UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA CORSO DI LAUREA IN INFORMATICA. Tesi di laurea triennale

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1 UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA CORSO DI LAUREA IN INFORMATICA Tesi di laurea triennale Attivazione di un sistema prototipale di gestione del Catasto Strade per l'isola d'elba Candidato: Carlo Gherarducci Tutor Accademico: prof. Gualtiero Leoni Tutor Aziendale: Luciana Marzi Ciurli

2 A Michela, che nel periodo di stesura di questa tesi mi ha sopportato e supportato. A Luca, che mi ha infuso particolare coraggio nei giorni antecedenti l'esposizione... A Babbo, Mamma, e i miei Nonni, che mi hanno dato conforto e i mezzi per conseguire questa Laurea.

3 ABSTRACT L art. 13, comma 6 del Nuovo Codice della Strada prevede l obbligo, per gli enti proprietari delle strade del territorio nazionale, di istituire e tenere aggiornati la cartografia, il catasto delle strade e le relative pertinenze secondo lo modalità stabilite con apposito decreto dal Ministero del Lavori Pubblici, sentito il Consiglio Superiore del Lavori Pubblici ed il Consigli Nazionale delle Ricerche. L art. 226, commi da 1 a 3, ed il regolamento di attuazione, art. 401, danno ulteriori indicazioni su come debba essere realizzato l archivio e sui suoi contenuti. L archivio, che deve contenere tutti i dati relativi allo stato tecnico e giuridico delle strade, con indicazioni del traffico veicolare, degli incidenti e dello stato di percorribilità e di inquinamento acustico e atmosferico, sarà completamente informatizzato e diviso in cinque sezioni tra loro interconnesse; i relativi dati dovranno essere forniti dagli enti proprietari delle strade, desumendoli dai propri sistemi informativi stradali, e da altre fonti. Il Catasto è uno strumento per realizzare l inventario delle strade e dei beni presenti sulla strada. La conoscenza della rete stradale è di vitale importanza per qualsiasi attività o scelta che si debba compiere. Da questo punto di vista il Catasto è assimilabile ad una anagrafe di tutto ciò che si trova sulla strada o che comunque interagisce con essa. E abbastanza semplice delineare quali possono essere i principali campi di applicazioni di un simile archivio. In particolare, le potenzialità del progetto presentato, che è comunque limitato, sono le seguenti: monitorare lo stato di conservazione delle strade e delle opere connesse (opere d arte, barriere di sicurezza); avere una visione chiara e completa dello stato della segnaletica, avendo la possibilità di stabilire quali e quanti cartelli debbano essere sostituiti; in base ai primi due punti, razionalizzare la manutenzione della rete stradale, stabilendo i lavori necessari a breve e a lungo termine, programmando in questo modo una parte degli investimenti.

4 Il Catasto deve obbligatoriamente contenere gli elementi relativi alle caratteristiche geometriche delle strade e delle relative pertinenze, nonché gli impianti ed i servizi permanenti connessi alle esigenze della circolazione. Detto inventario di base deve essere suscettibile di ampliamento, al fine di contenere quegli elementi e notizie necessarie agli enti proprietari delle strade per corrispondere alle disposizioni del Codice ed alle esigenze di costituzione dell Archivio Nazionale delle Strade. I dati contenuti nell archivio rappresentano le informazioni di base alle quali devono fare riferimento tutte le altre informazioni che saranno contenute nei Sistemi Informativi Stradali (cartografie, dati di traffico, stato di conservazione delle opere d arte, delle pavimentazioni e delle opere complementari, monitoraggi ambientali, segnaletica, ecc.). Fine del progetto oggetto di questo stage formativo è la creazione di un sistema, a livello prototipale, che rappresenti un sottoinsieme funzionante di quanto stabilito dagli articoli di legge nominati sopra. In particolare, è stato richiesto un impegno maggiore nei confronti della segnaletica verticale, delle opere d arte e delle barriere di sicurezza. Data la complessità di un simile progetto, e la limitata quantità di tempo a disposizione, il programma è da considerarsi ulteriormente ampliabile e modificabile. Nonostante il titolo attribuito al tirocinio faccia pensare a piccole quantità di dati (l Isola d Elba è un ambito abbastanza limitato), il programma potrebbe essere adottato per l intera provincia di Livorno. La difformità tra uno spazio circoscritto quale è l Elba e l intera provincia di Livorno sta appunto nella mole di dati ma non nella forma dei dati stessi.

5 Indice 1. INTRODUZIONE Alcune nozioni sui Sistemi Informativi Territoriali (SIT) Il modello Raster Il modello Vettoriale Le funzionalità tipiche di un GIS Cenni di Cartografia La rappresentazione di Gauss La cartografia ufficiale Italiana Il GPS, ovvero il Global Positioning System Lo stato dell'arte del Catasto Strade informatizzato FASI DI LAVORO ATTIVITA' DI RICERCA CORREZIONE DEGLI ERRORI MODELLAZIONE DEL DATABASE Il grafo stradale La segnaletica verticale Le opere d arte Le barriere di sicurezza IMPLEMENTAZIONE DEGLI STRUMENTI Panoramica degli strumenti utilizzati Strumenti per la segnaletica verticale Inserimento dei dati Lettura dei dati Interrogazione dei dati Strumenti per le opere d'arte Inserimento dati Lettura dei dati CARATTERISTICHE MANCANTI E SVILUPPABILI...50 CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA...52

6 1. INTRODUZIONE 1.1 Alcune nozioni sui Sistemi Informativi Territoriali (SIT) La sigla GIS (Geographical Information System) è tradotta in italiano con una sigla analoga, SIT, che estesa diviene Sistema Informativo Territoriale. Un SIT può essere definito come...un sistema informativo basato su computer che cerca di catturare, immagazzinare, manipolare, analizzare e visualizzare dati spaziali con associati degli attributi, al fine di risolvere ricerche complesse, pianificare e gestire problemi. (Fischer & Nijkamp, 1992). Una definizione più breve è quella di identificare un SIT come una base di dati di informazioni che forniscono una descrizione semplificata e digitale di aspetti e caratteristiche di porzioni della superficie terrestre. Gli oggetti presenti nel database pertanto richiedono oltre alla gestione delle informazioni pertinenti all'oggetto, che tali informazioni siano georeferenziate, cioè ancorate in un punto preciso, o in un'area ben delimitata, dello spazio geografico che il database intende descrivere. I SIT sono molto utili come supporto alla pianificazione, alla gestione e alla ricerca e hanno innumerevoli applicazioni a partire dalla gestione del territorio fino ad arrivare all'archeologia e allo studio dell'ambiente. I dati memorizzati in un SIT sono entità composte dall'aggregazione di attributi tradizionali (alfanumerici, multimediali, ecc.) con attributi per la localizzazione spaziale delle medesime entità. Essi sono, inoltre, organizzabili in più strati (layer) sovrapponibili. I paradigmi più diffusi per la rappresentazione di tali dati sono due, il modello Raster e il modello Vettoriale Il modello Raster In questo formato lo spazio da rappresentare è suddiviso in elementi regolari (di dimensioni tipicamente piccole). Spesso si tratta di piccoli rettangoli che formano una griglia (grid). In alternativa sono disponibili misure rilevate o stimate di quantità raccolte su uno schema regolare (matrice) di punti. In questo caso si parla di lattice o reticolo. 6/52

7 Ciascun elemento di uno schema raster di una regione rettangolare ottiene, tramite una semplice formula, la propria georeferenziazione (i.e. le suecoordinate spaziali), se si conosce la georeferenziazione degli estremi della regione stessa e il numero di elementi raster in cui la regione è suddivisa. A ciascuna cella raster (o a ciascun punto del reticolo) possono essere assegnati uno o più attributi sia numerici che categoriali. Tipicamente questo facilita la visualizzazione dei dati raster sotto forma di immagini. Il modello raster è molto diffuso ogni volta che si vuole integrare nel GIS informazioni di campo (misure condotte a tappeto su un'area, quantizzazione, risoluzione, ecc.), oppure le scansioni della vecchia cartografia. Uno degli esempi più comuni sono le immagini satellitari o le Digital Elevation Map (DEM). Figura 1.1: Esempio di layer Raster (bianco e nero) e Vettoriale (azzurro) Il modello Vettoriale Gli elementi che costituiscono questo modello sono punti, linee e aree: un punto è rappresentato da una coppia (x,y) o una terna (x,y,z), nel caso in cui la cartografia sia tridimensionale. una linea è rappresentata da una spezzata composta da segmenti (archi) successivi, i cui estremi si dicono vertici. 7/52

8 un'area (poligono) è una regione delimitata da una linea chisa per la quale si può definire in maniera non ambigua un dentro, un fuori ed un bordo. Il database in questo caso prevede tabelle di punti, di linee e di regioni. Ciascuno di questi elementi geometrici ha una rappresentazione grafica (che può essere controllata scegliendo alcuni simboli grafici) ma soprattutto ha un identificatore unico (ID) chiave delle tabelle suddette che contengono tutte le altre informazioni relative a tali entità. Il modello vettoriale è più compatto e consente un risparmio di memoria. Esso però pone la necessità di implementare operazioni di nuova natura: operazioni geometriche: fusione, ridimensionamento, deformazione, trasformazione affine, intersezione, ecc. operazioni topologiche: espansione, erosione, relazioni di prossimità e di similarità tra forme, ecc. Tali operazioni sono spesso assai più complesse delle loro controparti del modello Raster. In definitiva, i due modelli sono entrambi validi, e nessuno dei due è destinato a soppiantare l'altro. La scelta tra i due modelli è dettata dalle applicazioni utilizzate, e dai dati già disponibili Le funzionalità tipiche di un GIS Un Sistema Informativo Territoriale viene impiegato principalmente per una serie di attività, tra cui: Visualizzazione di informazioni spaziali e geografiche: mappe e cartografie. Analisi spaziali, per rispondere a domande del tipo: quali aree urbane hanno maggiore densità di edicole? Quali aree sono argillose o vulcaniche e hanno una certa pendenza critica? Elaborazione (automatica, semiatomatica o manuale) di immagini satellitari. 8/52

9 Simulazioni di fenomeni naturali, come ad esempio il percorso di una valanga o una frana. Ottimizzazione della dislocazione di risorse ai fini di una pianficazione territoriale. Analisi dei flussi di trasporto, ecc. 1.2 Cenni di Cartografia Per rappresentare l'irregolare superficie fisica terrestre viene utilizzata, come superficie di riferimento sulla quale proiettare tutti i punti significativi del territorio, quella del geoide: una superficie molto complessa, la cui definizione è tale da risultare in ogni punto della terra perpendicolare alla direzione della verticale, materializzabile mediante un filo a piombo. La complessità della formulazione matematica del geoide, dovuta al fatto che in essa giocano grandezze non solo geometriche ma anche meccaniche quali la densità dei diversi punti all'interno della Terra, ha portato alla definizione di altre superfici di riferimento che approssimino il geoide, ma godano di espressioni matematiche più semplici. In cartografia viene usualmente utilizzata la superficie dell'ellissoide, la cui espressione: è caratterizzata da soli 2 parametri: a (semiasse equatoriale) e c (semiasse polare). La quantità: viene definita schiacciamento. La superficie ellissoidica non è sviluppabile sul piano senza deformazioni essendo una superficie a doppia curvatura: la definizione di un sistema di rappresentazione cartografica si basa allora sulla scelta di due funzioni, dette equazioni della rappresentazione, che permetto di calcolare le coordinate piane ortogonali (coordinate cartografiche) x e y per ogni punto di cui siano note le coordinate geografiche ϕ (latitudine) e λ (longitudine): x = f(ϕ, λ) y = g(ϕ, λ) Si possono definire anche le formule inverse, che permettono di calcolare ϕ e λ se sono note le coordinate x,y. x 2 y 2 z 2 a 2 c 2 = a c a 9/52

10 Figura 1.2: Coordinate geografiche Nella costruzione della cartografia di un territorio si procede generalmente per livelli successivi, provvedendo dapprima alla determinazione della posizione di un limitato numero di punti caratterizzati da elevata precisione (vertici trigonometrici): l'inquadramento geodetico di una regione comporta la definizione, mediante un'opportuna serie di misure di angoli, distanze e dislivelli, delle coordinate geografiche di un insieme di punti disseminati sul territorio con sufficiente densità, attraverso l'esecuzione di calcoli che, oltre alla determinazione geometrica dei punti, consenta la definizione dei parametri di attendibilità statistica delle singole coordinate. Sulla base di tale rete fondamentale vengono poi appoggiati i rilievi di raffittimento ed i vari rilievi di dettaglio. L'Istituto Geografico Militare, l'ente che ha in Italia il compito di provvedere alla realizzazione e alla gestione della rete geodetica nazionale, ha effettuato la revisione di tutta la rete geodetica, con l'istituzione di una rete tridimensionale di elevata precisione (Progetto IGM95), i cui punti sono caratterizzati da materializzazioni stabili ed accessibili, o, in mancanza di questi, da vertici di nuova istituzione, per un totale di circa 1230 punti. La particolarità di questa rete è che per la prima volta vengono applicate in modo estensivo le metodologie basate sull'uso dei segnali satellitari del sistema GPS (Global Positioning System). 10/52

11 La distanza media tra i vertici della nuova rete è di circa 20 km, ossia un punto ogni circa 300 kmq. Oltre alle coordinate dei vertici trigonometrici sono state anche calcolate le relazioni tra il sistema geodetico nazionale e il sistema WGS84, il sistema in uso per le applicazioni satellitari. Questo consente all'utenza la possibilità di effettuare rilievi topografici con metodologia GPS su tutto il territorio nazionale e di inquadrare i risultati nel sistema geodetico preesistente, con parametri di trasformazione già determinati e validi per intorni di circa km La rappresentazione di Gauss Dato un sistema geodetico e scelta la rappresentazione che si intende adottare, ovvero l'insieme delle due funzioni f e g cui si è fatto cenno, si procede al calcolo delle coordinate piane e ortogonali dei vertici trigonometrici che costituiscono, come è stato detto, l'"ossatura" sulla quale verranno appoggiati tutti i rilievi relativi ad un dato territorio. La rappresentazione di Gauss, scelta per la cartografia ufficiale italiana, si può inizialmente immaginare come derivata dalla proiezione dei punti dal centro dell'ellissoide di riferimento su un cilindro tangente ad un meridiano, detto meridiano centrale: in realtà la rappresentazione si ottiene unicamente con un procedimento matematico (le funzioni f e g) e non attraverso un procedimento geometrico e proiettivo, anche se, per la propria similitudine con la proiezione cilindrica, la rappresentazione di Gauss viene definita cilindrica modificata o pseudocilindrica. Figura 1.3: Cilindro tangente ad un meridiano 11/52

12 La cartografia di Gauss è conforme, e pertanto gli angoli misurati sulla carta corrispondono perfettamente con i corrispondenti angoli misurati sul terreno; le lunghezze misurate sulla carta sono invece deformate rispetto a quelle misurate sulla superficie di riferimento La cartografia ufficiale Italiana La cartografia ufficiale italiana, proposta nel 1940 dal prof. Boaga, utilizza la rappresentazione di Gauss, ma prevede l'utilizzo di due fusi, denominati fuso Ovest e fuso Est, coincidenti rispettivamente con i fusi 32 e 33 del sistema U.T.M. (usato per la cartografia mondiale) ed aventi rispettivamente i meridiani posti a 9 e a 15 ad Est di Greenwich come meridiani centrali. Come punto di emanazione (luogo geometrico in cui la normale all'ellissoide e la verticale, intesa come linea di forza del campo gravitazionale terrestre, sono coincidenti) per il calcolo delle coordinate geografiche di tutti i vertici della rete geodetica italiana fu assunto il vertice di Roma Monte Mario (sistema Roma40), al quale, in seguito ad accurate osservazioni astronomiche, erano state attribuite le seguenti coordinate geografiche: ϕ = 41 55'25".51 λ = 12 27'08".40 Come ellissoide veniva scelto l'ellissoide Internazionale proposto da Hayford nel 1909, avente i seguenti parametri: semiasse equatoriale: a = m schiacciamento: α = 1/297.0 Fu istituita una doppia falsa origine, una per ciascun fuso, attribuendo ai punti sul meridiano centrale del fuso Ovest un valore convenzionale di x pari a 1500 km, ed a quelli sul meridiano centrale del fuso Est un valore di 2520 km. Si venivano quindi a determinare le coordinate E e N, definite da: N = y per entrambi i fusi E = x per il fuso Ovest E = x per il fuso Est 12/52

13 In tal modo la prima cifra della coordinata Est corrisponde sempre al numero del fuso: 1 per il fuso Ovest e 2 per il fuso Est. Tale sistema venne denominato Gauss-Boaga. I dati utilizzati in questo progetto vengono rilevati sul campo mediante GPS, il quale utilizza come sistema di riferimento il WGS84. Per questo motivo, e per quanto detto sopra, ossia che la cartografia nazionale è rappresentata tramite il sistema Gauss-Boaga (Roma40), è necessaria una conversione tra i dati ottenuti mediante lo strumento e quelli effettivamente utilizzati nel programma. Esistono diversi software, anche gratuiti, che consentono questa trasformazione in modo facile e veloce: quello utilizzato nello stage è CartLab 1.2 ( 1.3 Il GPS, ovvero il Global Positioning System Gran parte dei dati che verranno inseriti nel database creato durante questo progetto sono stati ottenuti tramite un GPS. Il GPS è un ricevitore che elabora i segnali inviati dai satelliti e li traduce in una posizione, espressa in latitudine (i paralleli, orizzonali sulla carta, orientati a Nord oppure a Sud) e in longitudine (i meridiani, verticali, orientati ad Est o a Ovest). Originariamente il sistema fu sviluppato per la navigazione (a scopi militari). Il sistema GPS è articolato su 24 (+3 di riserva) satelliti, per un totale di 27 elementi distribuiti su 6 piani orbitali ad un'altezza di circa km, e strettamente controllati dalle stazioni a terra. Le informazioni sulle orbite dei satelliti sono dette effemeridi, e sono costantemente aggiornate nei GPS ogni volta che si accende lo strumento (viene aggiornato un piccolo database al suo interno, chiamato Almanacco). Tralasciando i dettagli, si può dire che il sistema funziona così: ogni satellite invia un segnale, ad intervalli regolari, contenente una stringa che comprende, oltre alla posizione, anche l'orario (preciso al millesimo di secondo) di invio della stringa stessa. Calcolando il tempo che impiega il segnale a raggiungerlo, il ricevitore stabilisce, grazie anche agli altri satelliti, la propria posizione attraverso un processo di triangolazione. E' necessario comunque che almeno 3 satelliti siano nella visuale dello strumento per fare il punto (fix) su due dimensioni (latitudine e longitudine), mentre ne servono almeno 4 per avere anche l'altitudine. I satelliti visibili devono avere, infine, una buona geometria, nel senso che 13/52

14 devono essere disposti in modo che non siano né troppo bassi sull'orizzonte né troppo prossimi alla verticale. 1.4 Lo stato dell'arte del Catasto Strade informatizzato Il più completo sistema riscontrato dalle ricerche sulla rete è sicuramente il Sistema Informativo Sicurezza Stradale (SISS, della Provincia di Bologna, che, oltre a dare una completa gestione del Catasto Strade, contiene un osservatorio sull'incidentalità. Dal sito è possibile fruire di un visualizzatore di dati: e Altro sistema completo e funzionante è quello della Provincia di Perugia ( che fornisce anche interessanti informazioni sul metodo di rilevamento dei dati (veramente avveniristico): è stata utilizzata un'automobile (in figura) attrezzata di telecamere e GPS, che registrano foto e posizioni. Dalle foto il sistema realizza anche le planimetrie delle strade. Altri Enti si sono muniti di questo strumento, altri ancora sono in fase di realizzazione. E' certo però, che l'italia si trova (come spesso accade) un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei. 14/52

15 2. FASI DI LAVORO Il progetto può essere suddiviso in tre stadi. Una prima fase è stata quella di verificare la correttezza dei dati, forniti dal Progetto SIT della Provincia di Livorno, che consistevano nella cartografia numerica dell Elba, in scala 1: Tramite alcune interviste con i Capi distretto della Provincia è risultato che il grafo conteneva diversi errori; nello specifico alcuni tratti di strade erano assegnati erroneamente ad altri Enti, altri invece mancavano del tutto. La seconda fase, la più lunga e impegnativa, consisteva nella progettazione e realizzazione del database e degli strumenti per l interazione con esso. Anche in questo caso, diverse interviste con i tecnici della Provincia sono state essenziali per capire le reali esigenze dell Ente. Dagli incontri è risultato che particolare enfasi veniva data alla segnaletica verticale: la provincia di Livorno conta infatti migliaia di segnali stradali verticali, che dovrebbero essere continuamente rimpiazzati per scadenza, danneggiamento o inadeguatezza alle norme del Codice della Strada vigenti. Un altro aspetto importante che riguarda la segnaletica è quello giuridico. Spesso i responsabili della Provincia vengono chiamati in causa perché, in seguito ad un incidente stradale, viene richiesto se un dato segnale era presente in un determinato tratto di strada in una certa data. E quindi fondamentale che la base di dati sia di tipo storico. Un database storico registra informazioni riguardanti entità (oggetti, caratteristiche e relazioni) modificabili nel tempo. In ogni momento è possibile riportare il database alla data richiesta ed ottenere l insieme di entità che esistevano in quel momento. Vedremo più avanti che questa definizione di archivio storico non rispecchia esattamente quanto realizzato. Ovviamente non è importante che tutti i dati archiviati lascino traccia nel corso del tempo: soltanto le tabelle dei segnali verticali e delle barriere sono di tipo storico. Infine è stato scelto di inserire nel database un campione di dati, riferito ad una sola strada dell isola, per provare le funzionalità del sistema. 15/52

16 3. ATTIVITA' DI RICERCA Punto di partenza del progetto è stata la ricerca in ambito normativo e tecnico per lo studio del contesto. E stata pertanto svolta un attività preliminare di analisi degli standard e delle esperienze nazionali. In questo modo mi sono potuto orientare verso alcune scelte di progettazione dei contenuti e della struttura del Catasto Stradale. A livello normativo nazionale l esame si è concentrato sulle indicazioni del Ministero dei Lavori Pubblici per l istituzione del Catasto Stradale. Tale documento, redatto nel 1 Giugno 2001, che peraltro è in forma non definitiva, stabilisce quali entità inserire nel catasto e le modalità di acquisizione dei dati. Per il grafo, lo standard europeo più valutato è il GDF (Geographic Data File), sviluppato dal Esso costituisce un modello di riferimento per la rappresentazione e descrizione dei dati geografici. I due punti fondamentali sono: l utilizzo di attributi segmentati, ossia la variazione di un attributo lungo la strada. l adozione di diversi livelli di descrizione della rete, di differente dettaglio l uno dall altro. Il Ministero dei Lavori Pubblici ha individuato il livello 1 come riferimento per l impostazione del Catasto Stradale delle Amministrazioni pubbliche. La banca dati geografica per la formazione del Catasto è stata comunque riferita al grafo fornitomi, anche se questo non rispetta tutti i requisiti indicati dal Ministero e dallo standard GDF. A causa del tempo a mia disposizione (molto limitato), ed essendo io l unica risorsa umana, ho creato questo primo sistema, successivamente perfezionabile. Se si fossero dovute seguire scrupolosamente le rigide prescrizioni imposte dallo studio del Ministero, si sarebbe resa necessaria la costruzione di un grafo ex novo (cosa di per sè impossibile in 450 ore). 16/52

17 4. CORREZIONE DEGLI ERRORI Il distretto stradale dell Isola d Elba sotto competenza della Provincia di Livorno consiste di 165,798 km di strade. Il grafo delle strade fornito dal SIT di Livorno è stato realizzato dalla Regione Toscana alcuni anni fa, e comprende non soltanto le strade provinciali, ma anche quelle di tutti gli altri Enti. Erano inoltre presenti shapefile riguardanti l idrografia, le aree urbanizzate, ecc. Un primo obiettivo è stato quello, quindi, di estrarre da una quantità enorme di dati soltanto quelli utili allo svolgimento del progetto. Fortunatamente, mediante il programma ArcGIS 9 di ESRI, è stato facile selezionare gli archi e i nodi occorrenti tramite delle query sugli attributi (Figura 4.1). Gli elementi risultanti, in numero decisamente inferiore, sono stati poi impiegati per creare un nuovo shapefile di tipo linea. Come detto in precedenza questo layer conteneva degli errori, di vario tipo. Le imprecisioni più frequenti erano associate all assegnamento di alcuni tratti di strada ad un certo Ente piuttosto che ad un altro. Risolvere quel tipo di problema è stato relativamente semplice: l unico metodo era quello di armarsi di pazienza e riempire i buchi recuperando le strade mancanti dal layer originale. Altro discorso è stato, invece, quello per i segmenti che erano completamente errati (Figura 4.2). In tali casi serviva modificare a mano il grafo stradale con gli strumenti di editing forniti da ArcMAP. Per assicurare che il nuovo segmento fosse effettivamente corretto, è stato caricato nella mappa un nuovo strato contenente la cartografia raster dell isola. L ultimo tipo di errore del grafo è la totale assenza di alcuni segmenti di strada. Ad esempio, due rotatorie nella zona di Portoferraio non erano presenti. Anche in questo caso gli errori sono stati corretti tramite gli strumenti di modifica di ArcMAP. Figura 4.1: Selezione di oggetti tramite query sugli attributi in ArcGIS 9. Figura 4.2: Il segmento in verde rappresenta la porzione (errata) del grafo originale, mentre quello in blu è la versione corretta. 17/52

18 5. MODELLAZIONE DEL DATABASE Una base di dati impiegata per il Catasto delle Strade deve essere di tipo geografico. Deve contenere, cioè, dati di due forme: quelli spaziali, oggetti cioè che rappresentano elementi del territorio (come strade, barriere, ecc), e quelli alfanumerici, ossia tutto quello che solitamente viene memorizzato negli archivi (foto, note, date, ecc). A loro volta, i dati spaziali hanno una doppia personalità, perché caratterizzati dal fatto di possedere due tipi di informazione, diverse e integrate: una geografica ed una descrittiva (gli attributi). Ad esempio una strada porta un informazione geografica consistente nella sua posizione nel territorio, ed una descrittiva consistente nella sua tipologia, nelle sue caratteristiche tecniche, ecc. L informazione geografica si visualizza mediante una rappresentazione cartografica, quella descrittiva tramite una tabella riportante i valori degli attributi. Una differenza interessante tra i due tipi di informazione è che mentre quella descrittiva rappresenta un oggetto in quanto tale, dando cioè indicazioni riguardanti soltanto l oggetto stesso, quella geografica descrive l oggetto in relazione ad altri, sia dello stesso tipo che di altro. 5.1 Il grafo stradale Le indicazioni sul tipo e il nome degli attributi degli oggetti da memorizzare nell archivio sono state in un primo momento estratte da un allegato del Decreto Legislativo del Ministero dei Lavori Pubblici che obbliga tutti gli enti ad istituire e tenere aggiornato un Catasto delle Strade informatizzato. Il documento stabilisce che le strade devono essere memorizzate come segmenti chiamati Elementi Stradali, entità lineari delimitate da due Giunzioni, che in generale rappresentano l asse di un tratto di strada a singola carreggiata. Le Giunzioni sono invece dei punti di intersezione degli assi di due elementi stradali. Sono rappresentati da un entità puntuale, descritta in termini geometrici da una coppia di coordinate. Gli Elementi Stradali hanno attributi alfanumerici riguardanti misure, stato del manto stradale, ecc. Successivamente, adeguandomi ai modelli realizzati da altri Enti (come la Provincia di Bologna), ho aggiunto un terzo elemento, chiamato Estesa Amministrativa., un insieme di Elementi Stradali aggregati, che condividono una caratteristica o una funzione. Di solito, 18/52

19 un Estesa è un elemento che definisce le caratteristiche dell infrastruttura stradale secondo criteri amministrativi. Le Estese Amministrative non erano presenti nel grafo, quindi sono state aggiunte. La scelta effettuata è risultata importante in quanto ho deciso di utilizzare la tabella delle Estese Amministrative come riferimento per tutti gli oggetti che vi ruotano intorno. In termini pratici, è più utile sapere che un certo segnale è installato sulla Strada Provinciale n.33 che non sapere che è installato sul segmento stradale con ID 115. In termini tecnici, ogni elemento montato su una strada ha come chiave esterna il numero di strada provinciale. Il risultato, a livello di grafo stradale, è stato quindi quello di avere 3 diversi layer: il layer delle Giunzioni, di tipo puntuale, il layer degli Elementi Stradali, che comprende attributi segmentati riguardanti lo stato del manto stradale, la larghezza della carreggiata, ecc. Ovviamente i dati di questo tipo non sono presenti, perché sono necessari dei rilievi sul posto. Infine, il layer delle Estese, contenente informazioni sulla classe amministrativa, sull ente competente, la toponomastica e così via. Il resto delle informazioni da salvare nel database è stato deciso tramite i colloqui, perché non esistono documenti ufficiali che stabiliscono, ad esempio, la struttura che una tabella della segnaletica verticale dovrebbe avere. Gli elementi da memorizzare sono tre: la segnaletica verticale, le opere d arte (muri di sostegno, tombini, ponti, ecc.) e le barriere di sicurezza. Schema 1: Schema logico degli Elementi Stradali 19/52

20 Elenco degli attributi per Giunzioni, Elementi Stradali ed Estese Amministrative: Giunzioni (layer Elba_Nodi) ID TIP_GNZ Identificativo univoco dell oggetto Tipo di giunzione: 1 = intersezione a raso / biforcazione 2 = variazione carreggiata unica separata 3 = confine di Regione 4 = rotatoria 5 = terminale 6 = cambio toponimo / titolarità 7 = variazione classificazione tecnico-funzionale 8 = area di traffico 9 = nodo intermodale per ferrovia 10 = nodo intermodale per aeroporto 11 = nodo intermodale per porto 12 = nodo di supporto Elementi Stradali (layer Elba_Archi_Viari_Prov) ID NOD_INI* NOD_FIN* TIP_ELE CLS_TCN_FN COD_STT COD_SED SOT_PAS CLS_LRG CMP_ELE_ST TIP_GST Identificativo univoco dell oggetto Indentificatore univoco del nodo iniziale Identificatore del nodo finale Tipologia dell elemento stradale: 1 = elemento di strada indifferenziata 2 = raccordo, bretella, svincolo 3 = controviale 4 = traghetto (tratto stradale fittizio) 5 = pedonale 6 = attraversamento area di traffico Classificazione tecnico-funzionale: 1 = autostrada, superstrada e assimilate 2 = strada extra urbana 3 = strada urbana Codice del fondo: 0 = in esercizio 1 = in costruzione 2 = in disuso Codice della sede: 0 = a raso 1 = in galleria 2 = su ponte/viadotto/cavalcavia 3 = altro Possibili valori: 0 = l elemento non è in sottopasso di nessun altro oggetto 1 = l elemento è in sottopasso di un altro oggetto Classe di larghezza: 1 = minore di 3,5 metri 2 = tra 3,5 e 6,0 metri 3 = tra 6,0 e 8,0 metri 4 = maggiore di 8,0 metri Composizione dell elemento stradale: 0 = carreggiata unica 1 = carreggiate separate Tipo ente gestore: 1 = stato 20/52

21 COD_EST_AM 2 = regione 3 = provincia 4 = comune 5 = altro Identificatore dell estesa amministrativa (chiave esterna) Estese Amministrative (layer Elba_Estese) ID CLS_AMM Identificatore univoco dell oggetto Classificazione amministrativa: SS = strada statale SR = strada regionale SP = strada provinciale SC = strada comunale SM = strada militare PR = strada privata naturalmente tutte le strade del grafo in mio possesso sono di classificazione SP. TOPON Toponimo, ossia la denominazione ufficiale riportata per esteso SP_N Numero della strada (es 25a) LOCINIZ Località di origine della strada (per il verso di lettura dei cartelli, vedere più avanti) LOCFIN Località di fine della strada TIP_PRP Tipo ente proprietario: 1 = stato 2 = regione 3 = provincia 4 = comune 5 = altro 21/52

22 5.2 La segnaletica verticale Figura 5.1 Figura II 15, art. 89. Discesa pericolosa. La parte relativa alla segnaletica verticale è stata senza ombra di dubbio la più impegnativa (ma anche la più soddisfacente) di tutto il progetto, perché stato piuttosto complicato capire che cosa dovesse essere memorizzato nel database e in che modo. Innanzi tutto un segnale stradale verticale è composto da due elementi: il sostegno metallico ed i cartelli installati su di esso, per un massimo di 5 (anche se in realtà per le strade si vedono molti più che 5 cartelli installati su di un singolo sostegno). Si è preferito, perciò, dividere i due tipi di informazione, per ovviare a problemi di duplicazione dei dati e ad una poco elegante modellazione. Infatti, se si fosse considerato il sostegno con tutti i suoi cartelli come un entità unica, una riga della tabella Segnali avrebbe contenuto gli attributi dei cartelli e del sostegno su cui sono installati, questi ultimi ripetuti su tutte le righe dei cartelli. La soluzione trovata è così architettata: i sostegni verticali, anche detti pali, possiedono una propria tabella e sono georeferenziati, ossia hanno associata una posizione, in coordinate, sul territorio. Ogni volta che un palo viene aggiunto al database, anche la sua rappresentazione geografica viene aggiunta alla mappa, e la sua visualizzazione è effettuata tramite un punto. Altri dati, come la data di installazione e il tipo di sostegno, sono memorizzati negli attributi alfanumerici. I cartelli d altro canto non hanno bisogno di georeferenziazione: la loro posizione può essere ricavata dal palo su cui sono installati. Nella tabella dei cartelli, infatti, c è un campo chiave esterna che contiene l ID del sostegno verticale; con questo legame è possibile eseguire delle query per incrociare i dati e ricavare informazioni utili sia sulla posizione geografica che sullo stato di ogni singolo cartello. Per esempio, è possibile reperire quali cartelli hanno bisogno di sostituzione immediata perché sono scaduti con una query e creare un nuovo layer contenente i pali con cartelli scaduti. I modelli di cartello del Codice della Strada sono circa 200, e la provincia di Livorno ne conta migliaia. Si capisce che, se per ogni cartello da memorizzare nel database si volessero tenere anche dati sul modello di cartello, come l immagine, la descrizione, ecc. (Figura 3.3) 22/52

23 si avrebbe anche in questo caso un inutile spreco di spazio causato dalla duplicazione di migliaia di dati. Per cui ho realizzato un piccolo catalogo di segnali, consistente di una tabella (in formato Microsoft Access) contenente le immagini, il numero di figura o modello, l articolo del Codice della Strada e la descrizione dei cartelli. Questa tabella è esterna al progetto in ArcGIS, ed il programma vi accede via codice. Una chiave esterna dalla tabella dei cartelli al catalogo garantisce l incrocio dei dati. Come già detto in precedenza, era indispensabile che un cartello, una volta rimosso perché sostituito in seguito a danneggiamento o scadenza, rimanesse comunque presente nel database, a livello storico. In altre parole si richiedeva che in qualunque momento fosse possibile consultare l archivio dei cartelli presenti in una certa data. ArcGIS fornisce degli strumenti, chiamati di versioning per gestire queste eventualità automaticamente. Non mi addentrerò nella descrizione di queste funzionalità avanzate in quanto non mi è stato possibile utilizzarle, poiché non era consentito accedere ad un database avanzato come Oracle ed alla licenza ArcInfo (la più completa) del programma. Ho dovuto quindi ideare un modo non certo equiparabile a quello ESRI di storia del database ma comunque funzionante. Una strategia comune per gestire la storia in un database è quella di tenere traccia delle date di un oggetto inserendo, ogni volta venga fatta una modifica, una nuova riga nella tabella per quell oggetto. Ognuna di queste righe racchiude una data di inizio e fine, ad indicare in quale momento si ha una particolare rappresentazione dell oggetto. Con queste due date possono essere eseguite delle query per ottenere quello stato particolare dell oggetto in qualunque momento. ID DataInizio DataFine <altre colonne> 1 22/08/ /03/2003 A 1 14/03/ /08/2003 B 1 01/09/2003 <null> C ID <altre colonne> 1 A 23/52

24 Lo schema mostra il risultato di una query in un range di date, in questo caso tra il 22/08/2002 e il 13/03/2003. Come si vede l ID dell oggetto è lo stesso, perché ogni riga rappresenta la stessa entità in momenti diversi 1. Ovviamente il metodo presentato è il più semplice di tutti. Un altro modo un po più complesso è quello di mantenere una tabella di transazioni esterna, che memorizza l elenco di tutte le transazioni o modifiche fatte agli oggetti, con informazioni aggiuntive come l utente che ha effettuato la modifica e la causa (oltre, ovviamente, alla data). La tabella originaria conterrà quindi l ID della transazione di inizio e di fine di quel particolare stato. Io ho preferito fondere le due metodologie, utilizzando la semplicità della prima per le interrogazioni sulle date, e la tabella di transazioni della seconda per tenere una traccia più accurata delle modifiche effettuate alla base di dati. Così sarà anche più facile, in futuro e se se ne avrà necessità, rendere il sistema multiutente. Ricapitolando, la struttura storica dei cartelli è così definita: ogni cartello ha due date utili sia al database che ai tecnici che ne faranno uso, che sono la data di installazione e la data di rimozione. Esse si riferiscono all installazione e la rimozione fisica del cartello, ma vengono anche utilizzate come date fittizie di inserimento e rimozione nel database. Quando un cartello viene aggiunto alla base di dati, la sua data di installazione corrisponde al suo inserimento nel database, mentre quella di rimozione è vuota (null). D altro canto, se un cartello viene rimosso, nel database rimane comunque la sua riga, ovviamente con entrambe le date definite. Nel primo caso, una nuova riga viene aggiunta nella tabella di modifiche, con la data, il tipo di oggetto (per un eventuale applicazione di questo procedimento ad altri oggetti), ed una breve descrizione del tipo Creazione Oggetto. Anche nel secondo caso una nuova riga viene inserita, in tutto e per tutto uguale alla prima tranne che per la descrizione. Come già affermato, quest ultima tabella può risultare momentaneamente poco utile, per l esigua quantità di informazioni che memorizza, in questa fase prototipale del progetto, ma estremamente funzionale in un sistema più sviluppato. Un'altra questione importante è il verso di lettura di un segnale stradale. Le coordinate rilevate tramite GPS non sempre sono precise, così come spesso non lo sono i grafi stradali, 1 Ciascun oggetto memorizzato in un Geodatabase ha comunque un identificativo unico, chiamato ObjectID, non visualizzato nelle tabelle perché non usato dall'applicazione. 24/52

25 per cui può capitare che inserendo un nuovo segnale stradale esso risulti, sulla cartografia informatizzata, soprastante la strada oppure sul lato opposto di quello della realtà, cosa che rende non leggibile l orientamento di un cartello. Il problema può essere aggirato associando ad ogni Estesa Amministrativa due campi contenenti la località di inizio e la località di fine della strada. Questa soluzione richiede uno sforzo in più nella creazione/modifica del grafo, ma rende infallibile il sistema. Per esempio la S.P. 30b inizia in località Lacona e termina in Marina di Campo. Inserendo un nuovo segnale associato a questa strada, verrà richiesto se il cartello è leggibile nel verso Lacona Marina di Campo o viceversa. L ultimo requisito della segnaletica, così come di altri elementi del catasto, sono le foto ottenute con dei rilievi su strada. E stato sufficiente quindi creare un ulteriore tabella, stavolta di foto, utilizzata anche per i sopralluoghi alle opere d arte e per le barriere di sicurezza. Una riga della tabella comprende un campo BLOB (Binary Large Object) per la foto stessa, l ID e il tipo dell oggetto come chiave esterna e la data dello scatto. Schema 2: Schema logico della Segnaletica Verticale 25/52

26 Elenco degli attributi dei cartelli e dei sostegni verticali: Cartelli (tabella Elba_Cartelli) ID identificatore univoco dell oggetto (ID_CATALOGO*,CATEGORIA chiavi esterne per il database del catalogo dei segnali. La *) categoria indica se il cartello è un segnale stradale, un pannello integrativo o un segnale di indicazione. ID_PALO* identificatore del sostegno su cui è installato il cartello (chiave esterna). PARAMETRO indica la parte variabile di un cartello, come ad esempio la velocità massima o la pendenza. ST_FISICO lo stato fisico del cartello, valori da 1 (ottimo) a 4 (pessimo, da sostituire). CLS_PEL classe della pellicola adesiva che rappresenta il disegno del cartello. Tramite questo attributo viene stabilita la durata massima che la vita di un cartello può avere. Classe 1 = 7 anni, Classe 2 = 10 anni. D_POSA data in cui il cartello è stato installato. D_RIMOZIONE data in cui il cartello è stato rimosso. D_SCADENZA data di scadenza del cartello. D_RILIEVO data in cui è stato effettuato il rilievo del cartello. N_ORDINANZA, numero e data dell ordinanza di emissione del cartello. D_ORDINANZA ALT_TERRA, DIST_CARR altezza da terra e distanza dalla carreggiata (in cm). ANNOTAZIONI spazio per note inserite dall utente. Sostegni verticali (layer Elba_Pali) ID N_SP identificatore univoco dell oggetto. numero della strada provinciale a cui è associato il sostegno. Non si tratta di una vera e propria chiave esterna ma di un semplice riferimento, per non legare indissolubilmente questi oggetti alla cartografia sottostante. SEZIONE la forma del palo, che può essere di due tipi: 0 = circolare, 1 = quadrata. I sostegni con forma non circolare non sono più regolari e quindi devono essere sostituiti. VERSO, LATO D_POSA, D_RIMOZIONE, D_RILIEVO ANNOTAZIONI il verso indica la direzione da cui è possibile leggere i cartelli installati sul sostegno. Ad esempio, un valore di verso può essere da Portoferraio a Bivio Boni. Il lato indica il lato di carreggiata su cui è installato il palo, 0 = destro, 1 = sinistro. date che hanno lo stesso significato degli attributi corrispondenti dei cartelli. alcune note inserite dall utente. 26/52

27 5.3 Le opere d arte Per opere d arte non si intendono certo preziosi dipinti o sculture, ma delle strutture per il contenimento di argini (muri di sostegno), lo smaltimento delle acque (i tombini), ponti ad arco e a soletta. La loro catalogazione ha degli elementi (attributi) in comune ed altri specifici ai vari tipi di opera d arte. Per capire quali dati inserire nel database sono state utilizzate delle schede di rilievo, ossia dei fogli da compilare che venivano adottati in passato. La struttura è simile a quanto fatto per i sostegni verticali e i cartelli. Le opere consistono di una parte geografica, rappresentate mediante linee, la quale include anche gli attributi comuni a tutte le opere. Un esempio è la lunghezza dell opera, la data di costruzione, e così via. Altre tabelle, collegate alla precedente con una chiave esterna, comprendono invece i dati particolari per i vari tipi di opera. Un requisito significativo del catalogo delle opere d arte è la gestione dei sopralluoghi. I sopralluoghi sono delle visite che vengono fatte saltuariamente alle strutture per verificarne la stabilità e il corretto funzionamento. Veniva richiesto che ad ogni opera potessero essere associate delle visite corredate di data, alcune note ed un paio di foto. Doveva risultare possibile consultare tutte le visite fatte in passato. Il metodo è stato lo stesso usato più volte in altri casi: le visite sono associate alle opere mediante chiave esterna, mentre le foto vengono salvate nella stessa tabella di foto dei segnali stradali. 27/52

28 Schema 3: Schema logico delle Opere d'arte Elenco degli attributi delle opere d arte, generali e specifici: Opere d arte (Modello, layer Elba_Opere) ID N_SP N_OPERA PROG_KM TIPO D_COSTR DESCRIZIONE NOTE_AGG COORD_E_FROM, COORD_N_FROM COORD_E_TO, COORD_N_TO LUNGHEZZA identificativo univoco dell oggetto. numero della strada provinciale a cui fa riferimento l opera d arte. numero dell opera d arte. progressiva chilometrica dell opera. tipo dell opera: 1 = ponte a soletta 2 = ponte ad arco 3 = tombino 4 = muro di sostegno data di costruzione dell opera. piccola descrizione dell opera. altre note eventuali. coordinate WGS84 (E,N) del punto iniziale dell opera. coordinate WGS84 (E,N) del punto finale dell opera. Lunghezza in metri dell opera. Ponti a soletta (tabella Elba_Op_PontiS) ID ID_OPERA* P_LARGHEZZA P_ALTEZZA_SPALLE P_SPESSORE identificativo univoco dell oggetto. chiave esterna verso l opera d arte georeferenziata. larghezza (luce) del ponte. altezza delle spalle del ponte. spessore del ponte. Ponti ad arco (tabella Elba_Op_PontiA) ID ID_OPERA* identificativo univoco dell oggetto. chiave esterna verso l opera d arte georeferenziata. 28/52

29 P_LARGHEZZA P_ALTEZZA_SPALLE P_SPESSORE PA_TIPO_ARCO PA_ALTEZZA_ARCO larghezza (luce) del ponte. altezza delle spalle del ponte. spessore del ponte. tipo di arco. altezza dell arco. Tombini (tabella Elba_Op_Tombini) ID ID_OPERA* T_LUNGHEZZA T_DIAMETRO identificativo univoco dell oggetto. chiave esterna verso l opera d arte georeferenziata. lunghezza totale del tombino. diametro del tombino. Muri di sostegno (tabella Elba_Op_Muri) ID ID_OPERA* MS_ALT_MAX MS_ALT_MIN identificativo univoco dell oggetto. chiave esterna verso l opera d arte georeferenziata. altezza massima del muro. altezza minima del muro. 29/52

30 5.4 Le barriere di sicurezza Le barriere di sicurezza, anche chiamate guard-rail, hanno (o dovrebbero avere) la stessa necessità di essere sostituite frequentemente come i segnali stradali. Per tale motivo sono anch esse dotate di alcune date di supporto come la data di installazione e rimozione. La rimozione, come per i cartelli, non comporta l eliminazione dal database per una consultazione storica dell archivio. C è da dire che, una volta arrivato a questa fase del progetto, le ore a mia disposizione stavano per scadere ed è quindi da considerarsi meno completa delle altre. Il programma si limita all inserimento di nuove barriere, e manca perciò dei tool per l interrogazione automatizzata e per l identificazione dei singoli elementi della tabella. In ogni caso, la struttura dei suddetti strumenti è in tutto e per tutto simile a quelli degli altri oggetti della base di dati, e sono quindi di semplice implementazione. Le barriere di sicurezza del territorio provinciale devono essere adeguate alle nuove normative del Codice della Strada, il che significa che devono poter essere classificate in base al seguente elenco (secondo il D.M ): N1, Contenimento minimo N2, Contenimento medio H1, Contenimento normale H2, Contenimento elevato H3, Contenimento elevatissimo H4a, Contenimento per tratti ad elevatissimo rischio H4b, Contenimento per tratti ad elevatissimo rischio Attualmente non tutte le strade provinciali hanno barriere a norma (sono classificate genericamente come vecchio tipo ); generalmente per la messa in regola si aspetta che le vecchie barriere vengano danneggiate, sostituendole con quelle regolamentari. La tabella delle barriere è per certi versi simile a quelle dei pali/cartelli: anch essa ha un verso di rilievo, per capire da che parte è effettivamente installato il guard-rail. Come per i sostegni verticali, indicare soltanto il lato della strada (destro o sinistro) sarebbe 30/52

31 insufficiente per la mancanza di punti di riferimento a cui attribuire la destra o la sinistra. Scrivendo invece da Procchio a Marciana, lato dx si capisce perfettamente come è posizionato l oggetto. Schema 4: Schema logico delle Barriere di sicurezza Elenco degli attributi delle barriere di sicurezza: Opere d arte (Elba_Barriere) ID N_SP VERSO LATO CLASSE D_RILIEVO, D_POSA, D_RIMOZIONE POSIZIONE NOTE_AGG COORD_E_FROM, COORD_N_FROM COORD_E_TO, COORD_N_TO ANNOTAZIONI identificativo univoco dell oggetto. numero della strada provinciale a cui fa riferimento la barriera. verso di rilievo della barriera lato della strada su cui è installato il guard-rail: 0 = destro 1 = sinistro classe della barriera, stabilisce il grado di resistenza: N1 = Contenimento minimo N2 = Contenimento medio H1 = Contenimento normale H2 = Contenimento elevato H3 = Contenimento elevatissimo H4a = Contenimento per tratti ad elevatissimo rischio H4b = Contenimento per tratti ad elevatissimo rischio date varie per la barriera. 0 = su rilevato 1 = su opera altre note eventuali. coordinate WGS84 (E,N) del punto iniziale della barriera. coordinate WGS84 (E,N) del punto finale della barriera. note varie inserite dall utente. 31/52

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33 6. IMPLEMENTAZIONE DEGLI STRUMENTI Dopo la modellazione del database, il progetto prevedeva la costruzione di un insieme di tool a pulsanti e finestre che rendesse invisibile la struttura dei dati memorizzati all'utenza. 6.1 Panoramica degli strumenti utilizzati Il pacchetto fondamentale con cui è stato realizzato il progetto è ESRI ArcGIS Desktop versione 9. Si tratta di una suite di applicazioni e interfacce GIS per la visualizzazione e la manipolazione di dati geografici. I principali programmi utilizzati sono: ArcMap si tratta dell applicazione di maggior rilievo nel pacchetto ArcGIS Desktop. Il suo utilizzo include la gestione di cartografie, analisi spaziali, e editing delle mappe. ArcCatalog programma per la gestione e organizzazione di tutti i tipi di dati GIS (mappe, modelli, metadata, geodatabase, ecc.). Include tool per: o navigare tra i dati geografici o definire, esportare ed importare schemi e progetti di geodatabase o amministrare un server ArcGIS La suite include inoltre un altro importantissimo aspetto, che è il Development Kit. Esso permette, fornendo al programmatore una vastissima libreria di interfacce e funzioni (ArcObjects), di creare estensioni alle applicazioni di ArcGIS mediante il linguaggio 33/52

34 embedded VBA (Visual Basic for Applications). ArcObjects è stata sviluppata seguendo lo standard COM (Component Object Model) di Microsoft. E' possibile programmare ed estendere ArcObjects con qualunque linguaggio compatibile con COM (VB, C++, ecc.). ArcObject è alla base di tutte le applicazioni di ArcGIS. Il sistema prevede anche la realizzazione di software stand-alone, in grado di utilizzare tutti gli strumenti forniti nei programmi di ArcGIS. Per fare questo era necessaria una licenza di Microsoft Visual Basic 6.0 o.net, che non era a mia disposizione. La scelta, quindi, si è forzatamente orientata verso il VBA. VBA è un linguaggio orientato agli oggetti, che, anche se non potente e versatile come Java, C++ o lo stesso Visual Basic, può comunque essere utile per realizzare applicazioni di un certo rilievo. Come il suo genitore prevede un RAD (Rapid Application Development) per costruire interfacce utente. Per la programmazione di GUI (Graphical User Interface), VBA adotta un sistema event-driven, in grado di associare un metodo ad un certo evento generato dall'utente (ad esempio un click su di un pulsante) o dal sistema (ad esempio il passaggio in secondo piano della finestra). Questo metodo rende molto semplice la progettazione di interfacce grafiche, permettendo al programmatore di occuparsi esclusivamente del codice effettivo dell'applicazione. Con VBA si possono creare anche dei nuovi pulsanti da aggiungere alle toolbar di ArcMAP, o delle collezioni di pulsanti da aggregare in nuove toolbar. Il sistema è stato concepito in modo che il suo utilizzo sia quanto più intuitivo possibile, creando una nuova barra di strumenti in ArcMAP, a ciascuno dei quali corrisponde una funzione ben definita. Tramite i pulsanti suddetti è possibile l inserimento, la modifica e la consultazione dei dati nonché l interrogazione del database con alcune query predefinite. Avendo fatto una panoramica sulle caratteristiche del pacchetto dal punto di vista della programmazione, è utile vedere anche in che modo ArcGIS memorizzi e gestisca i dati. Introduciamo quindi il geodatabase (Geographic Database), che è il modello fondamentale per organizzare dati GIS in layer (strati) e rappresentazioni spaziali. I geodatabase sono basi di dati relazionali che contengono informazioni geografiche, rappresentati da feature class e object class (tabelle). Le feature class sono collezioni di feature (elementi di base 34/52

35 dell'archivio) che condividono lo stesso tipo di geometria e gli stessi attributi. Le object class sono tabelle che contengono dati non spaziali. Le feature class possono essere organizzate in feature dataset (insiemi di feature class). All'interno di un feature dataset, tutte le feature class hanno lo stesso sistema di coordinate. 6.2 Strumenti per la segnaletica verticale Figura 6.1: Pulsanti per la segnaletica verticale La segnaletica verticale consiste di due tabelle principali, una per i sostegni metallici (anche detti pali) ed una per i cartelli montati su questi ultimi. La prima comprende sia l'informazione geografica, ossia la posizione sul territorio del segnale, che alcuni dati alfanumerici rappresentanti degli attributi dei vari sostegni. La tabella descritta corrisponde quindi alla descrizione di una feature class. La tabella dei cartelli memorizza informazioni non spaziali, ed è quindi una object class. Le barre degli strumenti di ArcGIS possono essere popolate da controlli creati dall'utente (UIControls). Questi controlli forniscono un modo semplice di arricchire un'applicazione. A ciascun UIControl possono essere associate delle procedure di gestione degli eventi per interagire con l'utente e aggiornare i controlli in base allo stato dell'applicazione. Esistono quattro tipi di controlli: UIButtonControl, dal funzionamento simile ai pulsanti integrati nell'applicazione. Tipicamente vengono usati per avviare, terminare o interrompere un'azione o una serie di azioni. UIEditBoxControl, che è essenzialmente una casella di testo (TextBox) che appare come parte dell'interfaccia. Viene utilizzata per recuperare o visualizzare del testo inserito dall'utente UIToolControl, un pulsante utile per eseguire qualche tipo di interazione con lo schermo, catturando click del mouse o keystrokes. Un esempio è di visualizzare le coordinate del cursore con un click. 35/52

36 UIComboBoxControl, una lista a tendina di oggetti, usata ad esempio per fornire un certo numero di scelte all'utente Inserimento dei dati La prima operazione che viene in mente quando si parla di archivi, è l'inserimento di nuovi dati. Aggiungere un nuovo elemento in una base di dati comporta che esso segua determinate specifiche: a tal proposito, l'aggiunta di un elemento di segnaletica avviene tramite finestre di dialogo, simili a wizard, che obbligano l'utente ad inserire informazioni corrette. Un click sul primo pulsante (UIButtonControl) della barra degli strumenti (Figura 6.1) avvia la finestra mostrata in Figura 6.2. Come si può vedere è indispensabile innanzitutto inserire le coordinate di rilievo del sostegno verticale (NOTA: le coordinate devono essere in formato piano (N,E), riferite al sistema WGS84, e vengono ottenute sul luogo con un GPS). Se non si inseriscono coordinate corrette (ad esempio perché si è commesso un errore di digitazione), oppure il punto specificato è troppo lontano dal grafo, viene visualizzato un messaggio di errore. Non è possibile, ad esempio, inserire un segnale che sia distante 30 metri da una strada, perché questo non avrebbe senso. Figura 6.2: Finestra di dialogo inserimento La verifica delle coordinate viene svolta da una funzione chiamata FindRoad (implementata a livello di modulo, e quindi accessibile da ogni zona del programma), fondamentalmente in due passi, facendo uso delle interfacce IRelationalOperator (per determinare se esiste una certa relazione spaziale tra due geometrie) e ITopologicalOperator (per costruire nuove geometrie basate su relazioni topologiche su geometrie esistenti): 1. Si crea un punto temporaneo alle coordinate indicate dall'utente, e si rende membro dell'interfaccia ITopologicalOperator. Tramite quest ultima si costruisce un 36/52

37 buffer (area di rispetto) intorno al punto, di 15 metri. Si potrebbe pensare che siano troppi, ma è necessario tenere conto anche un certo margine di errore nella rilevazione del punto. 2. Si scorrono le Estese Amministrative del grafo, e se ne cerca una (o più) che intersechi il buffer creato (con il metodo crosses di IRelationalOperator). La funzione FindRoad restituisce le strade trovate, se ne esistono. Le Estese Amministrative ottenute vengono caricate in una ListBox per l'utente, il quale potrà scegliere la strada da associare al segnale semplicemente facendovi click sopra. Il numero di strada scelto (ad esempio 25a) verrà usato come chiave esterna (anche se la definizione non è proprio corretta) per il palo. Il click su un elemento della ListBox abilita gli altri tab della finestra, che inizialmente sono inaccessibili, per consentire l'inserimento degli altri dati. Si possono avere più strade che intersecano il buffer, ad esempio negli incroci. La figura 6.3 mostra un esempio di punto interessato da più strade. Il punto creato viene assegnato alla proprietà Shape (forma) della feature class. In questo modo la sezione geografica dell'oggetto è stata specificata. Le linguette successive della finestra di dialogo servono ad inserire gli attributi alfanumerici, quali il verso di lettura dei cartelli installati (come spiegato in precedenza), la forma del palo (che per essere a norma deve avere forma circolare), ecc., nonché i cartelli montati sul sostegno. Figura 6.3: Esempio di punto, buffer, e strade intersecanti. Figura 6.4: Esempio di TreeView I cartelli installati sul palo sono visualizzati attraverso un TreeView, ossia un particolare controllo strutturato come un albero che ben si adatta a questo compito. La radice è costituita dal palo, rappresentato dalle sue coordinate, mentre le foglie sono i cartelli. 37/52

38 L'aggiunta di cartelli a questa struttura avviene con un'altra finestra di dialogo (Figura 6.5), di modello simile a tutte le altre del progetto: una form suddivisa in più pagine che si sfogliano con delle linguette (o tab). Questa form contiene anche il codice per accedere al piccolo database-catalogo esterno dei modelli di segnali stradali, come vedremo tra poco. Figura 6.5: Procedura di inserimento di un cartello Dalla figura si può vedere quanto sia semplice scegliere il cartello da inserire tra le decine disponibili. Una ComboBox (una lista a tendina) elenca tutti i cartelli esistenti (che sono comunque suddivisi in segnali stradali, pannelli integrativi e segnali di indicazione) in modo che l'utente possa scegliere velocemente quello desiderato. Dato che i rilievi vengono compilati in base al numero di Figura del cartello (nell'esempio, 39), ho inserito anche quest'ultimo nella descrizione degli elementi della ComboBox. In questa form si accede, via codice, al database-catalogo dei segnali stradali (Segnaletica.mdb). La connessione al database è svolta per mezzo di un oggetto di tipo ADODB.Connection, mentre le singole tabelle con oggetti di tipo ADODB.Recordset. La ComboBox viene riempita al caricamento, e aggiornata ogni volta che l'utente decide di cambiare tipo di segnale (stradale, pannello o indicazione) e quindi anche tabella. L'indice dell'oggetto selezionato nella ComboBox viene usato come indice per recuperare un elemento della tabella scelta. 38/52

39 Figura 6.6: Esempio di comunicazione con il catalogo della segnaletica Le altre informazioni sensibili di un cartello sono le varie misurazioni (distanza dalla carreggiata, altezza da terra), che devono rispettare dei valori stabiliti dal Codice della Strada. Inoltre viene memorizzato lo stato fisico del cartello, ed alcune date. Queste ultime, e principalmente la data di posa e di scadenza, sono utili per la storia dell'archivio. La data di scadenza viene calcolata automaticamente dal programma in base alla data di posa e alla classe della pellicola: la durata di validità di un cartello dipende infatti dal tipo di pellicola adesiva che lo costituisce. Una pellicola di Classe 1 vale per 7 anni, mentre quella di Classe 2 ne vale 10. Premendo il tasto di salvataggio del cartello l'istanza di clscartello (la classe dei cartelli) creata con la form viene passato alla form principale (quella per la creazione del palo). Il cartello verrà salvato in seguito soltanto se si decide di inserire il palo nel database. La scrittura di dati in un database deve avvenire in maniera atomica; la procedura di salvataggio deve, cioè, scrivere tutte le informazioni in un'unica operazione reversibile, in modo che nel caso di eccezioni o errori si possa eseguire un rollback per riportare l'archivio in uno stato consistente. Per questo motivo il programma sfrutta l'interfaccia ITransaction, che mette a disposizione i metodi StartTransaction, CommitTransaction e AbortTransaction, per garantire l'affidabilità dell'operazione. 39/52

40 6.2.3 Lettura dei dati Il secondo pulsante della barra in Figura 4.1 visualizza una mano che raccoglie un segnale. Non a caso, questo strumento (di tipo UIToolControl) permette di reperire informazioni su un segnale verticale presente sulla mappa. Un click sul bottone trasforma il puntatore del mouse in un mirino, un altro click su un punto della carta avvia la form di visualizzazione delle informazioni (se il punto selezionato è un palo segnaletico). Le figure qui sopra mostrano uno stralcio di mappa con un punto di segnaletica e un esempio tipico di informazioni sul punto. Dalla form si può, oltre a leggere tutte le informazioni sul sostegno e i relativi cartelli montati, sostituire, eliminare ed aggiungere nuovi cartelli. Vediamo prima come vengono caricati i dati dal database. Anche in questo caso viene creato un punto, non persistente, ottenuto dalle coordinate del cursore del mouse. Intorno al punto si crea un buffer, per stabilire se in quell'area si trovano dati puntuali di segnaletica. In caso positivo si carica la feature del punto dalla feature class. Fatto ciò, è il momento di recuperare le righe relative ai cartelli installati: i dati vengono incrociati con una giunzione, utilizzando la seguente query: 40/52

41 SELECT * FROM Cartelli WHERE ID_PALO = palo.id And ( (D_POSA <= DataGlobale And D_RIMOZIONE >= DataGlobale) Or (D_POSA <= DataGlobale And D_RIMOZIONE = 0)) Dove: ID_PALO è l'identificatore del palo, chiave esterna per i cartelli. palo.id è l'identificatore del palo ottenuto facendo click sulla mappa. D_POSA è la data di posa del cartello. D_RIMOZIONE è la data di rimozione del cartello. DataGlobale è la data corrente del database. Viene modificata ogni qualvolta si vuole riportare virtualmente l'archivio ad una certa data del passato. L'interrogazione quindi assicura che vengano caricati soltanto i cartelli con i campi delle date all'interno di un range. Sostanzialmente se un cartello è ancora presente sul palo alla data DataGlobale viene usato il secondo range, mentre se è stato rimosso per qualche motivo viene usato il primo. Anche le foto vengono caricate con una query: SELECT * FROM Foto WHERE TIPO_OGGETTO = T_PALO And ID_OGGETTO = palo.id Dove TIPO_OGGETTO è il tipo di oggetto a cui è associata la foto. Altri oggetti con foto sono le opere d'arte e le barriere di sicurezza. Le foto, se presenti, vengono quindi caricate in una ListBox (Figura 6.7): Figura 6.7: Visualizzazione dell'anteprima di una foto 41/52

42 Selezionando un elemento della ListBox viene visualizzata un'anteprima dell'immagine, mentre la dimensione originale può essere ottenuta facendo doppio click. Va detto, per chiarezza, che ogni tipologia di oggetto gestito dal programma possiede un proprio modulo di classe. In questo modo ho potuto lavorare usando strutture dati fornite da VBA (come le Collection) che richiedono elementi Object. Nel caso delle foto gli oggetti vengono istanziati dalla classe clsfoto, che racchiude al suo interno tutti gli attributi delle foto, i metodi, ed alcuni extra: qui FOTO_STREAM, di tipo IMemoryBlobStream, mantiene lo stream di dati caricato dal campo BLOB della foto. Questa interfaccia, con il metodo SaveToFile, consente di memorizzare su disco la foto come file, in modo da poterla caricare nella PictureBox. Per evitare spreco di spazio o strane richieste all'utente, la foto viene scritta nella directory temporanea (individuata automaticamente) di Windows. Come già detto poco sopra da questa form è possibile aggiungere informazioni all'elemento segnaletico, come nuovi cartelli o nuove foto. Nel primo caso viene richiamata la stessa form usata anche durante l'inserimento dati. Gli aggiornamenti dell'albero TreeView e del database in questo contesto sono piuttosto complicati; i casi problematici che si possono presentare sono diversi, in particolar modo i seguenti: Viene inserito/eliminato un nuovo cartello e in seguito se ne richiede la sostituzione (o viceversa) Viene inserito un nuovo cartello e poi se ne richiede la rimozione. Il problemi da trattare riguardano cosa e quando scrivere nel database. Non vorremmo infatti che ad ogni operazione effettuata si accedesse in scrittura, né vorremmo scrivere dati che verranno rimossi subito dopo. Per ovviare a ciò è stata creata una classe chiamata clsupdate, consistente di alcune strutture dati di tipo Scripting.Dictionary (sostanzialmente delle Hashtable) e dei metodi per inserire o rimuovere elementi. Le strutture dati sono: dyetpresent, che memorizza gli oggetti già presenti sul palo. 42/52

43 dtoberemoved, gli oggetti che devono essere rimossi. dtobeadded, gli oggetti da aggiungere. Ogni elemento aggiunto alla TreeView deve avere una chiave unica all'interno dell'albero. La chiave viene usata anche nei dizionari per la gestione degli oggetti. All'avvio del form, dopo la query sui cartelli, questi ultimi vengono aggiunti all'albero, creando delle chiavi casuali (in funzione del timer di sistema). Tutti i cartelli ottenuti con la query vengono memorizzati in dyetpresent. Nel momento in cui si chiede di creare un nuovo elemento, questo viene aggiunto all'albero e a dtobeadded. Nel particolare caso nel quale si voglia eliminare il cartello appena inserito viene invocato il metodo donothing(key), che elimina dai dizionari dtobeadded e dtoberemoved l'oggetto in questione (che in ogni caso sarà presente in uno soltanto dei due). La sostituzione di un cartello avviene inserendo nel dizionario degli elementi da eliminare il cartello che attualmente è archiviato, mentre il nuovo viene inserito in quelli da aggiungere. Questo soltanto nel caso in cui il cartello scelto fosse in dyetpresent: sostituire un cartello che è stato appena inserito, infatti, non avrebbe senso. Al momento in cui l'utente decide di aver completato le sue modifiche al segnale, e preme il pulsante di salvataggio, un metodo si occupa di aggiornare il database in base ai contenuti dei dizionari dtobeadded e dtoberemoved. Per la procedura di aggiornamento del database vedere la prima parte di questo documento Interrogazione dei dati Altra funzionalità particolarmente rilevante dal punto di vista della gestione di un database è l'interrogazione: eseguire delle query su una base di dati significa estrarre uno o più insiemi di dati con delle caratteristiche in comune. Nel contesto della catalogazione della segnaletica stradale è fondamentale calcolare quali e quanti sono i cartelli da sostituire in seguito a danneggiamento o scadenza della pellicola. E' importante anche che il risultato delle interrogazioni sia quanto più chiaro e leggibile, data la quantità potenzialmente alta di dati. 43/52

44 Figura 6.8: Finestra di interrogazione dati A questo scopo ho implementato un sistema di query predefinite che consentono in maniera trasparente di ottenere quanto detto. Con una piccola finestra (in figura) è possibile: Avere la lista di cartelli presenti in una certa data. Avere la lista dei cartelli da sostituire, in base alla data di scadenza, alle misure, e allo stato fisico. La parola lista è stata volutamente inserita tra virgolette perché ha senso soltanto nel caso in cui si richieda il file di rapporto, che sia in formato testo o in HTML. Se infatti si sceglie l'opzione in basso a destra, il programma aggiunge alla cartografia un nuovo layer contenente solo i pali con cartelli che soddisfano la query. Ecco un esempio di file di rapporto: Rapporto segnali stradali non regolari in data 31/10/2005 ID cartello: 4 SP n : Lato: ID palo: 2 Tipo di segnale: 27, da Enfola, Viticcio a Ponte del Brogi Destro FIGURA II 52, Art. 117, Divieto di sorpasso per i veicoli di massa a pieno carico superiore a 3,5 tonnellate (Divieto) Irregolarità: Stato fisico Pessimo. Scaduto il 23/06/2005. ID cartello: 5 SP n : 26a, da Bivio Boni a Porto Azzurro 44/52

45 Lato: ID palo: 3 Tipo di segnale: Sinistro FIGURA II 1, Art. 85, Strada deformata (Pericolo) Irregolarità: Scaduto il 28/10/1987. ID cartello: 6 SP n : Lato: ID palo: 3 Tipo di segnale: Irregolarità: 26a, da Bivio Boni a Porto Azzurro Sinistro FIGURA II 51, Art. 116, Divieto di segnalazioni acustiche (Divieto) Altezza inferiore di 4 cm al limite stabilito. Stato fisico Pessimo. Scaduto il 14/01/1995. In data 31/10/2005 sono presenti 3 cartelli irregolari da sostituire, distribuiti su 2 pali. Per creare il nuovo layer serve una nuova interfaccia, IQueryDef, per la produzione di query basate sugli attributi. E' bene specificare quest'ultimo aspetto poiché nei software GIS è consentito eseguire delle query anche spaziali. Definita la query, con il metodo OpenFeatureQuery (dell'interfaccia IFeatureWorkspace) si ottiene una feature class con cui si crea e si aggiunge il layer alla mappa. Il layer è un elemento che non contiene dati di per sé, ma può essere visto, in via semplificativa, come una lista di puntatori ad oggetti contenuti in feature class. Nel nostro caso può anche essere immaginato come un filtro al layer più grande, contenente tutti i pali. E' bene introdurre, a questo punto, la macchina del tempo del programma, che nella barra degli strumenti è visualizzata come un orologio. Questa funzione riporta virtualmente la base di dati alla data specificata (mostrata nella casella di testo adiacente all'orologio); il meccanismo è stato spiegato in precedenza, ma occorre precisare alcuni particolari del funzionamento al momento dell'utilizzo. La data globale comporta che tutte le interrogazioni sui dati sensibili al tempo vengano eseguite in un range di date, in cui essa è il limite superiore. E' per questo motivo infatti che, una volta eseguita una query per ottenere tutti i cartelli presenti ad una certa data, viene richiesto di impostare la data globale a quella specificata. Questo consente all'utente, una volta ottenuto il layer di dati per lui interessanti, 45/52

46 di accedere ai cartelli che erano effettivamente presenti in quella data attraverso la form di riepilogo informazioni. 6.3 Strumenti per le opere d'arte Figura 6.9: Strumenti per le opere d'arte Tutte le sotto-applicazioni del progetto sono molto simili tra loro. Se VBA lo avesse consentito, si sarebbero potute creare delle form di base (una per l'inserimento dei dati, una per l'interrogazione e così via) da cui tutte le altre avrebbero ereditato. Non ci si meraviglierà perciò se all'interno di tutte le form si trovano interi blocchi di codice uguali. Ad esempio, ogni form di inserimento prevede il controllo delle coordinate inserite dall'utente, il collegamento di queste coordinate ad un'estesa Amministrativa, la visualizzazione dell'anteprima, ecc Inserimento dati Le opere d'arte si differenziano, dal punto di vista geometrico, dai segnali verticali dal fatto che sono oggetti di tipo lineare anziché puntuale, e perciò avranno una coordinata di inizio ed una di fine dell'opera. Il controllo con il buffer deve essere svolto due volte invece di una; per il resto il comportamento dell'applicazione è del tutto analogo a quanto fatto per i segnali verticali. Ritengo interessante spiegare il modo in cui viene creata la parte grafica delle feature, poiché in questo caso (e anche nelle barriere di sicurezza, come vedremo), la linea deve essere sovrapposta a quella della strada in un determinato segmento. Figura 6.10: Un'opera d'arte La figura mostra il risultato dell'inserimento di un'opera (il simbolo utilizzato per la linea forse non è bellissimo, ma può essere sostituito con uno dei tanti presenti in ArcMap). La 46/52

47 realizzazione di quanto detto è ottenibile con due metodi dell'interfaccia ICurve (che rappresenta una generica curva), ossia: QueryPointAndDistance: dato un punto e una curva, restituisce un punto che rappresenta la proiezione (più vicina) del punto sulla curva, oltre alla distanza da esso e la sua posizione (come distanza dall'origine della curva) lungo la curva. La figura al lato dovrebbe chiarire le idee. E' facile immaginare che applicando questo metodo a tutti e due i punti abbiamo quasi quello che vogliamo. Il passo successivo è con: GetSubCurve, che data una curva e due punti ritorna la sottocurva compresa tra essi, che è proprio la feature che serve (figura a sinistra). Queste operazioni sono riunite in un unico metodo, in modo da poterle riutilizzare anche per le barriere di sicurezza. In quel caso, dato che normalmente le barriere sono visualizzate ai lati della strada, è possibile passare al metodo un offset come parametro, per avere una linea distante a piacimento dalla strada. 47/52

48 6.3.2 Lettura dei dati Figura 6.11: Lettura delle informazioni da un'opera d'arte Anche le opere sono dotate di un sistema di visualizzazione e modifica dei dati. Esse non hanno bisogno di essere sostituite frequentemente, e quindi non sono influenzate dalla data globale. Le uniche modifiche che sostanzialmente richiedono le opere d'arte sono i possibili sopralluoghi (anche chiamati visite) che vengono svolti periodicamente, quindi c'è la facoltà di aggiungerne ed eliminarne. Essi sono dotati di un numero di foto a piacere. Vediamo come avviene il recupero dei dati. La feature dell'opera viene ricercata allo stesso modo dei segnali; come in quel caso, in cui oltre al dato geografico rappresentato dal sostegno verticale era presente il dato tabellare dei cartelli, abbiamo dei dati non georeferenziati, i sopralluoghi. Innanzitutto vengono ordinate le date dei sopralluoghi in modo ascendente, ossia dalla più vecchia alla più recente. Il sistema di query di ArcGIS non mette a disposizione il comando ORDER BY, e quindi si deve sopperire a questa mancanza con una nuova interfaccia, ITableSort. Un frammento di codice è più utile di mille spiegazioni: With ptablesort.fields = "D_VISITA".Ascending("D_VISITA") = True End With Set.QueryFilter = pqueryfilter Set.table = pvisitet 48/52

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