Maddalena Carlini. Ad eccezione dell essere umano, nessuna creatura si pone domande sulla propria

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1 Maddalena Carlini Perché morire? Perché nascere per poi morire? Qual è allora il senso della vita e quello della morte? (Opera premiata al Premio Letterario SOCREM, Italia, 2009). Ad eccezione dell essere umano, nessuna creatura si pone domande sulla propria esistenza, sulla cognizione della Vita e della Morte, due aspetti spesso considerati, sin dalla filosofia antica, momenti della stessa realtà e tali da rendere necessario vivere di morte e morire di vita. Addirittura, secondo Parmenide tale coincidenza porta a considerare la Morte l unica verità, la cui esistenza viene avvertita come una massa oscura, lunare, pesante, immota. È un immagine che il pensiero socratico e platonico alleggeriscono, riconducendo la Fine della vita ad una dimensione liberatoria dal peso della corporeità e dalle sofferenze. Se è indubbio che Nascita e Morte rappresentano l Inizio e la Fine per eccellenza dell esistenza, in realtà ogni aspetto della vita è soggetto ad una sorta di ricapitolazione intelligente che chiude ogni processo in modo tale che non potrà ripetersene un altro nelle stesse condizioni. È esperienza comune, infatti, la fine di un ciclo, qualunque esso sia, in cui si avverte, spesso dolorosamente, la caducità di quanto ci era sembrato incrollabile ed intangibile allo scorrere del tempo e che. invece, si chiude, perché l Alfa ha incontrato l Omega, l Origine ha raggiunto il Punto d arrivo, il Primo e l Ultimo si sono ritrovati. Sono davvero Solo pochi brutti momenti alla fine della vita", così come li liquidava Montaigne, i titoli di coda? «Ogni evento, tranne la morte, ha una promessa scritta in inchiostro indelebile, che per quanto stampata piccola assicura: la storia continua»

2 secondo Zygmunt Bauman, uno dei più importanti sociologi viventi, il quale ha affrontato il tema del morire, che costituisce la madre di tutte le paure, analizzando le diverse soluzioni filosofiche a partire dalla giustificazione cristiana, che giudica la più efficace, in quanto presuppone l immortalità dell anima nelle due opzioni del paradiso e dell inferno e fornisce così un efficace risposta a quella mancanza di senso della vita che ossessionava Pascal. Le soluzioni laiche, invece, investono su un immortalità terrena, che conta sull apprezzamento collettivo dei contemporanei per un singolo o un gruppo di persone che si sono distinte per una causa importante. La fine di un ciclo, tuttavia, non coincide solo con la chiusura di un capitolo, ma dischiude l inizio di un nuovo corso, le cui condizioni sono tutte da sperimentare. Si tratta di un finalismo che forse solo l essere umano ha il privilegio di percepire in maniera riflessa, consapevole, tale da condurre, prima o poi, ciascuno alla domanda che chiede la ragione di una Nascita, dentro covile o cuna destinata alla Morte. È un interrogazione tanto fondamentale quanto vana, poiché della Morte, che costituisce uno dei passaggi più significativi nella vita di ogni persona, non è possibile avere alcuna esperienza, visto che il sopraggiungere della Fine coincide con la cessazione della possibilità di sperimentarla consapevolmente. L unico aspetto della Morte che ci è dato la possibilità di esperire è la conclusione dell esistenza altrui, per la quale proviamo dolore proporzionalmente all intensità affettiva che ci ha legati a quella persona durante la sua esistenza. Ma aldilà di questo legame, che rende la Morte inaccettabile, è proprio la decadenza fisica, maggiormente se accompagnata dalla sofferenza, che induce a considerare la Fine della vita nella dimensione

3 liberatoria, poiché finalizzata a porre fine ad una forma di esistenza diventata inetta, ovvero non atta, inadatta a proseguire un ciclo vitale divenuto un peso insostenibile, da cui si avverte la necessità di svincolarsi per vivere una nuova condizione. Nel secolo scorso tale insostenibilità è stata oggetto di analisi filosofica da parte di molti pensatori, tra i quali Sartre, che ha identificato nella nausea il sentimento che sopraggiunge quando subentra la scoperta dell assurdità esistenziale del mondo, questo grosso essere assurdo, una larva strisciante che non ha ragione d essere. Ogni esistenza, dunque, per il grande filosofo francese è. senza ragione, nella totale gratuità, come tutte le cose che sono, nascono senza un motivo, si protraggono per debolezza e muoiono per combinazione. La realtà umana è nullificazione, ma, se la vita è priva di senso, solo l essere umano può infondere valori, progettare di essere Dio, anche se si tratta di una passione inutile, perché ad attenderlo c è sempre lo Scacco Finale, che lo costringe ad incamminarsi verso l Ignoto. È una transizione propria della storia di ogni uomo e di ogni civiltà, che, se costituisce un momento di rottura, contiene in sé la certezza della continuità, perché la vita continua, nel senso metafisico di un esistenza collettiva, universale, di cui la Morte stessa fa parte, come un aspetto fondamentale, imprescindibile, irrinunciabile. Addirittura possiamo affermare che è la Morte a garantire umanità alla vita, poiché senza di essa la vita stessa non farebbe parte del processo universale di trasformazione. Nell universo, infatti, ogni cosa inizia e finisce e la Morte non è che il modo in cui si

4 passa da una condizione ad un altra, da una forma di vita ad un altra. Ma se la Vita e la Morte sono le due Forme dell esistenza, è pur vero che la seconda rimane una senza contenuto, visto che sfugge all esperienza. Eppure, la Fine ha rappresentato il campo d indagine speculativa più praticato sino alla cultura contemporanea, che non ha più concesso spazio ai cortei funebri, ha smesso gli abiti da lutto, ha ridotto l estensione dei Cimiteri e limitato le visite alle tombe ad una ritualità spesso esteriore. Come scrive Philippe Ariés nella Storia della morte in Occidente dal Medioevo ai giorni nostri, la morte è divenuta l innominabile e Lei, respinta dalla normalità, può trovare spazio solo nella spettacolarizzazione mediatica. Tutta la cultura contemporanea è concentrata sulla Nascita, il cui perché rimane un fatto sociale poiché si ammanta dei contenuti della biologia, della sociologia, della statistica; mentre la morte, estranea alla società del produttivismo e del consumismo, viene relegata nella dimensione individuale, che interessa solo colui che ne è colpito e i suoi famigliari. Il perché della Morte rimane legato al dolore privato, in cui, come scrive ancora Ariès, le lacrime sono assimilate alle escrezioni del malato. Le une e le altre sono ripugnanti e quindi, se la Nascita è celebrata dai riti di massa, la Morte, antagonista dagli attuali irrinunciabili Miti della giovinezza, della salute e della felicità, rimane una condizione clandestina che impone un uscita di scena silenziosa e il più possibile priva di conseguenze sul piano emotivo e collettivo. In questo scenario, interrogarsi sul perché della Morte diventa quasi impossibile, visto che, all approssimarsi di Essa, direttamente o indirettamente, tutto deve concorrere a rendere anonimo il morire, ridotto ad un mero incidente biologico, un

5 exitus del paziente, da sterilizzare, vetrificare, isolare come un virus, eliminare come la sporcizia. A tale proposito, lo storico Chaunu arriva efficacemente ad osservare: Ci è capitata una curiosa avventura, ci siamo dimenticati di morire. Certo, la Morte, irrimediabile rottura dell esistenza, precarizza affetti e legami, squarcia il velo delle ambizioni per svelarsi nella sua terribile, imprevedibile, assurdità, sfugge all interrogativo che concerne il senso e la ragione. L homo sapiens, che domanda all universo di rivelare la sua intima essenza, ha lasciato il posto all homo faber, impegnato a trasformare la terra perché sia meglio rispondente ai suoi bisogni, nella ricerca sfrenata del benessere materiale, sempre più convinto di poter essere arbitro del proprio presente e del proprio futuro. Per rendere l idea della Morte meno terribile si è provato a scomporla in tante parti, relegandola alla somma delle sotto cause cancro, fumo, cattive abitudini alimentari, dipendenze illudendosi che, neutralizzandole singolarmente, l esito finale possa essere bandito, in quanto condizione non ineluttabile, poiché determinato da cause intercettabili: si muore, alla fine, perché la scienza non è ancora riuscita ad evitarlo o i comportamenti non sono stati corretti. Tuttavia, da alcuni anni, le ricerche antropologiche, sociologiche, psicanalitiche, sono tornate ad interrogare la Vita e la Morte in una fioritura di convegni. Certamente, nella cultura odierna è in atto un ripensamento nei confronti della scienza e del progresso in generale, colpevole di non aver contribuito a liberare l uomo dalla schiavitù delle necessità, ma a renderlo schiavo dei prodotti da egli stesso realizzati, quasi divorato da una vita professionale che non tutela la riflessione, la

6 meditazione, l essenziale. Così, l uomo del nostro tempo non solo non è in grado di trovare risposte ai suoi interrogativi esistenziali, ma non riesce nemmeno a trovare le condizioni per potersi permettere di porseli, in uno scenario planetario su cui incombono, sempre di più, i rischi della distruzione e della fine. In tale scenario sembra ancora dominare l angosciante Niente di Feuerbach, per il quale sarà di noi, dopo la nostra morte, quello che è già accaduto prima che nascessimo. La morte non è la fine di qualcosa, nè lascia spazio ad un Nulla spirituale: è la Morte totale, poiché include la Morte stessa, che finisce per mancanza di contenuti. Le risposte, allora, ai perché della vita e, soprattutto, della morte, si affidano alle dottrine che rendono sopportabile la consapevolezza di quanto l Inizio e la Fine siano inevitabilmente correlati e che, ad esempio, sostengono la reincarnazione, o le teorie psicanalitiche che, invece, prevedono, con la Morte, la possibilità di un ritorno ad un esistenza semplice ed inorganica. In generale, è diffuso il tentativo di identificare il ciclo Vita/Morte in un fatto naturale che non può costituire un problema per l individuo in quanto rientra nella natura del genere umano, accomunato da un destino ultimo che non ammette distinzioni. Ma neppure la naturalità chiarisce il perché della Vita e il perché finisca, magari proprio mentre, come osserva Camus, nello stesso minuto tutta la popolazione, al telefono o ai caffè, parla di tratte, di polizze e di sconto. Alla luce di queste considerazioni, risulta evidente che il problema della Morte richiede di essere affrontato in una prospettiva che riporti la riflessione sulla vita, intesa nella sua totalità, nella sua realtà profonda e

7 nel suo più intimo significato. Innanzitutto, la Nascita e la Morte sono entrambe eventi che ci mettono di fronte alla nostra identità di esseri che non hanno in sé il proprio fondamento, ma dipendono da altri o da altro, che ne trascende la volontà. Entrambe producono spaesamento, perché, se lungo il cammino dell esistenza, per quanto faticoso, l uomo riesce comunque ad orientarsi, nei momenti della Nascita e della Morte non è possibile orizzontarsi e prevale l angoscia. Si nasce e si muore soli è un adagio popolare che coglie efficacemente il dramma di una solitudine in cui può recitare un solo personaggio. Questa condizione era resa sopportabile per gli Stoici dalla capacità, per l uomo sapiente, di sentirsi in sintonia con la natura, in una comune appartenenza all universale naturale, in evoluzione continua sino alla fine del ciclo. Di fronte alla Vita e alla Morte il Sapiente doveva, dunque, mantenere l immota stabilitas, la capacità di sopportare qualsiasi peso, anche quello della sofferenza. In quest ottica, la Morte assumeva una valenza formativa, in quanto consentiva l esercizio estremo della Virtù. Seneca, nelle lettere all amico Lucilio, sostiene che è il modo in cui si muore che rivela la vera natura dell essere; per il resto, la Morte rimaneva non essere, l assenza di vita. Non solo, pertanto, dopo la Morte è il Nulla, ma il morire stesso sfugge in un uno spazio di tempo impercettibile, mentre, proprio nel corso dell esistenza, cotidie morimur, ci alleniamo ogni giorno a cedere, ma è necessario che la resa avvenga con orgoglio, con l abilità del nocchiero che cerca di mantenere la rotta anche con la vela squarciata e la prossimità della deriva. È un immagine che

8 ci richiama alla consapevolezza che ciò che conta davvero non sono la Vita o la Morte - tra le quali non c è alcuna differenza dal punto di vista fisico, in quanto diverse modalità di passaggio da una forma di vita ad un altra - ma la dignità dell essere umano, l essenza dell umanità che induce l uomo ad indagare il senso della vita. Sono in un ignoranza spaventosa di tutto Da ogni parte vedo soltanto infiniti Tutto quello che so è che debbo morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare : così Pascal esprime la lucidissima consapevolezza del mistero che circonda l interrogativo sul significato dell esistenza. Pascal ritiene folle l indifferenza nei confronti del problema, poiché l essere umano è nato fondamentalmente per pensare e nel pensiero sta tutta la sua dignità e il suo pregio. Ma quale attività speculativa può aiutarci a comprendere il senso della Vita? La scienza è certamente sovrana, ma limitata nel campo esistenziale, e neppure la filosofia riesce a risolvere le questioni metafisiche e la condizione dell uomo, compreso fra il tutto e il nulla. Tuttavia, l essenza umana è proprio racchiusa nella compresenza di miseria e grandezza. La coscienza del limite che non limita, ma conferma la grandezza umana, è presente anche nel pensiero filosofico del novecento, come testimonia la speculazione di Kierkegaard e Heidegger. Questa angoscia esistenziale è centrale nel pensiero del Secondo. A differenza della paura che ha un preciso oggetto di riferimento, l irrompere dell angere si determina quando l uomo si trova di fronte all annientamento dell esistenza, la Morte. Nei vari modi di Essere nella vita e nel mondo, secondo Heidegger, infatti, l essere

9 umano può comprendere l esistenza solo con l Essere per la morte, ovvero quando viene posto dinanzi al limite della fine della vita. La coscienza del limite costituisce una scansione temporale, un prima, un adesso e un poi, al suo Essere nella vita. L angoscia esistenziale nasce quando l uomo scopre nella morte la possibilità decisiva dell esistenza. Le altre emozioni sono poca cosa di fronte all angoscia esistenziale e solo in questa l uomo scopre la pienezza della sua condizione. Nel pensiero di Heidegger non c è una concezione oggettivizzata della morte, come, in Hegel, ma l attenzione al processo attraverso il quale il singolo individuo nasce a causa dello scacco ontologico e, da quel momento, può realizzare la propria autenticità attraverso le infinite possibilità che la Vita gli offre. In questo quadro, la Morte rimane un Evento singolo ed ineluttabile, presente in qualunque azione e passaggio, denso di speranza, orientato a Dio. La Morte diventa, quindi, un esperienza della Vita e si pone come possibilità radicale, quella di non esserci più, che non esclude, ma riafferma il riconoscimento di sé stessi, la progettualità della propria Vita, il senso dell esser nati. Su questa base il Novecento ha sviluppato un attenta riflessione sulla Morte, dalla quale non si può prescindere, che condiziona il modo di essere vivi e si pone come momento immanente allo sviluppo dell esistenza, la quale diventa, in quest ottica di reciprocità, presupposto alla Morte stessa. Personalmente, ritengo che, se il perché della Nascita, pure ammantata dalla condizione di Dono che ne costituisce il presupposto, rimane determinata da un fatto ontologico limitato alla sua epifania, il perché della Morte è legato alla

10 consapevolezza della Fine che infonde ad ogni attimo l incitamento a riempire la Vita di significati. È questa consapevolezza che ci sollecita a ricercare incessantemente nuovi incipit. Bauman sostiene, infatti, che la vita è piena delle cose non una di più né una di meno che la morte è riuscita a piantarci dentro. Eccoci arrivati al fondamento della Dignità umana: si nasce per rendere la vita vivibile nonostante la coscienza della mortalità, e la Cultura si pone come un ponte tra la Nascita e la Morte per incitare a lasciare una traccia della nostra seppur breve visita. L uomo del Terzo Millennio, che raccoglie l eredità di una speculazione filosofica che dal divenire eracliteo lo ha condotto alla considerazione della Morte come un passaggio estraneo alla vita o come liberazione dai limiti del sensibile nell infinito o nella visione salvifica della Fede, è, dunque, ancora il Pastore Errante che interroga la luna. Ma se dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale, è in Amore e Morte che si svela il senso della Vita, che nasce da Amore e in Amore ritorna, purché si giunga a gettare ogni conforto stolto, null altro in alcun tempo sperar, se non nella Bellissima Fanciulla, per La quale vale la pena di aspettar quel dì che consentirà di piegar addormentato il volto nel suo virgineo seno. Amore e Morte, le cui assonanze sono mirabilmente composte dal Poeta di Recanati nel quadro filiale che ritrae la Morte in un materno atteggiamento legato alla Nascita, presupposti inscindibili della Vita nell universalità e continuità del ciclo vitale, unica Spes, sono stati generati insieme ed insieme accompagneranno per sempre gli Esseri umani al loro Destino. Genova, 29 settembre 2012

11 Curriculum letterario di Maddalena Carlini Formazione LAUREA IN LETTERE VOTAZIONE 110 CUM LAUDE ABILITAZIONE ALL INSEGNAMENTO NELLA SCUOLA PRIMARIA CON SPECIALIZZAZIONE NELLA LINGUA INGLESE VOTAZIONE 55/60 Esperienze professionali DOCENTE DALL'ANNO SCOLASTICO PRESSO LA DIREZIONE DIDATTICA "SAMPIERDARENA 2"; COLLABORATRICE DEL DIRIGENTE SCOLASTICO DALL ANNO SCOLASTICO ALL ANNO SCOLASTICO ; COLLABORATRICE VICARIA DEL DIRIGENTE SCOLASTICO DALL ANNO SCOLASTICO ALL ANNO SCOLASTICO ; REFERENTE PER L'EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA ATTIVA; CONSIGLIERE DEL CONSIGLIO D'ISTITUTO DALL ANNO SCOLASTICO 2000 ALL ANNO SCOLASTICO 2012; FIGURA OBIETTIVO E FUNZIONE STRUMENTALE PER LA GESTIONE DEL PIANO DELL'OFFERTA FORMATIVA DALL ANNO SCOLASTICO 2001 ALL ANNO SCOLASTICO 2010; R.S.U. E RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA DALL ANNO SCOLASTICO 2000 ALL ANNO SCOLASTICO 2010; MEMBRO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO SINDACALE COMPARTO SCUOLA; COORDINATRICE DIRIGENTI SCOLASTICI.

12 Pubblicazioni 2006: PREMIO SEZIONE CREATIVITÀ - ELABORAZIONE DI UNA FAVOLA INTERCULTURALE CON UN GRUPPO CLASSE DI ALUNNI DELLA SCUOLA PRIMARIA - NELL AMBITO DEL CONCORSO LITTLE PROMOSSO DAL CENTRO IN EUROPA (Let s Invent and Teach a Tale to the Little ones of Europe) SOSTENUTO DALLA DIREZIONE GENERALE ISTRUZIONE E CULTURA DELLA COMMISSIONE EUROPEA. DALL ANNO 2008: COLLABORAZIONE A CADENZA BIMESTRALE CON LA RIVISTA LA SCELTA DELLA SOCIETÀ SO.CREM E PREMIAZIONE TRA I VINCITORI DEL CONCORSO LETTERARIO ANNUALE. PREMIO LETTERARIO SO.CREM TRE COMPONIMENTI POETICI PUBBLICATI NEL IV VOLUME 500 POETI DISPERSI DEDICATO A GIACOMO LEOPARDI E A TUTTI I POETI RITROVATI. Ai sensi delle vigenti normative sulla tutela della privacy, autorizzo al trattamento dei miei dati personali Maddalena Carlini

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