GENITORI E CATECHESI. La famiglia nel cammino dell iniziazione cristiana.

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1 DIOCESI DI PINEROLO Giovedì 12 febbraio 2013 GENITORI E CATECHESI. La famiglia nel cammino dell iniziazione cristiana. Per cominciare: Mettiamoci nei panni dei genitori dei bambini/ragazzi. Quali esigenze hanno? Cosa chiedono alla comunità parrocchiale? Un primo scambio. Riepilogo e punto di partenza. - Le nostre proposte vanno tarate sulle domande dei genitori. o Esigenze esplicite: I Sacramenti dell'iniziazione cristiana Un "ambiente", uno "stile" positivo (con un pizzico di nostalgia) Un po' di sollievo ( occupare i bambini, in modo sicuro e entusiasmante) Educative (come fare coi bambini... e soprattutto con i preadolescenti) Informative (parole e concetti incomprensibili, dubbi sugli aspetti morali, confusioni, fraintendimenti sul dato di fede) Formative (come dire Dio ai bambini) o Esigenze implicite: Partecipazione, sostegno (il valore aggiunto della comunità) Domande di senso (perché vivo, cosa è Bene) Solidarietà (l aiuto concreto nelle situazioni più difficili) - Le nostre proposte vanno tarate sulle domande dei nostri genitori... Pronti a rifare e ricominciare! Perché coinvolgere i genitori. - L osservazione dei dati: o la famiglia è il valore più importante per gli italiani (65%, anche se con vari "format"; mentre al secondo posto c'è la qualità della vita soltanto al 25% e al terzo posto l'istituzione religiosa al 21%. Rapporto Censis 2012). o ci siamo "persi" una (o più) generazione(i)?!? Evangelizzazione di ritorno. Un'occasione imperdibile! o è sempre l'agenzia educativa più importante e decisiva o chi non lascia la parrocchia successivamente alla Cresima è spesso legato alla scelta religiosa della famiglia (o a un movimento, ma le cose spesso vanno assieme!). - I documenti: o dalla Lumen Gentium (11). "I genitori devono essere i primi maestri di fede dei propri figli". o al Rinnovamento della catechesi (152). "La catechesi familiare trova la sua originalità e la sua efficacia nel carattere occasionale e nella immediatezza dei suoi insegnamenti, espressi innanzi tutto nel comportamento stesso dei genitori e nella esperienza spirituale di ciascuno". o al documento della CEI del 2004: Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. "Si dovrà perciò chiedere ai genitori di partecipare a un appropriato 1

2 cammino di formazione, parallelo a quello dei figli. Inoltre li si aiuterà nel compito educativo coinvolgendo tutta la comunità, specialmente i catechisti". o agli Orientamenti Pastorali per il decennio (il primato educativo della famiglia n.36,37,38). "Corroborate da specifici itinerari di spiritualità, le famiglie devono a loro volta aiutare la parrocchia a diventare «famiglia di famiglie»". Genitori e catechesi: si può! - Le esperienze. o In ascolto dei genitori (le riunioni "tecniche" e i loro rischi...) o Preparare i genitori perché facciano catechesi in famiglia o Gli incontri per i genitori: informativi o formativi, specialistici o generici, assemblee o minigruppi, troppo teologici o soltanto educativi... o Lo stile catecumenale: un modello integrato. La parrocchia a servizio dei genitori: accoglienza del vissuto, delle domande, delle motivazioni Continuità e organicità Il cammino integrato con quello dei figli per costruire la famiglia cristiana e inserirsi nella "famiglia di famiglie" - La carrellata delle idee: un po di fantasia Insieme in festa (da Cana in poi...) Insieme per un evento o un momento di tradizione religiosa o liturgico Dalla catena/rubrica telefonica alla mailing list; dai compleanni "social" ai blog di gruppo Dall'incontro fortuito (come va?) alla visita nei luoghi di frequentazione comune (scuola, palestra, ospedale) Costruiamo in gruppo la partecipazione ad un evento (mercatini, sfilate allegoriche, serate musicali, spazi in comune) La settimana di vacanza per famiglie Lavoro di gruppo: Come coinvolgere i genitori nell aspetto centrale del cristianesimo: il kerigma, l annuncio di morte e risurrezione di Cristo. Per la verifica delle proposte: - Ci sono risposte alle domande dei genitori? - C è un legame genitori e bambini? Continua a casa, in famiglia? - C è un clima positivo, bello, di comunità? Per ricordare: Negli incontri i protagonisti non siamo noi: fare la catechesi ai genitori non significa fare delle lunghe prediche, ma cercare insieme con gli adulti la strada che conduce a Cristo, oggi (don Andrea Fontana). L'autenticità e la sincerità di amore con cui i catechisti avvicinano i genitori, personalmente, a tu per tu, può diventare l'arma vincente della nostra catechesi (don Andrea Fontana) (il sordo e la musica ). Rahner: "Il cristiano del futuro o sarà un mistico o non sarà". O avrà sperimentato qualcosa, o non sarà cristiano. 2

3 ALLEGATI. I DOCUMENTI "I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr. Ef 5,32), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale; accettando ed educando la prole essi hanno così, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio. Da questa missione, infatti, procede la famiglia, nella quale nascono i nuovi cittadini della società umana, i quali per la grazia dello Spirito Santo diventano col battesimo figli di Dio e perpetuano attraverso i secoli il suo popolo. In questa che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede e secondare la vocazione propria di ognuno, quella sacra in modo speciale". (Lumen Gentium 11) "La famiglia è come la madre e la nutrice dell educazione per tutti i suoi membri, in modo particolare per i figli: prevenuti dall esempio e dalla preghiera comune dei genitori, i figli, ed anzi tutti quelli che convivono nell ambito familiare, troveranno più facilmente la strada della formazione veramente umana, della propria salvezza e di una vera santità. La catechesi familiare trova la sua originalità e la sua efficacia nel carattere occasionale e nella immediatezza dei suoi insegnamenti, espressi innanzi tutto nel comportamento stesso dei genitori e nella esperienza spirituale di ciascuno. In famiglia, ciascuno deve poter trarre un modello di vita permeato di fermenti cristiani, sperimentando dal vivo il senso di Dio, di se stesso, del prossimo. Al magistero della vita, si unisce provvidamente il magistero della parola che, in famiglia, è quanto mai semplice e spontaneo. Nasce infatti nei momenti più opportuni e più vitali, per celebrare, ad esempio, il mistero di una nuova vita che si accende, per interpretare una difficoltà ed insegnare a superarla, per aprire alla coerenza spirituale, per ringraziare Dio dei suoi doni, per creare raccoglimento di fronte al dolore e alla morte, per sostenere sempre la speranza. Grande rilievo ha la celebrazione del culto di Dio nelle espressioni di preghiera personale e familiare, nella partecipazione della famiglia alla vita liturgica della comunità parrocchiale, nelle ricorrenze e negli anniversari più cari. Insostituibile è la partecipazione attiva dei genitori nella preparazione dei figli ai sacramenti della iniziazione cristiana. In tal modo, non solo i figli vengono adeguatamente introdotti nella vita ecclesiale, ma tutta la famiglia vi partecipa e cresce: i genitori stessi, annunciando ascoltano, insegnando imparano. Anche le persone che vivono in famiglia per semplice motivo di lavoro, devono poter godere di questo clima, per dare e ricevere la loro parte. In famiglia, tutto può svolgersi in un clima di affetto e dialogo. E particolarmente importante ricordarlo oggi, perché le diverse generazioni hanno maggiore bisogno di incontro e di confronto, e perché vivo è il rischio che anche in famiglia ciascuno si senta solo" (Rinnovamento della Catechesi 152). "L iniziazione cristiana dei fanciulli interpella la responsabilità originaria della famiglia nella trasmissione della fede. Il coinvolgimento della famiglia comincia prima dell età scolare, e la parrocchia deve offrire ai genitori gli elementi essenziali che li aiutino a fornire ai figli l alfabeto cristiano. Si dovrà perciò chiedere ai genitori di partecipare a un appropriato cammino di formazione, parallelo a quello dei figli. Inoltre li si aiuterà nel compito educativo coinvolgendo tutta la comunità, specialmente i catechisti, e con il contributo di altri soggetti ecclesiali, come associazioni e movimenti". (Nota CEI. Il volto pastorale delle parrocchie in un mondo che cambia, 7) Il primato educativo della famiglia 36. Nell orizzonte della comunità cristiana, la famiglia resta la prima e indispensabile comunità educante. Per i genitori, l educazione è un dovere essenziale, perché connesso alla trasmissione della vita; originale e primario rispetto al compito educativo di altri soggetti; insostituibile e inalienabile, nel senso che non può essere delegato né surrogato. Educare in famiglia è oggi un arte davvero difficile. Molti genitori soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, d impotenza. Si tratta di un isolamento anzitutto sociale, perché la società privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale. Padri e madri faticano a proporre con passione ragioni profonde per vivere e, soprattutto, a dire dei no con l autorevolezza necessaria. Il legame con i figli rischia di oscillare tra la scarsa cura e atteggiamenti possessivi che tendono a soffocarne la creatività e a perpetuarne la dipendenza. Occorre ritrovare la virtù 3

4 della fortezza nell assumere e sostenere decisioni fondamentali, pur nella consapevolezza che altri soggetti dispongono di mezzi potenti, in grado di esercitare un influenza penetrante. La famiglia, a un tempo, è forte e fragile. La sua debolezza non deriva solo da motivi interni alla vita della coppia e al rapporto tra genitori e figli. Molto più pesanti sono i condizionamenti esterni: il sostegno inadeguato al desiderio di maternità e paternità, pur a fronte del grave problema demografico; la difficoltà a conciliare l impegno lavorativo con la vita familiare, a prendersi cura dei soggetti più deboli, a costruire rapporti sereni in condizioni abitative e urbanistiche sfavorevoli. A ciò si aggiunga il numero crescente delle convivenze di fatto, delle separazioni coniugali e dei divorzi, come pure gli ostacoli di un quadro economico, fiscale e sociale che disincentiva la procreazione. Non si possono trascurare, tra i fattori destabilizzanti, il diffondersi di stili di vita che rifuggono dalla creazione di legami affettivi stabili e i tentativi di equiparare alla famiglia forme di convivenza tra persone dello stesso sesso. Nonostante questi aspetti, l istituzione familiare mantiene la sua missione e la responsabilità primaria per la trasmissione dei valori e della fede. Se è vero che la famiglia non è la sola agenzia educatrice, soprattutto nei confronti dei figli adolescenti, dobbiamo ribadire con chiarezza che c è un impronta che essa sola può dare e che rimane nel tempo. La Chiesa, pertanto, si impegna a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori, promuovendone la competenza mediante corsi di formazione, incontri, gruppi di confronto e di mutuo sostegno. 37. L educazione alla fede avviene nel contesto di un esperienza concreta e condivisa. Il figlio vive all interno di una rete di relazioni educanti che fin dall inizio ne segna la personalità futura. Anche l immagine di Dio, che egli porterà dentro di sé, sarà caratterizzata dall esperienza religiosa vissuta nei primi anni di vita. Di qui l importanza che i genitori si interroghino sul loro compito educativo in ordine alla fede: «come viviamo la fede in famiglia?»; «quale esperienza cristiana sperimentano i nostri figli?»; «come li educhiamo alla preghiera?». Esemplare punto di riferimento resta la famiglia di Nazaret, dove Gesù «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). Ogni famiglia è soggetto di educazione e di testimonianza umana e cristiana e come tale va valorizzata, all interno della capacità di generare alla fede propria della Chiesa. A essa sacerdoti, catechisti e animatori devono riferirsi, per una stretta collaborazione e in spirito di servizio. L impegno della comunità, in particolare nell itinerario dell iniziazione cristiana, è fondamentale per offrire alle famiglie il necessario supporto. Spetta ai genitori, insieme agli altri educatori, promuovere il cammino vocazionale dei figli, anche attraverso esperienze condivise, nelle quali i ragazzi possano affrontare i temi della crescita fisica, affettiva, relazionale per una positiva educazione all amore casto e responsabile. Una particolare attenzione dovrà essere offerta, inoltre, ai genitori rimasti soli, per sostenerli nel loro compito. (...) 38. La famiglia va dunque amata, sostenuta e resa protagonista attiva dell educazione non solo per i figli, ma per l intera comunità. Deve crescere la consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal sacramento del matrimonio e chiama l uomo e la donna a essere segno dell amore di Dio che si prende cura di ogni suo figlio. Corroborate da specifici itinerari di spiritualità, le famiglie devono a loro volta aiutare la parrocchia a diventare «famiglia di famiglie». Gruppi di sposi possono costituire modelli di riferimento anche per le coppie in difficoltà, oltre che aprirsi al servizio verso i fidanzati e i genitori che chiedono il battesimo per i figli, verso le famiglie segnate da gravi difficoltà, disabilità e sofferenze. Si sente il bisogno di coppie cristiane che affrontino i temi sociali e politici che toccano l istituto familiare, i figli e gli anziani. Sostenere adeguatamente la famiglia, con scelte politiche ed economiche appropriate, attente in particolare ai nuclei numerosi, diventa un servizio all intera collettività. (Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell'episcopato Italiano per il decennio CEI) 4

5 Scrive don Andrea Fontana: "L'obiettivo del nostro lavoro con le famiglie è duplice: da una parte, coinvolgerli nella comunità dei credenti in modo tale che, con i loro figli, siano presenti e sostenuti quotidianamente nella loro vita cristiana, celebrando i sacramenti, approfondendo la Parola e testimoniando la carità nella professione e nella società. dall'altra parte, abilitarli a rendere la propria famiglia un luogo dove si fa comunione non solo fisicamente, umanamente e socialmente, ma anche cristianamente: cioè, un luogo dove si parla di Cristo, lo si prega insieme, si vivono i valori evangelici, trasmessi dalla comunità cristiana. La fede si respira con l'aria di casa, si mangia con il pane domestico, si impara ad amare nell'affetto dei genitori". E ancora: I 7 criteri del coinvolgimento dei genitori (don Andrea Fontana) Preliminare ad ogni formulazione di criteri è la conoscenza delle famiglie. Ciò comporta una grande attenzione e sensibilità all incontro e al dialogo. Luogo tradizionale per il primo incontro è il colloquio che precede l iscrizione al catechismo dei figli; ma il primo approccio è bene non rimanga limitato ad un momento che può essere percepito dai genitori come di tipo burocratico. 1. Il primo criterio è l accoglienza: questo termine è molto usato, tuttavia spesso non è seguito da scelte coerenti. Accogliere significa rispettare, onorare e amare ogni famiglia, qualunque sia la sua situazione umana e sociale. Accogliere significa: - essere disponibili all ascolto attento, partecipe, positivo - essere affabili, cordiali, benevolenti - venire incontro alle legittime esigenze delle famiglie - curare sempre il luogo e gli orari degli incontri - evitare toni di requisitoria, di ricatto. Offrire non imporre - essere attenti alle persone e alle famiglie, concretamente, così come sono - prendere in considerazione il diverso vissuto di fede che caratterizza ciascuno, le differenti esperienze di fede e di incontro con la realtà ecclesiale, con la capacità di riconoscere in tutto questo i possibili punto di partenza per un percorso di approfondimento e di reinizio alla fede e alla vita ecclesiale - comunicare con semplicità e verità - solo un clima relazionale favorevole porta ad accettare la possibilità di cambiamento e a volerlo. 2. E necessario inoltre partire dalla vita delle persone e dai loro ruoli: al centro ci sono i genitori con i loro progetti, le loro speranze e paure, il loro ruolo parentale sperimentato a volte come difficile e faticoso; queste attenzioni dovrebbero essere tenute presenti anche nella individuazione dei contenuti per il primo approccio: l'educazione dei figli, la propria esperienza familiare sono temi di aggancio molto significativi e fecondi. Valutare la possibilità di offrire itinerari differenziati, valorizzando anche altre esperienze e realtà presenti nella parrocchia o nella zona pastorale. La valorizzazione dell'esperienza è cruciale nelle proposte fatte ad adulti. L'adulto apprende a partire dalla sua esperienza di vita e da una serie di bisogni. Partire dalla situazione e dai suoi problemi non è un ripiego. Già S. Agostino diceva- "Per fare catechesi bisogna mettersi davanti alle persone e alle loro situazioni". E distingueva in diverse categorie i suoi interlocutori. Affrontate i casi quotidiani per tradurre la teoria in pratica. 3. La cura delle motivazioni è un criterio di fondamentale importanza. L'adulto ha bisogno di percepire l'utilità di ciò che sta facendo. Se la partecipazione ai percorsi proposti dalle parrocchie ai genitori è spesso contrassegnata da motivazioni "povere', è importante accompagnare un approfondimento delle motivazioni, innanzi tutto permettendo di mettere da parte quelle secondarie (ad es. quelle provenienti dalla pressione sociale), che tuttavia possono essere considerate un punto di partenza, per poi guidarli verso motivazioni più consapevoli e più mature. 4. I genitori sono adulti e come tali devono essere trattati. L adulto è in grado di dirigersi da solo e vuole farlo. Sono loro i protagonisti dei percorsi che li riguardano, anche nella determinazione delle modalità e dei contenuti dei cammino. E' necessario che impariamo a "lasciare spazio" ai genitori. Questo non significa che siano loro a decidere autonomamente i contenuti dei percorso, ma chiede che gli 5

6 animatori degli itinerari motivino le proposte che fanno, ne spieghino le ragioni, prendano in considerazione le proposte alternative, per giungere a un progetto di formazione che sia condiviso e non percepito come imposto. La stesura di un contratto permette di adattare la proposta alle condizioni particolari di ogni persona (le sue conoscenze anteriori, le esperienze vissute, la situazione personale/familiare). Gli incontri devono essere realizzati con forme aperte al dialogo (dare la parola!), instaurando relazioni interpersonali aperte e sincere. Far partecipare significa fare in modo che adulti e ragazzi percorrano insieme, ciascuno nel modo che gli è proprio, un cammino di fede, che vivano una vera esperienza di fede. Far partecipare esige uno stile che interessi, un modo di dire piacevole, accattivante, che risvegli l'attenzione. Per far veramente partecipare è necessario che noi facciamo un passo indietro: circoscrivere bene temi e trattazioni, evitare le prolissità, essere sobri in tutto. Far partecipare significa promuovere le persone e le situazioni. Significa fare insieme cose che siano significative per tutti. Significa fare in modo che le persone scoprano i loro talenti. 5. E' importante dare agli itinerari continuità e organicità. Non ci si può accontentare di incontri sporadici e occasionali, ma è bene offrire un progetto, serio e chiaro, senza rinunciare per principio alla possibilità di un percorso sistematico di riscoperta del Credo (rispettando le necessità di essenzializzazione della fede). E' chiaro che si dovrà tenere conto, come già richiamato, della situazione di partenza, che potrà richiedere un tempo iniziale maggiormente dedicato, per esempio, alla purificazione delle motivazioni, o al superamento di una fede magica verso una fede più matura. 6. Gli itinerari per i genitori potranno opportunamente integrarsi con quelli per i figli. L esperienza mostra la positività di realizzare momenti aventi una dimensione intergenerazionale, momenti cioè che coinvolgono la realtà familiare nel suo insieme, nei quali si accompagnano i genitori a riconoscere e ad assumere le proprie responsabilità di educatori nella fede dei figli e - non di rado - i figli stessi diventano maestri" nella fede dei loro genitori. L'attenzione speciale a tutta la famiglia nel suo insieme deve essere anche molto concreta e puntare sulla valorizzazione e sull educazione ad apprezzare le cose belle e positive ovunque si trovino. 7. Per quanto possibile deve trattarsi di cammini che non devono iniziate dal nulla all età tradizionale di inizio del catechismo, ma devono incominciare con il battesimo; accompagnare cioè fin dal momento dei battesimo i bambini e le loro famiglie, sia con momenti straordinari che con percorsi ordinari e strutturati. Più ampiamente, l'attenzione pastorale verso i genitori deve essere considerata parte della pastorale familiare e può perciò essere pensata e progettata insieme alle coppie guida degli itinerari di formazione al matrimonio e dei gruppi famiglia esistenti in parrocchia. E' auspicabile anche il coinvolgimento di famiglie appartenenti a movimenti di spiritualità coniugale e famigliare presenti in parrocchia. (a cura di Pierfortunato Raimondo, febbraio 2013) 6

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