La nuova agricoltura. verso il 2020 POSITION PAPER

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1 La nuova agricoltura verso il 2020 POSITION PAPER

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3 La PAC oltre il 2020 La PAC, Politica Agricola Comune, è stata introdotta nel 1962 con lo scopo di rispondere ad alcune sfide: aumentare la produttività e la sicurezza alimentare, garantire l accesso al cibo e stabilizzare i mercati. Da allora e nel corso degli anni è stata riformata diverse volte per adattarsi a nuove priorità. L intervento pubblico, con le politiche agro-rurali, ha aggiunto al sostegno della sua funzione tradizionale - ovvero la produzione di materie prime alimentari e non - altre dimensioni, tra cui lo sviluppo sostenibile, la lotta contro il cambiamento climatico, la gestione del territorio e del paesaggio, la diversificazione e la vitalità dell economia rurale, la produzione di energia e di biomateriali. Il sostegno a servizi non commerciali è diventato una componente fondamentale delle politiche agricole e rurali. Il percorso intrapreso è stato importante, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga, perché le riforme, almeno fino ad oggi, non sono riuscite a rendere la PAC uno strumento davvero efficace per ridurre i severi impatti ambientali connessi con l attività agricola e favorire la presa di coscienza rispetto al ruolo decisivo dell agricoltura nelle strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, oltre che nella sfida della sicurezza alimentare. E indubbio che, con una superficie agricola utilizzata che ricopre ben il 37% del territorio UE, l agricoltura possa svolgere un ruolo molto più rilevante di quello attuale nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e coesione comunitaria. Oltre a garantire ai cittadini la sicurezza e la continuità dell approvvigionamento di cibo salubre e sicuro, l attività agricola ha infatti enormi potenzialità nella strutturazione e nell attuazione di politiche che: 1. Contrastino la contaminazione dei suoli e l inquinamento idrico e atmosferico 2. Prevengano l erosione e il dissesto idrogeologico 3. Consolidino la biodiversità delle aree rurali 4. Preservino la coesione sociale delle comunità rurali, generando opportunità di impiego e presidio umano e sociale di aree marginali ma fonte di beni ambientali per l intera collettività. La nuova agricoltura verso il

4 Il rispetto dei minimi criteri ambientali - la tutela del suolo, dell aria, dell acqua e della biodiversità in primis - è la base di partenza per un prodotto sano e di qualità. Questo è quanto la PAC dichiara e promette, ma che alla prova dei fatti non persegue con la necessaria coerenza, come evidenziano vari indicatori ambientali. La biodiversità degli ecosistemi agricoli si è notevolmente ridotta nei decenni passati non solo per l estrema specializzazione delle colture per l adozione di pratiche agronomiche poco sostenibili e per l uso massiccio nelle produzioni intensive di prodotti chimici, come pesticidi e fertilizzanti, che oggi stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di interi habitat e di specie di insetti pronubi come le api e le farfalle, oltre a inquinare le acque superficiali e profonde con conseguenze per la fauna ittica. L abbandono delle classiche sistemazioni poderali, quali siepi ed alberature, a favore di grandi estensioni monoculturali, ha depauperato importanti ecosistemi su cui facevano affidamento numerose specie animali e vegetali che coabitavano in maniera simbiotica con l uomo e le sue attività agricole. Strettamente connesso alla sopravvivenza degli ecosistemi è il suolo, di cui numerose sono le evidenze e gli allarmi circa la necessità e l urgenza di intervenire per tutelarne disponibilità, struttura e funzioni. Il suolo è la base della produzione agricola, riserva di patrimonio genetico, elemento essenziale del paesaggio e il più grande serbatoio di carbonio del pianeta (a livello globale, una quantità di carbonio pari al doppio di quella presente in atmosfera come CO2, è stoccata nei suoli come sostanza organica). Per assolvere a queste funzioni essenziali il suolo ha bisogno di essere ben utilizzato e ne andrebbe preservato lo stato di fertilità e la stabilità idrogeologica, come condizione essenziale per la sicurezza alimentare e la riduzione del rischio di frane e inondazioni. Un terzo dei suoli mondiali versa in condizioni di degrado con fenomeni evidenti di erosione, compattamento, formazione di croste superficiali, salinizzazione, perdita di struttura e sostanza organica. In Italia il 21,3% dei suoli del territorio nazionale è a rischio di desertificazione (41,1% nel Centro e Sud Italia), mentre la degradazione del suolo, nel corso degli ultimi 40 anni, ne ha provocato una diminuzione di circa il 30% della capacità di ritenzione idrica, con un relativo accorciamento dei tempi di ritorno degli eventi meteorici in grado di provocare eventi calamitosi (CREA, 2008). Gran parte dei fenomeni di degrado dei suoli sono direttamente imputabili alla conduzione intensiva dell attività agricola. Nel 2050 l ammontare pro-capite di suoli adatti alla produzione agricola potrebbe scendere, a livello globale, ad un quarto dei livelli del 1960 per effetto congiunto del costante processo di consumo di suolo e dell aumento della popolazione (FAO, 2011). I suoli sono dunque una risorsa fondamentale per gli ecosistemi e per la produzione di cibo e, da questo punto di vista, appare evidente il grande ruolo che può e deve avere il settore agricolo e l intervento della PAC. 4 La nuova agricoltura verso il 2020

5 La PAC che vogliamo Alla politica agricola comune è destinata la maggior parte del budget europeo - il 38% - con una spesa di 55 miliardi l anno. Ha senso continuare a spendere questo fiume di denaro pubblico per l agricoltura? Ha certamente senso a condizione che l agricoltura europea garantisca ai cittadini apporti fondamentali per il loro benessere: garanzie di salubrità e qualità nutrizionale del cibo, tutela delle risorse naturali e del paesaggio, presidio e benessere delle comunità residenti nel territorio rurale. Purtroppo, invece, gran parte del denaro pubblico europeo finisce tuttora in direzione opposta, a sostegno di grandi aziende che praticano l agricoltura con modalità intensive. Ciò si traduce in elevate e insostenibili pressioni sul sistema ambientale e territoriali, a causa degli elevati input chimici ed energetici che producono semplificazione degli ecosistemi e degradazione del suolo. Anche sotto il profilo della produzione di benessere e sviluppo nel territorio rurale, l agricoltura europea si rivela scarsamente sostenibile ed equa: la proprietà è infatti concentrata in poche mani, come emerge anche dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 27 aprile 2017 che riscontra un indice di concentrazione dei terreni agricoli in Europa pari a quello di Brasile, Colombia e Filippine, dunque molto elevato. Nel 2013, il 52,2 % della superficie agricola utilizzata era controllato dal 3,1 % delle imprese e il 76,2 % delle imprese aveva a disposizione una quota di terreni agricoli pari solo all 11,2 %. Si tratta di un iniqua distribuzione dei terreni agricoli a cui, inevitabilmente, corrisponde anche un iniqua distribuzione delle sovvenzioni della PAC, poiché i pagamenti diretti, che rappresentano la maggior parte delle spese relative alla PAC, sono corrisposti principalmente per ettaro. Alla forte concentrazione fondiaria e alle pratiche monocolturali e intensive corrisponde anche un basso livello di occupazione e, conseguentemente, di opportunità di accesso alla terra per i giovani e i residenti nelle aree rurali, con conseguente rischio di desertificazione sociale e bassa creazione di valore economico e sociale. Dunque la PAC, nella sua impostazione - e segnatamente i pagamenti diretti del primo pilastro - non ha fino ad oggi stabilmente conseguito alcun risultato in questo ambito, risultando anzi controproducente. La nuova agricoltura verso il

6 Inoltre, considerando il budget europeo della PAC e il fatto che oltre un terzo del territorio dell Europa è dedicato ad attività agricole, la politica agricola è lo strumento su cui agire per lo sviluppo di un nuovo paradigma economico, basato sulle sfide ambientali, lo sviluppo dell economia verde e la partecipazione dei cittadini. Occorre pertanto modificare in modo radicale gli strumenti della PAC. E necessario orientarsi verso soluzioni che consentano la remunerazione della produzione di beni pubblici associati all agricoltura e che possano a loro volta generare valore aggiunto, ossia di tutti quei servizi ecosistemici e sociali che l agricoltura multifunzionale produce, che vanno ben oltre il prezzo del prodotto venduto e sono la biodiversità delle aree coltivate, la conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche agricole, la ricchezza e il corredo ecologico dei paesaggi agricoli, lo stoccaggio del carbonio, l adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione di severe minacce ambientali (degrado ed erosione dei suoli, inquinamento delle acque, erosione genetica, assetto idrogeologico) fino alla tutela del patrimonio di sapori, culture e presidio sociale dei territori rurali. I principali motori di questo cambiamento sono l agricoltura biologica, con le sue molteplici varianti, come l agricoltura biodinamica, e in genere le mille forme di agricoltura legate alle vocazioni dei territori, che operano per salvaguardare le risorse naturali e la biodiversità e sono aperte alla ricerca e all innovazione. Il tentativo di vincolare a pratiche più sostenibili una quota dei pagamenti diretti, ossia il cosiddetto Greening del primo pilastro, si è rivelato un sostanziale fallimento, come ha ammesso il documento di consultazione della stessa Commissione Europea (Commission Staff Working Document Review of greening after one year - SWD(2016) 218 final). Criteri farraginosi e obbligo di controlli troppo onerosi: questo è il giudizio complessivo degli stati membri e dei principali stakeholders. E in ogni caso, aggiungiamo noi, i limiti minimi di dimensione previsti per l applicazione del Greening esclude oltre il 50% dei seminativi in Italia da ogni obbligo di protezione della biodiversità e di diversificazione colturale. L attuale PAC non si è dimostrata finora all altezza delle sue sfide e la conseguenza è che i cittadini stanno pagando in primis per i sussidi della PAC, poi per riparare alle conseguenze dell agricoltura intensiva sulla salute e sull ambiente e infine per mettere il cibo nel loro piatto. Le politiche agricole italiane e regionali stentano a cogliere la domanda di cambiamento che i cittadini e le aziende agricole più innovative chiedono. Eppure è questa innanzitutto l agricoltura per cui vale la pena che si spenda il 38% del bilancio dell Unione Europea. Perché è questa l agricoltura che garantisce il benessere dei cittadini italiani ed europei e crea le premesse per nuovi rapporti internazionali, a cominciare dai paesi del sud del Mediterraneo. 6 La nuova agricoltura verso il 2020

7 Guardando al futuro individuiamo alcuni punti principali della riforma della PAC: che i soldi della PAC siano dati principalmente a quegli agricoltori che assumono impegni concreti e verificabili di miglioramento dell ambiente, della qualità delle loro produzioni e dell efficienza d uso delle risorse naturali. In concreto chiediamo un sostanziale riequilibrio di risorse tra i cosiddetti due pilastri della PAC. Oggi, infatti, più di due terzi dell intero budget PAC finiscono al 1 pilastro, quello dei pagamenti diretti, distribuiti a tutti in base alla superficie (quindi alle aziende più grandi vanno più soldi), a prescindere da cosa usano e se svolgono bene o male il loro mestiere. Inoltre il finanziamento del 2 pilastro è subordinato al cofinanziamento nazionale, una condizione che genera una ulteriore e incomprensibile disparità tra i due pilastri Il tentativo di introdurre correttivi parziali col cosiddetto Greening, ossia con un premio aggiuntivo a chi garantisce minimi criteri ambientali, è stato sostanzialmente un fallimento. Meglio quindi che la maggior contribuzione venga associata al 2 pilastro, quello dello sviluppo rurale, dove gli agricoltori sono compensati solo se assumono e rispettano determinati impegni; allo stesso tempo i finanziamenti del primo pilastro devono essere subordinati alla garanzia di requisiti minimi semplici e uniformi, per garantire che l attività agricola concorra effettivamente al perseguimento degli obiettivi definiti nell ambito delle strategie ambientali e climatiche europee; che si riconosca l agricoltura biologica come la prima e la più importante delle cosiddette pratiche agro-climatico-ambientali, dunque meritevole di maggior sostegno, e che si riconosca un indennizzo aggiuntivo a chi integra il biologico con le tecniche di agricoltura conservativa o di precisione. Solo il biologico infatti assicura il non uso di pesticidi e fertilizzanti minerali, ma le tecniche conservative o di precisione possono offrire ulteriori benefici, come le minime lavorazioni dei terreni o l impiego razionale dell acqua; che si riduca il supporto alle azioni individuali a favore delle azioni delle misure cooperative (art.35 del Regolamento 1305/13 sul sostegno allo Sviluppo Rurale), che sono la parte più stimolante e innovativa delle politiche di sviluppo rurale. Le misure cooperative consentono anche alle piccole imprese di fare adeguati investimenti. L agricoltura sorretta da aziende di piccole dimensioni è in grado di assicurare livelli occupazionali più elevati, maggior qualificazione e motivazione della mano d opera, sostegno al tessuto sociale e alle comunità rurali. Piccolo è solo frammentazione se ognuno fa per sé, mentre le misure cooperative favoriscono le messa in rete di conoscenze, competenze e risorse. Consentono di uscire dal perimetro dell azienda agraria per fare interventi a favore di intere comunità territoriali. Non da ultimo, agevolano l accesso al credito, la cui difficoltà per la piccola azienda resta uno degli ostacoli più seri agli investimenti a favore dell innovazione e dell ambiente. La nuova agricoltura verso il

8 potenziare la sostenibilità e la competitività dell agricoltura in tutte le sue forme e promuovere tecnologie agricole innovative e la gestione sostenibile delle foreste; promuovere l organizzazione della filiera alimentare, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo; ripristinare, preservare e valorizzare gli ecosistemi agricoli e forestali (biodiversità, acqua, suolo); che si riconosca l importanza della misura innovazione e del trasferimento di innovazione, ma introducendo chiare finalità a cui l innovazione deve corrispondere: l innovazione non è di per sé né buona né cattiva, ma l interesse collettivo, e conseguentemente la legittimità della contribuzione pubblica, è garantito solo da una innovazione che persegua l accoppiamento tra obiettivi produttivi delle aziende e obiettivi strategici definiti nelle politiche europee e negli accordi internazionali di cui l UE è partecipe, inclusi i Sustainable Development Goals concordati nell Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sono questi i punti su cui impostare una radicale riforma della PAC e al contempo realizzare le priorità della politica di sviluppo rurale per il periodo che qui ricordiamo: promuovere il trasferimento di conoscenze e l innovazione nei settori agricolo e forestale (sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali; rafforzamento dei legami tra agricoltura, silvicoltura e settore della ricerca); promuovere l uso efficiente delle risorse (acqua, energia) e sostenere la transizione verso un economia a basse emissioni di carbonio (utilizzo delle energie rinnovabili, riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, conservazione e stoccaggio del carbonio); promuovere l inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico (facilitare la creazione di posti di lavoro, promuovere lo sviluppo locale, migliorare l accessibilità delle tecnologie dell informazione e della comunicazione). Per ottenere un deciso cambiamento di passo è però fondamentale investire nella formazione, a partire dalle università e dai servizi di consulenza tecnica. E necessaria una formazione che, basata sui criteri agroecologici, sia in grado di contribuire alla diffusione di sistemi agricoli resilienti, sostenibili e socialmente giusti. Sono già molte le esperienze di agricoltori italiani ed europei che, attenti ai processi naturali e alla complessità e specificità locale degli ecosistemi, sono capaci di innovare sperimentando nuove tecnologie, attingendo agli antichi saperi della cultura rurale e realizzando processi partecipati sui territori. 8 La nuova agricoltura verso il 2020

9 Manifesto sulla nuova agricoltura L agricoltura è l attività principale che regola lo scambio tra uomo e ambiente, a partire dalla produzione di cibo. All agricoltura del 900, con la Rivoluzione Verde, era stata assegnata un unica funzione: garantire cibo a buon mercato per tutti. Lo strumento è stato l industrializzazione forzata, col ricorso alla petrolchimica, alla selezione varietale, agli allevamenti senza terra. Questo tipo di agricoltura ha contribuito ai più gravi squilibri ambientali e sociali del pianeta. Ma se questo è il passato, e larga parte del presente, proprio l agricoltura può essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo di un economia senza rifiuti: una Nuova Agricoltura, già all opera, praticata da molti agricoltori italiani ed europei, attenti ai processi naturali e alla complessità e specificità locale degli ecosistemi. La nuova agricoltura verso il

10 La Nuova Agricoltura ha molteplici obiettivi e funzioni: aiutarci a mitigare i cambiamenti climatici e a tutelare le risorse naturali tramite l eliminazione progressiva dell uso di sostanze chimiche inquinanti e tramite le pratiche che riportano fertilità alla terra (rotazioni colturali, sovesci, coperture permanenti); garantire cibo sano e di qualità, libero da Ogm e da sostanze pericolose per la salute umana; garantire lavoro dignitoso, legalità e integrazione sociale (senza queste condizioni difficilmente c è rispetto per l ambiente o per la salute); aiutare a valorizzare un territorio, il suo paesaggio e le sue tipicità, coltivando la biodiversità e tutelando varietà e razze tradizionali; offrire, grazie all innovazione e all uso integrale del patrimonio di sostanze di una pianta, fonti di energia rinnovabile, materiali e prodotti alternativi alla petrolchimica, biodegradabili e a basso impatto per l ambiente e per la salute. In una parola la nuova agricoltura deve garantire il benessere dei cittadini ed è questo il motivo per cui vale la pena che si continui a spendere per l agricoltura quasi metà del bilancio dell Unione Europea. Il principale motore di questo cambiamento è l agricoltura biologica, con le sue molteplici varianti, e in genere le mille forme di agricoltura legate alle vocazioni dei territori, che operano per salvaguardare le risorse naturali e la biodiversità. E questa l agricoltura che può destare impegno professionale e passione nei giovani, riportandoli a questo antico mestiere. Ed è per questo che nel 2015, in occasione di Expo, Legambiente ha lanciato il progetto Conversione. Il progetto Conversione intende coinvolgere gli agricoltori, il mondo scientifico, i Ministeri di Agricoltura e Ambiente e le Regioni tutte, nell obiettivo di raddoppiare le produzioni biologiche in Italia nei prossimi anni. Un Paese come il nostro, ricco di un patrimonio storico, artistico e naturale unico al mondo, di cento città e tradizioni gastronomiche, con il 20% del suo territorio coltivato biologicamente rappresenterebbe uno straordinario esempio per tutto il mondo. 10 La nuova agricoltura verso il 2020

11 BIBLIOGRAFIA conservazione_suolo08.pdf Risoluzione del Parlamento europeo del 27 aprile 2017 (2016/2141(INI)) La nuova agricoltura verso il

12 Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

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