Predictors of job-search behaviors among Italian job-centers users 3 Alessandro Lo Presti

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1 Contents Contents Editorial 2 Research Predictors of job-search behaviors among Italian job-centers users 3 Alessandro Lo Presti Experiences & Tools The Family Assessment Measure III (FAM III) in an Italian sample 17 An exploratory study Loredana Laghezza, Elisa Delvecchio, Chiara Pazzagli, Claudia Mazzeschi Psychometric properties of the Italian version of the Short Form of the Metacognitions Questionnaire (MCQ-30) 29 Maria C. Quattropani, Vittorio Lenzo, Massimo Mucciardi, Mary E. Toffle The Body Image Control in Photos questionnaire (BICP) 42 A new tool for the analysis of self presentation of body image on Facebook during adolescence Annalisa Pelosi, Giovanni Zorzi, Paola Corsano The Anxiety Sensitivity Index-3: Factor structure and psychometric properties in Italian clinical and non-clinical samples 53 Nicola Petrocchi, Katia Tenore, Alessandro Couyoumdjian, Andrea Gragnani

2 269 BPA A. Zennaro Editorial Cari lettori e colleghi, ancora una volta il BPA si rinnova e migliora se stesso. Nuova veste grafica, più accattivante, e soprattutto nuovi servizi di qualità per i lettori e i ricercatori che sceglieranno di collocarvi la propria produzione scientifica. Da quest anno, infatti, numerose saranno le novità della nostra rivista: tenace perseguimento (e, a questo punto, manca davvero pochissimo) dell indicizzazione su Scopus e WoS; acquistabilità dei singoli paper attraverso modalità online; disponibilità dei paper anche in lingua italiana (scaricabili gratuitamente per gli abbonati) a vantaggio degli utilizzi applicativi e formativi; nuovi Associate Editor (a breve saremo in grado di comunicarvi la nuova formazione); allargamento dell Editorial Board a numerosi colleghi stranieri di provenienza europea ed extraeuropea. Come vedete ci siamo spesi molto per migliorare ulteriormente la qualità della rivista con il duplice obiettivo di definire uno standard editoriale che potesse: concorrere (iniziare a concorrere) con riviste italiane e straniere sia sul piano degli indicatori bibliometrici che del carattere scientifico, in senso esteso, degli articoli e mantenere una caratterizzazione in senso applicativo e clinico di utilità transazionale per i colleghi professionisti quotidianamente a contatto con l essere umano. Il progetto è ambizioso e auspichiamo possa incontrare il riscontro della comunità scientifica e del pubblico appartenente alla professione anche in termini di sottoscrizione degli abbonamenti, in assenza dei quali sarà impossibile raggiungere gli obiettivi elencati. Voglio chiudere questo breve editoriale con un ricordo a Laura D Odorico, Associate Editor per Developmental Psychology, recentemente scomparsa. Grazie Laura per il sostegno che hai saputo darci finché ne hai avuto le forze. Dear Readers and Colleagues, once again the Bollettino di Psicologia Applicata (Journal of Applied Psycholgy) is being renewed and improved. There are now new and more engaging graphics, and more importantly, new high quality services for readers and researchers who choose to place their scientific production therein. In fact, from this year onwards, there will be plenty of novelty regarding our magazine: the tenacious pursuit of the Scopus and WoS indexation (and, at this point, there is not far to go); the affordability of individual papers using the online mode; the availability of the main papers in Italian (downloadable by subscribers free of charge) for training and application purposes; a new Assistant Editor (it won t be long until we announce our new line-up); an expansion of the Editorial Board to numerous foreign colleagues from Europe and beyond. As you can see we have put a lot into further improving the quality of the magazine with the dual objective of defining a standard editorial that is able: to compete (rather, start competing) with Italian and foreign magazines both in terms of bibliometric indicators, as well as scientific content, in the broader sense of the articles and to maintain a characterization of transactional utility in the application and clinical sense to fellow professionals in daily contact with human beings. The project is ambitious and we hope to encounter the response of the scientific community and the public belonging to the profession also in terms of subscriptions, in the absence of which it would be impossible to achieve the objectives listed. I would like to close this brief editorial in memory of Laura D Odorico, Assistant Editor for Developmental Psychology, who recently passed away. Thank you Laura for the support that you were able to give us for as long as you had strength. Scientific Director Alessandro Zennaro 2 Editoriale

3 Predittori dei comportamenti di ricerca lavorativa tra gli utenti dei Centri italiani per l Impiego Predittori dei comportamenti di ricerca lavorativa tra gli utenti dei Centri italiani per l Impiego Alessandro Lo Presti, Dipartimento di Psicologia, Seconda Università di Napoli Abstract. Una maggiore comprensione dei comportamenti di ricerca lavorativa è essenziale per meglio supportare gli individui alla ricerca di un occupazione. Il presente studio, sulla base del modello di Kanfer e colleghi (2001), ha valutato tutta una serie di variabili quali potenziali antecedenti di tali comportamenti. I risultati, raccolti su 505 utenti dei Centri per l Impiego, hanno mostrato che il livello d istruzione, la personalità proattiva e l autoefficacia nella ricerca lavorativa sono predittori significativi di tali comportamenti, individuando anche fenomeni di moderazione e mediazione. Tali evidenze sono state poi commentate sulla base della letteratura e delle loro implicazioni pratiche. Versione integrale in lingua italiana su Abstract. Introduzione: Ottenere una comprensione più approfondita dei comportamenti di ricerca lavorativa è essenziale al fine di migliorare le modalità attraverso le quali gli individui possono fare ingresso e rimanere all interno del mercato del lavoro, specialmente in paesi quali l Italia, caratterizzati da tassi di disoccupazione in crescita e servizi per l impiego non efficienti. Molteplici fattori psicologici e socio-demografici predicono i comportamenti di ricerca lavorativa i quali, a loro volta, impattano sulle chance di re-impiego. Obiettivi. L obiettivo del presente contributo è esplorare il ruolo di molteplici variabili psicosociali (i.e. personalità proattiva e autoefficacia nella ricerca lavorativa), biografiche (i.e. livello educativo) e socio-economiche (i.e. supporto sociale e difficoltà di ordine finanziario) quali predittori dei comportamenti di ricerca lavorativa, facendo riferimento al modello teorico di Kanfer, Wanberg e Kantrowitz (2001). Metodo. Sono stati coinvolti 505 utenti dei Centri italiani per l Impiego attraverso un questionario self-report. Si è fatto ricorso alle regressioni lineari gerarchiche per valutare le associazioni tra le variabili e identificare potenziali effetti di mediazione/moderazione. Risultati. Il livello educativo, la personalità proattiva e, soprattutto, l autoefficacia nella ricerca lavorativa si sono rivelati predittori significativi dei comportamenti preparatori e attivi di ricerca lavorativa; sono stati riscontrati anche effetti di mediazione e moderazione. Conclusioni. I risultati sono stati discussi sulla base della letteratura corrente e hanno fornito un contributo originale ed innovativo all argomento, con particolare riferimento alla situazione Italiana, ancora in larga parte poco approfondita. Inoltre, le evidenze empiriche possono essere di supporto ai professionisti al fine di modulare i loro interventi di counseling e di supporto al re-impiego occupazionale. Parole chiave: comportamenti di ricerca lavorativa, disoccupazione, autoefficacia nella ricerca lavorativa INTRODUZIONE Comprendere il ruolo giocato dai predittori dei comportamenti di ricerca lavorativa è diventato progressivamente più importante alla luce del perdurante deterioramento dei mercati del lavoro delle economie occidentali e, in particolare, dei loro tassi di disoccupazione. In molti paesi, si è assistito anche a un incremento nei tassi medi di ingresso, e specialmente uscita, il mercato del lavoro a causa delle maggiori flessibilizzazione e precarizzazione (Lo Presti, 2009), fenomeni che promuovono il bisogno, avvertito dall opinione pubblica, dalla Politica e dai professionisti che lavorano nei servizi per l impiego, di incrementare le opportunità occupazionali di coloro i quali sono attualmente alla ricerca di un lavoro. 3

4 269 BPA A. Lo Presti I dati ISTAT (2014a) dipingono la situazione Italiana come in progressivo e perdurante deterioramento; il tasso di disoccupazione è salito dall 8.2% nel Luglio 2011 al 12.5% nel terzo trimestre 2013; dati ancora più allarmanti riguardano la Regione Campania (ISTAT, 2014b), la più popolosa e ricca regione del Sud Italia che ha più sofferto degli effetti della crisi a causa di processi massivi di deindustrializzazione e della perdita di competitività di ampi settori produttivi, dove il tasso di disoccupazione è salito dal 15.5% nel secondo trimestre 2011 al 20.5% nella fine del Decenni di ricerche condotte sulla disoccupazione hanno inequivocabilmente dimostrato che tale condizione occupazionale si accompagna a effetti negativi sul benessere psicologico (Warr, 1987; Schaufeli & Van Yperen, 1992) e sulla qualità delle relazioni familiari e sociali (Grant & Barling, 1994). Stante l ampia disponibilità di dati a supporto della relazione positiva tra frequenza e intensità dei comportamenti di ricerca lavorativa e chance di re-impiego (Saks & Ashforth, 2000; Wanberg, Kanfer & Rotundo, 1999), è fondamentale studiare e comprendere i meccanismi che predicono la probabilità della loro implementazione. Bretz, Boudreau e Judge (1994) hanno affermato che i comportamenti di ricerca lavorativa si riferiscono a specifiche attività che un individuo implementa al fine di acquisire maggiori informazioni circa alternative occupazionali presenti nel mercato del lavoro. Invece, nel 2001, Kanfer, Wanberg e Kantrowitz hanno definito la ricerca lavorativa come l esito di un processo auto-regolato, dinamico e ricorsivo; tali definizioni dipingono la ricerca lavorativa come un pattern di azioni volitive e dirette ad uno scopo, che iniziano con l identificazione e il conseguente perseguimento di un obiettivo connesso al reimpiego. La ricerca lavorativa può essere condotta secondo differenti modalità, una delle quali è visitare un servizio pubblico per l impiego al fine di beneficiare di informazioni circa opportunità occupazionali e di forme più strutturate e professionali di supporto ed orientamento. I Centri italiani per l Impiego hanno caratteristiche peculiari che permettono di differenziarli dai loro omologhi europei. Pastore (2013), sulla base di una preesistente classificazione dei sistemi di transizione scuola-lavoro, ha identificato quattro regimi di servizi pubblici per l impiego: liberali (e.g. Regno Unito), euro-continentale (e.g. Germania), scandinavo (e.g. Svezia) ed euro-mediterraneo (e.g. Spagna e Italia). Il regime euro-mediterraneo non offrirebbe né un efficiente intermediazione tra domanda e offerta di lavoro (come nel regime liberale) né sarebbe ben integrato col sistema educativo e della formazione professionale (come nei regimi scandinavo ed euro-continentale), mentre avrebbe una caratterizzazione prevalentemente burocratica. Facendo riferimento a Mandrone (2011), i servizi italiani per l impiego nel 2010 sarebbero stati in grado di intermediare solo il 3.7% di tutti i nuovi contratti di lavoro, meno della metà del Regno Unito e appena un quarto della Germania; una percentuale tra l altro molto bassa se paragonata, per esempio, ai network familiari e amicali che sarebbero utili nel 35.3% dei casi. Tali evidenze rendono urgente comprendere le modalità attraverso le quali i servizi per l impiego sono in grado di supportare gli individui nella loro ricerca lavorativa ed accelerare le loro chance di re-impiego, al fine di confrontare tali utenti con altri individui autonomamente alla ricerca di un lavoro, o con gli utenti dei servizi per l impiego di altri paesi europei, che appaiono più efficienti nell intermediare tra domanda e offerta. Sulla base delle sopracitate peculiarità del mercato Italiano del lavoro e dei suoi servizi per l impiego (rispetto agli omologhi europei) nonché dell importanza di promuovere al meglio i processi di esplorazione e reintegro degli individui nel mercato interno del lavoro, questo studio si propone di approfondire la comprensione del ruolo di variabili quali la personalità proattiva, l autoefficacia nella ricerca lavorativa, il livello educativo, le difficoltà di ordine finanziario e il supporto sociale quali potenziali antecedenti dei comportamenti di ricerca lavorativa, nonché delle potenziali moderazioni da parte delle variabili biografiche e socio-economiche (genere, stato civile, precedenti esperienze lavorative, condizione occupazionale, durata e tasso locale di disoccupazione). Qualora le ipotesi trovassero supporto nei risultati, e considerando la loro rilevanza empirica, ma soprattutto pratica, una migliore comprensione del ruolo di tali antecedenti e dei loro moderatori potrebbe essere d aiuto per i responsabili dei servizi per l impiego al fine di calibrare meglio gli interventi di counseling di carriera e di supporto alla transizione lavorativa sulla base delle effettive caratteristiche degli utenti e del loro contesto, intervenendo anche mediante la compensazione di quegli aspetti deficitari di ordine psicosociale che invece potrebbero catalizzare comportamenti di ricerca lavorativa più efficienti ed efficaci. Modello teorico ed ipotesi Saks e Ashforth (2000) hanno elencato i principali modelli teorici inerenti i comportamenti di ricerca lavorativa (Barber, Daly, Giannantonio & Phillips, 1994). Il modello sequenziale afferma che la ricerca lavorativa procede lungo una sequenza logica di fasi durante le quali le attività di 4 Ricerche

5 Predittori dei comportamenti di ricerca lavorativa tra gli utenti dei Centri italiani per l Impiego ricerca cambiano sequenzialmente e sistematicamente nel corso della ricerca stessa (Barber et al., 1994, p. 742). Sulla base di tale modello, Blau (1993, 1994) ha concettualizzato i cosiddetti comportamenti preparatori di ricerca lavorativa (e.g. preparare il curriculum vitae) che implicano la ricerca di informazioni e di possibili direttrici di azione. In accordo con il secondo modello, il cosiddetto modello di apprendimento, le persone alla ricerca di un lavoro apprendono tecniche di ricerca più efficienti ed efficaci nel corso della stessa; a riguardo, Saks e Ashforth citano i cosiddetti comportamenti attivi di ricerca lavorativa (e.g. telefonare ad un potenziale datore di lavoro) che invece implicano attività più concrete come la ricerca di contatti o il consultarsi con persone specifiche. Infine, il terzo modello, della risposta emotiva, postula che le persone alla ricerca di un lavoro esperiscono elevati livelli di stress e frustrazione che possono spingerli ad allargare, contrarre o comunque modificare le loro attività di ricerca, indipendentemente dall utilità di tali attività (Barber et al., 1994, p. 741). Il modello sequenziale e quello di apprendimento giustificano la tradizionale distinzione, considerata anche nel presente studio, tra comportamenti preparatori e attivi di ricerca lavorativa, come insiemi intermedi e finali di comportamenti più o meno organizzati indirizzati al proprio re-impiego occupazionale. Kanfer, Wanberg e Kantrowitz (2001) hanno proposto un dettagliato modello teorico che spiega gli esiti nonché gli antecedenti dei comportamenti di ricerca lavorativa, sulla base del quale hanno poi condotto una meta-analisi per verificare le loro ipotesi. In particolare, gli autori hanno identificato i seguenti cluster di predittori: tratti di personalità, autovalutazioni ed aspettative generalizzate, variabili biografiche, antecedenti situazionali come i motivi e le variabili sociali. Tali autori hanno affermato che tali predittori sarebbero in grado di influenzare i processi autoregolatori responsabili, in ultima istanza, dei comportamenti di ricerca lavorativa (p. 839). Sulla base di tale modello, sono state formulare cinque ipotesi di ricerca riguardanti gli antecedenti dei comportamenti di ricerca lavorativa, ciascuna delle quali in merito ad un particolare predittore. La prima categoria concerne i tratti di personalità. Kanfer e colleghi (2001) hanno riscontrato che l estroversione, l apertura all esperienza, la gradevolezza e la coscienziosità erano positivamente associate con i comportamenti di ricerca lavorativa, mentre il nevroticismo mostrava una lieve associazione negativa. Altri studiosi si sono invece concentrati su altre variabili; in particolare, coerentemente agli obiettivi del presente studio, appare utile menzionare gli studi inerenti la personalità proattiva. A riguardo, un primo studio fu condotto del 1997 da Frese, Fay, Hilburger, Leng e Tag, i quali riscontrarono come l iniziativa personale, una variabile definita come un approccio individuale autonomo e proattivo (Frese et al., 1997; p. 140) e quindi paragonabile alla personalità proattiva, fosse positivamente associata alla velocità di re-impiego. Claes e De Witte (2002) hanno trovato un associazione positiva tra la proattività e i comportamenti di ricerca lavorativa in un campione di studenti di college, e più recentemente Brown, Cober, Kane, Levy e Shalhoop (2006) hanno trovato evidenze similari tra tali variabili, sebbene nel loro studio tale relazione fosse parzialmente mediata dall autoefficacia. Sulla base di tali evidenze, si ipotizza che: H1: la personalità proattiva sarà positivamente associata con i comportamenti di ricerca lavorativa. Il secondo e il terzo cluster di variabili, secondo il modello di Kanfer e colleghi (2001), includono le aspettative generalizzate come il locus of control e l ottimismo, e le autovalutazioni, come l autostima e l autoefficacia nella ricerca lavorativa. Gli autori hanno evidenziato come le ultime due variabili mostrassero un associazione positiva e statisticamente significativa con i comportamenti di ricerca lavorativa; in particolare, l autoefficacia nella ricerca lavorativa è una delle variabili maggiormente prese in considerazione all interno di quest ambito di studi. Le prime evidenze empiriche datano a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso (Caplan, Vinokur, Price & van Ryn, 1989; Eden & Aviram, 1993; Kanfer & Hulin, 1985) e supportano l associazione positiva e significativa tra i livelli di autoefficacia e la frequenza dei comportamenti di ricerca lavorativa, nonché di maggiori chance di re-impiego. Nel 1999, Saks e Ashforth hanno trovato che l autoefficacia era positivamente associata con i comportamenti sia preparatori che attivi di ricerca lavorativa. Studi più recenti (Brown et al., 2006; Pace, Lo Presti & Sprini, 2007; Wanberg, Glomb, Song & Sorenson, 2005) hanno aggiunto ulteriori conferme circa la direzione e la significatività di tale associazione. Sulla base di tali evidenze, si ipotizza che: H2: l autoefficacia nella ricerca lavorativa sarà positivamente associata con i comportamenti di ricerca lavorativa. 5

6 269 BPA L. Laghezza, E. Delvecchio, C. Pazzagli, C. Mazzeschi Uno studio esplorativo del Family Assessment Measure III (FAM III) in un campione italiano Loredana Laghezza, Elisa Delvecchio, Chiara Pazzagli, Claudia Mazzeschi Dipartimento di Scienze umane e della formazione, Università degli studi di Perugia Abstract. Il Family Assessment Measure (FAM III; Skinner, Steinhauer & Santa-Barbara, 1995) è uno degli strumenti maggiormente impiegati, a livello internazionale, nell ambito dell assessment familiare. Sono assenti ricerche in Italia che ne supportino il suo impiego, pertanto obiettivo principale di questo studio pilota è stato quello di esplorare l uso del FAM-III nel contesto italiano con un campione di 1572 genitori. Lo strumento si è dimostrato essere una misura valida e fedele per la valutazione del funzionamento familiare nei diversi momenti del ciclo di vita. Versione integrale in lingua italiana su Abstract. Introduzione: Il Family Assessment Measure (FAM III; Skinner, Steinhauer & Santa-Barbara, 1995) è uno degli strumenti maggiormente impiegati nell ambito dell assessment familiare a livello internazionale. Tuttavia, poiché non ci sono ricerche in Italia che ne supportino il suo impiego, obiettivo principale di questo studio pilota è esplorare l uso del FAM-III nel contesto italiano. Il questionario è stato somministrato a un campione di 1572 genitori italiani, insieme al Parenting Stress Index (PSI-SF; Abidin, 1995) come misura dello stress genitoriale. È stata condotta un analisi fattoriale e il modello a sette fattori ha evidenziato gli indici di fit migliori. Il questionario presenta livelli di consistenza interna accettabili. L analisi della varianza ha evidenziato la presenza di differenze significative rispetto all età dei bambini, poche differenze sono legate al ruolo genitoriale e non è presente nessun effetto legato al genere dei bambini. I dati raccolti per il campione italiano, confrontati con quelli del campione normativo americano, hanno evidenziato poche differenze. La validità convergente, valutata attraverso il confronto con il PSI-SF, ha mostrato buoni indici di correlazione tra il funzionamento familiare e il livello di stress riferito dai genitori. Il FAM-III può essere considerato una misura valida e fedele per la valutazione del funzionamento familiare nei diversi momenti del ciclo di vita anche in Italia. Parole chiave: famiglia, stress, strumenti di assessment, popolazione italiana INTRODUZIONE È oramai ben consolidata l esigenza di disporre di strumenti utili all assessment familiare: coloro che quotidianamente lavorano con i bambini e le loro famiglie ritengono fondamentale disporre di misure che consentano di potere valutare forze e debolezze di tali sistemi (Alderfer et al., 2008). All interno dei contesti clinici, gli strumenti per l assessment familiare sono stati sviluppati e impiegati allo scopo di affrontare la difficoltà di poter valutare, non solo il bambino riferito, ma il funzionamento familiare nel suo complesso, ossia, il sistema familiare del bambino con i suoi singoli componenti (Gan & Schuller, 2002). La famiglia è un costrutto complesso che in letteratura, è stato declinato in maniera diversa a seconda delle differenti prospettive teoriche sulla famiglia (Lis, Mazzeschi, Salcuni & Di Riso, 18 Strumenti

7 269 BPA M.C. Quattropani, V. Lenzo, M. Mucciardi, M.E. Toffle Proprietà psicometriche della versione italiana del Metacognitions Questionnaire (MCQ-30) Forma breve Maria C. Quattropani 1, Vittorio Lenzo 1, Massimo Mucciardi 2, Mary E. Toffle 3 1 Dipartimento di Scienze umane e sociali, Sezione di Psicologia, Università degli Studi di Messina 2 Dipartimento di Scienze economiche, aziendali, ambientali e Metodologie quantitative, Sezione di Matematica e Statistica, Università degli Studi di Messina 3 Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Pavia e Dipartimento di Scienze giuridiche e Storia delle Istituzioni, Università degli Studi di Messina Abstract. In questo lavoro vengono presentati i risultati relativi alla validazione e adattamento al contesto italiano del Metacognitions Questionnaire 30 (MCQ-30; Cartwright-Hatton, Wells, 2004), strumento che possiede buone caratteristiche psicometriche, rappresentando una valida e attendibile misura self-report delle dimensioni metacognitive psicopatologiche. I risultati dello studio italiano, condotto su 306 soggetti, hanno dimostrato consistenza interna e validità convergente soddisfacenti, nonché una buona affidabilità test-retest. Le analisi fattoriali esplorativa e confermativa hanno confermato la soluzione a cinque fattori proposta nella versione originale. La versione italiana dell MCQ-30 rappresenta uno strumento valido e attendibile per la ricerca e la pratica clinica nel campo della metacognizione. Puoi leggere l articolo in italiano in versione integrale su Abstract. Introduzione: Il Metacognitions Questionnaire (MCQ-30) è uno strumento per valutare una gamma di credenze e processi metacognitivi ritenuti rilevanti per la vulnerabilità e il mantenimento dei disturbi emozionali. Studi precedenti hanno mostrato le buone proprietà psicometriche della versione originaria dell MCQ-30 che è dunque uno strumento di tipo selfreport per valutare le metacognizioni breve, affidabile e valido. Sebbene altre versioni italiane siano state proposte, questo studio presenta la validazione e l adattamento al contesto italiano dell MCQ-30. Metodo. 306 partecipanti hanno preso parte a questo studio e completato la versione italiana dell MCQ-30. La coerenza interna è stata esaminata attraverso l alfa di Cronbach e le correlazioni item-totale corrette. Si è proceduto anche a verificare l attendibilità e la validità convergente dell MCQ-30 e ad esaminarne la stabilità nel tempo. Per indagare la soluzione a cinque fattori della versione inglese, sono state condotte analisi fattoriali confermativa ed esplorativa. Risultati. I risultati hanno dimostrato buone proprietà psicometriche per la versione italiana dell MCQ-30. L MCQ-30 ha mostrato una soddisfacente consistenza interna e un adeguata validità convergente, ed evidenziando in più una buona attendibilità test-retest. In aggiunta, un analisi fattoriale confermativa ha confermato la soluzione a cinque fattori. Conclusioni. La versione italiana dell MCQ-30 mostra buone proprietà psicometriche e rappresenta pertanto uno strumento valido e attendibile per la ricerca clinica nell area della metacognizione. Parole chiave: metacognizioni; questionario sulle metacognizioni; analisi fattoriale confermativa 30 Strumenti

8 Il Body Image Control in Photos questionnaire (BICP) Il Body Image Control in Photos questionnaire (BICP) Un nuovo strumento per la valutazione della presentazione della propria immagine corporea su Facebook in adolescenza Annalisa Pelosi¹, Giovanni Zorzi², Paola Corsano³ ¹ Dipartimento di Neuroscienze Università degli Studi di Parma ² Scuola ARPAd Minotauro Milano ³ Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Società Università degli Studi di Parma Abstract. Il presente studio si propone di costruire e validare un nuovo strumento che esamini tale comportamento di controllo dell immagine corporea nelle fotografie pubblicate su Facebook. Il questionario presenta buone proprietà psicometriche. Vengono indagate importanti dimensioni del processo di selezione e modifica delle fotografie pubblicate su Facebook, come la correzione e il miglioramento della propria immagine corporea. Pertanto lo strumento proposto potrebbe risultare utile per comprendere meglio il processo di mentalizzazione del corpo. Versione integrale in lingua italiana su Abstract. Introduzione: Le ricerche sulla presentazione di sé all interno dei social network hanno scarsamente indagato le modalità con cui gli individui selezionano e modificano il materiale fotografico da pubblicare nei propri profili. Il presente studio si propone di costruire e validare un nuovo strumento che esamini tale comportamento di controllo dell immagine corporea nelle fotografie pubblicate su Facebook. Metodo. É stato costruito un questionario, di cui si sono analizzate le proprietà psicometriche. Esso è stato somministrato a 478 adolescenti italiani (219 femmine e 259 maschi), di età compresa tra i 12 e i 19 anni. Sono state condotte un analisi fattoriale esplorativa e una confermativa. Risultati. Il questionario presenta buone proprietà psicometriche: la Sezione I e la Sezione II evidenziano una buona coerenza interna. I cinque fattori emersi dall analisi fattoriale esplorativa, verificati attraverso l analisi fattoriale confermativa, hanno evidenziato una buona coerenza interna. Conclusioni. Questi fattori indagano importanti dimensioni del processo di selezione e modifica delle fotografie pubblicate su Facebook, come la correzione e il miglioramento della propria immagine corporea. Pertanto lo strumento proposto potrebbe risultare utile per comprendere meglio il processo di mentalizzazione del corpo. Parole chiave: social network, presentazione di sé, selezione fotografica 43

9 269 BPA N. Petrocchi, K. Tenore, A. Couyoumdjian, A. Gragnani Anxiety Sensitivity Index-3: Struttura fattoriale e proprietà psicometriche in campioni italiani clinici e non clinici Nicola Petrocchi 1, Katia Tenore 2, Alessandro Couyoumdjian 1, Andrea Gragnani 2, 3 1 Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma, Roma 2 Scuola di Psicoterapia cognitiva, Roma 3 Centro di Psicoterapia cognitiva e Psicopatologia sperimentale, Roma Abstract. Lo studio descrive le caratteristiche psicometriche dell Anxiety Sensitivity Index - 3 (ASI-3) che è stato tradotto in italiano con la procedura della back-translation e somministrato ad un campione misto di pazienti con disturbi d ansia (n = 154) e soggetti non clinici (n = 629), assieme a misure di anxiety sensitivity, depressione e ansia. L analisi fattoriale confermativa ha confermato la struttura con un fattore generale e tre sotto-fattori (fisico, mentale e sociale). L ASI-3 ha dimostrato buone proprietà psicometriche. Tutti i gruppi di pazienti hanno ottenuto punteggi totali superiori rispetto al gruppo non clinico; pazienti con Disturbo di Panico e Disturbo d Ansia Generalizzato hanno riportato punteggi totali più elevati rispetto agli altri gruppi clinici (Disturbo Ossessivo Compulsivo e Fobia Sociale). Versione integrale in lingua italiana su Abstract. Introduzione: Lo studio esamina la struttura fattoriale, la consistenza interna e la validità di costrutto della versione italiana dell Anxiety Sensitivity Index-3 (ASI-3). L ASI-3 è stato tradotto con la procedura della backtranslation e in seguito somministrato ad un campione misto di pazienti con disturbo d ansia (n = 154) e soggetti non clinici (n = 629), insieme ad altre misure della sensibilità all ansia, e a misure dei livelli di depressione e di ansia. Le analisi fattoriali confermative suggeriscono un modello gerarchico ad un singolo fattore di secondo ordine e tre fattori di primo ordine (preoccupazioni somatiche, sociali e cognitive). L ASI-3 ha dimostrato solide proprietà psicometriche. Le differenze significative osservate alle sottoscale dell ASI-3 in funzione della diagnosi appaiono, coerenti da un punto di vista teorico. Tuttavia, pazienti con disturbo di panico presentano punteggi più elevati alla sottoscala delle preoccupazioni sociali rispetto a pazienti con fobia sociale. La versione italiana dell ASI-3 risulta essere uno strumento affidabile, ma successivi studi con campioni italiani sono necessari per esplorare ulteriormente la validità di criterio delle tre sottoscale dell ASI-3. Parole chiave: Anxiety Sensitivity Index-3, validità, Italia 54 Strumenti

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