Sul materiale. II Ferro non diviene mai pieghevole se un altro ferro non lo batte. Antico proverbio tedesco
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- Ilario Salvatori
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1 Sul materiale II Ferro non diviene mai pieghevole se un altro ferro non lo batte. Antico proverbio tedesco Produzione e cultura Il ferro appare per la prima volta sulla Terra intorno al IV millennio a.c, sotto forma di meteoriti cadute dal Cielo. A questi frammenti di stelle, che solo molto più tardi si riconosceranno composti da un ferro pressoché puro, l'uomo attribuisce un valore magicosimbolico e con essi si costruisce oggetti ornamentali e portafortuna 1. Più tardi, nel corso del III millennio, il metallo viene impiegato per fabbricare oggetti d'uso ma i pochi reperti in nostro possesso (frammenti di spade, anelli, ecc.) non sono sufficienti a chiarire la reale consistenza del fenomeno. La nascita di una vera siderurgia, intesa come capacità di estrarre il ferro dal minerale e sottoporlo a successive trasformazioni sino ad ottenere manufatti d'uso, avviene temporalmente fra il 2000 ed il 1500 a.c. e spazialmente nel Caucaso meridionale, terra abitata a quell'epoca dai Calibei e dagli Ittiti. Questi popoli escogitano per primi una tecnica di produzione del ferro rimasta insuperata, nella sua concezione, fino alla Rivoluzione industriale moderna e basata su di un procedimento molto semplice: riscaldando in una piccola cavità del terreno dei pezzetti di minerale di ferro insieme a del carbone di legna, essi ottenevano una massa pastosa e spugnosa (modernamente definita «blumo») che successivamente dovevano battere e ribattere parecchie volte per liberarla dalle impurità residue, renderla più compatta e ottenere quindi un materiale concretamente usufruibile per la produzione di oggetti 2. Le caratteristiche di resistenza e durezza che gli antichi metallurgi imparano a riconoscere nel ferro, concorrono a renderlo ben presto competitivo con il rame ed il bronzo e a decretarne il rapido successo nell'ambito delle civiltà antiche 3. La conoscenza del processo di produzione del ferro si propaga velocemente ad est e ad ovest dell'epicentro caucasico anche se con risultati diversi: ad Oriente i popoli della Mesopotamia, della Persia e dell'india apprendono velocemente le tecniche siderurgiche e tendono a perfezionarle ma soprattutto il ferro permea rapidamente le loro culture, diventandone una componente di fondo; ad Occidente invece l'apprendimento si verifica più lentamente e in maniera alquanto articolata: dal Caucaso il sapere siderurgico giunge in Egitto, poi arriva in Grecia, sale in Europa centrale, ridiscende a Roma, si estende nella Penisola Iberica e infine risalendo a nord attraverso la Gallia si ricongiunge all'europa centrale e tocca le Isole Britanniche, Le due grandi civiltà mediterranee, la greca e la latina, pur avendo il merito di accogliere e approfondire in parte le conoscenze sul ferro non favoriscono del tutto la diffusione del metallo all'interno del loro mondo, saldamente legato alla tradizione del bronzo. Questa chiusura culturale si deve forse anche all'origine orientale della siderurgia per cui veniva considerata un qualcosa di «barbaro» e in effetti il grande successo riscosso dal ferro in Occidente è dipeso molto dall'impulso delle popolazioni celtiche e barbare. Aspetti peraltro contraddittori convivono all'interno delle civiltà classiche: i Greci già nel V a.c. riescono ad elevare la temperatura nei forni di produzione del ferro sino a fonderlo ma non si avvedono quasi della straordinaria scoperta, di cui si perderanno le tracce fino al 1200 d.c. 4 ; i Romani dal canto loro come padroni di un Impero esteso dall'india alle Isole Britanniche avrebbero la possibilità di arricchire le proprie conoscenze sulla siderurgia ma di fatto non assimilano neppure del tutto le dinamiche produttive e, per citare un esempio, sono costretti ad importare il ferro acciaioso dall'oriente, non essendo in grado di produrlo in proprio, ritenendolo fra l'altro «serico» (e cioè cinese) mentre questo proveniva dall'india. Da questi pochi dati emerge già chiaramente che il ferro non occupa una posizione di privilegio nell'ambito della metallurgia antica occidentale; lo si impiega quasi solo per costruire attrezzi agricoli e strumenti da lavoro per non parlare dei casi in cui se ne proibisce persino l'uso, come in certe cerimonie religiose romane. Dopo il lungo e oscuro periodo successivo alla fine del mondo romano, ancora contrassegnato da un massiccio uso del bronzo, la siderurgia riprende vita nel mondo medievale all'interno del quale conquista uno spazio sempre più importante, determinando un indiscutibile primato del ferro rispetto agli altri metalli destinato a consolidarsi nell'arco dei secoli successivi 5. 27
2 Dal XII al XVIII sec. la produzione artigianale di oggetti in ferro costituisce uno dei riferimenti fondamentali del paesaggio materiale delle civiltà occidentali. La sorprendente crescita di importanza del ferro in Occidente è il risultato di una grande ottimizzazione produttiva conseguita sulla base di importanti avanzamenti tecnologici. Nel mondo antico il ferro veniva prodotto in forni alquanto rudimentali: dapprima semplici cavità praticate nel terreno e poi costruzioni alte 3-4 metri, a carattere non permanente {«forni a tino») e soggette ad una ventilazione naturale che non consentiva di ottenere temperature superiori ai Nel corso del '200, il «forno a tino», largamente usato presso i Romani, viene perfezionato in maniera decisiva. In un primo tempo il forno viene concepito come costruzione permanente e ventilato tramite due mantici idraulici che, agendo in successione alternata, garantiscono un getto d'aria continuo; queste fondamentali innovazioni tipiche del «forno catalano» consentono di raggiungere temperature più elevate, anche se non ancora sufficienti per far colare il ferro, e comunque determinano un forte incremento produttivo. Pochi decenni più tardi, agli inizi del '300, in Germania si costruiscono forni più alti del normale (6-7 metri) sempre ventilati con mantici idraulici; con questi nuovi forni, detti Stilekofen e progenitori dell'altoforno industriale moderno, si incrementa ulteriormente il tenore produttivo e soprattutto si raggiungono temperature ancora più elevate, alle quali il ferro comincia a colare. La fusione del ferro determina una sensazionale rivoluzione tecnologica che in concreto consente di raccogliere il materiale fuso in stampi e conseguentemente di poter riprodurre un oggetto in un numero indefinito di esemplari; ben presto con questa tecnica verranno realizzati manufatti sia per uso bellico che domestico come cannoni e palle da cannone, alari, piastre da camino, mortai ecc. Nonostante l'ampio spettro d'applicazioni il ferro fuso non riscuoterà immediato successo e non verrà comunque utilizzato su larga scala prima della fine del '700 sostanzialmente a causa della sua intrinseca fragilità. La maggior parte degli oggetti in ferro prodotti in Occidente dal '400 al '700 sono invece realizzati tramite il processo di forgiatura il quale richiede necessariamente e sempre l'intervento di un fabbro che modella manualmente la materia per conferirgli la forma desiderata. Agli inizi del Medioevo alcune aree europee si distinguono per una ricca produzione sia di materia prima che di manufatti; in generale queste sono le stesse che vantavano una tradizione specifica nell'antichità come il Nòrico (regione corrispondente alle attuali Stiria e Carinzia austriache) che con il centro di Halstatt, di cui si ha notizia già intorno all'800 a.c, è forse la più antica zona metallurgica del vecchio continente. Importanti aree siderurgiche di antica tradizione, e di nuovo molto attive in età medievale, sono quella pirenaica (in particolare la Catalogna) e quasi tutte le regioni francesi (in particolare quelle del Nord, dell'est, il Berry e il Delfinato). A queste che dal '400 in poi tenderanno a soppiantare il primato del Nòrico, se ne affiancano altre come la Franconia, la Westfalia, l'ungheria e la Svezia. In Italia le miniere dell'elba, già sfruttate dai Romani vengono riattivate e identica sorte tocca ad altri vecchi centri come Volterra, Pozzuoli ecc., che tuttavia andranno rapidamente spegnendosi non potendo reggere il confronto con nuovi centri situati nel Nord della penisola come Milano e Brescia che avranno il loro periodo di fulgore nel '400 e nel '500. In generale dopo gli avanzamenti tecnologici del tardo Medioevo le disparità produttive fra le varie aree dipenderanno, ancor più che in passato, dall'abbondanza delle risorse naturali; pertanto solo le regioni molto ricche di minerali ferrosi e di legname (elementi indispensabili per produrre il ferro) potranno conquistare un buon primato nel settore siderurgico. Alla fine del Medioevo viene così configurandosi una nuova geografia produttiva con alcune aree avvantaggiate rispetto ad altre, le quali gestiranno il monopolio del ferro nel corso dei secoli successivi secondo alterni predomini. L'Italia e in parallelo anche la Spagna esprimono una produzione di oggetti in ferro di notevole livello qualitativo tra il '300 ed il '500, sostenute in questo da congiunture economiche favorevoli oltre che dalla superiorità culturale che in quel periodo esercitano; il ferro viene tenuto in grande considerazione dai signori del tempo che parificano fabbri e armaioli ad altri artigiani ed artisti di cui si circondano, chiamandoli a far parte delle loro corti. Più tardi, nel '600 e '700, il primato italiano decade quasi completamente e anche se l'industria del ferro e la produzione di manufatti continuano a mantenersi vive, non sono più in grado di competere con quelle straniere. Anche la Spagna che sulla scorta della sua antica tradizione continua a produrre in gran quantità oggetti d'ogni tipo, appare destinata ad un lento declino in questo settore della metallurgia. Dalla fine del '500 circa il primato del ferro passa figurativamente nelle mani della Germania e della Francia, nazioni dotate di risorse, apparati tecnologici e tradizioni sufficienti per esercitare una leadership tecnicoculturale sul resto del continente. I fabbri francesi e tedeschi esplorano le possibilità di lavorazione del ferro spingendosi sino agli estremi limiti concessi dalla materia e si producono nell'esecuzione di manufatti di grande raffinatezza. La Francia in particolare domina incontrastata il set- 28
3 tore siderurgico nel '600 e nel '700 sia per quanto riguarda la produzione di materia prima che quella di oggetti finiti. Questa superiorità affonda le proprie origini in un passato molto lontano e costituisce uno dei retaggi culturali più profondi del territorio francese; basti al proposito ricordare che diverse città francesi nascono intorno a fucine celtiche per la produzione del ferro. Nel periodo della dominazione romana la Gallia è nota in tutto l'impero per una ricca produzione di manufatti in ferro e questa tradizione non viene mai a cadere sino a riemergere con la rinascita medievale e permeare ancor più profondamente il tessuto socio-culturale francese. La fervida attività produttiva nel settore siderurgico, registrabile in Francia a partire dal Medioevo, si avvale anche di un solido apparato socio-organizzativo. La Francia è fra i primi stati europei a dotarsi di un sistema corporativo che basa l'organizzazione del lavoro su regole molto precise e periodicamente aggiornate; nel famoso Lìvre des métiers, redatto nel 1258 da Etienne Boileau, prefetto di Parigi, per volontà di Luigi IX il Santo, tutte le discipline artigianali vengono rigorosamente registrate, segnalando per ciascuna diritti, doveri e soprattutto ambiti di competenza. In questa sorta di statuto ufficiale dei lavoratori, grande spazio viene riservato all'artigianato dei metalli e quanto ai fabbri, questi vengono ripartiti in diverse categorie la più nobile e importante delle quali è quella dei serruriers 6, artefici dei manufatti in ferro tecnicamente più difficili da eseguire ed esteticamente più eleganti come; chiavi, serrature, battenti da porta, ecc. Un impulso determinante alla crescita di popolarità del ferro si deve anche all'azione di molti sovrani di Francia che emettono di tanto in tanto ordinanze di modifica del regolamento corporativo dei fabbri e suscitano un interessamento pubblico intorno alla materia ed ai manufatti; il lavoro del sermrìer acquisisce dignità sempre maggiore finché nel 1650 Luigi XIV proclama ufficialmente la serrurerie quarta arte liberale dopo la pittura, la scultura e la musica. I re di Francia del '600 e del '700 sono peraltro così affascinati dal ferro che per hobby costruiscono chiavi e serrature, operando in prima persona con martelli, lime e seghetti. Parallelamente all'attività produttiva in Francia si sviluppa anche un pensiero teorico sul tema del ferro, documentato da un'attività editoriale relativamente intensa: la pubblicazione nel '600 e nel '700 di diversi trattati sulla materia codifica sul piano tecnico le pratiche ormai diffuse da secoli ma influisce anche su quello culturale allargando ulteriormente l'interesse sull'argomento 7. La formazione di una cultura del ferro in Francia appare complessivamente un fenomeno di vaste proporzioni non comparabile neppure con quanto accade nei paesi di lingua tedesca che pure fra il XVI e il XVIII sec. costituiscono i principali interlocutori della Francia sia sul piano produttivo che su quello teorico. Molte regioni dell'austria e della Germania (in particolare la Baviera, il Tirolo, la Carinzia e la Stiria), non a caso situate in un'area geografica che nel mondo antico deteneva il primato metallurgico, riprendono a loro volta nel Medioevo il solco di una vecchia tradizione, riscoprendo una precisa attitudine all'attività siderurgica, con caratteri tuttavia parzialmente diversi da quella francese; ad esempio la mancanza in questi paesi di un potere centrale forte non consente la formazione di strutture socio-organizzative all'interno delle quali un fabbro possa elevare il proprio prestigio sociale così come avviene in Francia. Questo non impedisce comunque lo sviluppo di un pensiero teorico 8 e soprattutto il fiorire di un'abbondante produzione di manufatti il cui livello qualitativo lascia presumere una profonda conoscenza del materiale e una grande perizia tecnica nel lavorarlo. Nel corso del '700 nuovi avanzamenti scientifici determinano progressi importanti nei procedimenti di estrazione, produzione e lavorazione del ferro; con il contributo della chimica si giunge a comprendere meglio la struttura del ferro e delle sue due principali leghe con il carbonio: l'acciaio e la ghisa. Lo scienziato francese Réaumur, e poco dopo di lui alcuni studiosi svedesi, chiariscono una volta per tutte le qualità distintive del ferro e dell'acciaio, rimuovendo la millenaria convinzione che quest'ultimo fosse semplicemente un ferro più raffinato del normale e analogamente viene precisata la natura della ghisa 9. Una grande novità del '700 è costituita dall'introduzione del carbon coke (estratto dal carbon fossile) come combustibile alternativo al carbone di legna; questa scoperta risolve il problema della scarsità di legname che già nel corso del XVII sec. aveva destato non poche preoccupazioni. Le nuove prospettive offerte dall'avanzamento tecnologico forniscono le basi per la creazione di processi industriali di produzione del ferro, dell'acciaio e della ghisa, destinati ad incrementare sensibilmente le quantità prodotte e a prevedere e controllare le qualità dei materiali in funzione delle esigenze specifiche. Alla metà del '700 la produzione di ghisa comincia a crescere sensibilmente e questo fenomeno è già il segnale di forti trasformazioni in essere, ma la grande innovazione del secolo consiste nell'introduzione del forno di puddellaggio. Nel 1784 l'inglese Henry Cort inventa il processo di puddellaggio consistente nel rimescolare la ghisa fusa prodotta in un altoforno sino a liberarla quasi completamente dal carbonio e ottenere ferro; da questo mo- 29
4 mento il ferro puddellato, che comincia ad essere prodotto in diverse parti d'europa, costituisce la principale materia di base per la produzione dei singoli oggetti. L'utilizzo sempre più allargato della ghisa e del ferro puddellato ingenerano fenomeni di uniformità produttiva che porteranno ad un lento ma inesorabile declino della tradizionale attività fabbrile. Àncora lungo tutto 1*800 molti oggetti d'uso vengono realizzati a livello artigianale come in passato ma in pratica l'avvento dell'era industriale determina un rivolgimento globale delle dinamiche produttive cui neanche il piccolo fabbro di campagna sarà in grado di sottrarsi. Gli strumenti e le tecniche Un fabbro necessita di pochi strumenti essenziali per lavorare il ferro: una forgia, un'incudine, martelli, tenaglie e qualche altro piccolo attrezzo. Con questa semplice dotazione egli è in grado di forgiare un blocco di ferro ossia di riscaldarlo nella forgia e modellarlo sull'incudine secondo la forma prestabilita. Il lavoro del fabbro implica operazioni da eseguirsi a caldo ed altre a freddo; le prime avvengono per deformazione della materia mentre le seconde, che riguardano in genere la fase di finitura e consistono nell'applicazione di tecniche decorative, possono comportare asportazione di materia. Già nel mondo antico e poi soprattutto lungo il Medioevo fino a tutto il '400, la tecnica fabbrile si avvale quasi esclusivamente di processi di lavorazione a caldo; intorno al '500 si verifica in Europa una trasformazione radicale nel modo di lavorare il ferro, specialmente nella produzione di manufatti di piccole dimensioni, i quali vengono realizzati in massima parte a freddo dopo una forgiatura grezza del blocco. Questa fondamentale novità consente ai fabbri di realizzare manufatti di straordinaria qualità, frutto di un virtuosismo esasperato. La struttura di un oggetto in ferro forgiato viene sempre definita a caldo sull'incudine: su di essa il materiale può essere piegato, curvato, assottigliato, arrotondato, squadrato, scavato, divaricato, appuntito, attorcigliato e così via. Con l'ausilio di piccoli attrezzi inseriti negli «occhi» (fori) dell'incudine il ferro può inoltre essere tranciato e stampato. Quest'ultima tecnica largamente impiegata già nel XII sec. consiste nel martellare il ferro a caldo in uno stampo, precedentemente costruito dal fabbro come negativo della forma desiderata; naturalmente lo stampo deve essere realizzato in un ferro acciaioso o comunque più duro di quello da modellare. Previo riscaldamento un blocco di ferro può anche essere scolpito, anche se in maniera approssimativa; te- stimonianze di questa tecnica risalgono soprattutto all'età medievale. A caldo si eseguono pure alcune operazioni di assemblaggio. In generale due elementi in ferro possono essere tenuti uniti con fascette, perni ribattuti, viti o incastri di diverso tipo, ma il sistema più semplice e ricorrente consiste nel saldarli a caldo. Il processo di saldatura a caldo può avvenire senza interposizione di altro materiale, e in tal caso si parla tecnicamente di «bollitura» ovvero sfruttando un materiale d'apporto come il rame o l'ottone, nel qual caso si ha la «brasatura»; in entrambi i casi le parti da saldare devono essere preparate in modo tale che una volta congiunte assumano un profilo uniforme. La «bollitura» sfrutta la proprietà esclusiva del ferro di saldarsi naturalmente se riscaldato ad una certa temperatura ed è tecnicamente abbastanza difficile da realizzare in quanto richiede di portare il ferro all'incandescenza cosiddetta «bianca sudante» e cioè ad una temperatura che può variare a seconda del materiale impiegato ma deve comunque essere molto vicina al punto di fusione ( ), senza peraltro toccarlo. La «brasatura» giovandosi invece di materiali con un punto di fusione inferiore, si presenta di più facile esecuzione; essa viene introdotta solo nel tardo '500 per poi essere largamente impiegata nei secoli successivi 10. Per quanto concerne gli interventi a caldo sul ferro è ancora doveroso ricordare l'impiego di tre fondamentali tecniche: l'acciaiatura, la tempera ed il rinvenimento. Questi procedimenti noti già ai Calibe! e agli Ittiti, padri della siderurgia, hanno rappresentato un fattore decisivo nell'affermazione storica del ferro e costituiscono da soli un sapere molto complesso e articolato. Accenneremo qui brevemente alla natura di questi processi. L'acciaiatura consiste nel riscaldare un pezzo di ferro relativamente puro insieme a del carbone di legna determinando l'incorporo di carbonio nel blocco metallico ed un conseguente aumento della resistenza meccanica e della durezza del materiale; questo procedimento, modernamente definito «cementazione» è ancora oggi alla base dei processi industriali di produzione del ferro e dell'acciaio. La tempera (o tempra) rappresenta un passaggio successivo all'acciaiatura e si ottiene raffreddando velocemente in un liquido (solitamente acqua pura) un oggetto in ferro acciaioso o in acciaio, riscaldato ad alta temperatura; tale tecnica ha lo scopo di fissare la struttura molecolare che il ferro assume quando lo si riscalda e di ottenere un materiale più duro anche se tendenzialmente più fragile. Il rinvenimento, passaggio a sua volta successivo a quello della tempera, consiste infine nel riscaldare nuovamente l'oggetto a bassa temperatura (tra i 150 e i 30
5 450 ) lasciandolo poi raffreddare lentamente al fine di raddolcirlo riducendo un poco la sua durezza ma diminuendone la fragilità. Un processo molto simile a quello del rinvenimento ha luogo quando si applica la tecnica dell'azzurratura: riscaldando un pezzo di ferro acciaioso a circa questo assume una colorazione bluastra che si mantiene se lo si raffredda immediatamente, raggiungendo uno scopo decorativo e uno pratico: produrre una vibrazione cromatica (in genere contrastante con quella di altre parti di un insieme) e prevenire il processo di formazione della ruggine. A caldo un ferro può infine essere dorato o argentato (in toto o in parte); assai rara è invece la placcatura del ferro con un metallo prezioso, ottenibile tramite martellamento a freddo. Terminate le operazioni a caldo, il fabbro può intervenire su di un oggetto in ferro lavorandolo a freddo. Se l'oggetto è una lastra, questa si può dapprima ritagliare esternamente, traforare o sbalzare secondo un disegno preventivamente tracciato sulla lamiera piana; nel caso dello sbalzo si può procedere in due modi diversi: martellare la lastra su incudini o stampi di varie forme oppure stenderla su di un supporto cedevole e deformarla con ceselli ed altri strumenti guidati dal martello. Riguardo alla tecnica del traforo vale la pena di ricordare la sua applicazione nel decoro ad orbe-voie, frequente in diversi manufatti francesi e spagnoli prodotti tra il XIV e il XVI sec, e consistente nella sovrapposizione di piastre traforate secondo disegni differenti. Tecnica da eseguirsi a freddo, di basilare importanza nella lavorazione di tutti i metalli e naturalmente anche del ferro, è quella dell'incisione, che si può effettuare in tre modi: nella versione più comune consiste nell'asportare trucioli di materia per mezzo di bulini e piccole sgorbie guidati dal martello; alternativamente può consistere nello schiacciare la materia con l'aiuto di ceselli, punteruoli e altri strumenti, secondo modalità analoghe a quelle dello sbalzo; può infine essere ottenuta erodendo il ferro da incidere con dell'acido (incisione ad acquaforte): in tal caso la superficie da decorare viene dapprima ricoperta da uno strato di cera, poi con una punta secca si asporta la cera ottenendo un determinato disegno e infine si immerge la lastra nell'acido che la erode solo nei punti in cui la cera è stata asportata. Tecnica connessa direttamente a quella dell'incisione è l'agemina che consiste neltinserire sottili strisce di metallo prezioso (oro o argento) laddove sono stati tracciati dei solchi con un bulino; in questa occasione il solco deve essere più largo sul fondo che in superficie affinché la striscia di metallo prezioso, una volta martellata con cura, non rischi di fuoriuscire. Questa tecnica di combinazione del ferro con un metallo prezioso viene applicata soprattutto in Occidente mentre nella tradizione orientale si pratica preferibilmente la damaschinatura 11 ; quest'ultima, che associa il suo nome a quei fitti motivi decorativi per cui Damasco era nota fin dall'antichità, si effettua producendo sulla superficie da decorare un sottile reticolo, il quale viene minuziosamente riempito con sottili fili d'oro e d'argento, da martellare a lungo finché questi si amalgamano con il ferro. La damaschinatura, che con il tramite della cultura islamica viene presto conosciuta e applicata anche in Occidente, consente di ottenere una straordinaria ricchezza decorativa ma presenta un grosso difetto legato alla fragilità dei fili d'oro o d'argento che tendono facilmente a fuoriuscire dal reticolo. Un'ultima e importantissima tecnica o meglio procedura di lavorazione del ferro a freddo è la cosiddetta prìse dans la masse (scultura dal massello), tipica ed esclusiva della tradizione francese, la cui caratteristica è quella di ricavare l'oggetto da un unico blocco senza aggiunte 0 saldature. Questo procedimento, che richiede una notevole perizia e competenza tecnica, viene in genere adottato per realizzare piccoli manufatti come chiavi, serrature, battenti da porta, ecc. 12 Dopo una sbozzatura iniziale a caldo, il blocco da lavorare viene stretto in morsa e modellato con il solo ausilio di trapani, seghetti, lime, bulini e ceselli; in questo modo il ferro viene scolpito esattamente come il legno o la pietra. Una volta completata la definizione formale di un oggetto, è ancora possibile modificare il suo aspetto, giocando su effetti decorativi di superficie. Come abbiamo notato prima, se un oggetto in ferro viene riscaldato, la sua superficie tende a scurirsi; inversamente lo si può lucidare con la tecnica a freddo della brunitura 13 : questa si esegue sfregando la superficie del manufatto con un brunitoio, attrezzo la cui punta è costituita da un pezzo di agata; l'attrito della pietra dura con il ferro produce un effetto di brillantezza che oltretutto ritarda l'insorgere della ruggine. 1 manufatti Ben poche tracce rimangono degli oggetti in ferro prodotti nel mondo antico. Questa circostanza è legata in gran parte alla corruttibilità del ferro che, come è noto, se resta a contatto con l'aria si arrugginisce progressivamente sino a dissolversi, ma è anche il segnale di una attività produttiva alquanto ridotta. Sulla base dei pochi frammenti a nostra disposizione si deduce che il ferro viene impiegato nelle civiltà del mondo antico per produrre oggetti di due tipi: armi (spade, corazze, scudi, ecc.) e utensili (attrezzi agricoli, coltelli, forbici, ecc.). 31
6 Se prendiamo in esame l'elenco degli oggetti rinvenuti negli scavi pompeiani 14 che è sempre un parametro di riferimento interessante, noteremo che i manufatti in ferro rappresentano una piccola parte dell'insieme e sono quasi esclusivamente oggetti utilizzati nelle attività artigianali o nel lavoro dei campi; in qualche raro caso sono attrezzi domestici o chirurgici. Del periodo compreso fra la tarda Romanità e l'alto Medioevo ci sono pervenuti alcuni importanti lavori in ferro come alcuni alari celtici, ma nuovamente si tratta di esempi sporadici e comunque non sufficienti a documentare lo spessore dell'attività produttiva. Peraltro prima del Medioevo non sussistono neppure i presupposti tecnologici per uno sviluppo siderurgico di portata significativa. I primi manufatti in ferro prodotti nel mondo occidentale in una certa quantità risalgono all'xi e XII sec: si tratta di grate da finestra, cancelli, cardini e cerniere di portoni, ferrature di mobili, elementi architettonici di rinforzo e sostegno, chiodi, chiavi, lucchetti, serrature, eccetera. Questa ampia tipologia di prodotti appare immediatamente contrassegnata da un carattere preciso: sono elementi di chiusura o barriera fra uno spazio e l'altro pensati con lo scopo di proteggere e di rinforzare la difesa di un luogo. Le caratteristiche di durezza e resistenza riconosciute al ferro sin dall'antichità si evidenziano chiaramente nei manufatti medievali anche se vengono interpretate in modo diverso rispetto al passato: mentre nel mondo antico al ferro si associava soprattutto la produzione di armi, lame, coltelli e strumenti comunque dal carattere prevalentemente offensivo, i ferri del Medioevo appaiono animati da un intento «difensivo» e in un certo senso «costruttivo»; sono oggetti che assolvono una funzione pratica di tutela e consolidamento, contribuendo idealmente alla costruzione del nuovo e grande ordine socio-economico medievale 1^. Sotto questo profilo il ferro acquisisce per la prima volta nella storia quella precisa valenza «civile» di cui Alberto Veca prima di me ha già delineato con chiarezza i contorni e che costituisce una delle idee di fondo di questa iniziativa. Un altro aspetto interessante delle prime produzioni di oggetti in ferro riguarda la scarsa importanza attribuita alla funzione decorativa. L'abbondanza di riccioli e volute che si nota nelle grate da finestra come nei cancelli e nelle cerniere medievali, e che peraltro non tarderà molto a caricarsi di una valenza ornamentale, appare inizialmente motivata da un intento puramente pratico: coprire una superficie al fine di conferirle la massima resistenza possibile; una simile esuberanza non sarebbe del resto neppure in accordo con il rigore stilistico dell'epoca, se corrispondesse ad un puro proposito decorativo. Tralasciando comunque di affrontare un discorso sull'estetica dei manufatti in ferro, che meriterebbe peraltro una trattazione separata, è importante fissare l'attenzione su altri caratteri salienti della produzione medievale. Nel Medioevo vengono sperimentate quasi tutte le possibili applicazioni del ferro, come si evince dall'ampio repertorio di oggetti che non subisce ampliamenti di particolare rilievo nel corso dei secoli successivi. Il ferro viene utilizzato nella produzione di una gamma infinita di tipologie relative agli ambiti più disparati della vita pubblica e privata: il metallo viene impiegato per produrre una rotella da pasta così come per costruire un forziere o realizzare un oggetto liturgico e molti degli oggetti concepiti in origine in un materiale qualunque vengono presto prodotti anche in ferro. Accanto ai manufatti più tipici del primo periodo medievale, che continueranno ad essere prodotti su larga scala, nel periodo tardo-medievale e rinascimentale fioriscono nuove produzioni: cassette e forzieri, che in precedenza si costruivano in altri materiali con rinforzi in ferro ed ora sono realizzati interamente in ferro; battenti da porta, maniglie e catenacci, il cui materiale d'elezione era quasi esclusivamente il bronzo; strumenti d'uso domestico e utensili impiegati nelle varie discipline artigiane. Dal '400 in poi in ogni abitazione è ormai consolidata la presenza di oggetti come: alari e attrezzi da camino, candelieri, lumi, torciere, posate, ferri da stiro, acciarini, ecc.; analogamente nelle botteghe artigiane si impiegano: incudini, compassi, torni, martelli, tenaglie, ecc. Chiunque si muova lungo le vie di una città rinascimentale non può non accorgersi della presenza di grate, cancelli, banderuole, insegne, croci, battenti da porta: tutti questi oggetti fanno oramai parte del paesaggio «naturale». Più tardi, con l'evoluzione degli usi e costumi del '600 e '700 il novero degli oggetti domestici in ferro si arricchisce ancora: sigilli, tabacchiere, macinini da caffè, attrezzi da ricamo e così via. Senza parlare di cifre è possibile affermare che tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età industriale, l'europa assiste ad una esplosione produttiva di oggetti in ferro, la cui presenza si fa sempre più massiccia in tutto il continente. La produzione di oggetti in ferro cresce progressivamente senza interruzioni significative sino alla fine del '700, epoca in cui comincia ad essere insidiata dalla massiccia diffusione dei processi industriali che obbligheranno l'artigiano di stampo medievale ad occupare un ruolo sempre più subalterno. Ciò non toglie che il XIX secolo rappresenti ancora un'età di grande vivacità produttiva e addirittura la qualità esecutiva di certi manufatti realizzati da valenti fabbri del secolo scorso appare superiore a quella di qualunque periodo anche se riguarda oggetti inequivocabilmente contrassegnati dall'impronta stilistica della loro epoca. ALESSANDRO CESATI 32
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