CONVEGNO ABITARE È SAPERE DOVE DEPORRE GLI ABITI. Chieri, 19 febbraio 2010 LAVORI DI GRUPPO GRUPPO A RAPPRESENTAZIONI E CODICI DELL ABITARE

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1 CONVEGNO ABITARE È SAPERE DOVE DEPORRE GLI ABITI Chieri, 19 febbraio 2010 LAVORI DI GRUPPO GRUPPO A RAPPRESENTAZIONI E CODICI DELL ABITARE La relazione che segue costituisce una sintesi dei contenuti emersi durante il confronto tra gli operatori. I titoli dei paragrafi mettono in evidenza i concetti chiave che sono stati oggetto di discussione 1

2 La pluralità delle esperienze La presentazione di sé che ha espresso brevemente ciascuno dei Partecipanti al laboratorio, ha evidenziato una prima ricchezza collettiva: la pluralità delle esperienze. Chi si occupa di Disabili (termine che, per semplicità, è stato usato nel laboratorio e che manterremo anche qui), chi di Minori, chi di Psichiatrici, chi viene per imparare pur avendo molto da insegnare Si cerca una dimensione dell abitare la cui rappresentazione sia priva degli steccati dei vari settori e delle specifiche competenze professionali che sono quelle di educatori, oss, formatori, infermieri, volontari in ordine rigorosamente alfabetico. Prove tecniche di autodeterminazione Uno dei contesti possibili può essere considerato il passaggio dall accudimento di altri (fase più tipicamente presente nella comunità alloggio), all accudimento di sé (fase più tipicamente presente nel gruppo appartamento). Tuttavia l obiettivo più generale, come già suggeriscono alcune stimolanti provocazioni della parte mattutina del Convegno, non vuole essere tanto una palestra di adattamento alle autonomie, quanto piuttosto il riconoscimento dell Altro. Rappresentazione sociale Il concetto di inferiorità sociale costiutisce elemento chiave della rappresentazione sociale a riguardo delle persone disabili (Goussot). Tale rappresentazione viene diffusamente introiettata poichè le persone che riteniamo da accudire, i nostri Utenti, in qualche modo ed in qualche misura, sono oggetto del nostro accudimento-a-prescindere, ed anche nei gruppi appartamento più evoluti, nei quali, almeno apparentemente, certe decisioni sono condivise tra utenti ed operatori, il piano di realtà e di confronto non è mai orizzontale. 2

3 Ordine e idea di ordine Nella riflessione collettiva, ci aiuta una traccia di lavoro che parte da elementi molto concreti, come gli elementi che colpiscono entrando nei diversi servizi. Emergono talvolta odori asettici, talvolta odori secondo i momenti della giornata; non colori, colori blandi e indefiniti, prevalentemente anonimi e generici ; piccoli riti, come quello del caffè; pulizia;ordine; idea di ordine. L importanza della cura delle dimensioni di intimità, di ambiente fisico, di relazioni con le persone (co-abitazione) e con le cose (manipolazione dei materiali, attribuzione di simboli, uso degli utensili). Le regole e chi fa le regole La dimensione delle regole di convivenza e delle norme appare nevralgica nella dimensione della quotidianità operativa di un servizio residenziale; dimensione spesso data per implicita, scontata oppure non facile da esplicitare. La regola, in questo contesto, può essere definita come una strategia educativa per interpretare e rendere stabili le proprie interazioni in accordo con i diritti e doveri di tutti i partecipanti ad una convivenza. Regole: chi le determina nella pratica quotidiana? L operatore è in possesso di maggiori strumenti sul piano della competenza umana, del numero di parole e della capacità di esprimerle [Don Milani] e, nei diversi tipi di servizio che si sono confrontati, introduce le regole. Appare evidente che le regole direttamente prodotte dagli Utenti sono quelle che, nel tempo, vengono seguite più assiduamente (esempio di turni di cucina predeterminati o, al contrario, auto-proposti). Si può considerare un altro aspetto, dalla parte degli operatori, che potrebbe sembrare scontato ma che probabilmente nella realtà non sempre lo è: quanto le regole che si intende concordare con gli utenti siano pienamente condivise all interno dell equipe degli operatori 3

4 [dove, talvolta, chi propone posizioni più rigide, presentate con maggiore determinazione, ha la meglio, e queste diventano poi le regole di tutti e per tutti]. Essere come gli altri Altro concetto interessantissimo, sul quale si potrebbero probabilmente scrivere fiumi di parole, è quello di normalità. Devi essere come gli altri è il nostro imperativo categorico di Operatori: lavarsi in un certo modo e con una certa frequenza, abbinare i colori per non risultare ridicoli, etc. etc.: emerge la nostra idea di ordine, la nostra idea di come deve essere l Altro. Esistono dei contesti in cui si procede in modo addirittura automatico, in cui regole e modi di vivere sono scontati e i nostri Ospiti non si pongono (o non sono in grado di porsi) alcun problema. Qualcuno osserva come certe imposizioni non hanno prodotto concreti frutti positivi, mentre forse è più corretto un po lasciar andare, mantenendo come prospettiva semplicemente la dignità delle Persone. Non è, infatti, possibile attivare un intervento educativo complesso e variegato senza un livello di condivisione, una sorta di riconoscimento per poter intraprendere insieme una parte di percorso verso una maggiore autonomia ed un maggior benessere. Il senso dell intervento educativo L intervento educativo si attua attraverso l instaurarsi di una relazione basata su aspetti di fiducia, confidenza ed affetto e sull accettazione della personalità dell altro, aiutando a reagire in maniera positiva alle sollecitazioni ed ai cambiamenti, e stimolando all autovalutazione. Gli operatori che lavorano a sostegno dell abitare e dell autonomia si trovano spesso a dover gestire le proprie rappresentazioni e i propri significati dell abitare così come sempre più spesso le persone di cui si ha cura sollecitano gli operatori sul piano delle 4

5 relazioni interpersonali e delle risonanze connesse al proprio modo di intendere il vivere e conseguentemente gli spazi, i legami, le azioni, le relazioni dell abitare. Quali strumenti per il lavoro con gli operatori, quali modalità e attenzioni? L essere nel mondo La relazione tra l età della persona, il livello di autonomia e la conseguente la scelta se promuovere un'autonomia legata più alla gestione della cura del sé e della casa, (come ad esempio svolgere delle mansioni che in C.A.,che per necessità venivano svolte dagli operatori) oppure promuovere l'autostima e una crescita personale attraverso la relazione degli ospiti tra loro e con il territorio, la loro auto-promozione per un integrazione possibile, in autonomia, perché posti in una situazione di sollecitazione alla relazione concreta, reale. Gli aspetti di presidio della rete delle relazioni: controllo, protezione, sperimentazione. 5

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