Dal Romanzo sperimentale di Zola alla nuova poetica verista. Una presentazione a cura del prof. Fabio Gabetta

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1 Dal Romanzo sperimentale di Zola alla nuova poetica verista Una presentazione a cura del prof. Fabio Gabetta

2 Ricordiamoci, innanzitutto, che, all indomani dell unificazione italiana, avvenuta per tramite di una serie di plebisciti, oltre che per effetto immediato della Spedizione dei Mille, ci fu un ondata di delusione per come i Piemontesi stavano concependo il nuovo Regno d Italia ( ). Gli ideali risorgimentali, da parte di un gruppo piuttosto consistente della borghesia, stavano crollando drasticamente: per questo motivo, a Milano, nacque il sentimento scapigliato, attraverso una forte influenza della Bohème parigina, di pochi lustri precedenti. Il lustro indica un periodo di 5 anni, cioè un quinquennio. La prima premessa al verismo italiano, dunque, è proprio la Scapigliatura milano-torinese.

3 Lo stesso Verga, a poco più di vent anni, dopo che vide i propri romanzi risorgimentali invenduti, ebbe un periodo scapigliato, in cui l arte si fonde con la vita e si esalta l Eros, l amore sensuale: «Eva» è, per esempio, un romanzo erotico-verista, perché la componente scapigliata si fonde con alcuni elementi che anticipano, di tre o quattro anni, il Verismo. Abbiamo visto in un altra presentazione il rapporto fra bohémien e scapigliati. Poiché Verga e Capuana sono provenienti dalla stessa Catania e pressoché dallo stesso quartiere, i contatti fra i due scrittori sono così forti che, fra il periodo fiorentino e quello milanese, il giovane Verga muta la propria poetica in quella del Verismo.

4 Sebbene, inizialmente, anche Capuana, così come Verga e così come molti intellettuali dell epoca, si dedicasse agli scritti romantico-sperimentali, egli fu il fondatore, o comunque l ideatore programmatico del Verismo. I suoi romanzi sono considerati, in effetti, manifesti del Verismo, e il giovane Verga subisce l influenza di Luigi Capuana. Il Verismo, però, non ha senso, senza il riferimento alla Scapigliatura da un lato, ai poeti maledetti francesi dall altro, e, infine, al Naturalismo francese. Andremo, quindi, ad approfondire questi argomenti.

5 I poeti maledetti, così come molti bohémien, accusano la società conformista di aver perso il significato vero della vita: se tutti siamo uguali, massificati, l individuo sparisce, muore. Bisogna reagire all omologazione e ai valori della borghesia, connessa a un vile, sciocco guadagno. Grazie all esperienza dei «maledetti», nasce, in Francia prima e nel Nord Italia poi, un realismo nuovo, crudo, sofferente: si descrive una vita che è stata congelata, uccisa dai paradisi artificiali della tecnologia e che ha portato molti intellettuali sulla strada del trinomio sesso droga alcol, per recuperare la dimensione originaria dei sogni, distrutta dalla tecnica e dalla tecnologia moderna.

6 Ma alcolizzati e drogati, a vario titolo e per causa delle sofferenze vissute, era un po tutta la società. Essere realisti, allora, significava capire come la società si stesse muovendo e descriverla, sempre più, così com è: se la società è brutta, contraddittoria, problematica, difficile e violenta, le opere letterarie devono ritrarla proprio con queste caratteristiche, senza giudicare. Chi ha, oggi come ieri, il diritto a giudicare le scelte degli atri? Forse, non siamo in grado neppure di valutare davvero le nostre scelte personali! Da queste riflessioni, si passa da un realismo crudo, che descrive la società in modo sempre più obiettivo, al Naturalismo francese di Zola.

7 Questo autore, dalle origini italiane, in Francia fonda il Naturalismo, che è la seconda matrice del Verismo e noi, nel fondo, ci occupiamo della letteratura italiana, proprio a partire dalla nuova poetica del vero. Nella sua opera programmatica (cioè l opera in cui l Autore spiega la sua poetica), Zola scrive: «Il romanziere come lo scienziato deve essere insieme osservatore e sperimentatore, considera l'arte come una riproduzione oggettiva del reale governata dalle leggi della natura, rivendica l'impegno morale dello scrittore che, mettendo in luce le cause dei fenomeni sociali deve indurre la società stessa a intervenire per modificarli e migliorarli».

8 Il duro realismo, che descrive la vita così come la vediamo, si è trasformato in un opera della scienza. Per Zola, grazie alla letteratura si può fare scienza: di più, lo scrittore, e un po tutti gli artisti, hanno il compito di diventare scienziati, per descrivere in modo oggettivo il mondo. Solo così, solo capendo, in modo obiettivo, che cosa non funziona attorno a noi, noi avremo, finalmente, la possibilità autentica di migliorare la nostra esistenza e quella degli altri, e di trasformare, così, l intera società. Per documentare il mondo attorno a noi, utilizziamo (dice Zola) un metodo molto vicino a quello dello scienziato: la sociologia, la scienza che studia le relazioni fra le persone e la formazione della società, entra nella letteratura.

9 Nel momento in cui lo scrittore, il pittore, lo scultore e il poeta diventano, tutti, sempre più scienziati sociali, sociologi, lo stile delle loro opere deve diventare, per forza, obiettivo, neutrale, impersonale. Propriamente, la poesia, nel senso classico del termine, non ha più senso: solo la prosa e solo la fotografia e l arte dello sguardo (pittura e scultura), possono ritrarre in modo asettico la realtà. Ritrarre in modo asettico significa abbandonare ogni commento, ogni giudizio morale, rifiutare l idea del binomio bene male, perché l uomo non è cattivo, ma subisce semplicemente gli influssi del mondo che lo circonda. Quindi, sia i Naturalisti, sia i Veristi non scrivono im prima persona («Io» «Noi»), ma in terza («La donna», «Egli», «Essi»).