Avvento, gustare l attesa Tra poco è già Natale. Probabilmente abbiamo

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1 Liber Synodalis Anno XXXIII n Novembre 2010 Redazione: piazza Duomo, 12 Brindisi fermento@diocesibrindisiostuni.it tel fax ,00 Spedizione in A.P. - art. 2 - c.20 - L.662/96 «In Cristo per un cammino di comunione e di missione» è il titolo del Liber Synodalis, presentato nei giorni scorsi in ogni comune dell Arcidiocesi dal Pastore diocesano, mons. Rocco Talucci, recatosi personalmente a consegnarlo alle singole comunità. Esso è strumento di lavoro e testimonianza di un cammino di Chiesa e verrà tradotto nelle linee pastorali del prossimo triennio, nel corso del quale la Chiesa diocesana continuerà a camminare in straordinaria sintonia col progetto decennale consegnato dalla CEI. Speciale alle pagine 6-9 editoriale Adesso non abbiamo più alibi Angelo Sconosciuto vocazioni Al via il nuovo anno formativo per i nostri seminaristi Servizi pagg. 4-5 azione cattolica A Roma anche 1200 ragazzi e giovanissimi della diocesi Speciale pagg gente perde fiducia nella classe politi- «Se la ca fatalmente si ritira in se stessa, cade lo slancio partecipativo, tutto diventa pesante e contorto, ma soprattutto viene meno quella possibilità di articolata e dinamica compattezza che è assolutamente necessaria per affrontare insieme gli ostacoli e guardare al futuro del Paese». Le chiarissime parole del card. Bagnasco giungono mentre Fermento chiudeva l edizione. Ci richiamano direttamente alle necessità che abbiamo puntualizzato, meno di un mese addietro, a Reggio Calabria. Lì abbiamo riscoperto l «agenda della speranza», che si attua con una bussola particolare: le parole del Papa, perchè hanno offerto merito e metodo. «Fare fronte ai problemi attuali, tutelando nel contempo la vita umana dal concepimento alla sua fine naturale, difendendo la dignità della persona, salvaguardando l ambiente e promuovendo la pace, non è compito facile, ma nemmeno impossibile, se resta ferma la fiducia nelle capacità dell uomo, si allarga il concetto di ragione e del suo uso e ciascuno si assume le proprie responsabilità» ci ha detto il Papa, considerando «illusorio delegare la ricerca di soluzioni soltanto alle pubbliche autorità: i soggetti politici, il mondo dell impresa, le organizzazioni sindacali, gli operatori sociale e tutti i cittadini, in quanto singoli e in forma associata, sono chiamati a maturare una forte capacità di analisi, di lungimiranza e di partecipazione». E ci ha spiegato, oltre la sua Caritas in veritate, cosa sia «bene comune», in un momento in cui l intera società italiana cerca di coglierne il concetto. «Il bene comune è ciò che costruisce e qualifica la città degli uomini...: è esigenza di giustizia e di carità...esso trova nei valori del cristianesimo l elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale». Dopo queste parole, i cattolici italiani non possono più avere alibi alla richiesta di impegno. Pubblicati gli Orientamenti pastorali per il decennio Educare alla vita buona del Vangelo Avvento, gustare l attesa Tra poco è già Natale. Probabilmente abbiamo già pronunciato una frase del genere, o l abbiamo sentita dire intorno a noi. È un modo di attendere senza darsi il tempo dell attesa. Così anche l Avvento, attesa del Natale per definizione, rischia di non avere niente di cristiano da dire (come del resto il Natale, ridotto a vuoto sentimentalismo o a pura occasione di svago, in totale assenza del Festeggiato). La stessa parola, attesa, si è svalutata. Un po sarà colpa dell epoca del tutto e subito. Ma è anche l abitudine mentale ad associarla a qualcosa di noioso - come una coda in automobile o allo sportello - oppure di snervante, di ansioso, di vano. A che serve aspettare, se oggi sono in grado di conoscere quello che succede in tempo reale? Internet mi porta il mondo in casa, i viaggi all inclusive mi danno il sole e la neve quando ne ho voglia. Inoltre, dicono, nel 2012 finirà il mondo: c è poco da aspettare, meglio godersi ciò che si ha, o evadere artificialmente dal monotono ripetersi dei giorni. Quanto facilmente anche il cristiano deraglia dal senso dell Avvento e del Natale! Essi, scriveva un noto liturgista reggiano, costituiscono una unità liturgica, perché unico è il mistero in essi celebrato, il mistero del Dio che viene: mistero che acquista pienezza di significato alla luce della Pasqua, culmine e fonte di tutto l Anno liturgico. Così il tempo di Avvento ha una duplice tensione. È tempo di preparazione al Natale, in cui si ricorda e si celebra la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente tempo di attesa della seconda - e definitiva - venuta del Signore (mons. Guerrino Orlandini, L unità liturgica Avvento-Natale, da Celebrare Cantando, n. 12/1997). Cristo è venuto veramente nella storia, verrà nella gloria alla fine del tempo, ma chiede di venire anche ora nella vicenda umana. È qui il valore di attesa vigilante di cui le Scritture sono pervase. Come rendere vita ciò che la liturgia insegna con tanta chiarezza? Proviamo ad accogliere come consiglio quello che Speciale alle pagg un altra voce profetica della nostra Chiesa, don Giuseppe Dossetti, dettò come Piccola regola ai monaci della Piccola Famiglia dell Annunziata più di mezzo secolo fa. Egli definiva così il silenzio interiore: un progressivo venir meno di ogni fantasia, di ogni programma, di ogni apprensione per il futuro, di ogni pensiero non richiesto dal dovere immediato ; un dono da custodire in ogni ora, ambiente e circostanza, con la mansuetudine, la mortificazione della curiosità, la riduzione abituale delle cose che verrebbe spontaneo dire, la rinuncia a parlare di sé, la preferenza progressiva per le parole e i concetti più semplici, più sereni e più pacificanti. L attesa del Natale di Gesù non resti, allora, un esercizio della memoria ma sia un tempo reale, di conversione, di vera attesa del Regno di Dio nella giornata terrena. Un tempo interiore lungo, sottratto alle angosce del tg o all industria del divertimento coatto. Con la tensione spirituale dell amato del Cantico dei cantici, o della sentinella che pre-vede l alba, o della gestante che parla al nascituro. Nell attesa della sua venuta.

2 2 Primo Piano Settimana Sociale attolici nell Italia di oggi. CUn agenda di speranza per il futuro del Paese è stato il tema della 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Reggio Calabria (14-17 ottobre 2010). I lavori, svoltisi presso il Teatro comunale Francesco Cilea, sono stati aperti dal saluto di Mons. Vittorio Luigi Mondello, Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova. E seguita l introduzione di S.E. Mons. Arrigo Miglio, Vescovo di Ivrea e Presidente del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Logos e agape. Intelligenza della fede e trasformazione della società è stato il titolo della Prolusione che S.Em.za Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, ha pronunciato davanti agli oltre 1200 delegati provenienti da tutte le 227 diocesi italiane. Il processo, l agenda e l attualità è stato invece il titolo dell intervento di Luca Diotallevi, Vice Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali. In un Messaggio scritto per l occasione, Benedetto XVI ha rinnovato l appello già lanciato a Cagliari nel 2008 «perché sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell attività politica senza complessi d inferiorità». Una «presenza», questa, che «non s improvvisa», ma «rimane l obiettivo a cui deve tendere un cammino». Tutto ciò, attraverso «un cammino di formazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti e di ciascuno». «L impegno socio-politico rimane una vocazione alta, a cui la Chiesa invita a rispondere con umiltà e determinazione», ha detto ancora il Santo Padre. esperienze Rileggendo la relazione di Ettore Gotti Tedeschi sulla crisi Ripartire dallo sviluppo integrale dell uomo La 46ª Settimana sociale è stato uno straordinario momento nel quale sono maturati spunti di riflessione su argomenti che coinvolgono la nostra vita. Fra le tante interessantissime relazioni, certamente attenzione merita la riflessione che il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello I.O.R., ha fatto sulla crisi globale e la lettura che ne ha dato, evidenziando che essa non è stata generata da chissà quali eventi di carattere economico-finanziario, ma da un semplice fattore umano. Attribuire, infatti, la causa della crisi economica che stiamo vivendo al decremento demografico che i paesi industrializzati hanno subito e non alle bolle finanziarie e speculative che si sono verificate negli Stati Uniti è certamente una lettura particolare e originale della crisi. Infatti le bolle speculative sono la conseguenza del fenomeno principale (il decremento demografico) che ha poi generato la crisi. In sostanza, in questi ultimi tempi abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità: ci hanno fatto credere che i nostri soldi, le nostre case, i nostri beni avevano un valore sempre crescente ed invece non era vero. Ci hanno fatto credere che i soldi si potevano produrre con altri soldi, attraverso la speculazione finanziaria. Tutto ciò si è rivelato non vero, ed ha creato quella bolla di sapone che ora che è esplosa ci ha fatto prendere la consapevolezza del nostro status e della impossibilità a proseguire sulla strada che avevamo intrapreso. L'uomo si è ritrovato spaccato in tre dimensioni: l'uomo consumatore; l'uomo produttore e l'uomo investitore. Per spiegare questo concetto il prof. Gotti Tedeschi ha fatto l'esempio dell'operaio italiano che lavora in FIAT, il quale con il salario che gli paga l'azienda acquista la Toyota perché gli piace di più ed investe nella Toyota perchè gli dà maggiori rendimenti. Dopo tre anni la FIAT chiude e l'operaio perde il posto di lavoro. Allora, qual è la soluzione alla crisi e quale ruolo deve rivestire l'economia in questo particolare momento storico nel quale stiamo vivendo? Quali risposte dobbiamo dare noi cattolici a queste domande. Indubbiamente dobbiamo riportare il nostro stile di vita su livelli più sobri e dobbiamo togliere l'autonomia morale che l'economia ha assunto in questi ultimi anni e riportarla a quella funzione che propria di questa scienza. In effetti l'economia si ripropone tre obiettivi fondamentali: 1. utilizzare le risorse presenti in natura al meglio: 2. assicurare uno sviluppo integrale per l'uomo; Il tavolo dei relatori 3. distribuire le risorse a tutti. Questi obiettivi sono ripresi esattamente nella Caritas in Veritate e la stessa enciclica ci dice cosa accade se consentiamo all'economia di assolvere a questi tre principi fondamentali e cosa accade se non lo facciamo. Nella prima ipotesi riusciremo a superare la crisi nel miglior modo possibile e cioè l'uomo ritornerà ad essere padrone sulle cose e a dominarle, garantendo quello sviluppo integrale sopra citato. Nella seconda ipotesi invece la tecnologia si impossesserà dell'uomo e gli dirà cosa fare quindi quest'ultimo diventerà schiavo delle macchine e si lascerà travolgere da esse. Il ruolo dei cattolici è quello di evitare ciò e per fare questo dobbiamo evitare il silenzio, quel silenzio che, come ha detto il Cardinale Bagnasco, è «tradimento verso il Vangelo, verso Dio e verso gli uomini». Eugenio Cascione

3 Primo Piano Settimana Sociale 3 esperienze L Arcivescovo e tre delegati alla Settimana Sociale di Reggio Calabria (14-17 ottobre) Un agenda di speranza per il futuro del Paese Ero arrivato a Reggio Calabria, a dir la verità, senza aspettarmi grandi cose. La Settimana Sociale dei cattolici, un esperienza che va avanti ormai, con cadenza periodica, da più di cent anni, non si era annunciata, nei mesi immediatamente precedenti l avvenimento, molto entusiasmante, neppure da parte degli organi di stampa e dei mezzi di comunicazione, i quali non le avevano dato la giusta risonanza. Sembrava ai più, per dirla in parole povere, un ulteriore occasione per parlarsi addosso, con il piglio dell autoreferenzialità così tipico di certa mentalità clericale, con la mania del vittimismo di una chiesa che si sente sempre sott assedio e con il tono nostalgico dei bei tempi andati quando, allora sì, i cattolici erano politicamente tutti uniti, nonostante le varie correnti, sotto l egida dello scudo crociato e, soprattutto, contavano in termini di consenso elettorale. Un avvenimento, a dir poco, inutile tanto poi non cambia niente e la chiesa, secondo il parere dei più smaliziati, è sempre pronta a salire sul carro del vincitore. Devo dire che a Reggio Calabria mi sono radicalmente ricreduto. Non tanto e non solo per la partecipazione di oltre un migliaio di persone, convenute da ogni parte d Italia, tra cui erano presenti, pare, per la prima volta in assoluto, centinaia di giovani, studenti universitari ed esponenti del variegato mondo dell associazionismo laico cattolico, che, a un solo rapido colpo d occhio, fugavano l immagine di una chiesa a tinte chiaroscurali. Non tanto e non solo per la preparazione scientifica dei diversi relatori, i quali hanno condotto, nell ambito di loro competenza, una lucida analisi della realtà politica, economica e culturale italiana, offrendo, al contempo, prospettive concrete di progettazione e di rilancio sociale. Non tanto e non solo per il prezioso contributo offerto alla Settimana Sociale dal basso, grazie al fatto che a molti partecipanti è stata data la possibilità di prendere la parola in pubblico nelle diverse assemblee tematiche e di esprimere così il loro parere su ogni punto dell agenda politica del paese, parlando liberamente davanti a vescovi e a ministri della Repubblica italiana, senza alcun disagio e, soprattutto, senza alcuna soggezione. Mi sono ricreduto perché, a Reggio Calabria, ho visto nuovamente circolare la speranza, sotto le forme dell attualità profetica di cui è esperto solo il laicato cattolico organizzato quando rimette mano seriamente al Vangelo di Gesù Cristo e alla luce di questo si sforza di interpretare i segnali di un tempo nuovo di cui è innegabile l urgente bisogno. Basterebbe, per provarlo, rifarsi soltanto ad alcuni passaggi significativi delle cinque relazioni finali. In una di queste, l ultima per l esattezza, dove è stata messa in risalto la crisi delle istituzioni politiche, molti giovani non hanno avuto paura di affermare che per I delegati diocesani a Reggio Calabria loro l impegno politico è direttamente collegato con la scelta della fede e che quindi sono pronti a dare il proprio contributo per superare in termini più partecipativi quella che nel sentire comune è stata chiamata questione democratica salvaguardando, cioè, una democrazia di tutti, che nelle attuali circostanze è più che mai una questione di popolo e non di élite. Si è auspicata, più in particolare, una decisa spinta verso una maggior democrazia nei partiti presidiando il Parlamento «perché giunga ad approvare una legge di disciplina dei partiti che preveda un bilancio pubblico e regole certe di democrazia interna». Si è auspicata decisamente anche la revisione della legge elettorale mediante la quale «tornare cioè a dare all elettore un reale potere di scelta per esercitare il proprio diritto di indirizzo e di controllo sull eletto. La richiesta pressante di modifica si è articolata anche - e questo non solo a livello nazionale - sul numero dei mandati, sull ineleggibilità di chi ha problemi con la giustizia, su una maggior gratuità dell impegno politico». Più volte è stato pressante l invito a riconsiderare la Costituzione italiana, documento esemplare perché frutto, nel suo impianto fondante che sarebbe criminoso stravolgere, di «alto compromesso delle principali culture politiche del paese». Si è ribadita la necessità del «federalismo sussidiario e solidale», l unico ad essere legittimo, politicamente corretto, rispettoso delle fasce e delle regioni più deboli della nostra penisola. Si è inteso aggiungere all agenda per i prossimi anni anche l accorata esortazione a una formazione adeguata per un modo nuovo di far politica: «un impegno chiaro e diffuso, dai parroci, alle famiglie, all associazionismo, singolo o in rete, un impegno alla formazione per una reale corresponsabilità, per una presa di coscienza che comprenda anche la capacità di sdegnarsi... Educare ed educarci all essere testimoni completi del nostro cristianesimo, consapevoli che l appartenere dispiegato ad una comunità civile è un impegno imprescindibile, pena un peccato di omissione». Si è parlato, infine, di educazione alla legalità, di lotta a tutte le mafie, di inclusione delle nuove presenze, risorsa e non problema, la difesa della cui dignità è da considerare come un valore non negoziabile, alla stregua della difesa della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale. Che dire? Ero arrivato a Reggio Calabria senza aspettarmi grandi cose, sono ripartito di là non con molte certezze in più in tasca, ma sicuramente più carico di speranza e consapevole che i destini della nostra amata nazione sono più che mai anche nelle mani di noi cattolici. don Cosimo Posi esperienze Ecco le priorità per uscire dalla crisi Educazione, famiglia e lavoro Abbiamo raggiunto Reggio Calabria in auto sfidando una delle reti stradali simbolo di un Mezzogiorno che non riesce a decollare. Perenni lavori in corso, chilometri percorsi su una sola carreggiata, gallerie incomplete: sembra che un freno a mano tirato rallenti lo sviluppo di una regione ricca di risorse e potenzialità. Un viaggio interminabile tra la montagna ed il mare, tra i boschi e le spiagge conclusosi sul lungomare di Reggio, una terrazza che si affaccia sullo Stretto: uno spettacolo che stupisce ed incanta. Un lembo di mare che separa l estremità più a sud della Penisola dalle mille luci della città di Messina. Bellezze naturali e grosse risorse a fare da contraltare ad istituzioni bloccate: due facce di una stessa medaglia, simbolo di una regione in crisi, simbolo di un Italia in crisi. Oculata la scelta di organizzare proprio qui la 46ª Settimana Sociale in cui i cattolici d Italia si sono riuniti per stilare un agenda di speranza per il futuro del nostro Paese. Siamo al Sud ed è stato giusto partire da un analisi attenta dei problemi del Sud: la questione meridionale è ancora aperta. Esiste una serie di problemi che non hanno solo carattere economico, ma che rimandano ad una dimensione etica e culturale. Il prof. Giuseppe Savagnone, direttore del centro diocesano per la cultura di Palermo, ha ricordato la responsabilità che abbiamo noi cattolici e la Chiesa, ancora ascoltata e rispettata al Sud, nel non avallare in alcun modo comportamenti poco chiari o addirittura non etici, che creano l humus in cui il malaffare stende i suoi tentacoli. Per raggiungere uno stato di legalità non abbiamo bisogno solo di rispettare le leggi, dobbiamo anche prodigarci per far approvare leggi a favore del bene comune non avendo timore di impegnarci in prima persona. Coerenti con noi stessi, comportandoci nei luoghi della vita e del lavoro così come facciamo nei luoghi della Chiesa. Serve un grande progetto educativo; lo sviluppo del Sud passa attraverso l educazione delle persone e la prima avviene in famiglia. Di conseguenza un attenzione particolare deve essere rivolta al nucleo fondamentale della nostra società: dal suo nascere (matrimonio) al suo crescere (figli) senza trascurare i naturali momenti di difficoltà. Da più parti, infatti, sono stati suggeriti interventi concreti a sostegno della famiglia: dagli sgravi fiscali alla no tax area, un meccanismo migliorativo del quoziente familiare. Cultura e famiglia si ritrovano nella chiara, razionale e precisa relazione offerta dal prof. Ettore Gotti Tedeschi (presidente dello IOR). L origine della crisi italiana è legata alla diminuzione delle nascite: meno figli, meno consumi, meno produzione, meno ricchezza. Un analisi a prima vista semplice di un problema tanto complesso, avvalorata e supportata da dati reali, cifre inconfutabili estremamente convincenti. Come risolvere il problema? Il primo capitolo della Caritas in Veritate offre tutti gli elementi per capire e cambiare: la colpa non è degli strumenti a disposizione, ma di chi li ha usati male. È necessario invertire il processo di denatalità. Per farlo occorre dare la possibilità alle persone di creare una famiglia. La povertà che si avvicina scoraggia la formazione di coppie e la scelta di diventare genitori. Il più grande investimento per la nostra società sarebbe una seria politica di sgravi fiscali per le famiglie per l educazione dei figli e per l accompagnamento al lavoro. Quel lavoro che quando c è nobilita, ma che quando manca rischia di fare gli interessi delle mafie. Non mancano le risorse, non mancano le idee, né l entusiasmo. Occorre investire nelle intelligenze e nel cuore delle persone. Serve solo agevolare la scintilla che mette in moto il processo. La Chiesa ha cercato di offrire questo catalizzatore garantendo il supporto iniziale a chi fosse stato interessato ad intraprendere un attività imprenditoriale: è nato il Progetto Policoro, un segno di speranza per i giovani disoccupati. Dopo un attenta analisi dei problemi che attanagliano il nostro Paese, dopo l elaborazione della Agenda con i suggerimenti per poterli affrontare e risolverli, la Settimana Sociale si è conclusa con la presentazione di esperienze di successo nate e cresciute all interno del Progetto Policoro: un segno di speranza di una Chiesa che cambia e che può cambiare. Da giovani che hanno sfidato la mafia trasformando in aziende agricole i terreni confiscati, alle casalinghe che con la loro arte del cucire hanno costituito una cooperativa che realizza abiti sacri. Ad oggi sono stati promossi 500 gesti Il Teatro comunale di Reggio Calabria concreti, tra cooperative e consorzi, che danno lavoro a circa 4000 persone. Abbiamo re-imboccato la Salerno-Reggio Calabria: non più simbolo di una regione bloccata, ma di una terra che ha tutte le capacità e risorse per uscire dalla crisi. Quella stessa crisi che tutta la Chiesa italiana ha deciso di affrontare e superare in modo sistematico ed organizzato perseguendo pochi e chiari obiettivi inclusi nell Agenda di Speranza per il futuro del Paese. Alla luce di questa forte esperienza è necessario rivedere il nostro impegno in chiave costruttiva e propositiva. È necessario mettere a disposizione e cercare di valorizzare i nostri talenti al servizio del bene comune. Non possiamo continuare a delegare: è ora di impegnarci in prima persona. Vito Musa

4 4 Vita Diocesana vocazioni Lettera di Benedetto XVI ai seminaristi al termine dell Anno sacerdotale Essere i messaggeri di Dio fra gli uomini molti pensano che il sacerdozio cattolico non sia una professione per il futuro, ma che Oggi appartenga piuttosto al passato. Voi, cari amici, vi siete decisi ad entrare in seminario, e vi siete, quindi, messi in cammino verso il ministero sacerdotale nella Chiesa Cattolica, contro tali obiezioni e opinioni. Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione : lo scrive il Papa Benedetto XVI in una lettera rivolta ai seminaristi resa nota il 18 ottobre, festa di San Luca Evangelista, a conclusione dell Anno sacerdotale. Il seminario è una comunità in cammino verso il servizio sacerdotale prosegue -. Con ciò, ho già detto qualcosa di molto importante: sacerdoti non si diventa da soli. Occorre la comunità dei discepoli, l insieme di coloro che vogliono servire la comune Chiesa. Riflettendo sulla natura del sacerdozio, il Papa continua: Dio si è mostrato in Gesù Cristo. Nel volto di Gesù Cristo vediamo il volto di Dio. Nelle sue parole sentiamo Dio stesso parlare con noi. Perciò la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo. Il sacerdote non è l amministratore di una qualsiasi associazione, di cui cerca di mantenere e aumentare il numero dei membri. È il messaggero di Dio tra gli uomini. In contatto con Dio - Circa la spiritualità del presbitero, il Papa rivolge ai seminaristi l invito a imparare a vivere in contatto costante con Dio. Quando il Signore dice: Pregate in ogni momento, naturalmente non ci chiede di dire continuamente parole di preghiera, ma di non perdere mai il contatto interiore con Dio. Esercitarsi in questo contatto è il senso della nostra preghiera. Perciò è importante che il giorno incominci e si concluda con la preghiera. Allo stesso modo, Benedetto XVI sviluppa una meditazione sul ruolo dei sacramenti per la vita di fede: Il centro del nostro rapporto con Dio e della configurazione della nostra vita è l Eucaristia. Celebrarla con partecipazione interiore e incontrare così Cristo in persona, dev essere il centro di tutte le nostre giornate, sottolinea, aggiungendo che i futuri preti debbono imparare a conoscere, capire e amare la liturgia della Chiesa nella sua forma concreta. Analoga riflessione viene proposta per il sacramento della Penitenza, descritto come uno strumento per opporsi all abbrutimento dell anima, all indifferenza che si rassegna al fatto che domani farete di nuovo gli stessi peccati. Circa questi ultimi, ricorda che è importante restare in cammino, senza scrupolosità, nella consapevolezza riconoscente che Dio mi perdona sempre di nuovo. Missione grande e pura - Benedetto XVI afferma quindi l importanza di tenere viva la sensibilità per la pietà popolare perché attraverso di essa la fede è entrata nel cuore degli uomini ed è un grande patrimonio della Chiesa. Evidenzia quindi l importanza dello studio, affermando che la fede cristiana ha una dimensione razionale e intellettuale che le è essenziale. Senza di essa la fede non sarebbe se stessa, e quindi rivolge l invito: Studiate con impegno!... non ve ne pentirete, elencando alcuni dei rami del sapere teologico che un prete è particolarmente chiamato ad approfondire: la Sacra Scrittura, la patristica, la dogmatica, la teologia morale, la dottrina sociale cattolica, la teologia ecumenica, il diritto canonico. Passando poi agli aspetti umani della maturazione di un futuro sacerdote, Benedetto XVI richiama le virtù teologali accanto a quelle cardinali, riservando uno specifico passaggio alla sessualità. Di questa afferma che quando non è integrata nella persona essa diventa banale e distruttiva allo stesso tempo. A questo proposito, cita i sacerdoti che hanno sfigurato il loro ministero con l abuso sessuale di bambini e giovani. Per questi fatti il Papa esprime profondo dolore e rincrescimento e aggiunge che l abuso non può screditare la missione sacerdotale, la quale rimane grande e p u r a. Al di sopra delle varie spiritualità - Nella parte conclusiva della Lettera, Benedetto XVI evidenzia che, oggi gli inizi della vocazione sacerdotale sono più vari e diversi che in anni passati. La decisione per il sacerdozio si forma oggi spesso nelle esperienze di una professione secolare già appresa. Cresce spesso nelle comunità, specialmente nei movimenti, che favoriscono un incontro comunitario con Cristo e la sua Chiesa, un esperienza spirituale e la gioia nel servizio della fede. I movimenti scrive - sono una cosa magnifica. Voi sapete quanto li apprezzo e amo come dono dello Spirito Santo alla Chiesa. Devono essere valutati, però, secondo il modo in cui tutti sono aperti alla comune realtà cattolica, alla vita dell unica e comune Chiesa di Cristo che in tutta la sua varietà è comunque solo una. Dopo aver notato che il seminario è il periodo nel quale imparate l uno con l altro e l uno dall altro, il Papa rileva che i candidati al sacerdozio vivono spesso in continenti spirituali completamente diversi. Pertanto, mette in luce come potrà essere difficile riconoscere gli elementi comuni del futuro mandato e del suo itinerario spirituale. Proprio per questo il seminario è importante come comunità in cammino al di sopra delle varie forme di spiritualità, conclude. seminaristi Al via il nuovo anno formativo del Seminario regionale di Molfetta Il Verbo si fece carne. Uomini credenti tra identità e ruolo Carissimi amici, vi presento il gruppo dei seminaristi più grandi della nostra Arcidiocesi, cioè il gruppo di giovani che hanno fatto una scelta tendenzialmente definitiva verso il sacerdozio e che si formano presso il Seminario Regionale Pugliese Pio XI di Molfetta. Vorrei rispondere a quelle domande che sicuramente molti si pongono: Chi sono i seminaristi? Che vita svolgono? Sono giovani assolutamente normali che hanno ricevuto in dono una chiamata e hanno maturato nella loro vita umana e spirituale alcune caratteristiche che ogni buon cristiano, ogni giovane può incarnare: la voglia di seguire il Signore con tutto se stessi, la passione pastorale, cioè di donarsi tutto a tutti in nome di Cristo e della Chiesa, il coraggio di confrontarsi e, alcune volte, di andare anche controcorrente rispetto ai valori che la società di oggi ci offre. La vita? Semplice, come la vita di tanti giovani, fatta di tempo di studio, di momenti di condivisione e di preghiera, di tempi dedicati alla comunità e altri lasciati alla libera gestione personale. Tutto questo è condito da ulteriori esperienze spirituali, individuali o di gruppo, da verifiche con gli educatori, da proposte forti e da una traccia formativa che varia anno per anno tenendo presente le quattro dimensione della vita formativa: umana, spirituale, culturale e pastorale. Quest anno stiamo ponendo la nostra attenzione su quella umana: Il Verbo si fece carne (Gv 1,14) Uomini credenti tra identità e ruolo. Solo adesso, dopo aver dato voce alle vostre domande e ai vostri dubbi, posso dare un volto, una storia a questi seminaristi. Walter VINCI, V anno, della parrocchia San Pio da Pietrelcina in Mesagne; Pierluigi RUGGIERO, V anno, della Parrocchia Madonna del pozzo in Ostuni; Stefano BRU- NO, V anno, della Parrocchia San Giorgio martire in Locorotondo; Antonio DE MAR- CO, V anno, della Parrocchia San Leucio in Brindisi; Diego ZURLO, IV anno, della Parrocchia SS. Annunziata in Mesagne; Francesco PERRINI, IV anno, della Parrocchia San Pio da Pietrelcina in Mesagne; Alessandro DONNO, IV anno, della Parrocchia San Nicola in Brindisi; Giulio Andrea NOBILE, IV anno, della Parrocchia Santi I seminaristi del Maggiore con l Arcivescovo Medici in Ostuni; Alberto MACI, III anno, della Parrocchia S. Maria Assunta in Guagnano; Sandro RICCIATO, III anno, della Parrocchia S. Maria Assunta in Guagnano; Mimmo ROMA, III anno, della Parrocchia S. Pietro Apostolo in Carovigno; Salvatore ARGENTIERI, II anno, della Parrocchia San Michele Arcangelo in San Michele S.no; Antonio MAMELI, II anno, della Parrocchia S. Pietro Apostolo in Carovigno; Francesco CISARIA, II anno, della Parrocchia SS. Annunziata in Ostuni; Federico RODIO, I anno, della Parrocchia S. Maria Assunta in Guagnano; Giorgio NACCI, I anno, della Parrocchia SS. Annunziata in Ostuni; Alessio GUBELLO, I anno, della Parrocchia SS. Giovanni Battista e Irene in Veglie dulcis in fundo don Salvatore TARDIO, sacerdote della nostra diocesi, educatore del IV anno e responsabile di noi seminaristi. Walter Vinci Appuntamenti Ministranti Incontri diocesani per i responsabili 8 novembre e 16 maggio ore 19 (Seminario) Incontri per i Ministranti nei singoli paesi Cellino S. Marco - 17 novembre, ore 19 Locorotondo - 18 novembre, ore 17 Chiesa Madre Brindisi - 27 novembre, ore 17 Parrocchia S. Giustino de Jacobis Veglie - 27 novembre, ore 17 Parrocchia SS. Rosario Leverano - 27 novembre, ore 17:30 Parrocchia Madonna del Rosario Mesagne - 29 novembre, ore 17 Parrocchia Vergine SS. del Carmelo Guagnano - 4 dicembre, ore 16:30 Ostuni - 4 dicembre, ore 18 Centro di Spiritualità Madonna della Nova Salice Salentino: 4 dicembre, ore 18 Salone Suore S. Giuseppe S. Pancrazio Salentino - 6 dicembre, ore 17 Chiesa Madre S. Michele Salentino - 12 dicembre, ore 16 S. Vito dei Nor dicembre, ore 17:30 Chiesa Madre Carovigno - 17 gennaio, ore 18:30 Chiesa del Carmine San Donaci - 24 gennaio, ore 16:30 Raduno diocesano Ministranti Domenica 29 maggio, presso il Seminario Torneo di calcetto per i Ministranti Nel mese di maggio, presso il Seminario Convegno diocesano O.V.E. Sabato 20 novembre (ore 16-19) Seminario Arcivescovile Benedetto XVI Convegno diocesano dell Opera Vocazioni Ecclesiastiche sul tema: Pietre vive intorno a Cristo. Il sacerdozio del popolo di Dio (1 Pt 2, 1-10)

5 Vita Diocesana 5 EVENTI La solenne celebrazione il 24 ottobre scorso è stata un dolce abbraccio collettivo La chiesa del Seminario diocesano dedicata a S. Chiara Una comunità stretta attorno alla sua chiesa, un dolce abbraccio collettivo a volerlo descrivere dal di fuori: queste le immagini suscitate in un momento importante come quello di domenica 24 ottobre, presso la chiesa del Seminario Arcivescovile Benedetto XVI che ha visto tantissimi fedeli partecipare al rito di dedicazione della stessa, a Santa Chiara. A presiedere la celebrazione, l Arcivescovo mons. Rocco Talucci, affiancato dal Rettore del seminario don Alessandro Luperto, da numerosi sacerdoti e soprattutto, dai seminaristi che hanno curato ogni dettaglio affinché la celebrazione fosse perfetta. Un occasione importante per l intera comunità del quartiere Santa Chiara e per tutta la diocesi che nello stesso frangente ha festeggiato e inaugurato il nuovo anno formativo del Seminario. Davanti ad una chiesa, gremita di fedeli, l altare di pietra spoglio, ma non a caso. «L altare che c è nella chiesa e che già era aperta al culto - ha detto l Arcivescovo nell omelia - è un altare di pietra, la roccia centrale che simboleggia Gesù, il vero centro, la vera roccia sulla quale è fondata la Chiesa e la vita dei cristiani». «Oggi ha continuato mons. Talucci - sono qui anche a dire grazie perché da Vescovo ho cercato di fare il mio dovere, ma tutto è stato possibile grazie ad una Provvidenza grandissima. Io assieme a tutti i sacerdoti e ai laici, abbiamo toccato con mano questa Provvidenza. Il Seminario è il monumento alla Provvidenza, tutto ciò che è stato fatto un po alla volta è anche dono dei benefattori, ma lo spirito di Dio muove il cuore delle persone e Dio che ha compiuto il bene grande del creato e dell umanità, i beni nella storia li realizza attraverso gli uomini e noi abbiamo il potere di far passare il progetto di Dio con il nostro Si come Maria». «Vedendo questa chiesa e questo Seminario noi contempliamo tante meraviglie che sono meraviglie di Dio» ha detto ancora l Arcivescovo. «Il dono diretto di Dio sono le vocazioni, dove noi collaboriamo con la preghiera e se in questo Seminario ci sono dei giovani che sentono il desiderio di seguire il Signore fino alla totalità della vita, questo è il dono della Provvidenza che non è soggetto ad un progetto umano». Dopo l omelia, la preghiera è stata affidata ai Santi, attraverso le litanie cantate davanti al crocifisso, per poi entrare nel cuore del rito della dedicazione della chiesa a Santa Chiara. L Arcivescovo ha vestito un grembiule bianco e dopo aver versato in vari punti dell altare il crisma, lo ha segnato con le croci. Nello stesso tempo, don Alessandro Luperto ungeva con lo stesso, le pareti della chiesa. Poi l accensione del braciere, e l incensazione. Al termine due fedeli presenti hanno preparato l altare rivestendolo con una candida tovaglia, poi lo hanno addobbato con fiori freschi e portato dinnanzi ad esso i ceri che hanno dato il via al rito della luce. La chiesa tutta si è illuminata, fin sotto l altare, prima di dare inizio alla liturgia eucaristica. Al termine della celebrazione, il Vescovo assieme al Rettore del Seminario, ha scoperto la targa posta in fondo alla chiesa a memoria di questo solenne giorno. «Tale evento ha dichiarato don Alessandro Luperto - si pone a completamento di quel cammino storico che ha portato la diocesi alla realizzazione del nuovo Seminario per la cura e l accompagnamento delle vocazioni. Cammino iniziato con la benedizione e posa della prima pietra (28 aprile 2005), proseguito con la inaugurazione e benedizione del Seminario alla presenza del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone (18 novembre 2007) e culminato con la storica visita del Santo Padre (15 giugno 2008). La Dedicazione ha spiegato ancora è giuta dopo la realizzazione dell altare e dell ambone in pietra, resi possibili grazie al contributo A. Di Coste A. Di Coste dell Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero, offerto in memoria del compianto monsignor Lino Lavilla, già Padre spirituale in Seminario». Antonella Di Coste il ricordo L Arcivescovo ricorda il religioso carmelitano Il nostro «grazie» a Padre Innocenzo P. Innocenzo Parente Grazie, padre Innocenzo. La gratitudine è il sentimento che va coltivato per evidenziare la migliore identità di una persona. Ringraziare una persona significa riconoscere in essa doni e virtù; vivere noi in modo che altri possano ringraziarci significa vivere bene nella testimonianza della verità. Così possiamo gareggiare a vicenda nel farci del bene, nell aiutarci e nello stimarci. Ecco perché sono grato a padre Innocenzo per quello che è stato e per quello che ha fatto nella semplicità ed essenzialità. Carmelitano autentico, ha vissuto il carisma della sacra montagna salendo col desiderio di conformarsi al suo Signore sotto lo sguardo di Maria. Sacerdote autentico, fedele alla sua Chiesa diocesana nella comunione presbiterale, nella formazione della vita religiosa, nell accompagnamento spirituale reso nel Santuario diocesano di Santa Maria Madre della Chiesa. Figura austera e amabile, accogliente e disponibile, riservata e attenta, padre Innocenzo è stato garante della comunione nella fraternità carmelitana, padre spirituale e confessore accogliente di quanti lo avvicinavano, custode zelante della dignità e del decoro del Santuario, formatore esemplare dei gruppi che ruotano intorno all Opera, animatore della vita religiosa diocesana, il vero uomo di Dio a cui Dio solo bastava. È questa l eredità che ci lascia, un eredità ricca che ha costruito nel tempo in una ricerca e in una fedeltà che conquistava. Il Vangelo vissuto diventava Vangelo insegnato, applicato, spiegato come regola di vita, libertà di coscienza, ideale di gioia. Segno della sua fedeltà è stata la sua malattia, improvvisa e pesante. È stata accolta, non subita, sopportata nella fede viva e nella sofferenza silenziosa. Non ha chiesto, nella preghiera, la guarigione, ma la forza di compiere il suo dovere sino alla fine. Pregava per la nostra Chiesa in Sinodo e per il suo padre Arcivescovo. Così chiamava abitualmente il Pastore della Diocesi. Nell ultimo incontro, pur affaticato e sostenuto dall ossigeno, mi salutava assicurando la sua preghiera. Ha sempre sentito la forza del suo Signore e ne annunciava felice il messaggio. È stato un vero operaio nella vigna del Signore, annunciando a tutti che il Regno di Dio era vicino. Faceva sentire vicino e presente il Signore che sempre ama. Il lutto della diocesi rivela la gioia di averlo avuto. + Rocco Talucci, Arcivescovo Nuovo Direttore a Lo Scudo Dal 1 novembre scorso Lo Scudo, storico mensile cattolico d informazione di Ostuni, ha un nuovo Direttore. L Arcivescovo, infatti, ha nominato Direttore Responsabile il dottor Ferdinando Sallustio. Lo Scudo, che l anno prossimo taglierà l invidiabile traguardo dei novant anni, è una delle testate più antiche tra i giornali cattolici italiani. Ferdinando Sallustio succede a don Domenico Melpignano che prima come collaboratore e poi come Direttore, negli ultimi decenni è stato uno dei protagonisti della vita del Periodico. All amico e collega Ferdinando Sallustio, giunga l augurio di tutta la redazione di Fermento, nell auspicio di future e sempre proficue collaborazioni tra le due testate giornalistiche diocesane. Pubblicazione quindicinale Reg. Tribunale Brindisi n. 259 del 6/6/1978 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Direzione: Piazza Duomo 12 - Brindisi Tel. 340/ Fax 0831/ fermento@diocesibrindisiostuni.it Direttore Responsabile: Angelo Sconosciuto Coordinatore di Redazione: Giovanni Morelli Hanno collaborato: Daniela Negro, Danilo Di Leo, Salvatore Licchello Foto: Sir, F. Destino, A.Di Coste, V. Musa, N. Moro, Nikonarte, P. Pinto, G. Grasso, G. Romanazzi, M. Palermo, E. De Benedittis, M. Gioia, Hobbyfoto, R. 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6 6 Speciale Liber Synodalis ostuni Presentazione presso il Cinema Teatro Roma Un passo più deciso per portare l annuncio di Cristo Salvatore san donaci Presentazione presso l Aula consiliare La bellezza di una Chiesa capace di camminare insieme Nikonarte Nikonarte N. Moro Dopo la fase di studio, dopo quella di discussione e votazione, si è aperta una nuova fase del Sinodo diocesano, quella cioè della sua attuazione. Con la presentazione in ogni città della diocesi si vuole portare alla più larga diffusione quanto emerso e raccolto nel Liber Sinodalis, perché solo insieme è possibile passare ad una vera e propria attuazione nel cammino quotidiano della nostra Chiesa. La presentazione nella città di Ostuni è avvenuta martedì 12 ottobre scorso presso il Cinema Teatro Roma: dopo l introduzione del vicario Foraneo, mons. Cosimo Palma, il Liber Sinodalis è stato presentato da mons. Angelo Ciccarese, vicario episcopale per la pastorale organica, che ha evidenziato come il Sinodo non debba cambiare il volto della nostra Chiesa, ma voglia darle un passo più deciso ed incisivo in un mondo problematico a cui portare l annuncio di Cristo Salvatore. Accanto alla presentazione dei contenuti si è voluto raccontare anche un altro aspetto del cammino sinodale attraverso la testimonianza diretta di chi ne ha vissute le diverse fasi. Il sinodo è stato, infatti, non solo momento di lettura della realtà ecclesiale in chiave propositiva, ma anche opportunità di incontro e di conoscenza tra i sinodali stessi. Il lavoro durato quasi tre anni con appuntamenti frequenti sia al livello vicariale che diocesano, ha permesso che nella discussione entrassero le vite e le esperienze pastorali e umane di ciascun partecipante rendendo i tratti della Chiesa diocesana sempre più noti e famigliari attraverso i suoi membri. Significativa è stata anche la presenza delle autorità civili e l intervento del Sindaco della città bianca Domenico Tanzarella, quasi a voler consolidare la sinergia tra Chiesa e territorio, entrambe al servizio dell uomo, della comunità e del territorio con le sue problematiche e domande interpellanti. Le conclusioni dell incontro sono state affidate all Arcivescovo mons. Talucci che ha delineato la scansione del piano pastorale per il prossimo triennio in cui saranno approfonditi ogni anno due dei sei ambiti di lavoro del Sinodo per una piena mentalizzazione delle linee emerse dal cammino sinodale. Ha chiuso l incontro il grazie sincero che l Arcivescovo ha rivolto a quanti hanno partecipato al Sinodo, a quanti indefessamente hanno lavorato per la sua buona riuscita e soprattutto al Signore che ci ha concesso di vivere una tappa cruciale del nostro cammino di Chiesa diocesana nell oggi e per il futuro. Iolanda Milone Lo scorso 13 ottobre si è svolta, presso l Aula Consiliare di San Donaci, la presentazione del Liber Synodalis, presenziata da S. E. mons. Rocco Talucci, promotore del Sinodo diocesano. Si è trattato di un momento di gioia e di grazia, condiviso dai molti partecipanti, presenti su invito del parroco don Costantino Baccaro. Il canto dell inno Chiesa del Risorto ha aperto l incontro, quindi, il Vicario Generale, don Giuseppe Satriano, ha illustrato, attraverso una presentazione in power point, le varie fasi dei lavori sinodali, iniziate già dal 2008 e conclusesi nel 2010, con una forte e unica esperienza, nell esperienza di Chiesa, della Visita di Papa Benedetto XVI alla nostra Arcidiocesi. Evento che ha segnato fortemente anche l assise sinodale di cui, nel Liber Synodalis, è dato ampio risalto. All incontro, oltre ai membri della Comunità ecclesiale, hanno preso parte anche rappresentanti della Comunità civile, i quali, nella persona del Sindaco, hanno rivolto il loro reverente saluto di benvenuto all Arcivescovo. Sono state rese alcune testimonianze di vita e di servizio da parte dei partecipanti al Sinodo, della nostra comunità parrocchiale, designati dal Parroco, tra cui Antonella, responsabile del gruppo locale dell UNITALSI, che ha vissuto l evento sinodale come ammalata. Essi hanno sottolineato di aver scoperto la bellezza di una Chiesa, composta da laici, religiosi e sacerdoti, che riflette su se stessa e sulle tematiche inerenti i problemi della società di oggi, esaminati sempre a partire dalla Parola di Dio. È stato messo in risalto che, per una autentica crescita spirituale e sociale, per un itinerario evangelico da vivere nel mondo, c è bisogno di camminare insieme. Il Sinodo, inoltre, ha rivelato l urgenza di una Chiesa diocesana che deve avere, nel nostro tempo, maggiore attenzione all uomo di oggi, il quale si muove inseguendo freneticamente un mondo in continua evoluzione e che, spesso, rincorre falsi idoli. Una Chiesa locale, dunque, che deve cercare di andare incontro alle esigenze dell uomo moderno senza perdere di vista sia la volontà di Dio, rivelata da Gesù più di 2000 anni fa, che la propria identità di inviata dal Suo Fondatore a portare la Buona Notizia in ogni tempo e in ogni cultura. Questo dovrebbe essere un abito mentale, che ciascun componente della comunità parrocchiale deve indossare per sentirsi veramente laici al servizio della propria Chiesa locale in comunione con i propri pastori. L incontro si è concluso con il canto Salve Regina, volgendo lo sguardo a Maria come modello e segno di speranza per la nostra testimonianza nel tempo e nella storia di sempre. Galiana Rita Epifani carovigno Presentazione presso la Parrocchia S. Maria del Soccorso Uno stimolo per camminare verso il futuro Il 18 ottobre scorso, tutti i parroci di Carovigno assieme all Amministrazione Comunale, alle Associazioni sportive e culturali e a tutta la comunità di fedeli, hanno accolto Sua Eccellenza mons. Rocco Talucci per la presentazione e la consegna del Liber Synodalis I lavori, coordinati da don Pino Nigro, parroco della Chiesa madre, sono stati introdotti da un videoclip, curato dallo stesso parroco, con le suggestive immagini che hanno narrato il percorso del Sinodo sin dalle sue fasi iniziali. Le immagini presentate hanno prodotto un forte coinvolgimento dei presenti all evento, culminato, a fine serata, anche con alcuni interventi dei fedeli che hanno rappresentato al Padre Arcivescovo le loro testimonianze. Padre Piermario Burgo, Rettore del Santuario di Belvedere, ha curato una breve presentazione di carattere storico e giuridico sul Sinodo. La serata ha dimostrato chiaramente che la realizzazione del Lyber Synodalis è stato un atto impegnativo e che la sua attuazione non deve rappresentare un evento fine a se stesso, bensì significare un passo deciso della Chiesa verso il domani. Il Libro intende essere una rivelazione di vita rinnovata per la Comunità cristiana che viene chiamata a stare con il suo Signore e con il popolo di Dio in fraternità e mandata ad incontrare gli uomini che hanno già incontrato Dio e quelli che hanno il diritto di conoscerlo, di scoprire il senso della vita, la sapienza della verità, la certezza da percorrere. L attenzione alla persona, alla sua dignità e alla sua formazione occupa il primo posto dei sei ambiti oggetto di discussione della serata affinchè ogni persona maturi in libertà le proprie scelte, prenda coscienza delle proprie responsabilità, divenendo protagonista e artefice del proprio cammino nella luce del Signore, in compagnia della Chiesa e al servizio del mondo. Altro argomento di forte rilevanza della serata è stato la descrizione della centralità della Parrocchia che si deve concretizzare quale luogo educativo e luogo di incontro con Dio, in simbiosi con la priorità pastorale rappresentata dalla famiglia così come voluta da Dio, lontana dalla minaccia della contingente secolarizzazione culturale, affinché essa - piccola chiesa domestica - sia la base per un rilancio della fede. Particolare attenzione è stata rivolta ai giovani, futuro della società e della Chiesa. Essi sono esposti al rischio di vivere senza speranza. Particolare attenzione e una vibrata richiesta è stata rivolta, anche negli interventi dei fedeli, affinchè l azione della Chiesa sia accompagnata da una sensibilità delle Istituzioni che attualmente non irrobustisce le legittime aspettative dei giovani che, oltre al conforto spirituale, hanno un forte bisogno di sentirsi tutelati da un sistema che deve essere esempio di giustizia, trasparenza ed onestà. La serata ha fatto emergere l auspicio e l augurio che il libro sul Sinodo possa accompagnarci nel nuovo anno pastorale che è appena iniziato e che non sia un Libro da mostrare in bella vista su uno scaffale, come ha concluso Sua Eccellenza, ma che possa suscitare una proposta di vita cristiana per realizzare la gioia da coltivare nel cuore e per la speranza che possiamo far germogliare nel cuore del prossimo. Mariella Ciraci, Giovanni Quartulli, Lucia Monna

7 Speciale Liber Synodalis 7 leverano Presentazione nella sala assembleare della Bcc Un libro per ascoltare, discernere e servire il Vangelo san pancrazio Presentazione nel salone di S. Giuseppe Un lavoro che deve illuminare il cammino delle nostre comunità Chiesa Madre Parrocchia San Giuseppe Lav. G. Grasso Nella sala assembleare della Banca di Credito Cooperativo di Leverano, messa gentilmente a disposizione dal suo Presidente il signor Lorenzo Zecca, il 19 ottobre u.s. ha avuto luogo la presentazione del Liber Synodalis nella nostra città. A partire dall ascolto della Parola di Dio, nella preghiera presieduta dall Arcivescovo, l incontro si è svolto all insegna dell annuncio, dell accoglienza, dello scambio e dell evidente disponibilità ad aprire nuovo cammino. Le comunità cristiane presenti con gli operatori pastorali, i membri del popolo di Dio, i religiosi e i rispettivi parroci hanno avuto modo di rimettersi alla scuola del Sinodo che è stata essenzialmente la scuola della Parola di Dio. I cittadini e le autorità hanno avuto la possibilità di aprirsi a quell oltre che solo il Vangelo di Cristo può recare al bene e al servizio della città dell uomo perché questa sia degna di ogni persona, riconosciuta nella sua dignità originaria e accolta nelle esigenze della reciprocità sociale e religiosa. Nello spazio della mitezza, che ci è comandata dalla Parola (cfr 1 Pt 3, 15-16), don Alberto Diviggiano, vicario episcopale per i laici, ha raccontato con il gusto della fede il nostro Sinodo alla città, interpellando anzitutto il popolo di Dio a rimanere - nella Parola del Sinodo; - nel servizio dell uomo e del mondo; - in comunione con Cristo, nella compagnia di tutti gli uomini; - nell Amore a Gesù Cristo e, per Lui, ad ogni persona che incontriamo e accogliamo; - nella disponibilità a diventare Chiesa secondo il cuore di Dio, pronta sempre al servizio della Carità e della Verità del Vangelo a favore dell uomo; e, poi, a ripartire dal Cenacolo per un nuovo cominciamento, nel segno dell unità e insieme nella ricchezza delle presenze e dei ministeri. Il Sinodo dunque, nella sua fase celebrativa ha rimesso insieme gli operatori pastorali per ripartire insieme sulla Via che è Gesù Cristo incontro ad ogni uomo. Lo stesso Sinodo, nella presentazione del suo Libro, ha chiamato all appello tutto il popolo di Dio che è in ogni città per ricominciare a camminare sulla medesima via. Questo si è percepito anche nel confronto delle domande e delle riflessioni emerse nell assemblea. L Arcivescovo infine, ha tracciato il cammino che si apre per la nostra Chiesa diocesana, a partire dall anno in corso, con le Linee Pastorali che per un triennio svilupperanno i contenuti del Libro del Sinodo. Un libro non di memoria per gli archivi, ma di confronto e di riflessione per ascoltare Dio che parla nella storia degli uomini e chiede di discernere i segni dei tempi per un rinnovato slancio nell annuncio del Vangelo. Un libro per imparare a servire ogni uomo che attraverso la quotidianità è chiamato a costruire socialità degna delle persone e a dare senso ai suoi giorni scoprendone l origine e il traguardo. Un libro per proporre con mitezza l orizzonte del Regno di Dio che rinnova e fa bella la terra abitata dall uomo e ogni città affidata alle nostre mani, per farne spazio di dignità umana e perciò di bellezza divina. don Antonio Valentino «Un libro da non relegare in libreria accanto a tanti altri». Così don Alberto Diviggiano ha introdotto la sua relazione per la presentazione del Liber Synodalis nell incontro tenutosi il 20 Ottobre nel salone parrocchiale della chiesa di S. Giuseppe alla presenza dell Arcivescovo. Un libro da non relegare in libreria perché in esso sono racchiuse le esperienze, le riflessioni, le proposte pervenute dai rappresentanti dell intera comunità diocesana per tutto un triennio. Il Liber Synodalis deve illuminare quotidianamente il cammino, il comportamento, la testimonianza dei presbiteri, dei laici impegnati e di tutto il popolo di Dio. Solo in Cristo potrà realizzarsi l autentica comunione e con Lui la vera missione come chiaramente espresso dal tema del Sinodo In Cristo per un cammino di comunione e di missione. Dobbiamo sempre tener presente l immagine di Gesù che lava i piedi ai discepoli e invita noi cristiani ad imitarlo mettendoci al servizio nelle varie realtà dove siamo chiamati ad operare. Come ho fatto io, appunto, che è il messaggio centrale del Sinodo stesso. Sono stati tanti gli argomenti brillantemente trattati da don Alberto. «Ho avuto la gioia di partecipare ai lavori del Sinodo» ha detto un sinodale nel corso del dibattito, «lavori che mi hanno arricchito sia spiritualmente che umanamente. I sei ambiti sono stati trattati a 360 gradi e, interpellando le nostre coscienze, abbiamo rappresentato con umiltà le luci e le ombre delle nostre comunità. Ritengo che, come cristiani, siamo chiamati a testimoniare con senso di responsabilità la nostra fede anche al costo di apparire impopolari». La stessa persona ha auspicato «che il Sinodo, con il metodo della conoscenza, del dialogo, della diversità intesa come ricchezza di proposte, della comunione, contribuisca alla costruzione del bene comune». Concludendo, ha ringraziato di cuore il Padre Arcivescovo «che ha seguito costantemente i lavori con umiltà e dedizione». Nel corso di un altro intervento è stata sottolineato la necessità che il cammino di comunione riparta dalla Parrocchia, la quale deve essere attenta alle problematiche del territorio e visibile nella coerente testimonianza di sacerdoti e laici. «Bisognerà non dare per scontato che la comunione esista all interno delle nostre comunità» - è stato detto in un altro intervento. «Purtroppo non mancano presbiteri e laici individualisti che pensano di andare avanti coltivando il proprio orticello. La comunione dovremo costruirla con fatica superando la frammentarietà, acquisendo lo stile sinodale, cioè camminando ed operando insieme». Ha concluso i lavori S.E. l Arcivescovo chiarendo agli intervenuti E le perplessità manifestate, illustrando quelle che saranno le linee pastorali del prossimo triennio che trovano nel Sinodo le loro fondamenta e presentando il Liber Synodalis. Mons. Talucci ha inoltre riferito che la necessità di ripartire dalla Parrocchia, come manifestato dagli intervenuti, costituisce già da quest anno l argomento principale delle linee pastorali. Le due comunità parrocchiali di San Pancrazio hanno partecipato all incontro insieme ai sacerdoti don Michele Arcangelo Martina, don Antonio Miccoli e don Giuseppe Taurino. Era presente il sindaco, prof. Domenico Francone, sempre sensibile alle iniziative ecclesiali. Fernando Faggiano SAn michele Presentazione presso il nuovo Oratorio parrocchiale Ogni realtà vi trova dentro ciò che la riguarda G. Romanazzi G. Romanazzi Grande attesa della comunità sammichelana per la serata del 21 ottobre scorso nella parrocchia di San Michele Arcangelo, per la presentazione del Liber Synodalis In Cristo per un cammino di comunione e di missione da parte di Sua Eccellenza mons. Rocco Talucci. Gli inviti erano stati fatti a tutte le autorità politiche del paese, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni del volontariato, alle forze dell ordine, alle associazioni culturali. Pian piano il nuovo salone dell oratorio si riempiva di gente. Le autorità prendevano posto. Tra i presenti serpeggiava una certa curiosità sull argomento: alcuni si chiedevano se si trattasse di un libro scritto in latino. Il parroco, don Tony Falcone, ha dato il benvenuto all Arcivescovo, a don Franco Blasi, Vicario episcopale per la Pastorale del Territorio ed a tutti i presenti. Poi mons. Talucci ha mostrato e presentato il Liber Synodalis: il frutto del lavoro di tre anni del Sinodo diocesano. Ha spiegato cos è il Sinodo, da chi è formato, come si è svolto il lavoro di riflessione, gli argomenti affrontati. Soprattutto, ha mostrato come può essere letto dalle persone che vogliono approfondire solo qualche aspetto perché il libro è davvero un bel malloppo e non tutti saranno disposti a leggerlo per intero. Ogni realtà sociale può trovare nel capitolo che più lo riguarda da vicino gli spunti di riflessione per realizzare il bene della persona e della collettività. Poi la parola è passata a don Franco Blasi, il quale ha fatto una lettura essenzializzata delle varie sezioni del libro specificando che il soggetto è la Parrocchia e quindi ha evidenziato come questa sia chiamata ad essere sempre più evangelizzata ed evangelizzatrice, aperta al mondo che cambia e pronta ad offrire accoglienza. Dopo alcuni interventi che hanno messo in evidenza il problema dell impegno dei cristiani nel mondo sociale e politico e dell impegno più fattivo dei laici all interno della comunità cristiana, l incontro si è chiuso con l annuncio delle nuove linee pastorali per l anno che traducono in indicazioni operative i primi due ambiti del Liber Synodalis. A Sua Eccellenza, a don Franco Blasi e a tutta la Chiesa diocesana un grazie di cuore per questo dono che speriamo si traduca in nuovi traguardi di comunione ecclesiale e di impegno missionario. Felice Prete

8 8 Speciale Liber Synodalis guagnano Presentazione nella Sala consiliare comunale Un ponte tra Dio e l uomo per renderlo davvero adulto nella fede mesagne Presentazione al Liceo Muscogiuri L immagine di una Chiesa che serve con gratuità P. Pinto Mino Palermo Si è svolta il 22 ottobre, nella Sala Consiliare del Comune, la presentazione del Liber Sinodalis a Guagnano. Erano presenti un pubblico numeroso, le catechiste, i rappresentanti di Azione Cattolica e delle associazioni di volontariato. All introduzione di don Nino De Carlo, parroco di Villa Baldassarri, è seguito il benvenuto a Sua Eccellenza da parte del Sindaco, ing. Fernando Leone. La presentazione dei lavori del Sinodo è stata tenuta da don Alberto Diviggiano; numerosi sono stati gli interventi in assemblea. Nei vari momenti dell incontro il Coro parrocchiale ha eseguito canti sotto la guida del maestro Mazzotta. La serata si è conclusa con l intervento di Sua Eccellenza l Arcivescovo. Sin dai primi incontri dell assemblea sinodale abbiamo percepito la sensazione di essere inseriti in una comunità aperta alla novità, disposta all ascolto, protesa all accoglienza dell opinione altrui, sorretta da un sincero e costante senso di comunione. Una seconda sensazione, che diventa certezza sin dalle battute iniziali, è che il Sinodo non si sarebbe esaurito in un semplice atto amministrativo o burocratico, né in una mera operazione di cosmesi, ma che si sarebbe articolato, come poi in effetti è stato, in un lavoro assembleare capace di far emergere i problemi legati al territorio e alla nostra società per proporre un cambiamento del nostro essere testimoni di Gesù Cristo risorto. Gli ambiti hanno dato risalto alla Parrocchia, nelle sue molteplici espressioni, e al Laicato. Alla prima, è stato riconosciuto il compito fondamentale di accompagnare all incontro con Dio i credenti tutti, assidui o distratti, vicini o lontani, e di porre solide basi alla costruzione di un ponte fra la sponde di Dio e quella dell uomo, per rendere quest ultimo adulto nella fede. La Parrocchia, proprio perché vive ed opera concretamente, non può non tener conto della crisi globale del nostro tempo: il coraggio di essere cristiani e testimoni coerenti nel mondo diviene obiettivo comune a tutte le forze operanti nella Parrocchia. Un contributo in questa direzione va riconosciuto alla presenza sul territorio di movimenti e di aggregazioni laicali. La nostra partecipazione al Sinodo è stata un vero e proprio percorso formativo, che, se da una parte ci ha consentito di approfondire alcuni aspetti della dottrina cristiana e dell organizzazione ecclesiale, dall altra ci ha fatto vivere un esperienza di una Chiesa veramente unita nell ascolto della Parola. Sul piano personale abbiamo attinto nuova energia, rafforzato l intesa come coppia e assunto modi di essere più attenti nei rapporti interpersonali e nel lavoro: quei criteri di vita, che già erano alla base del nostro comportamento, hanno acquistato un radicamento più profondo e più consapevole alla luce del Vangelo. È nata la convinzione che è arrivato il tempo di scrollarsi di dosso paure e conformismi per essere protagonisti di un cambiamento in cui vengano coinvolte tutte le forze del territorio, dai gruppi parrocchiali, alla Scuola, alle famiglie e a tutte le associazioni di volontariato e di gestione del tempo libero. Saremo così in profonda sintonia con l essere in cammino insieme, proposto dal significato del termine Sinodo. E poter essere così, soprattutto per i giovani, un posto sicuro e alternativo che li protegga e faccia emergere le loro potenzialità. M. Carmela e Giuseppe De Riccardis Sabato 23 ottobre, nell aula magna del Liceo Scientifico F. Muscogiuri di Mesagne, ha avuto luogo la presentazione del Liber Sinodalis. L incontro, presieduto dall Arcivescovo, ha visto un ampia partecipazione della Chiesa mesagnese insieme alla presenza del Sindaco della città e dei rappresentanti delle istituzioni. È stato puntualizzato che il Libro rappresenta la nostra Chiesa diocesana oggi, con i suoi aspetti positivi, le sue ricchezze, le sue risorse, la volontà di crescere secondo Dio e quindi la disponibilità a percorrere le strade che il Signore le fa intravedere per essere promotrice di comunione all interno delle realtà ecclesiali e nel mondo. La consegna del Liber Sinodalis, perciò contiene il mandato a continuare a crescere nella comunione, non solo nella Chiesa. La presenza dei rappresentanti delle istituzioni indica la sollecitazione a promuovere pace e comunione anche nel nostro territorio, Mesagne, che siamo tenuti ad amare e promuovere, sull esempio di Gesù che incarnandosi, ha percorso le strade del mondo. È anche invito, sollecitazione a dialogare, a curare le relazioni e a collaborare con realtà che, pur non specificamente ecclesiali, hanno a cuore il bene e la promozione di ogni uomo, la cura e il rispetto per la vita, per tutto l arco della vita dal concepimento fino alla sua naturale conclusione; per la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna; per la salvaguardia dell ambiente; per le realtà che si impegnano a promuovere la cultura della legalità e l amore per la giustizia, che hanno a cuore il bene comune. Il Sinodo, infatti, continua. L Arcivescovo ha sottolineato che anche questo era un incontro sinodale ed ha sollecitato ad osservare le indicazioni sinodali,perché tracciano un sentiero per camminare da cristiani. Si è poi soffermato sulla necessità di una più coraggiosa presenza cristiana nel mondo. Ha affermato a tal proposito: «In una riconosciuta pluralità culturale, anche quella cristiana ha il diritto di esserci, perché le parole non dette e le testimonianze non date creano dei vuoti spaventosi.» Mettiamoci al lavoro dunque, perché si possa dare attuazione alle parole dette, scritte, lette, con lo stile indicato dall icona biblica del Sinodo, la lavanda dei piedi, che richiede disponibilità a servire con gratuità. Liliana Falcone san vito dei normanni Presentazione presso la Scuola media Buonsanto Il Sinodo continua, mons. Talucci indica il percorso V. Musa V. Musa Le comunità parrocchiali di San Vito dei Normanni hanno avuto l opportunità di rivivere l atmosfera e lo spirito del Sinodo diocesano, in occasione della presentazione del Liber Synodalis (25 ottobre), che raccoglie gli Atti del Sinodo celebrato dal 2008 al Presenti l Arcivescovo Mons. Rocco Talucci, le autorità civili e militari, e naturalmente i parroci delle 5 parrocchie cittadine, è toccato al dott. Angelo Sconosciuto, giornalista del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno e di altri organi di stampa, presentare il volume. Scenario insolito per una circostanza del genere, l auditorium della Scuola Media Statale V. Buonsanto ubicata in zona periferica; tuttavia il pubblico ha risposto alla chiamata con una partecipazione attenta e numerosa. Dopo un simpatico video di sintesi sullo svolgimento del Sinodo, il dott. Sconosciuto ha illustrato con sintesi chiara ed efficace il ricco contenuto del Liber a partire dai materiali del Seminario Sinodale di Sacrofano, per passare, successivamente alle Lectiones Magistrales relative agli ambiti sinodali: pastorale organica, cultura e comunicazioni sociali, territorio, pastorale scolastica, clero e vita consacrata; infine si è soffermato sui testi finali votati dalle assemblee a seguito dei dibattiti sviluppati nelle singole assemblee sinodali. Mons. Talucci nel suo intervento ha sottolineato che il Liber Synodalis non è opera di un singolo autore, ma frutto di una riflessione collegiale e comunitaria, ispirata e guidata dallo Spirito, effettuata dai sinodali, in rappresentanza di tutte le comunità locali, parrocchiali e cittadine, che costituiscono la più ampia comunità della archidiocesi di Brindisi Ostuni. Mons. Talucci ha evidenziato l importanza del Sinodo esperienza nuova per tutti, visto che l ultimo Sinodo risale a circa 50 anni fa, e non solo perché, in consonanza con i tempi, ha potuto avvalersi del supporto degli odierni mezzi di comunicazione, ma anche perché, si è posto in linea di continuità con il Concilio Vaticano II, affrontando a 360 gradi i temi che coinvolgono l uomo e la società di oggi. Significativo anche il passaggio con cui Mons. Talucci ha voluto chiarire che il Sinodo continua: le indicazioni conclusive del Sinodo, hanno tracciato la strada che la Chiesa locale dovrà percorrere nei prossimi anni. Le linee pastorali offerte dall Arcivescovo per il , infatti hanno come tema La Parrocchia: esperienza di Chiesa, amica dell uomo e del Creato. Le linee pastorali per gli anni successivi, Mons Talucci ha annunciato, riprenderanno anno per anno i singoli temi sinodali, completando così un progetto globale su una linea di continuità. Alle relazioni è seguito un breve ma vivo dibattito, nel corso del quale è stato toccato un tema difficile come la pastorale carceraria, e sono state rese testimonianze relative agli effetti già prodotti dal Sinodo a livello di coscienza personale e di presa di coscienza comunitaria. Pino Cecere Senior

9 Speciale Liber Synodalis 9 veglie Presentazione al Quartiere fieristico Comunione e missione diventino azioni più decise locorotondo Presentazione in Chiesa madre Siamo tutti corresponsabili di una Chiesa fedele a Cristo E. De Benedittis Martedì 26 ottobre si è svolta la presentazione del Liber Synodalis a Veglie alla presenza delle autorità religiose e civili. La struttura fieristica, che ospitava l evento era piena, tante persone, erano presenti per condividere insieme al Padre Arcivescovo, al professore Lucio Sconosciuto ai parroci e ai membri sinodali, per ascoltare e condividere le sintesi del lavoro che hanno seguito con rigore e attenzione nelle parrocchie. A presentarci il lavoro svolto in questi tre anni di incontri sinodali è stato proprio il prof. Sconosciuto che ha cercato di far comprendere in maniera chiara e semplice tema, obiettivo, e mete che il Sinodo si era prefissato nonché gli ambiti su cui si è riflettuto. La parola sinodo viene dalla lingua greca, e se il sostantivo lo si traduce in verbo si può tradurre con camminare insieme ; da qui si deduce la dimensione comunitaria dell evento sinodale, dimensione che dai vari interventi tenutisi, è emersa più di qualsiasi altra cosa. In Cristo per un cammino di comunione e di missione oltre ad essere la frase che ci ha fatto compagnia nei tre anni dell esperienza sinodale, è stata anche la frase che sintetizza l incontro vegliese; tutti gli interventi, da quello del prof. Sconosciuto, a quello dell Arcivescovo, per passare poi alle varie esperienze raccontate dai membri sinodali, hanno avuto come filo conduttore la parola comunione che di conseguenza si accosta a missione. Ci si è fermati a riflettere sul fatto che i tanti volti che andavano a lavorare per il Sinodo avevano un unico scopo: Cristo! Solo tenendo sempre presente il suo insegnamento i tanti occhi prima sconosciuti, sono diventati volti che poi hanno acquistato un nome, formando una grande famiglia, il vissuto di ognuno, di ciascuna parrocchia è diventato il vissuto di tutti. Le Lectiones Magistralis, la riflessione e discussione nei gruppi di lavoro, tanto a livello diocesano quanto a quello vicariale, hanno permesso il confronto e la discussione su tematiche concrete della nostra vita parrocchiale, dando tante volte dei concreti aiuti su come risolvere alcune problematiche o valorizzare alcuni aspetti. Si è voluto sottolineare in questa sede, l importanza dei giovani al Sinodo, futuro della Chiesa. Sta a noi ora, laici e sacerdoti, impegnati nelle parrocchie e nel mondo, dare un contributo concreto affinchè il Sinodo non rimanga solo una serie d incontri o un libro da tenere nelle librerie, sta a noi laici, giovani seguire l esempio di Cristo e come ha fatto lui diffondere attraverso il servizio concreto l accoglienza dell altro, far diventare concreto il lavoro, gli sforzi di tanta gente, facendo diventare la comunione e la missione non due atteggiamenti separati, ma due azioni che hanno bisogno di star insieme per acquistare valore. Mariapaola Chimienti Lo scorso 27 ottobre si è svolta alla presenza del Padre Arcivescovo mons. Rocco Talucci la presentazione del Liber Synodalis. Dopo aver pregato e invocato lo Spirito insieme agli operatori pastorali dei CPP e del CPV di Locorotondo, alla presenza delle autorità cittadine, dei dirigenti scolastici, di educatori, insegnanti, dei rappresentanti del variegato mondo dell associazionismo locale, la serata è stata inaugurata dall esibizione musicale di uno degli organisti della Chiesa Madre San Giorgio Martire, il M Francesco Rubino. I relatori, presentati dal Vicario Foraneo, don Franco Pellegrino, hanno esposto le conclusioni del Sinodo Diocesano esprimendo le loro impressioni e i frutti che i diversi ambiti di studio hanno prodotto. Angela Convertini e Vittorio Mirabile, membri sinodali di questa vicaria ecclesiastica, hanno esposto alcuni punti nodali di questo importante momento di studio della Chiesa locale mentre la conclusione è stata affidata alle riflessioni del Vescovo che ha materialmente consegnato il Liber Synodalis all intera comunità, religiosa e civile. La chiave di lettura principale che è emersa dall ascolto dei relatori è la necessità che, a seguito di questa decisiva esperienza di comunione della diocesi di Brindisi- Ostuni, ora sia giunto il tempo di passare dalle parole ai fatti, dalla proclamazione d intenti alle scelte operative. Di passare da un Sinodo pensato, detto e analizzato, a un Sinodo vissuto tra i fedeli attraverso verifiche e progettualità. Il cammino insieme, l incontro che i rappresentanti di tutto il popolo di Dio, presbiteri e laici, guidati dal Vescovo, hanno fatto riflettendo sull aderenza della Chiesa e sulla sua identità e fedeltà a Cristo, possa far riscoprire, rinnovare e rendere attenta ai bisogni del territorio tutta la comunità cristiana, affinché si possa realizzare in questo tempo e in questi luoghi una Parrocchia missionaria che evangelizzi nella storia e nel territorio. La corresponsabilità deve essere sollecitata attraverso proposte concrete che devono portare ad una presenza dei laici non soltanto nell ambito ecclesiale ma soprattutto nella quotidianità, in quell altrove che è la famiglia, il lavoro, l associazionismo, la scuola, e dunque la vita ordinaria. Il risultato più grande che il Sinodo produrrà nei prossimi anni sarà quello di avviare delle soluzioni che siano reali, concrete, che cambino davvero qualcosa come già sta accadendo attraverso il percorso di iniziazione cristiana, andando a esperire ancora di più la presenza di una Chiesa viva che porti il Vangelo nel territorio attraverso proposte e testimoni credibili e autentici. Alla nostra Chiesa diocesana è chiesto, dunque, camminando sulla scia del Concilio, di dare una particolare attenzione al territorio affinché la Parrocchia possa educare alla testimonianza della Carità superando la provvisorietà degli interventi caritativi e dell assistenzialismo per affermare uno stile di vita che risponda alla logica del buon samaritano che condivide la sorte di chi vive nella sua carne la sofferenza della propria umanità e lo aiuta a riscoprire la sua dignità di figlio di Dio. Nelle parole del Padre Arcivescovo l auspicio che dai Padri sinodali, il messaggio del Sinodo, possa essere ora trasmesso a tutto il popolo di Dio, a tutta la comunità cristiana, affinché l annuncio riportato sull icona della lavanda dei piedi, scelta come logo del Sinodo Come ho fatto io, possa diventare davvero vita vissuta per recuperare un messaggio evangelico pieno, arrivando a ricordare ai cristiani, a noi, che siamo chiamati a dare senso alla nostra vocazione, quella di essere luce e sale, speranza nel mondo. Siamo chiamati ad essere portatori di Dio. Dino L Abate brindisi Presentazione presso la Sala conferenze dell Autorità Portuale La sinodalità diventi prassi del nostro cammino Giovedì 28 ottobre Brindisi ha ospitato l ultimo incontro di presentazione del Liber Synodalis. L evento si è svolto presso la sala conferenze dell Autorità Portuale. Riportiamo un breve stralcio dell intervento tenuto dall insegnante Antonella Di Giorgio che ha illustrato il cammino sinodale. Chiamata a rappresentare nel Sinodo gli Insegnanti di Religione, mi sono sentita subito molto coinvolta e partecipe in questo camminare assieme, adottato come stile e metodo di una Chiesa particolare che ripensa se stessa in un tempo di grandi cambiamenti. Il Liber Synodalis che presentiamo, è l esito di una ricca e diversificata esperienza ecclesiale fatta di procedure preparatorie e organizzative, di partecipazione alle lezioni magistrali, ai convegni, ai circoli minori e ai laboratori vicariali, alle sessioni sinodali e alle ripetute consultazioni e votazioni. Il Liber è certamente il frutto di un discernimento comunitario guidato dallo Spirito e sostenuto dalle braccia alzate in preghiera di tutte le nostre comunità parrocchiali e dei monasteri di vita contemplativa. Il titolo stesso In Cristo ci richiama il radicamento al Capo del Corpo che è la Chiesa, senza il quale non possiamo fare nulla. S. Licchello Ci siamo domandati cosa voglia comunicare la Chiesa che è in Brindisi a questa città dibattuta tra problemi e difficoltà di ordine materiate e morale: crisi economica, disoccupazione e precarietà del lavoro, aumento della criminalità organizzata, usura, proliferazione di furti e rapine, inquinamento ambientale, diffusa cultura dell illegalità, sfiducia nella politica, assenteismo nelle scelte per il bene comune, futuro sempre più nebuloso per i giovani, disorientamento valoriale, carenza educativa della famiglia e della scuola...da un attenta lettura degli Atti sinodali si evince che la Chiesa vuole riaffermare con spirito evangelico la sua presenza, radicata nel territorio attraverso il servizio della Chiesa locale, la parrocchia. Il Sinodo dice alla città che la Chiesa di Brindisi, attraverso il protagonismo laicale e la corresponsabilità di tutti, vuole uscire dal Cenacolo al mondo. Il nostro obiettivo è che lo sforzo di discernimento di questa Chiesa particolare diventi patrimonio conosciuto, condiviso e realizzato per rivitalizzare il tessuto umano e religioso nel quotidiano. La sinodalità sperimentata nel triennio dovrà diventare la prassi abituale per la realizzazione di una Pastorale organica ed integrata che faccia uscire le Parrocchie dall individualità e dall isolamento e valorizzi, in un clima fraterno, la partecipazione e la corresponsabilità. Alla città di Brindisi che chiede prospettive per una qualità di vita più dignitosa, la Chiesa risponde offrendo una presenza evangelica al servizio dell uomo. Scritto il Liber Synodalis, ora si dispiega il tempo di operare, nella fiducia che Colui che ha posto mano all opera non farà mancare nulla per portarla a compimento.

10 10 Vita di Chiesa immigrati Cinque milioni in Italia, le stime del Dossier Caritas/Migrantes Prima necessità, un impegno interculturale Vent anni fa gli immigrati in Italia non superavano il mezzo milione di presenze. Nel frattempo la popolazione immigrata è cresciuta di quasi 20 volte, arrivando alla soglia di 5 milioni, ma insieme al numero degli immigrati sono aumentate anche le chiusure. E la valutazione fatta dal Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2010, giunto quest anno alla ventesima edizione e presentato il 26 ottobre a Roma e in altre città italiane. La prima edizione del Dossier, nel 1991, fu voluta dall allora direttore della Caritas di Roma, mons. Luigi Di Liegro, cui poi si sono affiancate la Caritas italiana e la Fondazione Migrantes. Ecco i nuovi dati. 1 immigrato ogni 12 residenti. All inizio del 2010 l Istat ha registrato 4 milioni e 235 mila residenti. Secondo la stima del Dossier, invece, includendo tutte le persone regolarmente soggiornanti, le presenze sono 4 milioni e 919 mila (1 immigrato ogni 12 residenti, il 7% della popolazione italiana). Questa realtà nel panorama europeo si caratterizza anche per il notevole dinamismo: l aumento è stato di circa tre milioni di unità nel decennio e di quasi 1 milione nell ultimo biennio. Intanto, però, complice la fase di recessione, sono cresciute anche le reazioni negative constata il Dossier -. Gli italiani sembrano lontani, nella loro percezione, da un adeguato inquadramento di questa realtà e su questa distorta percezione influiscono diversi fattori, tra i quali anche l appartenenza politica. Nella ricerca Transatlantic Trends (2009), ad esempio, gli intervistati hanno ritenuto che gli immigrati incidano per il 23% sulla popolazione residente (sarebbero quindi circa 15 milioni, tre volte di più rispetto alla loro effettiva consistenza) e che i clandestini siano più numerosi dei migranti regolari (mentre le stime accreditano un numero attorno al mezzo milione). Intrecci interculturali. Sono circa 240mila i matrimoni misti celebrati tra il 1996 e il 2008 (quasi 25mila nell ultimo anno); più di mezzo milione le persone che hanno acquisito la cittadinanza, complessivamente di cui 59mila nel 2009; oltre 570mila gli stranieri nati direttamente in Italia; quasi 100mila quelli che ogni anno nascono da madre straniera; più di 110mila gli ingressi per ricongiungimento familiare. La collettività romena è la più numerosa, con quasi 900mila residenti; seguono albanesi e marocchini, quasi mezzo milione, mentre cinesi e ucraini sono quasi 200mila. Nell insieme, queste 5 collettività coprono più della metà della presenza immigrata (50,7%). Roma e Milano, con quasi 270mila e 200mila stranieri residenti, sono i comuni più rilevanti, ma gli immigrati si stabiliscono anche nei piccoli centri, spesso con incidenze elevate. Ad esempio, sono il 20% a Porto Recanati (Mc). Il contributo all economia. Gli immigrati contribuiscono alla produzione del Prodotto interno lordo per l 11,1% (stima di Unioncamere per il 2008). Venendo essi a mancare, o a cessare di crescere, nei settori produttivi considerati non appetibili dagli italiani (in agricoltura, in edilizia, nell industria, nel settore familiare, ecc.), il Paese sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro, osserva il Dossier. Gli immigrati, infatti, versano alle casse pubbliche più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali : quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l anno che hanno contribuito al risanamento del bilancio dell Inps. Essi, inoltre, dichiarano al fisco oltre 33 miliardi l anno. A livello occupazionale gli immigrati incidono per circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti, e sono sempre più attivi anche nel lavoro autonomo: sono circa 400mila gli stranieri titolari di impresa, amministratori e soci di aziende. Il fattore criminalità. Come ogni anno il Dossier Caritas/ Migrantes ridimensiona l enfasi data al fattore criminalità con motivazioni fondate: tra le tante, è dimostrato che il ritmo d aumento delle denunce contro cittadini stranieri è molto ridotto rispetto all aumento della loro presenza ; il confronto tra la criminalità degli italiani e quella degli stranieri, ha consentito di concludere che gli italiani e gli stranieri in posizione regolare hanno un tasso di criminalità simile. Sbarchi, respingimenti e rimpatri. Caritas e Migrantes riconoscono la necessità di controllare le coste contro i trafficanti di manodopera ma il rigore sottolineano va unito al rispetto del diritto d asilo e della protezione umanitaria, di cui continuano ad avere bisogno persone in fuga da situazioni disperate e in pericolo di vita. Il contrasto degli sbarchi affermano - non deve far dimenticare che nella stragrande maggioranza dei casi all origine dell irregolarità vi sono gli ingressi legali in Italia, con o senza visto, di decine di milioni di stranieri che arrivano per turismo, affari, visita e altri motivi. Rispetto a questi flussi anche la punta massima di sbarchi raggiunta nel 2008 (quasi 37mila persone) è ben poca cosa. Risulterà inefficace il controllo delle coste marittime, se non si incentiveranno i percorsi regolari dell immigrazione. Non è in discussione la necessità di regole precisano - bensì la loro funzionalità. Intanto nel 2009 sono stati registrati respingimenti e rimpatri forzati, per un totale di persone allontanate. Le persone rintracciate in posizione irregolare, ma non ottemperanti all intimazione di lasciare il territorio italiano, sono state Le persone trattenute nei centri di identificazione e di espulsione sono state Nell insieme il 58,4% non è stato rimpatriato. Patrizia Caiffa povertà in italia Presentato a Roma il X Rapporto Caritas/Fondazione E. Zancan In caduta libera, prima vittima la famiglia I poveri e gli impoveriti, ossia in situazione di forte fragilità economica, sono aumentati in Italia del 10%, una cifra da sommare agli 8 milioni di poveri ufficiali stimati dall Istat. Lo dimostra anche il fatto che, nel biennio , c è stato un aumento del 25% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per un aiuto. Sono i dati contenuti nel X Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia In caduta libera, a cura della Caritas italiana e della Fondazione Emanuela Zancan editrice Il Mulino, presentato il 13 ottobre a Roma. Il Rapporto, diviso in due parti, dà ampio spazio anche alle riflessioni dei vescovi e alla risposta delle Chiese locali alla povertà, comprese le numerose iniziative e progetti per contrastare la crisi economica, specie nel Mezzogiorno. Un intera sezione è dedicata anche all Europa, dove vengono descritti gli interventi nei vari Paesi e l azione delle diverse Caritas nazionali nell ambito della campagna Zero poverty. Non è vero. Non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali sulla povertà (luglio 2010) farebbero pensare, denuncia il Rapporto. Secondo l Istat si tratta di dati stabili rispetto al 2008 ma in realtà, precisano Caritas e Fondazione Zancan, si tratta di un illusione ottica : Visto che tutti stanno peggio, la linea della povertà relativa si è abbassata, quindi circa 560 mila persone ridiventano povere relative, una cifra da sommare ai 7 milioni e 810 mila dei dati Istat: sarebbero, cioè, 8 milioni e 370 mila i poveri nel 2009 (+3,7%). La povertà - denuncia il Rapporto - si conferma un fenomeno che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, le famiglie numerose, quelle con 3 o più figli (soprattutto se minori), quelle monogenitoriali e quelle con bassi livelli d istruzione. Inoltre, sempre più famiglie, in cui uno o più membri lavorano, sono povere. Accanto ai poveri ufficiali, rileva il Rapporto Caritas/Zancan, ci sono le persone impoverite che, pur non essendo povere, vivono in una situazione di forte fragilità economica e durante la crisi hanno dovuto modificare il proprio tenore di vita. Il La presentazione del X Rapporto Sir fenomeno è confermato da alcuni dati: Nel 2009 il credito al consumo è sceso dell 11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% e la cessione del quinto a settembre 2009 ha raggiunto il +8%. Prima vittima è la famiglia. La famiglia - denunciano le due organizzazioni - è la prima vittima della povertà, anche perché la precarietà del lavoro impedisce alle nuove generazioni la creazione di nuovi nuclei familiari e le istituzioni e la politica non la valorizzano adeguatamente. Sulle famiglie grava anche l assistenza alle persone non autosufficienti, senza che ne venga riconosciuto il contributo, anche economico. A convalidare una situazione di povertà sempre più grave sono i ricavati dai Centri di ascolto Caritas presenti nella maggior parte delle parrocchie e delle diocesi e dai 150 Osservatori diocesani delle povertà: ogni anno circa 1 milione di persone beneficiano di un intervento di aiuto presso i Cda, il 68,9% sono stranieri. Il 65,9% ha problemi di povertà economica, il 62% di occupazione, il 23,6% di alloggio. Le strade che portano alla povertà - evidenzia il Rapporto - sono sempre più veloci, complesse, multidimensionali, con frequenti uscite e ritorni in una situazione di disagio sociale, a causa del fiatone economico. Questo determina anche situazioni di disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare. Nuovi utenti e vecchie conoscenze. Nel biennio , oltre all aumento del 25% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto, in egual misura tutte le Regioni d Italia, cresce anche del 40% la presenza degli italiani, e del 30% i nuovi utenti. Ritornano in Caritas le vecchie conoscenze, anche dopo 5-6 anni dall ultima visita al Centro di ascolto, cresce il numero di utenti seguiti solo dalla Caritas o da altre espressioni della Chiesa locale e si conferma, inoltre, l affacciarsi di nuove situazioni di impoverimento degli immigrati dovute alla crisi nel settore dei servizi alla persona. Caritas e Fondazione Zancan fanno notare, a questo riguardo, come le misure di controllo imposte dai recenti pacchetti-sicurezza stiano spingendo molti stranieri a non rivolgersi alla Caritas, per il timore di essere rispediti in patria, assieme alle proprie famiglie. Il Rapporto valuta anche, in collaborazione con Acli e Cisl, le misure governative di contrasto alla povertà nel biennio : abbastanza o molto efficace è stata considerata dagli operatori intervistati (69,2%) l abolizione dell Ici per la prima casa. Bocciatura netta per la social card : poco o per niente utile per il 94,9% degli intervistati. Un po meno negativo è il giudizio sui bonus famiglia, elettrico e gas (il 58% li ha ritenuti poco o per niente utile ). Questi interventi, rileva mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, andrebbero migliorati e opportunamente modificati. Il Rapporto suggerisce, come ogni anno, di contrastare la povertà investendo più sui servizi, anziché sui trasferimenti economici (l errore è sempre troppi soldi e pochi servizi ), di attivare strategie strutturali e promuovere, a livello locale, Laboratori locali di solidarietà per gestire le risorse e dare risposte ai bisogni della popolazione. Un segnale utile, suggerisce mons. Nozza, sarebbe quello di riconoscere in qualche modo il prezioso lavoro di cura delle famiglie con gravi carichi assistenziali.

11 Dossier Orientamenti Pastorali Educare alla vita buona del Vangelo è un arte delicata e sublime e oggi rappresenta una sfida culturale e un segno dei tempi. L educazione La Chiesa italiana ha scelto dopo il convegno ecclesiale di Verona del di dedicare a questo tema gli Orientamenti pastorali per il decennio , con lo scopo primario di rendere Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e della sua verità : le parole citate qui sopra sono del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che presenta con un breve scritto introduttivo il documento degli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo. Con questo testo si propone una approfondita verifica dell azione educativa della Chiesa in Italia, in vista di promuovere con rinnovato slancio questo servizio al bene della società. Nella parte introduttiva si sottolinea che la Chiesa si dedica alla cura del bene delle persone nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente. Si tratta di educare al gusto dell autentica bellezza della vita, formando ad un tempo intelligenza, volontà e capacità di amare. Le comunità cristiane sul territorio nazionale si dovranno interrogare sul loro agire in quanto Chiesa che educa, confidenti nel tesoro che il Signore ha posto nelle nostre mani. In un mondo che cambia Il momento attuale è segnato da profonde trasformazioni, dice il primo capitolo degli orientamenti. C è bisogno di riferimenti affidabili, mentre la cultura contemporanea sembra favorire il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo. C è emergenza educativa come ha detto a più riprese il Papa e la formazione dell identità personale è sempre più difficile in un contesto plurale come il nostro. L incontro tra culture ed esperienze religiose diverse, la pretesa di una educazione che vorrebbe essere neutrale, un diffuso scetticismo e relativismo, sempre denunciati da Benedetto XVI, fanno sì che la trasmissione dei grandi valori educativi da una generazione all altra sia sempre più difficile. A soffrirne di più è la famiglia, dice il testo, mentre come conseguenza si registra la separazione tra le dimensioni costitutive della persona (razionalità, affettività, corporeità e spiritualità). Armonizzare queste componenti, favorire uno sviluppo armonioso di tutte le capacità dell uomo diviene quindi un compito educativo molto difficile, più che in passato. Guardare con speranza ai giovani - Di fronte a tali problematiche, la Chiesa sente di doversi interrogare sul come attua la propria vocazione educativa al Vangelo e al suo messaggio di pienezza umana e cristiana. Nel capitolo secondo degli Orientamenti si sottolinea in particolare l urgenza di una verifica delle varie dimensioni dell agire ecclesiale: quelle missionaria, ecumenica e dialogica, caritativa e sociale, quella escatologica. La risposta a tutte le domande dell uomo contemporaneo viene da Gesù, maestra di verità e di vita, dice il capitolo terzo. Anzitutto è la famiglia che deve educare a questo incontro col Cristo, oltre che con tutti gli uomini. In questo consiste la crescita piena del figlio, perché sia orientato nel mondo e dotato di un orizzonte di senso. Gli adulti, quindi, e i genitori tra di loro, sono i primi educatori, ai quali è chiesta autorevolezza, credibilità, coerenza di vita. Gruppi parrocchiali, associazioni, movimenti, volontariato, servizio in ambito sociale e in missione possono svolgere un importante ruolo formativo dei giovani, verso i quali occorre sempre guardare con speranza. Così hanno fatto, del resto, i grandi santi educatori di cui è piena la storia della Chiesa. Formare la coscienza credente - Il capitolo quarto degli Orientamenti è dedicato alla Chiesa, comunità educante, coni suoi strumenti a partire dalla famiglia stessa, chiamata alla formazione di fondo dei ragazzi. L educazione successiva poi vede entrare in gioco la catechesi, i sacramenti, la liturgia, l impegno di carità, quali elementi di un poteziale educativo straordinario. A questo livello si va formando la coscienza credente, che verrà corroborata col crescere dell età da cammini specifici quali la scelta vocazionale, il matrimonio, la vita consacrata, il presbiterato, l adesione ad associazioni e movimenti. Scuola e università giocano un loro ruolo altrettanto rilevante nell educazione: oltre alla cultura, offrono gli strumenti per una coscienza critica che è alla base di una partecipazione convinta alla vita sociale. Nella cultura digitale - Tra i fattori educativi odierni gli Orientamenti citano la cultura digitale, vale a dire la rete internet, che moltiplica a dismisura la rete dei contatti, così che le tradizionali agenzie educative sono state in gran parte soppiantate dal flusso mediatica. E un campo, quest ultimo, che esige un particolare impegno della comunità cristiana. E tale impegno viene analizzato dal capitolo quinto degli Orientamenti, dove si offrono indicazioni per la progettazione pastorale, indicando anche percorsi di vita buona per la costruzione dell identità personale a partire dai più piccoli. Il documento esorta infine a promuovere nuove figure educative, specie di fronte alle novità costituite da immigrazione, devianza, rotture familiari, carcere, nuove povertà. riflessioni Orientamenti pastorali e comunità cristiana Assumere la centralità della persona Gli Orientamenti Pastorali per il decennio sono dedicati all educazione, tema che fa riferimento alla persona come elemento di unificazione dell azione pastorale. Si tratta di una prospettiva che si pone in continuità e in sviluppo coerente con le indicazioni maturate nel corso del Convegno ecclesiale di Verona del Assumere la centralità della persona ha delle conseguenze importanti, che danno un impronta nuova all azione pastorale; ad esempio una rinnovata attenzione all educazione, come esperienza umana di attenzione, cura, sollecitudine per chi sta crescendo, riconosciuto nel suo bisogno di essere aiutato attraverso la proposta, l accompagnamento, il sostegno, il dialogo da parte della famiglia, della comunità, degli adulti in genere. Vi è un immagine evangelica che introduce nella comprensione dello spirito con cui il documento affronta l educazione: è quella di Gesù Maestro, che chiama a stare con sé, che incontra, che invita. La profonda umanità dei suoi incontri, lo sguardo posato con amore su ciascuna persona, la compassione e la misericordia con cui scioglie i cuori più duri sono proposti come lo stile anche dell educatore di oggi. per ricordargli che per stabilire un rapporto educativo occorre un incontro che susciti una relazione personale: non si tratta di trasmettere nozioni astratte, ma di offrire un esperienza da condividere (n.25): è un affermazione che può fare da riferimento per una verifica del nostro modo di educare. Due immagini aiutano il lettore a entrare nello spirito della proposta che il documento intende offrire: quella della generazione e quella del cammino. La prima conduce la riflessione a scoprire il senso dell educazione, come dono di sè, come vita che si comunica, patrimonio che si trasmette, distacco che si accetta perché chi è educato possa intraprendere con libertà il percorso della vita. Quella del cammino è immagine di concretezza, che suggerisce lo stile, la progressione, la compagnia, le riprese dopo le incertezze e le sconfitte. Non si può parlare di educazione senza riferirsi a un protagonista di essa: l educatore come testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite (n.29). Ed è proprio parlando di educatori che il documento si sbilancia con un indicazione e una scelta di grande valore: si avverte il bisogno di suscitare e sostenere una nuova generazione di cristiani che si dedichi all opera educativa, capace di assumere come scelta di vita la passione per i ragazzi e per i giovani, disposta ad ascoltarli, accoglierli e accompagnarli, a far loro proposte esigenti anche in contrasto con la mentalità corrente (n. 34). Tornare a parlare dell educazione come scelta di vita: è prospettiva che ha bisogno di essere raccolta con decisione dalle comunità cristiane, a cominciare da quelle espressioni di esse che sono le associazioni e i movimenti ecclesiali che pongono la formazione al centro del loro progetto. Un ultima considerazione: il documento si conclude con l indicazione di alcune priorità molto interessanti, che mostrano il legame sostanziale tra questi Orientamenti Pastorali e il IV Convegno ecclesiale: esse mostrano come nei risultati maturati a Verona vi siano le premesse per rilanciare quasi un progetto educativo rinnovato che abbia al centro la persona e che faccia della vita buona del Vangelo l obiettivo che lo qualifica. Gli Orientamenti Pastorali sono rivolti all azione futura delle comunità cristiane. L auspicio è che possano liberare una vivace progettualità che restituisca all impegno educativo lo slancio di cui ha bisogno, perché affermano i vescovi- abbiamo buone ragioni per ritenere di essere alle soglie di un tempo opportuno per nuovi inizi (n. 30). Paola Bignardi

12 12 Dossier 13 Dossier Educare alla vita buona del Vangelo PARROCO AVETRANA Leggendo il primo capitolo La vera sfida é educare in un mondo che cambia riflessioni I responsabili Acr analizzano il terzo capitolo Le profonde e solide radici dell azione educativa Il primo capitolo, Educare in un mondo che cambia, pone in rilievo «l opera educativa della Chiesa strettamente legata al momento e al contesto in cui essa si trova a vivere, alle dinamiche culturali di cui è parte e che vuole contribuire a orientare», valutando attentamente il tempo per cogliere domande e desideri profondi dell uomo di oggi. Educare è un compito difficile, soprattutto in una società in cui mancano sempre più riferimenti affidabili, ma ciò rappresenta anche una sfida per la Chiesa, che non può cedere al pericolo della rassegnazione e della staticità pastorale in un sempre più evidente contesto di emergenza educativa. Per un efficace intervento in quest ambito, oggi più che mai, è necessario prendere coscienza di alcuni aspetti problematici della cultura contemporanea come la tendenza a ridurre il bene all utile, la verità a razionalità empirica, la bellezza a godimento effimero, senza con questo trascurare le domande inespresse e le potenzialità nascoste nella cultura stessa. Un segno dei tempi è senza dubbio costituito dall accresciuta sensibilità per la libertà in tutti gli ambiti dell esistenza. Essa, infatti, rappresenta quella premessa fondamentale attraverso la quale può svilupparsi un percorso di crescita della persona verso la pienezza della vita nella verità dell amore. Un educazione autentica deve poter dare risposte al bisogno di significato e di felicità delle persone! Nel messaggio cristiano la pienezza della gioia è sperimentata attraverso il dono della fede; il compito dell educatore sarà, dunque, quello di annunciare la buona notizia del Vangelo che può trasformare il cuore e restituire all esistenza ragioni di vita e di speranza. È indiscusso, però, che nella società contemporanea alcuni aspetti, rilevanti dal punto di vista antropologico, influiscono sul processo educativo, ma possono anche essere trasformati in opportunità educativa: l eclissi del senso di Dio e l offuscarsi della dimensione dell interiorità, l incerta formazione dell identità personale, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività con conseguenze immaginabili per la vita personale e sociale. Alla base di questo disagio si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell uomo e di quella relazione fondante con Dio che dà senso a tutte le altre. Oggi la formazione dell identità personale avviene in un contesto plurale, caratterizzato da diversi soggetti di riferimento: non solo la famiglia, la scuola, il lavoro, la comunità ecclesiale, ma anche ambienti meno definiti e tuttavia influenti, quali la comunicazione multimediale e le occasioni del tempo libero. In un contesto globale, dove si assiste ad una molteplicità di riferimenti valoriali e sorgono nuovi scenari resi possibili dallo sviluppo tecnologico, il compito fondamentale sarà quello di educare a scelte responsabili. In questo contesto è importante individuare un altra radice dell emergenza educativa nello scetticismo e nel relativismo, che escludono due fonti che orientano il cammino dell uomo: la natura intesa in senso meccanico senza alcun imperativo morale e la rivelazione come un momento dello sviluppo storico, quindi relativo. L educazione infine è legata ai rapporti tra le generazioni all interno della famiglia e della società. Oggi, però, le nuove generazioni vivono spesso in mondi separati ed estranei. Il Dialogo diventa difficile e il riferimento a figure adulte motivate e autorevoli sempre più debole. La formazione integrale è resa particolarmente difficile dalla separazione tra le dimensioni costitutive della persona, in particolare la razionalità e l affettività, la corporeità e la spiritualità, deformando la stessa funzione educativa che spesso diventa conformazione agli stereotipi dominanti. In tempi di grande mobilitazione, ci si trova anche ad affrontare il fenomeno delle migrazioni: all accoglienza deve seguire la capacità di gestire la compresenza di culture, credenze ed espressioni religiose diverse, evitando ogni forma di intolleranza e conflitto. In questo quadro s inserisce a pieno titolo la proposta educativa della comunità cristiana, il cui obiettivo fondamentale è promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto soggetto di relazione, secondo la grandezza della vocazione dell uomo e la presenza in lui di un germe divino. don Dario De Stefano Docente di Teologia Morale ISSR S. Lorenzo da Brindisi LETTURA IN PARALLELO Una lieta sorpresa si scopre nell indicazione degli obiettivi Sinodo diocesano e Orientamenti pastorali, una singolare e confortante sintonia Con un po di preoccupazione mi accingo a proporre questa prima, provvisoria e affrettata riflessione sugli Orientamenti della CEI per il prossimo decennio. Pubblicati da pochi giorni, essi avranno bisogno di uno studio attento per coglierne tutta la portata; ma avranno bisogno di una riflessione più meditata per guardare al cammino già compiuto dei diversi decenni. Occorre cogliere continuità di prospettive e differenze di scelte operative. Il titolo Educare alla vita buona del Vangelo mi sembra accattivante. Nei diversi Convegni cui ho partecipato, i futuri Orientamenti venivano indicati in chiave prevalentemente negativa e/o difensiva. Ora con il titolo così formulato diventa chiaro che si tratta di avanzare una proposta educativa forte e globale più che fermarsi a piangere sul deficit di formazione a livello personale e pubblico. La proposta della vita buona secondo il Vangelo non serve a suscitare sensi di colpa per quanto non viene fatto, ma indica orizzonti da raggiungere, radicati nell annuncio del Vangelo, nella persona di Gesù maestro e nel servizio alla persona umana. Sin dalle prime battute si respira l aria delle Scritture e del Concilio, ripetutamente citato, nell indicare che la dimensione educativa fa parte costitutiva e permanente della Evangelizzazione, e che essa non riguarda una parte della persona, ma tutti gli aspetti che la costituiscono nella concretezza della sua esperienza storica. Nel testo in esame non mancano le affermazioni di principio, ma esso si caratterizza, soprattutto nella parte quinta, per il suo carattere di laboratorio pastorale. Prima di porre mano ad ogni possibile iniziativa siamo chiamati a compiere una verifica puntuale sia del cammino fatto nel decennio precedente a livello nazionale come anche a verificare i percorsi pastorali delle singole diocesi. In questa verifica vanno confermate le esperienze positive che certamente hanno consolidato il cammino delle nostre Chiese particolari. Ma è nella indicazione degli obiettivi e scelte prioritarie che mi sembra di cogliere una lieta sorpresa. Nella presentazione del Liber Synodalis sono state richiamate le opzioni indicate nella verifica finale da parte dei Sinodali e fatte proprie dall Arcivescovo. Ebbene quelle opzioni le ritroviamo sotto forme diverse negli Orientamenti: l attenzione alla persona, la scelta educativa e la formazione, il rinnovamento della Iniziazione cristiana, la centralità della parrocchia, la famiglia, la scelta degli adulti, la dimensione missionaria della pastorale. Di più i Vescovi ci chiedono di radicare la proposta educativa nel terreno del Convegno ecclesiale di Verona con la scelta degli ambiti che dicono la consistenza reale della persona umana colta non come definizione astratta, ma nella concretezza del suo esistere; ci chiedono di favorire la reciprocità tra famiglia, comunità ecclesiale e società, la promozione di nuove figure ministeriali ed educative, di promuovere un ampio dibattito e confronto anche nella società civile. Orientamenti e Sinodo, con gli approfondimenti delle Linee di lavoro annuali, ci consentiranno di valorizzare la scelta educativa per richiamare la responsabilità del nostro cammino permanente di discepoli e di continuare a servire con amore tutte le persone che il Signore ci permette di incontrare sul nostro cammino. mons. Angelo Ciccarese Direttore Ufficio Catechistico I tratti fondamentali dell azione educativa, che sintetizzano il terzo capitolo degli orientamenti pastorali per il prossimo decennio, prendono spunto dall esempio dei grandi educatori del passato. Educare è cosa del cuore diceva san Giovanni Bosco. Si tratta innanzitutto di un moto interiore che ci porta verso l altro. In questo ottica nessuno può sentirsi escluso dal tema dell educazione: siamo tutti chiamati a sentirci responsabili dell altro e allo stesso tempo a sentirci educati. L amore, che sottende a tutto il tema dell educazione, ci impone anche di rivedere il significato dei pronomi possessivi spesso usati impropriamente nell ambito educativo: i miei ragazzi, i miei figli, ci appartengono solo in virtù dell affetto che ci lega ad essi. Quando ciò non accade, il processo educativo porta a insane relazioni di dipendenza che non lasciano spazio alla scoperta della libertà di ciascuno. Educare è un cammino, e come tale ha bisogno di tappe alla portata di chi lo compie, di opportune soste e di momenti di incitamento. Ma è essenziale che sia chiara la meta, la promessa di pienezza di vita che fa del nostro vivacchiare un vivere. Spesso sono gli stessi educatori a non essere convinti che questa meta sia alla portata di tutti, banalizzando il cammino educativo ad una successione di esperienze che nella migliore delle ipotesi porteranno gli educandi ad essere delle imitazioni del proprio educatore. Educare in cammino vuol dire avere il coraggio di una madre e di un padre nel momento in cui i propri figli iniziano a mettere i primi passi, lasciando la mano salda dei propri genitori. In questo senso l educazione è un continuo generare, un lasciare che l altro scopra la sua libertà. Educare è relazione. È vero anche il contrario: relazione è educazione. Ogni relazione matura e libera è in sé educativa. Lo riscontriamo nelle nostre vite, nei nostri affetti, quando concediamo a noi stessi di aprirci all altro e di accoglierlo in tutto se stesso, allora iniziamo un cammino nel quale ci riconosciamo insieme educandi ed educati. Una relazione educativa apre sempre nuovi spazi per la libertà individuale. Aiuta non a omologarsi, ma a conoscersi profondamente: non si educa quando si indica la strada da compiere, ma quando si dà a ciascuno il criterio con cui scegliere la propria strada. Tutto ciò esige anche che sia chiara la differenza fra educatore ed educando. Fa tristezza l educatore che, nello sforzo di farsi piacere, rinuncia al suo ruolo di guida, di persona capace di fare scelte impopolari, ricadendo in un permissivismo che rende insignificante la relazione (n.28). C è bisogno di educatori in grado di dire con la fermezza della propria vita i valori in cui credono, il cammino che intendono compiere; c è bisogno non tanto di esperti quanto di testimoni. Educare è fiducia. Non si tratta solo della fiducia fra educando ed educatore, indispensabile per instaurare una relazione profonda. C è in più la fiducia in se stessi, che un cammino di crescita deve avere come obiettivo: solo se si cresce in questa direzione si è capaci di fare cose grandi, ci si riconosce degni della santità a cui tutti siamo chiamati. Ogni cammino educativo deve pertanto essere un cammino vocazionale, un percorso in cui ciascuno è chiamato a misurarsi con se stesso per poter rispondere con coraggio e fiducia alla chiamate esigenti dell esistenza cristiana (n. 32) Ma educare è anche fiducia in Dio. L educatore è colui che si riconosce strumento nelle mani del Signore, affermando con umiltà profonda che noi non potremmo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l arte e non ce ne mette in mano la chiave (san Giovanni Bosco). Educare è infine passione. Oggi sembra difficile prendere delle responsabilità, scegliere consapevolmente di assumersi dei rischi o degli impegni a lungo termine. Ma non c è passione che non richieda una dose di coraggio e di gratuità. Educare è cosa del cuore, ma anche il cuore va educato ad appassionarsi all educazione. Un gioco di parole complesso che lascia trasparire il bisogno di educazione che regge l umanità e nel contempo manifesta che la vita, che tutto, è educazione. Cecilia Farina e Matteo Sabato Responsabili diocesani Acr riflessioni Legge il quarto capitolo il responsabile della Pastorale giovanile diocesana Educare alla vita buona del Vangelo, solo attraverso una «alleanza» alla vita buona del Vangelo, titolo scelto dai vescovi per il documento che contiene gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio, è il compito affidato Educare alle comunità educanti: la famiglia, la Chiesa, la scuola. Nel documento si avverte, declinata al positivo, l esigenza per cui educare non solo si deve, ma si può a cominciare dalla famiglia, prima comunità educante, nel rapporto che si costruisce negli anni tra coniugi e tra genitori e figli, oltre che tra fratelli e sorelle. La complessità dell azione educativa sollecita i cristiani ad adoperarsi in ogni modo perché si realizzi una alleanza educativa : non è più possibile pensare di realizzare una fruttuosa opera educativa se le comunità educanti sono sconnesse e scompaginate. L esortazione dei vescovi è che ogni soggetto operi armonicamente e verso lo stesso fine: la vita buona. Se è vero che la famiglia oggi è fragile, è anche vero che solo in essa è possibile la trasmissione di quei valori che fondano la persona, solo in essa ognuno può sentirsi accolto come se stesso, solo essa può dare l impronta che rimane nel tempo. Per cui i vescovi italiani sottolineano l importanza di un percorso pre-matrimoniale che abbia il carattere di itinerario per la riscoperta della fede e di inserimento nella vita ecclesiale. La famiglia va amata, sostenuta e resa protagonista attiva nel compito educativo dei figli, oltre che testimone forte verso una società debol e. Un ben noto proverbio africano recita: Ci vuole un intero villaggio per far crescere un bambino. Educare in famiglia, oggi, è un arte davvero difficile. Molti avvertono un senso di solitudine, inadeguatezza o impotenza. La Chiesa, e la parrocchia in particolare, offre gli elementi essenziali per accompagnare l opera educativa, in quanto essa è la comunità educante più completa in ordine alla fede, e perché la più vicina al vissuto delle persone nei loro abituali ambienti di vita. La catechesi, la liturgia e la carità sono ancora riproposte come le modalità più adeguate nella sfida educativa. Accanto ad esse i vescovi ripropongono con rinnovata fiducia: la creazione di percorsi formativi per educatori dei giovani e adolescenti; la presenza dell oratorio come luogo in cui il protagonismo e responsabilità passa dai grandi ai più giovani; i cammini formativi di associazioni, movimenti, gruppi e confraternite; la pietà popolare; la vita consacrata. Ripensando alla chiamata dei primi discepoli, colpisce il fatto che il Signore abbia scelto dei pescatori e non dei contadini, pur facendo tante volte riferimento nelle parabole alla logica della terra. Un bel motivo, connesso alla logica educativa, è quello che gli educatori devono essere incoraggiati a pescare e non semplicemente a osservare la crescita come farebbe un contadino. Un ulteriore incoraggiamento per toccare luoghi difficilmente esplorati dall opera educativa, ma che oggi più che mai vengono abitati dalle nuove generazioni: il mondo digitale e la navigazione mediatica. In questo campo è assolutamente necessario una alleanza tra i diversi soggetti educativi, e negli anni futuri questo ambito dovrà costituire un ambito privilegiato per la missione della Chiesa. In conclusione mi piace riportare, come immagine delle comunità educanti che formano alleanza educativa, quella della catena da attaccare al pozzo nella favola di Gianni Rodari Cascina Piana. È arrivato proprio il tempo di gettare le nostre corde personali e forse troppo corte per attingere l acqua ed estinguere la sete, e finalmente dotarsi di una catena che tiene uniti e permette che ognuno possa ricevere e donare l acqua viva dal pozzo della Parola. don Dino Scalera Responsabile Pastorale Giovanile diocesana

13 formazione Primo incontro dell anno con don Paolo Gentili dell Ufficio Famiglia Cei I valori evangelici nell esperienza familiare Da sempre al centro dell attenzione del nostro Arcivescovo, la Pastorale diocesana della Famiglia quest anno ha visto il suo avvio a Mesagne, presso l Oratorio S. Antonio, con una relazione del direttore dell Ufficio Nazionale della Pastorale familiare, don Paolo Gentili, che ha analizzato i problemi interni alla coppia e tra coppie, sulla scorta della propria esperienza di parroco che ha seguito il cammino di molte famiglie. Alla presentazione di Padre Angelo Muri, è seguita una introduzione all argomento da parte del delegato arcivescovile per la Pastorale familiare diocesana, don Massimo Alemanno, il quale, riprendendo le indicazioni sinodali racchiuse negli itinerari di Iniziazione Cristiana, ha sottolineato il ruolo centrale della famiglia nell azione formativa rivolta ai figli e alla vita coniugale, con un attenzione estesa ai lontani e agli irregolari. I responsabili, Arturo e Anna Maria Destino, hanno delineato il percorso formativo programmato per l anno in corso ed hanno presentato gruppi e movimenti che operano nella Diocesi per l accompagnamento e la formazione delle famiglie, per il loro eventuale recupero, per la difesa dei minori e della sacralità della vita, valori che, come afferma il nostro Padre Arcivescovo, «danno senso alla vita dell uomo, anche quando non sono riconosciuti dalla cultura che li circonda». Già dal titolo della relazione di don Paolo, La famiglia protagonista dell annuncio, è evidente che si fa riferimento ad una famiglia conformata ai valori evangelici, che si propone come modello e sostegno alle coppie giovani e meno giovani. Provoca seria preoccupazione nella comunità cristiana la constatazione che le giovani coppie, dopo i primi anni di matrimonio, a causa di un loro allontanamento da una sicura guida spirituale, corrono il rischio di rimanere sole, col pericolo di compromettere l unità matrimoniale. Il modello preso in esame è quello della famiglia globalizzata, coinvolta in una situazione di crisi generale, sollecitata da proposte di stili di vita spesso contraddittori, forniti dai mass media e legati alla contingenza del momento, che, spingendo la coppia verso il relativismo e l individualismo, procurano sconcerto, disorientamento e solitudine. La famiglia, protagonista dell annuncio, invece, è la famiglia credente, unita nell ascolto della Parola, che si mette al servizio di chi è rimasto solo: essa apre porte e finestre per accogliere vicini e lontani, per indicare, come uscita di sicurezza dal frastuono del canto delle sirene del nostro tempo, la via attraverso la quale la coppia credente ha costruito la propria unione pur fra ripensamenti, difficoltà, incertezze, turbamenti, tutti però ricomposti dal paziente, fiducioso, costante ascolto della Parola, che dà risposta ad ogni domanda. La famiglia di cui il relatore parla è composta da Emanuele ed Emanuela (la scelta dei nomi è abbastanza significativa), presi nel quotidiano, nel pieno della cura dei quattro figli e dei loro impegni domestici e sociali: i coniugi devono seguire, per incarico del parroco, la preparazione dei genitori del bimbo che deve essere battezzato. L attenzione degli ospiti è subito attirata dal libro della Bibbia sul tavolo al centro della stanza, con le sue pagine sgualcite dall uso quotidiano, consumate dalla incontenibile curiosità di scoprire la sapienza a cui attingere forza e fiducia per il proprio cammino. Incomincia il fecondo dialogo che favorisce l incontro con lo scambio delle esperienze tra famiglie, grazie al quale i giovani coniugi trovano sicuro conforto e riconoscono nella testimonianza della fedeltà altrui alla Parola, un alternativa per uscire dalla solitudine e dall isolamento. Sono così state gettate le basi per una piccola comunità di famiglie, capaci di donarsi reciprocamente alla luce dell amore cristiano; esse diventano piccole chiese domestiche, evento A Milano la 2ª Conferenza nazionale Famiglia: storia e futuro di tutti In un messaggio inviato in occasione della seconda Conferenza nazionale della famiglia sul tema Famiglia: storia e futuro di tutti (Milano 8-10 novembre 2010) il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, definisce la famiglia una «straordinaria risorsa per l intera collettività» e «fondamento insostituibile per lo sviluppo e il progresso di una società aperta e solidale». Il card. Dionigi Tettamanzi, nel suo intervento, ha fatto riferimento alle politiche familiari, evidenziando come «non basta la semplice proclamazione dei valori, impegni e mete». Dello stesso parere Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, il quale si augura «sia giunto finalmente per le famiglie il tempo della concretezza». Per Olivero, «siamo stanchi di annunci e promesse: il quadro delle proposte è sufficientemente chiaro. I coniugi Destino, don Paolo Gentili, l Arcivescovo e don Massimo Alemanno F. Destino Sappiamo ormai cosa fare. Non resta che farlo». Interessante intervento è stato quello di Gian Carlo Blangiardo, demografo e membro del Comitato tecnico-scientifico dell Osservatorio nazionale sulla famiglia. Secondo lo studioso i tre nodi critici che vive l esperienza familiare nel nostro tempo sono: «la difficoltà dei giovani nel formare una loro famiglia», «il disagio delle coppie nel realizzare gli obiettivi e i desideri di fecondità che si prefiggono», «il crescente rischio di solitudine degli anziani». Il demografo ha innanzitutto parlato della «difficile transizione allo stato adulto», in un contesto in cui «si rinvia il matrimonio e ancor di più la nascita del primo figlio, ma soprattutto si ritarda l uscita dalla famiglia d origine» a causa di «fattori culturali, come la persistenza di una forte solidarietà intergenerazionale», ma anche di «un sistema piccoli cenacoli, accoglienti e propositivi, che si aprono e che si mostrano al mondo, testimoniando l amore sconfinato del creatore per le sue creature e indicando un modello a cui attingere nel cammino dell amore coniugale. La trasfusione dei valori evangelici nell esperienza matrimoniale bandisce la fragilità dei rapporti, promuove la comunione tra le famiglie, che diventano legittimamente titolari di una missione evangelizzatrice (la Parola ascoltata e testimoniata). Nella preghiera la coppia ritrova la fonte a cui attingere energia: per Emanuele ed Emanuela l icona della Sacra Famiglia di Nazaret rappresenta la meta di un cammino che, se pure difficoltoso, promette di superare la minaccia dell incomprensione e la tentazione della separazione, di assecondare la vocazione di coppia fedele all alleanza con Dio. Questo vincolo, che lega la coppia alla legge del Signore, trova nell Eucarestia la medicina più efficace per rinsaldare il vincolo del matrimonio (la Parola celebrata): Essa risolve le incomprensioni, muove a lavarsi i piedi gli uni gli altri, riconosce la famiglia quale fonte di energie da mobilitare contro i frequenti attacchi alla dignità della persona e al sacrosanto, universale diritto alla vita. Maria Carmela e Giuseppe De Riccardis caratterizzato dalla mancanza di sostegno istituzionale all ingresso nel mondo del lavoro che continua a proteggere le generazioni più anziane e che, nello stesso tempo, demanda a queste ultime il compito di supplire all assenza di politiche di aiuto mirate alle giovani generazioni». Il nuovo sussidio per gli Operatori di Pastorale familiare Si intitola Indicazioni operative per la catechesi pre battesimale il sussidio realizzato dalla Commissione diocesana per la Pastorale della Famiglia guidata da don Massimo Alemanno e dai coniugi Anna Maria e Arturo Destino. Il volumetto, il terzo della serie, contiene una serie di Proposte e suggerimenti destinati ai parroci e ai responsabili dei gruppi coppia nelle comunità parrocchiali. «L attenzione alla famiglia è una delle priorità educative che emerge dal Sinodo diocesano, richiesta anche dagli itinerari di Iniziazione cristiana per il coinvolgimento abituale dei genitori nel cammino di fede dei propri figli», scrive l Arcivescovo nella presentazione. E continua: «Da queste sollecitazioni nasce l attenzione della Pastorale della famiglia per la catechesi pre battesimale dentro il contesto dell Iniziazione cristiana, con il coinvolgimento delle coppie accompagnatrici verso le famiglie che richiedono il Battesimo per i loro figli». Il sussidio, frutto del lavoro di riflessione maturato nel Sinodo diocesano e degli stimoli provenienti delle comunità parrocchiali, intende essere un attualizzazione delle Linee Pastorali La parrocchia: esperienza di Chiesa amica dell uomo e del creato in ambito familiare. Chiari gli obiettivi da raggiungere. Si legge infatti nell Introduzione: «L itinerario battesimale deve iniziare con la preparazione dei giovani al matrimonio, continuare nell accompagnare le giovani coppie, nell aiutare a vivere l attesa di un figlio, nella catechesi di preparazione al Battesimo e proseguire, dopo la celebrazione del Battesimo dei figli, nella comunità e all interno di rapporti costruttivi tra famiglie e comunità parrocchiale». Il sussidio, agile e di facile consultazione, contiene, oltre alle enunciazioni e alle mete da raggiungere, diversi suggerimenti operativi e alcune semplici indicazioni per i Parroci e i Consigli Pastorali, per gli Operatori di Pastorale familiare, per gli Sposi e i Genitori e anche per quelle coppie che vivono momenti di difficoltà o di crisi nella relazione di coppia, per le persone separate, divorziate e risposate. Il volume contiene anche tutta una serie di recapiti e riferimenti di associazioni e organismi che si occupano di famiglia, oltre al calendario degli appuntamenti annuali di Pastorale familiare, diocesani, regionali e nazionali. Giovanni Morelli

14 16 Speciale Azione Cattolica Speciale Azione Cattolica ottobre 2010 L incontro dei 100mila ragazzi e giovanissimi dell Azione Cattolica C è di più. Diventiamo grandi insieme Beatrice: «Così ho parlato con Papa Benedetto» Noi genitori entusiasti di questo grande incontro Il giovanissimo: «Piazza San Pietro mai così» Sabato 30 ottobre Piazza San Pietro a Roma è stata gioiosamente invasa da oltre centomila persone. La novità è che piazza San Pietro non è stata mai così, i ragazzi non sono ventenni, non sono adulti, ma adolescenti e bambini di Azione Cattolica che hanno voluto salutare e ringraziare di persona il Santo Padre e sopratutto ascoltarlo e interrogarlo. L incontro, organizzato dall Azione Cattolica Nazionale, ha chiamato tutti i ragazzi d Italia a condividere un momento di preghiera e riflessione, ma anche di gioia e di festa insieme. Il Papa non ha fatto un omelia. Un bambino, una educatrice e una giovanissima hanno posto una domanda al Santo Padre, domande che nascono dall impegno quotidiano nelle nostre parrocchie e nelle nostre città. Il Papa ha risposto a braccio, cioè senza un discorso scritto, per suo espresso desiderio. Questa è una cosa molto bella perchè dice proprio l ascolto e la volontà di dialogare cuore a cuore con i giovanissimi. Questa giornata ha messo al centro il protagonismo dei piccoli, dei ragazzi e dei giovanissimi e la piena partecipazione alla vita della Chiesa, non da soli però, perchè nessuno cresce da solo ma si diventa grandi insieme come affermava lo slogan. Il Papa in questo incontro ci ha voluto dare un messaggio ben chiaro ripetuto in continuazione: l attenzione a scegliere la testimonianza di santi e beati come la piccola Antonietta Meo-Nennolina e il giovane Pier Giorgio Frassati, compagni di viaggio nella fede di tutti i bambini e giovani di Ac e anche l attenzione a non accettare i messaggi di falsi profeti. La festa è continuata nel pomeriggio, per i giovanissimi a Piazza del Popolo con l intervento di vari artisti, tanta musica e divertimento, mentre i ragazzi dell Acr si sono spostati a piazza di Siena per un pomeriggio di animazione, musica, gemellaggi tra le diocesi italiane all interno di Villa Borghese. Sicuramente da questo incontro ogni ragazzo ha portato qualcosa a casa. Sicuramente c è di più nella nostra vita, perchè abbiamo scoperto di G. Zupa far parte di una famiglia diocesana e poi nazionale, una famiglia che è Chiesa, hanno imparato che è bello credere e testimoniare insieme. Io porto a casa la risposta che ha dato il Papa alla domanda: cosa significa diventare grandi? Il Papa ha detto: crescere in altezza implica questo c è di più e lo dice il vostro cuore che desidera avere tanti amici che è contento quando si comporta bene, quando sa dare gioia a papà e mamma e sopratutto quando incontra un amico insuperabile buonissimo e unico: Gesù. Essere grandi vuol dire amare Gesù, ascoltarlo, incontrarlo nella Santa messa, nei Sacramenti, vuole dire conoscere sempre di più e farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, con gli ammalati e crescere insieme. Questa esperienza mi ha fatto credere che è bello condividere la fede insieme a tanti ragazzi della mia età, come è bello gridare insieme c è di più. La Chiesa è viva è giovane, io spero che i giovani lontani dalla fede possano sperimentare quello che ho provato io, possano camminare insieme dando luce a questo mondo. Ruben Mirilli Parr. del Carmine - Mesagne a vivere «un amore impegnativo e autentico» che «certo, costa anche sacrificio», ma è «l'unico che dà in fin dei conti la vera gioia». L ha rivolta L esortazione il 30 ottobre Benedetto XVI ai 100mila ragazzi e giovanissimi di Azione cattolica, convenuti a Roma da tutta Italia con 10 mila educatori, genitori, sacerdoti e una cinquantina di vescovi per incontrarlo in piazza San Pietro e dialogare con lui all insegna dello slogan C è di più. Diventiamo grandi insieme. Tre le grandi domande rivolte al Pontefice da un acierrino, una giovanissima e un educatrice. Oltre lo specchio. «Voi non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza» ha ammonito il Papa rispondendo alla sedicenne Anna Bulgarelli di Carpi che gli aveva chiesto: Come imparare ad amare?. «Molto amore proposto dai media e da internet - ha spiegato Benedetto XVI - non è amore, ma egoismo, chiusura, vi dà l'illusione di un momento, non vi rende felici e non vi fa grandi, ma vi lega come una catena che soffoca gli slanci veri del cuore». Secondo il Papa, inoltre, solo se si è capaci di autentico amore si diventa grandi: «Nell adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi quando non permettete più allo specchio di essere la verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, se siete capaci di amare». «Giovanissimi di Azione Cattolica ha esortato ancora il Pontefice - aspirate a mete grandi, perché Dio ve ne dà la forza». Crescere insieme. «Per vedere se diventa grande», ha proseguito Benedetto XVI rispondendo a Francesco Poddo (11 anni, Nuoro), un bambino «confronta la sua altezza con quella dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande. Ma crescere in altezza non significa diventare grandi. C è di più» e «questo di più ve lo dice il vostro cuore, che desidera avere tanti amici», è contento «quando si comporta bene, quando sa dare gioia al papà e alla mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù». Essere grandi, secondo il Pontefice, «vuol dire amare tanto Gesù», conoscerlo «sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più poveri, gli ammalati, per crescere insieme». Tenere alta la meta. «Essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita», e «soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel di più che ci viene da Dio» ha quindi affermato il Papa rispondendo all interrogativo di Milena Marrocco (Gaeta), educatrice di 28 anni. «Voi sapete bene che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui». Sottolineando l importanza della fedeltà ai sacramenti, della comunione con la Chiesa e della collaborazione con la famiglia, la scuola e gli operatori del tempo libero, il Papa ha concluso: «Abbiate il coraggio, vorrei dire l audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori». L esempio degli adulti. «Gesù chiede la serietà del vostro impegno: è un amico esigente ma non vi toglie nulla anzi vi dà tutto» e «il Santo Padre ci garantisce di essere sulla strada giusta» aveva detto ai giovani prima dell arrivo del Papa il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. «Siate amici di Gesù, amate la Chiesa, dite al Santo Padre il vostro affetto e la vostra gioia. Servite le vostre parrocchie con la vostra presenza fedele e gioiosa», ha esortato; allora «i vostri gruppi associativi diventeranno cenacoli di bontà intelligente e contagiosa». «Gli Orientamenti pastorali per il nuovo decennio - ha aggiunto il presidente Cei ricordando il documento pubblicato nei giorni scorsi - affrontano la sfida educativa, quel bisogno diffuso di educazione completa della persona, a qualunque età. Nel nostro cuore di pastori ci siete innanzitutto voi, carissimi ragazzi e giovani». «Sappiamo ha assicurato - che il mondo degli adulti è chiamato in causa seriamente perché ha il dovere di esservi di esempio e di dirvi parole vere e alte, ma voi aiutateci ad essere educatori credibili ed efficaci, incalzateci con le vostre domande, siate pronti e generosi nel giocare voi stessi: si tratta della vostra vita». Rammentando il precedente incontro con Benedetto XVI del 4 maggio 2008, Franco Miano, presidente nazionale di Ac, ha espresso al Papa il ringraziamento di tutta l associazione: «La Sua parola ci aiuta ad avere fiducia e a credere, anche nei momenti più difficili, che la speranza continua ad essere l orizzonte più degno dell uomo». «Questi ragazzi ha aggiunto l assistente generale mons. Domenico Sigalini - non vogliono mediocrità o adattamenti, ma sogni e voli alti. La misura che proponiamo è la santità, niente di meno». La festa dei ragazzi e dei giovanissimi di Ac è proseguita nel pomeriggio in due piazze romane e si è conclusa domani mattina con la Messa nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Giovanna Pasqualin Traversa A C è di più. Diventiamo grandi insieme erano presenti 1200 giovanissimi e ragazzi della nostra diocesi accompagnati da sacerdoti, educatori e genitori. Con loro c era anche l Arcivescovo. Al termine dell incontro con il Santo Padre, 16 ragazzi, tra accierrini e giovanissimi, in rappresentanza delle regioni ecclesiastiche italiane, hanno avuto la possibilità di salutare personalmente il Papa, e tra questi, per la Puglia, è stata sorteggiata la piccola Beatrice De Pace di 7 anni, che frequenta il gruppo Acr della Parrocchia Santa Maria delle Grazie di Ostuni. «Quando sono stata scelta mi sono vergognata un po perché non avevo mai visto il Papa da vicino», ci ha raccontato la piccola Beatrice, ancora emozionata per l incontro con Benedetto XVI. «Quando l ho salutato, lui ha chiesto il mio nome e da dove venivo, e mi ha anche regalato un Rosario». Un momento particolarmente significativo e intenso per una bambina così piccola che ha avuto un opportunità riservata generalmente a pochi, quella di incontrare il Papa personalmente, seppur per pochi istanti. «Un esperienza bellissima per la nostra Beatrice raccontano i genitori - questa giornata la ricorderà sicuramente per tutta la sua vita». Daniela Negro Sabato mattina 30 ottobre siamo arrivati a Roma all alba. Durante il tragitto per arrivare a Piazza S. Pietro, mi ha entusiasmato la vista della cupola, con molte decorazioni che si illuminavano piano piano. Arrivati in piazza abbiamo aspettato fino alle otto per entrare e nell attesa abbiamo giocato con gli animatori, detti portafes t a. Una volta raggiunta la piazza, ci siamo seduti abbastanza vicini alla chiesa e da lì vedevamo con chiarezza la sedia dove il Papa si sarebbe accomodato e avrebbe fatto il suo discorso. Abbiamo aspettato fino alle undici per l uscita di Benedetto XVI in papamobile che è passata vicino al mio gruppo. Guardando verso il Papa ho visto la moltitudine di persone che si trovavano in Piazza S. Pietro. Eravamo in centomila! Precedentemente, in un gioco, abbiamo lanciato in aria i nostri foulard colorati, che tutti insieme hanno quasi coperto il cielo di Roma. Guardando tutta questa gente ho L accierrino: «Un entusiasmo contagioso» capito che ci sono molti altri ragazzi che come me sono venuti a vedere il Papa e che l ACR dà splendide occasioni a grandi e piccini. Dopo il giro della piazza, il Papa è andato a sedersi ed ha risposto ad alcune domande. A me è piaciuto molto il fatto che per spiegare cosa significa crescere, il Papa abbia detto che non basta diventare alti, ma che si diventa veramente grandi, quando si ama il prossimo, gli amici e Gesù. Dopo il discorso di Papa Benedetto ci siamo messi in cammino. Eravamo tantissimi, sembravamo un fiume di persone; c era chi si affacciava dalla finestra e Il gruppo della Chiesa Madre di Veglie F. Farina Il gruppo della SS. Annunziata di Ostuni Non appena ci è stato rivolto l invito a partecipare a C è di +, subito abbiamo accettato di buon grado e abbiamo scelto di vivere questa esperienza come famiglia. Per noi genitori l incontro nazionale dell ACR e dei giovanissimi a Roma è stato un occasione importante per essere vicino al cammino di fede di nostro figlio e alle esperienze che l ACR propone per sostenerlo. Abbiamo condiviso, con gli educatori e con il parroco, la gioia e l entusiasmo di essere a Piazza S. Pietro, alla presenza del Santo Padre e in mezzo a tantissime persone provenienti da ogni parte d Italia. Soprattutto è stato emozionante sperimentare che gli stessi ideali e la stessa fede ci hanno portato fin lì. Abbiamo vissuto questa esperienza sentendoci, anche noi, protagonisti di questa festa e vivendola appieno; questo ha significato riprendere i contatti con un pezzo della nostra storia, della nostra esperienza di servizio all associazione che ha arricchito il nostro cammino di fede alcuni anni fa. È stato bello leggere sui volti dei ragazzi e dei giovani, che intonavano e ballavano gli inni, la gioia e la partecipazione, segno della felicità di far parte di questa grande famiglia. Vivere da vicino questo momento ci ha confermato che l associazione nel suo stile originale ed inconfondibile, è fatta di persone che amano la vita, la rispettano e la mettono a disposizione degli altri. Speriamo che i nostri ragazzi riescano a cogliere il di più che è venuto dall incontro nazionale e diventino anche loro portatori di pace. A noi l arduo compito di aiutarli a diventare grandi insieme! Marco Massa e Stefania Conte Parr. S. Antonio Ab. - Veglie ci salutava e sul loro volto c era il sorriso. Durante il tragitto una cosa che mi è piaciuta molto è stata il passaggio sul Tevere. Ci siamo affacciati dal ponte ed abbiamo visto degli uomini che si esercitavano nel canottaggio e delle abitazioni galleggianti che non conoscevo. A Piazza del Popolo abbiamo lasciato i giovanissimi e noi accierrini abbiamo continuato fino a Villa Borghese dove c era un maxiconcerto. Lì abbiamo fatto una foto con alcuni personaggi del giornalino Foglie, il giornale dell ACR. In seguito ci hanno raggiunti i giovanissimi e alla fine ci siamo incamminati verso la metropolitana che ci ha riportati ai pullman. A me questa giornata è piaciuta molto, soprattutto nella mattinata, perché ho visto il Papa e perché mi sono reso conto che i ragazzi che frequentano l ACR come me sono tantissimi. Tutti hanno il mio stesso entusiasmo, la mia stessa voglia di incontrarsi e di fare festa per Gesù. Spero di poter fare altre esperienze come questa. Andrea Bufano Parr. SS. Annunziata - Ostuni G. Zupa

15 18 Associazioni & Movimenti movimento ecclesiale di impegno culturale Interessante convegno nazionale ad Ostuni dal 28 al 30 ottobre Il Mediterraneo. Dalla multiculturalità all intercultura Che volto hanno i profeti? Non tutti, ora, hanno la barba bianca, il volto ossuto e la fiducia visionaria che viene loro dal parlare direttamente in nome del Signore. In questi tempi comunque bui la luce della cultura può comunque rischiarare il cammino e restituire «il dono della profezia» proprio quello che «noi credenti rischiamo di perdere», come ha detto il dott. Piero Lacorte in occasione del VII convegno nazionale sul tema Il Mediterraneo dalla multiculturalità all intercultura organizzato dal MEIC (Movimento ecclesiale di impegno culturale). Ogni due anni, dal 1998, risuonano ad Ostuni annunci qualificatissimi, e si può assistere a discussioni estremamente profonde. «Occorre rimettere in moto le linee di pensiero» ha osservato al termine del convegno il prof. Mario Signore «ed è possibile avere una fede critica, che non vive solo di prestito, ma dà anche dei contributi. Quando smette di circolare il pensiero sono guai per tutti, ed il pensiero - ha concluso Signore - dev essere fresco ed originale». Il convegno era stato aperto dall Arcivescovo Rocco Talucci, che ha parlato di Brindisi «porto di pace e monumento di pace» e di «unità nella diversità», attorno a punti fermi che sono i «valori non negoziabili». «In questo periodo di dispersione di pensiero economico e politico - ha continuato l Arcivescovo - bisogna andare alla ricerca dei desideri di vita più autentici, ed affrontare un emergenza educativa che è preoccupante. Ma noi - ha proseguito mons. Talucci - guardiamo con ottimismo, partendo dal Vangelo». «Alzare barriere dove altri, più lungimiranti, costruiscono ponti e porti, è suicida, specie per l Italia» ha ricordato il dott. Lacorte citando Lucio Caracciolo, ed ha auspicato l attuazione di quella che Braudel chiama la civiltà conviviale. «È bene richiamare l attenzione - ha continuato il dott. Lacorte - su una mentalità razzista che oggi riesce ad allignare in alcune zone del nostro Paese, grazie ad un insicurezza di fondo, legata ad una coscienza di sé limitata e poco disponibile alla conoscenza e apertura di orizzonti». «Ogni impegno culturale - ha concluso Lacorte - è allo stesso tempo un impegno politico nel senso più alto del termine e gli uomini di cultura sono chiamati ad offrire oggi una ragione di vita, un senso da dare al vivere quotidiano». Così, mentre il mondo politico si dilania Hobby Foto Ostuni nel dibattito su cene con barzellette, case a Montecarlo e rottamazioni interne ai partiti, si ignorano i gravi e reali problemi di intere generazioni e di vaste aree, del Mezzogiorno d Italia e dei Sud del mondo. Anche la crisi economica non può essere risolta se non con un salto di cultura, «e cultura -ha ricordato il prof. Signore - viene da coltivare: la cultura è il mondo dell uomo; la cultura è la cura dell anima». «Saremo solo un sasso nel deserto delle pietre - ha detto al convegno il sindaco di Ostuni, Domenico Tanzarella - ma siamo un sasso che fa rumore, e si spera che dibattiti come questo possano essere tradotti in atti e decisioni utili per tutti». Ferdinando Sallustio Inaugurazione Anno Accademico Facoltà Teologica Pugliese Mercoledì 20 ottobre, presso La Chiesa di Santa Fara a Bari, si è tenuta l'inaugurazione dell'anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese. Dopo il saluto del Gran Cancelliere, mons. Francesco Cacucci, alle Autorità religiose, accademiche, civili e militari, è seguita la relazione annuale del Preside della Facoltà Teologica Pugliese, mons. Salvatore Palese e la Prolusione Accademica del prof. Miguel Angel Ayuso Guixot, Preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica di Roma dal tema "Situazione attuale del dialogo islamo-cristiano: bilancio e prospettive". All inaugurazione erano presenti anche il nostro Arcivescovo, mons. Rocco Talucci e il Direttore dell Istituto Superiore di Scienze Religiose San Lorenzo da Brindisi. Novità per Retinopera Salento Si è svolta il 16 ottobre a San Pancrazio Salentino l Assemblea elettiva dell ass o c i a z i o n e Retinopera Salento. Nel corso dei lavori è stato sviluppato il tema: L associazionismo in rete per il bene comune e per il rinnovamento della politica. Sono intervenuti la dott.ssa Angelina Greco (Esperta in cooperazione sociale) e Roberto Schifone (Responsabile Oratorio Don Bosco-SING di Oria). Durante la serata è stata presentata la pubblicazione di Retinopera dal titolo: Racconto di un esperienza di rete dal Il gruppo musicale Note di strada, diretto da Angelo Presta, ha eseguito l Inno di Retinopera Cantiamo il Volontariato. Al termine del dibattito è stato eletto nuovo Presidente il giovane Marco De Lorenzo che succede al dott. Rino Spedicato, fondatore dell associazione e promotore di importanti iniziative e progetti tra i quali, i corsi biennali di formazione alla cittadinanza attiva e le manifestazioni dedicate alla pace e al magistero di don Tonino Bello. azione cattolica Modulo formativo nazionale tenutosi nella nostra diocesi Ad Ostuni per riflettere ed imparare Per me, riminese, abituata all azzurra vision di San Marino è stata una bellissima sorpresa scoprire la bianca visione di Ostuni stagliata nell orizzonte azzurro! E con gli occhi riempiti già da lontano da questa suggestiva immagine ho incontrato i tanti amici dell Azione cattolica pugliese convenuti per riflettere su un tema importante e coinvolgente: L AC diocesana e le sue strutture. Il Laboratorio Nazionale della Formazione, spostandosi in Puglia, ha offerto questa opportunità di lavoro da venerdì 17 a domenica 19 settembre La relazione introduttiva, tenuta da Vittorio Rapetti, già consigliere nazionale, ha offerto una pista importante su cui lavorare per riscoprire l identità e le competenze di chi si mette oggi al servizio come responsabile nell AC. Con chiarezza espositiva e ricchezza di riflessioni, Vittorio Rapetti ha condotto il gruppo a ripensare alle ragioni per cui continuiamo a stare in Azione cattolica, ad impegnarci per farla crescere affrontando difficoltà e mettendoci in gioco personalmente: sicuramente alla base c è la certezza di saperla un Dono per la Chiesa intera. In un tempo di nebbia, vento e rumors, di cose urlate e di confusione fra sollecitazione di segno opposto, di visibilità ridotta sul futuro e di prospettive che spaventano, occorre avere il coraggio di essere presenti nella storia come laici che, trafficando fra le cose del mondo, sanno annunciare Cristo. E questo lo possiamo a fare perché l AC ci insegna che un cammino così impegnativo riesce bene se lo si fa assieme; la vita da associati non la si fa per finalità organizzative o amministrative: è per seguire il Signore assieme, prendendosi cura gli uni degli altri per crescere tutti nella Fede maturando nel contempo la propria esperienza umana. In questo modo la laicità diventa veramente un valore aggiunto ed emerge l identità dell aderente all AC che, se responsabile, ha un impegno ancora più preciso: infatti, responsabilità fa rima con santità! Per chi accetta di mettersi al servizio dell Associazione, assumendo un incarico, vengono indicati altri punti-cardine in modo sintetico: innamorarsi delle relazioni per poter fare un cammino comune condividendo gli impegni, gli obiettivi e le strade per raggiungerli; avere a cuore l unitarietà senza perdere il valore delle articolazioni nell Associazione; saper leggere le situazioni e saper usare una buona creatività per rispondere ai bisogni emergenti e diversificati in ambito associativo; tenere vivi i legami fra Associazioni parrocchiali e fra queste e la Associazione diocesana. Gli interventi sono stati numerosi ed hanno arricchito il tema con apporti molto costruttivi, assai utili per i laboratori a gruppi del pomeriggio a cui è seguita una esperienza di grande spiritualità presso la comunità monastica di Bose con sede ad Ostuni. A conclusione di una giornata intesa non poteva mancare, la sera del sabato, una visita della città vecchia, addirittura con una guida che ha saputo presentarci i vari monumenti con competenza ed in tempo ristretto. Dopo un meritato riposo nell accogliente struttura di Madonna della Nova, domenica mattina sono riaperti i lavori con Titty Amore, Consigliere Nazionale, che ha ripreso, organizzandoli, i tanti interventi precedenti ed i lavori nei gruppi delineando infine come l Associazione diocesana può (anzi deve) progettare una vita associativa ricca, attenta alla realtà, capace di mobilizzare risorse e di attivare lavori di equipe e di commissioni valorizzando nello stesso tempo l unitarietà: in questo modo l Associazione diocesana diventa un punto di riferimento ed un luogo di formazione al servizio ed alla responsabilità. Il clima di grande cordialità, di amicizia e di collaborazione hanno reso questo Modulo Formativo molto ricco. La bellissima città, la struttura accogliente, il tempo bello con temperature estive hanno contribuito a far stare bene e sicuramente a lasciare in tutti un buon ricordo assieme ai buoni propositi per l anno associativo appena iniziato. Silvia Tagliavini Consigliere nazionale

16 Parrocchie & Associazioni 19 san vito martire La nuova cappella del Santissimo Un luogo di adorazione A completamento dell intervento di ristrutturazione della Chiesa San Vito Martire in Brindisi (progettata negli anni 60 dall arch. Giovanni Campos Venuti di Roma) iniziato nel 98 e protratto per circa due anni, resosi necessario per le particolari condizioni di degrado di alcune strutture, nei primi sei mesi di questo anno è stata eseguita, grazie ad alcuni benefattori, la nuova sistemazione della cappella del Santissimo, luogo particolare di contemplazione ed adorazione. La cappella, illuminata da finestre policrome, fino a qualche tempo fa presentava il tabernacolo inserito in una colonna lignea incisa a lingue di fiamme rappresentante la colonna di fuoco che guidava il popolo ebraico nel deserto. Il nuovo progetto suggerisce la continuità come luogo di sosta dove la presenza del Signore rimanda al dono pasquale che Lui fa di se stesso: una comunione spirituale che continua quella eucaristica. Poiché le norme liturgiche raccomandano che la riserva eucaristica venga collocata in un luogo dignitoso della chiesa, ben visibile architettonicamente, ornato decorosamente ed adatto alla preghiera silenziosa dei fedeli e però strutturalmente unito con la chiesa, lo studio Lorusso & Rubino Architetti S.n.c. di Ostuni, sotto la supervisione e la guida del parroco don Peppino Apruzzi e dei suoi primi collaboratori don Giancosimo De Prezzo e don Piero Calamo, ha avanzato un ipotesi progettuale che vede una semplice macchina d altare costituita da archi convergenti verso il tabernacolo. L armonia progettuale delle linee è garantita delle tonalità del bianco (dell altare, della pietra leccese e delle panche) che padroneggia la sala e focalizza l attenzione verso la riserva eucaristica mediante un opportuna illuminazione diretta ed indiretta a seconda dei momenti di preghiera che si vogliono vivere. Vincenzo Lorusso s.maria mercede Inizia il nuovo anno pastorale Gesù modello di condotta Domenica 17 ottobre, alla Santa Messa comunitaria, il Parroco Padre Arcangelo Manzi ha dato solennemente inizio al nuovo anno pastorale. Cenzino Iaia, Moderatore del Consiglio Pastorale, nella sua presentazione all inizio della celebrazione, ha spiegato l obiettivo di quest anno che è «seguire Gesù come modello di comportamento». Seguendo il Vangelo, la comunità è chiamata ad assumere i comportamenti e gli atteggiamenti che Gesù ha vissuto nelle relazioni con Dio e con gli uomini. È certamente «un obiettivo alto, ambizioso che va al cuore dell essere cristiani nella storia», è stato detto. «Non possiamo volgere lo sguardo dall altra parte, far finta di non vedere, quasi che chiudere gli occhi dinanzi agli scandali, alle ingiustizie, alle sofferenze sia di per sé sufficiente a tacitare i nostri sensi di colpa, a rasserenare la nostra coscienza. Certamente non sarà un cammino facile: dovrà fare i conti e misurarsi con le resistenze, con le calunnie, con le persecuzioni, con le derisioni; si deve pagare, talvolta, il prezzo della emarginazione, soprattutto quando si ha il coraggio, ed il cristiano di coraggio ne dovrebbe avere tanto, di andare contro corrente. E, tuttavia, tutto questo è poca cosa se raffrontato al supplizio della Croce». Poter disporre di un Piano, di un programma che indica in maniera precisa e dettagliata il cammino da percorrere è una opportunità che la nostra Parrocchia ci offre. Esso è frutto di impegno, di fatica, di studio, di senso della missione. Il parroco durante l omelia ha evidenziato la necessità di rafforzare la costanza e la coerenza delle scelte attraverso una fede proclamata e non tenuta dentro di sé quasi fosse un tesoro nascosto di cui essere gelosi. Bisogna uscire dal guscio di una comunità chiusa che allontana coloro che intendono avvicinarsi ed emargina quelli già presenti perché non facenti parti di questo o di quell altro gruppo. Noi vogliamo essere una comunità che segue il suo pastore per crescere e maturare sempre più all insegna dell unità e della collaborazione: solo così dimostreremo di essere cristiani maturi e coerenti. Gesù ci ha lasciato un modello ben preciso da seguire, il suo. Siamo chiamati ad identificarci con lui nelle varie situazioni della vita. Lucia Semeraro adp Il 13 ottobre il raduno diocesano Un volto missionario della Preghiera ha volu- dare un volto missionario al suo L Apostolato primo raduno diocesano per l anno associativo in corso, svoltosi a Brindisi il 13 ottobre u.s. Il raduno rappresenta per gli associati un tempo privilegiato che li fa pregare insieme, li mette in comunione, li fa ritrovare come famiglia, offre loro la gioia della condivisione. Primo raduno anche per il nuovo Direttore diocesano, don Claudio Cenacchi, chiamato a curare il cammino associativo dopo la lunga esperienza di don Francesco Caramia. Nel santuario mariano di santa Maria del Casale, circa 600 associati e non, provenienti da diversi paesi della diocesi, hanno pregato per i bisogni dei popoli del mondo, per le necessità dei cinque continenti, per le problematiche che li assillano, partecipando all adorazione eucaristica, chiedendo l intercessione di Maria in particolare attraverso la recita del rosario missionario. L attenzione missionaria dell associazione non è qualcosa di straordinario, giacché ogni mese il Santo Padre, tramite la Congregazione per l evangelizzazione dei popoli, affida agli aderenti una intenzione missionaria, accanto a quella generale e a quella dei Vescovi italiani. Non è nemmeno un caso che i patroni delle missioni, san Francesco Saverio e Teresa del bambino Gesù, siano anche patroni dell Apostolato della Preghiera, a significare la missionarietà quale elemento intrinseco alla vita di preghiera, che gli associati coltivano e promuovono all interno delle comunità parrocchiali. Il binomio preghiera - missione è inscindibile: non è possibile annunciare ciò che non si conosce e ciò in cui non si crede profondamente. Ed è la preghiera ad alimentare la fede, a renderla adulta, ad aprire la porta al mistero di Dio e al mistero che è la propria esistenza. La vita cristiana contempla necessariamente la preghiera quale fonte di un autentica missionarietà, che è condivisione di una esperienza di vita di comunione con il Dio di Gesù Cristo, con il Dio che è Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti (Ef 4,6). L annuncio del Vangelo, ossia l amore a Dio che si realizza nella carità verso i fratelli tutti, non potrebbe sussistere senza la preghiera, che è canale di grazia divina, accesso al cuore amorevole di Dio, dal quale il credente impara la docilità e l umiltà (cfr. Mt 11,29). L Apostolato della Preghiera vive la sua missionarietà in gesti concreti, semplici e nascosti ai più, ma ancor di più la vive nel proprio cuore, attraverso la sollecitudine nei confronti dei problemi della Chiesa e del mondo. Anche per quest anno, il nostro Arcivescovo ha affidato all AdP le sue particolari intenzioni: chiede di pregare affinché la comunità ecclesiale, in tutte le sue componenti, conosca e metta in atto la riflessione sinodale dei delegati; inoltre chiede di pregare per lui, che si avvia al 50º anniversario di sacerdozio e al 75º anno di età, affinché sia saggio e santo nel suo ministero. Fare proprie le intenzioni del pastore significa portare all attenzione di Dio la comunità tutta, per essere, come Mosè, mani elevate che intercedono, perché si realizzi sempre il vero bene per tutti. Anna Rita Lamendola SCOUT Il gruppo Agesci Ostuni 1 a L Aquila A volte può cambiare qualcosa regalando un sorriso soltanto Erano le otto in punto, e quella mattina del 29 agosto eravamo tutti lì, nonostante avessimo l abitudine di arrivare sempre in ritardo. Però quel giorno era importante avevamo un cuore diverso, aspettative nuove per quello che stavamo per intraprendere: una vera e propria missione. La voglia e il desiderio di rendersi utili, ha fatto si che anche noi, Rover e Scolte del gruppo scout Ostuni 1, potessimo prendere parte agli aiuti per la gente ancora sfollata, in particolare per i più piccoli e bisognosi. A 5 km dall Aquila, in dieci minuti, abbiamo raggiunto Coppito e ci siamo sistemati in un immenso campo che ha ospitato per mesi gli sfollati. All indomani, di buon mattino, siamo stati accolti dai due responsabili del Grest che ci hanno spiegato le regole e presentato la situazione un po difficile. Poche decine di minuti e subito cominciavano ad arrivare i bambini, con i quali abbiamo iniziato la conoscenza. Il secondo giorno, mentre i bambini erano in gita a Roma, abbiamo colto l opportunità di fare un giro a L Aquila. È stata una delle esperienze più forti ed emozionanti della nostra vita. Appena entrati, ci sembrava tutto ormai risolto : belle case, negozi nuovi, nessuna crepa è bastato solo percorrere pochi metri per ritrovarci dinanzi allo scempio più totale. Siamo entrati nel centro storico con l obiettivo non solo di guardare con i nostri occhi ma anche di raccogliere, con la dovuta discrezione, alcune testimonianze. Lo spettacolo non è stato tremendo solo per la distruzione, ma anche per la disperazione che si leggeva nei cartelli e nelle scritte appese dagli aquilani sulle transenne poste lungo tutto il corso principale. Era inevitabile: abbiamo lasciato lì, a L Aquila i luoghi comuni e i pregiudizi, insieme a tutta la disinformazione dei media. Vedere via XX settembre dal vivo ci ha colpito particolarmente. Le macerie, alte più di un metro e mezzo, che sicuramente hanno ricoperto una testa, un braccio, un corpo, erano lì, sullo sfondo della distruzione più totale. La casa dello studente è un immagine che è stata marcata col fuoco della rabbia nei nostri cuori: ci rimarrà dentro per tutta la vita. Siamo tornati verso sera al campo di Coppito, arrabbiati e malinconici, un po anche spaventati dallo sciame sismico che ritornava a terrorizzare gli abitanti del luogo. Un lungo resoconto attorno al fuoco, la sera, è riuscito a riscaldare i cuori che erano quasi pietrificati. Ci siamo fatti forza a vicenda per continuare a sorridere. In fondo, era quello il motivo per cui avevamo deciso di stare con quei bambini meno fortunati di noi: volevamo regalare loro un sorriso e tanta voglia di vivere! Lucia Cesario

17 20 Attualità & Territorio ostuni Dal 18 al 23 ottobre la 12ª Settimana dei Bambini del Mediterraneo Quando i più piccoli insegnano ad essere grandi Si è svolta ad Ostuni, dal 18 al 23 ottobre, la tradizionale Settimana dei bambini del Mediterraneo dal titolo Un mare di incontri nella Città Bianca. L iniziativa, giunta alla sua XII edizione, è promossa dal Comune di Ostuni, Assessorato alle Politiche Sociali, in collaborazione con il Consiglio comunale dei Ragazzi e l Associazione Oratorio Sing. Vi hanno partecipato le scuole e i Comuni di Mesagne, San Vito dei Normanni, San Pancrazio Salentino, Cisternino e Oria. La manifestazione vede protagoniste le delegazioni di bambini provenienti da diverse nazioni (Albania, Kurdistan iracheno, Burkina Faso) e di ragazzi di 10 Paesi residenti in Ostuni, uniti per realizzare un vero e proprio Consiglio dei ragazzi per la Pace e la Giustizia nel Mediterraneo. Dai laboratori agli spettacoli, dal cinema alla danza, dal teatro agli incontri: l iniziativa, dal ricco e variegato programma, è ideata e coordinata dal prof. Lorenzo Caiolo. Professore, qual è il messaggio che la città di Ostuni vuole trasmettere attraverso questa iniziativa? «La Settimana è nata, in particolare, dal mio amore per un Mediterraneo di pace, dalla fiducia nella forza trasformatrice dei ragazzi sostenuti da educatori che operano per un educazione alimentata da libertà, creatività, solidarietà, responsabilità, protagonismo, intercultura. L iniziativa vuole aiutare a saltare i tanti muri che separano generazioni, etnie, civiltà, culture, per recuperare e ascoltare le storie, per imparare a costruire ponti. E si fonda sulla consapevolezza dell urgenza e della centralità di un educazione impegnata nella trasformazione di un mondo che diventa sempre più insostenibile. L educazione, infatti, costituisce l arma più efficace per meglio rispondere ai reali bisogni dei bambini e per modificare gli stili di comportamento. L'obiettivo è stato, ed è anche quello di fare di Ostuni, città incantevole, un faro di pace e di incontri del Mediterraneo, partendo dai bambini». Come rispondono i bambini a questa iniziativa che li vede protagonisti? «Durante la Settimana essi possono vivere dirette esperienze con i loro punti di vista, con i loro giochi, con i loro desideri, per poter sperimentare un nuovo modo di vivere insieme sullo stesso Mare. I ragazzi che giungono da altri Paesi sono accolti come ambasciatori di altre civiltà, ricche di storia, di giochi, di fiabe e di altro, e qui si dà vita ad un grande e bello caleidoscopio di bambini diversi che si incontrano per avviare insieme un nuovo cammino. Quest anno hanno partecipato bambini nel coloratissimo corteo inaugurale, nei diversi laboratori e attività, dislocati a macchia d olio nelle scuole, nelle piazze di Ostuni e dei paesi limitrofi che hanno contribuito all organizzazione. I ragazzi sono stati attori nell organizzazione generale, nel coinvolgimento dei ragazzi stranieri residenti in Ostuni, delle scuole, delle famiglie, dei Comuni e delle classi partecipanti. È stato un alto e fecondo momento di conoscenza, di scambi, di scoperte, di condivisione». Quale bilancio possiamo tracciare di queste dodici edizioni? «Vorrei rivolgere, prima di tutto, il mio ringraziamento al Comune di Ostuni, alle famiglie, ai Comuni aderenti, a quanti hanno contribuito anche quest'anno per il positivo svolgimento della Settimana dei bambini del Mediterraneo. È un bilancio positivo non solo in termini numerici ma, soprattutto, per le potenti ricadute che tutto ciò ha determinato. L ampia comunità della Settimana ha accumulato esperienze formative e umane di notevole rilievo sul piano pedagogico, didattico, culturale, ludico, letterario, psicologico e politico che costituiscono un bagaglio sempre vivo di stimoli e di valori. Il sasso nello stagno era il tema di quest'anno, partendo dalle suggestioni e insegnamenti di Gianni Rodari. Rischiamo, infatti, di trovarci in uno stagno senza futuro: il triste momento che viviamo richiede uno scossone delle coscienze, uno scatto di reazione positiva. Il rinnovare ogni anno l'appuntamento con la Settimana ci consente di mantenere fede al patto fatto con i ragazzi. Essi ci chiedono un mondo migliore, fatto di pace, solidarietà, convivenza, intercultura. Rimaniamo in ascolto dei ragazzi, siano i nostri interlocutori privilegiati!». Daniela Negro solidarietà Siglato un accordo tra WFP e Anci Puglia I Comuni pugliesi contro la fame Il 18 ottobre, presso la sede del World Food Programme (WFP) di Brindisi, alla presenza delle massime autorità del territorio, due grandi organizzazioni nazionali si sono date la mano e hanno firmato una intesa di sviluppo delle sinergie comunitarie per il raggiungimento degli obiettivi di fondo prefissati: la lotta all acerrima nemica del mondo, la fame. Il Comitato Italiano per il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ONLUS e l ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Puglia, infatti, si sono incontrai per sottoscrivere un accordo di cooperazione che consenta all AN- CI Puglia di patrocinare la presenza delle attività umanitarie del Comitato Italiano WFP presso tutti i 248 comuni del territorio pugliese che egli rappresenta. Inoltre, per le stesse motivazioni, l ANCI Puglia si promuove quale ambasciatore privilegiato presso la struttura nazionale che raccoglie la quasi totalità degli ottomila comuni italiani. Una collaborazione strettamente condivisa da chi opera sul territorio locale e che ha visto figure quali il Presidente regionale del Comitato Italiano WFP, Vincenzo Pirato e Luigi Perrone, nelle vesti di Presidente ANCI Puglia, lavorare per lungo tempo affinché nascesse questa importante occasione d incontro. E, appunto in questa felice occasione, si è concretizzato il progetto WFP incomune che ANCI Puglia propone al territorio e non solo: promuovere la missione ed i valori del WFP presso i Comuni della regione Puglia che rappresenta, favorendo lo sviluppo del flusso informativo ed i contatti tra le parti, in modo che giunga rafforzato l appello del Comitato Italiano WFP ad essere uniti per sostenere la lotta contro la fame nel mondo. Si pensi, altresì, al doppio valore che questo incontro, tra l Ambasciatore Romualdo Bettini per il Comitato e il Dott. Luigi Perrone per l ANCI Puglia, ha rappresentato a poche ore dalla passata Giornata Mondiale dell Alimentazione delle Nazioni Unite in cui un solo slogan ha accomunato l intero pianeta e, dal 18 ottobre, anche il Comitato Italiano WFP e ANCI Puglia: unirsi contro la fame diventa realtà quando stato, organizzazioni della società civile e settore privato lavorano in associazione a tutti i livelli per sconfiggere la fame, la povertà estrema e la malnutrizione. Giorgio Esposito Caso Sarah Scazzi Aiart e Telefono Azzurro: stop ai processi in Tv «S ul caso della povera Sarah stiamo assistendo a un overdose d informazione, a veri processi in tv nonostante le autorità competenti abbiano dato in passato precise indicazioni in merito. E questo non fa altro che alimentare una morbosa curiosità da parte della gente». Ad affermarlo è Luca Borgomeo, presidente dell associazione di telespettatori cattolici Aiart. «Non c è giorno che non ci siano interviste, approfondimenti, veri o presunti scoop con dirette fiume, finti o veri scoop, assedi alle case degli imputati e della vittima. Forse, come in questo caso, molti di noi avvertono una certa invasività di giornali, tv e radio continua Borgomeo. L importante è che si rispetti il dolore dei parenti». «Bene ha fatto il comune di Avetrana a dire no alle tv davanti a casa Misseri. Questa vicenda, purtroppo, viene raccontata troppo spesso come un reality. E questo è inaccettabile». «Proprio la Rai, il servizio pubblico, dovrebbe essere la prima - continua Borgomeo - a fare un passo indietro. E invece spesso è stata apripista nel realizzare veri processi in tv». Sulla stessa linea l appello-denuncia del presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo secondo il quale sulla vicenda «vanno abbassati i toni». Della violenza sui minori, come quella subita da Sara, «bisogna parlare seriamente. È inopportuno - ha osservato Caffo - creare allarme, specie nei bambini e nei ragazzi. Perché per loro è difficile elaborare queste informazioni». Secondo le segnalazioni che sta ricevendo l associazione, dopo il caso Sara «c è un senso di insicurezza che pervade i ragazzi e i bambini. Con loro bisogna parlare, tranquillizzarli. Lo facciano i genitori e la scuola, stiano loro vicino. Non si parli però del fatto di cronaca ma educare i ragazzi a chiedere aiuto. Soprattutto, i ragazzi e i bambini vanno ascoltati.

18 22 Sport nuoto La nuotatrice di fondo mesagnese completa la traversata Capri-Meta di Sorrento Monica Priore, come dominare le onde e... il diabete Ben 21 chilometri in mare mosso a suon di bracciate per dimostrare che anche se affetta da diabete, è una sportiva a tutti gli effetti e può affrontare esperienze difficili come queste. Si tratta di Monica Priore, 34 anni ragioniera mesagnese, che il 5 settembre scorso ha nuotato da Capri a Meta di Sorrento partecipando alla prova rientrante nella 45esima edizione della coppa del mondo di nuoto di fondo. Una ragazza bella, solare, vivace che soffre di diabete mellito dalla tenera età di 5 anni e che ha voluto dimostrare, così come tre anni orsono, che per lei la sua malattia non è affatto invalidante. Una vittoria grandissima, non data da record o medaglie, ma dalla sua forza interiore, dalla sua forza di volontà nell affrontare i problemi e combattere con la malattia. L impresa, le ha procurato anche sofferenza lungo i tanti chilometri, ma non si è fermata, andando avanti fino alla fine. Lo stesso fece 3 anni fa attraversando a nuoto lo stretto di Messina. «La mia impresa ci racconta Monica nasce dal desiderio di cambiare la visione che spesso si ha del soggetto diabetico. Sono diabetica da ben 29 anni, il diabete è la quarta causa di mortalità al mondo, sta divenendo una vera e propria pandemia, si allarga a macchia d olio in maniera silenziosa e spesso viene sottovalutato. Ho sentito crescere in me negli anni, la necessità di fare qualcosa, già tre anni fa ho effettuato la traversata dello Stretto di Messina risultando la prima diabetica in Europa ad aver attraversato quel tratto di mare. Ho notato in tale circostanza come molti diabetici e non, mi abbiano cercata per dirmi che hanno vissuto la mia impresa come fosse stata la loro, si sono sentiti più motivati e più forti ed anno iniziato a vivere la loro condizione in maniera più propositiva». «Dopo tre anni ci dice ancora la giovane mesagnese - ho ritenuto necessario lanciare nuovamente un messaggio, sfidando questa volta il Golfo di Napoli, percorrendo ben 21 km in mare aperto, lottando con onde alte 55 cm, con le correnti contrarie e con un forte vento di maestrale. Le difficoltà sono state numerose, ma non ho mai pensato di arrendermi e non ho mai avuto paura, il mio obiettivo era partire da Capri ed arrivare a Meta sulla costiera Sorrentina per poter dire che se si gestisce bene, il diabete non è un fattore limitante, ma ci consente di vivere una vita nella norma e forse anche oltre il concetto di normalità». «È difficile descrivere le sensazioni provate in tale circostanza ci confida Monica Priore. Prima della partenza provavo rabbia perchè le condizioni meteo-marine erano le peggiori R. Cerasino che potessi incontrare, infatti sono stata costretta a spostare la partenza da Anacapri a Capri a causa del mare troppo agitato, poi ho guardato il cielo, c era un gran sole e sapevo che da lassù c era qualcuno che mi avrebbe aiutato, prima di entrare in acqua guardavo le onde e quel mare nero, ma era come se non li vedessi... Sono entrata in acqua ed ho cominciato a nuotare, come se le onde non mi scalfissero minimamente, sulle barche d appoggio c erano anche mia madre e mio fratello e lui ogni tanto chiedeva agli altri come facessi a non stancarmi, dove trovassi la forza per andare avanti nonostante le avversità... Ho dovuto fare molti sacrifici, i mesi della preparazione sono stati lunghi e duri, ho avuto diversi momenti di sconforto che comunque ho superato grazie al sostegno dei miei cari, della gente che ha creduto e crede in me, bastava che mi dicessero Monica ricordati per chi stai facendo questa cosa ed io pensavo subito a tutti i bambini ed i ragazzi diabetici, a tutte quelle persone che ho incontrato nel corso della mia vita e che hanno visto in me una speranza... Era per loro che dovevo tener duro e dovevo portare a termine il mio progetto, ho una grossa responsabilità nei confronti di tutta questa gente e non potevo e non posso deluderli, io ci metto il cuore e l anima in questi progetti perchè so che vengono vissuti da molte persone come se fossero stati loro a compiere queste gesta, io gli metto a disposizione la mia persona e loro vivono con me ogni attimo... Fino a quando raggiungo la meta prefissata e loro gioiscono perchè la mia vittoria è la loro... Il mio grido di speranza, lo vedo nei loro occhi. Sulla spiaggia di Meta c erano circa 300 persone ad attendermi a braccia aperte; nei loro occhi ho visto la gioia di vivere, siamo tutti tornati a casa più forti e consapevoli che non deve essere il diabete a gestire noi, ma noi lui». «La gente non fa che ringraziarmi per quello che ho fatto - racconta Monica -, i genitori dei bambini diabetici mi dicono che ho dato loro la speranza che i propri figli potranno avere una vita normale. Non ho di certo io le competenze per trovare una soluzione definitiva al diabete, ma non mi va di essere una spettatrice passiva, voglio contribuire nel mio piccolo a rendere la vita dei diabetici meno dolorosa, dare loro la speranza che ognuno, con la consapevolezza della propria condizione, può vincere le sue lotte senza problemi. È per questo che cercherò di portare avanti la mia battaglia fin quando mi sarà possibile!!!». Antonella Di Coste centro sportivo Interessante opportunità per le Parrocchie Un progetto sportivo itinerante Oltre all organizzazione sul Territorio Provinciale delle varie manifestazioni sportive, sia negli sport di squadra, sia negli sport individuali, il CSI Comitato di Brindisi quest anno pone all attenzione delle sue società e a tutte le comunità parrocchiali della diocesi, un progetto che prevede, attraverso un itinerario che va già predisponendosi, un circuito sportivo ed associativo da svolgere sul territorio provinciale che riguarda il coinvolgimento delle fasce di età da 10 a 13 anni. Il progetto consiste nello svolgere una serie di attività sportive nelle realtà che hanno aderito a questa iniziativa; il comitato provinciale mette a disposizione la competenza tecnica dei suoi operatori e le strutture mobili che possiede, chiedendo in cambio accoglienza sul proprio territorio, la disponibilità di altri operatori e l entusiasmo a propagandare la giornata da realizzare. Questo progetto ha come obiettivo la crescita associativa del CSI e la promozione sul territorio della comunità parrocchiale, della società o il circolo ricreativo che insieme al CSI Comitato Provinciale di Brindisi, portano un azione educativa costante con lo sport. Il mezzo è lo sport, il fine è l educazione, legame che oggi può diventare sempre più forte e di aiuto a combattere con le armi dello sport, la tanta ipocrisia sportiva e la tanta diseducazione che in essa si nasconde e che siamo costretti a vedere ogni giorno. Sicuramente nel nostro Comitato abbiamo bisogno di tanta formazione, ma non si può proporre formazione sul territorio se le società sportive presenti nel Comitato non propongono operatori motivati che vogliono emergere nelle proprie realtà e che soprattutto vogliono svolgere opera di volontariato a servizio dell Associazione. Con l impegno di tutti ci auguriamo che il progetto che abbiamo iniziato possa prendere piede nel nostro contesto Associativo, insieme alle Parrocchie e insieme alle nostre Società Sportive che ci accompagneranno in questo cammino, affinchè si possa dare al Comitato di Brindisi la giusta valenza all opera della promozione sportiva che da sempre svolge sul suo territorio, ma soprattutto affinchè sia dato ai dirigenti ed agli operatori sportivi del CSI il giusto merito per i sacrifici che fanno per portare avanti le proprie società nel nome della nostra Associazione. Maurizio Asparra AGORà DELLO SPORT A TUTURANO S abato 2 ottobre il Comitato Provinciale CSI di Brindisi è stato impegnato con grande gioia alla manifestazione polisportiva organizzata da don Francesco Funaro, presso piazza Regina Margherita a Tuturano. Il sorriso dei ragazzi, delle scuole primarie e secondarie di 1 grado, ha caratterizzato sin da subito l inizio della manifestazione. Don Francesco ha dato il via alla giornata sportiva con un breve discorso, invitando i ragazzi a dimostrare una maggiore apertura verso la carità e l abbraccio di Dio. Dopo il saluto di rito da parte del presidente del CSI di Brindisi, Francesco Maizza, e dal coordinatore dell attività sportiva Maurizio Asparra, i ragazzi hanno finalmente potuto occupare i diversi campi da gioco allestiti per l occasione. Mini-basket, mini-volley, calcio a 5, tiro alla fune, caccia alla cosa e per finire balli di gruppo,hanno coinvolto più di 150 ragazzi, accompagnati dagli insegnanti e qualche passante incuriosito da un insolito festante sabato mattina. Il momento di maggior partecipazione è stato registrato durante l esecuzione dei balli di gruppo che hanno catturato l attenzione di molti bambini ma anche di giovaniadulti (tra questi don Francesco, il presidente Maizza ed anche qualche collaboratore del comitato). Tra un canestro, una rete e momenti di danza, intorno alle 12:30, le diverse attività sono state sospese per una meritata pausa pranzo. Pausa pranzo abbastanza relativa poiché i bambini poco dopo erano già pronti per riprendere da subito possesso dei campi da gioco. Intorno alle 16 la manifestazione ha avuto i titoli di coda con il discorso di chiusura e con una promessa che è al tempo stesso un impegno da parte del CSI di Brindisi: quello di riproporre la stessa manifestazione nel prossimo anno. Giacomo Carrozzo

19 Libri & Cultura 23 chi ama educa educazione costituisce oggi un impegno urgente, «L come più volte è stato affermato dal Santo Padre e dall Episcopato. Non a caso gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il prossimo decennio saranno riferiti a tale questione nodale. Va tuttavia sottolineato che l impegno per l educazione rappresenta un attenzione costante per la Chiesa e per l Azione cattolica, perché da sempre al centro della vita della Chiesa e dell esperienza associativa c è la cura nei confronti della persona, quella cura che costituisce la sostanza stessa dell impegno educativo». Franco Miano, presidente nazionale dell Azione cattolica italiana, ha pubblicato con la casa editrice Ave il volume Chi ama educa. Vocazione, cura e impegno formativo, il quale presenta una serie di riflessioni a partire dal contesto attuale e dalla consolidata esperienza associativa nell ambito dell educare. «Dalla ormai più che centenaria esperienza di formazione associativa radicata nel cuore della comunità ecclesiale sottolinea Miano emerge con chiarezza il nesso profondo tra l educazione e un amore generoso, ricco di dedizione. Di qui la convinzione che vogliamo ribadire che chi ama, e solo chi ama, educa veramente». L educazione, infatti, «non può limitarsi alla trasmissione di nozioni attraverso tecniche che mettano in campo delle, sia pur necessarie, competenze psico-pedagogiche. L educazione è, prima di tutto e fondamentalmente, una scelta di speranza che investe sulla libertà della persona, una scelta operata da testimoni e maestri capaci di scorgere in ogni essere umano la scintilla di Dio». Secondo il presidente di Ac, l educazione «è una risposta del cuore animata da una profonda passione per l uomo. Ed è un impresa comunitaria che passa per uno scambio affettuoso tra generazioni». Il volume Chi ama educa ( insignito del Premio Capri San Michele 2010, sezione Pedagogia è diviso in tre parti: la prima si intitola Educare: l impegno della Chiesa, lo stile di Ac ; la seconda si concentra su Educare nella città guardando al bene comune. La terza parte, infine, è un intervista a cura di Gianni Borsa in cui Miano riflette sul decennio che la Chiesa italiana dedicherà all educazione. cappuccini di puglia Nell ambito delle celebrazioni per il I centenario della ricostruzione della Provincia di Puglia dei Frati Minori Cappuccini ( ), i Cappuccini di Puglia e gli Archivi di Stato delle provincie pugliesi, in collaborazione con l Università del Salento, la Facoltà Teologica Pugliese, la Biblioteca Arcivescovile A. De Leo, l Ufficio Beni Culturali della diocesi di Brindisi-Ostuni, hanno organizzato tra il 2008 e il 2009 la mostra documentaria e fotografica La Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Puglia: 5 secoli di storia che trova oggi dettagliata e scientifica espressione nella pubblicazione a cura di Rosa Anna Savoia La Provincia dei Frati Minori Cappuccini di puglia 5 secoli di storia. Primo Centenario della rifondazione della Provincia ( ). Atti del Convegno storico Lecce, 18 ottobre 2008-Bari, 3 novembre Catalogo della mostra (Edizioni Grifo, Lecce 2010). Il testo si apre con una serie di saggi storici sull origine della Provincia dei Cappuccini di Puglia (padre Vincenzo Criscuolo); sulle biblioteche dei frati pugliesi (Milena Sabato); sulle fonti archivistiche (Liliana Bruno e Antonietta Protopapa); sulla chiesa ed i conventi cappuccini di Taranto (Ornella Sapio); sugli aspetti sociali della presenza dei cappuccini in Puglia (Vittorio De Marco); ed infine su alcune figure eminenti come Alessio da Barletta, Innocenzo da Modugno, Salvatore da Valenzano, Rosario da Ceglie Messapica (a cura di Alfredo di Napoli). Ed ancora le missioni in Molzambico ed Albania (Francesco Monticchio), il cammino evolutivo dell ordine (Sebastiano Giampà), le fonti archivistiche a Bari (Beatrice Viganotti). Ad unire le tre diverse sezioni in cui si articola il testo, formando il binario lungo il quale si muovono i vari autori, è il costante richiamo a precise fonti documentali, molte delle quali inedite e frutto della scrupolosa ricerca finalizzata alla stesura dell opera. La seconda parte del testo è in sostanza il catalogo della mostra: l esposizione di un ricco ed in parte inedito materiale documentario e fotografico, conservato presso vari istituti (Archivi provinciali dei Frati Minori Cappuccini di Puglia e di Toscana, Museo storico dei Frati Minori Cappuccini di Puglia, Archivio generale dei Frati Minori Cappuccini, Archivi di Stato di Bari, Brindisi, Lecce, Taranto e Milano) e di oggetti provenienti dal Museo storico dei Cappuccini di Bari. A testimonianza di questa rigorosa impostazione il volume vengono proposte piccole preziose sezioni documentarie, tra le quali i conventi nella cartografia, i santi e quindi il ricchissimo corredo forografico storico. Completa il volume la lettura di questo ultimo secolo a cura di Francesco Monticchio che traccia le linee della presenza sociale-storico-religiosa dei frati sia in Puglia e sia nelle missioni in Mozambico e Albania grande punto di forza della religiosità cappuccina. Katiuscia Di Rocco la santa sede alla conferenza di helsinki enza Casaroli non si sarebbe arrivati ad Helsinki», «Srispose Kurt Waldeim - Segretario Generale Onu tra il 1972 ed il , ad una domanda di Luigi Accattoli sul significato della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE), che fu convocata per la prima volta ad Helsinki il 3 luglio 1973, con i rappresentanti (eccetto l Albania) di tutti i paesi europei, i quali si riunirono nuovamente lì, il 1 agosto 1975, per la firma dell Atto finale della CSCE. In effetti, solo la scelta di un papa come Paolo VI, che aveva optato per il «confronto come strumento di pacificazione», assieme al grande valore umano e culturale di un suo valido collaboratore come l allora monsignore Agostino Casaroli, fecero sì che la Santa Sede partecipasse, per la prima volta full member in un consesso di Stati dopo il Congresso di Vienna del 1815, per rivendicare la libertà religiosa per tutti, credenti e non credenti, offrendo un decisivo contributo all affermazione del diritto alla libertà di pensiero e di coscienza, strumento prezioso oltrecortina nelle mani non solo dei dissidenti russi, ma anche dei promotori di Carta 77 nell allora Cecoslovacchia e di Solidarnosc in Polonia. Fu dunque considerevole il ruolo svolto dalla S. Sede in quel consesso e uno studio attento e documentato sul ruolo del Vaticano negli equilibri europei viene ora da Giovanni Barberini, per Cantagalli: Pagine di storia contemporanea: la Santa Sede alla Conferenza di Helsinki (Siena, 2010). Il giurista parte dall analisi dei motivi di interesse della S. Sede per l Europa e per la sua sicurezza, quindi focalizza tutta la sua attenzione sui lavori della Conferenza di Helsinki, cogliendo tutti «I seguiti della Conferenza di Helsinki» nel terzo capitolo, nelle cui pagine si riflette anche sul ruolo di Papa Wojtyła. Nel quarto capitolo, si studia il passaggio «dalla CSCE all OSCE», affrontando il tema del «diritto/dovere di ingerenza umanitaria». Il card. Silvestrini nella Prefazione al volume scrive: «La presenza della S. Sede ad Helsinki ha rappresentato un segno concreto della concezione della pace fra le nazioni come valore morale prima ancora che come questione politica, e una occasione per rivendicare la libertà religiosa come una delle libertà fondamentali di ogni persona e come valore di correlazione nei rapporti fra i popoli». Come a dire che, mutando pure i soggetti e la geografia nelle questioni politiche, il tema di fondo non muta. (a. scon.) Novembre, il mese della vita Novembre, mese della vita: può sembrare stranissimo accostare questo concetto al periodo che da tempo immemorabile ci accompagna alla particolare cura del ricordo di chi non c è più e ci ha aperto la strada in Paradiso, ma la riflessione sul passaggio necessario della morte spinge o dovrebbe spingere a migliorare le nostre riflessioni sulla vita. Contro il tempo che passa non possiamo far nulla, salvo che tentare di passarlo nel migliore dei modi; e allora ho messo insieme alcune citazioni che possono far passare a chi legge un breve periodo di gradita riflessione: Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l unico a sorridere mentre gli altri intorno a te piangono scrive Paulo Coelho. Ed ecco un altra storia toccante: Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva: Io sono la pace, ma gli uomini non mi vogliono: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!. Così fu e, a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente. La seconda disse: Io sono la fede, purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha senso che io resti accesa. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. La terza candela a sua volta disse: Io sono l amore, non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono odiare!. E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere. Un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente. Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio! E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela, impietositasi disse: Non temere, non piangere: finchè io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: Io sono la speranza. Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre. Una poesia del Pascoli, di quelle che imparavamo a memoria, Novembre : Gémmea l aria, il sole così chiaro/che tu ricerchi gli albicocchi in fiore/e del prunalbo l odorino amaro/senti nel cuore./ Ma secco è il pruno, e le stecchite piante/ a l m a n a c c o di nere trame segnano il sereno/e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante/sembra il terreno./silenzio, intorno: solo, alle ventate/ odi lontano da giardini ed orti/di foglie un cader fragile. E l estate,fredda, dei morti. Nel film My life, questa è la mia vita Michael Keaton interpreta un futuro padre che scopre di essere molto malato e che forse non vedrà la nascita del bambino: realizza così una serie di filmati per insegnare al figlio cose semplici e profonde, e che il bambino avrebbe tenuto come ricordo del padre. La forza dell amore compie un piccolo miracolo: il papà riesce a vedere la nascita, poi lascia questo mondo dicendo: Morire è un modo drastico di capire la vita. Ferdinando Sallustio

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