La spesa delle famiglie piemontesi

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1 OSSERVATORIO REGIONALE DEL COMMERCIO La spesa delle famiglie piemontesi Indagine sulla spesa delle famiglie nei capoluoghi di provincia piemontesi anno 2005

2 Coordinamento metodologico ed elaborazione dati Roberto Strocco, Unioncamere Piemonte Camera di commercio di Torino La spesa delle famiglie piemontesi anno 2005 Hanno collaborato Sarah Bovini, Unioncamere Piemonte Elisa Sciutto, Unioncamere Piemonte Camera di commercio di Torino Coordinamento editoriale Relazioni esterne Unioncamere Piemonte Progetto grafico Giuseppe Errico Impaginazione Visual Data Snc Stampa L Artistica Savigliano Si ringraziano in particolare gli Uffici Studi e i rilevatori delle Camere di commercio piemontesi Finito di stampare nel mese di dicembre 2005

3 Indice 1 Introduzione Obiettivi conoscitivi della ricerca Premessa metodologica 7 2 Il campione oggetto dell indagine Le famiglie I componenti 11 3 I consumi alimentari Approfondimenti sui consumi alimentari Il ruolo dell autoconsumo e le spese alimentari extradomestiche 20 4 I consumi non alimentari Le spese per l'abitazione Le spese per trasporti e comunicazioni Altre spese per consumi non alimentari 31 5 Il possesso dei beni durevoli 35 6 I luoghi di acquisto Le preferenze sui luoghi di acquisto Le ragioni di scelta dei luoghi di acquisto 42 7 Altri aspetti legati ai consumi I comportamenti d acquisto in relazione all inflazione percepita Il consumo di prodotti del commercio equo e solidale Gli acquisti di beni on line Gli aquisti con pagamento rateale 49 8 I consumi complessivi: considerazioni conclusive 50 9 Allegato statistico 53 3_

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5 La spesa delle famiglie piemontesi anno 2005 Conoscere il livello e la propensione di acquisto delle famiglie ed esplorarne gusti e preferenze, anche in un contesto di incertezza economica, può aiutare a realizzare corrette politiche di sviluppo concertato ed efficaci programmi d intervento, tesi al miglioramento della qualità della vita di cittadini e imprese. Partendo da questo presupposto, Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte hanno realizzato per il quinto anno consecutivo l indagine sulla spesa delle famiglie piemontesi. L obiettivo è analizzare la struttura qualitativa, il livello e l andamento dei consumi nel tempo, sondando le abitudini di acquisto delle famiglie piemontesi e le loro preferenze nelle scelte di consumo. La ricerca vuole infatti rappresentare un utile strumento per decifrare e interpretare la società piemontese, fornendo un informazione dettagliata a livello regionale e provinciale su questo importante indicatore economico. Nell edizione attuale è stato modificato il titolo dell indagine, per evidenziare maggiormente, con la parola spesa al posto di consumi, quelli che sono di fatto gli oneri delle famiglie piemontesi. Il report di quest anno ha inoltre sviluppato ulteriormente alcune tematiche introdotte già dalla scorsa edizione, come l acquisto di prodotti biologici, il commercio equo e solidale, il ricorso all e-commerce e ai pagamenti in forma rateale. La rilevazione effettuata su più città, direttamente su un campione rappresentativo di famiglie, ha consentito di svolgere un indagine comparata, mettendo in luce le differenze e le diverse caratteristiche nelle scelte di consumo delle famiglie residenti nei vari capoluoghi di provincia: ne emerge che anche sul fronte dei consumi, come in altri campi economici, non esiste un unico Piemonte, ma più realtà regionali. Torino, dicembre 2005 Giovanni Caracciolo Assessore Regione Piemonte Renato Viale Presidente Unioncamere Piemonte 5_

6 1. Introduzione 1.1 Obiettivi conoscitivi della ricerca Per il quinto anno consecutivo, nel proseguire un percorso di ricerca avviato in forma sperimentale e proseguito e perfezionato nelle corso delle passate quattro edizioni, Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte, nell ambito delle attività promosse dall Osservatorio regionale sul commercio, hanno realizzato l indagine sulla spesa delle famiglie residenti nei capoluoghi di provincia piemontesi. Quest anno è stato modificato il titolo del volume, evidenziando maggiormente, con la parola spesa al posto di consumi, quelli che sono di fatto gli oneri delle famiglie piemontesi. Una ricerca analitica su un indicatore economico così importante assume una valenza peculiare di fronte a scelte di consumo che sono sempre più razionali, guidate dalla prudenza e necessariamente condizionate dagli aumenti dei prezzi. Perché i consumi possano divenire elementi rivelatori della qualità della vita di un territorio, bisogna studiarne i livelli, la struttura qualitativa e l andamento nel tempo, con un attività di esplorazione che cerchi il più possibile di scendere nel dettaglio e che poi, con un metodo deduttivo, consenta di tornare a valutazioni globali e di sintesi. In quest ottica, la presente indagine rappresenta la fonte informativa per poter descrivere, analizzare ed interpretare i comportamenti di spesa delle famiglie residenti nei capoluoghi di provincia piemontesi, attraverso una rilevazione della struttura e del livello dei consumi che presta particolare attenzione alle principali caratteristiche sociali, economiche e territoriali delle famiglie. Grazie al disegno che la caratterizza, l indagine consente di conoscere e seguire l evoluzione, in senso qualitativo e quantitativo, degli standard di vita e dei comportamenti di consumo delle principali tipologie familiari, in riferimento ai differenti ambiti territoriali e sociali. Nella presente edizione alcuni singoli profili di consumo sono stati analizzati più nel dettaglio, e nello scorporare alcune voci si è cercato di evidenziare alcune peculiarità nelle propensioni di consumo locale, senza la pretesa di fornire un informazione completa e assoluta, ben consapevoli dei limiti di un indagine campionaria e della difficoltà della materia, ma con l obiettivo di tentare anche un interpretazione dei dati, per capire come si muovono e si orientano i gusti e le preferenze dei consumatori piemontesi. Oggetto della rilevazione sono le spese sostenute dalle famiglie residenti per acquistare beni e servizi; in tale definizione rientrano anche i prodotti provenienti dal proprio orto o dalla propria azienda agricola e direttamente consumati dalla famiglia (autoconsumo) e i fitti stimati delle abitazioni occupate dai proprietari o godute a titolo gratuito. Ogni altra spesa effettuata dalla famiglia per scopo diverso dal consumo è esclusa dalla rilevazione (ad esempio, l acquisto di una casa e di terreni, il pagamento delle imposte, le spese connesse con l attività professionale etc.). In particolare, oltre ai dati sui componenti della famiglia, le caratteristiche dell abitazione, il reddito e il risparmio, sono state rilevate le spese per generi alimentari, abitazione, arredamento, abbigliamento e calzature, sanità, trasporti e comunicazioni, tempo libero, spettacoli ed istruzione, altri beni e servizi. L unità di rilevazione è la famiglia di fatto, intesa come un insieme di persone coabitanti e legate da vincoli affettivi, di matrimonio, parentela, affinità, adozione e tutela. Sono considerate appartenenti alla famiglia, come membri aggregati, tutte le persone che, a qualsiasi titolo, convivono abitualmente con essa. Si ricorda che i dati rilevati da Unioncamere Piemonte vengono integrati con le informazioni raccolte presso il campione torinese osservato dall Ascom di Torino e da Confesercenti nell anno in corso; queste informazioni, ulteriormente approfondite, confluiscono nell Osservatorio sui consumi delle famiglie torinesi, curato dall associazione di categoria per conto della Camera di commercio di Torino. 6_

7 1.2 Premessa metodologica Con il supporto operativo degli uffici studi delle Camere di commercio piemontesi e, per quanto concerne Torino, con l attività svolta dall Ascom e dalla Confesercenti, per realizzare questo quinto rapporto sulla spesa delle famiglie piemontesi sono state coinvolte complessivamente 647 famiglie residenti nei capoluoghi di provincia: 70 per Alessandria, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli, 67 per Asti e 160 per Torino. La raccolta dei dati è stata affidata alle Camere di commercio, che hanno avuto il compito di selezionare le famiglie da intervistare e di scegliere, formare, supervisionare e dare assistenza ai rilevatori secondo le modalità ed i tempi indicati dall Unioncamere Piemonte. Le rilevazioni sono state effettuate in tre distinte tranches della durata di dieci giorni ciascuna (11-20 aprile, 4-13 luglio e 26 settembre-5 ottobre). I periodi di riferimento non sono stati caratterizzati da particolari eventi che potessero distorcere i comportamenti dei consumatori e i risultati dell indagine. Le famiglie già intervistate gli scorsi anni e che hanno rinnovato la disponibilità sono state generalmente mantenute nel campione; quest ultimo è stato poi ulteriormente integrato e rivisto tra i periodi di rilevazione, rispettando la stratificazione della popolazione e la dimensione media dei nuclei familiari residenti nei capoluoghi di provincia. La rilevazione è stata effettuata utilizzando due diverse tecniche di raccolta dati: l autocompilazione di un diario, denominato Libretto degli acquisti, sul quale la famiglia ha tenuto nota quotidianamente, per il solo periodo di riferimento, delle spese effettuate per generi di largo consumo (alimentari, tabacchi, giornali etc.) e, successivamente, un intervista conclusiva condotta dal rilevatore, nella quale sono stati rilevati i dati relativi alle caratteristiche socio-demografiche dei componenti della famiglia e all abitazione, oltre a tutte le altre spese non registrate nel diario. Le spese indicate si riferiscono generalmente al consumo mensile, tranne che per l acquisto di beni durevoli o per spese eccezionali, per le quali si fa riferimento al trimestre o,in alcuni casi, agli ultimi dodici mesi; inoltre, per alcuni beni durevoli, è stata aggiunta l indicazione del pagamento attraverso rate mensili. Importanti novità hanno riguardato l inserimento di domande concernenti le spese bancarie per il conto corrente (al netto degli interessi), l acquisto di generi alimentari presso i coltivatori diretti nei mercati rionali e, infine, le motivazioni dell'acquisto con pagamento rateale. È stata inoltre effettuata un opera di accorpamento delle classi di reddito familiare, al fine di facilitare la compilazione del rilevatore. Si ricorda che la spesa media mensile definita nel rapporto è stata calcolata dividendo la spesa totale, generata dall elaborazione dei dati complessivi, per il numero delle famiglie oggetto dell indagine. Tutti i grafici e le tabelle presentate, compreso l allegato statistico, sono state elaborate da Unioncamere Piemonte su dati propri. 7_

8 2. Il campione oggetto dell indagine 2.1 Le famiglie L indagine sulla spesa delle famiglie piemontesi è giunta ormai alla sua quinta edizione e, anno dopo anno, il numero degli elementi costituenti il campione è cresciuto così da garantire un più elevato standard qualitativo delle informazioni raccolte: se nel 2001 le famiglie intervistate erano 280, oggi, grazie ad un incremento di 367 unità, il numero è salito a 647. Di questi nuclei familiari, 160 sono localizzati nel comune di Torino ed in alcuni comuni dell area metropolitana, mentre i restanti sono distribuiti negli altri capoluoghi di provincia regionali (70 ad Alessandria, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli, 67 ad Asti e 160 a Torino). La presente indagine adotta come unità di rilevazione la famiglia anagrafica, definita dall Istat come un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, affiliazione, tutela o vincoli affettivi, aventi dimora abituale nella stessa unità abitativa. Come si riscontra dall analisi del campione per numero di componenti, la famiglia può essere costituita anche da una sola persona. Per operare la stratificazione del campione si è fatto riferimento ai dati del censimento 2001: si è così provveduto ad omogeneizzare il campo d indagine con la distribuzione effettiva della popolazione nei territori esaminati. I dati censuari hanno messo in evidenza come, a livello nazionale, negli ultimi dieci anni, sia aumentato il numero delle famiglie che, tuttavia, risultano sempre più piccole: il numero medio di componenti scende, infatti, dai 2,8 del 1991 ai 2,6 del Passando alla realtà piemontese, la popolazione di riferimento, da cui è stato estratto il campione della presente indagine, è di famiglie anagrafiche, Numerosità campionaria Campione di 630 famiglie _

9 per un ammontare complessivo di componenti (1). Il numero medio di componenti per famiglia si attesta quindi a 2,3, risultato perfettamente in linea con i dati emersi dall analisi del campione estratto. Nel 2005 in Piemonte è sceso il numero delle famiglie composte da una sola persona: se nella rilevazione dello scorso anno la percentuale di single sul totale era del 28%, oggi questa tipologia di nucleo familiare scende al 27%, collocandosi al secondo posto per rappresentatività. La quota maggiore del campione continua ad essere costituita dalla coppie con figli che, in sostanziale stabilità rispetto al 2004, rappresentano il 34% del totale. Con una quota del 25% si collocano al terzo posto le coppie senza figli, acquistando 2 punti percentuale rispetto allo scorso anno. Famiglie per tipologia di nucleo familiare Altro 14% Single 27% Coppie con figli 34% Coppie senza figli 25% Già nel 2004 la dimensione media della famiglia piemontese del campione si era ridotta, passando dai 2,4 componenti del 2003 a 2,3. Nel 2005 questo dato si è mantenuto costante: il numero medio di componenti risulta infatti pari a 2,3, sia per l intera popolazione che per il campione considerato. Si conferma inoltre quanto già messo in evidenza dalle scorse indagini, ossia che esiste una stretta relazione tra l età del capofamiglia ed il numero di componenti: sono più numerose le famiglie in cui la persona di riferimento ha un età compresa tra i 35 e i 44 anni (2,7 componenti per famiglia) e tra i 45 e i 54 anni (2,8), mentre appaiono più ridotte quelle con il capofamiglia sotto i 35 anni (2 componenti per famiglia) o con più di 65 anni (1,7). (1) I dati si riferiscono alla popolazione residente in Piemonte risultante dalle registrazioni anagrafiche nei comuni al 31 dicembre 2004, diffusi a livello regionale dall Istat il 28 luglio 2005 nel Bilancio demografico regionale, Anno I dati sono calcolati a partire dalla popolazione legale dichiarata sulla base delle risultanze del 14 Censimento generale della popolazione effettuato il 21 ottobre 2001 (DPCM del 2 aprile 2003). Il calcolo è effettuato sulla base dei dati relativi al movimento naturale (iscrizioni per nascita e cancellazioni per morte) e migratorio (iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza) verificatosi nei comuni nel periodo 22 ottobre-31 dicembre 2001 e negli anni 2002, 2003 e _

10 La distribuzione delle famiglie del campione per classe di età della persona di riferimento mette in luce che la presenza più cospicua risulta quella dei nuclei con capofamiglia tra i 45 e i 54 anni; al secondo posto, diversamente dalla scorsa edizione, si collocano le famiglie con persona di riferimento di età compresa tra i 35 e i 44 anni. Per quanto riguarda, invece, la condizione professionale, appare in diminuzione la percentuale di nuclei con capofamiglia occupato: il 62% contro il 63% dello scorso anno. Le persone non occupate in età lavorativa e scolare (studenti, casalinghe, persone in cerca di occupazione) rappresentano, invece, il 38% del campione analizzato. Tra le figure professionali prevale, come nelle scorse rilevazioni, quella dell impiegato: in una famiglia su due, la persona di riferimento, se occupata, appartiene infatti a questa categoria. Al secondo posto si collocano i lavoratori in proprio con il 21% del totale degli occupati; seguono gli operai che, con una quota del 18%, registrano un incremento rispetto al 2004, anno in cui costituivano il 17%. Delle 647 famiglie oggetto dell indagine, il 40% ha dichiarato di avere un reddito medio (compreso tra i e i euro mensili), il 7% un reddito alto (oltre i euro mensili) e il 51% un reddito basso (fino a euro mensili). Le variazioni consistenti registrate rispetto alla scorsa edizione del rapporto sono da ricondursi al fatto che, nel corso di quest ultima indagine, si è deciso di accorpare le fasce di reddito, che sono quindi diventate più ampie. Distribuzione percentuale delle famiglie per fasce di reddito* Non indicato 5% Alto 7% Basso 51% Medio 40% * basso fino a euro mensili, medio da a euro mensili, alto oltre euro mensili Disaggregando i dati a livello provinciale, si nota che a Verbania Biella, Novara e Torino si registra una quota pari al 9% delle famiglie con reddito alto: Verbania primeggia in quanto a nuclei familiari che hanno dichiarato un reddito compreso tra i e euro mensili, mentre è il capoluogo torinese a registrare la più alta percentuale di famiglie con reddito basso (il 57% del campione provinciale). 10_

11 2.2 I componenti Nelle 647 famiglie piemontesi intervistate per l indagine sui consumi si contano complessivamente persone. Anche quest anno, la componente femminile prevale su quella maschile: il 55% del campione è infatti costituito da donne, contro un 45% di uomini. Dalla distribuzione per classi di età emerge come la fascia più numerosa (21% del totale) sia quella dei soggetti sotto i 24 anni; complessivamente, i giovani under 35 costituiscono il 37% del totale, mentre risultano meno rappresentate le classi con età superiore ai 55 anni. Distribuzione percentuale dei componenti per classe di età 65 anni 16% < 24 anni 21% anni 14% anni 16% anni 17% anni 16% Poco meno della metà dei componenti dei nuclei familiari intervistati risulta avere un occupazione lavorativa, mentre il 52% è costituito da soggetti in condizione non professionale: fra questi ultimi, la maggioranza è rappresentata dai pensionati (il 44% delle persone non occupate), seguita dagli studenti con il 30% e dalle casalinghe con una quota dell 11%. Tra i lavoratori, il nucleo predominante è costituito dagli impiegati, che rappresentano il 53% delle persone in condizione professionale; seguono gli operai con una percentuale del 17%, quindi i lavoratori in proprio (il 15%), gli imprenditori (il 3%) e i dirigenti (il 2%). 11_

12 Distribuzione percentuale dei componenti per condizione non professionale Altro 9% Disoccupati 3% In cerca di prima occupazione 3% Casalinghe 11% Pensionati 44% Studenti 30% Distribuzione percentuale dei componenti per professione Non dichiarato 6% Altre forme di lavoro indipendente 4% Imprenditori, liberi professionisti 3% Lavoratori in proprio 11% Operai 17% Dirigenti 2% 12_ Impiegati, coadiuvanti 53%

13 3. I consumi alimentari Nell ambito dei consumi familiari, quelli per i generi alimentari rappresentano forse la parte meno mutevole, in cui le diverse spese sono espressione della dinamica di prezzi e qualità piuttosto che non di compressioni o aumenti in termini quantitativi. Per i consumi alimentari è possibile scegliere, per la stessa categoria di prodotti, tra una varietà di prezzi e di qualità abbastanza elevata: spetta al singolo consumatore, sulla base del proprio reddito e delle proprie propensioni consumistiche, decidere il mix fra qualità e costo, agendo sia dal lato della scelta del prodotto che da quello della catena distributiva. All interno della spesa alimentare si sono ricondotti argomenti di approfondimento qualitativo come i consumi di prodotti biologici, i pasti fuori casa e l autoconsumo, inteso come consumo di prodotti alimentari quali, ad esempio, quelli del proprio orto o le conserve alimentari. L autoconsumo alimentare non rientra, secondo i principi di contabilità pubblica, nella nozione di consumo, ma si tratta di un completamento qualitativo dell informazione complessiva. Peso delle spese alimentari sui consumi totali Spese alimentari 12,7% Spese non alimentari 87,3% Le spese alimentari delle famiglie piemontesi sono state rilevate essenzialmente attraverso la raccolta degli scontrini nei tre periodi di rilevazione considerati. Come ricordato nella premessa metodologica, non compaiono i consumi del trimestre ottobre-dicembre: questo, nel caso degli alimentari, porta ad una sottostima della spesa, poiché non viene considerato l ammontare delle spese alimentari per Natale e le feste di fine anno. Nel 2005 la spesa per i consumi alimentari si è attestata a quota 307 euro, a fronte dei 359 rilevati lo scorso anno: si tratta di una contrazione abbastanza rilevante (circa 50 euro mensili, pari, in termini percentuali, al -14,6%), 13_

14 da imputarsi essenzialmente ad una ricerca più attenta dei consumatori verso prodotti alimentari di minor prezzo, in offerta o venduti presso catene distributive considerate più economiche. Una conferma di questo atteggiamento, segnale di una percezione di perdita progressiva della propria capacità d acquisto, è data anche dalle strategie promozionali del settore distributivo moderno: il maggior spazio dedicato ai prodotti alimentari in offerta nei vari volantini promozionali e negli spot televisivi) rappresenta una strategia attenta a toccare le leve psicologiche giuste per attirare il consumatore, il quale sembra proprio privilegiare i prodotti più economici. La spesa per consumi alimentari medi mensili per famiglia nei capoluoghi di provincia piemontesi (dati in euro) Pane Dolciumi Carni Oli Latticini Legumi Pesce e cereali e drogheria e salumi e grassi e uova e ortaggi Frutta Bevande Totale Alessandria 52,87 32,85 74,10 19,92 10,65 47,70 28,72 30,37 23,64 320,82 Asti 36,17 32,94 61,49 15,81 8,13 31,38 18,07 15,55 22,28 241,84 Biella 56,89 35,69 74,81 21,48 5,90 47,38 30,23 33,29 30,48 336,15 Cuneo 44,42 37,18 67,84 13,14 4,75 48,60 25,46 18,69 23,21 283,28 Novara 58,27 33,60 86,36 17,28 5,80 51,02 30,46 33,33 28,52 344,64 Torino 42,02 37,65 59,28 17,32 5,31 34,47 24,70 21,45 25,41 267,61 Verbania 56,39 58,05 112,06 28,61 9,00 55,17 29,20 24,58 52,01 425,08 Vercelli 48,53 36,62 56,16 16,78 6,03 36,68 30,73 21,89 31,01 284,45 Piemonte ,47 38,04 72,02 18,60 6,71 42,78 26,89 24,46 29,03 307,00 Piemonte ,92 53,34 83, ,15 49,49 33,2 29,85 29,84 359,47 La voce dei consumi alimentari nel suo complesso rappresenta il 12,6% dei consumi totali (considerati al netto dell acquisto di autovetture), con una quota in leggera diminuzione rispetto all anno scorso. La diminuzione della spesa per i consumi alimentari ha toccato tutte le sotto-categorie, senza alcuna eccezione. La carne, con poco più di 72 euro mensili contro una spesa di circa 83 euro registrata nel 2004, rimane la categoria più importante: rappresenta circa il 23% della spesa alimentare delle famiglie piemontesi, una quota del tutto analoga rispetto a quella dello scorso anno Sono le famiglie di Verbania a spendere la cifra maggiore per carni e salumi (112 euro mensili per famiglia), seguite dai novaresi, mentre a Torino e Vercelli si spende meno della media regionale. Tranne Cuneo e Verbania, tutti gli altri capoluoghi di provincia fanno registrare diminuzioni di spesa più o meno rilevanti rispetto allo scorso anno. 14_

15 La composizione del paniere della spesa (generi alimentari) Frutta 8,0% Bevande 9,5% Pane, pasta e cereali 15,8% Legumi e ortaggi 8,8% Dolciumi e drogheria 12,4% 5 Latte, formaggi e uova 13,9% Oli e grassi 2,2% Pesce 6,1% Carni e salumi 23,5% Al secondo posto tra i consumi alimentari si collocano pane, pasta e cereali in genere, che rappresentano la base della cosiddetta dieta italiana, con una spesa di circa 48 euro mensili: si registra una contrazione di 5 euro rispetto al 2004, ma la percentuale di questi prodotti è leggermente in aumento, dal 15% al 16%. A spendere di più per pane, pasta e cereali sono i novaresi, con più di 58 euro mensili per famiglia, mentre al fondo della classifica si posizionano gli astigiani, con un valore medio di 36 euro. La terza categoria di consumi alimentari è rappresentata dai latticini (latte e formaggi, a cui sono stati aggiunti anche prodotti come le uova), con una spesa mensile per nucleo familiare di 43 euro, circa 6 in meno rispetto allo scorso anno. È sui dolciumi e prodotti di drogheria, quali ad esempio il caffè e il the, che i piemontesi hanno operato il grosso taglio di spesa nel 2005: dai 53 euro dello scorso anno, la spesa di questi generi si è ridotta a 38 euro mensili per famiglia. In sette province su otto (la città di Verbania rappresenta l eccezione in quasi tutte le categorie) si sono registrate spese in diminuzione; cinque capoluoghi di provincia hanno dichiarato addirittura variazioni di spesa superiori al -30%. 15_

16 Consumi alimentari medi mensili per famiglia nei capoluoghi di provincia piemontesi Alessandria Legumi e ortaggi 9,0% Frutta 9,5% Bevande 7,4% Pane, pasta e cereali 16,5% Dolciumi e drogheria 10,2% Latte, formaggi e uova 14,9% Oli e grassi 3,3% Biella Legumi e ortaggi 9,0% Frutta 9,9% Bevande 9,1% Pesce 6,2% Carni e salumi 23,1% Pane, pasta e cereali 16,9% Dolciumi e drogheria 10,6% Bevande Asti 9,2% Frutta 6,4% Legumi e ortaggi 7,5% Latte, formaggi e uova 13,0% Oli e grassi 3,4% Pesce 6,5% Pane, pasta e cereali 15,0% Carni e salumi 25,4% Dolciumi e drogheria 13,6% Latte, formaggi e uova 14,1% Oli e grassi 1,8% Pesce 6,4% Carni e salumi 22,3% Cuneo Bevande 8,2% Frutta 6,6% Pane, pasta e cereali 15,7% Legumi e ortaggi 9,0% Dolciumi e drogheria 13,1% Latte, formaggi e uova 17,2% Oli e grassi 1,7% Pesce 4,6% Carni e salumi 23,9% 16_

17 Novara Frutta 9,7% Bevande 8,3% Pane, pasta e cereali 16,9% Legumi e ortaggi 8,8% Dolciumi e drogheria 9,7% Latte, formaggi e uova 14,8% Oli e grassi 1,7% Pesce 5,0% Carni e salumi 25,1% Torino Bevande 9,5% Frutta 8,0% Pane, pasta e cereali 15,7% Legumi e ortaggi 9,2% Dolciumi e drogheria 14,1% Verbania Legumi e ortaggi 6,9% Frutta 5,8% Bevande 12,2% Pane, pasta e cereali 13,3% Dolciumi e drogheria 13,7% Latte, formaggi e uova 12,9% Oli e grassi 2,0% Pesce 6,5% Carni e salumi 22,2% Latte, formaggi e uova 13,0% Oli e grassi 2,1% Pesce 6,7% Carni e salumi 26,4% Vercelli Bevande 10,9% Frutta 7,7% Pane, pasta e cereali 17,1% Legumi e ortaggi 10,8% Latte, formaggi e uova 12,9% Oli e grassi 2,1% Pesce 5,9% Dolciumi e drogheria 12,9% Carni e salumi 19,7% 17_

18 L allegato statistico contiene un numero considerevole di tabelle in cui viene dettagliata la spesa per consumi alimentari, declinata a seconda dell età del capofamiglia, della sua condizione e posizione professionale, della sua residenza e del reddito dichiarato. Pur rimandando a tali tabelle per un analisi approfondita di tutte queste dinamiche di spesa, è interessante sottolineare quattro aspetti principali. Innanzitutto, si evidenzia un ampia forbice (quasi 55 euro) fra la spesa delle famiglie con persona di riferimento sotto i 65 anni e quella dei nuclei con capofamiglia over 65. Anche la composizione del paniere è differente, seppur non in modo così evidente: le famiglie più anziane tendono a spendere una quota maggiore della propria spesa alimentare in frutta, verdura e latticini, mentre le famiglie giovani spendono di più in dolci e bevande. Esiste anche una notevole differenza, che si aggira intorno ai 20 euro, fra la spesa alimentare dei nuclei con capofamiglia occupato (314 euro mensili) e quella delle famiglie con a capo una persona non occupata (295 euro). Oltre al fatto di possedere o meno un lavoro, è altresì determinante la posizione professionale: è infatti ovvio, e i dati lo confermano, che le famiglie con a capo un imprenditore o un libero professionista spendano mensilmente di più rispetto alle famiglie di impiegati, operai o lavoratori flessibili. Non si tratta probabilmente, come già sottolineato in precedenza, di un maggior livello di consumo, ma di differente una scelta qualitativa e di prezzo. Una terza osservazione riguarda le cosiddette economie di scala: anche per le famiglie, oltre che per le imprese, la spesa pro capite per consumi alimentari scende all aumentare della numerosità della famiglia. Nonostante l industria alimentare e la stessa Gdo abbiano già da tempo intrapreso una politica di prodotti confezionati in porzioni sempre più piccole, i single si trovano ancora a spendere proporzionalmente di più, complice anche la deperibilità dei beni alimentari. Infine, come ci si poteva ragionevolmente aspettare, la spesa per consumi alimentari è in funzione diretta del reddito disponibile. È utile precisare ancora una volta che si tratta del reddito familiare e non di quello medio, per cui un reddito alto non significa automaticamente agiatezza, ma molto più facilmente situazioni familiari con entrate multiple o con più persone che lavorano. Senza tener conto di questa precisazione, si potrebbe rilevare una straordinaria differenza nei consumi alimentari fra redditi alti e redditi bassi, pari a circa 100 euro (si veda la tab. 2.9 dell allegato statistico), ed argomentare quindi un eccezionale disuguaglianza sociale; pesando invece questi dati con la numerosità familiare (poco meno che doppia nelle famiglie con reddito alto rispetto a quelle con reddito basso), si rileva addirittura una maggiore spesa pro capite delle famiglie con reddito basso rispetto alle altre. 3.1 Approfondimenti sui consumi alimentari Grazie ad un articolazione puntuale dei questionari usati per la rilevazione, alcune voci rientranti nel capitolo dei consumi alimentari possono essere ulteriormente scomposte all interno della categoria merceologica. In questo breve report si è voluto discernere tra il consumo di carni bianche e quello di carni rosse, la scelta del caffè rispetto all acquisto di the e tisane, la preferenza tra bevande alcoliche ed analcoliche e, infine, tra prodotti biologici e non. Il primo approfondimento riguarda la preferenza nell acquisto di carne rossa rispetto a quella bianca (pollo, tacchino, volatili in genere). Occorre premettere che non si tratta di una differenza quantitativa, ma di una diversa spesa per l acquisto: essendo la carne rossa leggermente più costosa rispetto a quella bianca, ne deriva che la spesa riferita a quest ultima tende a sottostimarne il reale utilizzo nella tavola dei piemontesi. Ciò premesso, nella spesa delle famiglie piemontesi continua a prevalere l acquisto di carni rosse rispetto alle carni bianche, con una percentuale praticamente uguale a quello del 2004: il 73% della spesa in carne riguarda bovini, suini e ovini. La carne bianca, anche grazie alle sue qualità nutritive e alla ridotta presenza di grassi, risulta essere maggiormente utilizzata da famiglie anziane; a livello territoriale, poi, continua a prevalere una forte spesa in carni rosse a Cuneo, provincia con una forte tradizione (e presenza) di allevamenti bovini. Essendosi la rilevazione conclusa ad inizio ottobre, questi risultati non incorporano ancora la flessione nel consumo di carni bianche dovuta al diffondersi dell influenza aviaria tra la fine ottobre e l inizio novembre: 18_

19 a detta di produttori e distributori il consumo di carne di pollo, tacchino e anatra è diminuito di oltre il 40% nel solo mese di novembre. Nel rapporto del prossimo anno sarà possibile verificare se, e quanto, l influenza aviaria ha modificato il comportamento di acquisto dei piemontesi in tal senso. Il secondo approfondimento riguarda il consumo di caffè e the: pur escludendo i caffè consumati fuori casa, tipicamente al bar, la spesa per caffè supera ancora abbondantemente quella per the e tisane. Ogni famiglia piemontese spende mediamente 4,17 euro ogni mese per il caffè consumato in casa, contro gli 1,61 euro destinati a the e tisane. Per quanto riguarda poi il consumo di bevande, quest anno si è speso di più, seppur lievemente, per quelle alcoliche che per quelle analcoliche, con una spesa mensile per famiglia rispettivamente stimata sui 14,53 euro e 14,48 euro. Il sorpasso è stato provocato essenzialmente sia da un aumento del consumo mensile di bevande alcoliche, passate da 12 a 14,5, che da un rallentamento di quelle analcoliche, scese da 17 a 14,5. Esiste, in questa tipologia, una forte correlazione con l età del capofamiglia: le famiglie anziane spendono per bevande alcoliche circa la metà rispetto a quelle giovani. La spesa delle famiglie piemontesi per i prodotti biologici Famiglie non acquirenti di prodotti biologici 33% Famiglie acquirenti di prodotti biologici 67% Costituiscono una parte piccola della spesa 88,4% Costituiscono più della metà della spesa 1,9% Costituiscono meno della metà della spesa 9,7% Infine, il quarto approfondimento riguarda la propensione all acquisto di prodotti biologici. Come lo scorso anno, circa 2 famiglie su 3 acquistano, più o meno regolarmente, prodotti biologici; di queste, la quasi totalità (l 88%) destina a tale spesa una piccola quota del proprio budget. Non si è notata, rispetto al 2004, una netta tendenza verso un maggior utilizzo del prodotto biologico, che rimane ancora un prodotto di nicchia; l esigenza di trasparenza e qualità del prodotto sembrerebbe essere soddisfatta anche dai distributori della Gdo, che promuovono i prodotti della loro filiera qualità. I maggiori utilizzatori dei prodotti biologici rimangono le persone anziane, che fanno maggior attenzione alla qualità del proprio cibo, e le famiglie che destinano tali prodotti proprio all alimentazione dei figli. I prodotti biologici più diffusi sulle tavole dei piemontesi risultano la frutta, la verdura e i succhi di frutta, ma vengono segnalati anche acquisti di marmellate, farina, pasta, yogurt, cereali, riso e miele. 19_

20 3.2 Il ruolo dell autoconsumo e le spese alimentari extradomestiche Pur non costituendo un esborso finanziario, e quindi una spesa rilevabile, si è deciso comunque di rilevare l entità del fenomeno del cosiddetto autoconsumo, ossia dei beni alimentari autoprodotti, ad esempio nel proprio orto piuttosto che in un frutteto o in un pollaio. Queste spese, ovviamente, sono minime nel campione preso in esame, in quanto si tratta di famiglie che abitano nei capoluoghi di provincia e, quindi, in contesti urbani, per le quali l impatto dell autoconsumo è sicuramente minore rispetto alle famiglie che abitano in campagna o in montagna e che hanno una maggior disponibilità di spazio per l autoproduzione di prodotti alimentari. Questa voce di spesa è dunque minima, ma non nulla: in media ogni famiglia piemontese consuma ogni mese circa 15 euro di prodotti fatti in casa. Stima del valore dei beni consumati mensilmente in regime di autoproduzione (autoconsumo) Piemonte 14, ,42 24,24 18,34 30,48 4,06 10,83 7,42 10,42 Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbania Vercelli Come già rilevato negli scorsi anni, sono le famiglie di Cuneo (30 euro) e Asti (24 euro) a ricorrere maggiormente all autoconsumo, mentre tra i novaresi si ha la stima più bassa, con un valore mensile di poco superiore ai 4 euro. Se, in generale, due famiglie su tre hanno dichiarato di non aver consumato alcun bene alimentare autoprodotto, la percentuale sale invece esponenzialmente per le famiglie cuneesi (53 famiglie su 70) e astigiane (42 su 67): le famiglie dei capoluoghi delle due città più agricole del Piemonte hanno probabilmente maggiori disponibilità di coltivazione e allevamento nelle cascine fuori città. 20_

21 Il ricorso delle famiglie piemontesi all'autoconsumo Famiglie che non consumano in regime di autoproduzione 64% Alessandria 30 Asti 42 Famiglie che ricorrono all autoconsumo 36% Biella 31 Cuneo 53 Novara 12 Torino 46 Verbania 10 Vercelli 16 Un altro aspetto rilevante da valutare sono i consumi alimentari extradomestici, che nella nostra classificazione (così come in quella Istat) sono stati considerati tra le spese per consumi del tempo libero anziché tra quelli prettamente alimentari. Si tratta essenzialmente delle spese per l alimentazione fuori casa, in bar, ristoranti, pizzerie e self service., ad eccezione di quelle sostenute con ticket aziendali che, in conformità a quanto stabilito dall Istat, non vengono considerati consumi. Analogamente, non sono da considerarsi spese per consumi in senso tecnico i pasti dei quali il datore di lavoro rimborsa l intera somma. Anche per i pasti fuori casa c è stato un ridimensionamento notevole: dai 63 euro mensili dello scorso anno si è passati ai 52 euro del Il taglio di queste spese ha interessato la maggior parte delle province; a spendere di più per i consumi alimentari extradomestici sono i cuneesi, con poco più di 70 euro mensili, mentre i più frugali fuori dalle mura domestiche si confermano i vercellesi, con poco più di 23 euro al mese. _ 21

22 I consumi alimentari extradomestici (dati in euro) Alessandria 43,46 Asti 59,23 Biella 65,80 Cuneo 70,65 Novara 67,72 Torino Verbania 52,05 38,52 Piemonte 52,49 Vercelli 23, Nel questionario sottoposto alle famiglie piemontesi si è rilevata anche la frequenza con cui vanno al ristorante: solo il 5% del campione ha dichiarato di recarvisi almeno una volta alla settimana, mentre più della metà (il 56%) ha affermato di non andarci mai o raramente. La frequenza varia, ovviamente, in funzione dell età (l 84% delle famiglie anziane non frequenta ristoranti, contro il 26% dei giovani), della presenza o meno di figli e del reddito (le famiglie con redditi bassi tendono a recarvisi meno frequentemente). _ 22

23 4. I consumi non alimentari Nel 2005, la spesa media mensile sostenuta dalla famiglia piemontese per l acquisto di beni non alimentari ammonta a 2.114,14 euro. Questo valore non comprende l esborso finanziario affrontato per l acquisto degli autoveicoli, in quanto questo bene è stato considerato come un bene di investimento e non di consumo. Il dato così calcolato risulta analogo a quello registrato lo scorso anno, quando le famiglie piemontesi intervistate avevano dichiarato di destinare ai consumi non alimentari 2.103,00 euro al mese. In realtà, all interno di questa macro-categoria si evidenziano due tendenze differenti: da un lato, tutte le spese relative alle attività di supporto (abitare, muoversi e comunicare) hanno vissuto una sostenuta espansione nel corso del 2005, dall altro i consumi non alimentari meno vincolanti, quali quelli relativi al divertimento, all abbigliamento e all istruzione, risultano pressoché stabili. Da un analisi dell andamento dei consumi non alimentari per capoluogo di provincia piemontese si evidenzia come siano le province orientali quelle con una spesa media maggiore. Al primo posto per esborsi legati ai consumi non alimentari troviamo Vercelli, dove una famiglia spende mediamente 2.532,93 euro al mese contro i 2.114,14 regionali. Seguono le famiglie della città di Novara con 2.372,99 euro e quelle di Biella con 2.270,89 euro mensili. Si spende di meno, invece, nel Piemonte del sud e in particolar modo ad Alessandria (1.873,13) e ad Asti (1.997,22); più bassi della media anche i consumi non alimentari delle famiglie che vivono a Torino (1.918,01 euro). 4.1 Le spese per l abitazione La prima voce di bilancio della famiglia media piemontese è anche nel 2005 quella relativa all abitazione. Se alcune spese non alimentari, quali quelle concernenti l abbigliamento, i divertimenti o l istruzione, risultano più facilmente comprimibili in periodi di tensioni economiche, su quelle attinenti direttamente alla sfera casa la possibilità di azione è piuttosto limitata. A questa minor elasticità delle spese per l abitazione, va aggiunto che la casa rappresenta tradizionalmente creazione di patrimonio, quindi appare la forma di risparmio più sicura in un contesto finanziario che non invoglia il risparmiatore medio a tentare la fortuna in borsa o a affidarsi a fondi di investimento. Per l abitazione in senso stretto, ossia per l affitto, le spese condominiali, l assicurazione furto e incendio e l imposta sui rifiuti, una famiglia con un numero medio di componenti pari a 2,3 spende mensilmente 651 euro contro i 604 dello scorso anno. La quota sui consumi complessivi è del 26,9%, in crescita rispetto al 2004, quando il peso delle uscite per l abitazione era del 22,5%. Per rendere questa valutazione confrontabile con i dati rilevati dall Istituto nazionale di statistica si è scelto di chiedere alle 647 famiglie del campione non solo qual è l importo mensile dell affitto ma anche, nel caso in cui la casa sia di proprietà, a quanto ammonta il fitto figurato, ossia quale sarebbe l importo da sostenere per la locazione dell abitazione se questa non fosse di proprietà. 23_

24 Peso delle spese per l abitazione sui consumi totali 43,9% Abitazione* 26,9% Arredi, apparechiature e servizi per la casa 9,8% Combustibile ed energia elettrica** 7,2% * le spese per l'abitazione non comprendono le spese per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ** questa voce comprende le spese per energia elettrica, acqua, gas, kerosene, altri combustibili per riscaldamento autonomo e riscaldamento centralizzato Anche nel 2005 emerge come la tendenza delle famiglie piemontesi sia quella di acquistare l abitazione: solo il 26% del campione vive, infatti, in una casa in affitto. La percentuale di locatari raggiunge il minimo regionale nella provincia di Biella (12,9%) e si attesta sul valore massimo a Torino, dove più di una famiglia su tre vive in una casa presa in locazione. Le spese relative all abitazione sono correlate alla dimensione dell abitazione stessa nonché alla realtà provinciale in cui è inserita. Le abitazioni di proprietà sono generalmente caratterizzate da una metratura maggiore, proprio perché viste come un bene più definitivo, mentre spesso la casa in affitto è solo il punto di partenza per il successivo investimento nell acquisto di un abitazione. A livello provinciale, le famiglie biellesi sono quelle con la casa di dimensioni medie più elevate (117 mq) e, non a caso, sono anche quelle che sostengo il maggior esborso medio mensile per affitto (o fitto figurato), condominio, assicurazione e imposta sui rifiuti (733 euro). Le abitazioni più ridotte in termini dimensionali si trovano a Torino, dove la metratura media è di 73 metri quadri. Nonostante i torinesi siano i piemontesi con le case più piccole, non sono, tuttavia, quelli che spendono meno: con un esborso di 727 euro mensili si collocano, infatti, al secondo posto nella graduatoria regionale, posizione raggiunta a causa del più elevato prezzo al metro quadro degli immobili. A livello regionale, l 11,6% delle famiglie intervistate ha dichiarato di avere una seconda casa: questa percentuale sale a Biella (una famiglia su quattro), mentre il minor numero di multiproprietari spetta a Novara e Cuneo, province in cui la percentuale scende al 5,7%. All interno delle spese classificate direttamente come abitazione rientrano i costi condominiali, mediamente pari a 51,93 euro mensili, quelli per l assicurazione della casa (21,08 euro mensili) e le uscite per l imposta 24_

25 sui rifiuti (37,60 euro mensili). Anche per queste voci di spesa esistono tipicità territoriali: per il condominio si spende di più nelle città di Novara (72,12 euro) e Verbania (60,19 euro) e di meno in quelle di Vercelli (32,15 euro) e Asti (36,86 euro); l imposta sui rifiuti grava maggiormente sulle famiglie di Vercelli (33,10 euro) e Alessandria (25,22 euro), mentre occupa una piccolissima fetta del budget di cuneesi (16,48 euro) e torinesi (16,65 euro); la necessità di assicurare l abitazione, infine, è maggiormente sentita nel capoluogo regionale, dove si spendono in media più di 90 euro al mese per proteggersi contro i rischi di furto e danni. Poco meno di una famiglia piemontese su due, inoltre, deve sostenere la spesa per l affitto del garage: il costo medio a livello regionale è di 76,6 euro mensili e va da un massimo di 99 euro a Verbania ad un minimo di 52 euro a Cuneo. Nel valutare le spese per la casa, si è scelto di unire a questa prima porzione di costi anche le due voci relative alle utenze domestiche e all arredamento e servizi per la casa, in modo da osservare il peso complessivo che l abitazione, in maniera diretta o indiretta, assume sul budget familiare. Nel 2005 le utenze domestiche esercitano un peso sul totale delle spese della famiglia pari al 7,2% e ammontano mediamente a 173,66 euro mensili. L importanza di questa voce è aumentata rispetto allo scorso anno, quando il totale mensile delle uscite per bollette e riscaldamento era di 169,73 euro e il peso assunto sulle spese della famiglia era del 6,3% circa. All interno delle utenze figurano ogni mese circa 36,97 euro per l energia elettrica, 51,12 euro per il gas e 18,19 euro per l acqua; più elevato, invece, l importo delle spese per il riscaldamento, sia centralizzato (98,73 euro) che autonomo (59,16 euro). Complessivamente, le bollette per le utenze domestiche sono più alte a Verbania (207,38 euro) e a Vercelli(236,96 euro), mentre si spende di meno rispetto alla media regionale a Torino (142,40 euro) e ad Asti (151,99 euro). Disaggregando le singole utenze anche a livello provinciale, si rileva che sono gli abitanti di Verbania quelli che utilizzano maggiormente l energia elettrica, il gas e l acqua; per il riscaldamento centralizzato primeggia Vercelli, mentre Alessandria utilizza maggiormente il riscaldamento a gas o a kerosene. Il territorio più parsimonioso in quanto a risorse dedicate all energia elettrica è Asti (27,77 euro mensili), mentre per il gas, l acqua e il riscaldamento è Torino. Le spese per l abitazione (dati in euro) Abitazione* Utenze domestiche** Arredi, apparecchiature e servizi per la casa Alessandria 586,46 165,67 130,56 Asti 595,85 151,99 235,03 Biella 732,95 184,99 213,48 Cuneo 561,44 160,18 187,50 Novara 628,25 178,98 292,75 Torino 726,92 142,40 185,27 Verbania 569,70 207,38 284,89 Vercelli 703,62 236,96 441,85 Piemonte 650,69 173,66 237,96 * le spese per l'abitazione non comprendono le spese per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ** questa voce comprende le spese per energia elettrica, acqua, gas, kerosene, altri combustibili per riscaldamento autonomo e riscaldamento centralizzato 25_

26 Arredi, apparecchiature e servizi per la casa, con 237,96 euro mensili, ricoprono infine il 9,8% del budget familiare, quota in crescita rispetto allo scorso anno, quando il peso esercitato sui consumi complessivi era dell 8,4%. La diversificazione territoriale appare piuttosto significativa: a Vercelli si spendono mediamente 441,85 euro mensili, mentre ad Alessandria si raggiungono appena i 130 euro. Le considerazioni fatte a livello generale assumono connotazioni più particolareggiate se si procede ad una disaggregazione dei dati in base alle caratteristiche socio-anagrafiche della persona di riferimento della famiglia. I nuclei con capofamiglia over 65 hanno tipicamente un atteggiamento più parsimonioso a causa anche di un budget forzatamente più basso, tuttavia non possono comprimere alcune tipologie di spese che appaiono ancora più importanti per una categoria di persone non più giovanissima: le famiglie più anziane spendono infatti 604 euro per l abitazione in senso stretto, conto i 664 euro delle famiglie più giovani, ma, passando mediamente più tempo in casa per via della condizione professionale della persona di riferimento (spesso pensionata), hanno un consumo, e quindi una spesa, per riscaldamento ed utenze domestiche maggiore (178,66 euro). Per quanto riguarda arredamento e servizi per la casa, invece, gli under 65 superano ampiamente gli over 65: i primi spendono mensilmente 259,99 euro, mentre le famiglie più anziane si limitano a 164,97 euro mensili. La diversificazione dei consumi appare ancora più evidente se si analizza la posizione professionale della persona di riferimento. Per l abitazione in senso stretto sono imprenditori e liberi professionisti a spendere di più, anche grazie ad una dotazione reddituale decisamente più elevata: questa categoria professionale sostiene delle spese medie mensili per affitto o fitto figurato, condominio e riscaldamento pari a 1.003,96 euro, mentre per le stesse voci di spesa un operaio vede uscire dalla propria cassa familiare 574,29 euro al mese. Tra queste due classi opposte si rilevano fasce di consumo intermedie che vanno dagli 869,04 euro dei dirigenti ai 640,37 euro degli impiegati. La spesa per combustibili e utenze domestiche, correlata in misura significativa alla dimensione della casa, riflette in gran parte l andamento delle spese per l affitto. Al primo posto troviamo imprenditori e liberi professionisti con 203,38 euro mensili mentre in coda si collocano gli impiegati con 165,74 euro mensili. Sull arredamento e servizi per la casa si concedono una spesa maggiore i dirigenti, che pagano oltre 680 euro al mese, mentre abbassano la media regionale gli operai, che per questa voce del bilancio familiare registrano uscite pari a 192,25 euro mensili; le famiglie con persona di riferimento appartenente alle altre tipologie professionali dedicano ad arredamento e servizi per la casa un importo superiore alla media piemontese (237,96 euro). 4.2 Le spese per trasporti e comunicazioni Un altra fetta del budget della famiglia piemontese è quella relativa ai trasporti e alle comunicazioni. Muoversi e comunicare sono sicuramente due aspetti fondamentali nella società moderna: questo è il motivo per cui oltre il 14% delle risorse indirizzate ai consumi si concentra in questa voce di spesa. Nel considerare tutte le tipologie di costo rientranti in questa classe, si è scelto di escludere la spesa per l acquisto di autoveicoli, in quanto rientrante nella sfera dei beni intermedi (investimento) e non in quella dei beni di consumo. Al netto dell acquisto di autoveicoli, nel 2005 la famiglia media piemontese ha sostenuto uscite mensili pari a 343,08 euro per viaggiare e per comunicare. Addentrandosi in un osservazione più prettamente provinciale dei dati complessivi su trasporti e comunicazione, si evidenzia come Vercelli sia, ancora una volta, la città in cui le famiglie spendono più risorse per muoversi e comunicare: l importo medio mensile per la famiglia vercellese è, infatti, di 417,22 euro. Anche nelle altre province dell est del Piemonte la spesa supera la media regionale, attestandosi sui 380,33 euro a Biella, 377,28 euro a Verbania e 349,08 euro a Novara. Nel Piemonte del sud solo Alessandria (367,81) registra un valore superiore al dato piemontese, mentre tutte le altre province, compreso il capoluogo regionale, manifestano comportamenti di spesa più contenuti. 26_

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