Incontro per presentazione varietà nettarine e pesco precoci e albicocche tardive

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1 ASSOCIAZIONE REGIONALE GRUPPI COLTIVATORI SVILUPPO del PIEMONTE Supplemento a Coldiretti Informa n. 17 del 04/06/2011 Dir. Amm. B. Rivarossa - Dir. Resp. M. Pellegrino - Poste Italiane - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)1 art. 1, comma 2, DCB/CN Filiale di Cuneo Stampa in proprio Editore Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Cuneo FEASR Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l Europa investe nelle zone rurali Programma di Sviluppo Rurale Misura Sottoazione B) Informazione in campo agricolo In collaborazione Settore frutticolo Deperimento del melo e problemi legati al ristoppio Incontro per presentazione varietà nettarine e pesco precoci e albicocche tardive La moria di interi meleti verificatasi tra il 2010 e il 2011, per lo più a carico d impianti alla 2 a 3 a foglia ed in alcuni casi anche di quelli in produzione, ha richiamato l attenzione di tutti gli operatori del settore, al fine di meglio comprendere le cause di questo fenomeno e gli eventuali rimedi da mettere in campo. A tal proposito è stato organizzato un incontro tecnico ad hoc con la partecipazione del Prof. Davide Neri (Università Politecnica delle Marche), esperto di fisiologia vegetale, della dott.ssa batteriologa Chiara Morone

2 (Settore Fitosanitario Regione Piemonte) 1. Caratteristiche pedologiche e di alcuni tecnici frutticoli operanti nella realtà melicola trentina. Nell occasione è stata altresì affrontata la Le osservazioni di campo hanno questione messo in evidenza una prevalenza del della stanchezza del terreno ovvero fenomeno del ristoppio in frutticoltura, ad oggi presenti terreni sciolti e poveri di una delle nutrienti (Sostanza Organica < 2%). In maggiori problematiche nelle in attualmente oggetto di sperimentazione maggiormente soggette a stress idrici, da parte dei ricercatori del CReSO, in sviluppano vasi di dimensione maggiore, i collaborazione tessuti sono teneri e la loro lignificazione strutture piante siano queste le le cui tecniche da affrontare in campo, e con situazioni zone sono risulta più difficile; pertanto, la sensibilità sopracitate. nei confronti del freddo invernale e dei Di seguito si dà una parassiti in genere risulta più spiccata. breve descrizione delle tematiche affrontate e delle indicazioni emerse da questo 2. Condizioni climatiche incontro. Le temperature invernali giocano un ruolo decisivo nel determinare il deperimento del melo e spesso ne rappresentano il fattore scatenante. Le temperature invernali registrate negli ultimi 3 inverni presentano valori inferiori a 10 C, in modo particolare nel dicembre 2009, quando sono stati raggiunti in alcune zone i 20 C. Tali temperature determinano la formazione di a Impianto alla 2 foglia affetto da deperimento ferite su tronco/rami attraverso le quali possono penetrare diversi patogeni, in particolare, I fattori che entrano in gioco e che nelle Pseudomonas nostre syringae pv. realtà, lo syringae: possono determinare il deperimento del batterio criofilo per eccellenza. Autunni melo sono molteplici: molto 2 piovosi e relativamente caldi

3 mantengono eccessivamente idratati i tessuti e risultano altresì predisponenti all instaurarsi di questo fenomeno. Il mancato indurimento (disidratazione naturale) dei tessuti favorisce l instaurarsi di spaccature sul tronco causate dai primi freddi invernali (freddi precoci). Dalle osservazioni di campo è stato osservato che temperature invernali molto basse risultino deleterie soprattutto per le piante in fase di allevamento, che vengono spinte a ritmi di crescita elevati e prolungati nel tempo per anticipare la formazione scheletrica e la produzione, anche se non mancano casi di danni anche su piante ormai adulte. Va sottolineato che esiste una forte interazione fra la gestione della concimazione e dell irrigazione con le condizioni climatiche. 3. Reimpianti di melo I problemi maggiori si osservano in quegli appezzamenti nei quali si susseguano più cicli della stessa specie (melo dopo melo), ma possono essere presenti anche dopo specie diverse (es. melo dopo pesco). In questi casi il fenomeno della stanchezza del suolo gioca un ruolo determinante in quanto le tossine presenti nel terreno impediscono una corretta crescita degli apparati radicali delle giovani piante. Se si assommano al reimpianto i fattori climatici e/o pedologici ricordati nei punti precedenti, la probabilità di insuccesso e di moria aumenta in maniera esponenziale. In caso di un reimpianto, normalmente sconsigliato, è necessario creare le condizioni più favorevoli al fine di superare immediatamente la presenza delle tossine nel suolo mediante l apporto di carbonio organico. Germogli in fase di disseccamento Nel caso, tuttavia, si optasse per il reimpianto si dovrà valutare con attenzione la scelta del portainnesto: in questo caso si consiglia di utilizzare portainnesti più vigorosi e rustici del preesistente. 3

4 Più favorevole è l impianto dopo actinidia, che generalmente lascia terreni molto ospitali e fertili. 4. Preparazione del terreno al momento dell impianto Come già detto i terreni maggiormente predisponenti il fenomeno sono quelli sciolti e poveri di nutrienti. Di seguito si riportano alcune utili indicazioni da tenere presente al momento dell impianto: - in caso di terreni poveri (rapporto C/N < 10; Sostanza Organica < del 2%) a tessitura grossolana, soprattutto nel caso dei reimpianti, è necessario apportare un adeguata quantità di sostanza organica, in quanto vi è la necessità di migliorare le proprietà chimico-fisiche del terreno che verrà a contatto con il giovane apparato radicale dopo l impianto. Macro e micro porosità derivanti dalla struttura indotta dai colloidi organici sono fondamentali per gestire meglio il contenuto idrico del terreno. L aumento del carbonio nel terreno ha anche il fine di favorire i naturali processi microbiologici presenti nella rizosfera. Dalle prove eseguite dal Prof. Neri è stato osservato che lo sviluppo di un apparato radicale risulta migliore se questo ha a disposizione una nicchia di terreno con un buon contenuto di carbonio organico. Risulta quindi fondamentale mettere a disposizione delle giovani piante, prima dell impianto, una quantità adeguata di sostanza organica (letame, compost) senza eccesso di N. Un rapporto C/N di 20 potrebbe essere un buon punto di riferimento nella scelta del materiale. In queste condizioni le concimazioni azotate sono da limitarsi al minimo alla 1 a foglia (10 15 unità) e dovranno essere eseguite con opportuna attenzione e ripartizione durante il ciclo vegetativo nella successiva fase di produzione. Le piante appena messe a dimora necessitano di avere una forte crescita primaverile (cui corrisponde un buon approfondimento della radice) e un precoce arresto estivo per poter lignificare quanto prima i giovani tessuti, in modo da trovarsi pronte ad affrontare i primi freddi invernali. Pertanto non devono trovarsi, a fine ciclo, in una situazione di eccessivo lussurregiamento. Da bibliografia è noto che una pianta di melo nella fase di allevamento crei circa 1 kg di 4

5 sostanza secca (S.S.) all anno, di cui solo l 1% risulta essere di azoto. Pertanto, un meleto di 1 ha con 2000 piante utilizza circa 20 kg di N all anno; da ciò deriva che su quell appezzamento dovranno essere apportate al massimo 30 unità di azoto al primo anno, 10 unità in più di quelle teoriche in quanto vanno considerate le perdite e una non completa efficienza d uso (più elevata con fertirrigazione). - in terreni a tessitura fine con una buona disponibilità di elementi nutritivi si consiglia comunque di apportare una certa quantità di sostanza organica al fine di garantire un ottima dotazione di carbonio organico alle piante appena messe a dimora. La lavorazione del terreno prima dell impianto risulta altrettanto importante, come peraltro, in caso di reimpianto, l eliminazione delle radici presenti. Suoli a tessitura fine risultano spesso compattati e vi è la necessità di ristrutturare il terreno, poiché condizioni di compattamento ostacolano la circolazione degli elementi nutritivi nell orizzonte più superficiale esplorato dalle radici mettendo le piante in probabili condizioni di stress. Si consigliano, di conseguenza, rippature profonde in condizioni di tempera per ridurre la compattazione sottosuperficiale e lavorazioni leggere in superficie come un aratura poco profonda (20 30 cm) e l erpicatura. Corretta preparazione del terreno con apporto di S.O. prima dell impianto E invece da sconsigliare la pratica del livellamento di precisione (laser) quando la sua applicazione comporta il trasporto in superficie degli orizzonti più profondi (oltre 20 cm), ancora in fase di alterazione fisico/chimica, e che quindi comprometterebbe la fertilità di dotazione dell appezzamento. Nel caso si debbano sistemare terreni con importanti dislivelli si dovrà comunque riportare la cotica naturale, precedentemente asportata e accumulata, nello strato superficiale 5

6 5. Progettazione del meleto Dopo aver operato la scelta della varietà e la corretta combinazione varietà portainnesto (vedi apposito capitolo nella guida CReSO 2011), si dovrà determinare una distanza d impianto appropriata. La tendenza odierna è quella di ridurre al minimo la distanza tra una pianta e l altra al fine di avere un numero maggiore di piante produttive. In molti casi si scende al di sotto del metro (80 90 cm). Con piante troppo ravvicinate la competizione naturale e la mancanza di luce possono favorire un indebolimento generale delle stesse, rendendole più sensibili a deperimenti e/o parassiti. 6. Caratteristiche del materiale vivaistico Si riportano di seguito alcune considerazioni sulla base del tipo di astoni disponibili in commercio: - ASTONI A, A+, EXTRA: nella maggior parte dei casi lo standard qualitativo di questi risulta elevato. Si tratta però di astoni molto esigenti e piccole disattenzioni nelle prime fasi d impianto possono condurre a stress irreversibili, in particolare in situazioni pedoclimatiche difficili. Pertanto irrigazione, potatura all impianto, diradamento dei frutti, apporti di sostanza organica e nutrienti dovranno essere valutati con attenzione in funzione delle caratteristiche fisico/chimiche del suolo e se si tratti o meno di un reimpianto. Purtroppo, in alcuni casi l apparato radicale non risulta adeguatamente sviluppato, con poche radici o addirittura un solo fittone. In questi casi sarà necessario eliminare la maggior parte dei rami in modo da ristabilire un equilibrio tra radici/fusto-rami e azzerare del tutto la produzione al primo anno. Inoltre, visto il ridotto sviluppo delle radici all impianto è necessario perseguire una strategia che tenda a stimolarne la crescita rapida. Una leggera potatura all impianto (per togliere zone necrotiche o ferite non cicatrizzate) può stimolare una partenza più rapida, così come è importante evitare piantagioni con ristagno idrico. E necessario inoltre mantenere 6

7 l astone ben idratato, spuntare i rami laterali (con intensità diversa a seconda del grado di difficoltà di attecchimento che prevediamo), avere cura di creare le condizioni migliori per la nuova radicazione (es. terra fine e se possibile senza residui colturali in buca), evitare il contatto diretto del letame con le radici, procedere all irrigazione se la stagione è troppo secca per evitare disidratazioni e necrosi occulte. In mancanza di crescita radicale sarà necessario apportare gli elementi nutritivi per via fogliare a dosi basse per mantenere efficienti le poche foglie disponibili e innescare un ciclo virtuoso di nutrienti e fotosintetati verso le radici, che quindi possono riprendere un normale ritmo di crescita. Interventi di potatura aerea in condizioni di stress conclamato in estate possono peggiorare ulteriormente la situazione. Laddove si ha rischio di crescita stentata si deve intervenire in anticipo con potatura invernale all impianto e azzerando la produzione di frutti, la quale è sempre fortemente competitiva con la crescita delle radici. Pianta in allevamento con un apparato radicale troppo esiguo rispetto alla parte epigea ASTONCINI: questa tipologia di piante non risulta molto utilizzata nell areale melicolo piemontese, in quanto alla vista dei frutticoltori le piante risultano più stentate e quindi con più probabilità d insuccesso. In realtà questo non sembra vero in quanto l attecchimento di questa tipologia di piante, se adeguatamente assecondato, è ottimo e in taluni casi anche migliore rispetto agli astoni. L apparato radicale è più giovane e reattivo (hanno avuto un ciclo di vivaio più breve), inoltre il rapporto aereo radicale è più equilibrato essendo minore il numero di 7

8 rami e più contenuto il fusto. Diverso risulta anche il consumo di energie/nutrienti per cui le radici hanno la possibilità di ambientarsi e svilupparsi prima che la parte aerea prenda il sopravvento. 7. Gestione delle piante nella fase di allevamento branche più grosse e proporzionare il numero di rami con il volume dell apparato radicale, spuntando comunque tutti gli altri rami. Si consiglia inoltre di irrigare con una frequenza maggiore rispetto al caso precedente. Le giovani piante appena messe a dimora dovranno essere gestite considerando: Tipo di terreno: in presenza di terreni con una buona disponibilità di nutrienti a tessitura franca è consigliabile evitare concimazioni nelle prime fasi di allevamento, eccezion fatta per un adeguato apporto di S.O. Risulta invece necessario eseguire una potatura all impianto eliminando le branche più grosse, mentre le piegature dovranno essere eseguite solamente sulle branche di lunghezza superiore ai 60 cm. In presenza di terreni sciolti e poveri di nutrienti si consiglia di apportare un adeguata quantità di S.O., eliminare da subito le Esito di speronatura eseguita sui rami di piante deboli al momento dell impianto Esito della spuntatura di un ramo medio eseguita al momento dell impianto con successiva emissione di un getto vegetativo 8

9 Ristoppio: nel caso dei rimpianti, oltre ai consigli già citati in precedenza, è necessaria una potatura di allevamento con lo scopo di ridurre la massa vegetativa e di equilibrare la pianta già dalle prime fasi di allevamento. Pertanto si consiglia di eliminare un 30% dei rami presenti (prima quelli di diametro maggiore) e di procedere con la cimatura dell astone. Non sono consigliabili interventi di potatura verde che indeboliscono ulteriormente la pianta. Particolare attenzione va riservata agli apporti nutrizionali cercando di evitare squilibri ed eccessi di salinità dovuti alla concimazione. Nella maggior parte dei casi un impianto di melo viene realizzato nei mesi di marzo e aprile, appena trascorsa la fase invernale sfavorevole. In seguito all impianto si ha l emissione degli abbozzi vegetativi e successivamente la fioritura, la quale costituisce uno stress notevole per le giovani piante. E bene, in tutti i nuovi impianti e su tutte le cultivar, procedere all eliminazione della maggior parte dei fiori al fine di evitare condizioni poco favorevoli al buon attecchimento delle piante. Qualora questo non sia possibile, si dovrà procedere con l eliminazione dei frutticini nella fase di allegagione; in quanto il carico produttivo alla 1 a foglia dovrà essere nullo e alla 2 a foglia attentamente valutato: in presenza di piante che al 2 anno manifestino problemi sarà necessario azzerare nuovamente la produzione. Esito di ribattitura dell astone all impianto su pianta debole Esito di ribattitura dell astone all impianto su pianta debole Impianto alla prima foglia sul quale sono state mantenute un numero eccessivo di branche 9

10 8. Le patologie Dalle analisi condotte dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte su piante sintomatiche è stato isolato in più campioni il batterio Pseudomonas syringae pv. syringae. rappresentino la causa primaria del deperimento. Questo batterio, già causa della moria di interi albicoccheti, è risultato in questi ultimi anni aggressivo anche su melo. Si tratta di un batterio criofilo che predilige tessuti teneri molto idratati e trova l ottimo per insediarsi con temperature minime al di sotto dei 10 C. Sfogliatura della corteccia su tronco tipica della presenza di Pseudomonas syringae pv. syringae La sintomatologia osservata in campo consiste nella presenza di necrosi superficiali con distacco dell epidermide e presenza di corteccia spugnosa. Dall esperienza maturata in questi anni si pensa che il batterio in questione non sia la causa principale del fenomeno del deperimento, bensì una delle diverse componenti che concorrono a originare il fenomeno. Tuttavia nelle sintomatologie rappresentate dalla presenza dei tipici cancri sul tronco lo Pseudomonas syringae pv. syringae è sempre stato isolato. Si esclude invece che funghi e insetti, riscontrati in diversi meleti colpiti, Sfogliatura della corteccia al di sopra del punto d innesto 10

11 CONSIGLI PER AFFRONTARE IL FENOMENO DEL DEPERIMENTO DEL MELO Sfogliatura della corteccia al di sopra del punto d innesto MELO Come sopra descritto il deperimento del melo è causato da diversi fattori, i quali il più delle volte sono contemporanei e si assommano innescando un fenomeno irreversibile. Si tratta di una malattia molto complessa che non trova rimedi curativi, ma bensì preventivi. Vi sono infatti una serie di accorgimenti che, presi prima di realizzare l impianto, possono limitare/evitare problemi futuri: un analisi accurata delle condizioni pedologiche, dell eventualità che si tratti di un reimpianto, un attenta scelta del portainnesto, del sesto d impianto, della qualità del materiale vivaistico, della gestione agronomica post-impianto sono fondamentali e quanto detto nei paragrafi precedenti risulta il riassunto delle osservazioni fino ad ora maturate in campo. Negli impianti colpiti si consiglia di realizzare 1 intervento con induttori di resistenza (fosfiti o fosetyl-aluminium) prima e dopo la fioritura. Si sconsiglia invece di effettuare concimazioni azotate in quanto gli apparati radicali di queste piante già in difficoltà potrebbero essere stressati ulteriormente e collassare in breve tempo; in questo caso sono quindi da preferire apporti di nutrimenti (alghe, acidi umici, ecc.) per via fogliare nel corso della stagione vegetativa. Si sconsiglia inoltre di eseguire potature drastiche in verde in quanto potrebbero essere letali. Inoltre, al fine di ridurre l incidenza negativa delle temperature invernali risulta necessario preparare adeguatamente la pianta prima dell arrivo della stagione fredda, favorendo la lignificazione dei tessuti. Occorre ridurre la frazione azotata nel corso della stagione vegetativa, eseguire un ciclo di 3 trattamenti a base di prodotti rameici dopo il periodo di raccolta fino alla completa caduta foglie e realizzare l imbiancatura del tronco prima dell arrivo delle temperature fredde. 11

12 Presentazione varietà nettarine e pesco precoci e albicocche tardive martedì 2 agosto 2011 alle ore presso il CReSO di Manta 12

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