Risultati produttivi dei cloni di pioppo Dvina, Lena e Neva

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1 TECNICA 35 Risultati produttivi dei cloni di pioppo Dvina, Lena e Neva Gianni Facciotto e Gian Paolo Zambruno Istituto di sperimentazione per la pioppicoltura di Casale Monferrato (AL) I cloni di pioppo Dvina, Lena e Neva, selezionati dall Istituto di sperimentazione per la Pioppicoltura (ISP) di Casale Monferrato (AL), sono stati iscritti al Registro Nazionale dei Cloni Forestali nel 1997 e da allora sono in commercio. Dvina e Lena, entrambi di sesso maschile, appartengono alla specie Populus deltoides Marsh.; Neva, di sesso femminile, appartiene invece alla specie Populus x canadensis Mönch. I due cloni di P. deltoides hanno una elevata resistenza alle principali malattie fogliari (defogliazione primaverile, bronzatura e ruggini), alle necrosi corticali, alle macchie brune e all afide laniero; sono sensibili soltanto al Virus del mosaico del pioppo (PMV). Neva, molto resistente al PMV, alla bronzatura, alle macchie brune e alle necrosi corticali è sensibile alla defogliazione primaverile e alle ruggini. Nelle poche prove di confronto clonale, effettuate sotto il controllo della Commissione Nazionale del Pioppo (CNP), nel decennio precedente l iscrizione, tutti e tre i genotipi sono risultati più produttivi del clone testimone I-214. Durante lo stesso periodo, per poter valutare i cloni su un più ampio spettro di condizioni pedoclimatiche, l ISP ha fornito gratuitamente ai pioppicoltori pioppelle di Neva, Dvina e Lena. In questo lavoro (tratto da una tesi di laurea dal titolo Analisi della produttività di tre nuovi cloni di pioppo nell Italia nord-occidentale relatore il prof. G.F. Minotta, discussa presso l Università di Torino Facoltà di Agraria il 27 febbraio 2004) vengono riportati i risultati produttivi ottenuti dai tre cloni in 32 di questi pioppeti situati nelle province di Cuneo, Asti, Alessandria, Vercelli e Pavia (Fig 1). pione rappresentativo delle varie classi dimensionali di circonferenza sono stati misurati l altezza totale ed il diametro a 5 m da terra. Quest ultimo parametro ha permesso di calcolare il volume del toppo dei primi 5 m di fusto che rappresenta la parte più pregiata della pianta, quella destinata alla sfogliatura. Con i parametri misurati sono stati calcolati i volumi medi per pianta e le produzioni totali per ettaro e per anno. Per ogni pioppeto è stata inoltre compilata una scheda nella quale sono state annotate, l altitudine, le caratteristiche morfologiche e tessiturali del terreno, lo stato fitosanitario della piantagione, il tipo di tecnica di coltivazione (intensiva o estensiva). Per ogni località sono stati raccolti, dai database della regione Piemonte e della provincia di Pavia, alcuni dati climatici quali la temperatura e la piovosità media annuale. I dati rilevati sono stati elaborati con varie metodologie statistiche. Per i cinque pioppeti sperimentali i valori medi delle parcelle sono stati sottoposti ad analisi della varianza (ANOVA); quando le differenze risultavano statisticamente significative è stato utilizzato il test di Student, Neumann e Keuls. Con i dati di tutti i 32 pioppeti, separatamente per ciascuno dei tre cloni, sono state effettuate la cluster analysis e la stepwise regression. La cluster analysis Figura 1.- Localizzazione dei pioppeti Materiali e metodi Dei 32 impianti considerati 5 sono stati costituiti con i tre cloni e il testimone I-214 seguendo un disegno sperimentale a blocchi completi randomizzati con quattro replicazioni; i restanti 27 pioppeti hanno soltanto parcelle monoclonali. In ciascun impianto a fine turno, nel triennio , sono state rilevate la sopravvivenza e la circonferenza a 1,30 m su tutte le piante; su un cam-

2 36 AGRICOLTURA INFORMAZIONE TECNICA Figura 2.- Pioppeto del clone Dvina a Casale Monferrato Tab. 1 Medie, ANOVA e test Student, Neuman Keuls dell incremento medio del volume cormometrico totale in m 3 ha -1 anno -1 (Im) per località e per clone Località Incremento medio Test m 3 ha -1 anno -1 (Im) SNK Camino 15,80 C Casale Monf.to 1 19,14 BC Valenza 24,92 AB Zeme 28,50 A Mezzana Bigli 2 24,25 AB Clone I ,75 B Neva 22,17 A Dvina 25,72 A Lena 25,45 A Media generale 22,52 Valore di F Località (L) 13,0 ** Clone (C) 20,4 ** Interazione LxC 1,3 n.s. Le differenze tra i valori contrassegnati con lettere diverse sono risultate altamente significative per p=0,01. ** altamente significativo n.s. non significativo crea una matrice di distanze virtuali (linkage distance) tra gli impianti. Minore è la distanza virtuale maggiore è l affinità tra i pioppeti e viceversa. Tali distanze sono date da un calcolo ponderato tra i valori dei parametri che caratterizzano ogni impianto esaminato. Queste analisi sono rappresentate graficamente mediante un dendrogramma nel quale vengono raggruppati a due a due i pioppeti che presentano fra di loro la minore distanza virtuale, e allo stesso modo via via sono riuniti insieme i gruppi di impianti virtualmente più vicini fra loro. La cluster analysis è stata effettuata per il clone Neva su 29 pioppeti, per il Dvina su 19 e per il Lena su 17. I parametri presi come input per questa analisi sono stati: la circonferenza media divisa per l età del pioppeto; l altezza media divisa per l età del pioppeto; il volume medio del toppo dei primi 5 metri diviso per l età del pioppeto; la sopravvivenza espressa in percentuale di piante vive su quelle piantate; l età del pioppeto; l incremento medio annuo ad ettaro. Con la step-wise regression si è valutato il peso delle variabili stazionali e colturali nei confronti della produzione annua ad ettaro. Le variabili ambientali considerate sono state: l altitudine dell impianto sul livello del mare; la temperatura media annua della stazione; la pioggia media annua della stazione; la pioggia media del periodo vegetativo, ovvero la sommatoria delle piogge mensili del periodo compreso tra aprile e settembre; la tessitura del suolo (argilloso, franco-argilloso, franco, franco-sabbioso, sabbioso). Le variabili colturali considerate sono state: la densità, ovvero il numero di piante ad ettaro; l età, ovvero il numero di stagioni vegetative dell impianto; il tipo di coltivazione: intensiva o semi-estensiva. Risultati ottenuti nei cinque pioppeti sperimentali Considerando i soli cinque pioppeti sperimentali, gli incrementi in volume annui ad ettaro sia tra le località sia tra i cloni sono risultati altamente significative (tab. 1, graf 1-2). La media generale della produzione è risultata di 22,52 m 3 ha -1 anno -1 ; il pioppeto di Zeme (PV), ex seminativo irriguo prossimo a risaie, ha prodotto il 27% in più, seguono Valenza (AL) e Mezzana Bigli (PV), aree golenali con tessitura franco sabbiosa, con rispettivamente 11 e 8% in più. Al di sotto della media generale le produzioni ottenute a Casale Monferrato (AL), golena con tessitura sabbiosa e Camino (AL), collina, rispettivamente del 15 e 30%. Posta uguale a 100 la produzione espressa in m 3 ha - 1 anno -1 del clone testimone I-214: il Neva produce

3 TECNICA 37 il 32,4% in più, il Dvina il 53,6% in più e il Lena il 51,9% in più. Come si può notare sono quantità considerevoli che dimostrano l elevata produttività dei nuovi cloni. Ripartizione produttiva delle località considerate I parametri più importanti per la discriminazione tra gruppi d impianto sono risultati l incremento medio annuo ad ettaro e la sopravvivenza delle piante a fine turno. La cluster analysis ha ripartito i 29 impianti del clone Neva (fig. 3) in tre gruppi principali: (AL), Casalcermelli (AL), Casale Monferrato 1 (AL), Mezzana Bigli 1 (PV), Belgioioso 1 (PV), Casale Monferrato 2 (AL), Visone (AL), Casale Monferrato 3 (AL), Casale Monferrato 4 (AL), Gabiano Figura 3. Dendrogramma dei 29 pioppeti del clone NEVA (AL), Palestro Pizzarosto (PV), Zeme (PV), Mezzana Bigli 2 (PV), Langosco (PV), Travacò Siccomario (PV). Questi pioppeti hanno una produzione compresa tra i 16 e i 28 m 3 ha-1 anno-1 ; essi hanno tessitura del suolo prevalentemente sabbiosa. La sopravvivenza delle piante è compresa tra l 89% e il 100%. Queste località sono risultate adatte alla pioppicoltura; il Neva dà produzioni discrete e si può consigliarne la coltivazione Gruppo 2) Comprende gli impianti di Valenza (AL), Racconigi (CN), Santa Vittoria d Alba (CN), Vinchio d Asti (AT), Bozzole (AL) e Rosasco (PV). Sono pioppeti dove la produzione è risultata molto alta da 25 a 38 m 3 ha-1 anno-1. La sopravvivenza è stata quasi sempre totale. I suoli sono prevalentemente francosabbiosi. Queste località si sono mostrate particolarmente adatte alla coltura del Neva. Figura 4. Dendrogramma dei 19 pioppeti del clone DVINA Gruppo 3) Comprende i seguenti impianti: Bossolasco (CN), Calliano (AT), Mombello-Zenevreto (AL), Rosignano (AL), Vignale (AL), Ottiglio 2 (AL), Castagnole Lanze (AT) e Roncaglia di Casale M.(AL). Le produzioni ottenute, comprese tra 5 e 12 m 3 ha-1 anno-1 sono decisamente sotto la media della pioppicoltura italiana che è di 18,9 m 3 ha-1 anno-1 (Coaloa, 1999). Sono tutti impianti di collina su suoli argillosi. Questo tipo di suolo non è particolarmente adatto alla pioppicoltura. La cluster analysis ha ripartito gli impianti del clone Dvina (fig. 4) in quattro gruppi. (AL), Bossolasco (CN), Ottiglio 1 (AL). Sono pioppeti di collina su suoli tendenzialmente argillosi. La sopravvivenza delle piante è stata piuttosto bassa. Comunque le produzioni sono buone, da 15 a 23 m 3 ha-1 anno-1. Figura 5. Dendrogramma dei 17 pioppeti del clone LENA

4 38 AGRICOLTURA INFORMAZIONE TECNICA Grafico 1 Confronto tra le produzioni medie ad ettaro per anno delle cinque località Grafico 2 Confronto tra le produzioni medie ad ettaro per anno dei quattro cloni Le differenze tra i valori contrassegnati con lettere diverse sono risultate altamente significative per p=0,01 Il Dvina riesce a controbilanciare le perdite dovute alle fallanze, le piante sopravvissute sfruttano ottimamente le risorse di luce, di spazio e nutrizionali lasciati dalle morte. Per questo motivo, il clone può essere definito di rusticità elevata ed essere proposto per coltivazioni semi-estensive. Gruppo 2) Comprende i seguenti impianti: Casale Monferrato 1 (AL), Casalcermelli (AL), Ottiglio 2 (AL), Casale Monferrato 2 (AL), Caresana (VC), Casale Monferrato 3 (AL), Valenza (AL). In essi la produzione annua è medio-alta, da 21 a 27 m 3 ha -1 anno -1. Anche la sopravvivenza è abbastanza alta. In questo gruppo sono rappresentati tutti i tipi di suoli, che peraltro non sembrano influire significativamente sulla produzione. Gruppo 3) Comprende i seguenti impianti: Zeme (PV), Bozzole (AL), Travacò Siccomario (PV), Mezzana Bigli 2 (PV), Langosco (PV), Santa Vittoria d Alba (CN), Rosasco Lomellina (PV). Sono tutti pioppeti di pianura in zone con buona disponibilità idrica. La produzione è ottima compresa tra 28 e 35 m 3 ha - 1 anno -1. I suoli sono sia franco-sabbiosi che sabbiosi, a sottolineare la grande plasticità del clone nei confronti del substrato. La sopravvivenza a volte non è alta, ma le piante vive riescono a ben sopperire a questo deficit. Gruppo 4) Comprende i due impianti di Calliano (AT) e Mombello-Zenevreto (AL), entrambi di collina, su suoli argillosi, con scarsa disponibilità idrica. La sopravvivenza è stata buona. Decisamente scarsa è la produttività rispettivamente di 6,6 e di 7,6 m 3 ha - 1 anno -1. Non sono zone adatte al pioppo. In questo tipo di località il Dvina potrebbe essere utilizzato in coltura estensiva, con cicli lunghi. In questo modo verrebbero sfruttate le doti di resistenza alle avversità e di sopravvivenza tipiche del clone con costi decisamente bassi. Si potrebbe ipotizzare solo una potatura annua nei primi tre anni, per non avere la presenza di rami sui toppi più pregiati e, sfruttare al massimo la forte dominanza apicale di questo clone e la dirittezza del fusto. I pioppeti del clone Lena (fig. 5) sono stati ripartiti nel dendrogramma in tre gruppi. (AL), Casalcermelli (AL), Casale Monferrato 1 (AL), Langosco (PV), Valenza (AL), Belgioioso 2 (PV), Casale Monferrato 3 (AL), Casale Monferrato 2 (AL). Sono tutti localizzati su terreni di pianura ad eccezione di Camino che è situato sul fondovalle collinare. La produttività è medio-alta, da 20 a 25 m 3 ha -1 anno -1. Nelle località di questo gruppo è consigliato l uso del Lena. Gruppo 2) Comprende i seguenti impianti: Zeme (PV), Mezzana Bigli 2 (PV), Travacò Siccomario (PV), Santa Vittoria d Alba (CN), Bozzole (AL). Sono tutti pioppeti di pianura o di golena, zone particolarmente vocate alla pioppicoltura. I suoli sono franco-sabbiosi. La produttività è ottima e va da 29 a 37 m 3 ha - 1 anno -1. Gruppo 3) Comprende i seguenti impianti: Mombello- Zenevreto (AL), Calliano (AL), Bossolasco (CN), Ottiglio 1 (AL). Sono tutti pioppeti di collina con suolo spiccatamente argilloso. La sopravvivenza è molto variabile, a volte bassa (35%) come a Ottiglio 1 e (45%) a Bossolasco o addirittura totale (100%) come a Mombello. La produzione annua unitaria è risultata

5 TECNICA 39 compresa tra 5 e 14 m 3 /ha*anno, sotto la media della pioppicoltura italiana. Ciò è probabilmente dovuto all elevato contenuto di argilla nel suolo. Influenza delle variabili colturali ed ambientali sulla produttività Nel complesso, queste analisi forniscono alcune indicazioni circa i fattori più influenti sulla produttività dei cloni considerati nell ambito del lavoro. In particolare, sembra emergere una importanza decisiva delle caratteristiche tessiturali del terreno nel determinare le rese produttive, mentre altri fattori, quali l intensità colturale, appaiono meno rilevanti. Nel caso del clone Neva il 53,9% della variabilità dell incremento annuo ad ettaro è spiegata soltanto dalle variabili suolo argilloso e suolo franco sabbioso. Il primo influenza negativamente la produzione, il secondo positivamente. Nel caso del clone Dvina la variabilità dell incremento medio annuo ad ettaro è determinata per il 41,8% dalla sola presenza di suolo argilloso. Questo suggerisce che il Dvina soffre notevolmente i suoli argillosi, sia dal punto di vista della produttività che dell attecchimento. Abbinando i concetti precedentemente esposti all alta produttività che caratterizza questo clone, si può dedurne che esso sia relativamente tollerante nei confronti della composizione tessiturale del suolo, purché non ci sia eccesso di argilla. Nel caso del Lena, ben l 82,9% della variabilità dell incremento medio annuo ad ettaro è spiegata dalle variabili tessiturali: suolo argilloso e franco sabbioso. Ciò suggerisce notevoli esigenze del clone nei riguardi della tessitura del terreno ed una particolare intolleranza dei suoli argillosi. Considerazioni conclusive Considerando complessivamente le analisi effettuate si possono trarre alcune importanti deduzioni sui fattori che determinano la resa produttiva dei cloni di pioppo considerati. L alta presenza di argilla nel suolo influenza negativamente la produttività e con condizioni climatiche avverse l attechimento delle pioppelle dei cloni in oggetto. I suoli franco-sabbiosi si confermano quelli più favorevoli per la pioppicoltura. L uso di pratiche colturali intensive non appare determinante ai fini della produttività dei cloni esaminati I cloni di P. deltoides Dvina e Lena si sono dimostrati complessivamente più rustici e produttivi rispetto all I-214. L utilizzo dei cloni Dvina e Lena abbinato a una pratica colturale semi-estensiva, se non addirittura estensiva, può essere proposto per quei terreni non particolarmente adatti alla pioppicoltura come le zone collinari piemontesi, dove nelle località esaminate in questo lavoro sono state ottenute produzioni discrete. Oltretutto la loro coltivazione è stata effettuata senza trattamenti fitosanitari, quindi con beneficio ambientale, grazie alla spiccata resistenza di questi cloni alle più importanti patologie del pioppo. I tre nuovi cloni grazie ad una maggior rusticità rispetto al I-214 possono essere impiegati anche nelle località di pianura a maggiore rilevanza ambientale, quali le zone comprese nei parchi fluviali della pianura padana occidentale. Figura 6 - Pioppeto del clone Lena a Casale Monferrato

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