17 SIR REGIONE Puglia

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1 Sir n. 78 (1.604) 14 novembre 2007 SIR quotidiano The daily RIS news bulletin for the European network MEDIO ORIENTE Ripartire dal Libano ANNO18 RELIGIOUS INFORMATION SERVICE SERVICIO DE INFORMACIÓN RELIGIOSA SERVIZIO INFORMAZIONE RELIGIOSA SERVICE D INFORMATION RELIGIEUSE RELIGIÖSER NACHRICHTENDIENST È il Libano in questi giorni al centro dell intricatissimo scacchiere medio-orientale: deve eleggere il presidente della Repubblica. Lo ha anche ricordato il Papa all Angelus, facendo proprio l invito del Patriarca maronita ad una convergenza dei cristiani, cui la carica è per tradizione attribuita. Per il Libano, infatti, passano le frontiere tra sciiti e sunniti, tra moderati ed estremisti, tra pro-siriani e antisiriani, che si sovrappongono al tradizionale carattere multireligioso del Paese. In Libano, infatti, c è la più numerosa delle comunità cristiane ancora presenti in Medio Oriente. È un dato su cui riflettere, nelle sue molteplici implicazioni. Le statistiche sono impietose e segnalano un calo generalizzato della presenza cristiana nell area che va dalla Turchia all Egitto (con l eccezione solo di quest ultimo). I cristiani emigrano, e non solo per causa della guerra e delle violenze civili. Si tratta di una questione di grande peso culturale, sociale e politico, anche in relazione alla necessità di trovare una giusta soluzione alle tensioni che travagliano la regione, in particolare quello israeliano-palestinese, intorno al quale vecchi conflitti (anche interni all Autorità palestinese) e piccole speranze, come sempre, si rincorrono. In questo puzzle non ricomposto qualche elemento significativo è venuto dalla recente udienza in Vaticano del re dell Arabia Saudita, Abdallah. Come si sa in Arabia non sono permessi simboli cristiani, eppure nel comunicato finale dei colloqui, diramato dalla sala stampa della Santa Sede si è fatta menzione della presenza positiva e operosa dei cristiani nel Paese. I colloqui recita il comunicato finale - si sono svolti in un clima di cordialità e hanno permesso di toccare temi che stanno a cuore agli interlocutori. Non mancano, però, alcune annotazioni significative, quando si afferma che si sono ribaditi l impegno in favore del dialogo interculturale e interreligioso, finalizzato alla pacifica e fruttuosa convivenza tra uomini e popoli, e il valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali, specialmente a sostegno della famiglia. È evidente che il nocciolo vero della pace sta qui, e non solo per quanto riguarda il Medio Oriente. Parte di qui ogni possibile alternativa per umanizzare il sistema delle relazioni internazionali evitando il conflitto di civiltà e, nello stesso tempo, anche le miserie di un sistema globalizzato a una dimensione. Risalta, allora, l impostazione che anche al quadro geo-politico dà Benedetto XVI, quando invita a fare posto alle ragioni della fede. Ritorna l eco delle parole di Ratisbona, finalmente depurate dalle prime, affrettate reazioni al vero dialogo delle culture e delle religioni, superando i pregiudizi di una certa modernità. FRANCESCO BONINI ITALIA 3 SPORT E VIOLENZA No al silenzio, no ai riflettori M.Deriu 12 PEDOFILIA Una ferita aperta Un romanzo scritto da due psicoterapeuti 16 MAFIA Nessun dorma La lettera dei vescovi della Calabria 17 SIR REGIONE Puglia Cremazione e dispersione delle ceneri EUROPA 19 PRIMA PAGINA Un disegno a due mani Karolina Kasperaviciute (Lituania) 23 INGHILTERRA E GALLES La volontà di cambiare H.Bardy, P.Jones 25 COMMISSIONE UE Meno crescita e più rischi Previsioni economiche d autunno Bisettimanale di informazione Editrice: Società per l Informazione Religiosa (SIR) s.p.a. Reg. Trib. Roma n. 581/88 del Presidente emerito: Giuseppe Cacciami Presidente: Vincenzo Rini Direttore: Paolo Bustaffa Stampa in proprio Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma 20/B legge 662/96 filiale di Roma Abbonamento annuo: postale 130,00 Internet 60,00 Versamento su ccp n intestato a: Sir Società per l Informazione Religiosa s.p.a. Via Aurelia, Roma Direzione, redazione, amministrazione: Via Aurelia, Roma t f sir@agensir.it

2 TERRA SANTA Se ne parla in Europa Comunità cristiane in Medio Oriente: dibattito all Europarlamento In Medio Oriente da decenni è in corso un inarrestabile esodo dei cristiani. Alla base motivi non solo economici, politici e sociali ma anche religiosi, acuitisi in questi ultimi anni con un rinascente fondamentalismo e nazionalismo islamico. Secondo le cifre fornite da Acs, Aiuto alla Chiesa che soffre, nel 1947 i cristiani in Terra Santa erano il 6,8%, nel 2006 solo l 1,6%, nello stesso periodo in Libano sono passati dal 53 al 40%, in Iraq dal 3,2 all 1,4%, in Siria dal 14,2 all 8%, in Giordania dall 8,3 al 2,7%, in Turchia dall 1% allo 0,1%. Una situazione che adesso, dopo ripetuti appelli da parte di Benedetto XVI, sembra interessare anche istituzioni come il Parlamento europeo che, nella seduta del prossimo 15 novembre, si appresta a discuterne. Ne abbiamo parlato con mons. FUAD TWAL, arcivescovo coadiutore del Patriarcato latino di Gerusalemme. Eccellenza, il Parlamento europeo il 15 novembre avvierà una discussione sulla situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, che sarà seguita da una risoluzione. Che ne pensa? Sono felice che la comunità internazionale mostri riguardo nei confronti della presenza cristiana in Medio Oriente. Anche perché con il passare del tempo aumentano i problemi e le difficoltà per le nostre comunità. Che genere di difficoltà? Senza entrare in ambito politico dico che abbiamo problemi anche a svolgere la nostra attività pastorale. Non riusciamo a portare avanti la nostra missione a favore della pace e della riconciliazione. Ecco perché sono felice che l Europa discuta della situazione delle comunità cristiane mediorientali. È tempo che l Europa cominci ad avere anche un ruolo politico forte. Ha avuto sempre un ruolo umanitario, aiutandoci molto ma ci piacerebbe vedere un passo risolutivo anche nel campo politico a favore di questa piccola presenza cristiana. La discussione dell Europarlamento metterà al centro i casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto. Ma perché la risoluzione che ne seguirà abbia un peso politico che cosa dovrebbe contenere? Un richiamo ai diritti umani per le comunità cristiane, quindi diritto a svolgere le proprie attività, all accesso a tutti i luoghi santi, alla dignità, al culto, alla libertà di coscienza. Parliamo dei diritti fondamentali che devono essere garantiti a tutti. Una richiesta ribadita ancora di recente da mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all Onu. Diritti rivendicati a voce alta solo dal Papa e da tutta la Chiesa cattolica insieme ai tanti movimenti ecclesiali come per esempio Acs, Aiuto alla Chiesa che soffre, che proprio in questo periodo sta lanciando una campagna di solidarietà denominata: Il coraggio e la croce. Il 2 dicembre ringrazieremo per il loro impegno i dirigenti di Acs che giungeranno qui in Terra Santa. Speriamo di poter visitare Betlemme insieme agli altri rappresentanti ecclesiastici della Terra Santa. Al di là delle critiche situazioni sociali, economiche e politiche che pure hanno influenza sulle condizioni dei cristiani e non, quanto pesa il fondamentalismo islamico nella vita della minoranza cristiana? Tutti i fondamentalismi pesano, tutte le ingiustizie influiscono, da qualsiasi parte provengano. Così come grava la mancata soluzione della ultradecennale crisi israelo-palestinese e di tutte le altre crisi mediorientali. Lei è ottimista circa la prossima conferenza sul conflitto israelopalestinese che si terrà ad Annapolis negli Usa prossimamente? La Conferenza di Annapolis è una grande opportunità che non va sprecata. Bisogna pregare per questo. Se dovesse fallire dimentichiamoci di tutti i moderati islamici, la regione mediorientale diventerà un terreno libero per ogni genere di fondamentalismo anche islamico. Serve gente di buona volontà per assicurare pace e stabilità a tutto il Medio Oriente. A CURA DI DANIELE ROCCHI 2

3 SPORT E VIOLENZA No al silenzio, no ai riflettori Il ruolo dei media in una tragica domenica La domenica sportiva e mediatica è stata segnata da un tragico fatto di sangue: un poliziotto ha ucciso un tifoso della Lazio, che era stato precedentemente coinvolto in un diverbio con alcuni tifosi della Juventus durante una sosta a un autogrill. L evento ha evidentemente suscitato l emozione popolare, provocando gli accorati interventi delle autorità del mondo del pallone e non solo. Si sono anche verificati numerosi atti di violenza e becero vandalismo dentro e fuori da molti stadi italiani, da parte dei sedicenti ultras, che hanno così voluto affermare le loro presunte ragioni e sfogare la loro rabbia. I media hanno subito reagito all accaduto. Una trasmissione scherzosa e scanzonata come Quelli che... il calcio (Rai Due) non è andata in onda per decisione degli autori e della conduttrice Simona Ventura, altri programmi sono stati pesantemente occupati dalla cronaca dei fatti, si sono susseguiti gli speciali sulla morte del giovane e sugli altri episodi di violenza che si sono verificati. Nei notiziari televisivi e sulle pagine dei giornali hanno avuto ampio risalto, naturalmente, le ricostruzioni di quanto avvenuto all autogrill, ma anche le cronache delle pessime gesta dei gruppi di esagitati che si sono scatenati. Lo spazio dedicato alla morte del tifoso rientra nella logica giornalistica e si può ricondurre alla normale e quotidiana attività delle testate informative; in troppi casi, però, si è assistito all ennesima raccolta disordinata ed eccessiva di dichiarazioni, opinioni, commenti e critiche, che hanno finito per provocare una sorta di discussione collettiva a voce alta in cui non sempre si è riusciti a distinguere i contenuti degni di nota dalle chiacchiere inutili. L aspetto più delicato del discorso è quello che riguarda il modo in cui sono state raccontate le gesta delinquenziali di gruppi di dissennati che si presentano come tifosi e che sotto questa falsa identità compiono sistematicamente atti di violenza gratuita e vigliacca. Fatto salvo il diritto-dovere di cronaca dei giornalisti, che impone di raccontare anche le cattive notizie, resta aperto il nodo della quantità e della qualità di queste notizie. Tacere non sarebbe corretto, rischierebbe addirittura di qualificarsi come una sorta di censura. Ma parlare delle azioni violente finisce comunque per mettere sotto i riflettori i protagonisti. I quali, data la loro evidente incoscienza, probabilmente si sentono gratificati per l attenzione ricevuta in questi momenti di gloria. E l esaltazione (anche inconsapevole) di questi fattacci da parte dei mezzi di comunicazione può provocare pesanti effetti di emulazione. Bisogna riflettere sul modo in cui si raccontano fatti simili, a partire dal linguaggio che si utilizza. Perché definire semplicemente episodi di violenza o vandalismi le azioni che possono essere qualificate a pieno titolo come atti di vera e propria delinquenza, per di più organizzata? Perché inserire a tutta pagina le fotografie a colori di gruppi di scatenati che devastano automobili, lanciano bottiglie incendiarie, brandiscono armi di vario genere? Perché soffermarsi a descrivere per filo e per segno tutti i particolari della strategia di guerriglia di questi decerebrati, facendone quasi degli eroi (pur negativi)? Nel racconto della violenza - e della delinquenza - sarebbe opportuno rinunciare definitivamente a quel sensazionalismo e a quei registri emotivi che magari assicurano maggiori ascolti o vendite più elevate, ma che possono provocare effetti disastrosi sul piano sociale. In certi casi, addirittura, sarebbe meglio tacere. MARCO DERIU docente di etica e deontologia della comunicazione all Università Cattolica 3

4 SPORT E VIOLENZA La vendetta è una sconfitta Gabriele Sandri: giustizia non aggressioni e distruzioni NON SI AGGIUNGA VIOLENZA A VIO- LENZA. Massima vicinanza alla famiglia del giovane ucciso è arrivata dal segretario generale della Cei, mons. GIUSEPPE BETORI, che ha condannato il clima complessivo di violenza che si esprime in diversi contesti e, persino, nello sport. Quanto avvenuto, ha evidenziato mons. Betori, fa ancora più male perché lo sport dovrebbe essere luogo di crescita e di educazione. Ciò che sta accadendo è quanto di più contraddittorio alla natura dello sport. Sarebbe grave aggiungere violenza a violenza. Appello lanciato in precedenza dal vescovo di Arezzo- Cortona-Sansepolcro, mons. GUALTIERO BASSETTI, che ha invitato a non creare scontri per un senso di vendetta o ribellione. La vendetta ha ricordato genera soltanto ulteriore dolore. Lo sport non è dolore. Lo sport è svago e sorgente di piacevole distensione. Lo sport è rispetto per l avversario e sana competitività. Lo sport è solidarietà che non può essere macchiata da gesti inconsulti. Il vescovo ha inoltre richiamato il ruolo dei dirigenti sportivi e degli atleti. Coloro che sono ai vertici dei gruppi sportivi e coloro che ogni giorno scendono sui terreni da gioco ha invitato non siano i primi fomentatori di azioni facinorose che possono essere emulate dai tifosi. Due gruppi di tifosi s incontrano domenica 11 novembre all autogrill di Badia al Pino est, vicino ad Arezzo. Volano insulti, scoppia una rissa che dura qualche minuto. Sul lato opposto dell autostrada la polizia stradale vede la concitazione, accende i lampeggianti, un agente spara due colpi, mentre i giovani risalgono sulle loro auto e ripartono. Però un colpo di pistola è entrato in una delle macchine e ferisce a morte un giovane laziale, Gabriele Sandri, 28 anni. Il ministero degli interni parla di tragico errore, mentre la notizia si sparge fra le tifoserie, innescando reazioni anche violente, che in serata avranno il loro culmine a Roma: devastata la sede del Coni, assaltato un commissariato di polizia, aggrediti giornalisti e scene di guerriglia vicino allo stadio Olimpico, dove doveva giocarsi Roma-Cagliari, partita rinviata a data da destinarsi assieme a Inter-Lazio, Atalanta-Milan (sospesa dopo 7 minuti di gioco per incidenti dentro allo stadio) e Taranto-Massese (gara di C1, sospesa durante il secondo tempo per disordini). E mentre ci s interroga sul ruolo dello sport in tutto questo il clima è ancora teso: si respira una sorta di caccia al poliziotto di chi attribuisce a tutte le forze dell ordine la responsabilità del gesto di un agente, un drammatico episodio che con lo sport non c entra nulla. UN MALESSERE GENERALE. Giornalista ed quei facinorosi che hanno la situazione in ex telecronista sportivo della Rai, BRUNO pugno e che non aspettano nient altro per PIZZUL ritiene drammatico quanto è creare tensioni. successo, come, dopo il lutto e il dolore della famiglia e degli amici della vittima, si è evoluta la situazione. Un altro essere sacrificata sull altare dello sport e IL VALORE DELLA VITA. La vita non può mai segnale che ci fa capire che non è solo vale infinitamente di più di una gara di questo sport ad essere malato e pieno di campionato, ha proseguito mons. Bassetti. Lo sport - ha evidenziato, rivolto ad problemi, ma è il nostro Paese che vive in una situazione inaccettabile. Secondo il giornalista, quanto è un segno di no ricevendo la Cresima è un mezzo che alcuni giovani della sua diocesi che stava- malessere generale, che ha trovato esca, può contribuire a far crescere la persona in maniera indiretta, nel mondo del calcio. Questo denota una situazione molto, tualmente. Eppure oggi assistiamo a for- e ad educare sia umanamente, sia spiri- molto pericolosa, anche per quella che è me di devianza che inquietano. Ne è un la normale convivenza civile in un Paese esempio la violenza che troppo spesso si democratico. In merito alla proposta di incunea fra gli atleti e fra i tifosi dentro e sospensione del campionato, Pizzul si è fuori gli impianti. Il clima di esasperazione che circonda gli eventi dello sport, e in detto convinto che nessuno ha una ricetta infallibile per mettere fine a situazioni particolare quelli calcistici, è da condannare. La crescita umana e la violenza non di questo genere. Si può prendere in considerazione l ipotesi di bloccare il campionato ha aggiunto, anche se quello che è c è violenza, non può esserci Dio. Silen- possono abitare nella stessa dimora. Dove successo domenica, francamente, ha delle motivazioni e degli agganci abbastanza simili tragedie è la richiesta che viene da zio e riflessione sul perché avvengono indiretti con il calcio. Il fatto che questo p. ANTONIO RUNGI, teologo morale. La ragazzo fosse un giovane tifoso della Lazio Chiesa in questi drammatici casi ha precisato non grida alla vendetta, ma alla ha fatto scatenare una serie di reazioni intollerabili. Si potrebbe anche dire: Non misericordia e al perdono. giochiamo più a calcio, ha concluso Pizzul, ma sarebbe un modo di arrendersi a 4

5 SPORT E VIOLENZA Il calcio non c entra Il tifo come bisogno di riconoscimento e di appartenenza Dalla morte di un giovane commerciante ventottenne, Gabriele Sandri, ucciso dalla polizia in autostrada mentre stava andando allo stadio per seguire la Lazio, agli scontri tra tifosi e polizia, domenica scorsa (11 novembre) il mondo del calcio ha scritto un altra brutta pagina. Il SIR ne ha parlato con MARIO POLLO, docente di pedagogia sociale alla Lumsa di Roma. Da una parte lo sparo in autostrada e l uccisione del ragazzo; dall altra gli scontri che hanno tenuto banco domenica scorsa. Come giudica quanto avvenuto? Innanzitutto, l uccisione del giovane è stata riferita in modo confuso: ancora domenica sera non era chiaro se la polizia sapesse della rissa tra tifosi, o piuttosto ipotizzasse l atto criminale, come una rapina in corso. Dalle prime notizie pareva che ci fosse stato uno scontro tra tifoserie e la polizia fosse intervenuta, con un azione scellerata, per sedarlo. E questo è stato l innesco delle violenze che si sono verificate nel pomeriggio e in serata. Le tifoserie ultras normalmente percepiscono la polizia come un nemico, anche più dei tifosi della squadra avversaria, e un episodio del genere le «giustifica», secondo loro, a rispondere. Piuttosto, il problema è che con questi episodi il calcio c entra molto poco, e l identificazione con una squadra è solo un modo per canalizzare energie, bisogni di autoaffermazione, istanze di ribellione, pulsioni aggressive. In situazioni normali tale realtà si manifesta con cori e striscioni, ma basta un nulla per trasformarla in scontro fisico. Gli episodi accaduti sono indubbiamente esagerati e frutto di follia, ma rappresentano l esito estremo di una logica insita in questi gruppi. Quindi i colori della propria squadra sono percepiti come una bandiera sotto la quale combattere? Il calcio è semplicemente un vessillo, che dà un appartenenza per mettersi in posizione antagonistica rispetto a gruppi con diversa appartenenza. Di fatto è il pretesto per agire in un certo modo: la violenza degli ultras non è mai finalizzata al «bene» della propria squadra, ma all affermazione di sé e della propria identità di gruppo, al bisogno di riconoscimento e di apparire, con queste azioni, nel circuito della comunicazione mediatica, di sentirsi vivi e protagonisti in una realtà dove altrimenti si resta invisibili. La squadra è, semplicemente, un luogo di identificazione. Dopo l incidente si è scatenata la caccia la poliziotto... Nell episodio di domenica la dinamica, per gli ultras, è molto chiara: un poliziotto uccide un tifoso. Dunque, l odio verso la polizia può esprimersi direttamente, senza più nemmeno il bisogno di una mediazione che dia la colpa a episodi successi durante la partita o all aggressività di un altro gruppo. Tant è che le tifoserie opposte si sono «alleate»: bandiere e sciarpe sono state lasciate a casa e tifosi solitamente rivali tra di loro si sono coalizzati contro il comune «nemico», cioè la polizia. Il gesto di uno è stato preso a pretesto per scatenarsi contro tutte le forze dell ordine. A Roma, un tifoso ha detto a un poliziotto: Che razza di uomo sei, che spari in testa a un ragazzo? Nei gruppi umani, nei confronti di quelli rivali, scatta lo stereotipo: mentre gli appartenenti al tuo gruppo sono differenziati e riconosciuti nella loro individualità, gli altri sono percepiti tutti uguali, e l appartenenza è più forte dell identità dei singoli. La responsabilità di uno diventa, pertanto, responsabilità di tutti. I media come hanno rappresentato l accaduto? La loro responsabilità sta nel non aver svolto un ruolo critico che potesse disinnescare questa escalation. Le persone cercano il giornale o il programma radio o tv coerente con i loro orientamenti. E questi hanno un potere enorme, perché possono cavalcare l onda o fare da filtro critico, che aiuta a riflettere e a prendere consapevolezza. Negli ultimi giorni, Roma è stata più volte sulle prime pagine: a inizio novembre, l uccisone di una donna ha scatenato fenomeni di razzismo e di caccia allo straniero. Adesso, nel mirino della violenza è finita la polizia. Sono segni di un malessere represso nella società? È chiaro che sono sintomi di malessere. Però non bisogna generalizzare: il malessere che domenica si è espresso non riguarda l intero corpo giovanile, ma è limitato ad alcune frange sociali. Come non si può dire che l episodio di Tor di Quinto (l uccisione di Giovanna Reggiani per mano di un rom, ndr) abbia scatenato il razzismo degli italiani. Solo chi era già razzista è venuto fuori, mentre nelle altre persone quanto accaduto ha fatto emergere un disagio, problemi di convivenza. Ma queste ultime non andranno mai a far le ronde o gesti eclatanti di violenza. È possibile fare un passo in avanti per contenere questo disagio? È facile a dirsi, ma difficile a farsi. Si possono sviluppare politiche rivolte ai giovani, che diano spazi di protagonismo sociale, di espressione di sé di tipo costruttivo, nei quali i giovani diventino protagonisti della dinamica sociale. Questa è l unica strada. A CURA DI FRANCESCO ROSSI 5

6 LITURGIA Le novità del Lezionario Sarà in uso dal 2 dicembre I PRINCIPI. La nuova edizione, ha spiegato mons. GIUSEPPE BETORI, si pone in continuità con gli antichi libri liturgici per la proclamazione della Parola di Dio. Di essi eredita la preoccupazione di presentarsi in una forma ben curata. Il lavoro compiuto attorno al nuovo testo è stato guidato da diversi principi, tra cui: dare un aderenza alle lingue originali, eliminare sviste e proporre una traduzione più fedele e, al tempo stesso, di più facile ascolto. Il nuovo Lezionario, ha spiegato ancora il segretario generale della Cei, ha inteso coniugare una maggiore aderenza al tono e allo stile delle lingue originali con una maggiore comprensibilità e comunicativa. Sono state eliminate forme arcaiche del lessico e della sintassi e si è cercato di ricostruire un ritmo delle frasi adatto alla proclamazione liturgica e, per i Salmi, al canto. ALCUNE NOVITÀ. Mons. Betori ha anche anticipato alcune novità del nuovo Lezionario: ad esempio - ha detto il termine consolatore (riferito allo Spirito Santo, ndr) sarà sostituito da paraclito, che contiene in sé anche il termine avvocato, quindi difensore ; la parola mammona sarà sostituita da ricchezza. La vecchia traduzione di consolatore ha spiegato Betori - impoveriva il termine. Abbiamo, perciò, deciso di sostituirlo con paraclito. Così come mammona viene sostituito con ricchezza, termine più comprensibile, al quale potevamo aggiungere l aggettivo ingiusta, ma questo lo chiarisce il contesto. Nei Vangeli della passione, invece, si è È stata presentata a Roma, il 12 novembre, la nuova edizione del Lezionario, libro liturgico dedicato alla Parola di Dio e alla sua proclamazione nella liturgia. Nei prossimi giorni, nelle librerie cattoliche, saranno già disponibili i tre volumi per il ciclo domenicale e festivo delle letture rispettivamente per l anno A, B, C. Il progetto, che prevede la pubblicazione di altri sei volumi, sarà completato entro il Il nuovo Lezionario, utilizzabile dalla prima domenica di Avvento di quest anno (2 dicembre), è stato presentato da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, mons. Felice Di Molfetta, presidente della Commissione episcopale per la liturgia e vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano, mons. Crispino Valenziano, docente al Pontificio Istituto liturgico Sant Anselmo di Roma, don Angelo Lameri, dell Ufficio liturgico Cei. scelto di lasciare ladrone, anche se ha rilevato mons. Betori - sarebbe stato più appropriato brigante : il cambiamento, però, avrebbe potuto generare confusione. Tra le altre novità: Il mormorio di un vento leggero (1Re 19,12) diventa il sussurro di una brezza leggera. Eppure l hai fatto poco meno degli angeli (Salmo 8,6) diventa Eppure l hai fatto poco meno di Dio. I cembali e i timpani diventano cimbali e tamburelli, mentre il mandato missionario di Cristo (Matteo 28,19) ammaestrate tutte le Nazioni diventa fate discepoli tutti i popoli. I CAMBIAMENTI. Sono diverse decine di migliaia - ha affermato mons. Betori - i cambiamenti apportati nel nuovo Lezionario. Forse più di 100mila se si pensa che solo 6mila sono stati fatti nella revisione conclusiva, prima del Decreto di approvazione della Santa Sede (12 luglio 2006). I cambiamenti - ha precisato Betori - riguardano le letture e non le preghiere. Pertanto, la preghiera del Padre Nostro resterà quella attuale, anche se nel testo di Matteo 6,12-13 si leggerà...e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione, invece di...e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione. Stesso discorso per quanto riguarda l Ave Maria : nel testo evangelico ha detto mons. Betori l attuale Ti saluto, o piena di grazia sarà sostituito da Rallegrati, o piena di grazia. LE OPERE. È la prima volta è stato sottolineato durante la conferenza stampa - che nella Chiesa cattolica viene pubblicato un Lezionario con una rinnovata traduzione dopo la pubblicazione dell Istruzione Liturgiam authenticam che detta i criteri per la traduzione nelle lingue moderne dei testi destinati alla liturgia. In seguito alla pubblicazione della Nova Vulgata si è reso necessario rivedere la traduzione attualmente in uso sulla base dei testi originali. Altra novità: la Cei è la prima Conferenza episcopale ad aver coinvolto artisti italiani che hanno realizzato 87 opere inedite appositamente per il Lezionario. Le opere ha detto mons. CRISPINO VALENZIANO - si attengono ai criteri del Concilio Niceno II (787), secondo cui l arte liturgica cristiana si deve adeguare a quanto è proclamato nella Sacra Scrittura Quando saranno completati i 9 volumi, le opere artistiche saranno circa 200. Queste, ha commentato mons. Betori, sono state realizzate gratuitamente. Tutto ciò indica una ritrovata sensibilità del mondo dell arte per la committenza della Chiesa. LA PAROLA NELLA CELEBRAZIONE. Quali i frutti di quest opera? Per mons. FELICE DI MOLFETTA, ricollocare la Parola al centro della vita della Chiesa sarà il frutto più bello e la meritata ricompensa del lavoro compiuto per la realizzazione del nuovo Lezionario. Il nuovo testo, ha informato don ANGELO LAMERI, dell Ufficio liturgico nazionale, diventerà obbligatorio dalla prima domenica di Avvento del A CURA DI VINCENZO CORRADO 6

7 DIOCESI: UDINE La vera domanda Nuovi itinerari per i futuri sposi Fidanzati sempre più esigenti e la formazione al matrimonio cristiano cambia. Addio ai vecchi cicli di conferenze con gli esperti : nasce un cammino personalizzato di verifica e di maturazione per la coppia. ACCOLTI A BRACCIA APERTE. Una volta, per accompagnare al matrimonio cristiano i fidanzati che ne facevano richiesta, si riteneva sufficiente un ciclo di qualche conferenza con degli esperti : il parroco e il moralista per gli aspetti più spirituali, l avvocato, il sessuologo ecc... per il resto. Adesso non basta più. E a dirlo sono i fidanzati stessi spiega don GIUSEPPE FACCIN, direttore dell Ufficio di pastorale per la famiglia dell arcidiocesi di Udine. Una parte di loro arriva ai corsi ben motivata per fare un cammino, per crescere nella capacità di capire le dinamiche di coppia e per confrontarsi con la proposta del matrimonio cristiano. L altra parte lo approccia come un dovere, ma alcuni, cammin facendo, cambiano idea. E ci sono anche dei riavvicinamenti alla Chiesa molto belli. D altra parte, i fidanzati non sono più quelli di una volta. Non sono più giovanissimi, ma in media uomini di 30/40 anni e donne di 26/32, per la gran parte con un livello alto di cultura (molti i laureati) e una impostazione professionale già realizzata. Spiegare loro che cosa dice il diritto di famiglia sul matrimonio e l educazione dei figli o chiamare il sessuologo per una conferenza frontale sul rapporto di coppia è nella gran parte dei casi una perdita di tempo. Tutte cose che si sanno già. La vera domanda è essere aiutati a scoprire cosa rende una relazione duratura, quali sono gli elementi critici a cui bisogna prestare maggiore attenzione, specie nei primi anni di matrimonio. E si tratta di domande molto concrete che partono dalla vita vissuta. Nella metà dei casi, ma talvolta anche per il 60-70% degli iscritti spiega don Faccin i frequentatori dei corsi prematrimoniali già convivono, sono già sposati civilmente o hanno già un figlio. Comunque hanno maturato una notevole esperienza di relazione. Tutti vengono accolti a braccia aperte, naturalmente. Quando vedo che entrambi i fidanzati all iscrizione mi forniscono lo stesso indirizzo di residenza, di solito me la cavo con una battuta rivela don Faccin -: che fortuna avete avuto a innamorarvi abitando nello stesso condominio! Non bisogna colpevolizzare. Molto spesso, dietro alla scelta di stabilizzare una convivenza con il matrimonio cristiano, c è un cammino di maturazione molto serio e profondo all interno di una coppia. IN DIALOGO. Le proposte nell arcidiocesi di Udine sono variegate, e rispondono alle esperienze e sensibilità diverse di chi le organizza. Ci sono i corsi promossi dall Ufficio diocesano per la famiglia. Una prima modalità, condotta da don Faccin, propone un percorso serale (8 incontri, il lunedì e giovedì dalle alle Il nuovo percorso è iniziato il 12 novembre), molto orientato ad approfondire i problemi che le coppie incontrano nei primi anni del matrimonio, a conoscere l evoluzione che ha nel tempo il rapporto tra gli sposi, ad approfondire la sessualità dal punto di vista relazionale, antropologico e psicologico. Questa modalità di corso per fidanzati propone poi un forum, un dibattito, che coinvolge non solo una coppia sposata ma anche un coniuge divorziato, per approfondire in un dialogo diretto le problematiche del matrimonio. Al posto del lavoro di gruppo, si offrono spazi per il dialogo personale tra i fidanzati stessi. UN OCCASIONE PREZIOSA. Tutti elementi che si ritrovano anche nel percorso weekend (4 fine settimana, sabato ore 15-18, domenica ore , nel giro di due mesi), condotto da don Faccin insieme a don Oscar Morandini, nel quale però si aggiunge anche una specifica attenzione all Eucaristia e alla spiritualità della coppia. Poi ci sono le esperienze delle foranie. A volte un gruppo di coppie di sposi lavora insieme al parroco mettendosi a disposizione per un confronto con i fidanzati senza chiamare nessun relatore esterno. Oppure al confronto con persone competenti per l esposizione di alcuni temi, segue la volta successiva il dibattito tra i partecipanti nelle case delle coppieguida. Altrove, si è mantenuto di più lo schema tradizionale della conferenza di esperti seguito dal lavoro di gruppo. C è poi la proposta ai fidanzati del movimento Incontro matrimoniale, di un weekend residenziale strutturato su un percorso di dialogo all interno delle coppie e con altre coppie di sposi, al quale partecipa pienamente anche il sacerdote a partire dal suo rapporto sponsale con Dio. Nella Chiesa dovremmo renderci conto che quello della preparazione al matrimonio è un momento delicato, ma molto bello e importante conclude don Faccin nel quale i fidanzati investono spesso molte energie personali. Troppe volte, applicando dei cliché, pensiamo che per loro il corso sia solo un dazio da pagare: e invece spesso è vissuto come un occasione preziosa. A CURA DI ROBERTO PENSA 7

8 ASSOCIAZIONI ENTI: GIOVANI Per quale futuro? Azione Cattolica: dall analisi alla proposta I giovani sono stanchi di aspettare e attendono proposte serie dalla politica per superare l incertezza e la precarietà. È quanto emerso a Roma al convegno dei giovani di Azione Cattolica, svoltosi il 10 e l 11 novembre, sul tema Domani non è un altro giorno. Come ha detto SIMONE ESPOSITO, vicepresidente dell associazione: Il patto tra generazioni è possibile se la politica fa il suo mestiere. La situazione attuale è il frutto di decenni in cui la politica ha rinunciato a progettare, si è appiattita, ed ha lasciato che la situazione sul piano previdenziale e del mercato del lavoro degenerasse ed oggi ne paghiamo le conseguenze. Ma anche i giovani devono saper far sentire la propria voce. È importante la partecipazione, anche se faticosa, l impegno e la proposta. In questo senso, i giovani dell associazione si sono riscoperti una realtà vivace, intelligente, preparata. Sono intervenuti tanti ragazzi dal territorio, responsabili diocesani e semplici soci. Il contributo di questi giovani è stato prezioso e qualificato. Questo è un segno di speranza perché significa che sul territorio c è un associazione capace di dialogare con le istituzioni, con le altre realtà aggregative con i problemi delle città e dei quartieri. LA VOCE DELLA POLITICA. Al convegno è intervenuta anche il ministro per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive, GIOVANNA MELANDRI. Si deve cambiare la lente con cui guardare i giovani ha detto -. Occorre intervenire per superare il problema della casa e del lavoro. La flessibilità è una condizione dei mercati globali: non può essere cancellata con una legge, ma dobbiamo fare in modo che per le imprese non sia più vantaggiosa economicamente rispetto alla stabilità. Inoltre, il disincanto dei giovani rispetto alla politica ha un parziale antidoto nelle esperienze di associazionismo. Per questo, è importante l attività della Consulta giovanile per il pluralismo religioso istituita di concerto con il ministro Amato. A questo riguardo, la Melandri ha ringraziato l Ac per l apporto dato nella Consulta e per il ruolo di stimolo e proposta che da sempre svolge tra i giovani. OCCORRONO SCELTE CORAGGIOSE. Siamo in un momento in cui nella politica manca la progettualità, ha detto ROBERTO GATTI, dell Università di Perugia. Si agisce alla giornata senza prospettive. Va cambiato il modo di vedere la politica. Il precariato non si risolve con le logiche del mercato. È chiaro che al sistema economico prevalente fa comodo e i precari crescono. Ma la mancanza di un progetto globale porta a rimandare problemi e questi nel tempo diventano sempre più grandi. Basta guardare alla sicurezza, alla scuola, alla sanità e al fisco. Oggi stiamo pagando i costi di una mancanza di idea generale di cosa dovrebbe essere la società italiana del domani nel contesto della globalizzazione. Se manca questa prospettiva ogni provvedimento rischia di essere un cerotto. Occorrono invece grandi politiche riformatrici e grande coraggio. Il docente guarda ai giovani come grande risorsa. Non è vero che siano disinteressati, chiedono di entrare nella politica, ma purtroppo sono le logiche politiche che li escludono, li emarginano. C è richiesta di politica, ma questa ha difficoltà ad ospitare nuovi soggetti. LO STRAPPO GENERAZIONALE. La crisi demografica, visibile già nel censimento del 1981, ha creato uno strappo generazionale cui non sono seguite politiche responsabili. È l analisi di ROBERTO CARTOCCI, dell Università di Bologna. In realtà spiega - i politici di quegli anni fecero finta che domani fosse un altro giorno creando il buco previdenziale. È crollato il patto tra le generazioni per cui chi lavora fa crescere i giovani e garantisce benessere ai pensionati. Si sono create delle condizioni per cui i figli godono di meno diritti dei padri. A questo punto il patto tra le generazioni è rifiorito dentro le famiglie. I padri e i nonni sono decisivi per le condizioni di vita dei figli ancora di più che in passato. Ci sono state delle motivazioni nobili, come il terrorismo e la ristrutturazione della base industriale, e altre meno nobili che hanno creato le condizioni per cui i giovani si sono trovati in una situazioni più difficile rispetto ai loro padri. AIUTARE I GIOVANI A CAPIRE. Ai ragazzi è la conclusione di Cartocci - resta la creatività. Ma perché questa si possa realizzare compiutamente, occorre investire nella educazione. Si devono aiutare i ragazzi a capire per quale futuro stanno vivendo e capire, quindi, quale società avranno davanti tra qualche anno, ha detto ROBERTO MAURIZIO, della fondazione Zancan: L educazione è il perno su cui si gioca la partita. Spesso si rinuncia a dare delle regole per quieto vivere. C è bisogno di un progetto globale educativo di riferimento. A CURA DI ANTONELLA GAETANI 8

9 FAMIGLIA Non confondere Decimo Rapporto Cisf Occorre ri-distinguere il regime giuridico dei diritti-doveri della famiglia e il regime giuridico dei diritti-doveri delle persone, in modo proporzionale al grado di obbligazioni assunte verso il bene comune : in questi termini il sociologo PIER PAOLO DONATI sintetizza le proposte operative del X Rapporto Cisf sulla famiglia in Italia, intitolato Ri-conoscere la famiglia: quale valore aggiunto per la persona e la società? e presentato il 12 novembre a Milano e a Roma. Curatore da oltre vent anni del Rapporto che il Centro internazionale studi famiglia propone con cadenza biennale, Donati spiega che proprio sulla famiglia si decide il destino della civiltà, in particolare oggi, alla luce delle recenti accese controversie sulla sua identità e specificità emerse in Italia, come in tutto il mondo occidentale. VALORE AGGIUNTO. Oggi, osserva Donati, la rappresentazione della famiglia è fortemente falsata ; nella percezione comune la famiglia diventa un aggregato di individui che, spinti da qualcosa che viene chiamato amore, convivono assieme senza che vi siano dei precisi requisiti relativi alla qualità delle persone e delle loro relazioni e senza che sia esplicitato e reso pubblico su quali basi si stabilisce la convivenza, per quanto tempo e con quali effetti. Per il sociologo, tuttavia, chi assimila la famiglia ad altre forme di convivenza commette due errori : innanzitutto confonde la distinzione con la discriminazione, mentre un conto è distinguere, un conto è discriminare. Il secondo errore consiste nel far prevalere l argomento pratico la necessità politica del riconoscimento di altre forme di convivenza sull argomento veritativo. La famiglia sottolinea il curatore del Rapporto ha un valore aggiunto costituito da prestazioni che non sono meramente funzionali, ma sovra funzionali - e perciò non misurabili solo per via quantitativa - che vanno dal fatto di stimolare il senso altruistico dell esistenza, alla fiducia interpersonale, al costruirsi delle regole di vita fino ai valori della generatività come reciprocità del dono della vita. Per Donati, la famiglia offre un modello fiduciario di vita che genera capitale umano e sociale primario, e la stabilità e la forza dei legami aumentano le capacità di ridistribuzione delle risorse familiari secondo una condivisione volontaria che realizza l equità fra chi ha di più e chi ha di meno. Nelle altre forme di convivenza, invece, il valore aggiunto è quello di un modello negoziale di vita. REGIMI GIURIDICI DISTINTI. Richiamando la Costituzione italiana, il sociologo distingue il riconoscimento dei diritti inviolabili dell uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (art. 2), dal riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (art. 29). Diritti non comparabili o concorrenti ma semplicemente diversi precisa. Di qui la necessità di definire due configurazioni sociali e giuridiche diverse in ragione di criteri di equità, libertà e solidarietà che sono proporzionati alle obbligazioni assunte. Nel regime giuridico della famiglia - spiega Donati -, i contraenti assumono un complesso di obbligazioni reciproche che meritano corrispondenti tutele da parte della società, perché essa riconosce il valore sociale aggiunto generato da queste obbligazioni fra i coniugi, fra genitori e i figli, fra costoro e la comunità intorno. Per quanto riguarda le semplici convivenze, all interno delle quali le persone assumono altri impegni e altre modalità di scambio reciproco, le tutele debbono essere proporzionate alle obbligazioni assunte. Per il curatore del Rapporto, la tutela pubblica non può spingersi a forzare gli individui a entrare necessariamente in un certo modello di convivenza. Creare degli istituti giuridici nuovi vorrebbe dire incasellare delle forme sociali per loro stessa natura non standardizzabili, mentre lo Stato deve limitarsi a tutelare i diritti umani fondamentali delle persone e le regole di equità e solidarietà che derivano dall esistenza di una relazione di scambio tra esse. Di qui la necessità di mantenere una netta distinzione tra i due regimi giuridici. ALCUNI DATI. E intanto, secondo il Rapporto Cisf, il 93% degli italiani considera la famiglia l ambito di vita più importante (nel 1990 la percentuale era pari all 88%), mentre solo il 20,5% dei maschi e il 16,5% delle femmine fra i 18 e i 49 anni guarda al matrimonio come a un istituzione superata. Nel nostro Paese esistono 22 milioni e mezzo di famiglie, il 41,3% costituite da coppie con figli, il 21,1% da coppie senza figli, e l 8,4% da un genitore single con figli. La famiglia composta da una sola persona costituisce il 25,9% del totale. Nel 2006 sono nati 560mila bambini, la metà rispetto al 1965 (1.018mila), anno in cui il tasso di fecondità era pari al 2,66 per donna contro l 1,35 di oggi. Il tasso attuale appare tuttavia in lieve ma costante aumento dal 1995, anno che ha registrato il più contenuto numero di nascite (526mila, con un tasso di fecondità dell 1,19). A CURA DI GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA 9

10 ASSISTENZA SANITARIA Sul cammino dell uomo Nell esperienza della malattia e della sofferenza Riumanizzare l assistenza socio-sanitaria in Italia è stato il tema del congresso nazionale promosso dal 9 all 11 novembre ad Ostuni da parte della Società italiana di bioetica e Comitati etici (Sibce), con la presenza di numerosi relatori tra docenti universitari, primari ospedalieri, ricercatori, esperti di bioetica. Nei tre giorni di convegno, da venerdì a domenica, si sono toccati i temi dell assistenza in Italia, del senso del dolore, del prendersi cura della persona malata. ALLEANZA TERAPEUTICA. Negli ospedali e in altre istituzioni di salute molti dei segni esterni di umanizzazione si sono ridotti alla minima espressione. È per questo che sentiamo oggi con urgenza l esigenza di riumanizzare l assistenza socio-sanitaria e desidereremmo porre questa questione con forza e con l incisività di una esigenza scientificamente validata e umanamente inderogabile : lo ha detto FILIPPO BOSCIA, presidente del Sibce, nel corso di lavori del convegno di Ostuni cui hanno preso parte alcuni tra i più qualificati esperti in tema assistenziale, medico e curativo, oltre che del campo della bioetica. Percorrere il cammino dell uomo significa percorrere non solo la via della salute ha aggiunto ma soprattutto quella della sofferenza o della malattia vista come esperienza seria, profondamente biografica e spirituale, molto sensibile agli interrogativi che pone un esperienza ed una ricerca di senso. Questo spazio umano e nello stesso tempo spirituale resta sempre più intimo o nascosto, più soggettivo, spesso inosservato. Secondo il presidente del Sibce, per meglio accompagnare l umanità sofferente occorre operare per una migliore accoglienza, migliori strutture, migliori attrezzature, un migliore impegno degli operatori, una migliore capacità di intrecciare dei rapporti terapeutici e salutari con gli altri. Occorre di fatto promuovere ha concluso un alleanza terapeutica sempre, coniugare scienza e coscienza, tecnica ed etica, educazione e virtù, impegno, condivisione e responsabilità. COMBATTERE IL DOLORE. Il dolore va combattuto. È chiaro per la medicina e lo è anche per la fede cristiana. Nonostante una qualche deriva doloristica, che storicamente abbiamo vissuto, il Vangelo ci mostra che Gesù è venuto per redimere tutto l uomo: la guarigione del corpo che praticava era una premessa per quella dell anima : così DARIO SACCHINI, dell Istituto di bioetica dell Università Cattolica di Roma nella relazione di apertura. Il magistero della Chiesa ha proseguito si è pronunciato con grande chiarezza a favore delle terapie antidolorifiche, a partire dalle riflessioni di Pio XII negli anni 50, che ammettevano analgesici anche forti come gli oppioidi, a condizione che la persona potesse assolvere i suoi obblighi civili e religiosi e tale somministrazione avvenisse in modo proporzionato al sintomo. Ciò per evitare che si praticasse da parte del medico una cripto-eutanasia, perché è noto che se si somministrano dosi elevate di analgesico si induce la morte del paziente. Circa la sofferenza, Sacchini ha detto che essa viene interiorizzata e ciò rende consapevole l uomo per un verso della precarietà della propria esistenza, per l altro della sua profonda natura spirituale che fa elevare al di sopra della corporeità. A suo avviso, quindi, la domanda di senso sul dolore va probabilmente ritematizzata in una stagione culturale come questa. La rivelazione cristiana, infatti, costituisce un caso unico, fra le grandi fedi, in quanto dà una spiegazione convincente e decisiva circa il senso del dolore: non come un valore in sè, ma come possibilità di trasfigurazione, di offerta, di espiazione, di cui il maestro è stato Gesù Cristo. CODICE DEONTOLOGICO E SUOI SVILUPPI. Con la Dichiarazione di Amsterdam (1994) e la Convenzione di Oviedo (1997) si è passati dal paternalismo medico dell etica ippocratica al principio di autonomia del paziente, fondato sul concetto di libertà e conseguentemente di autodeterminazione nei confronti della propria salute e perfino della propria vita : lo ha detto ADRIANO BOMPIANI, presidente onorario del Sibce e membro del Comitato direttivo di bioetica del Consiglio d Europa. La Convenzione di Oviedo ha proseguito nasce proprio per regolamentare l evoluzione del tumultuoso diffondersi dell autonomia del paziente. Bompiani ha poi parlato del codice deontologico e delle leggi sanitarie, rilevando che se il codice, antichissimo per origine dei contenuti deontologici, è ritenuto ancora oggi espressione di una autonomia normativa interna per i comportamenti virtuosi della categoria, tuttavia l evoluzione della medicina nel rapporto con la società ha creato sempre più stretti rapporti fra il bene sociale e il ruolo professionale, dei quali si è fatto carico il diritto. A CURA DI LUIGI CRIMELLA 10

11 SOCIETÀ Da 30 anni con la famiglia I consultori familiari d ispirazione cristiana Laicità e identità cristiana : su questo tema si è svolto nei giorni scorsi a Roma il 14 convegno della Confederazione italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana (Cfc), che ha celebrato i suoi 30 anni. Nata nel 1978 la Confederazione conta circa 180 centri diffusi nel Paese. La grossa sfida che attende i nostri consultori sostiene il presidente GOFFREDO GRASSANI - è quella della loro libertà e autonomia nel perseguire i valori cristiani. Per noi significa far crescere i valori della famiglia soprattutto con un chiaro e condiviso progetto formativo. Questo è anche il concetto che ispira il progetto di riforma dei consultori rilanciato nel convegno: Da strutture sanitarie ha detto Grassani - devono divenire a centri per la famiglia per una sua promozione a tutto campo. I consultori pubblici ha rilevato a sua volta la vicepresidente OLIMPIA TARZIA - hanno finito col diventare presidi sanitari con un assoluta assenza di formazione di fronte alle scelte tra la vita e la morte; nella maggioranza dei centri non viene ritenuto opportuno offrire alternative all aborto. Il progetto di riforma chiede tra l altro che in ogni consultorio venga istituito uno sportello informativo destinato alle gestanti e alle ragazze madri in difficoltà e che la certificazione per l aborto sia affidata ad altra struttura sanitaria. Infine che venga istituita una Autorità nazionale per le politiche familiari. L SULLA PERSONA. Un alleanza tra coloro, che lai- L ALLEANZA ci e cattolici, ritengono la vita e la persona umana un valore da difendere, perché solo incontrandosi sul terreno dell antropologia è possibile porre un argine alla deriva antiumanistica contemporanea : é questa la via indicata da mons. NUNZIO GALANTINO, direttore del settore filosofico alla Pontificia Università Teologica di Napoli, perché i consultori di ispirazione cristiana possano entrare nella sfera pubblica, a servizio del bene comune, senza perdere la propria identità. Negli attuali dibattiti sulla dignità della vita e della morte - ha proseguito - la qualità delle risposte dipende direttamente dal concetto di uomo che si ha. Alcuni filosofi, non riconoscono lo status di persona ai feti, ai ritardati mentali gravi o a coloro che sono in coma senza speranza, e ambiguo e con gravissime conseguenze sul piano etico-pratico è il ricorso che al termine persona si fa in ambito bioetico. Di qui - per Galantino - la necessità di vigilare per non lasciarsi schiacciare dalla cultura funzionalista che riduce la vita e omologa la persona su criteri di prestazione e di successo. Va ricercata in sostanza una visione comune tra laici e cattolici basata sul concetto che la persona non è tale solo perché accolta e riconosciuta, ma è persona in forza di una sua intrinseca positività: in altre parole l uomo non diventa ma nasce persona. LA VERA LAICITÀ. Galantino ha quindi indicato la condizione per realizzare un alleanza a servizio della persona cioé condividere il primo principio della laicità, che consiste nell andare alla ricerca del bene senza pregiudizi. Proprio la laicità è stata indicata da PIER PAOLO DO- NATI, docente di sociologia all università di Bologna come basilare per rilanciare il ruolo dei consultori. Occorre chiarire ha detto che per un consultorio di ispirazione cristiana laicità non significa omologarsi al codice della politica, ma libertà di servire tutti da credenti. In Italia ha spiegato - questa libertà è costantemente messa in discussione. La politica dei consultori familiari, a partire dalla legge 405/1975, ha seguito gli alti e i bassi di uno stato sociale che nel campo dei servizi alle famiglie vorrebbe regolare quasi tutto, mentre non riesce a regolare quasi niente per cui oggi c è una situazione di sostanziale carenza di servizi consultoriali alle famiglie. Per la laicità ha sostenuto Donati - è fondamentale il riferimento al diritto naturale come base razionale comune. E tuttavia occorre anche elaborare un nuovo diritto alla natura, come tutela e promozione di ciò che vi è di più degno nell umanità delle persone e delle relazioni familiari. La via è da individuarsi in un nuovo concetto di laicità da intendersi come tensione continua tra ragione fede che le distingue senza separarle. Una visione che si lasci alle spalle le ideologie moderne con tutte le distorsioni introdotte nel trattare il tema della famiglia. Punto, questo, sviluppato dal rettore della Lumsa, GIUSEP- PE DALLA TORRE. Una visione ideologica in senso laicista del matrimonio ha detto ha snaturato lo stesso, nella pretesa di ridurlo a un fatto personale e privato, con tutte le degenerazioni che ne derivano. Per questa visione, che non corrisponde a quella del diritto naturale, la famiglia è oggi ridotta al nulla o a poca cosa: di qui il ruolo formativo dei consultori che devono richiamare il valore sociale dell istituzione familiare. A CURA DI MICHELA CUBELLIS 11

12 PEDOFILIA Una ferita aperta Il primo romanzo italiano scritto da due psicoterapeuti Non si diventa pedofili a una data età, ma si comincia, poco alla volta, fin da giovani. Per questo sarebbe importante che la scuola e le altre agenzie educative, fossero capaci di leggere i primi segnali dei cambiamenti della personalità, per poter intervenire prima che questo dramma si manifesti in tutta la sua crudezza. Profondo conoscitore degli abissi in cui anche l animo giovanile può precipitare, don GINO RIGOLDI, da 35 anni cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, ha inquadrato così il fenomeno della pedofilia, durante la presentazione, lunedì 12 novembre, del primo romanzo italiano su questa tematica. Una ferita aperta è stato scritto da due psicoterapeuti, RENZO ROCCA e GIORGIO STENDORO (docenti della Scuola di specializzazione in psicoterapia e fondatori della psicoterapia con la procedura immaginativa e di un originale metodo di cura della balbuzie), e racconta la storia di Gianni, un ragazzino che, a soli tredici anni, è abusato dal convivente della madre, rimasta vedova, senza casa e senza lavoro. Soltanto grazie all aiuto di alcuni amici e affidandosi alla preghiera, Gianni, dopo dieci anni di sofferenza, riesce a ritrovare il gusto per la vita. Ma dentro, là dove l inconscio scatta le sue fotografie, io custodisco delle immagini di cui non riesco a liberarmi. Una ferita aperta. IL MERCATO DELL ABUSO. L abuso del fanciullo per scopi sessuali hanno spiegato i due autori non è diverso dallo sfruttamento dei minori nel campo del lavoro: entrambi sono vittime della violenza. Una violenza che, per chi la gestisce, produce un fiume di denaro. Stime recenti infatti, hanno quantificato in 1,2 miliardi di dollari il giro d affari dello sfruttamento della prostituzione minorile nel mondo, anche se in nove casi su dieci, il pedofilo è un parente del minore abusato e i due terzi dei denuncianti conoscono l abusatore. Non possiamo rassegnarci alla violenza in famiglia, ha ammonito don Rigoldi, che ha anche condannato una certa cultura che fa del sesso un bene di consumo, lanciando un vero e proprio appello: Ricominciamo a parlare della sessualità con serenità, perché da lì passa la vita. In Romania ha proseguito il sacerdote assistiamo circa 300 bambini vittime di violenza; le loro storie sono tanto drammatiche che, certe volte, sono costretto a mettere le cuffie del mio walkman per non sentirle più, per non sentire che cosa fanno a questi piccoli innocenti, tanti padri di famiglia italiani. CURARE I PEDOFILI. Eppure, in contrasto con la linea di chi vorrebbe la castrazione chimica dei pedofili e che, una volta in galera, sia buttata via la chiave, don Rigoldi ha ricordato che anche chi si macchia di un reato tanto grave, può essere recuperato alla vita civile. Nel carcere di Bollate ha spiegato esiste un centro di mediazione dei conflitti che cura circa ottanta condannati per pedofilia; è un servizio molto importante che serve a tamponare eventuali ricadute. Con buoni risultati, illustrati da uno psicologo che segue questi detenuti: chi segue il trattamento, abbatte la possibilità di recidiva dell 85% e, il restante 15% si dimezza se ulteriormente curato. Per recuperare il pedofilo ha sottolineato Rocca bisogna mettere in crisi il suo bisogno. In questo senso, il lavoro svolto nel centro di Bollate è molto significativo, perché coinvolge anche la famiglia del pedofilo stesso. RIVEDERE GLI SCHEMI. Un invito alla cautela, per il bene dei bambini, è arrivato anche da CARLO GIOVANARDI, parlamentare, protagonista, una decina di anni fa, di una forte battaglia alla Camera per impedire che fosse dichiarato lecito avere rapporti sessuali con un minore di tredici anni consenziente. Leggendo questo libro ha detto il deputato mi sono ricordato di questo episodio, confermandomi nella convinzione che il bambino deve essere sempre tutelato. Senza, però, cadere nella caccia alle streghe, come per altro è successo, perché, in tutti i casi, ad andarci di mezzo sono sempre loro: i più piccoli. Quando poi, come dicono i numeri, questa forma di violenza nasce all interno della famiglia, allora è ancor più necessario andarci piano, rivedendo alcuni schemi per non fare di ogni erba un fascio, andando ad intaccare un istituzione fondante per la società. Dove, invece, bisogna colpire senza pietà è sul versante del turismo sessuale e dell adescamento dei ragazzini attraverso Internet. Qui ha concluso Giovanardi è necessario anche portare avanti una forte battaglia culturale. A CURA DI PAOLO FERRARIO 12

13 CONTEMPLATIVI Una forza che non fa clamore 21 novembre: Giornata Pro Orantibus Il 21 novembre, festa liturgica della presentazione al tempio della Beata Vergine Maria, si celebra la Giornata Pro Orantibus. Questo appuntamento, nato nel 1953, fu fissato definitivamente al 21 novembre, nel 1959, da Giovanni XXIII. In questa Giornata, in tutte le chiese del mondo si pregherà per e con le claustrali. Una sorta di contraccambio per le contemplative, che tutti i giorni, 24 ore su 24, pregano a favore della Chiesa e del mondo. Secondo recenti statistiche, le contemplative nel mondo sono circa 51mila, divise in monasteri. In Italia le claustrali sono oltre In vista della Giornata Pro orantibus, pubblichiamo una riflessione a cura dell Associazione Pro Orantibus (Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica). I Monasteri contemplativi sparsi nel mondo stendono una rete di preghiera a favore della Chiesa e del mondo, mentre la vita dei monaci e delle monache trascorre nel silenzio. La forza di Dio non fa clamore, ma offre attraverso la spiritualità quel sostegno interiore che si traduce in testimonianza, evangelizzazione, speranza, ricerca di Dio. Ogni anno la Giornata Pro Orantibus vuole ricordare al popolo di Dio il grande dono della chiamata contemplativa e ricordare agli uomini di oggi, le cui vite elettroniche sono tutte frenetiche, che pur apprezzando le attività di ogni tipo, è sempre necessario saper alzare gli occhi al cielo, puntarli in alto considerando le realtà future e la pienezza di grazia che Dio ha preparato per tutti i suoi figli. La Giornata Pro Orantibus, sorta nel 1953, fu fissata definitivamente al 21 novembre dal Beato Giovanni XXIII. Quest anno essa pone l accento sulla Parola di Dio e sulla vita di fede, come emerge dalle Lettere di San Paolo. Stiamo preparandoci infatti all Anno Paolino, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI che si aprirà alla fine di giugno 2008 e al Sinodo sulla Parola di Dio del prossimo ottobre. L Apostolo delle Genti, campione della fede in Cristo Signore, suo annunciatore e martire, indica il cammino esigente e insieme appagante per il cuore, la mente, lo spirito nella sequela fedele, intrepida, coraggiosa del Signore Gesù, nel quale c è la salvezza dell uomo0, di ogni uomo, di tutto l uomo. Nella Giornata Pro Orantibus la Chiesa intera si stringe attorno ai contemplativi per ringraziarli del loro servizio di lode e di intercessione, e invita tutte le comunità parrocchiali e diocesane, i singoli fedeli, le associazioni laicali, i movimenti, i gruppi ad unirsi nella preghiera orale e continua dei Monasteri, ma anche a considerare la loro vita, a farla conoscere e amare, a trasmettere ai giovani il significato e il valore della vita consacrata a Dio in questa forma così particolare e totalizzante. La Giornata Pro Orantibus aiuti anche a scoprire nelle proprie Chiese locali gli eventuali monasteri, presenti nel territorio, per unirsi almeno qualche volta alla preghiera che da essi sale a Dio, per celebrare questa ricorrenza con particolare interesse, per rendere viva la considerazione e diffonderne la conoscenza negli ambienti ecclesiali, familiari, associativi. Benedetto XVI: un occasione opportuna La Giornata Pro Orantibus è un occasione quanto mai opportuna per ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento. È quanto ha affermato Benedetto XVI, domenica 19 novembre 2006, prima della recita dell Angelus. In quell occasione, il Papa ha spiegato il senso di questa Giornata: Qualcuno si chiede che senso e che valore possa avere la loro presenza nel nostro tempo, in cui numerose e urgenti sono le situazioni di povertà e di bisogno a cui far fronte. Perché rinchiudersi per sempre tra le mura di un monastero e privare così gli altri del contributo delle proprie capacità ed esperienze? Che efficacia può avere la loro preghiera per la soluzione dei tanti problemi concreti che continuano ad affliggere l umanità? Di fatto tuttavia, anche oggi, suscitando spesso la sorpresa di amici e conoscenti, non poche persone abbandonano carriere professionali spesso promettenti per abbracciare l austera regola d un monastero di clausura. Che cosa le spinge a un passo tanto impegnativo se non l aver compreso, come insegna il Vangelo, che il Regno dei cieli è un tesoro per il quale vale veramente la pena abbandonare tutto? In effetti, questi nostri fratelli e sorelle testimoniano silenziosamente che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e di amore. Todo se pasa, Dios no se muda, scriveva la grande maestra spirituale santa Teresa d Avila in un suo celebre testo. E dinanzi alla diffusa esigenza che molti avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita contemplativa si offrono come oasi nelle quali l uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i polmoni verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l esistenza

14 ISLAM La profezia della fraternità La nota della diocesi di Padova contro una provocazione Come credenti e come cittadini ci sentiamo profondamente indignati e offesi. È un passo della presa di posizione della diocesi di Padova sull iniziativa di alcuni esponenti della Lega che hanno portato a passeggio un maiale nell area in cui dovrebbe essere aperta una moschea. Nessuna persona, nessun credente si legge in una nota pubblicata il 12 novembre può sentirsi autorizzato a denigrare la fede di un altra persona e di un altro credente. Il rispetto della libertà religiosa rifugge ogni provocazione offensiva nei confronti di luoghi, riti, pratiche inerenti la sensibilità religiosa e i diritti delle persone. Abbiamo raggiunto telefonicamente don GIOVANNI BRUSEGAN, delegato per l ecumenismo e la cultura della diocesi di Padova, per farci raccontare come è nata l iniziativa. Perché avete ritenuto importante prendere posizione? Credo che in un contesto di conflittualità latente che è presente nel modello di vita della nostra società, in questa svendita dei valori che si fa pur di essere visibili ed avere successo, in questi silenzi di massa e di manovra, la Chiesa viva il suo ruolo profetico non volendo fare un discorso politico né solamente interculturale, ma un discorso valoriale che le è proprio, che corrisponde al Vangelo, all insegnamento del Concilio Vaticano II e allo spirito di Assisi di Giovanni Paolo II. La nota è frutto di una Chiesa che vuole vivere per l umanità di oggi e per un senso di tradizione che non è solo celebrazione del passato, ma anche anticipo di futuro. Noi abbiamo cercato di dare dei criteri di discernimento: ribadendo il rispetto dell identità e della legalità, chiediamo che non vengano soppresse la responsabilità e la bellezza di una vita fraterna, di un messaggio di amore e benevolenza per tutti. Secondo lei la nota è espressione di un sentire popolare o piuttosto la voce di una minoranza? Io ho l impressione che la gente più sensibile e soprattutto i cristiani avessero bisogno e abbiano piacere di una presa di posizione semplice, però puntuale, perché dà criteri di discernimento. Per cui colgo che c è un popolo cristiano, che vive il Vangelo, che è favorevole a queste prese di posizioni, mettendo in crisi chi invece si è chiuso dentro modelli culturali e politici autoreferenziali e che soprattutto non ha capito che il cristianesimo è alternativa e profezia. La nota ha voluto soprattutto lanciare un messaggio: si tiene conto della situazione, si ribadisce che c è un diritto alla sicurezza, che c è un dirittodovere da parte di tutti alla legalità, però chiede anche di non nascondersi dietro ad una pseudo-legalità per difendere l egoismo, promuovere paure e non affrontare seriamente e con progettualità i problemi reali della gente. A me pare che la Chiesa, anche attraverso questo intervento, ribadisca che è importante non essere buonisti, ma certamente chiede di essere nella coerenza del dono dell amore al prossimo. È un messaggio di cui l umanità avrà sempre bisogno. La legalità non può essere tale per non amare e la sicurezza non può essere delega dell impegno e del rischio di dare la vita. Temo che stia venendo avanti una società pericolosamente pigra nell inventare modelli nuovi di generosità e di stare gli uni con gli altri. Oggi la frontiera dell ecumenismo e del dialogo è l internazionalizzazione dell amore. È quel progetto di civiltà dell amore di cui parlava Paolo VI. C è però il nodo della moschea a Padova? Il dibattito rivela due tipi di problemi: il primo è di carattere amministrativo. L altro, più impegnativo, chiama in causa correnti politiche e agenzie culturali che tirano indietro, cavalcano il pessimismo, fanno leva sulla paura. In questo contesto, la Chiesa si sforza di avere senso realistico e quindi della complessità e sente la responsabilità di accompagnare i processi educando le persone ad affrontare le nuove sfide che si presentano nel loro vivere quotidiano. Si tratta di intercettare le speranze e le attese della gente. Secondo lei il clero è sufficientemente preparato ad affrontare questo nuovo mondo che avanza? Ci sono documenti della Chiesa italiana molto chiari, che spesso forse non sono conosciuti. Credo che si debbano far conoscere bene, in modo più tempestivo e capillare. Posso testimoniare di persona che gli uffici diocesani stanno lavorando molto su questo fronte per accompagnare i sacerdoti e le comunità in questo passaggio, uscire dal buonismo o da uno spontaneismo di un amore astorico per leggere e inculturare l amore e il messaggio evangelico dentro la complessità e le sfide di oggi. Non è più il tempo, quello attuale, per essere sprovveduti. A CURA DI MARIA CHIARA BIAGIONI 14

15 ANTONIO ROSMINI La stoffa di un santo Da documenti inediti degli Orionini È UN SANTO!. Don Orione ammirò incondizionatamente la figura di questo uomo dottissimo e piissimo, al di là delle risapute vicende storiche. Don Orione fin da chierico fu grande ammiratore del nostro beato. Fin dal 1893, in seminario, spesso nascevano discussioni sulla figura del Rosmini con il chierico Albera e Orione concludeva sempre: ma Rosmini è un santo! Il giudizio del chierico Orione, fin da allora si soffermava sulla dottrina ascetica del Rosmini e sulle sue virtù personali, universalmente riconosciute da grandi santi come don Bosco, Pio IX, Pio X, Contardi Ferrini, Annibale di Francia, Scalabrini, don Calabria. Anticipava in sostanza il giudizio che oggi predomina circa la riconsiderata figura di questo santo religioso e sacerdote, devotissimo alla Chiesa e, ben si può dire, martire del suo amore al Papa. TACERE, SOFFRIRE, AMARE. Nel 1848, durante la prima guerra di indipendenza, il governo piemontese sceglie come plenipotenziario per trattare con Roma don Antonio Rosmini. Pio IX, pontefice da due anni, è contento e pensa di nominarlo cardinale e segretario di Stato ma, per gli eventi bellici, fugge a Gaeta seguito dal Rosmini. L ostilità e l avversità dell Austria contro lo scomodo roveretano non permettono di realizzare il piano del Papa. In un conversazione con i suoi chierici studenti nel 1938, don Orione diceva: L Italia ha uno scrittore dalmata, un ingegnaccio il Tommaseo. Chi ha modificato il carattere del Tommaseo? Rosmini, Si svolgerà a Novara domenica prossima, 18 novembre, la beatificazione di Antonio Rosmini ( ), sacerdote e fondatore di due ordini religiosi, intellettuale e scrittore. In vista dell evento pubblichiamo alcuni stralci dello speciale, curato da don Enrico Casolari, che il mensile di novembre Don Orione oggi dedica al Servo di Dio. Documenti inediti conservati presso la Curia generale della Congregazione orionina che testimoniano la vicinanza ideale di San Luigi Orione con Rosmini. Rosmini! Rosmini, il più grande filosofo del ISPIRATORE DI DON ORIONE. Don Orione, secolo, sacerdote di vita illibatissima, intemerata, santa; quel filosofo che i miei avere le regole dell Istituto della Carità, agli inizi della congregazione, chiede di professori, quando facevo filosofia, cacciavano direi dalla scuola e che ora fa mineratissimo fondatore mi pare le regole perché dopo aver letto del Vostro veracoli. Ai piedi del letto di Rosmini morente stava il Manzoni, cui consegnò il suo mentre sto per dare, per espressa volon- vostre potranno essermi di grande aiuto, testamento spirituale: Adorare, tacere, tà del santo Padre, un po di regole ad godere. Era la regola di vita che si era imposto: tacere, soffrire, amare. minimissima cosa che si chiama Opera alcuni istituti che formano per ora una della Divina Provvidenza (26 settembre VOCAZIONE TRA LE SPINE. La testimonianza dell ammirazione che don Orione ebbe fu compagno fedele e continuo ispirato- 1902). L epistolario ascetico di Rosmini verso il Rosmini emerge nella fitta corrispondenza e documentazione che inter- riscontrano spesso frasi del pio abate rore di don Orione; negli scritti orionini si corse tra don Orione e Camillo Risso, rosminiano. Costui, chierico nel seminario sco, don Orione ricordò che il fondatore veretano. Nel 1938, parlando di don Bo- di Tortona, al terzo anno di teologia, nel dei salesiani aveva acquistato il terreno 1901, viene allontanato perché di idee rosminiane in filosofia e poco conformi alle don Antonio Rosmini e si augurò che que- di Valdocco con i denari che gli imprestò dottrine tomiste. Ricorre a don Orione e st ultimo fosse presto innalzato sugli altari. Un arciprete della diocesi di Torto- viene indirizzato ad entrare nell Istituto della Carità. Il canonico Vincenzo Brizio na scriveva ad un padre rosminiano dopo lo definisce un giovane per nessun modo la morte di don Orione: Il compianto chiamato allo stato ecclesiastico, dotato uomo che io conoscevo da 46 anni, aveva di grande orgoglio, insubordinato e irriverente; credo che solo con un miracolo datore, ne valorizzava la vita santissima, una venerazione profonda del vostro fon- potrà ravvedersi, ma don Orione insiste ne diffondeva la memoria, auspicandone presso il superiore: Mio buon padre, mi la piena glorificazione. Fino dal 1906 mi pare non abbia stoffa da eretico, anzi mi diceva in un colloquio confidenziale che sembra possa diventare un grande santo. Rosmini doveva essere glorificato ed il suo E tanto affezionato al nostro benedetto trionfo anche in terra non poteva mancare, e concludeva che il Paradiso era per padre Rosmini, la sua vocazione è cresciuta tra tante spine, non c è nulla nella sua lui desiderabile anche solo per poter avere una comunicazione un po più diretta condotta, solo ha sostenuto alcune idee che parevano non tomiste. Don Risso, con il gran Servo di Dio Antonio Rosmini. divenuto sacerdote, morì a 86 anni lasciando grande esempio di virtù religiose e di semplicità d animo. 15

16 MAFIA Nessun dorma La lettera dei vescovi di Calabria Non ci si può addormentare sul problema della mafia ma bisogna essere sempre vigili e attenti per impedire la sua crescita. Non smettiamo di essere impegnati per debellare questo fenomeno. Così mons. VITTORIO MONDELLO, presidente della Conferenza episcopale calabra, spiega il senso della lettera Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo. Annunciare il Vangelo della vita nella nostra terra per un futuro di giustizia e di carità, scritta dai vescovi calabri e che verrà letta nelle parrocchie della Regione il 25 novembre. La lettera è stata distribuita la sera del 12 novembre a sacerdoti, religiosi e laici della diocesi di Cosenza - Bisignano in occasione della Settimana di formazione biblica, presieduta dall arcivescovo SALVATORE NUNNARI. Il fenomeno mafia non si risolve con la polizia ma con una personale conversione che ci deve portare tutti ad un cambiamento della nostra mentalità, perché spesso la mafia delinquenziale si nutre della mentalità mafiosa generale, aggiunge il presule. Da qui l invito alla formazione, soprattutto dei ragazzi e dei giovani che purtroppo, molto spesso, vivono in ambienti nei quali la mafiosità non viene considerata un male, ma considerata legale. Dobbiamo scardinare questa mentalità per dire che la mafia è un male, nocivo per tutta la società. NO AL PADRINO DI TURNO. Simpatizzare con una concezione dei valori della vita quale quella mafiosa scrivono i vescovi calabresi nel documento - è contrario al Vangelo e al bene della società e dell uomo, perché l appartenenza o la vicinanza ai clan non sono un titolo di vanto o di forza, bensì di disonore e debolezza. I presuli esortano a compiere ogni sforzo per rinunciare ad atteggiamenti che possano alimentare il fenomeno mafioso, non solo mediante la condanna di tutte le forme di violenza, ma anche avendo sempre presente che la risoluzione dei problemi personali non va affidata al padrino di turno, ma a chi è a ciò preposto dall autorità dello Stato. Contro un potere mafioso che permea di sé sia i singoli sia le istituzioni, si legge nel documento, deve svilupparsi un senso critico capace di discernere i valori e le autentiche esigenze evangeliche. IL SERVIZIO NELLA POLITICA. Se da un lato inquietano certe accuse di connivenza tra criminalità e politica, dall altro risalta, specialmente per il cristiano, la necessità dell impegno nella polis, come espressione della carità e dell amore che il credente vive in Cristo. La carità politica e i frequenti casi di corruzione, scrivono i vescovi, ci spingono non solo a sollecitare la politica al recupero del valore di servizio, ma ancor più ad esortare i cristiani a non disertare questo servizio. Dinanzi alla progressiva perdita dei valori di solidarietà prosegue la lettera - facciamoci strumenti di lotta ai mercanti di morte, ovunque essi si annidino e qualunque panni indossino: siano essi mafiosi o detrattori della vita. Allo stesso tempo rinnoviamo l attenzione agli ultimi e agli emarginati. Ecco delinearsi la nuova cultura della vita: nuova spiegano - perché in grado di risolvere i problemi che investono il nostro territorio, capace di suscitare un coraggioso confronto culturale nella società che è la sola che possa prosciugare la linfa vitale delle organizzazioni mafiose. In tale ottica collochiamo l agire delle nostre Chiese, scrivono ancora i presuli calabri. Con la forza del Vangelo si deve agire per favorire una rottura con la cultura mafiosa, attraverso il coraggio della coerenza, della testimonianza e della speranza. Nella lettera viene poi chiesto un impegno consapevole a vescovi, sacerdoti, religiosi e operatori pastorali per maturare una profonda coscienza della responsabilità, coltivando una vita di preghiera e carità e coniugando per primi, nel nostro quotidiano, autenticità, coerenza, amore per il prossimo, giustizia e legalità. PERSONE SAGGE. I presuli calabresi ribadiscono, inoltre, la centralità della pastorale familiare, un impegno forte della scuola e chiedono al Signore di far emergere persone sagge che, al di là dell appartenenza ai diversi schieramenti politici, sappiano elaborare percorsi legislativi e di amministrazione della cosa pubblica in grado di contrastare l espansione del fenomeno mafioso. Vicinanza viene espressa verso la magistratura e le forze dell ordine, con un plauso per l impegno costante della loro opera, spesso nascosta o travisata. Vicinanza anche agli imprenditori, chiedendo tutela legislativa e istituzionale, verso coloro che scelgono di difendere il loro onesto operato senza cedere a ricatti. Essi sappiano scrivono i vescovi - che non saranno abbandonati a se stessi, ma potranno contare sull appoggio a tutto tondo dei pastori e della comunità cristiana. Un invito anche ai giovani, affinché non perdano l entusiasmo e divengano protagonisti della carità e della promozione umana, coltivando valori di onestà, giustizia e legalità, per costruire assieme quel futuro che appartiene a tutti, ma specialmente a loro. A CURA DI RAFFAELE IARIA 16

17 SIR REGIONE: PUGLIA L ultimo saluto Una regolamentazione in materia di attività funeraria, cremazione e dispersione delle ceneri È all esame degli uffici regionali prima di essere approvato in seconda lettura dalla Giunta regionale lo schema di disegno di legge in materia di attività funeraria, cremazione e dispersione delle ceneri, approvato a settembre dall esecutivo regionale della Puglia. Una volta approvato in via definitiva, lo schema di ddl passerà alla commissione consiliare competente e quindi in Consiglio regionale. Entro un anno dall entrata in vigore della legge, le Province valutano il fabbisogno provinciale di crematori e individuano, con i Comuni, la localizzazione dei nuovi impianti, la cui realizzazione, insieme con quella dei cimiteri, spetta ai Comuni. Questi devono allestire almeno una camera mortuaria con struttura per il commiato e disciplinare le attività funebri, necroscopiche, cimiteriali e di polizia mortuaria attraverso un regolamento con cui vengono, tra l altro, stabilite le modalità per la costruzione dei cimiteri per gli animali d affezione. La Puglia ha un solo impianto di cremazione a Bari che nel 2006 ha effettuato 280 delle circa cremazioni in Italia. DISPERSIONE CENERI: ATTO INCOE- RENTE. Nel progetto di legge non ci sono difformità rispetto al pensiero della Chiesa, tranne che per la dispersione delle ceneri, che non si può condividere perché non permetterebbe un culto più diretto dei defunti, commenta don LUIGI RENNA, docente di Teologia morale alla Facoltà teologica pugliese. Dal punto di vista etico la Chiesa, negli ultimi 50 anni, ha avuto modo di rivedere alcune sue posizioni sulla cremazione, che fino al 1963 era vietata perché considerata un atto di negazione della risurrezione. In quell anno Paolo VI l ha ammessa, pur dicendo che la Chiesa preferisce l inumazione dei defunti, dichiarando che la cremazione non impedisce all onnipotenza di Dio di ricostruire il corpo. Il nuovo Codice di diritto canonico non proibisce la cremazione, tranne che una persona la scelga per motivi contrari alla fede. Tuttavia l atto di disperdere le ceneri previsto all art. 13 del ddl, precisa il teologo, non è coerente con il culto dei defunti, né con un atteggiamento nei confronti della natura, che non è di confusione, ma di distinzione dell uomo dal resto della natura. Nel rito funebre prosegue sono previste le esequie della persona che si farà cremare, che però vanno fatte davanti alla salma e non all urna cineraria. Nel momento in cui il ddl dovesse andare in vigore, sia i parroci sia le cappellanie dei cimiteri si attrezzeranno per spiegare quali sono le modalità. Nel provvedimento, osserva don Renna, si trova un attenzione nei confronti di un nuovo modo di concepire il cimitero, più rispettoso della natura e degli spazi. Si tratta di un attenzione al bene comune, perché oggi molti preferiscono questa strada per evitare l allargamento eccessivo dei cimiteri e, in presenza di inumazione, l inquinamento delle falde acquifere. Renna non vede niente che vada contro la persona, a meno che un individuo esplicitamente si faccia cremare perché disprezza tutto ciò che riguarda la fede. UNA APPLICAZIONE CON PERPLESSITÀ. Il disegno di legge varato dalla giunta regionale ottempera la legge nazionale 130 del 2001, che ha affidato alle regioni questa competenza, esordisce don AN- TONIO VALENTINO, incaricato regionale per la liturgia della Conferenza episcopale pugliese. La Puglia si pone così nel novero delle regioni che hanno opportunamente legiferato in questa materia. Secondo Valentino, nell elaborazione del ddl bisognava tenere conto della nostra cultura e tradizione spirituale. Sicuramente i grossi centri, e Bari in particolare, possono esigere la necessita di una legislazione chiara in materia. Tuttavia, in Puglia difficilmente il disegno può avere un seguito applicativo, soprattutto nei piccoli e medi centri. Ad una lettura immediata prosegue si evincono innanzitutto preoccupazioni di efficientismo funzionale. Il grosso della legge esplicita la volontà di vigilare per evitare che nei grandi centri urbani, in particolare, i servizi funerari possano essere condotti con una concorrenza sleale o si possano consumare gravi violazioni di legge. L attività di vigilanza mi sembra molto opportuna continua per evitare possibilità di sciacallaggio davanti a momenti così solenni. La perplessità più grande, tuttavia, sta nella possibilità dell affido dell urna cineraria all esecutore testamentario. Questa, se conservata in casa, un giorno potrebbe essere dismessa come una cosa vecchia. Sull intera materia la Chiesa si è mossa molto avvedutamente e oggi è alla sua attenzione un adattamento italico al funerale in caso di cremazione. Don Valentino trova apprezzabile che si voglia disciplinare la questione dei servizi funerari, che è un problema serio. Spetta ai parroci avere le relazioni con i familiari e i parenti in momenti così importanti, perché accade che i responsabili dei servizi funerari prendono iniziative perfino sui segni al momento delle esequie. A CURA DI ANTONIO RUBINO 17

18 RASSEGNA STAMPA Quotidiani nazionali L annuncio del prossimo viaggio del Papa negli Stati Uniti monopolizza l attenzione dei principali quotidiani nazionali del 13/11. Alcuni titoli: Il Papa a New York nello stadio dei Giants (Stampa), Stati Uniti, visita del Papa in campagna elettorale (UNITÀ), Benedetto XVI ad aprile negli Usa (MATTINO), Il Papa visiterà gli Usa, candidati in allerta (SECOLO XIX), Viaggio di aprile, Il Papa andrà alla Casa Bianca e poi visiterà l Onu e Grondzero (LIBERO). La prima visita in Usa di Benedetto XVI - si legge sul MATTINO - è stata annunciata dal nunzio della Santa Sede negli Stati Uniti, l arcivescovo Pietro Sambi, a una riunione a Baltimora della conferenza dei vescovi americani. Sambi ha detto di augurarsi che il viaggio del Santo Padre porterà una nuova primavera, una nuova Pentecoste per la chiesa d America. Il Pontefice arriverà il 15 aprile alla base aerea di Andrews, in Maryland, dove è ospitato l Air Force One, e il giorno dopo (data in cui festeggia anche i suoi 81 anni) incontrerà il presidente George W. Bush alla Casa Bianca. Il 17 aprile, invece, celebrerà una messa nel nuovo stadio di baseball dei Nationals, nella capitale, e in seguito incontrerà alla Catholic University docenti, studenti e leader del mondo dell educazione cattolica provenienti da tutti gli Usa. Il 18 aprile, poi, partenza per New York per parlare all assemblea delle Nazioni Unite. Sarà poi la volta, il 19, di una messa nella cattedrale di San Patrick. L ultimo giorno, il 20 aprile, Benedetto XVI compirà una visita a Ground zero, il luogo dell attentato terroristico dell 11 settembre 2001, e nel pomeriggio celebrerà messa allo Yankee Stadium, il leggendario stadio del baseball della Grande Mela, prima di ripartire per Roma. I vescovi cambiano la liturgia: da Ave a Rallegrati Maria (COR- RIERE DELLA SERA), La Chiesa riscrive la tentazione del Padre nostro (GIORNALE), La Cei modifica i libri liturgici, via Ave Maria e mammona (STAMPA), L Ave Maria è invecchiata, la Chiesa rinnova le parole (LIBERO), La Cei aggiorna l Ave Maria, nel Vangelo si dirà Rallegrati (MESSAGGERO), E Ave Maria va in soffitta (UNITÀ), Nuove traduzioni per Ave Maria e Padre nostro (SECOLO XIX), Dall Annunciazione al Padre nostro, 100mila differenze rispetto al vecchio testo (AVVENI- RE). Sono solo alcuni titoli con cui i giornali del 13/11 salutano il nuovo Lezionario liturgico della Cei. Una frase, Ave Maria fa notare Luigi Accattoli sul CORRIERE DELLA SERA arriva alla terza traduzione: rimasta immutata nella prima versione in italiano era poi diventata Ti saluto, o piena di grazia e ora cambia in Rallegrati, o piena di grazia. Non ci indurre in tentazione diventa non abbandonarci alla tentazione. Severo quando parla di valori non negoziabili, secondo il vaticanista mons. Betori che di formazione è un biblista, è apparso elastico in materia filologica: Non c è niente di più opinabile di una tradizione e per questo chiediamo un po di benevolenza nell accoglienza della traduzione. Quelli del nuovo Lezionario liturgico, osserva Andrea Tornielli sul GIORNALE, sono cambiamenti dovuti a traduzioni più precise o più aggiornate, che modificheranno parole talvolta desuete ma entrate ormai nell immaginario collettivo dei fedeli. Ad esempio, Mammona, personificazione della ricchezza ingiusta e idolatrata, è una parola destinata a scomparire dalle letture della messa domenicale: sarà infatti sostituito con il più comprensibile ricchezza. L annuncio della clonazione di embrioni di scimmia, da parte di alcuni ricercatori statunitensi, ha riaperto il dibattito sulla possibilità di effettuare tale pratica sull uomo. È la rivoluzione che si stava aspettando scrive ad esempio Steve Connor sulla STAMPA (13/11) perché finora molti ritenevano che ci fosse una barriera quasi insuperabile, tale da impedire la creazione di embrioni clonati dai primati adulti, compresi gli umani. E chiaro che la novità non sarà benvenuta ovunque. I critici della clonazione ribattono che la manipolazione delle uova di scimmia porterà a nuovo tentativi per creare e distruggere anche embrioni umani. La clonazione vera e propria, cioè la creazione dell embrione osserva Guido Barbujani sulla REPUBBLICA sembrerebbe avvenuta. Ma quando si è tentato di impiantare questi embrioni nell utero di una cinquantine di femmine di macaco, le gravidanze sono tutte fallite. Le difficoltà per far nascere la pecora Dolly furono simili. Il vero ostacolo non è la creazione dell embrione, ma il suo sviluppo. Da un lato, dunque, ci sono i problemi concreti: sappiamo ancora molto poco di biologia della riproduzione e la clonazione presenta ancora ostacoli tecnici. Ma a frenarci, almeno per quanto riguarda i primati e ancor più per la nostra specie, sono stati i problemi morali. 18

19 PRIMA PAGINA Un disegno a due mani Europa: il futuro in un nuovo dialogo Est Ovest DA PAESI E DA SEDI ISTITUZIONALI D EUROPA Marc Aellen (E*) Eric de Beukelaer (B) Gianni Borsa (E*) Charles Buttigieg (M) Brenda Drumm (EIR) Jean-Dominique Durand (F) Nicolas Gasparakis (GR) Marian Gavenda (SK) Anna Kowalewska (PL) Gian Andrea Garancini (E*) Karolina Kasperaviciute (LT) Martin Horalek (CZ) Thomas Jansen (D) Andrej Saje (SL) Erich Leitenberger (A) Georges Marovitch (TR) Iva Mihailova (BG) Sarah Numico (E*) Theo Péporté (L) Csongor Szerdahelyi (U) Zeljko Tanjic (HR) Francisc Ungureanau (R) Frank Turner (GB) Victor Khroul (RU) (E*) Sedi istituzionali europee RELIGIOUS INFORMATION SERVICE SERVICIO DE INFORMACIÓN RELIGIOSA SERVIZIO INFORMAZIONE RELIGIOSA SERVICE D INFORMATION RELIGIEUSE RELIGIÖSER NACHRICHTENDIENST Entrare in Europa, per i Paesi dell Est, non è la panacea di tutti i mali, ma neppure la fine della propria storia e la cancellazione della propria identità. È un processo, con luci e ombre, gioie e problemi. Un cammino per cui oggi Est e Ovest si muovono nella stessa direzione, anche se la distanza tra l uno e l altro è ancora sensibile. Può sembrare riduttivo, ma bisogna riconoscere che l attesa principale che ha spinto l Est ad entrare nell Unione Europea ha una motivazione economica: se da una parte era illusorio pensare che dopo l adesione all Ue tutti i problemi sarebbero spariti in un attimo, dall altra si continuano a cercare benefici che portino sviluppo ai Paesi e un miglioramento della qualità della vita. Ma se, fino a oggi, i Paesi postcomunisti sono stati economicamente all ombra della Russia, ora si profila all orizzonte l Euro. Un attesa che non è senza preoccupazioni. Essere passati dal comunismo al consumismo, dalla dipendenza alla libertà, ha impedito la formazione di una coscienza responsabile, che sappia come usare la libertà stessa. In secondo luogo, entrare nell Ue implica rinunciare ad alcuni diritti e, in una certa misura, mettere in gioco la propria identità. Una sfida che i Paesi orientali intendono affrontare, in cambio di una sicurezza politica e giuridica. Se, infatti, proprio un identità radicata ha permesso loro di raggiungere la liberta, è vero anche che nell Occidente cercano punti di riferimento e un sostegno. Ma questa sfida non è esente da insidie. La contaminazione culturale, ad esempio. Non si rifiutano a priori valori e stili occidentali, ma preoccupa una morale intrisa d illuminismo e di relativismo. Non è poi così diverso dall esperienza comunista: se allora si voleva che tutti avessero lo stesso pensiero, così anche oggi la cultura dominante vuole che tutti abbiano la stessa morale, una morale tollerante e relativa, dove nessuno si può distinguere. Tale contaminazione valoriale si manifesta, ad esempio, in tema di famiglia. Voler affermare nuove forme di famiglia è nient altro che il risultato di una libertà disgiunta dalla responsabilità nei confronti del coniuge, dei figli e dell intera società. E questo avviene mentre in un Paese dell Est come la Lituania, riconoscendo la famiglia come un entità naturale, si vuol stabilire una forma di congedo parentale che duri almeno 3 anni, e abbia il sostegno dello Stato. Una misura che, hanno detto alcuni, è antieuropea perché spinge le donne a essere casalinghe anziché impegnarsi a far carriera. Ancora, le radici cristiane dell Europa. La Lituania è favorevole a dare loro un riconoscimento pubblico. Ed è singolare che questa apertura venga da un Paese dell Est, uno di quei Paesi che sono più intolleranti verso qualunque manifestazione della religione nella sfera pubblica. Ma entrare nell Ue significa anche far parte di una grande famiglia che oggi conta 27 membri, far ascoltare la propria voce in un contesto dove non si può più essere ignorati. Il rapporto con gli altri Paesi diventerà più facile, sarà possibile avere scambi, affacciarsi su un palcoscenico lavorativo più ampio. Le politiche migratorie dovranno scrivere un altro capitolo, che interesserà le generazioni che verranno. Ci aspetta un futuro fatto di preoccupazioni, sfide e gioie. Ma soprattutto, un futuro che dovrà essere disegnato insieme, da Est a Ovest. KAROLINA KASPERAVICIUTE Lituania 19

20 CHIESE EUROPEE Bielorussia: mons. Kondrusiewicz a Minsk Lo scorso 9 novembre, nell arcibasilica di Minsk il nuovo arcivescovo della capitale bielorussa, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, già arcivescovo di Mosca, ha fatto il suo ingresso nella diocesi. Se sarà necessario lavorerò per la firma di un concordato tra Bielorussia e Santa Sede ha detto il presule per il quale un tale passo aiuterebbe la Bielorussia nel suo desiderio di emergere tra i primi stati dell area ex sovietica. A Minsk i cattolici sono 300 mila e per i loro bisogni mons. Kondrusiewicz prevede la possibilità di creare una scuola di teologia o un istituto di formazione per i fedeli. Il presule non si è detto preoccupato per la carenza dei sacerdoti locali: questo rientra nella generale crisi delle vocazioni e che per ora non c è bisogno di nuovi seminari. Sarà portata a termine invece l iniziativa della ricostruzione della maggiore cattedrale in Bielorussia quella della città di Grondo (vicino alla frontiera della Lituania) confiscata 46 anni fa dai sovietici. Oggi la cattedrale si trova nella piazza centrale dedicata all Armata rossa e per l arcivescovo di Minsk questo problema delicato va risolto in collaborazione con le autorità statali Alla celebrazione hanno partecipato anche il card. Kasimir Szoka ed alcuni vescovi dalla Lituania, Romania, Russia ed Ucraina. Inghilterra: la Domenica del Ricordo Un appello al governo perché finanzi in modo migliore i soldati e le loro famiglie e un richiamo alla nazione perché non si dimentichi di uomini e donne che muoiono al servizio del Paese. Sono contenuti nella lettera pastorale scritta da mons. Thomas Matthew, ordinario militare dei vescovi inglesi diffusa per Remembrance Sunday la domenica in cui si ricordano i morti in guerra. In tutta la Gran Bretagna l 11 novembre (anniversario della fine della Prima guerra mondiale) si sono tenute commemorazioni dei caduti, la più importante al Cenotafio di Whitehall a Londra dove la Regina ha deposto, come tradizione, una corona di fiori rossi. Le parrocchie hanno raccolto fondi per le famiglie dei caduti. Ricordando che la coscienza di qualsiasi nazione chiede di sostenere moralmente le proprie truppe impegnate in un conflitto e di fare del proprio meglio per le loro famiglie angosciate e in lutto, mons. Matthew ha parlato anche dell immenso debito di gratitudine che abbiamo per chi rischia la vita per proteggere il nostro Paese e i nostri valori. E dovere dello Stato prendersi cura di queste persone: offrire il minimo indispensabile, in stipendio, case, cure sanitarie, equipaggiamento, non è sufficiente ha ribadito l Ordinario militare che chiede al Governo uno sforzo maggiore per sostenere le nostre truppe. Francia: Un dialogo chiaro con i musulmani La Chiesa cattolica in Francia deve sviluppare con i musulmani un dialogo chiaro, lucido e amichevole perché siamo amici dei musulmani e vogliano continuare ad esserlo. A parlare a margine dell ultima Assemblea dei vescovi francesi a Lourdes è mons. Michel Dubost, vescovo di Evry, che ha presentato all episcopato francese una relazione su Cattolici e musulmani nella Francia di oggi frutto di un gruppo di lavoro creato lo scorso anno per questo scopo. I musulmani in Francia sono circa La maggioranza ( ) proviene dal Maghreb. Rappresentano il 7% della popolazione e circa un terzo ha la cittadinanza francese. Possono contare su 1500 luoghi di culto e altrettanti imam. Oggi ha detto il vescovo Dubost non si può più parlare di immigrati ma di musulmani perfettamente integrati nella nostra società. Per questo anche la Chiesa si deve attrezzare per essere pronta al dialogo e per promuovere una società in cui sia dialogo. Nel primo caso, il vescovo ha invocato la necessità di una maggiore preparazione e formazione in chi si appresta a dialogare con i musulmani. Nel secondo caso ha parlato di un dialogo franco e amichevole che non nasconde i problemi, tra i quali la libertà religiosa. La libertà di cambiare religione ha ricordato il vescovo - è un diritto chiaramente affermato nella Costituzione. 20

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile

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