Comune di Genova - ASL 3 genovese Prassi operative nell affidamento familiare

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1 ALL. 1 Procedure per l affidamento familiare Comune di Genova - ASL 3 genovese Prassi operative nell affidamento familiare L AFFIDAMENTO FAMILIARE L affidamento etero familiare, normato dalla legge 184/ 83 così come modificata dalla legge 149/ 01, è una forma d intervento che consiste nell aiutare una famiglia ad attraversare un periodo difficile prendendosi cura dei suoi figli, prevedendo l inserimento di un bambino/ragazzo in una famiglia 1, nel rispetto dell identità culturale del minore e senza discriminazioni o distinzioni per sesso, etnia, età, lingua, religione. Ogni affidamento familiare, che va incentrato sui bisogni del bambino tenendo conto degli elementi diagnostici sulla famiglia e sul minore e delle valutazioni prognostiche relative alla recuperabilità della famiglia d origine, rappresenta un'esperienza a sé e prevede un progetto specifico, definito sulla base dei problemi e delle risorse presenti, dei bisogni del minore, della situazione della sua famiglia e della disponibilità e capacità della famiglia affidataria. È temporaneo, in quanto legato a difficoltà di durata variabile della famiglia d origine che possono comunque impedire al bambino di crescere in un ambiente sereno, e diverse ne sono le forme attivate, duttili e flessibili, adatte a rispondere a differenti bisogni, anche di famiglie e bambini in situazioni meno compromesse. Durante il periodo d affidamento vengono programmati interventi d approfondimento della situazione familiare e d intensificazione del sostegno alle figure parentali, per un efficace recupero o maturazione di adeguate competenze genitoriali, attraverso un coinvolgimento della famiglia nell intento di raggiungere la condivisione, per quanto possibile, del progetto stesso.. 1 Nel documento, per brevità, s utilizza il termine famiglia affidataria per indicare quelli che la legge prevede possano essere affidatari: famiglia, coppia-anche non coniugata-, persona singola. versione 17 luglio

2 Ogni affidamento familiare nasce ed è reso possibile dal coinvolgimento di più attori (il minore, la sua famiglia d origine, la famiglia affidataria, gli operatori referenti per il minore, in forte integrazione socio-sanitaria, sia del Comune -Assistenti Sociali ed Educatori Professionali- sia dell ASL -Psicologi della tutela minori-, gli operatori dell affido familiare sia del Comune sia dell ASL) ognuno dei quali svolge un ruolo preciso per la sua riuscita. I Servizi socio-sanitari si avvalgono, inoltre, della collaborazione e dell opera delle Associazioni, realtà del terzo settore, famiglie affidatarie e reti di famiglie, chiamate a partecipare alla realizzazione di progetti specifici in tema di accoglienza familiare e diritti dei bambini. Il ruolo della Magistratura è essenziale nella definizione dei percorsi di affidamento familiare Qualsiasi procedura d affido deve essere comunicata alla rispettiva Autorità Giudiziaria (Giudice Tutelare o Tribunale per i Minorenni, a seconda che si tratti di provvedimento emesso ai sensi dei commi 1 o 2 della legge 184/ 83 c.m. dalla L. 149/ 01): l affido consensuale, disposto dal Servizio Sociale con il consenso dei genitori o del tutore, viene reso esecutivo dal Giudice Tutelare (comma 1), l affido giudiziale viene avviato dal Servizio Sociale a seguito di provvedimento del Tribunale per i Minorenni, indipendentemente dal consenso o meno della famiglia d origine (comma 2). Per l affidamento diurno non è necessaria la ratifica del Giudice Tutelare. A Genova sono oggi attive le seguenti tipologie di affidamento familiare: residenziale (a breve, medio o lungo termine, o per periodi cadenzati come i fine settimana e le vacanze), Near (rivolto a bambini fra zero e tre anni, per un periodo di norma fra i sei e gli otto mesi e comunque fino alla conclusione del percorso di valutazione delle capacità genitoriali), d appoggio (accoglienza articolata su fasce orarie o giornaliere), in Casa Famiglia, omoculturale (affidamento familiare di minori stranieri presso famiglie della stessa cultura). È inoltre vigente un accordo tra Comune di Genova ed Auser per lo sviluppo di affidi d appoggio tramite il progetto Ho trovato un nuovo nonno. Considerata, pertanto, la rilevanza e la delicatezza dell affidamento familiare, al fine di chiarire e facilitare le relative prassi operative, Comune di Genova ed ASL 3 genovese hanno ritenuto opportuno predisporre congiuntamente le indicazioni di seguito illustrate. FUNZIONI DEL COMUNE E DELL ASL Il Servizio Affidi è gestito dal Comune di Genova secondo quanto disposto dall art. 4 della L. 184/ 83 c.m. dalla L. 149/ 01 attraverso la Direzione Politiche Sociali, gli ATS (Ambiti Territoriali Sociali) e l UCST (Ufficio Cittadini Senza Territorio), in integrazione con i Servizi Sanitari dell Asl3 genovese, secondo le modalità operative previste nel presente documento. Premesso che l affidamento familiare si pone come sistema d interventi a elevata complessità relazionale e gestionale, sono necessari modelli organizzativi e operativi congruenti e rigorosi, compiti e funzioni ben definiti, da svolgersi con il massimo di professionalità e competenza in cui ogni attore è tenuto a operare in modo integrato, riconoscendo l altro come interlocutore e come risorsa indispensabile al buon andamento del progetto. versione 17 luglio

3 Ogni affidamento familiare richiede, pertanto, nella sua predisposizione, attivazione e gestione, la costituzione di due équipe: - una composta dagli operatori titolari del caso (Assistente Sociale e/o Educatore Professionale del Comune e Psicologo ASL della tutela minori), responsabile, pur nella differenziazione di ruoli e professionalità, della gestione complessiva delle attività di coordinamento e supporto nei confronti del minore, della sua famiglia e della famiglia affidataria, anche nel rapporto con l Autorità Giudiziaria competente, nonché del coordinamento con tutti gli operatori eventualmente coinvolti sul caso; - l altra composta da operatori del Servizio Affidi (Assistente Sociali ed Educatori Professionali del Comune e Psicologo ASL per l affido) e responsabile del percorso di affido. COMPITI DELL EQUIPE TITOLARE DEL CASO L Assistente Sociale che segue il minore, per il quale si ritenga necessario l avvio di un affido, compila l apposita scheda di richiesta, integrandola con la relazione redatta dallo Psicologo ASL della tutela minori, la presenta alla Commissione Affido della propria zona e quindi la invia, tramite , al Referente centrale del Comune per l affidamento. Tale richiesta deriva dal processo di valutazione psico-sociale del minore e della sua famiglia svolta dagli operatori titolari del caso, cui sono affidati i seguenti compiti: - Comune: valutazione sociale del minore e della sua famiglia, realizzata dall Assistente sociale e, se ritenuto opportuno, per la parte educativa, dall Educatore professionale. - ASL: valutazione psicodiagnostica e prognostica sul minore e sulla sua famiglia, realizzata dagli psicologi ASL della tutela minori. - Competenze congiunte Comune/ASL definizione del progetto quadro sul bambino e sulla sua famiglia, e quindi del progetto di affido, e partecipazione degli operatori titolari del caso alla relativa Commissione per una migliore presentazione della richiesta; coordinamento di tutte le attività di sostegno nei confronti sia del minore sia della sua famiglia sia di quell affidataria, anche per aiutare la famiglia d origine a superare le difficoltà che hanno determinato l allontanamento del minore, onde consentirne il rientro in famiglia; coordinamento tra l équipe degli operatori titolari del caso e l équipe affido per il monitoraggio, almeno semestrale, dell affido; tenuta dei rapporti con l Autorità Giudiziaria attraverso le necessarie e dovute comunicazioni e l invio, da parte sia dell Assistente Sociale sia dello Psicologo ASL della tutela minori, di relazioni specifiche sull andamento del progetto, sull evoluzione della situazione del minore e della sua famiglia e su eventuali situazioni di particolare rilevanza; decisioni e interventi necessari, da parte degli operatori titolari del caso, verso il minore, la sua famiglia e quell affidataria, in merito all interruzione, modifica e/o conclusione dell affido. versione 17 luglio

4 Per ogni affido o inserimento in Casa Famiglia, gli operatori che hanno in carico il minore, in collaborazione col Servizio Affidi, definiscono nel relativo progetto: la tipologia dell affido, gli obiettivi, la durata prevista l impegno richiesto alla famiglia affidataria gli eventuali rapporti con la famiglia di origine e le modalità relazionali con la stessa i compiti e gli interventi di ciascun operatore i tempi e le modalità di monitoraggio del progetto il calendario degli incontri fra gli operatori titolari del caso e l equipè affido. Compete al Comune la stipula del contratto d affido con la famiglia affidataria, in caso d affidamento giudiziale, e anche con la famiglia d origine in caso d affidamento consensuale, l avvio della pratica assicurativa e dell erogazione del contributo mensile e l attivazione di eventuali altre provvidenze a sostegno dell affido. La decisione di concludere l affidamento familiare, salvo cessazione dovuta a causa di forza maggiore, spetta agli operatori titolari del caso, che inviano la necessaria relazione di chiusura all Autorità Giudiziaria. L Assistente Sociale titolare del caso comunica l avvio dell affido o l inserimento in Casa Famiglia (e, parimenti, le relative chiusure) al personale amministrativo dell ATS/UCST (indicando i dati necessari della polizza assicurativa e l erogazione del contributo economico o, per le C.F. su base professionale, della retta). L avvio del nuovo affido o l inserimento in Casa Famiglia deve essere, inoltre, comunicato dall amministrativo dell ATS/UCST al Referente centrale del Comune, e, nel caso di Casa Famiglia su base non professionale, anche all Ufficio amministrativo minori (c/o la Direzione Politiche Sociali), che provvede a quanto necessario per la successiva liquidazione da parte di ATS/UCST dei relativi contributi. COMPITI, FUNZIONI E ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO AFFIDI La programmazione, organizzazione, gestione e coordinamento del Servizio Affidi sono curati dal Referente centrale del Comune per l affidamento responsabile per l Ente di tale Servizio membro dell U.O.C. Innovazione e regolazione dei servizi, che fa riferimento al Responsabile di tale Ufficio per la supervisione tecnica e il monitoraggio del servizio. Per l area psicologica il Servizio Affidi fa riferimento al Responsabile del S.S. Adozioni Psicologia Tutela minori e Consultori DSS 10 dell Asl3, che ha compiti di supervisione clinica e organizzativa delle competenze psicologiche per l affido. Sono organizzati, periodicamente, incontri tra il Responsabile dell UO.C. Innovazione e regolazione dei servizi, il Referente centrale del Comune per l affidamento e il Responsabile S.S. Adozioni Psicologia Tutela minori e Consultori DSS 10 dell ASL al fine di monitorare il servizio (ad esempio revisione delle procedure e accordi, ecc.) e di promuovere rapporti di collaborazione con il Tribunale per i Minorenni e con Enti e Servizi, anche fuori Genova. All interno dell attività di programmazione sono previsti: versione 17 luglio

5 - l avvio di sperimentazioni e attività innovative - l approfondimento teorico e la ricerca sull affidamento familiare - la formazione degli operatori - le iniziative cittadine di sensibilizzazione e pubblicizzazione dell affido (incontri pubblici, con le scuole e associazioni del territorio, eventi culturali specifici, ) e il coordinamento di quelle organizzate a livello territoriale (Municipio, area di competenza delle Commissioni di zona, Distretto Socio-Sanitario) - la formazione degli affidatari. Con particolare riguardo agli ultimi due punti, sono organizzati incontri periodici con le Associazioni, finalizzati alla collaborazione nell ambito di tali iniziative e allo sviluppo d interventi di supporto solidale agli affidatari. Costituiscono il Servizio Affidi: - il Referente centrale del Comune (Psicologo - dedica prioritariamente la sua attività lavorativa al Servizio Affidi) - gli Assistenti Sociali e gli Educatori Professionali comunali referenti per l affido (dedicano una parte della loro attività lavorativa al Servizio Affidi) operanti presso gli ATS e l UCST - lo Psicologo ASL per l affido (dedica prevalentemente la sua attività lavorativa all affidamento familiare) - gli Psicologi comunali operanti presso gli ATS e l UCST (dedicano una parte della loro attività lavorativa al Servizio Affidi per la conduzione dei gruppi di zona delle famiglie affidatarie). Il Servizio è articolato in: Commissione centrale Commissione near Commissione case famiglia Commissione affido omoculturale Commissioni zonali Commissione Centrale La Commissione Centrale è costituita dal Referente centrale del Comune, un Assistente Sociale referente per ogni Commissione zonale e lo Psicologo ASL per l affido e si riunisce mensilmente. Rappresenta il punto di coordinamento fra le Commissioni di zona, aggiorna le procedure e i percorsi metodologici, al fine di garantire omogeneità negli affidi familiari e nelle attività collegate. Raccoglie ed elabora i dati, progetta la promozione d iniziative sull intero territorio comunale, cura e mantiene i rapporti con le istituzioni e le associazioni. Si occupa, inoltre, dell abbinamento per le richieste di affido di minori che necessitano di un collocamento fuori zona e per quelle provenienti dai comuni limitrofi, compatibilmente con le risorse disponibili. Commissione Near (bimbi 0-3 anni) versione 17 luglio

6 La Commissione Near è composta dal Referente centrale del Comune, un Educatore Professionale e quattro Assistenti Sociali (uno per ogni Commissione di zona) degli ATS/UCST e lo Psicologo ASL per l affido e si occupa di valutare le richieste di affido near provenienti dagli ATS/UCST, curare gli abbinamenti, selezionare e formare le famiglie (anche attraverso uno specifico gruppo famiglie) secondo modalità analoghe a quelle delle Commissioni zonali e di raccogliere le richieste d utilizzo delle specifico servizio d osservazione delle relazioni bambino e F.O. - Incontri familiari - curato da specifico soggetto incaricato dalla C.A. (ad oggi Se.Re.Fa.). Commissione Case Famiglia La Commissione Case Famiglia è composta dal Referente centrale del Comune, quattro Assistenti Sociali (uno per ogni Commissione) e lo Psicologo ASL per l affido e si occupa di valutare le richieste di affido provenienti dagli ATS/UCST, curare gli abbinamenti, selezionare e formare le famiglie (anche attraverso uno specifico gruppo famiglie), secondo modalità analoghe a quelle delle Commissioni zonali. Con cadenza mensile gli operatori della Commissione incontrano le Case Famiglia per verificare i progetti di ingresso, inserimento, dimissioni ed affrontare temi generali che coinvolgono tale realtà. Commissione Affido Omoculturale La Commissione Affido Omoculturale è composta dal Referente centrale del Comune, tre Assistenti Sociali delle Commissioni zonali e lo Psicologo ASL per l affido, si riunisce mensilmente e si occupa di valutare le richieste di affido provenienti dagli ATS, curare gli abbinamenti, selezionare e formare le famiglie (anche, se opportuno, attraverso uno specifico gruppo famiglie) secondo modalità analoghe a quelle delle Commissioni zonali. Vi partecipano anche due mediatori culturali. Commissione Affido Zonale Attuale articolazione delle Commissioni Affido di zona: - ATS 34 Ponente, 36 Medio Ponente, 35 Centro Ovest - ATS 41 Valpolcevera - ATS 42 Centro Est, UCST - ATS 47 Media Valbisagno, 46 Valbisagno, 43 Medio Levante, 51 Levante. Ogni Commissione affido di zona è composta almeno da un Assistente Sociale referente per ogni ATS della zona (nella zona centro anche da un A.S. dell UCST), eventualmente un Educatore Professionale degli ATS di zona, lo Psicologo ASL per l affido e, periodicamente, lo Psicologo dipendente del Comune che conduce i gruppi di zona delle famiglie affidatarie. Si riunisce a cadenza quindicinale presso la sede di uno degli ATS di riferimento e mensilmente vede la presenza dello Psicologo ASL per l affido. Si occupa di: 1) valutare le richieste di affido e predisporre l abbinamento con le FA; 2) svolgere gli incontri informativi individuali e di gruppo; 3) valutare l idoneità delle famiglie che si propongono per l affido e compilare l apposita Scheda dati Affidatari ; versione 17 luglio

7 4) condurre il gruppo delle famiglie affidatarie; 5) fornire consulenza agli operatori di base in situazioni di crisi dell affido o su aspetti tecnici e burocratici; 6) monitorare, con l équipe titolare del caso, l andamento dei singoli affidi almeno a cadenza semestrale; 7) tenere aggiornata la banca dati dei minori e delle famiglie affidatarie e realizzare articoli e documenti; 8) partecipare, attraverso i referenti, ai gruppi a livello centrale e a convegni o incontri formativi anche in qualità di relatori; 9) organizzare iniziative locali di sensibilizzazione e pubblicizzazione sull affido. Si descrivono di seguito le modalità operative relative alle diverse funzioni: 1 -Valutare le richieste di affido e predisporre l abbinamento minore/fa La Commissione di zona valuta le richieste presentate, in merito alla congruità del progetto e degli obiettivi individuati, alla disponibilità di famiglie affidatarie che possano essere idonee ai bisogni e alle caratteristiche del bambino/ragazzo e della sua famiglia. La valutazione tiene conto, oltre che delle condizioni del minore, della valutazione prognostica sulla recuperabilità della famiglia del minore e del suo possibile coinvolgimento attivo nel progetto. Per consentire una valutazione che si basi sulla migliore comprensione della situazione specifica, di norma sono effettuati incontri tra la Commissione e l équipe titolare del caso, finalizzati ad una presentazione più articolata ed una riflessione congiunta più approfondita. Ciò risponde anche all esigenza d individuare, ed eventualmente predisporre, gli interventi correttivi necessari per ridurre al minimo la presenza di fattori prognostici negativi. Se la Commissione di zona ritiene il progetto non congruo o non adeguatamente elaborato, può formulare consigli o ipotesi differenti per orientarlo meglio. Se, nonostante questo ed eventuale nuova formulazione del progetto d affidamento, ritiene non sia possibile attivare l affido richiesto, ne dà comunicazione all équipe titolare del caso al più presto, e comunque entro 15 giorni dalla valutazione della richiesta. Se la Commissione di zona valuta il progetto congruo e ritiene che vi sia una famiglia affidataria idonea, ne dà comunicazione all équipe titolare del caso al più presto e comunque entro 15 giorni dalla valutazione della richiesta. Contatta quindi la famiglia affidataria, segnalandole la richiesta e presentando solo gli aspetti principali e peculiari. Se la famiglia conferma la propria disponibilità all affidamento prospettato o comunque chiede un approfondimento, l équipe titolare del caso e un rappresentante della Commissione (Assistente Sociale o Psicologo ASL per l affido, secondo opportunità) la incontrano, illustrando: le motivazioni che rendono necessario l affidamento familiare, il progetto di affido (tipologia, durata prevista, obiettivi previsti), l impegno richiesto alla famiglia affidataria, i tempi e le modalità di monitoraggio del progetto, gli eventuali rapporti con la famiglia di origine e le modalità relazionali con la stessa. versione 17 luglio

8 Se la Commissione di zona, pur in presenza di un progetto congruo, non individua una possibile risorsa o vi è necessità di cercare una famiglia affidataria residente in altra zona o fuori città, la richiesta viene portata e discussa nella Commissione Centrale, che valuta se vi sono risorse disponibili. La Commissione di zona informa gli operatori che hanno presentato domande d affido per le quali non si prospetta subito una famiglia affidataria e se la richiesta rimane attiva, la Commissione mensilmente riverifica, a livello di zona e centrale, se s individua una possibile risorsa. In tale evenienza, se la richiesta viene confermata, si avvia la procedura sopra descritta. 2 - Svolgere colloqui informativi individuali e di gruppo Le richieste di informazioni sull affidamento familiare da parte di famiglie e singoli vengono generalmente raccolte dagli ATS o dall Ufficio Affido tramite contatto telefonico o . Dopo la prima sintetica risposta, gli Assistenti Sociali delle Commissioni zonali propongono agli interessati un incontro o colloquio a carattere strettamente informativo, individuale o di gruppo. Successivamente, le persone interessate a proseguire, sono invitate a ricontattare gli operatori per intraprendere il percorso di conoscenza e gli incontri di formazione.. 3 -Valutare l idoneità delle famiglie Il percorso di compatibilità a un potenziale progetto d affido si sviluppa attraverso due fasi: formazione e conoscenza/ valutazione. Formazione Si ritiene utile, dopo il primo colloquio/incontro informativo e prima del percorso di valutazione, far seguire agli aspiranti affidatari un percorso di almeno 4 incontri di gruppo informativi-formativi a livello cittadino, da realizzarsi in collaborazione con le Associazioni. Secondo opportunità, la fase di formazione potrà comunque essere effettuata anche durante o dopo il percorso di valutazione. Conoscenza e valutazione Se la famiglia o la persona conferma l interesse all affidamento familiare, si avvia il percorso di selezione, curato da Assistente Sociale del Comune e Psicologo ASL per l affido, che si articola come segue: Primi due colloqui di conoscenza: sono effettuati insieme da Assistente Sociale e Psicologo e svolti presso la sede dell ATS di zona o presso la sede centrale dell affido al Matitone; si fa il genogramma e si raccoglie la storia personale e familiare della coppia. Per la cura di tali percorsi, che hanno complessivamente la durata di circa 6 mesi, ogni Commissione individua massimo due Assistenti Sociali. Nel caso la coppia abbia già fatto il percorso di selezione per l adozione, al fine di ottimizzare i tempi di lavoro e nell interesse dei minori, gli operatori dell Affido potranno accedere alla relativa documentazione presso il Nucleo Sovrazonale Integrato Adozioni Asl3-Comuni (autorizzazione al trattamento dati - Sezione A della scheda dati famiglie affidatarie). versione 17 luglio

9 Successivi colloqui di carattere psicologico: sono effettuati dallo Psicologo presso la sede del Servizio Psicologico per l affido Via P. N. Cambiaso, n. 62 (ex Ospedale Celesia). Visita domiciliare: viene effettuata insieme da Assistente Sociale e Psicologo sia sul territorio dell ASL 3, sia in altre zone della Liguria e in altre Regioni. Colloquio di restituzione: effettuato insieme da Assistente Sociale e Psicologo al termine della visita domiciliare o in un successivo colloquio. 4 - Condurre i gruppi delle famiglie affidatarie Ogni Commissione di zona organizza uno o più gruppi delle famiglie affidatarie che vi sono inserite alla conclusione del percorso di valutazione, se positivo, e s incontrano a cadenza mensile. I gruppi sono condotti da almeno un Assistente Sociale e uno Psicologo comunale, eventualmente con l ausilio di un Educatore Professionale del Servizio Affidi. I conduttori si incontrano a cadenza bi-trimestrale a livello centrale per la programmazione, il confronto e l autoformazione. Altri strumenti di sostegno sono rappresentati dai gruppi di mutuo-aiuto organizzati dalle Associazioni, convegni, incontri organizzati in collaborazione tra Istituzioni e Associazionismo, esperienze di volontariato presso strutture che ospitano minori. 5 - Fornire consulenza Gli operatori del caso possono avvalersi del confronto con gli operatori della commissione affidi in tutte le situazioni di affido per le quali si ravvisi una necessità. Qualora risultasse opportuno, possono essere gli operatori che hanno selezionato la famiglia o i conduttori del Gruppo delle famiglie ad incontrare la famiglia affidataria in un colloquio individuale. 6 - Raccolta dati Entrambi gli Enti effettuano la raccolta statistica dei dati e si impegnano all utilizzo di specifici strumenti operativi e alla conservazione del materiale e della documentazione presso le proprie sedi di attività. Per la raccolta dei dati acquisiti durante tutto il percorso è stata predisposta una scheda unica tra Comune di Genova e ASL3 (allegata), tramite la quale è anche raccolto il consenso al trattamento dei dati da parte degli aspiranti affidatari. L Assistente Sociale che cura la selezione, inoltre, acquisisce il certificato del casellario giudiziario e dei carichi pendenti, tramite l amministrativo del proprio servizio, segnalando nella scheda eventuali elementi ritenuti importanti. Scheda famiglia affidataria Sezione A Richiesta colloquio informativo/avvio percorso - Autorizzazione trattamento dati compilazione a cura dall operatore comunale che riceve la prima richiesta d informazioni e/o effettua colloquio informativo, e sua sottoscrizione da parte degli aspiranti affidatari. versione 17 luglio

10 Sezione B Dati generali compilazione a cura dagli aspiranti affidatari Sezione C Iter di conoscenza compilazione da parte degli operatori che curano tale percorso Sezione D Valutazione della famiglia affidataria/single. Schema guida per gli operatori D1: a cura dell Assistente Sociale D2: a cura dello Psicologo ASL per l affido D3: Osservazioni conclusive congiunte Assistente Sociale e Psicologo Allegati: richiesta certificato del casellario giudiziale autorizzazione trasmissione dati per partecipazione al corso di formazione sull affido PRASSI PARTICOLARI Passaggio caso Per la peculiare rilevanza della continuità nella relazione tra gli affidatari e gli operatori titolari del caso, si ritiene opportuno non effettuare passaggio di casi di affidi in corso, anche nel caso in cui il minore trasferisca la propria residenza presso la famiglia affidataria o la sua famiglia d origine cambi residenza. Per l ASL ciò vale limitatamente alla fase di definizione del progetto. Se ciò comunque si rendesse necessario, al fine di garantire maggior sostegno alla famiglia affidataria o per garantire/consentire migliore gestione del caso, gli operatori titolari del caso si accordano in merito con il Referente centrale del Comune e il proprio Coordinatore di ATS/UCST e, nel caso dello Psicologo ASL, con il proprio Responsabile. Ciò vale anche per gli affidamenti familiari presso famiglie residenti fuori Genova. Candidatura di operatori Nel caso di candidatura a famiglia affidataria da parte di operatori dei Servizi socio-sanitari genovesi, in considerazione della delicatezza di tale situazione, è opportuno che effettuino il percorso di conoscenza presso altro Comune o ASL, che cureranno anche le proposte di affido. Collaborazione con le strutture educative residenziali (CEA - CET - Comunità genitore/bambino) Nel caso in cui, per minori in carico al Comune di Genova inseriti in strutture educative residenziali presso le quali operino volontari (singoli o famiglie), l équipe della struttura reputi opportuno un affiancamento in modo continuativo (affido d appoggio) da parte di uno di questi o ritenga utile un affidamento familiare, deve preventivamente presentare tale ipotesi al Servizio inviante, per la necessaria valutazione ed impostazione di ciò all interno del progetto quadro. Il Servizio inviante e il Servizio affido, inoltre, valuteranno l idoneità dei suddetti volontari a tale ruolo o individueranno la risorsa fra le famiglie già idonee. versione 17 luglio

11 Affidi a rischio giuridico La titolarità dell affidamento familiare è assegnata dalla legge al Servizio Sociale locale, ma in particolari situazioni può esservi l evenienza in cui il T.M. individui una coppia adottiva come possibile affidataria di un minore: il Servizio Affidi, in tal caso, si rende disponibile ai compiti valutativi e formativi specifici del percorso di affido. Ciò potrà essere oggetto di specifico accordo col TM. Affidi intrafamiliari a parenti entro il IV grado L affidamento a parenti può essere considerato tra le forme di solidarietà e aiuto che sussistono naturalmente tra le persone che hanno tra di loro un vincolo di parentela e può essere deciso dai genitori o da chi ha la patria potestà, nei confronti dei parenti entro il quarto grado, senza il coinvolgimento dei Servizi. L affidamento a parenti entro il quarto grado può essere disposto anche dal Servizio Sociale territoriale, qualora esso venga coinvolto e vi sia consenso da parte delle figure genitoriali, dei parenti stessi, previa valutazione della loro competenza educativa e accertato che tale soluzione sia la più consona agli interessi del minore. Benché per l affido entro il quarto grado di parentela la normativa non preveda un percorso di preparazione, i servizi, nell interesse del minore, garantiscono tale possibilità ai parenti interessati. Sia nel caso suddetto sia nel caso in cui l Autorità giudiziaria chieda l intervento dei Servizi per la valutazione dei parenti affidatari, il Servizio che ha in carico il minore e il Servizio Affidi concordano le modalità di valutazione dei parenti affidatari e la loro formazione. versione 17 luglio

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