Sentenza Thyssen: orientamenti per l'applicazione del D.Lgs. 231/01
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- Angelica Grillo
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1 Sentenza Thyssen: orientamenti per l'applicazione del D.Lgs. 231/01
2 La Seconda Corte d'assise del Tribunale di Torino, nel motivare la sentenza con cui, in data , aveva condannato i vertici della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni S.p.A. a pesantissime sanzioni detentive, e la società ad altrettanto pesanti sanzioni pecuniarie per responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/01, scioglie una serie di nodi interpretativi circa il medesimo decreto, dettando principi da tenere presente nell' elaborazione dei Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo.
3 Con la sentenza in commento, il Tribunale di Torino aveva condannato gli organi dirigenti della Thyssen, in relazione ai tragici fatti del 5-6 dicembre 2007, a sanzioni comprese fra i 13 anni e 6 mesi ed i 16 anni di reclusione, e la stessa società al pagamento della somma di un milione di euro a titolo di responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/01; quali sanzioni accessorie aveva altresì disposto, a carico della Thyssen, l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti e contributi pubblici per la durata di 6 mesi ed il divieto, per lo stesso periodo, di pubblicizzare beni e servizi, nonché la confisca della somma di euro ,00, ritenuta costituire il profitto derivante dal reato ascritto ai suoi vertici.
4 E' doveroso ricordare, anche a spiegazione della gravità delle sanzioni irrogate, che nell'incendio sviluppatosi all' interno dello stabilimento torinese della ThyssenKrupp, a seguito della fuoriuscita di olio bollente dalle condotte dell'ormai tristemente famosa Linea 5 dell'acciaieria, trovarono la morte ben sette persone.
5 Il decreto Legislativo 231/2001 individua una serie di reati (i c.d. reati presupposto) suscettibili di determinare, in ipotesi di loro commissione da parte dei soggetti che operano in seno all'ente, la responsabilità amministrativa di quest'ultimo. Fra tali reati rientrano, ad esempio, i reati societari, i reati contro la pubblica amministrazione e, per quanto qui interessa, il reato di omicidio o lesioni colpose conseguente all'inosservanza delle norme dettate in tema di sicurezza sul lavoro
6 L'ente risponde, in ipotesi di commissione di uno dei reati-presupposto, laddove esso sia stato posto in essere nel suo interesse ed a suo vantaggio mentre non risponde se la persona fisica che ha commesso il reato abbia agito nell'interesse esclusivo proprio o di terzi
7 L'ente puo' evitare tale responsabilità adottando ed efficacemente attuando, naturalmente prima della commissione del reato, un modello di gestione e controllo finalizzato (ed idoneo) alla prevenzione del reato medesimo. Tale esenzione da responsabilità opera differentemente a seconda che il reato venga posto in essere da soggetti impiegati in funzioni di vertice (c.d. soggetti apicali) ovvero da soggetti ad essi gerarchicamente subordinati: nel primo caso, l'ente non risponde se prova che la commissione del reato è stata resa possibile dall'elusione fraudolenta del Modello ad opera del soggetto agente; nel secondo caso, l'esenzione da responsabilità discende semplicemente dalla adozione ed efficace attuazione del Modello, e dalla verifica della sua idoneità da compiersi ad opera del Giudice in sede processuale.
8 Innanzitutto, la Corte d' Assise di Torino affronta e risolve un problema applicativo segnalato da più parti della dottrina che si è occupata della materia, legato alla difficoltà di ravvisare, per i reati colposi (quale è quello ascritto alla ThyssenKrupp), il presupposto di punibilità costituito dall'interesse o vantaggio per l'ente, richiesto dall'art. 5 D.Lgs. 231/01; in sostanza ci si chiedeva, in dottrina, come potesse corrispondere ad un interesse dell'ente, o arrecare vantaggio allo stesso, la morte di un lavoratore derivante dall'omissione delle misure di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
9 Ebbene, la Corte risolve il problema stabilendo che il requisito dell'interesse o vantaggio dell'ente deve essere valutato, in ipotesi di avveramento del reato di cui si discute, non con riferimento all'evento (morte del lavoratore), che di per sé non corrisponde sicuramente né ad un interesse né ad un vantaggio per il datore di lavoro, bensì con riferimento alla condotta penalmente rilevante, costituita dall'avere l'ente omesso di adottare tutte le misure idonee ad evitare l'infortunio mortale.
10 In relazione a tale condotta (omissiva), la Corte ravvisa l'interesse, ed il vantaggio, dell'ente nel considerevole risparmio economico tratto dalla mancata adozione delle misure antinfortunistiche, oltre che nell'utile contemporaneamente ritratto dalla continuità della produzione.
11 Altro nodo affrontato dalla Corte è quello dell'automaticità della responsabilità dell'ente in caso di omessa adozione del Modello di organizzazione, gestione e controllo di cui all'art. 6 D.Lgs. 231/01; la difesa della Thyssen aveva infatti sostenuto, nel corso del processo, che la responsabilità dell'ente come delineata da tale decreto, in quanto di carattere penale, avrebbe dovuto ricollegarsi alla colpa dell'ente nell'omissione delle cautele antinfortunistiche, invece che derivare, appunto in maniera automatica, dalla mancata adozione del Modello. Tale automaticità ove riconosciuta operante, avrebbe dato luogo, a dire degli avvocati della Thyssen, ad una responsabilità oggettiva (appunto senza colpa) per fatto altrui (in contrasto con il principio dell'art. 27 della Costituzione).
12 La Corte ha respinto l'obiezione mossa dalla difesa della Thyssen, ritenendo che la responsabilità delineata dal decreto non configuri responsabilità oggettiva, ma, in quanto derivante da reati commessi da soggetti in posizione apicale, responsabilità diretta della società. A dire della Corte, il rapporto di immedesimazione organica che lega la società ai suoi dirigenti apicali fa sì che il fatto-reato commesso da questi ultimi debba considerarsi come commesso direttamente dalla società che dunque ne risponde come fatto proprio. E poichè secondo la Corte, la responsabilità dell'ente ex D.Lgs. 231/01 non ha carattere penale (ma al più amministrativa), ben può essere sanzionato, l'ente, per il solo avere omesso di adottare il Modello di organizzazione, gestione e controllo
13 Per quanto attiene alle sanzioni irrogate, la Corte, dovendo contenere la sanzione pecuniaria nel range compreso fra euro ,00 ed euro ,00, ha ritenuto di individuarla nell'importo di euro ,00, considerando che, se la gravita del reato presupposto (che aveva cagionato la morte di sette lavoratori) avrebbe comportato l'applicazione del massimo previsto, tuttavia andava operata la riduzione di 1/3 in applicazione della circostanza (attenuante) che la Thyssen aveva già risarcito il danno patito dai più stretti familiari delle vittime.
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