Altro grande fatto politico e religioso si evidenzia nel Secolo: la Riforma Protestante.

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1 CINQUECENTO Il secolo è caratterizzato dalla civiltà del Rinascimento che raggiunge il suo massimo fulgore, destando grande ammirazione in tutta l Europa. Entra però in crisi il modello di vita borghese e signorile che si era sviluppato e perfezionato nel 400. L Italia, infatti, a poco a poco diventa terra di conquista per le monarchie europee, in quanto aveva perso il ruolo di centro commerciale del Mediterraneo dopo la scoperta dell America. Altro grande fatto politico e religioso si evidenzia nel Secolo: la Riforma Protestante. Nata da movimenti riformatori in polemica con la eccessiva mondanizzazione della chiesa indica un nuovo modello etico e culturale. LEONARDO DA VINCI Anna Mazzonello Leonardo da Vinci, fu pittore, scultore, architetto, scienziato, nato a Vinci nei pressi di Firenze nel 1452 e morto in Francia al castello di Cloux nel Nel 1469 si stabilì a Firenze dove entrò come apprendista nella bottega del Verrocchio, successivamente nel 1472 intraprese l'attività autonoma iscrivendosi come pittore alla corporazione di San Luca e dedicandosi prevalentemente alla pittura che impostò secondo la cultura e la tecnica del momento: la composizione piramidale e la tecnica del chiaroscuro. Collaborò col maestro alla realizzazione del Battesimo di Cristo, opera visibile alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Nel primo decennio della sua attività di pittore si inserì nel filone figurativo di cui facevano parte il Botticelli, Lorenzo di Credi, il Pollaiolo e Andrea del Verrocchio; di questo periodo si ricordano in particolare l'annunciazione (Uffizi), il ritratto di Ginevra Benci (National Gallery, Washington), la Madonna Benois (Ermitage, S. Pietroburgo), la Madonna col garofano, S. Gerolamo (Pinacoteca Vaticana, Roma) e l'adorazione dei Magi lasciata incompiuta a causa della partenza per Milano; quest'ultima opera è particolarmente significativa poiché l'artista manifesta un'autonoma visione della composizione pittorica ed una completa indipendenza dai modelli stilistici tradizionali. Immediatamente successiva è la Vergine delle rocce realizzata a Milano dove l'artista giunse nel Nella città lombarda operò al servizio di Ludovico il Moro per circa vent'anni dedicandosi ad una attività estremamente eclettica: realizzò il modello del cavallo per il monumento a Francesco Sforza, progettò opere di bonifica e di idraulica, sistemazioni architettoniche ed urbanistiche, allestimenti per feste e spettacoli di corte, decorazioni per il Castello Sforzesco. Tra il 1495 ed il 1498, realizzò su una parete del refettorio del convento di S. Maria delle Grazie, il Cenacolo, opera fondamentale del rinascimento per lo straordinario equilibrio della composizione, l'immediatezza nel cogliere lo stato d'animo, l'illusionistica compenetrazione dello spazio reale con quello figurato. Il soggiorno milanese fu particolarmente fecondo in quanto l'ambiente favoriva il fiorire di nuove idee e di ricerche nei più svariati campi dell'arte e della scienza e di ciò si ha

2 ampia testimonianza nella massa di disegni e appunti che spaziano dall'anatomia alla botanica, dalla geometria alla meccanica, e nella realizzazione di numerosi dipinti tra i quali ricordiamo la Dama con l'ermellino e il Ritratto di musico. Nel 1499 la caduta dello Sforza costrinse Leonardo alla fuga; dopo un breve soggiorno a Vaprio si trasferì a Mantova dove dipinse il ritratto di Isabella d'este e successivamente a Venezia. Ritornò, nel 1501, a Firenze al servizio di Cesare Borgia. Nel 1503 ebbe l'incarico, congiuntamente con Michelangelo, di decorare il salone dei Cinquecento a palazzo della Signoria. Il lavoro fu presto interrotto e il cartone della Battaglia di Anghiari andò perduto, anche se per almeno un secolo l'opera fu considerata un riferimento certo per i giovani artisti fiorentini. Nello stesso periodo dipinse la Gioconda, forse il più famoso dipinto della storia. Ritornò a Milano nel 1507 chiamato dal governatore Charles d'amboise che lo incaricò di organizzare i festeggiamenti per l'ingresso in città di Luigi XII, e in tale occasione Leonardo venne nominato pittore ordinario e ingegnere del re di Francia. Successivamente lasciò nuovamente Milano e nel 1513 si trasferì a Roma sotto la protezione di Giuliano de Medici dove realizzò il suo ultimo quadro il S. Giovanni Battista (Louvre). Sul finire del 1516, su invito di Francesco I lasciò Roma per la Francia dove si stabilì nel castello di Cloux presso Amboise dove realizzò i disegni del Diluvio. Morì nel LEONARDO DA VINCI lettura delle opere Iniziamo la trattazione di un grande artista quale Leonardo da Vinci ricordando che l originalità e la qualità della sua opera hanno determinato in modo inequivocabile un nuovo orientamento nella cultura figurativa. Quali sono gli obiettivi che ci poniamo trattando quest artista? - saper individuare le coordinate storico-culturali entro cui si forma e si esprime l opera di Leonardo; - saper riconoscere le modalità attraverso cui Leonardo utilizza e modifica la tradizione, il modo di rappresentare e di organizzare i linguaggi espressivi; - saper individuare i messaggi della sua opera mettendo a fuoco il contesto storicoculturale, la committenza, la destinazione e la funzione dell arte; - saper applicare nella sua opera le principali metodologie di analisi. Iniziamo col vedere il percorso umano ed artistico di Leonardo: la sua innata predisposizione per il disegno spinse il padre a presentarlo ad Andrea Verocchio affinché lo accogliesse nella propria bottega. Quest ultimo, costatate le qualità del giovane, lo accolse ben volentieri, e gli affidò come primo compito concreto un intervento nel suo Battesimo di Cristo. Qui Leonardo dipinge i due angioletti e lo sfondo paesaggistico sul lato sinistro dell opera. Questa parte risulta facilmente riconoscibile, distaccandosi i n senso decisamente migliorativo rispetto al resto dell opera. Le figure realizzate dal maestro si caratterizzano per una forte linearità, mentre gli angeli di Leonardo presentano un forte plasticismo ottenuto attraverso delicati passaggi chiaroscurali (notare i capelli dell angelo).

3 Evidentemente è diverso il modo di intendere il disegno: il Verrocchio si colloca nella tradizione fiorentina, che tende a stagliare la forma attraverso la linea, ed a dare evidenza tridimensionale al disegno attraverso il chiaroscuro. Secondo questa tradizione il disegno è l operazione fondamentale della pittura, e sostiene la necessità di trasferire l idea in operazione visiva tramite la linea pura: in tal modo però la rappresentazione risulta poco naturale, e dunque a partire dalla seconda metà del 400 si cerca di reagire a questo eccessivo razionalismo, che risulta, ala fine, poco fedele alla realtà. Leonardo, nell ottica di questa corrente, tende a superare il limite della prospettiva razionale che, come tale, non riesce a cogliere la rappresentazione della natura nella sua completezza, poiché quest ultima non è fatta solamente di ragione, ma anche di sensazione, di fenomenicità. Leonardo, nato nel 1452, è nella bottega del Verrocchio prima del Il suo intervento nel Battesimo è del circa. Nonostante la sua giovane età egli ha già una notevole esperienza. I disegni della valle dell Arno sono dello stesso periodo, e qui la rappresentazione delle cose appare estremamente fluida perché alla base c è un disegno che non è statico, ma è mosso, quasi schizzato; la preoccupazione di Leonardo non è quella di definire gli oggetti, la loro collocazione nello spazio ed i rapporti di proporzione presenti fra di loro, ma essenzialmente di definire, attraverso il tratteggio, il loro movimento nello spazio, dunque di rappresentare simultaneamente l albero e lo spazio entro il quale esso si muove. Non è ancora il concetto di atmosfera, che svilupperà appieno in seguito, ma la sua attenzione si muove già in questa direzione. Occorre precisare che la bottega rinascimentale non era una bottega artigiana, ma una vera e propria scuola, dove si imparava a fare arte, oltre alla lettura, alla scrittura, allo studio dei testi antichi. Era dunque un accademia d arte. Leonardo non aveva però, a differenza della maggior parte degli artisti fiorentini, una grande attenzione per l antico, in altre parole per i classici e per la storia. La sua attenzione era rivolta soprattutto alla conoscenza della natura: solamente ad essa concedeva l autorità di essere riconosciuta come maestra. Il suo era quindi un percorso di conoscenza che si distacca da quello consueto del dotto umanista, e che trova nella natura il grande libro della conoscenza. Anche il percorso della teoria artistica in generale tende però a cambiare indirizzo: dopo un secolo di grande recupero dell antichità classica sia in senso filosofico, che letterario, che artistico, tra la fine del 400 e gli inizi del 500 l indirizzo generale è quello di un più attento studio della natura, studiata come elemento ideale. Ci si accorge che la natura ha i propri molteplici principi che non possono essere tradotti da un numero finito di schemi teorici. Veniamo adesso al rapporto tra Leonardo e la tradizione iconografica, analizzando L'ANNUNCIAZIONE

4 custodita alla Galleria degli Uffizi, datata in torno al L artista separa in due parti la composizione: in primo piano si svolge la scena, e nel piano di fondo è presente il paesaggio. Innanzitutto la presenza del paesaggio come ambientazione della scena dell annunciazione rappresenta un fatto del tutto innovativo, poiché nell iconografia tradizionale questo evento si svolge sempre in un interno, privilegiando l elemento architettonico, e anche quando questo interno coinvolge la natura (v. Antonello da Messina) questa è presente in maniera quasi sognante. Nell opera di Leonardo invece la natura è presente con una serie di particolari che danno molta attenzione al dettaglio naturalistico. La particolarità del paesaggio è data dfall interposizione degli alberi rispetto allo sfondo che va verso l infinito, che non è delimitabile in un punto, come invece avveniva nella costruzione prospettica tradizionale (in cui le linee convergono in un unico punto). Questi alberi tecnicamente sono in controluce, infatti la loro sagoma si stacca dal fondo in maniera netta, ma siamo in presenza di una doppia fonte di luce, mentre nella prospettiva brunelleschiana la luce è un elemento di costruzione dello spazio razionale, ed ha una sola fonte. Qui la luce, dicevamo, ha due provenienze, è la luce molteplice della natura molteplice. In questa opera sono già presenti, in maniera larvale, tutti i temi della Vergine delle rocce e della Gioconda. Sono certo rilevabili dei condizionamenti relativi all insegnamento accademico, ma hanno incidenza relativa. Leonardo rimarrà in quell ambiente per altri sette anni, fino a quando non si renderà conto di operare in un ambito ostile alle sue teorie, ed allora si recherà a Milano, alla corte degli Sforza. Torniamo alla Annunciazione analizzando le figure: l angelo sta arrivando, come dimostrano le ali ancora spiegate ed il gesto di saluto, e la Madonna reagisce con sorpresa alla sua vista: l evento non è ancora accaduto. La rappresentazione non è dunque la rappresentazione di un fatto accaduto, ma di un evento: Leonardo immagina la scena come se stesse per accadere, evidenziando il fattore di sorpresa che coglie la Madonna. Alcune concessioni sono relative ala moda dell epoca, riscontrabili nella ricchezza delle vesti dell angelo, della Madonna. La figura della Madonna è come chiusa in uno scorcio di architettura rinascimentale che blocca la scena in un angolo. Ma la rappresentazione non è statica, anzi fortemente dinamica, con un moto che va dall angelo alla Madonna. La moda dell epoca tendeva a ritrarre le madonne come donne nobili, emblematiche dell aristocrazia, e qui Leonardo accetta la tradizione, che però cambierà a partire dal 500, con la rinuncia a questo stereotipo al fine di rendere questa immagine religiosa più vicina ad una massa di fedeli più larga, raffigurando la Madonna con molta umiltà. La Madonna di Leonardo è ancora una aristocratica, e gli elementi che la connotano sono tutti in questo senso: oltre le vesti, ella sta leggendo un libro, ha una mano sul segnale mentre l altra arretra per la sorpresa dovuta alla vista dell angelo; l angelo invece tiene in mano un giglio vero, trattato naturalisticamente come tutta la vegetazione presente nel quadro. (Da qui nasce il confronto con la Primavera del Botticelli, allievo più anziano della stessa bottega del Verrocchio).

5 LA VERGINE DELLE ROCCE Nella Vergine delle Rocce viene condotto uno studio della natura che pone attenzione alla geologia della caverna, arricchito dal senso atmosferico della luce che filtra dal fondo verso il primo piano, ma anche dall alto e dal lato destro. Tali sorgenti luminose ci permettono di cogliere la penombra presente all interno della grotta e le diverse distanze in cui si collocano gli elementi che fanno parte della scena. Leonardo sostituisce alle misure delle distanze tradizionali, ottenute grazie alla linea dell impianto geometrico brunelleschiano, una visione del tutto nuova dove viene mantenuta nel contempo la profondità e l infinità dello spazio, ma anche l unità di esso, tramite la luce che diventa atmosfera: non elemento esterno, non luce razionale, ma qualcosa di interno alla stessa natura. Qui si parla di prospettive aerea, che dà la misura delle distanze in profondità secondo la densità ed il colore dell atmosfera interposta: dunque tutto appare avvolto, velato, sfumato, in una fusione impalpabile di luce ed ombra. Leonardo colloca un gruppo centrale in uno spazio statico, in una caverna. Per Leonardo la rappresentazione dello spazio tramite la prospettive brunelleschiana conduce alla verità della ragione, ma non delle cose, ed allora per arrivare alla verità delle cose ecco che la luce viene dal fondo, dall alto, di lato, e permette al gruppo di figure di ruotare, con movimenti che sono anche rivelazione di moti interiori. Il gesto della Madonna è di

6 abbracciare con tenerezza il piccolo Giovanni, riconoscibile perchè in posizione orante rispetto all altro bambino, Gesù, che lo sta invece benedicendo. Sulla destra è la figura di un angelo che indica S. Giovanni, forse ad indicare il battesimo attraverso il quale dovrà passare il bambino che è già Dio. Leonardo non definisce mai niente in maniera univoca, neanche la posizione esatta delle figure rispetto alla luce, non dà mai un significato univoco delle cose, perchè così è la natura, non assoluta certezza, ma mutevole percorso sospeso tra luce ed ombra. Luce ed ombra, separati, diventano valori astratti: entrambe devono essere tenuti presenti, come è in natura. L arte, che è la traduzione della conoscenza, la rappresentazione della natura, deve avere la stessa mobilità che ha la natura, che si rappresenta tramite la prospettiva aerea e lo sfumato. Lo sfumato non è soltanto una tecnica necessaria a rendere più morbido il volume, ma è una concezione del mondo, delle cose, che non sono mai tutte in luce o tutte in ombra, ma mutano in continuazione col mutare del rapporto tra luce ed ombra: la natura naturans. Le opere di Leonardo sono tra l altro poche proprio per questa sua concezione del mutare che ne prolungava i tempi di esecuzione in due-tre anni minimo. La datazione delle sue opere riporta ad esempio non perchè non si conosce la data esatta, ma perché quello è il periodo di lenta riflessione durante il quale egli produce. IL CENACOLO Il Cenacolo è un opera che, nonostante il recente restauro durato circa vent anni e conclusosi nel 1999, che tanto ha ridato ai nostri occhi, si presenta, potremmo dire da sempre, deteriorata. Questo perchè la tecnica adottata da Leonardo non era quella dell affresco tradizionale, che non permetteva successivi interventi e ritocchi. Leonardo qui volle sperimentare una tecnica nuova, che gli permettesse di intervenire, anche a distanza di tempo, sul già fatto, ed adottò una specie di tempera grassa impastata con l albume d uovo. La riuscita non fu delle migliori e, anche a causa della presenza di una forte umidità nel locale, il dipinto cominciò a deteriorarsi da subito. Leonardo, nell ultima cena, introduce una serie di novità iconografiche rispetto alla tradizione: innanzitutto la disposizione degli apostoli che si trovano tutti nello stesso lato del tavolo, mentre la tradizione voleva che Giuda si trovasse da solo nel lato opposto del tavolo, ad indicare in maniera chiara ed inequivocabile il suo tradimento.

7 Il Cenacolo è per Leonardo la rappresentazione di un evento che sta accadendo, ed è raffigurato nel momento in cui Gesù dice in questa tavola c è qualcuno di voi che mi tradirà. Queste parole determinano il fatto, il movimento, l evento, per cui gli apostoli scattano in piedi stupiti. L opera è suddivisibile in quattro quarti, in ciascuno dei quali sono inseriti gruppi di tre apostoli. Soltanto la figura di Gesù è isolata al centro, perfettamente inscrivibile in una forma triangolare, ed è immobile. E l unica figura immobile, che però genere un moto che da essa parte e ad essa arriva. Sono presenti diversi momenti psicologici, con espressioni concentrate nei visi, nei gesti, organizzati in quattro gruppi: è come se Leonardo si fosse servito di una macchina da presa ed avesse filmato questo evento. Qui è presente la prospettiva lineare, che converge nella testa del Cristo, oltre alla prospettiva luminosa con doppia fonte di luce, una delle quali coincide con le finestre realmente esistenti nel refettorio do S. Maria delle Grazie. La volontà di Leonardo era infatti quella di coinvolgere lo spettatore, dandogli la sensazione di trovarsi ad assistere in prima persona all evento, ed ottiene questo effetto grazie alla fusione dei due tipi di prospettiva: quella lineare, che converge nella testa di Cristo, che inserisce perfettamente il dipinto in proporzione alla sala, creando l effetto illusorio del prolungarsi dello spazio attraverso il dipinto, e quella aerea che crea un gioco di luci estremamente realistico. LA GIOCONDA Nel più celebre dipinto di tutti i tempi lo sfumato è riproposto in ogni singola parte: la luce non si ferma: sale sul viso e da questo si ripropone nell ambiente circostante.

8 Il viso, che in genere veniva raffigurato simmetricamente ed in posizione frontale, qui è visto di scorcio: Leonardo aveva dedotto dai suoi studi che la perfetta simmetria non esiste in natura, c è sempre qualche differenza anche tra le due parti del volto umano. E chiaro che si tratta di differenze impercettibili, ma il suo merito consiste proprio in questo: è il piccolo particolare a dare il senso del mutamento. Questa figura vuole rappresentare il sesso dell umanità attraverso la figura della donna: è una donna che nella sua espressione manifesta caratteri maschili e femminili allo stesso tempo, a rappresentare che all interno di ciascun essere c è un elemento maschile ed uno femminile, e che entrambi danno l espressione al volto. Da notare anche la continuità tra figura e paesaggio. Nonostante la figura grandeggi rispetto allo sfondo, la sensazione di continuità, di assorbimento nella natura è qui rappresentata con chiarezza, ad unificare il tempo e l essere umano. Confronti: Michelangelo Dopo il 1499 Leonardo lascia una Milano invasa dai francesi, e torna ad una Firenze privata ormai della grande figura di Lorenzo il Magnifico. Qui soggiorna dal 1501 al 1508, anno in cui accoglierà l invito del Re di Francia, dove rimarrà fino al 1519, anno della sua morte. A Firenze si innesca il dibattito con Michelangelo sulla concezione dello spazio e sul rapporto pittura-scultura. Leonardo sosteneva che la pittura fosse la migliore delle arti, mentre per Michelangelo la supremazia artistica spettava alla scultura, ma non quella che si fa per porre, ma per togliere. Ciascuno di loro evidenziava la propria concezione che aveva la stessa matrice neoplatonica, nel senso che l obiettivo era quello di cogliere l idea attraverso l arte. Il percorso ed i presupposti erano però differenti: l idea di Leonardo aveva sede nella natura, ed era lì che andava ricercata, attraverso i fenomeni quali manifestazioni della natura; per Michelangelo l idea era invece l elemento puramente spirituale che si esprimeva nell azione, era l atto della creazione, coincideva con la forza morale, con la scelta, la decisione. La forza morale di Michelangelo si esprime in termini di tensione, e coincide con la forma imprigionata nel blocco che deve essere liberata dall artista. Per Leonardo l idea si manifesta per espansione, per esplicazione fenomenica: lo spazio è l elemento di sviluppo naturale. Per Michelangelo invece lo spazio è una condizione della materia, e questo spazio tiene imprigionata la forma, dunque lo spazio è un limite. La linea netta che caratterizza i dipinti di Michelangelo non è una linea di definizione, ma una linea di compressione: la figura si trova compressa nello spazio. Confronti: Botticelli Quali sono le differenze tra lo spazio di Leonardo e quello del Botticelli? Nella seconda metà del 400 la prospettive lineare non soddisfa gli aretisti, percgè troppo rigida geometricamente, mentre si tende ad una definizione dello spazio più naturale. Entrando in ambito filosofico, nel campo dell espressione del Divino, Botticelli si trova in disaccordo con l idea che la razionalità sia l espressione del Divino. Il suo pensiero rientra infatti nell ambito della cerchia neoplatonica dei Medici, secondo cui il mondo è articolato tra la materia e le idee, ma le idee hanno il sopravvento sulla materia, tant è che la materia viene copiata a modello dalle idee: dunque la natura è una copia dell idea. L arte, a questo punto, non può essere imitazione della natura, perchè

9 sarebbe una copia della copia, quindi non potrebbe tendere alla verità delle cose. L arte deve avere lo scopo di avvicinare al Divino, di farlo conoscere, dovrebbe tentare la rappresentazione dell idea. Ma come si dà l idea nella sua assolutezza? Il mondo di Platone è organizzato gerarchicamente, ed ha al vertice l UNO, l idea del bene, che è composta da tre aspetti in uno ( e qui si sposa con la Trinità della religione cristiana): l idea del bene (l etica), che presiede alle azioni ed alla morale, l idea del vero, che presiede ala conoscenza, e l idea del bello, che presiede all estetica e quindi all arte. Di queste tre idee Botticelli privilegia l idea del bello, poichè è convinto che la ricerca del bello integri al suo interno la ricerca del bene e del vero, quindi di Dio in assoluto: sapere estrarre il bello delle cose significa presentare agli occhi dell osservatore il Divino che si rivela nelle cose. Per compiere questa operazione, Botticelli sostiene che bisogna superare la materia, quasi annullandola. Nei famosi gradi della materia, dall elemento più refrattario a quello più nobile, c è una caratteristica comune che è lo spazio, considerato materia. L idea di Botticelli verrà messa in crisi dal Savonarola, e ne conseguirà per l artista un profondo cambiamento che lo indirizzerà a sostituire la linea flessuosa e sognante della Primavera con una linea dura, al colore smaltato e sognante, un colore freddo, lo porterà all uso dell angolo, assente nella Primavera. Si arriverà dunque alla conclusione che per arrivare a Dio sarà necessaria l intuizione, che permette di penetrare all interno di una entità che non è comprensibile con la sola mente, ma necessita dell intervento dei sensi. La ragione non basta, ci vuole l estasi, che è proprio il salto successivo alla ragione, ed è rappresentabile attraverso l arte, poiché questa si percepisce con i sensi. Botticelli annulla qualsiasi connotato spaziale di carattere lineare, già nella Nascita di Venere, che presenta un certo senso di profondità, ma ancor di più nella Primavera, dove lo spazio viene annullato da una cortina di alberi scuri che impediscono allo sguardo di andare oltre. Tutto ciò affinché l occhio possa lavorare soltanto sul primo piano, su questa linea fluida, musicale, e su questa astrazione mistica dei colori. Lo stesso manto erboso non ha niente di naturalistico. Tutta la rappresentazione è una stilizzazione delle piante, dei fiori, dei corpi, della linea, dei colori. Egli si muove su un elemento di astrazione della natura per superare la materia, negarla nel suo elemento corporale, volumetrico, storico e spaziale, tutti aspetti della ragione vista come elemento della materialità. CARAVAGGIO Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nato a Milano nel 1573 e morto a Porto Ercole nel 1610, fu uno dei più importanti pittori del Seicento. La sua pittura è stata considerata dai critici del '600 antitetica rispetto a quella di Annibale Carracci: Annibale mira all'ideale, Caravaggio al reale. Si formò alla scuola di Simone Paterzano a Milano, un manierista che si dichiarava discepolo di Tiziano. Quando ebbe circa vent'anni si trasferì a Roma, rimanendovi fino al 1606, quando, avendo ucciso un giovane durante una rissa, fu costretto a fuggire a Napoli, a Malta e in Sicilia.

10 Le sue prime opere piacciono anche ai critici classicisti: hanno caratteri freschi e schietti, tipici del colorismo veneto, che porta una ventata di vitalità al chiuso ambiente del manierismo romano. Nel Riposo in Egitto vuole affermare che non esiste alcuna differenza tra il sentimento del reale e quello del divino, e riprende un motivo tipicamente veneto: la figurazione sacra nel paesaggio. Tra le opere giovanili, a colori tenui, ricordiamo Il concerto, Ragazzo morso da un ramarro, Suonatore di liuto, Cestello di frutta e Bacco adolescente. Nelle opere mature e soprattutto nei cicli di San Luigi dei francesi e della Madonna del popolo, viene rimarcata la rappresentazione più spietata della realtà, con l'impiego di luci e ombre fortemente contrastate, che plasmano le figure e definiscono gli ambienti, come nella Conversione di San Paolo, nella Vocazione di San Matteo, nel Martirio di San Matteo, nella Crocifissione di San Pietro. Le composizioni pittoriche più tarde acquistano una maggiore severità compositiva, con una semplificazione degli spazi, mentre la luce crea contrasti sempre più profondi, facendo emergere le figure con sinistri lampeggiamenti che accrescono la drammaticità della scena. Di questa fase fanno parte la Madonna dei Pellegrini, la Morte della Madonna, San Gerolamo, la Decollazione di San Giovanni Battista, la Cena in Emmaus e la Sepoltura di Cristo. SEPOLTURA DI S.LUCIA Conquistatosi il favore del Gran Maestro dell'ordine di Malta, che lo nomina Cavaliere di Grazia - titolo riservato ai confratelli di origini borghesi -, Caravaggio rimane per circa un anno nell isola, dove, come narra Bellori, «riputavasi felicissimo con l honore della Croce, e nelle lodi della pittura, vivendo in Malta con decoro della sua persona, e abbondante di ogni bene. Ma in un subito il suo torbido ingegno lo fece cadere da quel prospero stato, e dalla benevolenza del Gran Maestro, poiché venuto egli importunamente à contesa con un Cavaliere nobilissimo, fù ristretto in carcere, e ridotto à mal termine di strapazzo e di timore. Onde per liberarsi, si espose à gravissimo pericolo, et iscavalcata di notte la prigione, fuggì sconosciuto in Sicilia, così presto che non potè essere raggiunto». In realtà è assai probabile che il vero motivo della cattura di Caravaggio, e della sua conseguente radiazione dall Ordine, sia stata la scoperta dell accusa di omicidio, macchia assolutamente inammissibile per l onore di un Cavaliere. La fuga dalla fortezza di Sant Angelo, quindi, e l imbarco per la Sicilia devono essere sembrate al Gran Maestro, Alof de Wignacourt, e al protettore di Michelangelo, Fabrizio Sforza Colonna, il modo più semplice per risolvere l imbarazzante situazione. Il primo dicembre del 1608, comunque, la commissione criminale procede alla solenne espulsione del pittore, definito nella bolla «membrum putridum et foetidum», ma Caravaggio risulta scomparso dall isola già dagli inizi di ottobre. Caravaggio sbarca a Siracusa in un giorno imprecisato di ottobre e vi rimane fino ai primi di dicembre, quando i documenti rinvenuti lo segnalano a Messina. A Siracusa l artista viene accolto dall amico Mario Minniti, conosciuto nei primi anni del soggiorno romano. Questi lo introduce presso il senato cittadino che, ignaro dell espulsione del pittore

11 dall Ordine, assegna al Cavaliere la commissione della pala per l altar maggiore della chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. La tela raffigura la sepoltura della santa, cui provvedono i due becchini intenti a scavare la fossa sotto lo sguardo commosso del vescovo e della popolazione. Stesa a terra Lucia mostra la ferita sul collo, ed è un particolare insolito rispetto all iconografia tradizionale della santa, che in genere esibisce la testa decapitata di netto. L aspetto originale del quadro, molto rovinato dal tempo e con evidenti cadute di colore, è testimoniato da una copia, eseguita a olio su rame, di epoca e autore ignoti. L ambientazione spoglia ha fatto pensare a un allusione alle catacombe siracusane in cui la tradizione vuole abbia avuto luogo il martirio, quelle su cui sorge la chiesa di Santa Lucia o quelle del vicino cimitero di San Giovanni. Nell arcata sul fondo, inoltre, così simile a una fenditura aperta su un muro, alcuni hanno voluto riconoscere il ricordo di una latomia alle porte di Siracusa che Caravaggio visita in quel periodo in compagnia dell erudito locale Vincenzo Mirabella, una grotta che la leggenda vuole sia stato il pittore a chiamare Orecchio di Dionisio. La posa del diacono che contempla il corpo della santa intrecciando le dita ricorda l atteggiamento di sant Anna nella 1Madonna dei Palafrenieri, mentre la qualità incerta delle figure di contorno hanno fatto pensare a una collaborazione di un artista locale, o dello stesso Minniti. È una pala monumentale, in cui si avverte la medesima dolorosa atmosfera solenne della Morte della Madonna, ma scarnificata e ridotta all essenziale come nella Decollazione del Battista, dove si ritrova lo stesso allineamento delle figure su file parallele.

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