Sindacale. Redazionale. Anno 9 - n.84. Sommario Redazionale 1

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1 Aprile 2013 Anno 9 - n.84 Area Sindacale uiltucs lombardia periodico di approfondimenti, aggiornamenti tecnici e dibattito politico Redazionale Sarà l atmosfera pasquale... sarà che quando tutte le risorse dell intelligenza umana falliscono ed i problemi diventano sempre più gravi, l animo umano trova facilmente rifugio nella spiritualità... sarà che dopo la sorpresa mondiale delle dimissioni di Bendetto XVI, l elezione del Cardinal Bergoglio a nuovo papa sembra aver aperto una pagina davvero nuova (almeno negli annunci e nei simbolismi dei primi atti) nella storia del cattolicesimo mondiale... insomma... in questo terribile momento di crisi che non mostra credibili scenari di miglioramento, dove la politica sembra essersi incastrata nel rovo dell incompatibilità reciproca e generale, dove anche la figura di garanzia che ha saputo interpretare Giorgio Napolitano sembra aver esaurito il carburante disponibile al suo lungo viaggio, allora anche la laicità della nostra redazione, pur sapendo quanto siamo e saremo distanti in alcune importantissime battaglie civili che ci vedranno su fronti diametralmente opposti, oggi sente di offrire un po di spazio alla figura di Francesco I, alla sua attenzione verso gli ultimi della terra, ai suoi messaggi di speranza e di indirizzo verso modelli di semplicità e di fratellanza, alle sue scelte di rinuncia verso quei simboli e quei privilegi (ori, trono, appartamenti sontuosi, mezzi di trasporto esclusivi, ecc) che connoterebbero il pontefice più come un potente e distaccato monarca che come un umile pastore vicino alle persone che dovrebbe amare. C è un bisogno generale di ispirazione che forse può abbeverarsi alla fonte dei primi passi di questo interessante pontefice e nutrirsi nelle proposte del World Social Forum 2013 che si svolge in questi giorni a Tunisi e che riesce ad immaginare un mondo diverso dove equità sociale, salvaguardia dell ecosistema, diritti umani, non sono fastidiosi lacci e lacciuoli da disattivare ma condizioni fondamentali per la sopravvivenza e lo sviluppo di un benessere collettivo e duraturo. C è la necessità di cambiare davvero pagina e di riconoscere definitivamente il fallimento del modello di sviluppo liberista. Un modello che più va avanti e più procede nella direzione dell incubo della disuguaglianza sociale e mondiale. Occorre invece cominciare a lavorare nella direzione giusta, chiudendo il credito di affidabilità a tutte quelle istituzioni...continua in ultima pagina Sommario Redazionale 1 Evoluzione della contrattazione di 2 livello nella GDO 2 Il Patto di Stabilità 6 Modalità di ricezione del Modello CUD dell INPS 7 Citazioni colte per strada 8 Rinnovato il Contratto Integrativo Aziendale dell Hotel Principe di Savoia 9 Licenziamenti Autogrill: in Lombardia si chiude il confronto territoriale 10 Gioco d azzardo e ludopatie. 11

2 Aprile 2013 Area Sindacale N. 84 Strategie sindacali Evoluzione della contrattazione di 2 livello nella GDO Negli ultimi anni si è sviluppato un confronto ampio ed articolato sul ruolo del sindacato nelle economie moderne, sulle regole della rappresentanza dei soggetti sindacali, sull efficacia e sull esigibilità degli accordi sottoscritti per tutti i lavoratori di un settore o di un impresa, sul modello contrattuale, sul sistema di relazioni industriali che regolano i rapporti tra le parti nel loro complesso. Temi delicati che, a seconda del periodo storico in cui sono stati affrontati e dell orientamento dei diversi soggetti, hanno trovato sbocchi interpretativi e soluzioni differenti. Non c è dubbio che gli accordi che si sono sottoscritti nell ultimo periodo abbiano accelerato un processo storico finalizzato al rafforzamento della contrattazione aziendale. La ragione reale del processo sta nel progressivo ricorso alla delocalizzazione e destrutturazione dei fattori produttivi nonché nella globalizzazione dei mercati. Ciò che funzionava in un economia chiusa a garanzia di condizioni di lavoro uniformi (il contratto collettivo nazionale), non funziona più in un economia aperta, dove ciascuna azienda ha necessità di adottare specifiche forme di organizzazione per competere sul mercato. Il tema dell affrancamento dalla centralità del contratto collettivo nazionale è stato riproposto con forza dalla Fiat con la creazione di nuove imprese (newco) che, non essendo vincolate agli impegni contrattuali assunti dalle precedenti, hanno stipulato un nuovo contratto aziendale di primo livello. Numerose sono le aziende ed i settori che stanno intraprendendo strade similari al punto che non sembra improprio parlare di fuga dal contratto collettivo nazionale. Prima di approfondire alcuni aspetti in merito alla prospettiva qui evidenziata è necessario provare a fare qualche passo indietro con alcune rapide considerazioni. L Italia è un paese che vive di profondi e strutturali squilibri che hanno condizionato l andamento della sua economia ed hanno provocato diseguaglianze sostanziali tra nord e sud del paese, tra zone ricche e zone povere, tra contesti avanzati ed arretrati, tali da rendere inutili le azioni di numerosi governi ed urgenti, invece, misure di sistema finalizzate ad una rapida e costante crescita dei diversi fattori produttivi. Tanti sono gli aspetti che impediscono al nostro paese di crescere. L assenza di credibilità del sistema politico che, con una proliferazione di partiti, non garantisce la governabilità; la mancanza di una radicata e matura cultura dell alternanza che, spesso, determina l esigenza di cambiare tutto o quasi di quanto fatto da precedenti governi; il debito pubblico elevatissimo che costringe ad attuare politiche di rigore che pesano sulle fasce più deboli della popolazione e sull economia reale e produttiva; un mercato del lavoro che ha generato lavoratori protetti ed altri senza tutele, innestando una dinamica pericolosa nel rapporto tra generazioni; una disoccupazione che coinvolge soprattutto i giovani e le donne; un evasione fiscale che impedisce di indirizzare delle risorse a sostegno delle imprese e del lavoro in termini di riduzione delle tasse (ciò soffoca le energie vitali delle nostre aziende e dei cittadini consumatori); il fenomeno della criminalità, che si è infiltrata nei settori strategici della nostra economia in tutto il territorio nazionale; una burocrazia che rallenta lo sviluppo ed un sistema giudiziario che non garantisce certezza del diritto in tempi brevi; i vincoli interni del patto di stabilità; un assenza di visione delle nostre classi dirigenti che hanno favorito, in diversi ambiti, una selezione dei propri vertici in relazione al grado di appartenenza politica a discapito della valorizzazione del merito. I dati sono purtroppo sotto gli occhi di tutti: PIL diminuito del 2.4% nel 2012; circa 2000 miliardi di debito pubblico (127% del PIL); tasso di disoccupazione salito all 11.7% a gennaio 2013, di cui quella giovanile si attesta intorno al 39%; consumi in calo del 4.3% nel 2012; pressione fiscale al 44% del reddito (Istat) sono solo alcuni dei dati che rappresentano il dramma economico e sociale che abbiamo davanti. Tra persone in cassa integrazione a zero ore, pensionati con meno di 60 anni, inattivi stranieri e disoccupati raggiungiamo e superiamo i 6 milioni di soggetti che vivono in condizioni di grave disagio. Gli altri paesi europei, per non parlare della Germania, sono lontani dai nostri numeri ed il rischio di un aumento del lavoro nero ed irregolare è concreto tanto quanto la possibilità che la criminalità organizzata possa ancora più facilmente aggredire le condizioni di povertà in cui versano milioni di persone soprattutto nel sud Italia. L urgenza sarebbe quindi quella di far crescere il paese, dare lavoro di qualità, sostenere il reddito dei disoccupati, dei lavoratori e dei pensionati. Per provare a risolvere, anche in parte, questi problemi sarebbe indispensabile recuperare lo spirito concertativo dei primi anni 90, seppur l esito delle ultime elezioni sembra complicare ulteriormente tale prospettiva (ma noi abbiamo il dovere di dire non solo ciò che è possibile o realizzabile, ma anche ciò che sarebbe coerente ed utile fare). La stagione degli accordi triangolari degli anni novanta ebbe il merito di costruire un sistema allargato di relazioni di tipo partecipativo, in uno schema che avrebbe dovuto coinvolgere governo e parti sociali per la soluzione dei problemi. Le analogie con la situazione di oggi non mancano così come le differenze. Pure in quel periodo si era dovuto affrontare una pesante crisi finanziaria ed il nostro sistema politico fu travolto dallo scandalo di tangentopoli. Il rischio di non entrare in Europa ed i rilevanti squilibri strutturali necessitavano di una strategia complessiva d intervento che la logica partecipativa e responsabile riassumeva nel suo significato più profondo che divenne il paradigma di una nuova stagione di relazioni sindacali e di rinnovi contrattuali. Lo scambio politico che si è determinato in quella fase si sostanziava, da una parte, nell impegno ad una rigorosa politica dei redditi, di moderazione salariale (in realtà avrebbe dovuto riguardare anche rendite e profitti) e contenimento dell inflazione (vera e propria tassa sulle retribuzioni), attraverso una stagione contrattuale articolata su due livelli, con il superamento della scala mobile e l introduzione del concetto d inflazione programmata; dall altra, dalla volontà politica, almeno negli intendimenti, di rendere maggiormente competitivo il sistema economico, di risanare i conti pubblici, con conseguenze positive anche sulle politiche fiscali; di garantire una prospettiva di crescita 2

3 Area Sindacale N. 84 Aprile 2013 dell occupazione e dell economia. La concertazione ha come posta in gioco, infatti, beni pubblici di interesse generale e diversi dalla contrattazione. Quest ultima è bilaterale; è una regolazione congiunta delle condizioni di lavoro ed è continua nel tempo. La concertazione è almeno trilaterale; riguarda materie più ampie che interessano tutte le rappresentanze sociali ed è soprattutto legata alla presenza di macro problemi. L Italia è un paese che ha questioni da affrontare talmente complesse da rendere necessario un reale coinvolgimento ed assunzione di responsabilità di tutti i soggetti che svolgono un ruolo di governo e di rappresentanza nella società, superando quelle logiche corporative e quelle divisioni che da sempre contraddistinguono il suo tessuto democratico. Per questi motivi quell impostazione, pur nel rispetto delle reciproche autonomie e responsabilità (ad un certo punto bisogna decidere ed in questo senso non deve essere obbligatorio fare l accordo), è ancora attuale, nonostante molti degli impegni presi in quella stagione non siano stati mantenuti e furono la condizione affinché molti soggetti (governi che si sono succeduti e classe imprenditoriale) cercarono di svuotarla di contenuti dopo aver raggiunto i propri obiettivi. A me sembra evidente che non è il metodo adottato che debba essere messo in discussione (semmai sarebbe utile renderlo più flessibile rispetto alla situazione attuale). E la credibilità dei soggetti che concertano e la loro reale volontà di perseguire obiettivi comuni d interesse generale che indebolisce l impostazione. Se sono richiesti sacrifici alle fasce più deboli della popolazione, in funzione di un obiettivo importante da raggiungere, questo deve essere compensato da una prospettiva futura di miglioramento delle condizioni, che è impegno comune perseguire. In questo schema le parti sociali sono chiamate ad elaborare uno scambio nel quale il dare è immediato ed il ricevere è differito nel tempo (in quest ambito si sviluppa la mia critica più severa rispetto all esito di quella stagione, perché gli obiettivi sono stati raggiunti solo in parte). Cosa succede, per esempio, se i salari devono stare in linea con l inflazione programmata, ma nel frattempo i profitti crescono in maniera esponenziale (dieci volte di più!) e sproporzionata rispetto al sacrificio che si chiede ad una parte? Che succede se, per esempio, l inflazione è tenuta sotto controllo solo parzialmente perché non si esercitano le prerogative indispensabili alla verifica dei prezzi e delle tariffe (non c è stato nessun controllo dopo l entrata dell euro)? Che succede se si continuano a fare politiche di aumento della spesa pubblica (spesso improduttiva), che produce anche un incremento delle tasse (che gravano sui lavoratori e sulle lavoratrici) e non si persegue l obiettivo di risanare i conti pubblici? Che succede se non si mettono a disposizione risorse (o quelle che ci sono non si utilizzano) per ammodernare le nostre infrastrutture ed il nostro tessuto produttivo, se non si investe in ricerca ed innovazione e quindi se non si creano le condizioni per un nuovo sviluppo economico e dell occupazione duraturo? Che succede se non c è la volontà di sviluppare la contrattazione di secondo livello sulla quale tanto si è puntato? Se si parla di coinvolgimento dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali aziendali nella definizione di accordi decentrati che tengano in relazione lo scambio produttività/salario non è forse indispensabile una partecipazione effettiva che, attraverso l esigibilità di un diritto d informazione preventivo e tempestivo, consenta a tutti una reale assunzione di responsabilità? Come fanno i lavoratori a partecipare alle scelte strategiche dell impresa (lasciamo perdere il modello tedesco!) se viene a mancare il presupposto indispensabile all esercizio di tale prerogativa e non si tiene conto di quanto previsto dall art. 46 della Costituzione? Che succede se si manifesta una volontà precisa di colpire il sindacato e le sue forme di rappresentanza nel tentativo di ridefinire un perimetro di contrattazione ridotto e con contenuti economici e normativi annullati o al ribasso? Che succede se non si riconosce nel sindacato una forza indispensabile allo sviluppo del paese? Che succede se si abbandona, in una visione responsabile, il conflitto ma ci si rende conto che la partecipazione è solo una vetrina che cela una sostanza ben diversa, fatta di arroganza e di azioni unilaterali? Che succede se non si è più in grado di riorganizzare l azione di lotta e, allo stesso tempo, si verifica che le controparti non desiderano condividere quello spazio cui si è deciso di puntare in funzione del bene comune? Che succede, quindi, se gli accordi non vengono onorati o solo una parte continua ad applicarli? Succede che il modello si frantuma in mille pezzi e la cosa più grave è che questo accade per precise responsabilità degli stessi soggetti/istituzioni che hanno deciso di accettarlo. Riproporre con forza quello spirito e quel metodo (sia a livello nazionale che locale) significherebbe comprendere la realtà in cui siamo (non è un peso, ma un opportunità) e creare le condizioni per dare una prospettiva diversa al nostro paese (politica di concertazione sullo sviluppo e non solo sul risanamento). Il problema è capire, a fronte di un sindacato indebolito, se qualcuno è ancora interessato ad intraprendere un percorso di questo tipo (la concertazione, in Italia, è stata anche frutto di governi deboli ed instabili che hanno avuto la necessità di allargare il consenso su scelte difficili da prendere. E cambiato qualcosa in tal senso)? E possibile che la nostra Organizzazione di categoria possa condizionare l agenda della Uil in tale direzione? Nel numero di gennaio 2013 di Partecipazione è inserito un documento programmatico che la Uil ha formulato per una politica di crescita. Tra le altre proposte, nel capitolo che riguarda il valore della coesione sociale, si sottolinea la necessità di una condivisione ampia delle scelte. Perché ciò si realizzi occorre far leva anche su un grande e peculiare patrimonio presente nella società italiana. L Italia è ricca di corpi intermedi ed associazioni portatori di istanze sempre più generali che rappresentano un grande valore, testimoniato soprattutto dal permanere di una reale capacità di rappresentanza fondata sulla partecipazione a fronte della crisi evidente di fiducia nei confronti della politica da parte dei cittadini. Noi abbiamo ben chiari i diversi compiti e le diverse responsabilità del Governo, del Parlamento e delle Parti Sociali, ma sappiamo bene che è proprio dalla dialettica del confronto che sono derivati i risultati migliori, ogni 3

4 Aprile 2013 Area Sindacale N. 84 volta che si è cercato nel nostro Paese un consenso più ampio e diffuso alla definizione delle soluzioni da dare ai grandi problemi nazionali. La condivisione con le parti sociali di politiche per uscire dalla crisi e tornare a crescere è il valore aggiunto venuto meno in questi anni e che deve essere ricercato e praticato, con serietà e responsabilità, nella prossima legislatura. Concertazione, partecipazione, contrattazione stanno insieme e rappresentano un corpo unico in cui l assenza dei primi due elementi provoca conseguenze negative sul terzo. E difficile sostenere che questo strumento non sia più utile o attuale senza arrivare alla conclusione che tutto il sistema scaturito da quell impostazione è fasullo ed è fallito (perché, allora, il sindacato si deve ancora sentire impegnato, per esempio, a garantire la moderazione salariale nei rinnovi contrattuali?) Invece sono convinto servirebbe a ridare nuovo slancio alla contrattazione (che non può risolvere da sola l emergenza e che invece acquisirebbe una maggiore incisività proprio nell ambito di una politica realmente partecipativa) nel suo insieme per poter incidere realmente sulle condizioni di lavoro negli specifici contesti produttivi, per misurare la produttività (siamo a crescita zero con un costo del lavoro per unità di prodotto pari al 24.8%) in quantità e qualità nel luogo di lavoro (ma non si può pensare di risolvere tutto il problema della produttività con la contrattazione aziendale! La perdita di produttività è infatti collegata, come già detto, anche a fattori esterni al sistema delle imprese; il nostro tessuto produttivo, tra l altro, è formato da aziende di piccolissime dimensioni in cui è praticamente impossibile sviluppare la contrattazione aziendale), per verificare se ci sono le condizioni per legare a questo indicatore reali incrementi della retribuzione, pur nella consapevolezza che difficilmente si potrà recuperare il potere d acquisto dei salari con questo strumento, anche se la contrattazione decentrata fosse estesa a tutte le aziende di questo paese (seppur la perdita di produttività produce, in parte, la crescita negativa dei salari reali). ACCORDI TRA LE PARTI ED EVO- LUZIONE LEGISLATIVA Come si diceva in precedenza, però, questo è il percorso (contrattazione decentrata) su cui si vuole procedere e lo dimostra sia l accordo di riforma del modello contrattuale del 2009, sia l accordo interconfederale del 28 giugno 2011, sia il protocollo sulla produttività del 16 novembre 2012, ma non solo. L art. 8 della legge 148 del 2011 è il prodotto di un governo la cui attività è stata contrassegnata da una forte discontinuità rispetto all evoluzione precedente del diritto del lavoro e delle relazioni sindacali. La previsione si inserisce infatti in un processo di revisione della materia le cui linee portanti sono tracciate nel libro bianco sul mercato del lavoro dell ottobre Il libro bianco intendeva offrire una risposta in chiave liberista alle politiche del centro sinistra, nel tentativo di porre un argine al problema della disoccupazione giovanile e per rendere le imprese italiane più competitive in un sistema globalizzato. Flessibilità nel mercato e nel rapporto da perseguire attraverso l attenuazione del principio cardine della norma di legge inderogabile e la valorizzazione del contratto individuale e della contrattazione collettiva di 2 livello (Il dubbio che tale indirizzo sia finalizzato, come sta accadendo, alla riduzione dei diritti e non tanto all incremento della produttività è forte). Allora si disse che un disegno così prefigurato avrebbe comportato una flessibilità selvaggia ed una vera destrutturazione del diritto del lavoro e delle relazioni sindacali. Ciò è in parte avvenuto con i provvedimenti legislativi ispirati al libro bianco: d.lgs 276 del 2003, legge 183 del 2010 (collegato lavoro) ed art. 8 della legge 148 del Un modello quindi squilibrato ed incentrato sulla flessibilità /precarietà e sulla riduzione dei costi economici e normativi dell impresa (e gli investimenti?). L obiettivo è quello di indebolire la norma inderogabile rompendo l equilibrio tra garantismo individuale e collettivo, consentendo alla contrattazione collettiva di prossimità di derogare in peggio a gran parte della disciplina legale protettiva del lavoratore. Quindi sarebbe riduttivo considerare l art. 8 prodotto di una crisi finanziaria che attanaglia l Europa. Si tratta invece di una precisa scelta di politica del diritto condotta in modo decisionista in assenza di quel dialogo sociale che si era consolidato come alternativo alla concertazione (nemmeno il dialogo sociale si pratica?). Il provvedimento interviene sull autonomia sindacale individuando attori, livelli e funzioni della contrattazione collettiva. Nessuno si era mai spinto tanto oltre proprio quando il patto tra le confederazioni sindacali in materia di rappresentatività sindacale e di esigibilità degli accordi sottoscritti a livello aziendale si era faticosamente raggiunto con l accordo interconfederale del 28 giugno Quest ultimo prevede che il contratto collettivo nazionale continui ad avere la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici e normativi per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale (principio fondamentale che va salvaguardato) e che la contrattazione collettiva aziendale si esercita per le materie delegate, in tutto o in parte, dal contratto collettivo nazionale o dalla legge. Tra la tesi di un alleggerimento del contratto collettivo nazionale e la tesi dell introduzione di un potere di deroga, l accordo del 28 giugno riconferma la strada della deroga. Infatti il contratto aziendale si muove sempre nell ambito di specifici demandi della contrattazione nazionale e può attivare strumenti di articolazione contrattuale mirati ad assicurare la capacità di aderire alle esigenze degli specifici contesti produttivi. Il vestito della contrattazione aziendale viene cucito sulle specifiche esigenze aziendali. L efficacia del contratto aziendale è garantita se approvata dalla maggioranza dei componenti Rsu mentre, in presenza di Rsa, si procede a misurare la rappresentatività attraverso la conta delle deleghe e, se richiesto da un organizzazione firmataria o dal 30% dei lavoratori dell impresa, sottoposto al voto dei lavoratori. La problematica dell efficacia dell accordo collettivo (anche aziendale) è antica. Già nel protocollo del 93 si era espresso l auspicio per un intervento legislativo finalizzato a garantire l efficacia dei contratti collettivi aziendali ed il Governo si era impegnato ad emanare un apposito provvedimento legislativo, anche per favorire una normalizzazione delle condizioni concorrenziali delle aziende in alcuni settori. Non se ne fece nulla, anche per gli evidenti problemi di compatibilità con 4

5 Area Sindacale N. 84 Aprile 2013 l articolo 39 della Costituzione. La questione della misurazione della rappresentatività e dell efficacia dei contratti è un tema non più rinviabile e deve essere definita in sede pattizia. Ciò è indispensabile per la credibilità del sistema e per avere la certezza dell esigibilità degli impegni che le Parti si assumono. Se non si vuole un intervento per legge (che in parte c è stato con l art. 8 della legge 148/2011) è necessario dare seguito a quanto previsto negli accordi sottoscritti, per ultimo nelle linee programmatiche per la crescita della produttività. Altrimenti si rimarrà sempre nell incertezza, in attesa che la giurisprudenza risolva di volta in volta la complicata matassa (può darsi e sembra, dalla lettura di alcune sentenze, affermi la validità del principio maggioritario). I contratti aziendali possono quindi derogare, in pejus ed in meljus, alla disciplina nazionale, anche soltanto in via sperimentale e temporanea. E prevista anche una disciplina transitoria, qualora i contratti nazionali non abbiano ancora regolamentato la materia, che riguarda situazione di crisi o di investimenti significativi, a fronte dei quali è possibile derogare gli istituti che concernono la prestazione lavorativa, gli orari e l organizzazione del lavoro. Comunque, questa è una delle più importanti differenze con l art. 8, le materie sulle quali si esercita la contrattazione aziendale sono sottoposte ai limiti ed alle procedure previste dalla contrattazione nazionale. La tendenza, confermata anche nelle linee programmatiche per la crescita della produttività, a dotare e rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto decentrata o di prossimità, su alcune tematiche direttamente legate agli specifici contesti, al fine di realizzare quello scambio produttività/ salario quanto più vicino al luogo in cui si genera questo rapporto, va ulteriormente perseguita e valorizzata in modo coerente all evoluzione delle condizioni economiche, normative e relazionali. Bisogna però: salvaguardare la centralità del contratto nazionale che deve assumere una funzione più regolatoria e che può essere derogato, ma non sostituito (vedi, purtroppo, sentenza tribunale ordinario di Torino su PCMA-FIAT) (interessante, in merito all art. 8, anche la sentenza della Corte Costituzionale n. 221 depositata il 4 ottobre 2012, a fronte del ricorso della Regione Toscana per illegittimità della norma in relazione agli artt. 39, 117 terzo comma e 115 della Costituzione, in cui la Consulta disconosce che l art. 8 vanifichi la legislazione regionale in materia di tutela del lavoro, né rappresenti un abuso di competenza in quanto regolamenta materie di natura civilistica di esclusiva competenza statale). sviluppare la contrattazione aziendale dove è possibile, anche con l utilizzo temporaneo della deroga (è necessario mantenerla nella grande distribuzione, anche per una questione di rappresentatività) materializzare la contrattazione territoriale nelle piccole aziende (il tessuto produttivo italiano è composto prevalentemente da queste realtà) che rappresenta l ambito principale in cui si può declinare, nel nostro paese, l idea di avvicinarsi allo specifico contesto produttivo, con il vantaggio di rendere omogenee le condizioni in un dato contesto (altrimenti non si capisce dove pensiamo di fare la contrattazione!) rafforzare l impegno contrattuale volto all implementazione della contrattazione di 2 livello territoriale attraverso una procedura chiara e vincolante riguardo la presentazione delle piattaforme e l apertura dei tavoli negoziali (vedi CCNL Turismo), confermando comunque l elemento economico di garanzia definire, in modo pattizio e dando seguito a quanto già concordato, le regole per misurare la rappresentatività e per rendere esigibili gli impegni assunti favorire la contrattazione decentrata con gli strumenti di sgravio fiscale e contributivo Tutto ciò in quadro relazionale diverso, realmente partecipativo (esistono o non esistono interessi comuni tra le Parti? L esperienza degli enti bilaterali è o non è finalizzata alla partecipazione ed alla cogestione responsabile del mondo del lavoro? E o non è la via italiana di sviluppo per uscire dalla crisi?), in cui il diritto d informazione (anche e soprattutto a livello aziendale) preventivo e tempestivo deve essere la prima condizione per definire uno scambio virtuoso nella filiale (altrimenti ci prendiamo in giro). La decisione presa da Federdistribuzione, ma non solo, di uscire da un sistema relazionale e di recedere dal contratto collettivo nazionale evidenzia un impostazione finalizzata a creare una propria sfera d influenza, anche volta a definire condizioni economiche e normative differenti rispetto al passato (magari al ribasso). A tal proposito si ricorda che l accordo sul modello contrattuale, seppur sperimentale, sanciva un impegno chiaro al punto 19: le parti convengono sull obiettivo di semplificare e ridurre il numero dei contratti collettivi nazionali di lavoro nei diversi comparti. Evidentemente l obiettivo non sarà raggiunto; anzi si determinerà una moltiplicazione (teoricamente e potenzialmente senza limiti) e una disarticolazione della contrattazione che, al di là della disponibilità a discutere con tutti i soggetti, mette in evidenza come la crisi della rappresentanza sia estesa anche alle associazioni datoriali, producendo un ulteriore complicazione di contesto cui non si avvertiva bisogno. Un sistema relazionale regolato e realmente partecipativo è la condizione indispensabile per sviluppare e rafforzare, in modo coerente e credibile, la politica contrattuale nel suo insieme (1 e 2 livello). Massimo Aveni Per ragioni di spazio, concludiamo qui la prima parte di questo contributo che proseguirà nel prossimo numero approfondendo i contenuti della contrattazione aziendale e l articolazione dei livelli nella contrattazione decentrata di gruppo nazionale della GDO 5

6 Aprile 2013 Area Sindacale N. 84 Il Patto di Stabilità Temi istituzionali Il Patto di Stabilità dei Comuni deriva da un accordo dello Stato Italiano con gli altri Stati Europei, in base al quale tutte le pubbliche amministrazione, tra cui appunto i Comuni, devono contribuire alla riduzione del debito pubblico nazionale, osservando di anno in anno, regole imposte dallo Stato centrale. Nello specifico, il Patto di Stabilità Interno è stato introdotto con la Legge Finanziaria del 1999 ed introdotta a sua volta con L. 488/1998, cui l art. 28 impone il principio che lo Stato chiede il concorso degli enti locali per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica attraverso: - la riduzione dei propri debiti; - l abbattimento dei costi di gestione; - il miglioramento del flusso delle entrate. Il patto di stabilità si è consolidato lungo le varie finanziarie, con un importante impatto in seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione, avvenuta nel 2001, con cui gli enti locali hanno visto incrementata la propria autonomia, che si regge su propri principi contabili applicabili sulla programmazione finanziaria. Il Patto di stabilità si basa su un meccanismo di calcolo che, tenendo conto di alcuni dati di bilancio, mette in relazione il saldo (tra entrate e uscite) della spesa corrente, contabilizzata con il principio di competenza, ed il saldo della spesa per investimenti, contabilizzata con il principio della cassa, vale a dire pagamenti ed incassi dell anno. Dal calcolo finale deve risultare ogni anno un saldo finanziario positivo per un importo predeterminato e via via crescente. Tale meccanismo di calcolo non considera le entrate da assunzione dei mutui e le relative uscite per rimborso dei prestiti. In sostanza, per quanto riguarda le spese in conto capitale, tra cui le opere pubbliche, ai soli fini del calcolo del rispetto del patto di stabilità, le entrate conteggiabili sono costituite solamente da: entrate in conto capitale (come gli oneri d urbanizzazione); contributi in conto capitale a valere sulle opere da realizzare (contributi pubblici); entrate da vendite di beni costituenti il patrimonio comunale. Nel caso in cui un Comune non riuscisse a rispettarne il rispetto, la conseguenza si esplicita in sanzioni economiche e al non trasferimento dei gettiti ordinari dovuti dal Ministero al Comune. Cioè il flusso di cassa che assicura il pagamento delle spese correnti. Strettamente connesso a livello contabile, agli enti locali è stato imposto l obbligo di redigere il bilancio di previsione entro il 31 dicembre di ogni anno, osservando i seguenti principi: principio di integrità in base al quale tutte le entrate vanno iscritte in bilancio nel loro importo integrale, al lordo delle spese di riscossione e di eventuali spese connesse, mentre tutte le spese vanno iscritte globalmente, senza alcuna riduzione delle correlative entrate; principio di universalità il quale implica il divieto di gestioni fuori bilancio; principio del pareggio economico e finanziario. Il pareggio economico viene raggiunto confrontando le previsioni delle entrate correnti con le spese correnti cui si aggiungono le quote di capitale delle rate di ammortamento dei mutui e dei prestiti obbligazionari. Il pareggio finanziario, invece, riguarda il saldo complessivo di bilancio e implica che il totale delle spese deve essere uguagliato dal complesso delle entrate previste. Critiche al patto di stabilità. La critica comune è legata al fatto che, in via generale, le regole che misurano il patto stanno mettendo in difficoltà i Comuni stessi nell amministrazione quotidiana e di sviluppo, mettendo a rischio addirittura i pagamenti ai fornitori. Se fino a pochi anni fa, per la realizzazione di un opera pubblica, si poteva ricorrere ad un mutuo, l esclusione dell entrata derivante da quel mutuo dal meccanismo di calcolo, determina l impossibilità di effettuare investimenti in opere pubbliche, salvo che non si disponga di elevate entrate in conto capitale (oneri di urbanizzazione) che implica la dismissione del patrimonio pubblico. Strettamente collegato a questo meccanismo è l impossibilità per le amministrazioni locali di organizzare la propria attività finanziaria in quanto non ha la possibilità di poter prevedere ed investire risorse stabili nel lungo periodo. Tale criticità è peggiorata dalla manovra di Luglio, che ha ridotto notevolmente i trasferimenti dello stato a favore di regioni, province e comuni rendendo insostenibili i bilanci degli enti locali che minacciano i tagli dei servizi comunali oltre ad arrendersi alla filosofia che vede l apertura alla concorrenza privata dei beni pubblici quale panacea di tutti i mali in nome di una efficienza concorrenziale. Il rischio reale è quello di svuotare di forza e contenuto l attività delle istituzioni pubbliche, rischiando di trovarci in una gestione mista pubblico e privata che imporrà, come unico metro di misura, l interesse economico dell azione sociale. Gabriella Dearca 6

7 Area Sindacale N. 84 Aprile 2013 Modalità di ricezione del Modello CUD dell INPS Le Tabelle di Area Sindacale MODALITÀ DI RICEZIONE MODELLO CUD INPS Dal 2013 l'inps non invierà più i modelli CUD a mezzo posta, sarà cura di chi ha ricevuto nell'arco dell'anno precedente dei pagamenti direttamente dall'ente, come ad esempio i pensionati e i fruitori di ammortizzatori sociali (disoccupazione, cassa integrazione anche deroga, mobilità ecc.), attivarsi con le modalità di seguito descritte. Tipologia Utente Richiesta Modalità di ricezione Costo per il cittadino Cittadini in possesso di Posta Elettronica Certificata (dato conosciuto dall Istituto) Invio da parte dell INPS su posta elettronica certificata GRATUITO Online cittadini provvisti del Pin Possono scaricare il modello direttamente GRATUITO Postazioni informatiche self-service Presso le strutture INPS GRATUITO Uffici Postali Stampa cartacea del modello Euro 3,27 a carico del cittadino MODALITÀ DI RICHIESTA TRAMITE ITAL-UIL Patronati Stampa cartacea del modello GRATUITO MODALITÀ DI RICHIESTA TRAMITE IL CAF UIL e ufficio UILTuCS via Salvini 4 Solo dati reddituali per dichiarazione reddituale (esclusa stampa). Verranno quindi acquisiti i soli dati utili alla compilazione del 730/Unico Per i contribuenti che hanno presentato 730/2012 presso il CAF UIL Milano Lodi sarà possibile acquisire i dati reddituali automaticamente GRATUITO Stampa modello CUD contestualmente a presentazione 730-UNICO-ISEE Stampa cartacea obbligo sottoscrizione delega CAF Euro 2,00 IVA compresa per ogni modello Stampa modello CUD in assenza di 730 UNICO ISEE presso CAF UIL Milano LODI Stampa cartacea obbligo sottoscrizione delega CAF Euro 5,00 IVA compresa per ogni modello A cura di Guido Zuppiroli 7

8 Aprile 2013 Area Sindacale N. 84 Citazioni colte per strada Dibattito politico Scrivo questa pagina in una sera di metà marzo 2013, con la speranza che scrivere per gli altri serva soprattutto a me, come una sorta di training. Sento il bisogno di orientarmi nello sbalorditivo Paese uscito dalle urne. Cosa bolle in pentola? Quale PAESE è quello in cui vivo? Quello in cui il partito che doveva raccogliere le istanze del ceto medio moderato, il ceto che per decenni ha costituito la maggioranza silenziosa degli elettori, prende solo il 10%, in cui la sinistra riformista (abile ad apparire insieme troppo radicale e troppo moderata) perde 3 milioni di voti in 5 anni senza aver mai governato, in cui il leader che si era autopensionato a marzo ritorna in auge a dicembre e prende ancora, da solo, qualcosa come il 29% dei voti. Ma soprattutto cerco di capire che paese sia quello in cui un movimento al grido di vaffanculo a tutti quanti prende il 25%, catturando la stragrande maggioranza dei voti generazionali degli under 30 e riuscendo ad acchiappare consensi in tutti gli strati sociali pur sostenendo punti programmatici (alcuni) da sinistra estrema che fino a ieri era sempre stata ultraminoritaria. Cos è? Siamo diventati un paese di rivoluzionari, e io non me ne ero accorto? Per rispondere a questo dubbio mi sono riproposto di mettermi all ascolto. Per strada, sul treno, sui mezzi pubblici, nei bar, alle macchinette del caffè, ho messo in pratica una sorta di inchiesta tra le persone che si mettono a parlare di queste elezioni. Ed è così che ho colto alcuni ragionamenti a proposito del grillismo e di questa politica, su cui mi piacerebbe che ogni lettore si formulasse un parere. Ragionamenti che provo a sintetizzare e riformulare sperando di non apparire troppo politichese. 1. All italiano non piacciono le regole, ha smarrito il senso della responsabilità, l italiano vuole sentirsi dire che la colpa è sempre degli altri, dei cattivi (l Europa, i comunisti, gli immigrati, i sindacati, i politici). 2. In Italia non c è più la cultura operaia, i lavoratori pensano ognuno per la propria convenienza, il povero cristo non assume posizioni tese a associarsi con gli altri poveri cristi, spera piuttosto che ci sia qualcuno che riempirà di nuovo a tutti le tasche (silvio) o che manderà a casa i cattivi (grillo). 3. L italiano non è nè riformista, nè rivoluzionario; non vuole i cambiamenti, crede ancora alle favole del liberismo, del self-made man, vuole tornare alla lira e avere la pancia piena. Ma soprattutto vuole che sia qualcun altro a preparargli il piatto pronto. 4. La fine della scuola pubblica di qualità, il rincoglionimento di massa tramite la tv, la mania dei social network che ti fan credere di stare con gli altri lasciandoti in realtà da solo con una macchinetta, tutto ciò ha fatto sì che le teste degli italiani siano molto diverse da quelle degli altri popoli, capaci di coordinarsi, sodalizzarsi, semplicemente organizzarsi dentro schemi condivisi di rappresentanza. 5. Il movimento grillino si basa sulla necessità imprescindibile di un leader a capo del presunto rinnovamento, ed è perciò sintomatica della difficoltà per il popolo italiano di autogestirsi, autodeterminarsi, di partecipare. 6. Grillo vince perchè è riuscito a cooptare le istanze delle varie lotte (Ilva, Sulcis, Alcoa, TAV, Muoss, Dal Molin e tante altre), occupando lo spazio politico tradizionalmente occupato dalla sinistra istituzionale, che è oggi scomparsa dal panorama nazionale. Per questo molte persone con un background di sinistra si son precipitate a frotte alle urne per votare un movimento che in realtà si può definire fondamentalmente di destra, cioè il grillismo. D altronde, la colpa di questo è delle sinistre, che fanno di tutto per risultare invotabili. 7. Il M5S ha rivendicato tutto lo spazio delle varie lotte, unificandole e potenziandole attraverso una loro esaltazione, che è insieme illusoria e consolatoria: le soluzioni ai problemi prescindono dal fine (i programmi e i valori) ma stanno nel mezzo, nello strumento (internet in luogo del Parlamento, il blog in luogo dei partiti)... per cambiare bisogna unirsi, trascurare le differenze e le complessità, non-schierarsi, applicare lo schema noi/loro ponendo il Movimento in quel noi opposto al loro del mondo istituzionale, visto come un tutt uno indifferenziato, che in questi anni è stato sordo alle lotte. 8. Meglio l anarchia o la dittatura che istituzioni in cui per anni si è mangiata mortadella, innalzato cartelli osceni, fischiato ai culi delle deputate, in cui il cazzeggio è diventato la lingua madre, i soldi alla politica da essere garanzia per il cittadino son diventati un esproprio, istituzioni simbolo del tappo generazionale che ha soffocato per due decenni i cambiamenti della società, dove ogni passaggio produce stallo e inazione e il più delle volte tangente o intrallazzo. Non nego che per strada si colgono altre battute a altri discorsi di ben altro tenore, ma ho voluto selezionare quelli che a me, elettore della coalizione di centrosinistra, hanno dato più spunti, sperando che anche chi legge abbia la voglia di fare la fatica di tessere la tela del ragionamento. Roberto Pennati 8

9 Area Sindacale N. 84 Aprile 2013 Dalle aziende Rinnovato il Contratto Integrativo Aziendale dell Hotel Principe di Savoia Il 18 Marzo 2013, l assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici ha ratificato positivamente l ipotesi per il rinnovo del CIA Hotel Principe di Savoia, siglata il 12 Marzo. Durante i mesi scorsi, la Ns. Organizzazione Sindacale, con Filcams, Fisascat e la R.S.U., è stata impegnata in un difficile rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale dell Hotel Principe di Savoia, uno degli Hotel storici di lusso più importanti e rinomati della nostra città, che fa parte del gruppo Dorchester Collection con sede a Londra. Difficile perchè la società fin da subito ha manifestato l intenzione di modificare in modo significativo il C.I.A. Del 2008, pena la minaccia della sua disdetta. Nonostante ciò, siamo riusciti a riconfermare: tutta la parte economica Qu.I.A.P., tranne che per i nuovi assunti, la cui Quota Integrativa Aziendale Progressiva è stata congelata per tutta la durata della vigenza contrattuale; le Maggiorazioni per lavoro notturno e domenicale; le Indennità di cassa e per il turno spezzato; la riconferma di gran parte delle normative precedenti. Con l introduzione e le modifiche di alcuni punti oggetto del serrato confronto, è stato possibile giungere ad una mediazione equilibrata dell accordo. Considerando il contesto di crisi in cui ci troviamo, l accordo è da ritenersi più che soddisfacente. Il testo integrale dell accordo potete trovarlo sul nostro sito. Alcune delle novità dell intesa: Attività sindacale Ore di assemblea retribuita: 15 ore annue; Permessi R.S.U.: 700 ore annue complessive per tutti i componenti; Permessi R.L.S.: 120 ore annue complessive per tutti i componenti. Salute, Sicurezza e Ambiente. Le parti confermano l impegno a mantenere alta la sensibilità e l attenzione verso le problematiche relative all igiene e alla salute e sicurezza sul lavoro. Obiettivo comune da perseguire sarà quello di ridurre costantemente i rischi derivanti dalle attività lavorative, con l intento di continuare a creare una diffusa cultura della sicurezza che certamente contribuirà a ridurre gli infortuni sul posto di lavoro. Su questo tema proseguiranno, in collaborazione con le RLS e la RSU, le diverse attività formative in materia di igiene e sicurezza, nonché tutte le attività di sensibilizzazione in materia di rischi generici e specifici così come previsto dalle norme legislative e contrattuali vigenti. Organizzazione del Lavoro Fermo restando che l autonomia e la responsabilità delle scelte organizzative restano in capo all azienda, le parti dichiarano che l organizzazione del lavoro non può basarsi su una flessibilità non governata ma deve rispondere da una parte alle esigenze organizzative e produttive, dovute alle peculiari caratteristiche dell attività dell azienda, e dall altra parte al rispetto della sfera di vita privata dei lavoratori. Interventi di natura tecnico organizzativa a modifica dell attuale organizzazione del lavoro, riguardanti reparti e o gruppi di lavoratori, saranno preventivamente esaminati e negoziati tra la Direzione Aziendale e la R.S.U.. A tal fine la Direzione Aziendale informerà la R.S.U. del progetto di modifica, fornendo specifica motivazioni alla base dello stesso, avviando così il predetto esame/negoziazione al fine di verificare la possibilità di armonizzare le esigenze tecniche organizzative aziendali e le esigenze dei lavoratori. Tale fase avrà la durata di 25 giorni e durante questo periodo le parti si impegnano a non assumere iniziative unilaterali relativamente all oggetto di confronto. Dopo tale periodo, nel caso in cui le parti non abbiano raggiunto un accordo, le stesse riprenderanno la propria libertà di azione. Rol In presenza di particolari esigenze produttive aziendali, quanto previsto dall art. 111 comma 5 del CCNL e successivi, e in deroga a quanto ivi stabilito, le parti convengono che il limite di 32 ore viene innalzato a 48 ore, usufruibili in pacchetti da 8 ore. Part time per gravi motivi di salute In caso di gravi patologie di familiari stretti, documentate dal servizio sanitario nazionale e per le quali è previsto un servizio di assistenza continua, l azienda si rende disponibile a verificare la possibilità di trasformazione, in via temporanea e per un periodo massimo di 6 mesi, il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Tale possibilità è concessa nel limite di una volta ogni 5 anni. Resta inteso che per familiare stretto s intende: coniuge, partner convivente, figli, genitori, fratelli e/o sorelle. Part time post partum L azienda accoglierà la richiesta di trasformazione temporanea dell attività lavorativa da tempo pieno a tempo parziale al rientro della maternità, per un tempo predeterminato e con un limite massimo costituito dal compimento del 3 anno d età di vita del figlio (ovvero entro i 3 anni dall adozione) nei limiti previsti dal CCNL. Diritto allo studio Fermo restando i limiti di cui all art. 126 del CCNL Turismo, ai lavoratori 9

10 Aprile 2013 Area Sindacale N. 84 studenti potrà essere riconosciuto un giorno di permesso retribuito, a carico dell azienda, per il giorno precedente l esame universitario, in aggiunta a quanto previsto dalla legge 300/70, in ipotesi di superamento dell esame. Congedo del padre Il congedo di cui all art. 1 comma 2 D.M. Min. Lav. 22 dicembre 2012, viene elevato a numero 2 giorni. Le modalità di fruizione del permesso aggiuntivo sono quelle indicate nel sopra citato D.M.. Premio di Risultato Le parti hanno concordano sulla validità e sull attualità di un sistema di partecipazione incentivazione come previsto dall accordo Interconfederale L importo massimo erogabile del PdR sarà per gli anni 2013, 2014, 2015 pari a Euro 2.000,00 lordi per persona. Le novità rispetto al precedente accordo sono l introduzione di 2 nuovi parametri di qualità, portando i parametri da 4 a 6, determinando l importo del premio con i seguenti obiettivi e relativi pesi: Obiettivi Peso Redditività (GOP ) 25% Produttività (Revenue) 20% Produttività (% di occupazione)* 25% Qualità (LQA) 10% Qualità (Gallup) % Fully Engaged Guests Qualità (Gallup)-% Complaint Handling Extremely Satisfied Guests 10% 10% L altra modifica intervenuta è legata alla presenza, utile al conteggio del PdR, in cui influiranno unicamente le seguenti voci: Malattia; Assenza ingiustificata; Sospensione dal lavoro a seguito di procedure disciplinari; Aspettative non retribuite; Congedo parentale; Scioperi. Con riferimento alla malattia, le quote di premio verranno decurtate nel seguente modo: N. giorni di malattia % di PdR Fino a 30 giorni 100% del premio Da 31 a 60 giorni 70% del premio Da 61 a 90 giorni 50% del premio Da 91 a 120 giorni 30% del premio Dai 121 ai 180 giorni 10% del premio Fermo restando quanto previsto per la malattia, le ore di assenza sopra indicate verranno rapportate alle ore annualmente lavorabili da CCNL (2064 ore) e tale importo verrà trasformato in % di decurtazione del premio. Esempio: 80 ore di assenza complessive annuali, determineranno una decurtazione del premio del 3.87% ((80/2064)*100=3.87). Decorrenza e durata L accordo avrà durata dal 1 Aprile 2013 fino al 31 Marzo In caso di disdetta è stata prevista l introduzione di una mini ultravigenza per 6 mesi e in caso di avanzamento della trattativa vi è l impegno di prorogare detto termine. Nino Ilarda Dalle aziende Licenziamenti Autogrill: in Lombardia si chiude il confronto territoriale La procedura di mobilità aperta da Autogrill a gennaio di quest anno, si sta avvicinando al termine della fase d confronto sindacale. In realtà i tempi si sarebbero originariamente già esauriti a metà circa di marzo, se le parti non avessero deciso di prorogare, una prima volta fino a fine marzo ed una seconda fino al 12 aprile 2013, la scadenza della fase sindacale per permettere lo svolgersi dei diversi confronti territoriali decisi nell incontro del 6 marzo. Per permettere l individuazione di soluzioni concrete che riducessero il numero degli esuberi dichiarati dall azienda nella procedura, si è infatti deciso di avviare un percorso di confronti regionali che esaminassero nei locali compresi nel perimetro di ogni regione, ogni possibile soluzione che permettesse di assorbire l esubero e riducesse così la dimensione del problema. In Lombardia è stato effettuato, come prima regione, il confronto in data 14 marzo e, nel corso di tale confronto, si sono esaminate le realtà sette locali presenti sul territorio. Nel merito sono state individuate principalmente tre tipologie di soluzioni. La prima tipologia è costituita dal trasferimento di part time dal locale ove è stato dichiarato l esubero ad un locale ove è stata dichiarata una capacità ad accogliere lavoratori (ricordiamo che in procedura sono state indicate, a livello nazionale, 3 disponibilità ad accogliere Responsabili di servizio e 89 disponibilità ad accogliere operatori a Tempo Parziale): per l individuazione del lavoratore da trasferire si è indicata la volontarietà o, in alternativa, l applicazione dei criteri che la L. 223/91 prevede per l individuazione degli eventuali licenziamenti. La seconda tipologia è costituita dal trasferimento con riduzione a tempo parziale di operatori pluriservizio fulltime che potessero essere accolti da locali ove è stata dichiarata la capacità di accogliere part-time: in questo caso l unico criterio che è stato individuato per l applicazione della soluzione è la volontarietà del lavoratore stesso. La terza tipologia è costituita dal trasferimento di operatori pluriservizio full-time che potessero essere accolti da locali ove è stata dichiarata la capacità di accogliere part-time, con la previsione di sudividere il proprio orario giornaliero in due frazioni intervallate da non più di due ore: anche in questo caso in questo caso, l unico criterio che è stato individuato per l applicazione della soluzione è la volontarietà del lavoratore stesso. Solo per i locali di Stradella e di Po Brennero Est, non si è riusciti ad individuare in modo concordato soluzioni, mentre per gli altri cinque locali, grazie alla volontarietà di alcuni dipendenti, si è raggiunto il totale riassorbimento degli esuberi. Il confronto regionale lombardo si è concluso il 28 marzo ed ora la trattativa riprenderà in sede nazionale per proseguire la ricerca di soluzioni per i locali che mantengono in essere gli esuberi dichiarati dall azienda. Sergio Del Zotto 10

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