I PROBLEMI IDROGEOLOGICI DELLE RISERVE ACQUIFERE, DELLE CAPTAZIONI E LA LORO INFLUENZA SULLA DISTRIBUZIONE. dott. Gian Paolo Droli

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1 I PROBLEMI IDROGEOLOGICI DELLE RISERVE ACQUIFERE, DELLE CAPTAZIONI E LA LORO INFLUENZA SULLA DISTRIBUZIONE dott. Gian Paolo Droli Idrogeologo GEOECO-LINFA s.r.l., Udine (Italy), geoecoud@tin.it 1 - PREMESSA In tema di acque potabili, tra le attività di un gestore dell acqua potabile solo in tempi recenti sono entrate nuove priorità di tipo idrogeologico-ambientale come: (L. 36/94, art. 1, c. 2) la ricerca del corretto utilizzo dei corpi idrici naturali (falde, sorgenti, corsi d acqua) che alimentano i serbatoi idropotabili e la necessità di garantirne la tutela e la conservazione per le giuste aspettative e diritti delle generazioni future; (D.L.gs. 152/99, D.L. 31/2001, A.S.R. 12/12/2002, ecc.) la definizione e il rispetto del bilancio idrico degli acquiferi; l individuazione e la delimitazione delle aree a rischio idrico e dei centri di pericolo, la gestione preventiva del problema della qualità e delle contaminazioni con la definizione di azioni di tutela; il risparmio idrico inteso anche come corretta pianificazione nello stoccaggio delle acque in acquifero; l inserimento delle procedure di tutela della risorsa naturale nell ambito del normale ciclo produttivo di un Ente gestore e nelle priorità dell A.T.O.; l inserimento dei costi necessari per la tutela degli acquiferi e della risorsa naturale nell ambito dei costi tariffari del ciclo idrico integrato. Si è quindi affermato il principio che il ciclo idrico integrato, inteso come il percorso globale che un volume elementare d acqua compie all interno del così detto Servizio idrico integrato, inizia proprio dall arrivo della pioggia e dallo stoccaggio di acqua naturale negli acquiferi e nei corpi idrici naturali che alimenteranno, poi, le derivazioni acquedottistiche. Si è inoltre affermato che questi corpi idrici naturali, se non adeguatamente gestiti e protetti dalle contaminazioni, possono irrimediabilmente compromettere tutta l attività acquedottistica che sta a valle, con conseguenze economiche e sociali talora gravissime. Dopo la L. 36/94, quindi, si sono avuti 10 anni di notevole attività normativa sia in U.E. che in Italia per il recepimento. Oggi ci sono elementari ma importantissimi strumenti per trattare in modo pianificato la delicata problematica della gestione dei corpi idrici naturali destinati all uso potabile (falde, sorgenti, fiumi). Tale attività normativa era indispensabile in quanto devono quotidianamente essere gestite problematiche a forte impatto idrogeologico e idro-potabile quali ad esempio: le normative sanitarie propongono per le acque potabili vincoli di sicurezza e parametri chimico-fisici di rispetto sempre più precisi ed esigenti; le attività antropiche a forte impatto qualitativo sui corpi idrici e l uso produttivo intensivo del territorio accrescono sempre più i rischi di contaminazione idrica grave; la mancanza d acqua, in molte aree, causa disagi sociali ed economici pesantissimi per le popolazioni; le tariffe idriche prevedibili in Italia sono in notevole incremento (in numerosi casi anche di 5-10 volte rispetto a oggi), e in una gestione strategica non è più possibile trascurare un comparto così nevralgico come quello della gestione oculata degli acquiferi di stoccaggio sotterraneo delle acque naturali. Di seguito verranno presentate proposte inerenti il problema della corretta gestione delle fonti idriche naturali (falde, sorgenti, corsi d acqua, laghi) che rappresentano i principali punti di raccolta e di stoccaggio delle risorse idro-potabili e che permettono la stessa alimentazione e approvvigionamento delle acque potabili pubbliche. In questa tematica sono riunite tutte le fasi del servizio idrico che riguardano: la tutela e la protezione in generale delle aree di ricarica idrica, degli acquiferi e dei corpi idrici utilizzati per le derivazioni; l approfondita conoscenza del corpo idrico naturale che ne permette il suo migliore utilizzo e la massima valorizzazione possibile delle sue potenzialità residue; la gestione del bilancio idrico che indica la disponibilità effettiva di acqua nel sistema naturale; 1

2 la difesa qualitativa degli acquiferi utilizzati, la prevenzione degli eventi contaminanti, la gestione delle emergenze e delle crisi idriche gravi; la gestione degli atti di aggressione contro il patrimonio idro-potabile. 2 PROTEZIONE E PREVENZIONE DELLE CONTAMINAZIONI DEGLI ACQUIFERI PRODUTTIVI: IL PROBLEMA DELLA QUALITA PREMESSA: UN APPROCCIO IDROGEOLOGICO CORRETTO O WELL POSED PROBLEM" Nell affrontare le tematiche idrogeologiche e idrologiche inerenti gli acquiferi idro-potabili e descritte in premessa, uno dei problemi primari che si incontra è la ricerca della rappresentatività delle indagini conoscitive e dei campionamenti idrogeologici che si realizzano nel sito in esame (piezometri, sondaggi, prove in pozzo, analisi di laboratorio, ecc.). Se manca tale rappresentatività, i risultati delle analisi e delle indagini rischiano di non essere realistici e le conclusioni operative che se ne traggono sono errate o, comunque, non affidabili. Per poter dire che la falda sottostante un'area a rischio è sotto controllo, non è quindi sufficiente realizzare dei piezometri, prelevare l'acqua ed effettuarne l'analisi. Se prima non si effettuano le dovute indagini idrogeologiche, è invece assai probabile che anche se in ottemperanza scrupolosa degli obblighi di legge non si stia monitorando affatto quella falda, ma soltanto una sua parte forse anche molto piccola e quindi non rappresentativa dei flussi alimentanti le prese idro-potabili. In sintesi, una falda è correttamente monitorata solo quando, noti i suoi parametri idrogeologici specifici, vi è la certezza che il campionamento effettuato sia rappresentativo di tutto il fronte idrico sotterraneo in transito sotto l'area in esame o a rischio. L equazione che segue, quando sorretta da una corretta impostazione teorica del problema idrogeologico, fornisce una prima proposta operativa che consenta di giungere a tale obiettivo. I problemi dell inquinamento, ossia del trasporto di massa in acquiferi porosi infiniti o semi-infiniti sono descritti dall'insieme dei tre fenomeni della convezione, dispersione e diffusione. La notevole precisione attesa nella risposta al problema idrogeologico fa sì che la nota equazione numerica generale del trasporto o equazione della dispersione (Ledoux E., 1986) che esprime la conservazione in tutto il V.E.R. del soluto soggetto al trasporto in regime transitorio C F div( DgradC) div( VC) = ε c + ( 1 ε c ) ρ s (1) t t sia riconducibile all'eq. del flusso. In questo tipo di acquiferi infatti, visto che il contaminante può essere rappresentato come un fluido in soluzione acquosa avente una densità paragonabile a quella dell'acqua (APL), essendo predominante su tutti il fenomeno del trasporto convettivo, la (1) può essere ridotta in regime transitorio nella forma alle derivate parziali seguente: h h h h h K xx dz + K yydz = d + Q x x y ω (2) y t σ σ h introducendo la Trasmissività della falda Tii = K ii dz risulta la forma lineare di secondo ordine: σ h h ω d h Q h = + = + (3) 2 2 x y T t T In tale sistema è valido il principio di superposizione, e i calcoli dei parametri richiesti dai gestori del Servizio Idrico (in primo luogo il livelli piezometrici h, le portate derivabili Q, i tempi t e le concentrazioni di arrivo dei contaminanti nel dominio Dx,y,z), possono risolversi per via analitica secondo le formule che verranno discusse in sede di convegno. Per quanto sopra, è di basilare assumere al sito di progetto dati idrogeologici reali, rappresentativi della falda in esame evitando il più possibile di basare le determinazioni su informazioni e dati idrogeologici generici o spesso troppo semplicisticamente assunti dalla bibliografia. A questo proposito i parametri fondamentali sono soprattutto: il carico idraulico h(m), la trasmissività T(m 2 /s) e il Coeff. d'immagazzinamento S, la definizione delle condizioni iniziali e ai limiti del Dominio di calcolo, la definizione delle eterogeneità presenti nel Dominio stesso. 2

3 IL CALCOLO IDROGEOLOGICO-ANALITICO. Il calcolo analitico viene preferito a quello numerico quando, in acquiferi di cui non si dispone di dati e conoscenze sufficienti o per domini di dimensioni ristrette o per limitazioni tecnico-economiche di varia natura, non è consigliabile né vantaggioso costruire un modello complesso come quello numerico. Il calcolo analitico comporta in linea di massima un errore maggiore del calcolo numerico, ma si presenta più gestibile per situazioni locali e il suo schema è esportabile a situazioni diverse e tempi diversi nell ambito dello stesso sito. A titolo di esempio di calcolo idrogeologico-analitico, si presenta un caso di controllo della qualità dell acquifero in presenza di una sorgente contaminate tipica come una discarica, inserita in una falda freatica elementare posta a monte di sorgenti idropotabili e caratterizzata da eterogeneità litologica. Il caso è ovviamente asportabile ad altre situazioni di rischio o contaminate (Zone industriali, aree urbane contaminate, siti inquinati, viabilità). MONITORAGGIO: DECIDERE L UBICAZIONE DEI PIEZOMETRI DI MONTE E DI VALLE. I piezometri di monte e di valle vanno decisi in base a precise carte piezometriche sito-specifiche riferite ai periodi di magra, piena e morbida annuale media. I piezometri di monte più rappresentativi devono comunque caratterizzare le acque di falda che transitano al di sotto del corpo centrale della discarica o del sito a rischio da monitorare. I piezometri di valle vanno posizionati in base alle carte piezometriche del sito e devono essere realizzati garantendo: l idonea portata (Q) che produca dopo un tempo (t) il necessario cono di depressione in abbassamento piezometrico fino alla distanza (R) necessaria dal punto di prelievo, il controllo effettivo di tutti i territori a rischio di contaminazione CALCOLO DEI PARAMETRI DEL POMPAGGIO IN FASE DI EMERGENZA. Per la protezione di una captazione idropotabile che sta a valle di un punto di rischio (una discarica ad esempio) deve essere progettato un sistema di pompaggio che garantisca un eventuale pronto intervento di tutela dell acqua sotterranea nella sua estensione bidimensionale orizzontale e verticale. Tramite l equazione (Muskat, 1937) valida per un sistema di coordinate ortogonali curvilinee ζ 1, ζ 2, ζ 3 : F t K n ξ ξ 1 ove F(x,y,z,t) rappresenta il fronte in movimento sul piano orizzontale (x,y) per una profondità z e nel tempo t, si calcolano per via analitica le dimensioni x,y,z,t delle aree effettivamente monitorate e dei tempi di spurgo dei piezometri data una portata di prelievo ai piezometri Qw. 2 1 = 0 (7) 2.3 OTTIMIZZAZIONE DEL MONITORAGGIO E PROCEDURE DI CAMPIONAMENTO SULLE ACQUE SOTTERRANEE: UNA STRATEGIA OPERATIVA PER LA PROGETTAZIONE E L UTILIZZO DEI PIEZOMETRI Per quanto sopra esposto, in funzione della scala e tipologia del problema, è possibile individuare le seguenti direttive di massima circa la realizzazione dei piezometri di monitoraggio qualitativo e quantitativo, la definizione dei parametri idrogeologici e idrodinamici caratteristici dell acquifero in esame, la definizione dei parametri idrogeologici utili per la progettazione degli interventi di difesa e il loro utilizzo, la definizione delle strategie per la prevenzione degli inquinamenti della falda: Parametri idrogeologici, prove in sito utili per la caratterizzazione dell acquifero e necessità di disporre di parametri idrogeologici locali precisi ottenuti da prove in posto. Tali prove dirette dovrebbero essere effettuate, anche in funzione della dimensione e tipologia del problema, ad esempio su almeno 3 pozzi o piezometri nel sito in esame (pozzi esistenti o realizzati espressamente) per ottenere un idonea distribuzione spaziale dei dati. Parametri caratteristici dei piezometri di progetto e parametri operativi per il campionamento, ubicazione sul terreno e alle procedure di campionamento dei piezometri: l obiettivo è quello di assicurare il monitoraggio di tutto il fronte acquifero sotteso a valle dell opera di progetto. Ciò in funzione dei seguenti parametri: R= raggio d influenza di campionamento, Q= portata minima di spurgo del piezometro, t= tempo di spurgo in funzione della portata, ν = f( Σti) = f(y) = frequenza del campionamento, ove y = distanza tra i piezometri di controllo e il punto di immissione di acqua in rete (ad esempio di acquedotto) passando per il punto di derivazione dell'acqua, e ove il tempo tecnico 3

4 d'intervento è ti= (t1a+t2+t3). Se il tempo tecnico d'intervento è ad esempio 5gg, e si vuole avere una frequenza di campionamento e analisi di non più di 14gg, allora tra i piezometri e il punto d'immissione dell'acqua in rete dovrà esserci una distanza y tale che il tempo di percorso dell'acqua sia appunto t=14gg. Per frequenze di campionamento più diradate, ad esempio di 21gg, la distanza y dovrà essere ancora maggiore. Caratteristiche e criteri per la realizzazione e utilizzo dei piezometri di monitoraggio. Ai fini del campionamento dell acqua nei piezometri, del monitoraggio della qualità delle acque di falda, delle misure di piezometria e delle misure di prevenzione da adottare, anche in funzione delle condizioni locali dell acquifero che verranno definite tramite le prove in sito di cui sopra, si consiglia di adottare i seguenti parametri realizzativi e accorgimenti: un diametro minimo interno dei piezometri di 6-8, una profondità di fondo-foro, soprattutto dei piezometri di valle, che garantisca un operatività di monitoraggio e pompaggio per almeno 30 anni sia in fase di piena che di magra piezometrica; indicativamente ogni 7-14gg. una misura del livello piezometrico (precisione centimetrica) con sistematica annotazione digitalizzata dei risultati; i livelli di prelievo dei campioni idrici destinati alle analisi di laboratorio dovrebbero essere almeno tre (alto, medio, basso) lungo la colonna d acqua del pozzo qualora questa avesse una profondità ritenuta rilevante (ciò al fine di individuare con certezza i possibili strati contaminati, anche in funzione della densità e solubilità del contaminante potenziale). Aree limitrofe al sito di progetto. In funzione della tipologia dell opera di derivazione, dei siti a rischio e degli acquiferi locali, può essere opportuno estendere quanto sopra esposto anche ad aree limitrofe ritenute anch esse a rischio. Schema di base delle tipologie di indagini idrogeologiche e geognostiche più indicative. A conclusione del capitolo sui monitoraggio, si riporta una lista sintetica delle indagini idrogeologiche e geognostiche più comunemente utilizzate per la soluzione dei problemi idrici e idrogeologici descritti nel presente documento (sondaggi meccanici a carotaggio continuo, completamento dei piezometri, indagini in foro, rilievo topografico di precisione dell area). 2.4 ALCUNI INTERVENTI STRATEGICI PER LA PREVENZIONE DELLE CONTAMINAZIONI In merito alle competenze dell'operatore privato e del coordinatore pubblico nel momento della conduzione dell emergenza. E' opportuno nominare un Responsabile interno alla società di gestione, possibilmente tecnico esperto in tematiche ambientali, il quale dovrà assicurare la realizzazione delle funzioni tecniche interne indicate in una sorta di Piano di emergenza il quale dovrà comprendere anche le modalità di utilizzo dei piezometri ai fini della difesa dall'inquinamento e della eventuale decontaminazione delle falde. Il responsabile dovrà assicurare la tempestiva informazione in caso di allerta e l aggiornamento dei dati presso l Ente pubblico competente sia in fase ordinaria che durante le varie fasi dell emergenza. Si ritiene utile individuare una figura di Coordinatore tecnico per le situazioni di emergenza. Verranno presentate in sede di convegno le sue caratteristiche e funzioni anche in accordo con le normative vigenti. In merito alle operazioni previste in caso di accertata contaminazione esterna all'area in esame, si ritiene opportuno prevedere azioni di emergenza anche in caso eventuale di accertata contaminazione causata da siti a rischio relativamente lontani dalle aree di captazione idro-potabile, su uno o più pozzi esterni e/o sulle falde idriche. Si presentano, ad esempio, alcune classiche operazioni (valutazione preventiva di previsione dell'estensione e degli effetti della contaminazione sulla popolazione e sull'ambiente, definizione delle possibili misure di abbattimento dei rischi e delle misure preventive d'intervento previste e delle eventuali misure precauzionali e di divieto da adottare, lista delle priorità al sito di derivazione e al sito contaminante individuato per la protezione delle falde interne ed esterne al sito inquinante sul breve-medio-lungo termine, indicazione dei costi, definizione di altre azioni utili. 2.5 PARAMETRI UTILI ALL ENTE/GESTORE PER LA TUTELA QUALITATIVA STRUMENTI DI MONITORAGGIO E INDAGINI. I piezometri e le relative indagini idrogeologiche sono finalizzate ai seguenti obiettivi di tutela qualitativa delle acque derivate: misurazione in pozzo dei livelli piezometrici rappresentativi di magra e di piena, e costruzione di più carte piezometriche alla scala locale; tali carte permettono, tra l altro, di prevedere le direzioni e le velocità dei flussi idrici sotterranei eventualmente contaminati; prevedere i punti di prelievo idrico da escludere dalla derivazione in caso di contaminazione in atto o di 4

5 presenza di una situazione di rischio; prelievo di campioni di terreni e acqua da analizzare per verificare il reale stato qualitativo del sito; definizione dei parametri idrodinamici dell acquifero che verranno successivamente utilizzati per la definizione di: estensione tridimensionale dei corpi idrici e di una eventuale contaminazione; definizione delle vie di migrazione dei possibili contaminanti e definizione dei tempi di arrivo previsti della contaminazione sulle derivazioni o sui corpi idrici di ricarica o comunque su corpi idrici bersaglio da tutelare; realizzazione di una strategia di campionamento delle acque in pozzo/piezometro che consenta il massimo controllo effettivo di tutto il fronte idrico presente nell area in esame e alimentante le derivazioni; utilizzo dei piezometri per realizzare barriere idrauliche e altri eventuali interventi di protezione e/o di decontaminazione delle falde. MODELLI IDROGEOLOGICO-MATEMATICI. I piezometri, le indagini idrogeologiche e le analisi sopra esposte possono costituire la banca-dati che permette la realizzazione di calcoli tramite un modello idrogeologico-matematico numerico o analitico specificamente costruito per il sito in esame (di cui si analizzeranno in seguito le caratteristiche di base). Il modello, soprattutto quello numerico, può fornire con estrema precisione e affidabilità i seguenti risultati e parametri utili al gestore o all Ente responsabile (vedi il Capitolo Obiettivi e aspettative dei modelli idrogeologico-matematici ). 2.6 IL MONITORAGGIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI L ANPA ha avviato iniziative propedeutiche di studio e di analisi di fattibilità per la realizzazione delle attività previste dal D.L.gs. 152/99, che hanno condotto alla elaborazione del Progetto per il monitoraggio delle acque superficiali, sottoposto a delibera con documento ANPA (99) N 87 /C.A., e quindi approvato, che di seguito si riporta in estrema sintesi per le finalità di cui alla presente relazione. 3 GESTIONE DEL BILANCIO IDRICO E DEFINIZIONE DELLE PORTATE DISPONIBILI PER LE DERIVAZIONI: IL PROBLEMA DELLA QUANTITA I modelli matematici numerici o analitici, oltre che per i problemi qualitativi sopra esposti, sono spesso utilizzati anche per la definizione del bilancio idrico e degli altri parametri quantitativi necessari al gestore dell acqua potabile per quantificare e prevedere l entità della risorsa disponibile. In generale, quindi, i modelli servono per verificare sia il grado di produttività degli impianti di captazione esistenti presso un acquedotto, sia una eventuale ulteriore disponibilità di risorsa idrica non utilizzata, sia le opere necessarie per poter prelevare le portate disponibili e non ancora derivate (compatibilmente con le norme del Minimo Deflusso Vitale qualora richiesto e ambientali). 3.1 RISPARMIO IDRICO, DISPONIBILITA DI RISORSA NEL BACINO DI PRESA E POSSIBILI INCREMENTI DELLE PORTATE DERIVATE Il problema del risparmio idrico viene comunemente messo in relazione con tematiche prettamente tecnologico-contabili (perdite idriche in rete e amministrative, carenze nella distribuzione e manutenzione delle tubature, carenze nella gestione generale degli impianti, ecc.), mentre le attuali metodologie di analisi e calcolo idrogeologico permettono di attuare un forte risparmio idrico semplicemente sfruttando di più e meglio le stesse fonti d acqua naturali e falde utilizzate allo stato attuale dagli acquedotti. Infatti, senza dover realizzare nuove opere di derivazione o sostanziali e costosi adeguamenti delle derivazioni esistenti, spesso possono bastare anche minimi interventi di adeguamento sugli attuali sistemi di captazione idrica per ottenere aumenti notevoli delle portate derivate, interventi dal costo spesso addirittura irrilevante rispetto ai vantaggi pratici ottenuti. In questo senso il termine risparmiare è inteso come cercare di captare da un acquifero tutte le acque possibili e disponibili senza perderne quantità rilevanti lasciandole inutilizzate nella falda. Il tutto, ovviamente, rispettando gli eco-equilibri dei sistemi, nel rispetto dei bilanci idrici dei bacini interessati ed evitando depauperamenti indesiderati delle falde 5

6 stesse. In linea di massima il criterio generale da seguire nella ricerca dell incremento delle portate derivate è quello di trovare il giusto equilibrio tra massimo sfruttamento della risorsa e salvaguardia degli eco-sistemi idrici. Non si dimentichi che tale criterio sta alla base delle norme che regolano il Minimo Deflusso Vitale (MDV), fondamentali per la salvaguardia degli ecosistemi dei corsi d acqua e per la qualità delle acque superficiali, norme tuttora incomplete e oggetto di dibattito all interno dei Piani di Tutela delle Acque regionali in quanto risolvono in modo non ancora soddisfacente il problema delle portate di rilascio delle derivazioni idriche. 3.2 PARAMETRI E INTERVENTI UTILI PER IL GUADAGNO IDRICO QUANTITATIVO Per ottenere il massimo guadagno nelle portate derivate e/o il massimo risparmio sia di risorsa idropotabile che di costi nella sua gestione, per ciò che riguarda le acque naturali (falde, sorgenti, corsi d acqua), i parametri e gli interventi su cui l Ente preposto e il gestore possono intervenire sono inquadrabili nell ambito del Bilancio Idrico naturale e più in particolare dei suoi termini di input. Incremento delle alimentazioni da acque superficiali, da sorgenti e da falde esterne, conservazione e manipolazione con l incremento artificiale del livello piezometrico utile, conservazione della risorsa all interno del bacino e limitazioni delle uscite, studio per interventi in sotterraneo e a basso impatto ambientale, miglioramento delle vecchie opere di derivazione esistenti, ecc.. I Vantaggi per l Ente di governo e il gestore del servizio idro-potabile sono soprattutto: risparmio economico sulle eventuali forniture idriche acquistate da altri gestori terzi durante i periodi di magra, di rotture impiantistiche o di carenza idrica in genere; incremento del numero dei giorni di riserva idrica disponibili per la gestione delle siccità e delle fasi di emergenza alle portate minime pro capite stabilite dalle norme (cfr. norme in vigore, Piani di Tutela, piani di gestione degli A.T.O.), anche ipotizzando l assenza totale di apporti dai bacini di ricarica; incremento, soprattutto nelle aree montane o comunque in aree poste a quote relativamente elevate, della disponibilità di acque pregiate e a basso costo (acqua a caduta per gravità e di buona qualità). Ciò costituisce un effettivo incremento diretto delle entrate economiche di un gestore, vista la relativa facilità tecnica degli interventi necessari per il suo raggiungimento, e può rappresentare una significativa voce di bilancio inseribile nel capitolo del risparmio idrico dell Ente gestore; individuazione di risorse idriche di emergenza disponibili anche per le eventuali fasi di crisi idrica sia a vantaggio dell ente titolare della derivazione, sia per la vendita ad altri enti gestori terzi interni o esterni all A.T.O.. Disporre di risorse che potrebbero essere richieste da alti gestori in caso di bisogno per rimediare a situazioni di siccità o di contaminazione può costituire un enorme vantaggio strategico e elevare il peso contrattuale dell ente gestore che dispone di tali risorse; valutare e intervenire su progetti e interventi talora scoordinati/dannosi dal punto di vista idrogeologico inconsapevolmente proposti da soggetti esterni (opere private, di Protezione Civile, progetti infrastrutturali, scelte dei Piani Regolatori e urbanistiche, bonifiche, derivazioni idriche concorrenti, ecc.) con potenziali ricadute e interferenze negative sulle derivazioni idro-potabili dell Ente gestore. Per tali casi è utile disporre tempestivamente di dati certi per comprendere immediatamente i rischi per il sistema idro-potabile, poter definire e proporre nelle sedi più opportune le precise varianti, prescrizioni, divieti, vincoli progettuali, richieste di danni, eventuali opere di mitigazione più idonee. 3.3 APPROVVIGIONAMENTI DA BACINI E SOTTO-BACINI IDROGRAFICI ESTERNI O AVENTI INTERSCAMBIO IDRICO: TUTELA QUALITATIVA E QUANTITATIVA Il problema degli Ambiti Territoriali Ottimali con interscambio idrico (sintesi tratta da: Riganti V., Rusi V., Crescenti M., 2002). L individuazione e la disciplina delle zone di protezione passa attraverso la definizione dell assetto idrogeologico del sistema area di ricarica - circolazione nella zona insatura circolazione nella zona satura (che include, se presente, la zona di riserva) emergenza utilizzata o utilizzabile. Tra le numerose problematiche connesse a tale individuazione si ricordano: La difficoltà geologica nella individuazione dei bacini di alimentazione dovuta spesso alla mancanza di conoscenze geologiche di dettaglio. La mancata coincidenza tra bacino idrografico e bacino idrogeologico che comporta spesso l ubicazione delle aree di alimentazione in strutture morfologicamente e strutturalmente diverse da 6

7 quella in cui è ubicata l emergenza. Questo causa spesso l individuazione delle zone di protezione in comprensori comunali, provinciali o regionali diversi da quelli dell emergenza. La presenza di condotti carsici, ossia di vie di alimentazione veloci, in cui si concentra il flusso idrico. In questo tipo di circuito il bacino di alimentazione può essere ubicato anche a distanze spaziali elevate ma allo stesso tempo a distanze temporali molto limitate. La presenza di questo fenomeno può portare ad individuare vere e proprie zone di rispetto all interno di zone di protezione anche a distanze ben superiori a quelle determinate con il concetto di zona di rispetto. La presenza di limiti idrogeologici variabili nel tempo. La variabilità temporale dell estensione del bacino di alimentazione si verifica in quei bacini in cui i limiti non sono netti e coincidenti con strutture geologiche ben individuate, ma coincidono con spartiacque sotterranei. Questi ultimi possono, a seconda della entità della ricarica, a sua volta dipendente dalle condizioni climatiche stagionali, spostarsi sia in senso verticale che in senso orizzontale. Le variazioni negli interscambi tra acque superficiali e acque sotterranee indotte da cause naturali, o più frequentemente antropiche, che possono arrivare a causare inversioni della direzione di flusso tra fiumi e falde alluvionali. Le eccezioni illustrate, esemplificative solo di alcune problematiche idrogeologiche, sottolineano come la condizione essenziale cui le Regioni non devono transigere per l individuazione e la disciplina delle zone di protezione, è la conoscenza geologica e idrogeologica approfondita e sito-specifica. Laddove l individuazione dell area di ricarica è chiara possono sorgere tuttavia altre problematiche di tipo sociale ed economico legate alla disciplina delle attività in essa presenti. Infatti, non sono rari i casi in cui nell area di ricarica individuata sorgano attività civili importanti quali centri abitati, zone industriali ed agricole, attività zootecniche, vie di comunicazione ed altre fonti potenziali di inquinamento. Il D.L.gs. 152/1999, all'articolo 21, non approfondisce questa tematica, limitandosi ad attribuire alle Regioni il compito di individuare le aree di ricarica e di riserva, oltre che le emergenze, e di disciplinarle. Si tenga anche presente che l'art. 24 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 stabilisce che "Per assicurare la tutela delle aree di salvaguardia delle risorse idriche destinate al consumo umano, il gestore del servizio idrico integrato può stipulare convenzioni con lo Stato, le regioni, gli enti locali, le associazioni e le università agrarie titolari di demani collettivi, per la gestione diretta dei demani pubblici o collettivi ricadenti nel perimetro delle predette aree, nel rispetto della protezione della natura e tenuto conto dei diritti di uso civico esercitati" e che è prevista una quota di tariffa riferita ai costi per la gestione delle aree di salvaguardia. Il problema della derivazione situata in un bacino idrografico terzo. Una tematica particolare riveste il caso di acquedotti che forniscono acque potabili in un Bacino idrografico (oppure in un A.T.O.) e che hanno le prese idriche in un altro bacino idrografico (oppure A.T.O.). Il problema, tra l altro, nasce da una definizione errata della L. 36/94 che individua nei bacini idrografici (bacini versanti delle acque superficiali) il principale elemento di delimitazione degli A.T.O. dimenticando i bacini idrogeologici (bacini delle acque sotterranee) che sono quelli che in Italia forniscono il 90% delle acque potabili. Esistono poi alcuni casi in cui la risorsa idrica utilizzata in Italia proviene da bacini idrologici posti sul territorio di un altra nazione. E il caso ad esempio del bacino del F. Natisone in Slovenia (Acquedotto Poiana s.p.a. di Cividale del Friuli-Udine), del bacino carsico dell Isonzo in Slovenia e Croazia (Acquedotto ACEGAS APS s.p.a. di Trieste e Acquedotto IRIS s.p.a. di Gorizia), ecc.. Nei casi in esame, qualora le fonti di approvvigionamento o le aree di ricarica o i corpi idrici di alimentazione di un acquedotto ricadano in tutto o in parte in A.T.O. diversi da quelli di utenza (o in nazioni estere), deve comunque essere assicurata la tutela qualitativa e quantitativa dell acqua e definita una idonea strategia di tariffazione con la disciplina tecnico-economica delle misure necessarie da parte degli Enti di governo e/o delle Regioni (o dei competenti organi di governo nazionali). 4 PREVENZIONE E GESTIONE DELLE CRISI IDRICHE E DEGLI INCIDENTI CONTAMINANTI: IL PROBLEMA DELLA GESTIONE DELL EVENTO STRAORDINARIO Le attuali norme (D.L.gs. 152/99, D.M. 471/1999) definiscono precise tempistiche, responsabilità e fasi d intervento da mettere in opera nel momento in cui si riscontra la presenza di un superamento dei valori di concentrazione limite di sostanze contaminanti nel suolo, sottosuolo, acque sotterranee o superficiali. Nel caso della tutela dei corpi idrici destinati all uso potabile, in presenza di zone a rischio di 7

8 contaminazione, è di fondamentale importanza attuare le idonee misure di prevenzione al fine di eliminare/minimizzare tali rischi di contaminazione e, inoltre, presentarsi pronti con soluzioni d intervento immediate e ottimali nel caso una contaminazione o un inquinamento abbia avuto luogo o si pensa possa aver luogo. Si è dunque in presenza di una doppia necessità dal punto di vista idrogeologico-gestionale e di salvaguardia dei corpi idrici: quella che concerne la definizione di una metodologia operativa che possa combattere il rischiocontaminazione sulle acque potabili e che possa essere inserita nelle attività del servizio idrico integrato come definito dalla L.36/94 stessa; quella che concerne i normali adempimenti in tema di messa in sicurezza e bonifica dei siti inquinati (ai sensi del D.L. 22/97, art. 17 e del D.L.gs 471/99). Queste due necessità fanno sì che gli adempimenti e le metodologie di analisi previste per la seconda (le bonifiche), siano estremamente importanti per la tutela e ottimale gestione della prima (conservazione delle acque potabili). In particolare, le fasi operative stabilite nel D.M. 471/99 per quanto d interesse per il presente rapporto sono, tra l altro, rappresentate dai seguenti momenti di approfondimento tecnico-ambientale, di progettazione e d intervento in sito: 1. Notifica di pericolo di inquinamento e interventi di messa in sicurezza di emergenza (Art. 7); 2. Definizione e realizzazione del Piano della caratterizzazione del sito (All. 4); 3. Definizione e realizzazione del Progetto preliminare di bonifica in cui una parte fondamentale è assunta dall Analisi del rischio specifica. E evidente che, visti i crescenti pericoli di contaminazione cui sono soggetti corpi idrici destinati all uso potabile, è sempre più importante conoscere il territorio e le attività antropiche a rischio che vi sono presenti. Così come è altrettanto importante conoscere le caratteristiche idrogeologiche fondamentali del flusso e del trasporto in falda, prevedere i possibili effetti di una contaminazione, definire i migliori interventi da attuare e le misure di controllo. Tali operazioni, per essere efficaci ed economiche, devono essere definite a mente serena e fuori dallo stress tipico delle fasi dell emergenza. Per quanto sopra, con l intento di portare un contributo verso la realizzazione di una sorta di Strategia generale dell acqua che permetta agli Enti gestori di evitare il fattore imprevisto presentandosi sempre il più possibile preparati sui problemi di qualità e di quantità dei corpi idrici utilizzati ai fini potabili, si propone il presente Metodo operativo della Vulnerabilità Attiva (Droli G.P., 1999). 4.1 IL METODO DELLA VULNERABILITA ATTIVA DELLE FALDE Quale parte fondamentale della suddetta Strategia generale dell acqua, si propone il presente Metodo della Vulnerabilità Attiva finalizzato alla protezione degli acquiferi naturali (falde e fiumi). In sintesi gli obiettivi generali del Metodo sono i seguenti: individuare, in via preventiva, le aree della territorio in esame maggiormente esposte al rischio di contaminazione e la sua tipologia più probabile (in relazione alle fonti di emissione presenti nell area); individuare i bacini acquiferi che necessitano della maggiore protezione in quanto serbatoi naturali di acque destinate all uso potabile (comprese le loro principali caratteristiche idrogeologiche attive e passive), individuare le principali caratteristiche idrogeologiche dell area eventualmente colpita e le caratteristiche chimico-fisiche del contaminante utili in fase di pronto intervento; individuare le principali azioni tecnico-operative e di condotta generale da intraprendere nella gestione di un eventuale emergenza o crisi idrica, gestire la fase del post-crisi, individuare eventuali punti di sofferenza e introdurre interventi correttivi al sistema generale; individuare le principali azioni necessarie per realizzare una politica di prevenzione delle contaminazioni nei settori più a rischio (zone industriali, agricole intensive, urbane, ecc.); definire alcune nuove regole puntuali per la gestione di problematiche locali e/o particolari e una strategia ottimizzata generale, ossia definire regole tecnico/finanziarie e modalità per il monitoraggio delle maggiori aree o punti di rischio (ad es. post-gestione delle discariche esaurite, gestione di zone industriali e altre aree a rischio). OBIETTIVI. Gli obiettivi specifici principali che il Metodo si prefigge sono i seguenti: 1. L acquisizione delle informazioni necessarie a definire un quadro generale dell area in esame inerente 8

9 le principali sorgenti inquinanti, le principali attività di derivazione idro-potabile da proteggere e le possibili relazioni esistenti tra esse. L informatizzazione di tutte le cartografie e delle basi dei dati, compresi gli elementi geografici, anche attraverso l uso di tecniche d integrazione spaziale dei dati e la distribuzione dei dati in formato ottico-digitale. la raccolta e l organizzazione di tutti i dati già esistenti in merito alla tematica in esame, la costruzione di una Banca-dati operativa informatizzata facilmente aggiornabile dal personale dell Ente pubblico competente. 2. La costruzione di un modello procedurale in grado di descrivere il grado di Fragilità idrogeologica o Vulnerabilità potenziale perfezionata degli acquiferi in rapporto a un ipotizzato evento contaminante e, di conseguenza, il probabile impatto dei principali contaminanti no-point sugli acquiferi locali con particolare riguardo verso le aree acquifere che alimentano le prese idro-potabili. Più in particolare tale modello procedurale, attraverso una serie di cartografie specifiche, permette di: individuare le aree fragili dal punto di vista idrogeologico, presenti sul territorio, da proteggere dai rilasci con azioni di indirizzo e di piano; individuare in via preliminare, secondo il metodo grafico, la posizione approssimativa delle aree acquifere che alimentano le principali prese idro-potabili; definire la mappatura del sistema di captazione con le portate medie emunte, la struttura delle principali adduttrici di distribuzione dell acqua potabile con i comuni serviti e il numero degli abitanti serviti; suddividere il territorio in esame per sotto-aree ove un ipotetico intervento di bonifica in falda si presenti più o meno difficoltoso dal punto di vista operativo generale; individuare le aree potenzialmente fonte di rischio, l entità del rischio e l ubicazione preliminare delle zone ove realizzare azioni correttive; stabilire un indice rappresentativo della difficoltà che si prevede di incontrare per effettuare un pronto intervento di protezione e/o decontaminazione in un area assegnata e, quindi, indirettamente, un indice che rappresenti anche una previsione sull impegno economico necessario ad assicurare la bontà del risultato finale. 3. La definizione di un modello idrogeologico-operativo generale finalizzato alla quantificazione del parametro Vulnerabilità attiva degli acquiferi all inquinamento e alla gestione dell emergenza. Tramite questo modello è possibile individuare, a partire dall individuazione di ipotetici punti contaminati, i seguenti elementi di base indispensabili per una corretta pianificazione della crisi: le altre sorgenti di cui ci si attende un probabile inquinamento; la ipotetica popolazione coinvolta e il fabbisogno di acqua potabile; le contromisure eventualmente adottabili per mezzo di una magliatura alternativa e provvisoria della rete idro-potabile esistente; l ubicazione di massima delle fonti inquinanti, la possibile evoluzione temporale di massima delle concentrazioni e della geometria del pennacchio inquinante; i primi interventi d urgenza necessari per la protezione degli acquiferi di captazione primaria; l ubicazione di massima di eventuali acquiferi da utilizzare in fase di emergenza. 4. La definizione di un Piano di pronto intervento che indichi le azioni da intraprendere in caso di conclamata emergenza o crisi da contaminazione. Tale Piano si presenta schematico e di rapida consultazione e permetterà di gestire sia la fase della prevenzione, sia la fase dell intervento durante la conduzione dell emergenza. Esso consisterà nei seguenti elementi: definizione delle operazioni immediate necessarie per la prevenzione e controllo delle crisi idriche causate dalla contaminazione chimico-batteriologica delle acque sotterranee. Il piano permette all organo competente di disporre di una strategia di prevenzione per un controllo, incentrato sia sulle fonti contaminanti di origine antropica (agricole, industriali, civili) causa reale e/o potenziale delle crisi idriche, sia sulla protezione della qualità dei corpi idrici produttivi primari presenti sul territorio; definizione di principi operativi per: attuare misure di prevenzione alle fonti contaminanti reali e potenziali individuate, realizzare idonee attività di monitoraggio all interno delle fonti contaminanti stesse, ottimizzare il monitoraggio sui corpi idrici provinciali attualmente in essere, definire lo schema delle attività necessarie in fase di emergenza e nella successiva fase di crisi, gestire gli impatti sociali e l informazione alle popolazioni colpite, gestire i rapporti con i mass media. 4. La definizione di nuove regole puntuali e di una Strategia ottimizzata generale (vedi sopra). 9

10 UTILIZZO OPERATIVO DELLA CARTA DELLA VULNERABILITA ATTIVA. Per quanto sopra esposto, ad esempio, è possibile effettuare con la Carta della Vulnerabilità Attiva le seguenti analisi e trarre le seguenti informazioni: 1. definire quali sono le aree che alimentano in linea di massima le maggiori sorgenti idropotabili. 2. Classificare la loro fragilità idrogeologica, ossia la capacità di autodifesa naturale nei confronti di una possibile contaminazione. 3. Comprendere l attitudine alla bonifica delle aree stesse e, perciò definire se un eventuale intervento di decontaminazione si può presentare più o meno difficoltoso, più o meno costoso, quali sono le possibilità di riuscita finale dell intervento di bonifica. 4. Verificare nell area interessata, la presenza o meno di fonti contaminanti potenziali e/o reali, le caratteristiche principali della fonte più pericolosa presente dentro l area omogenea secondaria e il loro numero. 5. Verificare, al punto finale di chiusura di ogni pennacchio, le caratteristiche dell intero bacino idrogeologico e idrologico alimentante, ubicando e definendo la tipologia e il numero delle fonti potenziali contaminanti principali. Le caratteristiche complessive del pennacchio alimentante, sono rappresentate nell istogramma posizionato al punto di chiusura del pennacchio stesso. 6. Condurre la analisi di cui sopra per ciascuno dei 3 tipi di rischio presi in considerazione nel presente lavoro: rischio chimico, rischio nutrienti, rischio cave e discariche. PIANO DI PRONTO INTERVENTO. In funzione delle competenze dell Ente Pubblico in merito alle attività di tutela e pronto intervento in caso di crisi/emergenza idro-potabile, anche di concerto con le Autorità regionali competenti, il Piano di pronto intervento definisce uno Schema operativo delle azioni immediate da intraprendere al verificarsi di un emergenza da contaminazione o di una crisi idrica. Lo schema è variabile e tiene conto della gravità dell evento, delle caratteristiche idrogeologiche locali, del contesto ambientale generale, della tipologia di sostanza contaminante. Lo Schema di pronto intervento è dinamico e va costruito caso per caso a seconda delle necessità reali presenti per ognuno degli eventi di contaminazione e per ciascun sito nel seguente modo: Individuazione della sostanza contaminante sulla Tab. 3 del Metodo suesposto; Individuazione dell area dell incidente contaminante, della probabile attività e filiera corrispondente e dell indice IVA sulla Carta della Vulnerabilità Attiva. Predisposizione e aggiornamento costante di un diagramma degli Elementi costanti dell acquifero. Predisposizione del piano d azione considerando gli Elementi Variabili (Tab. 3) e secondo appositi Codici riportati nella casella Note di primo intervento. Predisposizione, soprattutto nella fase di preparazione del gruppo d intervento e nel successivo intervento vero e proprio in sito qualora esso sia di una certa rilevanza, di una strategia logisticooperativa che preveda tra l altro: esercitazioni mirate su problemi specifici e gravi in ambiente fortemente degradato, predisposizione degli attori tecnici principali a una cultura della crisi, organizzazione dell accoglimento di persone e la loro sistemazione in senso lato, previsione dei disfunzionamenti del sistema (computers, energia elettrica, mezzi di comunicazione, ecc.), gestione dell emergenza fino al suo termine e organizzazione del dopo-emergenza. 4.2 OBIETTIVI E ASPETTATIVE DEI MODELLI IDROGEOLOGICO-MATEMATICI Riassumendo anche quanto sopra esposto (Cap. 2.5), si aggiunge che obiettivo primario e generale è quello di fornire all Azienda di gestione uno strumento di lavoro e d intervento che, attraverso strategie e indicazioni numeriche di elevata precisione, consenta di governare tutte le seguenti principali problematiche legate alla tutela e all utilizzo idro-potabile delle acque di falda: PARAMETRI QUANTITATIVI DELLA RISORSA ACQUA : comprendere il reale funzionamento del sistema acquifero locale e delle aree di ricarica idrica, definire i parametri e i meccanismi del bilancio idrico della falda utilizzata; definire gli interventi e le opere civili necessarie per incrementare le possibilità di stoccaggio idrico della falda, calcolandone i parametri idrogeologici costruttivi e progettuali; 10

11 cercare il massimo incremento possibile delle attuali portate derivate al campo pozzi principale dell Azienda, individuando gli interventi necessari per perdere meno acqua possibile da una falda che, fino a ora, era stata nettamente sotto-utilizzata. PARAMETRI QUALITATIVI DELLA RISORSA ACQUA : definire una strategia per la protezione dalla contaminazione della falda e progettare gli interventi di difesa agendo in via preventiva sui possibili fattori di rischio presenti nel bacino idrogeologico ove avviene la derivazione; controllare sistematicamente la qualità delle acque emunte prima che esse entrino nel sistema di derivazione e prevenire la contaminazione idrica della falda produttiva; progettare la rete di monitoraggio e allarme nel bacino di ricarica idrica; definire le 3 dimensioni (x,y,z) e le concentrazioni di un plume inquinante e prevederne le evoluzioni sul breve, medio e lungo termine. PARAMETRI GENERALI PER LA GESTIONE DELL ORDINARIO E DELL EMERGENZA: prevedere una crisi da inquinamento o da siccità e prendere tempestivamente i dovuti provvedimenti di tutela, definire preventivamente un piano operativo di pronto intervento per la gestione delle crisi idriche dovute a inquinamento o a siccità; realizzare gli interventi di cui sopra in modo che, in caso di presenza di crisi idrica o di evento contaminante, si possa disporre fin dalla fase dell immediato (ossia nella prima ora dall inizio dell evento) di un sistema di pronto intervento per la tutela dell acquifero e della salute pubblica e per garantire le forniture idriche alla popolazione colpita dalla crisi; agire con prescrizioni e atti di indirizzo sui PRGC, sulle destinazioni d uso dei terreni, sugli strumenti urbanistici e pianificatori di settore in genere qualora essi interagiscano direttamente o indirettamente sui territori interessati alla ricarica idrica degli acquiferi e sull alimentazione in generale delle falde idro-potabili utilizzate dal gestore; progettare le misure per la gestione delle emergenze idriche, ubicare e predisporre le risorse idriche alternative in via preventiva; realizzare gli interventi di monitoraggio cercando di minimizzarne i costi e garantire, in ogni caso, la reale copertura a la tutela di tutta l estensione della falda utilizzata; individuare le prescrizioni e limitazioni (ex D.L.gs. 152/99 e emendamento ex D.L.gs. 258/2000) relative alla destinazione d uso del territorio sede del bacino di ricarica e d influenza idrologica e idrogeologica in funzione degli insediamenti civili, produttivi, turistici, agroforestali, zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali (PRGC), provinciali, regionali (PUR), sia generali che di settore (piani smaltimento rifiuti, piani di bonifica, piani della grande viabilità, impianti a rischio di incidente rilevante, depuratori, ecc.); gestire le tematiche contingenti e gli elementi di novità che si presentano ricorrenti nella storia del bacino prevenendo gli effetti negativi dovuti a interventi non sufficientemente approfonditi nei loro aspetti progettuali (opere urgenti e di Protezione Civile, interventi idraulici in alveo, bonifiche di aree limitrofe, derivazioni idriche concorrenti, ecc.). Il modello può essere continuamente aggiornato con procedure relativamente semplici, eseguibili anche all interno dell Ente competente in modo da poter essere tempestivamente utilizzato al presentarsi di urgenze decisionali o necessità gestionali e strategiche. 11

12 BIBLIOGRAFIA Risorse e Resources, R.A.V.G. Dir. Reg. LL.PP., Progetto del Piano di Risanamento del Bacino Idrografico del Fiume Livenza. Trieste. D Alpaos et al., Studio sulla Consistenza e sulle Caratteristiche delle Risorse Idriche del Territorio Provinciale finalizzato all Attività di Protezione e Corretta Gestione delle stesse. Provincia di Pordenone. Pordenone, Rinaldi G. et al., R.A.F.V.G. Dir Reg. Sanità., Rapporto Atrazina-elaborati prodotti dal gruppo tecnico di lavoro. Trieste Ministero dell Ambiente, Ist. Sup. di Sanità, Procedure di Campionamento e Analisi, Parametri e Criteri di Stima, Criteri di Qualità Ambientale. Roma Goss M.G. et al, Currunt State of the Art on Manure/Nutrient Management. University of Guelph, Sampaolo A., Binetti R., Valutazine dei Rischi delle Sostanze Chimiche. M. Ragno Editorie, Roma Bressa G., Le Sostanze Pericolose. Mason Editore Perry H.R., Green D., Paris Chemical Engineers Handbook. Macgraw Hill Lewis R. J., Sr., Sax s Dangerous Properties of Industrial Materials. Van Nostrand Reinhold I.T.P. Inc., Montali R.., Sostanze e Preparati Pericolosi Detenzione e Impiego. EPC, Roma, Bianucci G., Bianucci Ribaldone E. Il Trattamento delle Acque Residue Industriali e Agricole. Hoepli Milano Bond G.R., Straub P.C., Handbook of Environmental Control-Wastewater: Treatment and Disposal. CRC Press, Cleveland Civita M., Musto., Poggio P., Uno strumento operativo per i piani di bonifica delle aree inquinate: l analisi del sito. GEAM n 2-3/1998, Torino, Riganti V., Rusi S., Crescenti M., La protezione delle sorgenti destinate al consumo umano. Università di Pavia, Bear J., Verruijt A. (1987) Modeling groundwater flow and pollution. D. Reidel Publishing Company, Dordrecht (Holland). Marsily G. de, De l identification des systèmes hydrogéologiques. Thèse, Univ. Paris VI, Marsily G. de, Quantitative hydrogeology. Academic Press Inc., San Diego (1981). Ledoux E., Modélisation integrée des écoulements de surface et des écoulements souterrains sur un basin hydrologique. Thèse, Ecole Nat. Sup. des Mines de Paris, Droli G.P., Proposta di gestione ottimale delle crisi idriche e della contaminazione delle acque naturali. Atti Convegno L. Galli e Testo Unico: nuove strategie per la gestione integrata delle acque. G.S.I.S.R. Milano, 1998 Droli G.P., La prevenzione dell inquinamento idrico: i costi, i vantaggi immediati e sul medio-lungo termine. Atti Convegno Prevenzione e gestione del rischio di inquinamento delle acque naturali (falde, fiumi, laghi, mari). G.S.I.S.R. Milano, Droli G.P., La tutela degli acquiferi: il passaggio da procedura passiva di controllo a procedura attiva di intervento in sito. G.S.I.S.R. Milano,

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