in questa elaborazione del dispositivo campo è l emergenza determinate dall ingresso della Romania, dal primo gennaio 2007, nell Unione Europea (Francesco Careri) Si è assistito al carattere irrazionale del trattamento del problema Rom da parte delle amministrazioni locali, a causa dell investimento ideologico di cui esso è oggetto: nonostante l esiguità delle dimensioni (alcune decine di migliaia di persone in tutta Italia, poche migliaia nelle poche grandi città in cui c è qualche concentrazione), nonostante soluzioni semplici e razionali siano a portata di mano, il problema è apparso a tutte le amministrazioni capitoline intrattabile. Oggi l allarme sicurezza amplifica il rifiuto nei confronti dei Rom, spinge le amministrazioni a interventi incentrati su obiettivi di controllo, nel migliore dei casi legittima i tradizionali interventi in termini di emergenza. Per i Rom questa congiuntura significa degrado delle condizioni abitative e crescita dell insicurezza territoriale. Il campo come prodotto amministrativo rappresenta però una realtà sui generis, che merita una particolare attenzione. La sua matrice ideologica è chiara: è nato da una visione assimilazionistica del rapporto tra Rom e società locali (ipotesi di sedentarizzazione e di integrazione ), ed esprime un intenzione di controllo della presenza degli zingari sul territorio, circoscrivendola nello spazio (Piasere 1991, Karpati 1998). Questa seconda finalità soprattutto segna irreparabilmente l esperienza dei campi nomadi. Ne determina l urbanistica: una urbanistica del disprezzo, per citare la fortunata definizione di Corrado Marcetti e Nicola Solimano (1993). E così dagli anni 80 in poi, fino ai nostri giorni, pur cambiando amministrazioni, si legalizza e si giustifica il campo come ghetto, lo si costruisce lontano dalle aree abitate e dai collegamenti per non far più ritornare i Rom in città, per renderli invisibili in favelas di container, recintate, e controllate all ingresso con l uso di telecamere. All interno rimane una ambigua sospensione della legalità, come già nei CPT, e nessuno potrà sapere cosa vi accade, anche per entrare all interno ci vogliono permessi speciali. Arriva Rutelli, poi arriva Veltroni. Poi cade il governo Prodi, e si va al voto, e finisce rovinosamente l esperienza di Veltroni che consegna alla destra il paese e la città. Il tema della sicurezza ha rappresentato il cavallo di battaglia della destra che la sinistra moderata ha cavalcato finendone travolta. Oggi governo nazionale e amministrazione capitolina marciano a suon di decreti e di ordinanze per la sicurezza e il decoro, e i primi a farne le spese, sono i Rom, e si mascherano ghetti con il nome di villaggi della solidarietà.. come se ripristinassero la sedia elettrica con un occhio all ambiente, e la facessero a pannelli solari. Nessuna amministrazione ha capito che aiutare a uscire dal disagio le famiglie non è un impresa troppo onerosa, ma piuttosto un investimento per il futuro del nostro paese. Una società come quella italiana, che non si riproduce è una società malata. Tale giudicheremmo qualunque società animale. ANNI 80 Gli anni 80 aprono le porte alla legittimazione del campo rom, e man mano col passare del tempo lo si identifica come unica soluzione abitativa per i Rom/Sinti. C è da distinguere comunque le leggi che appartengono agli anni 80 dalla svolta degli anni 90. Il riconoscimento dello status di minoranza a Rom e Sinti e la tutela della loro cultura, sembra il principio guida che ispira le specifiche leggi regionali che vengono emanate a partire dalla metà degli anni Ottanta. A quella della Regione Veneto (1984) fanno seguito quella del Lazio (1985), della Provincia autonoma di Trento (1985), della Sardegna (1988), del Friuli Venezia Giulia (1988) dell Emilia Romagna (1988), della Toscana (1989) e via via di altre regioni. Elemento comune a queste leggi è il riconoscimento del nomadismo come tratto culturale caratteristico, ne consegue la tutela del diritto al nomadismo e alla sosta nel territorio regionale. Anche se non mancano riferimenti ad altri aspetti delle condizioni di vita (sanità, istruzione, lavoro) è centrale nella proposta di intervento (anche per i limiti oggettivi dell intervento in altri campi) l allestimento di aree attrezzate per la sosta dei nomadi. Nonostante alcuni effetti positivi che queste leggi producono anche a livello nazionale, se non altro perché attivano la discussione sulla condizione generale di Rom e Sinti nel nostro Paese, rimangono alcuni limiti. Il 12 13

8 primo ha a che fare con l idea stessa che il Rom si identifichi con il nomade. Questo poteva, forse, essere ancora in gran parte vero all inizio degli anni Ottanta ma certamente non lo è più oggi. Toscana ed Emilia Romagna hanno apportato nel tempo modifiche al testo della legge per adattarla alle nuove situazioni (la stanzialità è decisamente in aumento rispetto al nomadismo). Il secondo limite sta nella frequente ritrosia dei comuni ad applicare le leggi regionali (molti non accedono nemmeno ai fondi stanziati) o ad allestire campi in base a quanto la regione, in ottemperanza alle disposizioni europee, ha previsto. Il risultato è: pochi campi strutturati e a norma di legge, molti campi selvaggi male serviti e che incoraggiano la ghettizzazione dei rom più che facilitarne l integrazione. 1985: Nel 1985 UNA SECONDA CIRCOLARE, che si richiama alla precedente (quella del 1973), insiste perché sia garantita una reale uguaglianza degli appartenenti ai gruppi tra l altro in grande maggioranza di cittadinanza italiana e gli altri cittadini e si fornisca una adeguata risposta ai bisogni primari delle popolazioni nomadi, che al contempo sia rispettosa della cultura e delle tradizioni di vita, estremamente diversificate tra l altro, delle varie etnie che si ricomprendono nel nomadismo. Colpisce positivamente di questa circolare il riferimento esplicito alla specificità etnica, alla diversità culturale che Rom e Sinti esprimono, elemento questo assolutamente non trascurabile se si vuole affrontare in modo corretto il problema dell integrazione di questi gruppi nella società maggioritaria. Resta, semmai, tutta aperta, come si è già detto, la questione di quale significato attribuire a questa differenza e di quale uso farne nella programmazione degli interventi. Il nasce la LEGGE RE- GIONALE n.82 DELLA REGIONE LAZIO, che detta le norme per la salvaguardia del patrimonio culturale e l identità dei Rom per evitare impedienti al diritto al nomadismo ed alla sosta all interno del territorio regionale nonché alla friuzione delle strutture per la protezione della salute e del benessere sociale. L ubicazione dei campi, che dovevano avere una superficie non minore di 2000 mq e non maggiore di 4000 mq, doveva evitare ogni forma di emarginazione urbanistica ed essere individuata in modo da facilitare l accesso a servizi pubblici. Era classificata come Zona F. Inoltre per la prima volta l Amministrazione comunale decide di affrontare il problema e il censimento, con le analisi dei dati raccolti, rappresenta un punto di partenza fondamentale per la comprensione della presenza Rom a Roma e delle problematiche che ne conseguono. La Legge Regionale 82/1985 fu una legge molto avanzata, ma di fatto molto inefficace e inapplicata. Il campo (che salvaguardava il diritto al nomadismo), la sua ubicazione all interno del tessuto urbano, il tipo di vigilanza prevista al suo interno erano finalizzati all integrazione e non, come si tenterà di fare nelle leggi successive, al controllo e alla sedentarizzazione forzata. Nonostante ciò continuarono in quegli anni le attività repressive delle forze dell ordine, come l intervento nello stesso anno 1985, nel campo autorizzato del Comune di Via Salviati: campo che sarà il primo veramente attrezzato della Giunta Rutelli e consegnato alle famiglie rom nel 94 (ben dieci anni dopo l entrata in vigore della legge). 1986: Nel Gennaio dell 86 Il PRIMO PIANO CAMPI in attuazione della legge regionale fu varato dalla Giunta Comunale. Da il via all istituzione di campi sosta e in attesa della realizzazione di tali aree, autorizza soste provvisorie dotate di alcuni servizi essenziali (cassonetti per la spazzatura e WC chimici). Da allora sono seguiti interventi di risanamento su aree occupate abusivamente o su terreni male attrezzati. Sono state spese centinaia di milioni di vecchie lire non tanto per portare acqua, luce, fognature, ma semplicemente per rimuovere e bonificare le enormi masse di rifiuti accumulati nei campi. Nello stesso anno fu istituito presso l Assessorato ai Servizi Sociali L UFFICIO STRANIERI E NOMADI, denominazione ripresa da uffici analoghi in altri Comuni italiani, ma che rischia di rafforzare il pregiudizio che gli Zingari siano tutti stranieri-quindi rinviabili ad una ipotetica patria di provenienza-e tutti nomadi, il che nell immaginario collettivo equivale a devianti, asociali, e pertanto doverosamente soggetti a rigorosi controlli di polizia. Inoltre, per poter predisporre una programmazione aderente alla realtà, l Assessore dispone una indagine conoscitiva sulla popolazione Rom presente sul territorio comunale affidandola all Opera Nomadi. Sempre nell 86 viene effettuato un CENSIMENTO che riguarda Rom e Sinti con abitazioni mobili e non quelli residenti in abitazioni, inoltre venivano censiti e registrati su base volontaria, quindi non comprendeva la totalità dei presenti pur potendosi considerare abbastanza rappresentativo. Viene registrata la presenza di circa 2000 Rom distribuiti in 36 campi, di cui i più popolosi o comunque destinati a soste prolungate erano: -sul Tevere all altezza di Via della Magliana -in Via Ardeatina, all interno di una pineta -vicino l Acquedotto Felice, in Torre del Fiscale -lungo Via Cristoforo Colombo, in vari piccoli insediamenti -in Via Casilina al civico 900 -in Via Salviati -in Via Tiburtina, sugli argini dell Aniene -in varie aree di parcheggio a Tor Bella Monaca -a Dragona e San Giorgio di Acilia -in Via di Tor Marancia Altri piccoli insediamenti erano sparsi a Tiburtino, Centocelle, San Basilio, Pietralata, Ponte Mammolo e Casal Bruciato. Alcuni ospitavano brevi soste per famiglie di passaggio che si fermavano qualche tempo, altri costituiti da famiglie di giostrai accampati intorno alle loro giostre. E interessante ricordare l analisi dei dati raccolti dai quali viene ANNI 90 rilevato che un primo fatto irrefutabile è l inutilità, anzi la negatività dei provvedimenti di espulsione il numero degli zingari a Roma non è mai diminuito, anzi è andato aumentando e negli ultimi tempi in modo notevole(..) Un altro dato determinante è l alto numero di Rom cittadini di Roma. Nel campione censito il 37,2% sono cittadini italiani e il 30,1 % ha la residenza a Roma. Ricordando poi che il censimento era stato effettuato su base volontaria e applicando i valori medi di costituzione dei nuclei familiari, si ragionava su numeri notevolmente diversi e più vicini alla realtà dei fatti, tanto che (.) il dato di presenze del rilevamento fatto nel 1980 è da ritenersi accresciuto (Lacio Drom 1997, n 2) Sempre nel 1986,il 16 luglio il ministero della Pubblica Istruzione emana la CIRCOLARE N. 207 che segna la fine delle convenzioni e l assunzione in pieno, da parte delle istituzioni scolastiche, di tutte quelle competenze che in passato erano state attribuite all Opera Nomadi. La circolare stabiliva il principio fondamentale che la scuola costituiva sì un obbligo per tutti i bambini rom ma che lo Stato, dal canto suo, avrebbe dovuto favorire in tutti i modi l espletamento di questo obbligo. Si tratta della bilateralità dell obbligo scolastico, principio fondamentale oggi decisamente in ombra. 1987: Ormai la questione Rom è sempre più pressante e nel 1987 la Giunta Signorello delibera la realizzazione del primo campo sosta attrezzato in Vicolo Savini, destinato ad ospitare 40 nuclei familiari. Si continua comunque a lavorare sull emergenza, senza riuscire a mettere in piedi una politica omogenea rispetto alla problematicità dei fatti. I rapporti tra cittadini e Rom continuano ad essere tesi e raramente si va oltre NEL CAMPIONE CENSI- TO IL 37,2% SONO CIT- TADINI ITALIANI E IL 30,1 % HA LA RESIDEN- ZA A ROMA la diffidenza o addirittura l aperta ostilità. Non si riesce a trovare un punto d incontro tra le due culture e si assiste al solito scambio di accuse tra chi non vuole gli zingari perché ladri, sporchi e cattivi e chi controbatte con accuse di razzismo e tentativi di omologazione. Le varie amministrazioni succedutesi alla guida della città iniziano un percorso per l istituzione di campi sosta, ma si scontrano con l ostilità dei cittadini e la difficoltà conseguente a reperire aree perché nessuno vuole avere gli zingari nei pressi delle loro case. 1989: Con la fine degli anni Ottanta e la CIRCOLARE DEL M.P.I. N. 301 DELL 8/9/1989 irrompe la prospettiva interculturale, consolidata poi dalle Pronunce del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. In una di queste (quella del 26/6/1993: Pronuncia in merito alle minoranze linguistiche ) tra le cosiddette isole linguistiche accanto ad albanesi, catalani, franco-provenzali ecc.,vengono menzionate anche le due comunità di stirpe zingara,i Rom e i Sinti. Dato di un certo rilievo se si pensa che a dieci anni di distanza (dicembre 1999) il Parlamento italiano ha varato una legge (la n. 482), in applicazione del dettato costituzionale, che non contempla i Rom e i Sinti tra le minoranze linguistiche storiche da tutelare. Se il riconoscimento dello status di minoranza a Rom e Sinti e la tutela della loro cultura erano il cavallo di battaglia delle leggi degli anni 80 (seppur cavalcato male), gli anni 90 aprono la strada a ben altre leggi, con altri toni: si sente parlare solo di sicurezza (non la loro), controllo, telecamere e ancora controllo, ancora sicurezza; si iniziano a costruire quei famosi campi attrezzati nelle aree più desolate della città, in quella periferia già piena di focolari sociali...; si sgomberano man mano i campi all interno della città con il preciso obbiettivo di spedire tutti i Rom fuori dal raccordo anulare, una sorta di classificazione sociale, (sembrava sparita ormai da secoli): il ricco qui, il povero la, lo straniero qui, i Rom nel campo. I Rom intanto sono aumentati in poco tempo, già alla fine degli anni 80 infatti si iniziava ad assistere ad un fenomeno migratorio dall Est europeo dovuto alla crisi che attraversava il Paese, intensificato poi negli anni 90, con le guerre nell ex Jugoslavia. Migliaia di Rom fuggono soprattutto dalla Bosnia per sottrarsi ai massacri etnici che stanno avvenendo e parecchi di loro giungono a Roma. Pur nella condizione di poter essere considerati rifugiati politici come prevede la legislazione internazionale (persone in fuga dalla conflitto croato-serbo-bosniaco degli anni 92-95), la maggior parte di loro non ne fa nemmeno richiesta. Anche a chi lo richiede non viene riconosciuto lo status di rifugiato perché la risposta del Governo italiano consiste nel tentativo di ignorare il problema Le sedi ufficiali negavano che l aumento degli accampamenti Rom fosse riconducibile alla guerra nella ex - Jugoslavia negando anche la condizione di sfollati prevista dalla legge 390/92 (G. Schiavone). Insomma per l ennesima volta, i Rom erano Rom e pur avendone tutte le caratteristiche, non potevano essere né rifugiati politici né sfollati. Ciò di fronte alla quale ci troviamo è una situazione paradossale di profughi di guerra che per il fatto di essere Rom non possono godere degli stessi diritti di un qualunque cittadino di un qualunque altro stato

9 1991: La CIRCOLARE DELL 18/1/1991,dal titolo Insediamenti di nomadi, zingari ed extracomunitari. Attività di vigilanza e controllo,apre il decennio con toni ben diversi dai precedenti. Pur deprecando gli episodi di intolleranza e di rifiuto nei confronti degli zingari,che si esprimono viene detto con atti di aperta e talora cruenta ostilità,la circolare sembra volerli quasi giustificare è stato fatto notare da Mirella Karpati con comportamenti e pratiche attribuibili agli stessi zingari quali: l accattonaggio molesto, la chiromanzia e, nelle ipotesi peggiori, la commissione di reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti. Tutto ciò esige, si sottolinea nella circolare, una ferma azione di controllo e di vigilanza. Il ministero dell Interno torna così al ruolo che gli è più consono. 1992: Per far fronte alla grave situazione in cui si trovarono gli sfollati delle repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia, il governo è autorizzato ad effettuare interventi di carattere straordinario da cui il DECRETO-LEGGE 24 luglio 1992 n.350 (convertito nella legge n. 390 il 24 settembre 1992): Interventi straordinari di carattere umanitario a favore degli sfollati delle repubbliche sorte nei territori della ex jugoslavia, nonché misure urgenti in materia di rapporti internazionali e di italiani all estero. Gli interventi straordinari sono inoltre diretti a fronteggiare le esigenze degli sfollati accolti sul territorio nazionale, connesse alla ricezione, al trasporto, all alloggio, al vitto, al vestiario, all assistenza igienico sanitaria, all assistenza socio-economica, e a quella in favore dei minori non accompagnati, nonché al rimpatrio o trasferimento degli stessi. La condizione di profugo La condizione di profugo è legata al concetto di cittadinanza ossia all esistenza dello Stato come lo conosciamo oggi. Fin dai primi documenti del XV secolo a nostra disposizione appare chiaro che gli zingari entrano in Europa col preciso progetto (inconscio probabilmente; ma non per questo meno sentito) di non entrare e di non essere coinvolti nel meccanismo politico di dominanza/ sottomissione in vigore fra gli europei. In secoli in cui stanno nascendo gli moderni Stati nazionali essi diventano non un grande, ma certo fastidioso problema da debellare. E attorno al concetto di Stato che si costruisce lo straniero nel senso in cui lo intendiamo noi oggi. Lo Stato emana prescrizioni e proscrizioni, le prime, rivolte ai suoi cittadini, le seconde, ai non-cittadini. I non cittadini non sono solo gli stranieri, cioè coloro che abitano al di là dei confini dello Stato, ma anche quei non stranieri che non sono riconosciuti degni di avere accesso alle risorse materiali e giuridiche dei cittadini. Tra questi vi sono i non-sedentari che un tempo venivano chiamati vagabondi. Ecco perché l essere nomadi e l essere stranieri sono spesso equiparati. In questo modo zingari e nomadi rimangono fuori dallo Stato, considerati pericolosi, ultimi anarchici. Questa operazione ha portato i nomadi, zingari ad occupare un posto limite fra i più lontani da noi, quasi fuori dal sistema. A tutt oggi ordinanze e delibere portano questa analogia zingaro/nomade=straniero fortemente presente anche nell immaginario collettivo secondo il quale il nomade=straniero non deve godere dei diritti di un cittadino. La condizione di profugo invece è quella di un cittadino o quasi cittadino pro-tempore. Possono gli zingari essere considerati profughi? Se la condizione dello zingaro è, de jure o de facto, la condizione di non-cittadino, sia esso uno zingaro nostrano sia esso uno zingaro straniero, allora certo non può essere un profugo, il quale è sempre un neocittadino, o quasi. I tentativi di applicare questo procedimento ideologico ai rom profughi dall ex Jugoslavia è stata una delle operazioni antizingare più evidenti a cui si abbia assistito durante quegli anni. (da l urbanistica del disprezzo.. pagg 23-27) E in questa situazione di forte emergenza che, nel novembre del 1992, l Amministrazione Comunale di Roma - ultima Giunta Carraro - prende atto della necessità di governare il fenomeno ormai massiccio degli immigrati e delle comunità di Zingari presenti sul territorio cittadino, attraverso l istituzione dell Ufficio Speciale per l Immigrazione, avente principalmente i compiti di attivare servizi di accoglienza e sostegno. Si cerca in questo modo di creare rispetto alle giunte precedenti una politica di assistenza di tipo diverso. (da lacio drom-n. 2/1997 pag 10) Il comma tre specifica che sono prioritariamente utilizzati immobili o aree demaniali e altri edifici di proprietà pubblica, all uopo mantenuti o rimessi in efficienza, compatibilmente alle esigenze da fronteggiare. Venivano stanziati, per l anno 1992, lire 125 miliardi. E in questa situazione di forte emergenza che, nel novembre del 1992, l Amministrazione Comunale di Roma - ultima Giunta Carraro - prende atto della necessità di governare il fenomeno ormai massiccio degli immigrati e delle comunità Rom presenti sul territorio cittadino, attraverso l istituzione dell UFFICIO SPECIA- LE PER L IMMIGRAZIONE, avente principalmente i compiti di attivare servizi di accoglienza e sostegno. Si cerca in questo modo di creare rispetto alle giunte precedenti una politica di assistenza di tipo diverso. 1993: Con la Giunta Rutelli a partire dal 1993 verranno adottati provvedimenti volti a mantenere servizi essenziali presso i circa 36 insediamenti spontanei esistenti sul territorio cittadino. Di fondamentale importanza sarà l approvazione nel 1993 del REGOLAMENTO PER I CAMPI SOSTA ATTREZZATI DESTINATI ALLE POPOLAZIONI ROM O DI ORIGINE NOMADE, conseguente ad un piano di realizzazione di campi attrezzati in 9 aree di proprietà del comune. La nuova delibera dei loro diritti fondamentali (Karpati 1998,). Ma i progetti avviati in questi anni, i nuovi campi na- la intendono come una sorta di certificazione che attesta la presenza e la regolarità sul territorio, introduceva per la prima scenti, non coinvolgono assoluta- spesso anche l unico documento in volta l idea di Campo : Il campo mente le comunità, diciamo che loro possesso. diventa un area esclusiva e vigilata. niente recepito questo consiglio. censimento fu L ORDINANZA N.80 le amministrazioni non hanno per 1996: La prima conseguenza del L accesso al campo,che era disciplinato quotidianamente dai Vi- ignora il problema della presenza co Francesco Rutelli, contenente le L amministrazione comunale non DEL 23 GENNAIO 1996 del Sindagili Urbani del competente Gruppo Rom sul territorio, in considerazione dell aumento numerico e delsenze dei nomadi nei campi sosta Direttive per la verifica delle pre- Circoscrizionale, veniva consentito alle famiglie Rom in regola previa compilazione di un apposito vivere la maggior parte di loro. Al dislocati sul territorio cittadino. le condizioni in cui sono costretti a e negli insediamenti spontanei modulo indicante le generalità del nuovo campo sosta attrezzato di L Ordinanza 80 non rileva o aggiunge nuove aree rispetto a quelle capo famiglia, dei componenti il Via Salviati realizzato nel 1994 si nucleo familiare, il numero e la aggiungono altri quattro campi nel già occupate. Da allora dei 50 targa delle roulottes e degli automezzi di proprietà del nucleo anno la Polizia Municipale realizza sati a 22 campi ufficiali e non 1995 e nel novembre dello stesso campi dell Ordinanza 80 si è pas- stesso nonché gli estremi del permesso di soggiorno. sone presenti. minuito o il problema sia stato un nuovo censimento delle per- perchè il numero dei Rom sia di- 1994: Nel 1994 il ministero dell Interno pubblica, a BRE 1995 i Vigili urbani del Coserimento e la permanenza dei Nei giorni NOVEM- risolto.secondo l ordinanza l in- cura dell Ufficio centrale per i mune di Roma eseguono un nomadi nei campi sosta attrezzati problemi delle zone di confine e CENSIMENTO delle persone insediate nei vari campi esistenti sul lunque altro insediamento come definitivi o provvisori e in qua- delle minoranze etniche,il PRIMO RAPPORTO SULLO STATO DELLE territorio,rilevando non solo i dati sopra consentito nel territorio cittadino sono subordinati a specifica MINORANZE IN ITALIA,con un personali (compresa fotografia) e capitolo dedicato agli zingari in cui la posizione nel nucleo familiare,ma autorizzazione da rilasciarsi a cura si legge,tra l altro:l inserimento anche la situazione alloggiativa e dell Ufficio Speciale Immigrazione degli zingari nella comunità nazionale in un processo di lento icoli. Sono stati così censiti in settembre 1994, previa verifica la proprietà di eventuali autove- ai sensi dell Ordinanza n.576 del assorbimento,non ha finora funzionato, né ha grandi possibilità di che non corrispondeva alla totalità del possesso dei prescritti requisiti insediamenti individui, cifra dell Ufficio Stranieri della Questura riuscita perché ci si trova di fronte dei Rom a Roma, in quanto a priori soggettivi (regolarità o possibile a un gruppo con caratteristiche di sono stati esclusi quelli residenti regolarizzazione del permesso di comportamento e di cultura diverse rispetto ad altre minoranze menti in affitto (più di un migliaio, timento del rispetto nei confronti in case di proprietà o in apparta- soggiorno) e da parte del XI Dipar- linguistiche.un lungo processo di nella grande maggioranza Rom dei minori della normativa relativa maturazione all interno del gruppo Abruzzesi), mentre i Sinti nomadi all assolvimento dell obbligo scolastico. si rende necessario perché affrontino con serenità il problema della rifiutati in generale di farsi censire, Anche ogni spostamento da un (circa un migliaio a Roma) si sono socializzazione e del rapporto di ritenendo tale provvedimento discriminatorio nei loro confronti, in previamente autorizzato. Inoltre insediamento all altro deve essere convivenza con l elemento locale a più immediato contatto. L utilizzo quanto cittadini italiani con regolare iscrizione anagrafica per molti lematici devono essere presidiati gli insediamenti ritenuti più prob- decisamente improprio del termine socializzazione,in questo a Roma stessa. dai Vigili urbani, in particolare dai caso,svela che l adattamento cui Evidentemente si sono sottratte al Nuclei Assistenza Emarginazione qui ci si riferisce è quello ai nostri valori.quando si dice l ideologia che temevano di essere individu- miranti al controllo e alla seden- censimento anche alcune persone, (NAE). In sostanza provvedimenti della differenza (..) (C. Marta) ate dati i loro precedenti. I Rom tarizzazione forzata, ben lontani 1995: Il RAPPORTO DEL COMIstranieri hanno invece corrisposto dalle premesse della Legge Regionale 82/85, che emana norme per TATO EUROPEO SULLE MIGRAZIOvolonterosamente, ritenendo il NI DEL CONSIGLIO D EUROPA (5 censimento un primo passo per evitare impedimenti al diritto al MAGGIO 1995) ribadisce come la regolarizzazione della loro posizione. nomadismo e alla sosta all interno siano destinati a fallimento tutti del territorio regionale (art. 1). i progetti che non coinvolgono gli E importante perché per la prima Per raggiungere l obiettivo di una zingari in prima persona. Forse volta i dati vengono registrati in dignitosa accoglienza delle comunità zingare e per promuovere una è ormai tempo che noi gagé non maniera ufficiale e in modo omogeneo su tutto il territorio. Ad ogni pretendiamo più di sapere che loro integrazione sociale e lavorativa nella città sono stati stanziati nomade viene rilasciata una copia cosa è bene per gli zingari, ma della scheda di censimento che che, limitandoci ad affiancarli con ed utilizzati per l anno 1996 più di contiene i dati anagrafici, una foto, un azione di sostegno, lasciamo 6 miliardi e mezzo di lire, ai quali la composizione del nucleo familiare e notizie sulla condizione abi- a loro la parola, perché, soggetti deve aggiungersi un miliardo per il primi ed accreditati presso i poteri tativa. A tutt oggi le schede hanno servizio di integrazione scolastica locali, ottengano il pieno rispetto enorme importanza per i Rom, che dei minori rom

10 Rispetto al problema abitativo, l Amministrazione intendeva proseguire su tre tipi di sistemi insediativi: insediamento stabile per chi intende fermarsi con container o roulotte personali e spazi comuni per la vita collettiva; aree di transito per famiglie itineranti che si fermano per brevi periodi; sistemazione residenziali per le famiglie che intendevano accedere a sistemazione in appartamenti IACP; Il Comune di Roma ha affidato all Arci Solidarietà e all Opera Nomadi un piano di interventi di sostegno sociale, di manutenzione ordinaria e di intermediazione organizzativa con l obiettivo di gestire i campi sosta realizzati, ma per i quali non è stato possibile attivare i meccanismi di autogestione e di controllo previsti dal regolamento e dalle delibere istitutive. E stata scelta la strada dell affidamento a trattativa privata per intervenire preventivamente e tempestivamente sui processi di degrado dei campi sosta, ricorrendo ai due organismi del volontariato che già lavorano per l integrazione sociale e scolastica. La convenzione ha coperto il trimestre ottobre-dicembre 1996 per un impegno di spesa di quasi ANNI milioni e mezzo di lire. Rispetto ai 50 campi censiti, solo 27 di questi, i più grandi, potevano dirsi attrezzati o dotati dei servizi essenziali, mentre tutti gli altri erano piccoli insediamenti costituiti da roulotte o baracche senza alcun servizio fornito. Rispetto invece alla realizzazione di nuovi campi Luigi Lusi (delegato del Sindaco per i Campi Rom) dichiara nel 2000:..dalla fine di marzo 1999 abbiamo cambiato la linea di intervento per quanto riguarda i rom d ora in poi non si faranno più campi ma villaggi con acqua, luce, gas e prefabbricati, moduli abitativi di 33 mq per 5 o 6 persone, con un bagno autonomo. Proseguendo con le iniziative intraprese nei campi di Casilino 700 e Salviati 2 e quelle future alla fine di luglio ne apriremo un altro a Tor de Cenci che sarà il campo migliore non d Italia ma d Europa e in sostanza apriremo 5 villaggi per 1300 persone entro il : L Ufficio centrale per i problemi delle zone di confine e delle minoranze etniche cura, nel 1999, la stesura del rapporto dell Italia in virtù dell art. 25, paragrafo 1, della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, che il nostro Paese ha ratificato il 3/11/97 e che è in vigore dall 1/3/98 (legge 302 del 28/8/97). Qui si specifica che secondo il sistema giuridico italiano la nozione di minoranza è esclusivamente collegata a quella di minoranza linguistica sulla base dell art. 6 della Costituzione. Tutti gli altri elementi che possono caratterizzare una minoranza (etnia, religione, razza ecc.) costituiscono oggetto di altri articoli a carattere generale della nostra Costituzione. I Rom e Sinti non sono citati tra le minoranze linguistiche, a dispetto di quanto affermato, per esempio, dalla Pronuncia del Consiglio Nazionale P.I. e dal 1 Rapporto sulle minoranze redatto dallo stesso Ufficio del ministero dell Interno. Una delle questioni ancora irrisolte rimaneva quella dei vincoli della L.R. n.82/1985, che considerava adatte per i campi sosta attrezzati le sole aree finalizzate a servizi ( zone omogenee F, infatti la legge cercava in questo modo di evitare ogni emarginazione urbanistica ) Ma il Comune, ha più volte sollecitato l approvazione di una nuova legge organica, i cui aspetti più significativi sarebbero dovuti essere: - la possibilità di localizzare i campì anche in aree destinate dal piano regolatore a verde e ad uso agricolo, distinguendo inoltre le aree per la residenzialità e quelle per il transito; - la possibilità di attrezzare campi sosta provvisori; - la necessità di adottare un piano regionale dei campi sosta e transito per stabilire una razionale distribuzione su tutto il territorio regionale; - l individuazione di competenze e procedure per l orientamento al lavoro, la formazione professionale e il sostegno all occupazione; - la disciplina del problema della scolarizzazione; - l assistenza sanitaria per i Rom e Sinti esclusi dal Servizio Sanitario Nazionale la necessità dì adeguati finanziamenti per i campi e i servizi. La presenza Rom a Roma si trasforma definitivamente assumendo i connotati della stanzialità. Spariscono i vecchi mestieri che avevano caratterizzato il popolo Rom, l artigianato del ferro e del rame, l arte circense, la cura dei cavalli e con loro scompare una parte della tradizione. Le nuove generazioni in moltissimi casi non hanno mai abbandonato il territorio comunale e quando lo fanno è solo per brevi periodi. Nei 6 anni successivi al censimento del 1995 la situazione è andata modificandosi sia per le dinamiche interne alle varie comunità, ma anche per gli interventi di natura istituzionale che hanno portato alla chiusura di numerosi insediamenti (da 51 insediamenti ai 22 attuali). L Amministrazione ha continuato a monitorare la situazione mediante una serie di censimenti condotti nel corso del tempo sui singoli insediamenti. Dall integrazione dei dati originari del censimento cittadino del 1995 con quelli acquisiti su scala locale negli anni successivi risulta che il numero totale delle presenze sul territorio comunale assomma a circa unità distribuite in 22 insediamenti.(esistono una serie di microinsediamenti costituiti da roulottes, o campi abusivi abitati anche da Rom di cittadinanza italiana, che non sono stati conteggiati). Si è ormai di fatto concluso il flusso proveniente dai Paesi della ex Jugoslavia (Bosnia, Serbia), ed in forte aumento negli ultimi anni quello proveniente dalla Romania, soprattutto dopo che, nel 2007, la Romania entra nell Unione Europea. Intanto cresce sempre di più il clima di terrore nel quale si vive giornalmente, sembra che la caccia allo straniero, il soggetto più debole, sia il problema politico più importante da affrontare in Italia. In nome della tanto acclamata sicurezza e decoro si cerca di allontanare sempre più in aree distanti dal centro ciò che crea disturbo, fingendo che non esista semplicemente perchè non lo si vede. In realtà dietro ogni sgombero esiste un interesse economico molto forte in relazione al valore del terreno sulla base della presenza o meno di un un campo rom nei dintorni. (Francesco Careri) 2002: Nel 2002 nasce il PIA- NO DI INTERVENTO finalizzato all integrazione delle comunità rom/sinti. Il presente documento si pone in continuità con le strategie di intervento definite dalla delibera di Consiglio Comunale n.31/99 Linee programmatiche di indirizzo per gli interventi dell Amministrazione Comunale finalizzati all integrazione delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti. La Delibera Consiliare 31/99 individuava due tipologie base per la prima accoglienza delle popolazioni Rom/sinti sul territorio cittadino ( campo sosta e villaggio attrezzato ). Riprendendo quanto previsto dalla Delibera, La permanenza nelle aree di sosta e nei villaggi deve essere pertanto considerata una soluzione provvisoria, di breve o medio termine,in vista del passaggio ad una soluzione abitativa stabile in civile abitazione da realizzarsi secondo regole e modalità comuni a tutti i cittadini. Ed il villaggio stesso, essendo il luogo nel quale questa transizione deve avvenire, va quindi concepito come un incubatore di quel processo di integrazione socio culturale al quale si faceva riferimento. Risulta del tutto ovvio che, affinché ciò sia possibile, una volta realizzata materialmente la struttura abitativa, essa dovrà essere accuratamente e costantemente gestita e dovranno essere realizzate tutte le forme progettuali di intervento sociale che possano, attivando le risorse del territorio circostante e quelle interne alla comunità ospite, perseguire l obiettivo della graduale fuoriuscita delle famiglie dal villaggio verso una soluzione abitativa stabile, legata ad un effettivo inserimento socio-economico. Si prevedevano tre diverse tipologie, che si sviluppavano in diversi modelli alloggiativi e differenti livelli di azione socio-integrativa: 1) Le aree di sosta temporanea: dove era prevista H24 anche con l eventuale supporto di personale di istituti di vigilanza privata. Le aree di sosta erano intese come insediamenti temporanei e non strutturati. Si prevedeva nel triennio la realizzazione di 6 aree della superficie media di circa 1.5/2 et-tari l una. L obiettivo era comunque quello di predisporre un accoglienza per circa persone, circa 80 nuclei familiari. 2) I Villaggi attrezzati: Si trattava di aree attrezzate con opere di urbanizzazione e prefabbricati mono familiari assegnati ai nuclei Rom. Dovevano essere dotate di spazi comuni, prefabbricati per uffici ed infermerie. La permanenza era di 36 mesi, eventualmente rinnovabile. Lo scopo è infatti quello di avviare un percorso integrativo finalizzato ad inserimento abitativo ( Terza Tipologia ). Era previsto un servizio di vigilanza H24, con il supporto costante della Polizia Municipale. Le Aree erano di circa 1 ettaro di estensione. Non richiedono requisiti di edificabilità grazie all utilizzo di moduli abitativi prefabbricati (considerati mobili). L estensione prevista permette di creare spazi verdi e spazi comuni,oltre ad una viabilità interna adeguata. Il modello urbanistico era analogo a quello già sperimentato negli ultimi villaggi realizzati (Candoni, Tor de Cenci, ecc ). Si prevedeva nel triennio l attivazione complessiva di 12 villaggi attrezzati. Quattro sono già realizzati, due in via di completamento. Era quindi necessario realizzare altri 6 villaggi. Per ogni Villaggio Attrezzato si prevedeva una accoglienza per circa 250 persone, per un totale in 12 Villaggi di circa persone. 3) L inserimento abitativo: Era necessario mettere i Rom in condizioni di accedere ai diversi strumenti previsti (buoni casa, contributi all affitto, ecc). Ciò attraverso un percorso di tutoraggio da sviluppare durante il periodo (36 mesi) di permanenza nei villaggi attrezzati. Nei villaggi attrezzati esistevano già nuclei in grado di sostenere anche economicamente una simile soluzione. In sintesi, il programma prevede che Roma, nel prossimo triennio, sia dotata di 6 aree di sosta temporanea e 12 Villaggi "Io capisco Alemanno, e condivido perfino alcune cose che vuole fare in materia di sicurezza. Per il sindaco deve sapere che se vuole cacciarci via tutti, se vuole mandarmi via dal mio paese, dove sono cresciuta e dove e' nato da otto mesi anche mio nipote, se vuole spedirmi non so dove perche' questa e' la mia terra, allora deve cacciare anche i nostri morti che sono sepolti al cimitero di Prima Porta". (Parla Umiza Halilovic, prima donna eletta portavoce di un campo rom a Roma, il Cesare Lombroso, che sorge in pieno XIX municipio, nel quadrante nord-ovest della capitale, e dove vivono 155 persone di cui 80 minorenni.) 18 19

11 attrezzati, per un totale di 18 insediamenti. Seppur nasca nell ambito della costruzione del Piano Regolatore Sociale della città di Roma, mirato all integrazione delle comunità Rom/Sinti, il piano pone delle norme rigide sulla sosta nei campi, accesso, permanenza, nei villaggi. Il campo che dovrebbe essere un luogo di transito, un luogo in cui si è soltanto degli ospiti, per molti Rom ormai stanziali è diventato l unico posto dove poter stare. La soluzione trovata è solo temporanea e per i Rom, che nomadi ormai non lo sono più da anni, sembra non esistano soluzioni a lungo termine. Il numero delle persone presenti supera di gran lunga le 250 previste, addirittura in alcuni posti è triplicato, così come la grandezza dell area, e la sosta all interno del campo, che ha superato i 36 mesi previsti. In questa legge si svincola il problema dell ubicazione dei campi (al contrario di quella dell 85), e si lascia libera l amministrazione di poter spostare un campo dove vuole. L inserimento abitativo, poi, non si è mai sviluppato tranne pochi casi isolati. 2005: Il 14 settembre 2005, a seguito dell ordinanza 209 del 12 settembre del sindaco Veltroni, il Comune di Roma sgombera 150 famiglie Rom di nazionalità bosniaca dal campo attrezzato di Vicolo Savini, nel quartiere Marconi, vicino alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, e le trasferisce al campo di Castel Romano, in località Monte Melara. La nuova destinazione dei Rom si trova lungo la Pontina, assai fuori dal raccordo anulare, più vicino a Pomezia che al centro di Roma, all interno di un area naturale protetta. Il 21 febbraio del 2007 il comune sgombera il campo abusivo di Tor Pagnotta, nel XII Municipio, lo stesso di Castel Romano, e trasferisce i 140 montenegrini lì presenti nella Riserva, dietro il campo ufficiale. E chiaro che questi villaggi della solidarietà vanno a rendere edificabili porzioni di campagna romana e a far abbassare i prezzi delle aree. 2007: I dati del CENSIMENTO DEL NOVEMBRE 2007 mostrano un quadro molto cambiato e rispetto al La presenza di nomadi o rom a Roma passa da ad oltre ; di questi alloggiati nei campi dell Ord. 80 mentre quasi in insediamenti abusivi. Un dato impressionante perché i campi storici fanno registrare solo un piccolo aumento di presenze, ma quasi lo stesso numero di persone vive in nuovi insediamenti abusivi. Si tratta dell effetto Romania: l ingresso del paese nella UE ha provocato la migrazione di migliaia di persone che, acquisito lo status di cittadini comunitari, sperano di trovare a Roma possibilità di vita migliori. Negli insediamenti vivono in prevalenza Rom rumeni, mentre gli altri cittadini rumeni di solito vivono in appartamenti, anche riunendosi in più nuclei. Molti dei Rom rumeni, prima di arrivare in Italia, abitavano in una casa. La città sembra non reggere un tale afflusso; per i rom non ci sono spazi, non c è possibilità di lavoro,dicono, e il fatto che riempiano di baracche le periferie della città contribuisce all insofferenza nel loro confronti. Come al solito vengono considerati brutti, sporchi e ladri. Il clima che si respira in città è pesante e peggiora ancora di più a seguito di due episodi. Il 17 agosto 2007 Luigi Moriccioli, un pensionato, viene aggredito da due rumeni all altezza di Tor di Valle. Dopo due mesi, il 31 ottobre, nei pressi della stazione di Tor di Quinto un altro rumeno violenta e uccide Giovanna Reggiani, una donna di mezz età che stava tornando a casa. I giornali non fanno che parlare di questo, anche se le notizie vanno avanti, e nonostante in Italia casi del genere se ne sono di Maria Elena Vincenzi 21 Febbraio 2009: Via alle ronde nei campi abusivi Le forze dell ordine non bastano A coordinare l iniziativa che va avanti da circa un mese e mezzo e si chiama ronde a Roma a partire dal XII Municipio. verificati parecchi, anche da parte di Italiani. Ma è la goccia finale; contro i rumeni e i rom in genere si scatena la furia generale di politici e cittadini. Si promuovono incontri tra i Ministri degli Esteri dei due stati e il Sindaco di Roma vola a Bucarest per trovare rimedi congiunti al problema. In città intanto lanciano bottiglie molotov contro le baracche di rumeni accampati a Ponte Mammolo sulle sponde dell Aniene. La situazione è insostenibile e il Comune promuove una doppia serie di iniziative: da una parte si sgomberano gli insediamenti abusivi in collaborazione con la Questura e dall altra, tramite l Ufficio Immigrazione, si propone ai rom rumeni un rimpatrio assistito con l assicurazione di un posto di lavoro in patria. Dopo le due operazioni congiunte le presenze scendono dalle di ottobre 2007 alle di aprile 2008, ma la spinta migratoria non si esaurisce. La presenza dei Rom rumeni rappresenterà una costante e come è stato fatto a suo tempo con i profughi della ex - Jugoslavia, si proporrà la stessa soluzione campo. A questo proposito secondo gli ultimi rilievi effettuati dalla Polizia Municipale a tutto il 2007, i campi storici dell Ordinanza 80, attrezzati o semiattrezzati, passano da 27 a 21, i campi diminuiscono ma nello stesso tempo si ingrandiscono quelli presenti, raggiungendo le 700 persone, e nascono nuovi piccoli campi abusivi nei luoghi più malsani della città, privi di qualsiasi servizio. 2008: ORDINANZA DEL PRES- IDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30 maggio 2008 Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunita nomadi nel territorio della regione Lazio,.. Considerato che detti insediamenti, a causa della loro estrema precarieta, hanno determinato una situazione di grave allarme sociale, con possibili gravi ripercussioni in termini di ordine pubblico e sicurezza per le popolazioni locali Il Prefetto di Roma e nominato Commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008, citato in premessa, nel territorio della regione Lazio, con particolare riferimento alle aree urbane del Comune di Roma e alle zone circostanti. Quest ordinanza è molto importante poiché da questo momento, tutto ciò che riguarda i Rom è di diretta competenza del prefetto, in questo modo nemmeno i municipi possono mettere bocca. 2009: Nasce invece a febbraio 2009, il nuovo REGOLAMENTO DEI CAMPI. Proprio in quest ultimo periodo forze dell ordine e amministrazione stanno portando avanti i censimenti per controllare e requisiti dei Rom ad acquisire il DAST ( Documento di Autorizzazione allo Stazionamento Temporaneo). Il nuovissimo strumento normativo introduce una novità significatica. Nell Art. 2.4 dove si parla di vigilanza sembrerebbe intenzione del Comune affidare il presidio, fino ad ora assegnato a cooperative e associazioni, a soggetti selezionati della vigilanza privata... Nel perimetro esterno si prevedono, altresì, forme di vigilanza delle Forze dell Ordine da attuare con le modalità ritenute più opportune dal Questore.... Il presidio di vigilanza fisso sarà fatto quindi da vigili urbani e/o da vigilanza Il campo che dovrebbe essere un luogo di transito, un luogo in cui si è soltanto degli ospiti, per molti Rom ormai stanziali è diventato l unico posto dove poter stare. La soluzione trovata è solo temporanea e per i Rom, che nomadi ormai non lo sono più da anni, sembra non esistano soluzioni a lungo termine. privata, inizialmente, fin quando l amministrazione non assumerà nuovi vigili. Doppio cordone di sicurezza 24 ore su 24: dentro e lungo il perimetro del campo nomadi. Obbligo di identificare chiunque entri: sia i residenti, cui verrà rilasciato un tesserino con fotografia e dati anagrafici, sia i visitatori occasionali. Obbligo di annotare tutti gli ingressi su due registri appositi. Divieto di accesso, parcheggio e transito di veicoli e motoveicoli. Divieto di ospitare parenti o amici dopo le 22. Divieto di accendere fuochi fuori dalle aree autorizzate. Messo a punto dal prefetto Giuseppe Pecoraro nella sua veste di commissario per l emergenza nomadi, si tratta del primo testo unico dei campi romani. L obbiettivo è chiaro: disciplinare in modo univoco la gestione e le regole di condotta cui i Rom devono attenersi se vogliono essere ammessi negli insediamenti autorizzati, che il Campidoglio gestirà insieme a un Comitato consultivo di cui fanno parte, oltre ai rappresentanti del Comune, Asl, vigili del fuoco, polizia, carabinieri e un delegato rom. Gli unici dove i nomadi potranno vivere, una volta che la nuova disciplina entrerà in vigore. Per conquistare la residenza nel villaggio, che sarà valida per due anni,bisognerà ricevere l autorizzazione del Dipartimento alle Politiche sociali. Chi però ha subìto una condanna definitiva o un periodo di detenzione superiore a due anni, non si presenti nemmeno: verrà respinto. Pesante la sanzione per chi sgarra: l espulsione dal campo entro 48 ore dalla revoca (articolo di Giovanna Vitale). Cosa questa assurda, poiché a nessuno è mai venuto in mente di togliere la casa popolare a chi sgarra. STRASBURGO, 25 APRILE CONSIGLIO D EUROPA, l Italia è seconda in Europa per violazioni dei Diritti Umani membri Ue, un volo verso il basso che le organizzazioni per i Diritti Umani percepirono con sconcerto, perché gli abusi raggiungevano le fasce più vulnerabili della popolazione, i migranti e le etnie non italiche sia da parte del governo che da parte delle amministrazioni locali, senza differenze, in quanto ad efferatezza persecutoria, fra destra e sinistra. Nel 2008 l Italia è salita - come attesta il Rapporto dell Ue sull esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell uomo - al secondo posto, dietro la Romania, con un distacco ridottissimo. La campagna Sicurezza è stata in modo infame utilizzata (dal sindaco di Roma Veltroni ai sindaci leghisti passando per quelli berlusconiani) per arrivare al tristemente famoso PACCHETTO SI- CUREZZA, del maggio 2009, e con questo terminiamo la carrellara di leggi proposta.il pacchetto introduce il reato di clandestinità per chi entra o soggiorna illegalmente in Italia, rende legali le ronde, vieta alle straniere irregolari senza passaporto di riconoscere i propri figli, aumenta a sei i mesi di permanenza nei centri d identificazione ed espulsione. Con l introduzione del reato di clandestinità, in particolare, tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno rischiano di perdere i più semplici diritti fondamentali, come l iscrizione all anagrafe dei figli, mandarli a scuola, farsi curare da un medico e la possibilità di sposarsi. Si comprende lo schifo a cui sta assistendo la nostra povera Italia, immobile, priva di politici che non si incazzano del fatto che si ripropongono leggi raziali che sembravano ormai superate, e misure definibili, senza alcun e precipita verso il primato dell orrore.. Nel 2006 era nella media europea: non certo un Paese esemplare, in quanto rispetto delle minoranze, ma neanche una nazione da additare per le politiche disumane. Nel 2007 è salita al settimo posto in quella che va definita la classifica dell orrore. Settima su 47 Stati 20 21

12 dubbio, discriminatorie e xenofobe. Si pretendono ronde, tolleranza zero, e poi si danno picconate e si rischia il concreto pericolo di produrre insicurezza con problemi ben più importanti come la casa e il lavoro. Se invece si imbocca la via della chiusura e della repressione nelle leggi e nelle misure amministrative, una tentazione diffusa non solo tra i conservatori, bisogna essere consapevoli dei rischi morali e politici che essa comporta. La discriminazione e il razzismo diventano tanto più pericolosi quando più o meno palesemente si fanno leggi dello Stato, perché questa istituzionalizzazione della discriminazione viene percepita come una pubblica autorizzazione e legittimizzazione alla brutalità. Essa può innescare una spirale di violenza difficile da fermare. Questo è il clima odierno, e vorremmo ricordare la bellissima poesia, Alla mia nazione, di P.Paolo Pasolini, sempre attuale: 4. Il primo congresso Rom e Sinti (22-23 Aprile 2009) Dopo tanti anni, Rom e Sinti chiedono politiche d i f f e r e n t i, chiedono l abbandono di assistenzialismo ed esclusione, e chiedono di essere i primi interlocutori all interno della sfera politica. Questo è quello che ne viene fuori anche dal primo congresso della Federazione Rom e Sinti insieme, nata a Mantova nel maggio 2008, da diciannove realtà associative rom e sinte. Il primo congresso, svoltosi il 22 e 23 aprile 2009 a Roma ha visto una partecipazione ampia di Rom e Sinti provenienti da tutta l Italia, e con parlamentari di diversa estrazione politica e rappresentanti della società civile, sulle loro condizioni economico sociali e sulle loro aspirazioni. Il congresso si è svolto all insegna di due slogans: 1. Dalla mediazione alla partecipazione attiva 2. Ieri la nostra cultura per una politica, oggi e domani una politica per la nostra cultura. Il congresso ha approvato una mozione che individua sei obbiettivi strategici: 1. Riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica 2. Accesso alla cittadinanza secondo il principio dello ius soli 3. Superamento dei campi nomadi e individuazione di soluzioni abitative 4. Denuncie e contrasto dell anti-ziganismo montante 5. Promozione di politiche di formazione professionale e occupazioni stabili 6. Impegno per la diffusione della conoscenza delle culture rom e sinte per combattere pregiudizi e discriminazioni Ha detto Nazzareno Guarnieri presidente della federazione Per i Rom e Sinti l obiettivo della partecipazione attiva deve essere percepito come un fine che investe processi di trasformazione culturale e sociale di portata collettiva, un processo sociale di azioni attraverso le quali gli individui, le comunità e le organizzazioni guadagnano padronanza sulle loro vite nel contesto di cambiare il loro ambiente sociale e politico per migliorare l equità e la qualità di vita». Il riconoscimento di minoranza linguistica per Rom e Sinti, la diffusione e la conoscenza della loro cultura, abbandonare la politica dei campi nomadi subito utilizzando le risorse già disponibili per campi nomadi ed altre nazionali e comunitarie, per avviare una politica abitativa pubblica per tutti i cittadini, Rom e Sinti compresi, abbandonare ogni forma politica differenziata e le forme di assistenzialismo culturale e definire un ruolo propositivo per Rom e Sinti. Sono queste le principali richieste emerse nel primo giorno di apertura del primo congresso. RICONOSCIMENTO DELLO STATUS DI MINORANZA STORICO-LINGUISTICA Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico ma nazione vivente, ma nazione europea: e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti, governanti impiegati di agrari, prefetti codini, avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi, funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino! Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti, tra case coloniali scrostate ormai come chiese. Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti, proprio perché fosti cosciente, sei incosciente. E solo perché sei cattolica, non puoi pensare che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male. Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo. Pier Paolo Pasolini La legge 15 dicembre 1999, n. 482, definisce il quadro generale per l attuazione dell articolo 6 della Costituzione, affidando alle regioni e ai comuni precisi compiti di programmazione e di intervento in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche storiche. La legge 15 dicembre 1999, n. 482 bisognerebbe modificarla per poter estendere alle minoranze rom e sinte la tutela assicurata dalla medesima legge alle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e a quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l occitano e il sardo. Durante l iter parlamentare della legge (atto Camera n. 169 della XIII legislatura), il riferimento alle minoranze sinte e rom fu stralciato dal provvedimento, nonostante più di una proposta di legge abbinata ne tenesse giustamente conto. La grave omissione da parte del legislatore fu denunciata all indomani dell approvazione della legge n. 482 del 1999, da quella parte della cosiddetta «società civile» sensibile alle problematiche relative a tali minoranze. Oggi come allora la considerazione che lo stralcio fosse coerente con le norme tipiche della legge risulta infatti insufficiente. Quel pregiudizio culturale, che storicamente e socialmente accompagna l idea dei rom e dei sinte, sembrò infatti prevalere su un approccio più moderno e coerente ad una, seppur complessa, realtà sociale. La conseguenza di questa decisione fu quella di rinviare ad una legislazione ad hoc (peraltro mai varata) le realtà rom e sinte, respingendo in una sorta di «ghetto culturale» un mondo ricco di esperienze e di fermenti propri. Oggi siamo in presenza di una evidente disparità di condizioni per lo stato di inferiorità nella considerazione pubblica e nella condizione giuridica delle comunità rom e sinte, per le quali sono stati disposti perfino speciali regolamenti che ne limitano diritti e libertà personali. È necessario quindi ridurre questo stato di disparità agendo su diversi fronti, quello sociale, quello culturale ma soprattutto su quello istituzionale. Su quest ultimo è necessaria una legge che riconosca ai rom e ai sinti lo statuto di minoranza etnica e linguistica come è per altre minoranze presenti sul territorio nazionale

13 il ruolo della partecipazione DALLA CONFERENZA ERIO. RELAZIONE ROM E SINTI IN ITALIA. LE BUONE PRATICHE: LA MEDIAZIONE CULTURALE La politica dell indifferenza ha prodotto l assistenzialismo culturale, sostenuto e realizzato dalle associazioni pro rom/sinti, composte da cittadini Italiani, le quali dagli anni 60 si sono avvicinate alle nostre minoranze per migliorare le nostre condizioni di vita e cercando di interpretare i nostri bisogni, la nostra realtà, la nostra cultura, hanno proposto agli enti locali soluzioni e collaborato alla loro realizzazione, soluzioni che certamente hanno posto la questione Rom e Sinta all attenzione della politica italiana attraverso un drammatico disastro. Per esempio. Queste associazioni hanno teorizzato la politica abitativa dei campi nomadi, secondo la loro interpretazione il campo nomade era la risposta abitativa ai bisogni culturali dei Rom, ma questa interpretazione non è stata corretta e la drammaticità di questa scelta politica è oggi evidente e drammaticamente vissuta da Rom e Sinti. Potrei fare altri esempi di scelte politiche sbagliate per documentare il fallimento dell assistenzialismo culturale in Italia, e le cause del fallimento sono da addebitare ad una errata lettura della realtà e dei bisogni delle minoranze Rom e Sinte. Le strategie organizzative delle organizzazioni pro rom/sinti Italiane si sono contraddistinte: 1.assenza di partecipazione attiva di Rom e Sinti 2.assenza di collaborazione con esperti Rom/Sinti 3.si sono arrogati il diritto di sostituirsi a rappresentare Rom e Sinti a tutti i livelli 4.si occupano quasi esclusivamente di Rom stranieri 5.nulla hanno fatto per incentivare la partecipazione attiva di Rom e Sinti 6.spesso hanno soffiato sul fuoco della divisione tra gli stessi Rom (. ) Per quasi mezzo secolo le minoranze Rom e Sinte Italiane sono state considerate a tutti i livelli un OGGETTO da utilizzare e sfruttare, mai un SOGGETTO ATTIVO con cui relazionarsi, confrontarsi, concertare e condividere un obiettivo. Alle organizzazioni di volontariato pro rom/sinte Italiane va riconosciuto il merito di aver posto la questione Rom in Italia, Rom e Sinti ringraziano questi amici per la loro sensibilità umana, ma grazie per quello che avete fatto per noi, ma per favore fermatevi. Decenni di assistenzialismo culturale contraddistinta da incompetenza e disinteresse hanno permesso la realizzazione di scelte politiche sbagliate che hanno favorito l attecchire di pregiudizi, intolleranza, discriminazione, razzismo, lasciando incancrenire il degrado in devianza, l esclusione sociale in ghettizzazione, il problema sociale in questione d ordine pubblico; una questione sociale, culturale e politica, è stata ridotta ad un problema di ordine pubblico e di gestione della criminalità. Questo accade in un contesto fatto di negazione della partecipazione attiva e arrogante sostituzione a Rom e Sinti, di inadempienza delle normative che regolano l integrazione e la protezione delle minoranze etnico linguistiche. (Nazzareno Guarnieri) 24 25

14 ord. 80/96 censimento 1995 presenze tot presenze tot n. mun. campo n. persone n. mun. campo N.persone nazionalita' etnie tipologia campo proprieta' area strutture PUBBLICHE n. mun. campo N.persone nazionalita' etnie tipologia campo proprieta' area strutture PUBBLICHE 2002 presenze tot presenze tot n. mun. campo N.persone nazionalita' etnie tipologia campo proprieta' area strutture PUBBLICHE 1 I Campo Boario II Foro italico II Stadio Flaminio 9 4 IV Monte Amiata 48 5 V Salviati 72 6 V Martora V Palombini (più Cicogna) V Compagna 92 9 V Mirtillo (Casal Caletto) V Cervara (Casal Caletto) V Spellanzon V Serenissima V Casal Tidei VI Gordiani VI St. Prenestina VI Hortis ( più Tolmezzo) VII Casilina VII Casilina VII Centocelle VII Olmi VII Togliatti VII Dameta ( più Naide) VII Nono VIII Acqua Vergine (Collatina 1,2) IX Arco Travertino X Scintu X Vignali X Rapolla X Viviani X Pelizzi X Procaccini 8 32 XI Savini XI Vasca Navale XI Sette Chiese XII Tor di Valle XII Tor Pagnotta XII Mezzocamino XII Butera 4 39 XII Castel Romano XIII Ortolani (Acilia) XIII Lenormant 6 42 XV Candoni XV Muratella XV Mazzacurati XVIII Monachina XVIII Boccea ( Fosso Acqua Fredda) XVIII Moricca (Albergotti) 9 48 XIX Lombroso ( S.M.Pietà) XX Tor di Quinto ( Baiardo) XX Gigli Sintesi le mappe dei campi dal'96 al 2008 Fonti ufficiali -ordinanza 80/'96 fornita dal V dipartmento del comune di roma-ufficio nomadi dati aggiornati al Piano di intervento finalizzato all'integrazione delle comunita' rom/sinti del 02/04/2002 dati aggiornati al gennaio pubblicazione sul sito del comune di roma dell' elenco dei campi aggiornato al elenco campi fornito dall'ufficio nomadi con i dati aggiornati al I Campo Boario 200 Italia Kalderasha insediamento comunale fontanella pubblica 1 I Campo Boario 105 Italia Kalderasha insediamento comunale fontanella pubblica 1 II Foro Italico 89 Serbia Kanjarja Semi Metroferro wc chimici - acqua Croazia attrezzato Montenegro 2 II Foro Italico 128 Serbia Kanjarja insediamento Metroferro wc chimici - acqua 2 II Foro Italico 128 Serbia Kanjarja insediamento Metroferro wc chimici - acqua Croazia Croazia 2 IV Camping 204 Romania Camping privato convenzionato Bagni docce- Montenegro Montenegro Nomentano Serbi acqua- luce 3 V Salviati 1 76 Romania Rudari Attrezzato con comunale lavatoi comuni mon. 3 V Salviati 1 76 Romania Rudari Attrezzato con comunale lavatoi comuni 3 V Salviati 1 69 Romania Rudari Attrezzato con comunale lavatoi comuni Serbia moduli abitativi igienici Serbia moduli abitativi - monoblocchi Serbia moduli abitativi - monoblocchi acqua - luce utenze igienici - acqua igienici - acqua individuali - luce - utenze - luce - utenze individuali individuali 4 V Salviati Bosnia Khorakanè Attrezzato comunale lavatoi comuni - mon. Rudari con moduli igienici - acqua - luce 4 V Salviati Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale lavatoi comuni 4 V Salviati Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale acqua - luce - abitativi - utenze individuali - moduli abitativi - monoblocchi moduli abitativi utenze individuali legnaia igienici - acqua - legnaia - luce - utenze individuali - legnaia 5 V La Martora 298 Romania Rudari Semi comunale wc chimici - lavatoi - acqua 5 V La Martora 208 Romania Rudari Semi attrezzato comunale wc chimici - lavatoi Serbia attrezzato Serbia - acqua 5 V La Martora 207 Romania Rudari Semi attrezzato comunale wc chimici - lavatoi 6 V Spellanzon 67 Italia Sinti Giostrai Semi attrezzato comunale wc chimici - acqua Serbia - acqua 6 V Spellando 87 Italia Sinti insediamento comunale wc chimici (Colli Anniene) pubblica con fontanella giostrai 6 V Spellanzon 87 Italia Sinti giostrai insediamento comunale wc chimici 7 VI Gordiani 194 Romania Rudari insediamento Iacp wc chimici in corso di 7 VI Gordiani 190 Serbia Rudari Attrezzato con Iacp Prefabbricati- illuminazione Serbia trasformazione di villaggio attrezzato Serbia pubblica 7 VI Gordiani 194 Romania Rudari insediamento Iacp wc chimici moduli abitativi 8 VII Caslino Bosnia Khorakanè insediamento comunale wc chimici - acqua - illuminazione pubblica Macedonia - illuminazione attrezzato acqua 8 VII Casilino Bosnia Khorakanè insediamento comunale wc chimici - acqua 8 VII Naide 30 Semi comunale wc chimici - Macedonia Marocco Marocco pubblica 9 VII Casilino Bosnia Khorakanè Semi comunale wc chimici - acqua 9 VII Togliatti 30 Romania Rudari insediamento comunale wc chimici 9 VII Togliatti 30 Romania Rudari insediamento comunale wc chimici Macedonia attrezzato Serbia Serbia Marocco 10 VII Via Da meta 61 Serbia Kanjarja insediamento comunale 10 VII Via Dameta 61 Serbia Kanjarja insediamento comunale 10 VII Dameta 38 Serbia Kanjarja Semi comunale wc chimici - Croazia Croazia Croazia attrezzato acqua Montenegro Montenegro Montenegro 11 VII Via Taide 19 Serbia Kanjarja insediamento comunale 11 VII Via Naide 19 Serbia Kanjarja insediamento comunale 11 VIII Salone 696 Serbia Kanjarja Attrezzato con privata Prefabbricati- illuminazione Croazia Croazia Bosnia Khorakanè moduli abitativi Montenegro Montenegro Romania Rudari pubblica 12 VII Luigi Nono 40 Italia Sinti insediamento comunale wc chimici - illuminazione pubblica minazione pubblica Travertino attrezzato luminazione 12 VII Luigi Nono 40 Italia Sinti insediamento comunale wc chimici - illu- 12 IX Arco di 38 Bosnia Khorakanè Semi comunale wc chimici - il- 13 VIII Acqua 245 Serbia Kanjarja insediamento privata wc chimici 13 VIII Acqua 243 Serbia Kanjarja insediamento privata wc chimici pubblica Vergine Croazia Vergine Croazia 13 X La Barbuta 341 Bosnia Khorakanè Semi comunale wc chimici - luce Montenegro Montenegro Sinti attrezzato - illuminazione 14 VIII Salone 1000 Serbia Kanjarja Semi attrezzato privata wc chimici - illuminazione pubblica - acqua Croazia Khorakanè minazione pubblica 14 XI Sette Chiese 26 Italia Sinti Semi comunale wc chimici - acqua 14 VIII Salone 729 Serbia Kanjarja Semi attrezzato privata wc chimici - illu- pubblica Croazia Khorakanè Montenegro Rudari Montenegro Rudari - acqua attrezzato Romania Romania 15 XII Tor dé Cenci 352 Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale lavatoi comuni 15 IX Arco di 41 Bosnia Khorakanè semi attrezzato comunale wc chimici - illuminazione pubblica Travertino minazione pubblica igienici - acqua 15 IX Arco di 41 Bosnia Khorakanè Semi comunale wc chimici - illu- moduli abitativi - monoblocchi Travertino 16 X La Barbuta 252 Bosnia Italia Khorakanè Semi attrezzato comunale wc chimici - luce - luce - utenze 16 X Schiavo netti 100 Italia Sinti insediamento Sinti - illuminazione individuali -- pubblica campo sportivo - prefabbricati per 17 X La Barbuta 294 Khorakanè semi attrezzato comunale wc chimici - luce - illuminazione pubblica 17 XI Sette Chiese 18 Italia Sinti Semi attrezzato comunale wc chimici servizi Sinti 18 XI Vicolo Savini 640 Bosnia Khorakanè Semi attrezzato Terza Università - illuminazione pub- monoblocchi igienici 16 XII Castel 773 Bosnia Khorakanè Villaggio Privato in Prefabbricati- illuminazione Romano attrezzato affitto 18 XI Sette Chiese 18 Italia Sinti Semi attrezzato comunale wc chimici blica - lavatoi pubblica - locali 19 XI Vicolo Savina 750 Bosnia Khorakanè Semi attrezzato Terza Università illuminazione pubblica moduli abitativi - monoblocchi monoblocchi igienici - 19 XII Tor dé Cenci 264 Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale lavatoi comuni comuni 17 XIII Ortolan 61 Serbia Kanjarja Semi comunale wc chimici - acqua - lavatoi igienici - acqua Lenormat Croazia attrezzato con fontanella - luce - utenze Montenegro pubblica individuali - legnaia 20 Terricola 100 Bosnia Khorakanè insediamento privata roulotte - campo sportivo 18 XV Candoni 601 Romania Rudari - Korakané moduli abitativi utenze individuali Attrezzato con comunale acqua - luce - - prefabbricati per Serbia 21 XII Tor de Cenci 264 Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale lavatoi comuni mon. servizi - legnaia - campo Macedonia Kanjarja moduli abitativi igienici acqua - luce sportivo - prefabbricati per servizi 20 XII Tor Pagnotta 105 Bosnia Khorakanè Insediamento privata wc chimici - acqua utenze individuali con fontanella legnaia campo sportivo pubblica 19 XVIII Monachina 104 Bosnia Khorakanè Semi comunale wc chimici - acqua prefabbricati per servizi Romania attrezzato con autobotte 21 XIII Ortolan 106 Serbia Kanjarja Insediamento comunale wc chimici - acqua Croazia con fontanella 20 XIX Lombroso 150 Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale lavatoi - acqua Montenegro pubblica moduli abitativi - luce - utenze 22 XII Tor Pagnotta 105 Bosnia Khorakanè Insediamento privata/comunale fontanella pubblica legnaia wc chimici - acqua con individuali - 23 XIII Ortolani 106 Serbia Kanjarja Insediamento comunale wc chimici - acqua con 21 XX Tor di Quinto 227 Serbia Kanjarja Semi Demaniale wc chimici Croazia fontanella pubblica Croazia attrezzato Montenegro 22 XV Candoni 264 Romania Rudari Attrezzato con comunale lavatoi comuni Montenegro 24 XV Candoni 268 Romania Rudari Attrezzato comunale lavatoi comuni mon. Serbia moduli abitativi - monoblocchi con moduli igienici igienici - acqua abitativi acqua luce utenze - luce - utenze individuali legnaia - individuali - legnaia campo sportivo prefabbrcati per servizi - prefabbricati per River acqua- luce - campo sportivo 22 XX Camping 400 Romania Camping privato convenzionato Bagni docceservizi 25 XV Muratella 437 Bosnia Khorakanè Insediamento comunale wc chimici - acua con fontanella pubblica 26 XV Bellosguardo 158 Romania Rumeni Semi attrezzato provvisorio 27 XVIII Monachina Bosnia Khorakanè Insediamento XIX Lombroso 189 Bosnia Khorakanè Attrezzato con moduli abitativi 29 XX Tor di Quinto 335 Serbia Kanjarja Insediamento Croazia Montenegro comunale Container leggeri 23 XV Muratella 438 Bosnia Khorakanè Insediamento comunale wc chimici - acua con fontanella pubblica 24 XVIII Monachina 94 Bosnia Khorakanè Insediamento comunale comunale wc chimici - acqua con autobotte 25 XIX Lombroso 189 Bosnia Khorakanè Attrezzato con comunale comunale lavatoi - acqua - luce moduli abitativi - utenze individuali - legnaia 26 XX Tor di Quinto 294 Serbia Kanjarja Insediamento Demaniale Demaniale wc chimici Croazia Montenegro wc chimici - acqua con autobotte lavatoi - acqua - luce - utenze individuali - legnaia wc chimici 26 27

15 i campi ufficiali quadro legislativo dal 1985 ad oggi: LEGGE REGIONALE n. 82 del REGIONE LAZIO. Norme in favore dei Rom N. Mun. LOCALIZZAZIONE SERVIZI SOSTA PRECEDENTE NOTE TIPOLOGIA TERRENO N.U. W.C. LUCE H2O GRUPPO APPARTENENZA N. persone 1 II FORO ITALICO 2 10 x x KANIARJA 89 2 IV CAMPING NOMENTANO ASS. PRESIO SOCIALE 4 x x ATTREZZATO PRIVATO SLAVI-RUMENI Opera Nomadi 3 V SALVIATI x MON. x x V.TIBURTINA ATTREZZATO RUDARI 69 4 V SALVIATI 2 4 MON. x x CASILINO 700 ATT. CONTAINERS KHORAKANE'/ RUDARI 5 V MARTORA 3 44 x x RUDARI V SPELLANZON 2 6 SINTI ASS. GUARDIANIA FI.BI.DA.BI. 7 VI GORDIANI 2 MON. x x ATTREZZATO RUDARI 190 Ermes Bottega Solidale 8 VII NAIDE 30 9 VII CASILINA x x KHORAKANE' VII DAMETA 2 6 x x KANIARJA VIII VIA DI SALONE 12 IX ARCO DI TRAVERTINO 10 MON. ACQUA VERGINE- CESARINA ATTREZZATO KANIARJA / KHOR- AKANE'/ROMENI 2 MON. x x ATTREZZATO KHORAKANE' X LA BARBUTA x x KHORAKANE' / SINTI 696 Ermes Bottega Solidale 341 LEGGE 24 settembre 1992, n. 390 (GU n. 227 del 26/09/1992) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 luglio 1992, n. 350, recante interventi straordinari di carattere umanitario a favore degli sfollati delle Repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia, nonché misure urgenti in materia di rapporti internazionali e di italiani all estero DELIBERAZIONE COMMISSARIO STRAORDINARIO del 3 Giugno 1993 n. 117 Regolamento per i campi sosta attrezzati destinati alle popolazioni rom o di origine nomade. ORDINANZA DEL SINDACO N.80 del 23gennaio 1996 S.P.Q.R COMUNE DI ROMA Direttive per la verifica delle presenze dei nomadi nei campi sosta e negli insediamenti spontanei dislocati nel territorio cittadino LEGGE 6 marzo 1998, n. 40. Disciplina dell immigrazione e norme sulla condizione dello straniero LEGGE 15 dicembre 1999, n. 482 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche 14 XI V. SETTE- CHIESE 1 1 x x SINTI XII TOR DE CENCI MON. x x ATT. CONTAINERS 16 XII CASTEL ROMANO 17 XIII ORTOLANI LENORMANT mon. MON. x x VICOLO SAVINI TOR PIGNATTARA ATT. CONTAINERS KHORAKANE'-MACE- DONI x x KANIARJA Impegno per la promozione Impegno per la promozione PIANO DI INTERVENTO TRIENNALE 2 aprile 2002 finalizzato all integrazione delle comunità rom/sinti Approvato dalla Giunta Comunale DECRETO LEGISLATIVO 6 febbraio 2007 n. 30 Attuazione della direttiva 2004/38/ce relativa al diritto dei cittadini dell unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli stati membri 18 XV CANDONI 4 MON. x x ATT. CONTAINERS RUMENI-KHOR- AKANE' 19 XVIII MONACHINA 2 19 x KHORAKANE' XIX LOMBROSO S.M.PIETA' 21 XX T.DI QUINTO (BAIARDO) 22 XX CAMPING RIVER 4 MON. x x ATT. CONTAINERS 4 47 MONTE ANTENNE KANIARJA 227 CAMPI h24 ATTREZZATI CON CONTAIners CAMPI semi-attrezzati CAMPI autorizzati ma con baracche autocostruite 601 ARCI ARCI KHORAKANE' 150 ARCI ARCI EX SNIA VISCOSA ATTREZZATO PRIVATO RUMENI 400 ISOLA VERDE ONLUS ISOLA VERDE ONLUS DECRETO-LEGGE 1 novembre 2007 n. 181 Disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza DISEGNO DI LEGGE IN MATERIA DI SICUREZZA URBANA 30 ottobre 2007 DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 21 maggio 2008 Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunita nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30 maggio 2008 Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio della regione Lazio (ordinanza 3676) REGOLAMENTO del 18 febbraio 2009 per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nella Regione Lazio 28 29

16 considerata una soluzione provvisoria, di breve o medio termine, in vista del passaggio ad una soluzione abitativa stabile in civile abitazione da realizzarsi secondo regole e modalità comuni a tutti i cittadini ( ) Adesso siamo nel 2009, e quella soluzione che doveva essere soltanto provvisoria e' diventata definitiva, anzi, le previsioni future sono addirittura quelle di sostituire le poche aree comuni con altri container, andando a distruggre quei pochi equilibri che a fatica si sono riusciti ad ottenere. 6. il campo rom h24 di via di salone a roma L accampamento di Via Salone è sull estremo lato orientale di Roma, fuori dal Raccordo Anulare. Il campo esiste dal Molti degli occupanti del campo di Casilino 700, quando fu sgombrato, vennero mandati qui. A questi, negli anni, si aggiunsero persone provenienti dallo sgombero di Acqua Vergine, che a sua volta erano stati precedentemente sgomberati da Tor Bella Monaca, Così nel 2000 all interno del campo di Salone vivevano quasi 2000 persone, in condizioni igienico sanitarie disastrose. Non c era elettricità, nè impianto fognario, solo due cannelle per acqua, e grandi ratti ovunque. Il campo occupava sia la zona dove adesso si trova l attuale campo attrezzato, sia l area accanto, tutta area a destinazione agricola. Continuarono a vivere qui fino al 2004 quando uscì un bando per un campo semi-attrezzato inizialmente. Il campo venne quindi ridimensionato e l area, di proprietà dei Gianni, acquistata dal comune. Parte dell accampamento illegale viene demolito e gli abitanti trasferiti tutti insieme nell area accanto, per permettere l inizio dei lavori. Per prima cosa venne recintata l intera area, una gabbia. Una ventina di operai della Chebesà si misero al lavoro per fare strade, impianti fognari e illuminazione, marciapiedi e parcheggio esterno, e per ultimo arrivarono i container in sostituzione alle baracche. A giugno del 2006 si iniziano a fare i censimenti. Qui c erano circa 2000 persone, ma il campo era stato pensato per 140 famiglie, quindi sono andati a tirare fuori le persone più serie e hanno fatto una cernita per 134 famiglie; le rimanenti persone si sono sparpagliate per tutta Roma. Pronto il nuovo campo, hanno sgomberato l area dove vivevano momentaneamente i Rom, e per circa un mese operai dell Ama, del Comune e vigili urbani hanno provvisto alla rimozione, con le ruspe, delle roulotte abusive e delle carcasse di auto, alla distruzione delle baracche e alle opere di bonifica. Il campo è completato, e con Veltroni si realizza l idea del nuovo Villaggio della Solidarietà fiore all occhiello della giunta. Veltroni, infatti, col piano d intervento del 2002, riprende La Delibera Consiliare 31/99 approvata dall amministrazione Rutelli, che individua due tipologie base per la prima accoglienza delle popolazioni Rom/Sinti sul territorio cittadino ( campo sosta e villaggio attrezzato ) (..) La permanenza nelle aree di sosta e nei villaggi deve essere pertanto il vecchio campo di via di salone, prima dello sgombero Le foto sono tratte da un progetto del consorzio alberto bastiani Sono state chiamate "sicurezza e solidarieta'.. il nuovo motto per i nuovi villaggi. Quello di salone e' stato infatti considerato un villaggio "sperimentale"

17 Foto del vecchio campo di via di salone (...) adotta i provvedimenti del caso fino alla cancellazione della residenza e all allontanamento immediato nei confronti dei responsabili di eventuali trasgressioni al regolamento stesso (garantendo la tutela e l accoglienza dei minori facenti parte del nucleofamiliare). Servizi presenti Tutti i servizi di urbanizzazione (i presenti pagheranno una quota mensile di rimborso utenze). Presenti anche servizi specifici di formazione ed alfabetizzazione (scuola serale per adulti). Ambulatorio medico a giorni prefissati. Servizio di scolarizzazione con operatori delle associazioni.. Tipologia delle aree Aree di circa 1 ettaro di estensione, urbanizzabili ovvero dotabili di allaccio in fogna ed allaccio idrico. Le aree non richiedono requisiti di edificabilità grazie all utilizzo di mo-duliabitativi prefabbricati (considerati mobili). L estensione prevista permette di creare spazi verdi e spazi comuni, oltre ad una viabilità interna adeguata. Il modello urbanisti-co è analogo a quello già sperimentato negli ultimi villaggi realizzati (Candoni, Tor de Cenci, ecc ). Numeri dei Villaggi Attrezzati Si prevede nel triennio l attivazione complessiva di 12 villaggi attrezzati. Quattro sono già realizzati, due in via di completamento. E quindi necessario realizzare altri 6 vil-laggi. Numero delle persone accolte Per ogni Villaggio Attrezzato si prevede una accoglienza per circa 250 persone, per un totale in 12 Villaggi di circa persone. Terza Tipologia: L inserimento abitativo La maggior parte dei Rom presenti a Roma non è nomade ed ha sempre abitato, nel Paese di origine, in abitazioni. In tal senso è necessario prevedere che il percorso di inte-grazione sociale preveda come ultimo step formule di inserimento abitativo che garantiscano anche l integrazione sociale. D altro canto non si può pensare di realizzare percorsi agevolati o diversi da quelli che già la legge e il Comune di Roma prevedono. E però necessari mettere i Rom in condizioni di accedere ai diversi strumenti previsti (buoni casa, contributi all affitto, ecc). Ciò attraverso un percorso di tutoraggio a svi luppare durante il periodo (36 mesi) di permanenza nei villaggi attrezzati. Sono da prevedersi anche percorsi di accompagno per l affitto sul mercato privato, ed attività di sostegno durante il primo periodo in abitazione. L intento è quello di accelerare questo processo, considerando che a Roma sono già al-meno i Rom/Sinti che vivono in abitazione, e che nei villaggi attrezzati esistono già nuclei in grado di sostenere anche economicamente una simile soluzione. Per quanto inizialmente si possa lavorare su un numero ridotto di situazioni, innescare questo processo è fondamentale al fine di raggiungere il risultato concreto sia di gestire il turn over di inserimento nei Villaggi, che di realizzare concretamente l inserimento sociale. Comune di Roma Assessorato alle Politiche Sociali e Promozione della Salute PIANO DI INTERVENTO finalizzato all'integrazione delle comunità rom/sinti Approvato dalla Giunta Comunale 2 aprile 2002 visite al campo 30/3/2009 Via di Salone si trova tra la Strada dei Parchi e la Collatina, fuori dal GRA. Lo raggiungiamo dopo aver percorso una zona molto desolata. Accanto non si notano né servizi, né supermercati, né autobus. Si può vedere solo una stretta strada a due corsie altamente trafficata, lungo la quale notiamo alcuni agazzi che camminano probabilmente per raggiungere la fermata del bus più vicina. All'ingresso del campo c'è un grosso parcheggio dove si vedono numerosi furgoni con cui vanno a raccogliere il ferro e altri materiali...anche noi parcheggiamo lì. Tutto intorno al campo spicca un'alta recinzione metallica da cui svettano numerose telecamere che video-sorvegliano 24 ore su 24. Oltre l'ingresso ci sono alcuni container di servizio, uno di Bottega solidale, l'associazione che si occupa del controllo e della manutenzione, uno della polizia municipale, e uno di Ermes e Capodarco, le associazioni che si occupano del presidio sociale nel campo. All interno vi è uno sportello di consulenza legale e uno sportello di accoglienza socio-sanitaria, ci dicono, infatti, che almeno una volta a settimana arriva un medico e un avvocato, basta prenotarsi. Ciò di cui si occupa la Bottega Solidale è tutto ciò che compete l'ordine in caso di risse, la pulizia delle aree comuni, la manutenzione in caso di guasto, e il controllo ferreo di chi entra e chi esce dal campo, tramite un tesserino con foto, nome e cognome, data di nascita della persona e container in cui abita. Alcuni Rom collaborano alla manutenzione del campo retribuiti da borse lavoro erogate dal Comune, altri collaborano come volontari. In ogni caso, per 24 ore su 24 il campo è letteralmente sorvegliato da un operatore dell'associazione, tramite 27 telecamere, 26 fisse e una che ruota a 360 tipo dome proprio sopra la fontanella, nel piazzale d ingresso, davanti al container che ospita il posto di polizia municipale.. Il campo rimane chiuso dalle 22,00 di sera alle 6,00 del mattino.. ed in queste ore è vietato l accesso ad amici o parenti (cenerentola arrivava a mezzanotte!). Sulla tipologia di campo sorvegliato H24 l'operatore è alquanto soddisfatto e favorevole. Sostiene sia meglio per tutti, sia per i Rom che vengono sorvegliati, controllati, schedati, che secondo lui smettono di delinquere e sono più tranquilli, sia per gli abitanti che vivono intorno e che in questo modo si sentono più sicuri. Ciò che dall'esterno salta all'occhio è tanto, tantissimo cemento. Fa parte del campo un'area verde visibile dalla strada, paradossalmente recintata e che sembra fatta apposta per mostrare un certo distacco e una parvenza di ordine. 31/3/2009 Il giorno 31 marzo 2009 torniamo al campo e finalmente riusciamo a parlare con l'operatrice di Ermes che si occupa del presidio sociale. La cooperativa Ermes è presente all interno del campo dal 1999, quando ancora vi era il grande campo abusivo. Ci spiega che la cooperativa opera su un fronte completamente differente rispetto a Bottega Solidale. Al momento nuovo campo di via di salone alcuni dati Unità abitative di Servizio Bosniaci (Khorakhanè) famiglie Serbi (Dasikhanè) famiglie Rumeni famiglie Totale abitanti 687 hanno in corso diversi progetti e attività: Progetto Integra_corsi di formazione lavoro per elettricista, idraulico e muratore per circa 20 ragazzi, grazie alla 20 borse di studio vinte 10 da bottega solidale, e 10 da Ermes, a Pomezia. A questi ragazzi è rilasciato un attestato di partecipazione e sono andati estremamente bene. Asilo per i bambini_il quale non funziona come un vero e proprio asilo poiché risulterebbe un ghetto per i bambini, ma serve come pre-accoglienza o asilo-ponte rispetto a quelli comunali, i quali accolgono per ora solo due bambini rom all'anno poiché le maestre sostengono di non essere in grado di gestire i bambini rom, troppo abituati a stare tra di loro, girare nudi etc., quindi non appena si libera un posto, i bimbi, dal campo, possono finalmente accedere alle strutture comunali. Presidio sanitario per le donne_che spesso sono disinformate rispetto ai problemi della gravidanza, portata a termine senza neanche un' ecografia di controllo. Prima che il campo diventasse H24 l'associazione gestiva solo il progetto di scolarizzazione, bando che è stato vinto per il prossimo anno dalla Casa dei Diritti Sociali. I bambini in età scolare vanno dai 6 ai 14 anni e sono circa La mattina arrivano 4 pullman da 50 posti e accompagnano i ragazzi in 6/7 scuole differenti. Ci racconta un operatore di Bottega solidale che non tutti i bambini vanno tutti i giorni a scuola, tradizionalmente infatti la scuola non fa parte della cultura rom, dove si tramanda tutto per via orale. L integrazione però è molto più facile con i bambini che con i grandi, con le nuove generazioni. Ci racconta infatti che l anno scorso grazie ad un accordo col proprietario, si sono allenati nel campetto da calcio limitrofo, e hanno fatto una scuola calcio, con un allenatore che veniva 2 volte a settimana. Tre bambini sono andati a giocare all atletico Fidene e hanno completato tutto il campionato. Quest anno la scuola calcio non c è, ma 2 bambini hanno continuato a fare il torneo

18 fermata o40 distanza dal campo 1,5 km Mappa del territorio dove e' inserito il campo di via di salone in evidenza i percorsi che bisognano fare a piedi per prendere un mezzo pubblico di collegamento, lo 040 o il trenino alla rustica; in evidenza anche decathlon, il supermercato piu' vicino dove si va a fare la spesa. la fermata del treno vicina di via di salone e' chiusa nonostante sia perfettamente ristrutturata e funzionante fermata trenino la rustica distanza 2,00 km "dobbiamo fare 2km a piedi di notte per prendere l'autobus, in una strada dove non c'e' marciapiede, ne' illuminazione pubblica!" Riusciamo a fare un primo giro per il campo. Visitiamo l'asilo dei bimbi, con alcune operatrici, fra cui anche delle donne rom. L'area sul retro, area giochi dell'asilo, fortunatamente viene usata anche dagli altri bambini del campo, infatti è l'unica zona attrezzata per i bimbi. Il campo è quasi totalmente cementato, tranne che per alcune piccole aree verdi sul retro dei container. Queste piccole aree verdi possono essere utilizzate soltanto a scopo decorativo, non è permesso, infatti, di piantare all interno alberi, ortaggi, ma solo fiori. Le aree comuni presenti sono composte da tre tendoni di cui due situati nella parte centrale del campo, e il terzo nell area più ad est del campo, chiuso da rete e cancello, utilizzato solo in occasioni speciali. Notiamo durante il giro tre diverse tipologie di container grossi al massimo mq ciascuno. La diversità di forma non riflette una diversità di dimensioni, sono tutti molto piccoli. L'unica suddivisione è per gruppo etnico. Ne visitimo uno, approfittando dell'invito per un buonissimo caffè. Il container è costituito da uno spazio soggiorno-sala da pranzo, due stanze e un bagno. L'ingresso, sala da pranzocucina è uno spazio molto piccolo con un tavolo e due panche a parete dove ci accomodiamo. Riusciamo a stare seduti in cinque, ma piuttosto stretti. L intero container è grande più o meno come il nostro soggiorno. Famiglie di 8 persone, quando dormono, per non morire asfissiate mettono tutto fuori, anche le scarpe, ma se piove e si bagnano, i bambini non possono andare a scuola. A sinistra c'è la stanza da letto matrimoniale, ben al di sotto degli standard abitativi imposti da un qualunque regolamento edilizio, mentre a destra abbiamo la stanza per i figli, anch'essa molto piccola dove sono disposti 3 letti, due con struttura a castello e uno normale. Lo spazio è a malapena sufficiente per potersi girare ed è così esiguo che la maggior parte delle persone deve tenere la lavatrice e il frigorifero fuori dalla propria abitazione. Qui vive Zoritza con suo marito e i suoi quattro figli. Vengono dalla Serbia e vivono in Italia dal Fino al 2006 vivevano nel campo abusivo sostituito poi da quello attualmente attrezzato e controllato H24. Zorizta puntualizza fieramente il fatto di non possedere neanche un precedente penale. Domandiamo a Zoritza come si trovi attualmente nel campo e mi risponde dicendo che stava molto meglio prima nel campo abusivo, in quanto aveva una casa più grande fatta da loro dove poteva ospitare chiunque dei suoi parenti volesse andare a trovarla. Nella vecchia casa aveva un numero di stanze sufficienti ad ospitare tutta la famiglia e una zona soggiorno molto grande. Nel container dove ci troviamo il soggiorno-cucina è talmente piccolo che non può ospitare neanche il nucleo famigliare di 6 persone intorno al tavolo. Zoritza ci dice che 34 35

19 se ha degli ospiti i bambini devono lasciare la stanza e si lamenta che nessun parente può fermarsi a dormire contrariamente a quanto succedeva normalmente in passato. I bambini più piccoli sono inoltre costretti a dormire sulle sedute imbottite in cucina poiché il figlio più grande reclama la propria stanza indipendente. La situazione socio-abitativa in cui i Rom si trovano ha portato a rare piccole forme di protesta: la presenza di telecamere puntate anche verso l interno delle case ha causato molte lamentele. Al momento infatti molte di esse non funzionano perché rotte dagli stessi Rom. Altra protesta è stata quella legata alla chiusura dei mercatini di roba usata,una delle fonti di guadagno principali per loro, protesta realizzata impedendo alle associazioni di portare i bambini a scuola. Gli strumenti di protesta che generalmente siamo abituati ad immaginare e ad utilizzare a seguito di un lungo processo di consapevolezza dei nostri diritti sono totalmente assenti nella cultura rom. La stazione di Salone, rassomigliante ad una cattedrale nel deserto, sarebbe pronta ma il Ministero dell'interno non ne consentirebbe l'apertura per motivi di sicurezza dovuti al vicino Campo nomadi. I lavori di ristrutturazione di questa stazione, costati 3 milioni di euro, erano iniziati nell' ottobre 2007, ed erano stati ultimati nel dicembre Tale rapidita' di esecuzione si giustificava con l'urgenza di rendere disponibile un trasporto su ferro in vista dell' inizio dei lavori per il raddoppio della Tiburtina. Era prevista anche la delocalizzazione del campo nomadi di Salone. Al suo posto, sarebbe stato realizzato un grande parcheggio. "Esiste un pulmino che mette a disposizione l' associazione, ma non passa sempre, e smette le corse alle cinque del pomeriggio.. e se vogliamo uscire dopo come dobbiamo fare? Perche non riaprono la stazione che e vicina al campo, che e costata 3 milioni di euro, e ci danno la possibilita di poterci muovere? E se non vogliono aprirla perchè non potenziano la linea dgli autobus? Non solo la decisione di decentrare i campi in estrema periferia e' sbagliata poiche' tende a creare zone di omologazione e non favorisce un' integrazione reciproca, ma, lontani dalle linee di trasporto pubblico, i piu' grandi per fare la spesa devono percorrere 1,5 km a piedi se sprovvisti di mezzo di trasporto, e i piu' piccoli sono altresi' lontani da qualsiasi luogo di aggregazione che non sia la scuola la mattina. dal documento rilasciatoci dall' ufficio nomadi e dalla visura catastale risulta un' incongruenza sulla destinazione d' uso dell' area: dal primo l' area sarebbe un' "area destinata all' edificazione e ad insediammenti", dal secondo documento la destinazione e' a seminativo. ESTRATTO DI DOCUMENTO IDENTIFICATIVO DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE fonte : DIPARTIMENTO v UFFICIO NOMADI - FOTO DI camilla sanguinetti ESTRATTO DI MAPPA CATASTALE E VISURA DELL' IMMOBILE 36 ESTRATTO DI MAPPA CATASTALE E VISURA DELL' IMMOBILE 37

20 gli spazi all' interno del campo verde presente VERDE PUBBLICO PRESENTE TRA I CONTAINER, UTILIZZABILE SOLO PER ORNAMENTO COLLEGAMENTI parcheggio di servizio al campo (circa 70 posti) intero edificato presente Verde appartenente alla proprieta' del campo ma non utilizzabile, poiche' chiuso da un recinto strada pubblica di collegamento al campo strada interna al campo container di servizio container di gestione ( magazzino, uffici per bottega solidale, vigili urbani, ermes capodarco) container dove si tiene 1 volta a settimana un corso di informatica per 10 ragazzi spazi pubblici SPAZI PRIVATI Spazio con Asilo nido, chiuso da cancellata spazio appartenente al campo con un tendone, chiuso da cancellata Spazio con Asilo nido, chiuso da cancellata Spazi pubblici del campo, dove vi sono due tendoni, non utilizzati Spazio non appartenente al campo, dove i ragazzi si allenano e giocano a pallone grazie ad un accordo col proprietari. Chiuso da cancellata 38 39

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