XYLELLA FASTIDIOSA E OLIVO

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1 XYLELLA FASTIDIOSA E OLIVO MAGGIO 2016 W.I.P. 1

2 Edizione e redazione a cura di: Pietro Massimiliano Bianco, Valter Bellucci, Francesca Floccia, Carlo Jacomini, Rosalba Tamburro Per contatti e invio emendemanti/contestazioni o eventuali loghi di adesione: maxbianco1@libero.it; soilbiodiv@libero.it; rosalba.tamburro@gmail.com Autori (in ordine alfabetico) Giuseppe Altieri (Docente di Agroecologia, Fitopatologia ed Entomologia, Istituto Agrario Todi) Pietro Massimiliano Bianco (Servizio Carta della Natura, ISPRA) Valter Bellucci (Servizio Uso sostenibile delle Risorse Naturali, ISPRA) Franesca Floccia (Servizio Tutela della Biodiversità, ISPRA) Carlo Jacomini (Servizio Tutela della Biodiversità, ISPRA) Pietro Perrino (già Dirigente di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche) Rosalba Tamburro (Dip. di Biologia Ambientale, Sapienza Università degli Studi di Roma) Franco Trinca (Presidente dell Associazione NOGM) Si ringraziano Pino Mele, Antonello Russo, Carlo Bazzocchi (UPBio), Massimo Benuzzi (IBMA Italia), Alessandro D Elia, Giampaolo Giaracuni, Nicola Lamascese, Matteo Manna, Marino Morrone (Sezione Soci Organismi di Certificazione FederBio) Jenny Calabrese, Vincenzo Verrastro (CIHEAM IAMB), Prof. Francesco Porcelli dell Università di Bari per aver permesso l inclusione nel presente lavoro delle Proposte per fronteggiare il complesso del disseccamento rapido dell olivo (CoDiRO) nel territorio della Regione Puglia, pubblicato sul sito di FederBio ( Si ringrazia Edoardo Spera, Direttore di Agricolæ.eu, per aver permesso l inclusione nel presente lavoro di Il caso Xylella e l arretramento giuridico dell Europa nella tutela del paesaggio, di Luigi Cerciello Renna (Docente di Diritto Ambientale, Università di Salerno), pubblicato su sito ( Referee Stefania Borgo(Segretario Generale ISDE Italia) Luigi Campanella (Dip. di Chimica, Sapienza Università degli Studi di Roma) Luigi Cerciello Renna (Docente di Diritto Ambientale, Università di Salerno) Agostino Di Ciaula (Coordinatore del Comitato Scientifico ISDE Italia) Valerio Gennaro (Presidente ISDE Genova e membro del Comitato Scientifico ISDE Italia) Patrizia Gentilini (membro del Comitato Scientifico ISDE Italia) Celestino Panizza (co-coordinatore del gruppo di lavoro ISDE sui Pesticidi e Presidente ISDE Brescia) Roberto Ronchetti (Prof. Emerito di Pediatria, "Sapienza" Università di Roma, Presidente ISDE Lazio) Marco Scortichini (C.R.E.A.-Centro di ricerca per le Colture Arboree, Roma, Caserta) Questa è la versione work in progress diffusa da un gruppo di ricercatori che non ha potuto pubblicare il materiale raccolto all interno dei propri istituti per cause principalmente politiche. Nel nome della democratic review il gruppo di lavoro intende proporre la presente pubblicazione per incrementare la discussione su un delicato argomento che ha visto ferocemente scontrarsi ONG e produttori con le decisioni di UE; Stato e Regioni, scienziati con scienziati, liberi cittadini alla ricerca della verità con le informazioni dei massmedia. Ancora una volta le ragioni dell ecologia sono state poste in secondo piano rispetto alle valutazioni economiche e gli sforzi per la costruzione di una civiltà ecocompatibile sono stati vilipesi da scelte e logiche primitive sganciate dalla tutela della biosfera e della biodiversità tanto esaltata dalle convenzioni internazionali e dalle stesse normative europee. Il nostro vuole essere un contributo costruttivo alla discussione. Lasceremo a disposizione della public review questo lavoro per circa un mese prima della pubblicazione definitiva. Le versioni risultanti dal pubblico referaggio saranno via, via sostituite man, mano che i dati giungeranno ai curatori. Cerchiamo il massimo numero di referee, che diano valore scientifico alla pubblicazione, e di associazioni che sottoscrivano il nostro lavoro apponendo il loro logo. Le opinioni contrastanti saranno emendate in funzione dei dati scientifici disponibili al momento della pubblicazione. Vi ringraziamo tutti per la vostra attenzione e gentile collaborazione. I curatori Roma, 20 maggio

3 INDICE PREMESSA... 4 PRESENTAZIONE... 5 INTRODUZIONE... 7 CARATTERISTICHE ECOLOGICHE DI XYLELLA FASTIDIOSA... 8 Sistematica e filogenesi Xylella e biotecnologie Le piante ospiti Gli Insetti vettori XYLELLA E LA LEGGE La risposta dell Unione Europea Le ordinanze della Regione Puglia Il caso Xylella e l arretramento giuridico dell europa nella tutela del paesaggio Relazione tecnico-scientifica sulle misure fitosanitarie adottate dal Piano Silletti Appendice n. 1 Mancata sottoposizione a valutazione ambientale strategica (VAS) Appendice n. 2 Violazione delle norme procedurali stabilite dagli ISPM?! Appendice n. 3 Alterata ripartizione della zona infetta e della zona cuscinetto Appendice n. 4 Riassunto dei punti da accertare e/o valutare L inchiesta della procura di Lecce L appello alla Comunità Europea LA PATOLOGIA DEGLI OLIVI PUGLIESI E ALTRE CONCAUSE Sistematica e caratteristiche patogene dei funghi rinvenuti negli olivi Caratteristiche patogene di Zeuzera pyrina e metodi di lotta biologica IMPATTO DELLA LOTTA CHIMICA SULLA SALUTE DEGLI OLIVI E DEL LORO AGROECOSISTEMA Buprofezin Chlorpyrifos (metile) Deltametrina Dimethoato Etofenprox Glifosato Imidacloprid Rotenone IMPOSSIBILITÀ DELL ERADICAZIONE CONSEGUENZE ECOLOGICHE DEL DISERBO RISPOSTE IMMUNITARIE E RESISTENZA VARIETALE DELL OLIVO MISURE FITOSANITARIE PREVENTIVE RIMEDI BIOLOGICI PROPOSTE PER FRONTEGGIARE IL COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL OLIVO (CODIRO) NEL TERRITORIO DELLA REGIONE PUGLIA Proposta operativa per le azioni di contenimento del vettore della Xylella fastidiosa, Philaenus spumarius, in aziende condotte in regime di agricoltura biologica CONCLUSIONI APPENDICE APPENDICE SIGLE E ABBREVIAZIONI GLOSSARIO NORMATIVA BIBLIOGRAFIA Sitografia

4 PREMESSA Le recenti polemiche scaturite dalla controversa decisione di abbattere gli ulivi in Salento a causa del diffondersi del batterio Xylella fastidiosa hanno portato a redigere questo Rapporto per fornire informazioni utili agli addetti ai lavori e agli utenti interessati. L agroecosistema olivicolo italiano, infatti, è nello stesso tempo il retaggio di una storia plurimillenaria, ha una notevole importanza economica e, in presenza di buone pratiche, può rappresentare un sistema tampone negli ambiti di agricoltura intensiva, oltre che avere di per sè importanti funzioni di connessione ecologica. Inoltre, preserva importanti risorse genetiche che possono fornire, come per altre coltivazioni legnose, la soluzione a gravi problemi di patogenicità come quelli qui trattati. Con l imposizione a partire dal gennaio 2014 dell agricoltura integrata, in risposta alle direttive e ai Piani d azione europei in materia agricola, le malattie delle piante non devono essere contrastate degradando ulteriormente l ambiente, ma accettate come sfide scientifiche da affrontare in maniera multidisciplinare, senza inutili allarmismi e senza violentare ulteriormente territori già in difficoltà dal punto di vista ecologico. Naturalmente, tutto questo deve avvenire nel pieno rispetto delle necessità dei coltivatori, che devono essere sostenuti nei processi di evoluzione colturale in senso ecocompatibile e aiutati ad affrontare le emergenze in modo meno traumatico possibile tenendo conto delle loro esigenze. 4

5 PRESENTAZIONE Il dramma che si sta consumando in Salento non può essere semplicisticamente ri(con)dotto alla decisione di eradicare centinaia di migliaia di piante secolari, compensando gli agricoltori con indennizzi 1. Rappresenta, infatti, un vero attacco alla sovranità alimentare dell Italia. Non altrimenti si spiegherebbe la determinazione degli attori principali della gestione di questa emergenza a perseguire esclusivamente la via che appare meno scientifica, meno conveniente e quindi meno logica. Quasi come l eradicazione rappresentasse un dogma. Quasi come rappresentasse l obiettivo vero e non la cura. Nel tempo, siamo certi che verranno chiarite molte incognite: come e da dove sia arrivata a Gallipoli la Xylella fastidiosa pauca codificata ST53 ed il ruolo dell'istituto agronomico mediterraneo di Valenzano; perché si sia scatenato l evento patogeno con un tropismo così spiccato per l olivo (il tristemente famoso CoDiRo ovvero, Complesso del disseccamento rapido dell'olivo); che ruolo abbiano giocato fattori peggiorativi del sistema immunitario delle piante (il lepidottero rodilegno giallo, un complesso di microscopici funghi del genere Phaeoacremonium, fitofarmaci, pesticidi, pratiche agronomiche inappropriate anche ope legis 2 ); e, allargando il campo di visuale, l effetto del disaccoppiamento totale sull olivicoltura. Nel tacco della Penisola, ci sono oltre 63mila aziende olivicole, per una superficie di oltre ettari: 633 chilometri quadrati, ovvero oltre 76mila campi di calcio messi l uno dopo l altro. L eradicazione, già da sé rappresenta uno scenario a dir poco apocalittico. Ma la xylella fastidiosa pauca ceppo CoDiRo, in Salento, è stata rinvenuta anche su mandorli, ciliegi, oleandri, mirti, poligale, mimose, ginestre odorose, alaterni, rosmarini e falsi rosmarini 3 : toccherà desertificare una striscia larga almeno 15km dall Adriatico allo Jonio, sancire il de profundis dell agricoltura salentina, bloccare in eterno ogni potenziale materiale di propagazione, mettere in discussione l esistenza stessa delle aree protette, ammazzare fino all ultima sputacchina siamo all assurdo. Sebbene l EFSA avrebbe recentemente accertato la patogenicità della Xylella fastidiosa pauca ceppo CoDiRo soprattutto sulle cultivar Cellina di Nardò e Ogliarola leccese, tutta questa storia deve essere da monito per le autorità, con particolare riguardo all inadeguatezza dell'impianto 4 basato sulla legislazione fitosanitaria comunitaria (Direttiva 2000/29/CE), come evidenziato finanche dalla stessa EFSA. Se, infatti, per la zona contaminata l unica via di speranza percorribile in alternativa all eradicazione o all essiccamento è (finalmente) l applicazione di buone pratiche agronomiche in regime biologico, senza un intervento normativo draconiano c è il rischio di penetrazione di altri agenti fitopatogeni da quarantena in Europa e soprattutto in Italia: senza scomodare teorie del complotto o la Monsanto, la nostra legislazione demanda i controlli fitosanitari alle Regioni, incluse l'adozione di tutti gli atti relativi alla quarantena. Ma in realtà troppo spesso i controlli sono solo burocratici, e le aree di quarantena, seppur ci fossero, esistono anch'esse solo sulla carta. Nel passato recente, non sono state colpite da patogeni immigrati solo piante da frutto come l'ulivo o i castagni: numerose piante ornamentali e forestali sono state sterminate da malattie pandemiche. 1 «Xylella, sradicamenti e indennizzi legittimi», di Marco Mangano in La Gazzetta del Mezzogiorno del 13/5/ Fino all'introduzione del Codice Ambientale, l art. 13 del D.Lgs. 205/2010, modificando l art. 185 del D.Lgs. 152/2006, stabiliva che paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericolosi, se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggiano l ambiente o mettono in pericolo la salute umana devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati, di fatti rendendo illegale la combustione dei residui vegetali agricoli. 3 «Xylella fastidiosa, la più grave minaccia dell olivicoltura italiana», di Luigi Catalano in L informatore agrario 16/ Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n Attuazione della direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro l'introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali. L'articolo 3, ad esempio, individua nel commercio di legnami una delle maggiori criticità, parlando di tronchi decorticati e non: le buona prassi (e la ragionevolezza) richiederebbe che i tronchi importati arrivassero decorticati e trattati contro insetti del legno, sia per la qualità ma soprattutto perché le malattie pandemiche sono soventemente legate a questi vettori. Ma chi è incaricato di queste verifiche? Chi ci renderà, ad esempio, gli olmi secolari che un tempo disegnavano il nostro paesaggio sterminati dalla grafiosi, il cui agente causale è il fungo Ophiostoma ulmi la cui diffusione fu facilitata da un coleottero ospite delle cortecce di legname importato dall Asia, e che ha distrutto il 100% delle piante adulte riducendo, in tutta Europa, l olmo ad un arbusto? 5

6 Di chi la colpa? Qui i pesticidi poco c'entrano; certo seguire agricoltura biologica e non intensiva (pesticidi ed erbicidi) è importante, ma l'adeguata gestione preventiva del rischio fitosanitario e le aree di quarantena sono un'emergenza nazionale ed europea, e inquietante è la loro carenza, ad esempio, in zone aeroportuali. La Penisola è già di per sé particolarmente esposta al rischio per la sua posizione nel Mediterraneo, al centro di intense rotte commerciali e turistiche, nonché per le condizioni climatiche particolarmente favorevoli all acclimatamento di specie esotiche: le piante autoctone nella loro evoluzione non hanno mai conosciuto questi patogeni e pertanto non sanno come difendersi. Bisogna però maturare la consapevolezza che la minaccia non è solo le specie vegetali e l economia ad esse connesse, ma finanche per la biodiversità, la natura, e quindi la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro paesaggio, la nostra storia! Marco Tiberti Responsabile Agromafie G.R.E. Lazio Carlo De Falco Presidente G.R.E. Lazio 6

7 INTRODUZIONE Se qualcuno avrà sradicato o avrà abbattuto un olivo, sia di proprietà dello Stato sia di proprietà privata, sarà giudicato dal tribunale e se sarà riconosciuto colpevole verrà punito con la pena della morte. ARISTOTELE, Costituzione degli Ateniesi, IV sec. a.c. L'olivicoltura, per la natura della specie e per la collocazione geografico-socio-economica, ha avuto sempre un ruolo di identità con la regione Mediterranea. Per le caratteristiche intrinseche di tenacia, resistenza e resilienza, tra le colture arboree del Mediterraneo è stata, più di altre, simbolo di sostenibilità. La concorrenza delle altre colture, erbacee e arboree, ha limitato la coltivazione dell olivo ad aree spesso marginali, con una scarsa redditività per le altre colture. Si tratta, infatti, di una specie rustica, capace di dare produzioni anche in condizioni colturali o pedologiche difficili, caratterizzate da terreni poveri di sostanza organica, nutrienti e acqua. L ulivo è una delle specie di più antica domesticazione nel bacino del Mediterraneo. Le varietà coltivate si sono differenziate geneticamente in vari ambienti, adattandosi anche ai vari parassiti, con i quali si sono coevolute sviluppando tolleranze o resistenze. Problemi d adattamento si hanno in ambienti marginali, al limite dell areale tipico della specie, compresi i terreni eccessivamente impoveriti dal punto di vista biologico e le condizioni di eccessiva influenza delle attività antropiche (artificializzazione). In buona parte della Puglia l olivo rappresenta la nota caratteristica del paesaggio e numerosi sono in questa Regione gli olivi millenari ricavati da piante spontanee innestate spesso decine di volte. Tuttavia, questo ricchissimo patrimonio è andato negli ultimi anni a deteriorarsi a causa di pratiche agricole squilibrate, con immissione di sostanze chimiche tossiche, ma anche a causa dell abbandono delle pratiche agricole tradizionali. Parassiti e malattie, favoriti da incuria e disinformazione, sono i fattori determinanti della crisi produttiva della coltura dell olivo degli ultimi anni nell intero territorio nazionale che sta determinando pesanti conseguenze sia in campo economico che paesaggistico e ambientale (Longo & Signorile, 2015). Scopo della ricerca scientifica in questo ambito è ridurre gli impatti ambientali, abbattere i costi di gestione e garantire nello stesso tempo un adeguata qualità della produzione. 7

8 CARATTERISTICHE ECOLOGICHE DI XYLELLA FASTIDIOSA Xylella fastidiosa è un batterio Gram-negativo non-flagellato, aerobico, non sporigeno, che si insedia e si moltiplica esclusivamente nei tessuti xilematici attivi ( alburno, xilema secondario attivo) delle piante. Xylella fastidiosa, rilevata come parassita degli agrumi, è stato il primo batterio patogeno di cui sia stato sequenziato l'intero genoma (Simpson et al., 2000). Questo batterio è capace di attaccare, oltre all olivo, diversi tipi di piante, fra le quali vite, pesco, mandorlo, agrumi, caffè. In altri casi la specie, pur permanendo all interno degli individui vegetali infettati, non mostra segni di patogenicità. In totale, le specie di piante che hanno mostrato di essere ospiti di Xylella fastidiosa sono oltre 150, fra le quali molte infestanti (EFSA PLH, 2015b). È stata descritta per la prima volta nel 1987 negli Stati Uniti come la causa della malattia di Pierce (PD) della vite (Davis et al., 1978). Il suo quadro sintomatico su alberi da frutta era già stato osservato nel 1890 negli Stati Uniti d America, come Phony Peach Disease (PPD) che colpisce il pesco (Janse & Obradovic, 2010; Schaad et al., 2004). Nel 1993, in Brasile, è stata identificata come la causa della Clorosi variegata degli agrumi (CVC) o malattia X degli agrumi, già osservata nel 1987 negli agrumeti brasiliani a sud di Minas Gerais e nella regione settentrionale di Sao Paulo (Wells et al., 1987; Rossetti e De Negri, 1990; Chang et al., 1993). In Brasile, Xylella venne isolata nel 1995 su piante malate di caffè (Coffea arabica), questa variante è risultata anche patogena per gli agrumi. La prima segnalazione confermata nel Mediterraneo risale al 2005, su mandorlo in Turchia (Güldür et al., 2005). Per quanto riguarda l Unione Europea, oltre al recente caso pugliese, Xylella è stata rinvenuta in Francia nel 2011 su una pianta di albicocco, ma successivi controlli e analisi non hanno confermato il caso. Nel 2012, sempre in Francia, è stato rilevato il batterio su piante di caffè originarie di Ecuador e Messico, coltivate in serra, ma il focolaio venne prontamente eradicato (ANSES, 2012; EFSA, 2013). Un altro focolaio in serra è stato segnalato, sempre su caffè, in Olanda nel Il batterio, con le sue diverse varianti provoca varie malattie caratterizzate dal disseccamento rapido delle foglie come: 8 Almond Leaf Scorch (ALS) nel mandorlo, Prunus dulcis (Mircetich et al., 1976); Plum Leaf Scald (PLS) nel prugnolo, Prunus domestica (Raju et al., 1982); Coffee Leaf Scorch nel caffè, Coffea arabica (Li et al., 2001); Pecan Leaf Scorch nel noce pecan, Carya illinoinensis (Sanderlin and Heyderich-Alger, 2000); Mulberry Leaf Scorch su gelsi, Morus sp. (Hernandez-Martinez et al., 2006); Oleander Leaf Scorch - OLS nell oleandro, Nerium oleander (Purcell et al., 1998); Oak Leaf Scorch su querce, Quercus spp. (Barnard et al., 1998). È stato rinvenuto anche su aceri (Acer spp.), edera (Hedera helix), platano (Platanus occidentalis),, olmo (Ulmus americana). Infetta anche Medicago sativa (causando nanismo) e Vinca major (avvizzimento) (EFSA PLH, 2015b). Quando Xylella fastidiosa si moltiplica nei vasi xilematici della pianta ospite, ne può provocare l ostruzione. I sintomi tipici e più frequenti sono la bruscatura fogliare (leaf scorching), con disseccamenti nella parte apicale e/o marginale della lamina, disseccamenti a carico della chioma inizialmente di rami isolati e poi di intere branche e/o dell intera pianta e imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto (Janse & Obradovic, 2010). Su alcune specie, come l oleando, la necrosi si risconta anche lungo i bordi o come nel ciliegio su un ampia zona della foglia. I sintomi della CVC degli agrumi comprendono ingiallimento delle foglie, sintomi di carenza di zinco, boro e potassio nelle foglie e macchie clorotiche sulla superficie ventrale di foglie e nel caso degli agrumi, nella produzione di piccoli frutti duri, non idonei al commercio (Rossetti & De Negri, 1990). Nel caso della vite i sintomi iniziali, abbruscatura delle foglie e crescita stentata, sono di solito seguiti dalla morte della vite in 1-5 anni. L infezione acuta da X. fastidiosa porta a una notevole riduzione del tasso di traspirazione e della fotosintesi nelle foglie e dell assimilazione della CO 2, della conduttanza stomatica, della traspirazione e dei flussi linfatici. Si tratta di sintomi direttamente correlabili allo stress idrico, il meccanismo più

9 accettato della patogenicità causata dall ostruzione dello xilema da parte degli aggregati batterici (Purcell & Hopkins, 1996). I meccanismi associati alla patogenicità e virulenza coinvolgono tossine, antibiotici e sistemi di sequestro degli ioni, nonché interazioni batterio batterio e batterio ospite mediati da una serie di proteine. Ortologhi di alcune di queste proteine sono stati identificati solo in patogeni umani e animali (Simpson et al., 2000). Si diffonde facilmente, su brevi e lunghe distanze, con il materiale di propagazione o piante intere e, in loco, anche tramite innesto. Ma si trasmette in natura, da una pianta all altra, solo ed esclusivamente attraverso insetti xilemomizi, che si nutrono della linfa xilematica e sono caratterizzati da apparato boccale pungente-succhiante in grado di raggiungere lo xilema, acquisendo le cellule batteriche dalle piante infette e trasmettendole a quelle sane (Purcell & Hopkins, 1996; Cariddi et al., 2014; Saponara et al., 2014b). Lo sviluppo eccessivo di Xylella fastidiosa nello xilema delle piante ospiti è condizionato anche dalla temperatura. La sensibilità alle basse temperature invernali spiega la sua distribuzione geografica che era limitata alle aree tropicali e subtropicali. Valori compresi fra 25 e 32 C sono favorevoli alla moltiplicazione del batterio e a uno sviluppo epidemico della malattia, mentre temperature al disotto di C e superiori a 34 C influenzano negativamente la sopravvivenza del batterio nelle piante ospiti (Regione Toscana, 2014). Tuttavia, Xylella fastidiosa è stata recentemente segnalata anche in Canada (Ontario), dove le temperature possono essere piuttosto rigide (Purcell & Hopkins, 1996). Poiché le piante infettate da X. fastidiosa crescono in zone del continente americano con inverni miti e stagioni di crescita prolungate, i modelli di malattia hanno da tempo previsto che l'agente patogeno avrebbe potuto stabilirsi nei paesi del Mediterraneo, con condizioni climatiche e ambientali simili (Janse & Obradovic, 2010). Si ritiene che il movimento di vegetali destinati all'impianto sia il modo più efficace di dispersione a lunga distanza e la principale via di ingresso per X. fastidiosa in Europa (EFSA PHL, 2015b). Sino al ritrovamento di X. fastidiosa nel Salento, la diffusione del batterio era confinata principalmente nel continente americano (Stati Uniti, Messico, Costa Rica, Brasile, Venezuela, Argentina e Perù), con più rare e delimitate segnalazioni in Asia (Taiwan). In Centro e Sud America, X. fastidiosa è diventato molto nocivo a causa della rapida espansione (molto probabilmente attraverso la distribuzione di materiale di propagazione infetto) di CVC negli agrumi, e attualmente più di un terzo di tutti gli alberi nella zona ha sintomi di CVC. Vi è da segnalare che in quasi tutti i casi si tratta di agrumeti e vigneti industriali con largo uso di pesticidi di vario tipo (Aguilar et al., 2008; Goheen et al., 1973, 1978). In Brasile a partire dal 1987 la malattia ha colpito soprattutto nel territorio agrumicolo degli Stati di São Paulo and Minas Gerais (Rossetti et al., 2000), da dove gli Stati Uniti nel 2012 hanno bloccato l importazione per la presenza eccessiva di pesticidi. Figura 1 Cartografia delle temperature annue minime dal database WorldClim 5 sottospecie di Xylella fastidiosa nel mondo. Da: European Food Safety Authority, e distribuzione delle

10 Sistematica e filogenesi Questa specie di batterio mostra una notevole variabilità genetica, tanto che se ne conoscono almeno cinque sottospecie (di cui una ibrida), ciascuna delle quali può attaccare diverse specie vegetali differenti (Purcell et al., 1999; Buzombo et al., 2006; Randall et al., 2009; Nunney et al., 2010; Loconsole et al., 2014a; Nunney et al., 2014). Le più importanti, almeno dal punto di vista economico, sono la sottospecie fastidiosa (agente della malattia di Pierce della vite, del mandorlo e dell acero), e pauca (agente del CVC, la cui variante ceppo CoDiRO 7 sta attaccando gli olivi del Salento). Fino a un anno fa, la presenza del batterio era nota soltanto in America (Brasile, Centro America, USA e Canada). Le sottospecie fastidiosa e multiplex (simpatriche in Nord America) possono condividere il mandorlo come pianta ospite. Il progenitore comune alle tre sottospecie Nord Americane si ritiene risalga a circa anni fa (Nunney, 2010). Figura 2 - Distribuzione delle sottospecie di Xylella fastidiosa, e rotte di introduzione di alcune sottospecie (da: Almeida & Nunney, 2015) CoDiRO: Complesso del Disseccamento Rapido dell'olivo)

11 Tabella 1 Segnalazioni delle diverse sottospecie di X. fastidiosa Sottopecie, Piante affette da patologia Primo report Note varietà Xylella Vitis vinifera (vite), Medicago spp. introdotta in fastidiosa (erba medica), Prunus dulcis USA nel 1800 subsp. (mandorlo), Acer spp. (acero), dal Costa Rica fastidiosa Coffea arabica (caffè) Xylella fastidiosa subsp. morus Xylella fastidiosa subsp. multiplex, PPD, PLS Xylella fastidiosa subsp. pauca, CVC, CLC Xylella fastidiosa subsp. sandyi, OLS Xylella fastidiosa subsp. tashke Vaccinium spp. (mirtillo) Prunus persica (pesco), Ulmus spp. (olmo), Prunus domestica (susino), Ficus sycomorus (sicomoro), Prunus dulcis (mandorlo) Citrus spp. (agrumi), Coffea arabica (caffè) Nerium oleander (Oleandro) Chitalpa tashkentensis USA USA agrumi: 1987, Brasile; caffè: 1995, Brasile 1993: California meridionale USA (New Mexico meridionale, Arizona) Bassa variabilità genetica Ibrido tra la sottospecie multiplex, endemica, e la sottospecie fastidiosa proveniente dal Costa Rica Endemica nel Nord America temperato e subtropicale Endemica in Sud America Trovata solo nelle regioni meridionali degli Stati Uniti Trovata solo nelle regioni meridionali degli Stati Uniti Xylella fastidiosa subsp. fastidiosa Introdotta in USA nel 1800 dal Costa Rica, è responsabile del morbo di Pierce della vite (Buzombo et al., 2006) e causa malattie al mandorlo, all erba medica e, in Centro America, al caffè (Nunney et al., 2010). La Malattia di Pierce (PD) è diffusa da certi tipi di cicaline noti come sharpshooters. E' conosciuta solo nel Nord America, in una piccola parte dell'america Centrale ed è stato riscontrato in alcune parti del Sud America. È presente in alcuni vigneti della California ogni anno, con le perdite più drammatiche che si verificano nella Napa Valley e in alcune parti della valle di San Joaquin. In Florida e altri stati del sud-est, ha precluso la produzione commerciale di varietà europee, ma alcune uve moscato e ibridi di specie americane di uve selvatiche con uva europea sono tolleranti o resistenti al PD. La presenza della malattia sembra essere limitata a porzioni del Nord America, con inverni miti essendo meno diffusa dove le temperature invernali sono più fredde, come ad esempio ad altitudini più elevate e alle latitudini più settentrionali. Il batterio è stato trovato in tutti gli stati del sud che producono uve commerciali; dalla Florida alla California, in Messico e America Centrale (University of California). La produzione di uva negli Stati Uniti sud-orientali (ad esempio Florida, Georgia) è considerata economicamente irrealizzabile, perché X. fastidiosa è ivi endemica e i vigneti sperimentali vengono distrutti entro pochi anni dalla piantagione (Anas et al., 2008). Negli stati del sud-est, dalla Florida attraverso il Texas, PD è l' unico ostacolo per la coltivazione di uve di tipo europeo (Vinifera). X. fastidiosa subsp. fastidiosa, prelevata da piante ospiti diverse e da diversi Stati del Nord America, ha una variabilità genetica minima, coerente con l ipotesi che un ceppo fondatore possa essere stato introdotto dal Costa Rica nel 1800 tramite l importazione di piante di caffè (Nunney, 2010). Da notare che per l importazione di piante ornamentali, non è prevista una quarantena come per le piante ad uso agricolo e alimentare (e questo sembrerebbe una probabile via di contagio). 11

12 Xylella fastidiosa subsp. morus Patogeno per il mirtillo, si è diffuso recentemente negli USA. Il suo genoma, presenta una variazione genetica minima ed è il risultato di ricombinazione omologa intersubspecifica (IHR) tra la sottospecie multiplex, endemica, e la sottospecie fastidiosa proveniente dal Costa Rica (Nunney et al., 2014). La ricombinazione plasmidica può avvenire in natura, ma tassi così elevati di ricombinazione, come in questo caso, sono stati osservati solo in laboratorio. Xylella fastidiosa subsp. multiplex Sottospecie endemica nel Nord America che colpisce pesco, olmo, pruno, sicomoro, mandorlo. Negli Stati Uniti colpisce specie agricole di importazione, per le quali è stato possibile, dopo lo stress dovuto alle prime infezioni, sviluppare o diffondere varietà resistenti. In California, X. fastidiosa subsp. multiplex è stata isolata sugli olivi, è risultata patogenica per l oleandro e il mandorlo, ma non per la vite (Krügner et al., 2014). In uno studio in California si riporta che solo il 17% degli alberi di olivo con sintomi risultano positivi per Xylella fastidiosa e per altro con scarsa patogenicità (low efficiency). Gli autori concludono che i loro studi mostrano una non significativa correlazione tra i sintomi osservati sugli alberi d olivo e l infezione batterica. E per finire, ritengono che in California il batterio non può essere considerato la causa della bruciatura delle foglie o disseccamento dei rami (malattia simile a quella del CoDiRO), ma al massimo gli olivi potrebbero contribuire alla epidemiologia delle malattie indotte dal batterio (Krugner et al., 2014). Inoltre, X. fastidiosa subsp. multiplex infetta vari alberi nativi nel Nord America come le querce e Liquidambar styraciflua (Hernandez-Martinez et al., 2006; Schaad et al., 2004; Schuenzel et al., 2005). Negli Stati Uniti, sono stati rilevati vari ceppi che possono produrre sintamotologie in vari alberi caducifogli (Harris & Balci, 2015), come evidenziato in tabella 2: Tabella 2 Specie forestali, negli USA (Harris & Balci, 2015), infettate dai diversi ceppi di X. fastidiosa. Ceppo Specie infettata ST8 Platanus occidentalis ST9 Quercus rubra, Quercus palustris, Quercus coccinea, Quercus phellos ST-41 Ulmus americana Secondo ricerche condotte all Università di Berkeley in California (Krugner et al., 2014), il 17% degli alberi d olivo con sintomi di CoDiRO risultano positivi per Xylella fastidiosa subsp. multiplex. Gli autori del lavoro concludono che i loro risultati mostrano una correlazione non significativa tra i sintomi osservati su olivo e l infezione da Xylella (Krugner et al., 2014). Xylella fastidiosa subsp. pauca Sottospecie originaria del sud America, che attacca agrumi (primo report nel 1987 in Brasile) e caffè (primo report in Brasile nel 1995). Attualmente assente negli Stati Uniti. Nel 2013, X. fastidiosa subsp. pauca è stata identificata su piante di olivo in Puglia, dove si è ritenuto fosse coinvolta nel loro rapido disseccamento (Carlucci et al., 2013). Il genotipo del ceppo di X. fastidiosa presente in Italia è considerata attualmente una variante genetica all'interno della sottospecie (Cariddi et al., 2014). Secondo il Comitato Fitosanitario permanente a Bruxelles, il ceppo ha specifiche peculiarità che lo rendono diverso da quelli riscontrati in altri continenti da cui la denominazione Xylella fastidiosa sottospecie pauca ceppo CoDiRO (Complesso del Disseccamento Rapido dell' Olivo) con specifici ospiti vegetali ad esso associati. Utilizzando la tipizzazione genetica è stato proposto che il ceppo del Salento sia una sottospecie nuova, distinta da quelle sottospecie precedentemente conosciute imparentata filogeneticamente alla subsp. pauca del Brasile (Elbeaino et al., 2014a). È stato dimostrato che il ceppo presente in Italia è molto omogeneo ed è identico a una variante che infetta oleandro (Nerium oleander), mango (Mangifera indica) e noce macadamia (Macadamia integrifoliae; M. tetraphylla) in Costa Rica (Loconsole et al., 2014a; Nunney et al., 2014). La sottospecie pauca del Brasile non dimostra virulenza nei confronti dell ulivo. L unica segnalazione nota di infezione di Xylella su olivo era stata riscontrata in California e attribuita a X. fastidiosa subsp. multiplex. 12

13 Sequenze ottenute da esemplari infettati in natura di Philaenus spumarius, Neophilaenus campestris e Euscelis lineolatus (Elbeaino et al., 2014b) sono identiche al % con X. fastidiosa DNA fragments OL-X4-5 (accessione n HG532021) e OL-G (accession No. HG532022) ottenuti da olivi pugliesi. Questi campioni condividono il 98% con I ceppi della sottospecie fastidiosa GB514 (accessione n CP002165, Texas, USA) e M23 (CP dalla California, USA) e il 97% con il ceppo pauca 9a5c (AE003849). Le indicazioni molecolari raccolte dall Università di Bari indicano che il ceppo salentino di X. fastidiosa appartiene a un genotipo che non infetta vite o agrumi ed è dotato di scarsa patogenicità per l'olivo. Di ciò è stata data notizia al Servizio Fitosanitario Regionale e al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali; inoltre, se ne è parlato nei numerosi incontri con tecnici e agricoltori che si sono tenuti nelle zone colpite. In conclusione, vi sono al momento evidenze che indicano come X. fastidiosa da sola non sia in grado di indurre lo stato patologico ed altri fattori interagiscono nell eziogenesi del disseccamento rapido dell'olivo (Martelli, 2013). Xylella fastidiosa, sottospecie pauca, la stessa trovata in Salento, è stata isolata anche su ulivi argentini con sintomi di bruscatura nel dicembre 2013, successivamente quindi al ritrovamento in Italia. Si tratta della stessa sottospecie, ma non del medesimo ceppo (CoDiRO). In Argentina è stato avviato un monitoraggio su vasta scala senza, finora abbattere alcun albero d ulivo, mentre in Puglia, nonostante il Piano Silletti fosse stato bloccato dal TAR e dal Consiglio di Stato, le ordinanze per lo sradicamento degli alberi hanno continuato a essere notificate ai proprietari fino a quando la Procura di Lecce, a conclusione di un inchiesta giudiziaria sulla Xylella, ha bloccato lo sradicamento, sequestrando tutti gli ulivi da abbattere 8. Negli ultimi due anni in Puglia sulla gamma di piante ospiti della X. Fastidiosa i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno esposto varietà d importanti colture perenni al batterio tramite inoculo artificiale ed esposizione su campo a insetti vettori infetti. Sono state sottoposte a sperimentazione colture mediterranee come olivo, vite, agrumi, mandorlo, pesco, ciliegio e susino, specie forestali come il leccio e specie ornamentali come l'oleandro e la poligala mirtifoglia. Il progetto è stato finanziato dall'efsa. Le piante di olivo sottoposte a inoculo hanno evidenziato i medesimi gravi sintomi (disseccamento e deperimento) osservati sulle piante in campo aperto. Non tutte le varietà di olivo, però, hanno risposto allo stesso modo. Ad esempio sembra che il batterio impieghi più tempo a colonizzare - con una concentrazione inferiore di batteri - le cultivar Coratina, Leccino e Frantoio rispetto alla Cellina di Nardò, che è una delle cultivar più comuni nella zona infetta 9.. Allo studio hanno partecipato anche tre dei ricercatori indagati dalla procura di Bari: Maria Saponari e Donato Boscia del CNR e Vito Savino del Basile Caramia. La sottospecie presente nel Salento è assolutamente peculiare, diversa da ogni altra pauca di cui si ha finora conoscenza. Giuseppe Surico e Francesco Rinaldi, consulenti incaricati dalla Procura di verificare il fenomeno nel Salento, ipotizzano che possano essere avvenute introduzioni di Xylella anche da altre località, oltre che dal Costa Rica e che, essendo arrivato molto tempo addietro (forse un ventennio) il batterio ha avuto il tempo di subire modificazioni genetiche 10. Attualmente, l unico laboratorio accreditato ad eseguire analisi validate su Xylella è il centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura Basile Caramia di Locorotondo 11. L Istituto è stato contestato dagli Ispettori europei 12. L Istituto Basile Caramia ha presentato la domanda ad Accredia, l ente italiano deputato dallo Stato a rilasciare gli accreditamenti per le analisi di privati che sono così validate, dopo il 15 ottobre 2013, cioè successivamente alla comunicazione del CNR di Bari e dell Osservatorio fitosanitario regionale 8 Tiziana Colluto, Xylella, sequestrati tutti gli ulivi da abbattere: 10 indagati. C è anche commissario straordinario Silletti Il fatto quotidiano 18 dicembre Xylella, per i consulenti della Procura quella locale è una specie peculiare. Lecce Prima, 29 dicembre del Il Basile Caramìa, diretto da Vito Nicola Savino, già presidente del corso di laurea in Agronomia presso l Università di Bari, è una fondazione privata con partecipazioni pubbliche. Tra i soci la Regione Puglia, lo IAMB di Valenzano, l Università di Bari, l Università di Foggia, il Centro ricerca e conservazione vegetali (CRPV), il Comune di Otranto, la Coldiretti e alcuni istituti d istruzione superiore. 12 Marilù Mastrogiovanni: Xylella. Lo strano monopolio del Basile Caramia. 13

14 al Ministero relativa alla presenza di Xylella. La Xylella è stata isolata in laboratorio dal CNR mesi dopo, mentre il certificato dell accreditamento per effettuare analisi validate arriva al Caramìa il 16 ottobre I primi 104 ulivi sono stati tagliati in Provincia di Lecce nell aprile 2014, prima che il Caramìa, che pure ha partecipato ai test su Xylella (Elisa, ring test) avesse il certificato di accreditamento, che porta la data del 16 ottobre Le metodiche validate da Accredia sono contestate poco dopo l accreditamento dagli ispettori UE, che hanno visitato il Caramìa dal 18 al 23 novembre 2014, trovandovi difetti tali da compromettere la validità dei risultati, quali la possibile contaminazione dei campioni e la non affidabile interpretazione dei risultati delle analisi. Xylella fastidiosa subsp. sandyi Sottospecie californiana identificata nel 1993 nella California meridionale e nel Texas (Purcell et al., 1999) che attacca l oleandro. Non risulta nativa e la prima epidemia è stata registrata negli Stati Uniti nel 1980 (Nunney et al., 2010). Xylella fastidiosa subsp. tashkei Associata a sintomi di bruscatura della foglia in Chitalpa tashkentensis, una pianta ornamentale comune nel sud-ovest degli Stati Uniti. Per un certo numero di anni, molti alberi di Chitalpa nel sud del New Mexico e Arizona hanno mostrato sintomi di bruciature fogliari (Randall et al., 2009). I tempi di differenziazione delle sottospecie di Xylella sono stati calcolati in anni mentre per i ceppi in più di mille anni. I tassi di sostituzione suggeriscono che le sottospecie delle zone temperate (ad es. X. fastidiosa subsp. multiplex) si sono separate dalle forme più tropicali (X. fastidiosa subsp. fastidiosa e subsp. sandyi) almeno anni fa e forse più di anni (Schuenzel et al., 2005; Nunney et al., 2010). Figura 3 - Albero filogenetico di sottospecie e ceppi nord Americani e tempi di divergenza (Schuenzel et al., 2005) Una genesi naturale di nuove sottospecie dovrebbe far presumere un alto tasso di mutazioni spontanee e una selezione naturale molto forte, sia da parte della specie vegetale ospite, che da parte dell insetto 14

15 vettore (Saponari et al., 2014b), tale da creare differenziazione in pochi anni. Non si può, al momento, escludere una mirata selezione di nuovi ceppi virulenti per finalità evidentemente economiche. Figura 4 - Albero filogenetico dei ceppi di Xylella (da Simpson et al., 2000) Va segnalato che le analisi genetiche condotte su Xylella non hanno tenuto conto di eventuali variazioni epigenetiche. L epigenetica ha dimostrato che il sequenziamento genico può essere fuorviante. Due ceppi geneticamente identici potrebbero essere diversi a livello epigenetico. Purtroppo questo aspetto è ancora trascurato dalle analisi di sequenziamento, anche se i batteri passando da una specie ospite ad un altra potrebbero cambiare a livello epigenetico. Ciò potrebbe spiegare perché lo stesso ceppo genetico attacca specie diverse. La perizia effettuata da Giuseppe Surico, patologo vegetale, e Francesco Ranaldi, biochimico, entrambi dell Università di Firenze su incarico della procura di Lecce 13, conferma la presenza di Xylella fastidiosa subspecie pauca, ceppo Codiro, identificata dai ricercatori di Bari nel Allo stesso tempo, emerge però che potrebbero esistere anche altre popolazioni di Xylella in Salento. Questo implicherebbe che il batterio è presente nell area da lunghissimo tempo. Alcune popolazioni di Xylella salentina presentano mutazioni all interno della sequenza dei 7 geni, che ne stabilisce la parentela con il ceppo costaricano correlato al Codiro. In una pubblicazione dell istituto di ricerca Iam di Bari del 2014 si parla di altre popolazioni di Xylella, ma le conclusioni dell articolo non tengono conto di tale variabilità, che non è commentata (Elbeaino et al., 2014). Anche nelle sequenze genetiche ottenute dallo Iam di Bari si riscontravano mutazioni nei sette geni. ma, a partire da maggio 2015, i periti hanno visto via via sparire da Genbank 14 le sequenze geniche di Xylella. Pertanto, conclude la perizia è da verificare se in Salento sono presenti popolazioni di Xylella diverse fra loro, come sembrano indicare taluni dati raccolti dagli stessi ricercatori e mai da essi, inspiegabilmente, adeguatamente commentati. Se i riscontri di Surico e Ranaldi dovessero essere confermati da ulteriori analisi, ciò indicherebbe che Xylella è in Salento da così tanto tempo da aver avuto il tempo di subire modificazioni genetiche. I 13 I cui estratti sono stati pubblicati dal Fatto Quotidiano del 25 gennaio GenBank è una banca dati gratuita del NIH che contiene le sequenze di DNA accessibili al pubblico (più di 900 genomi completi, incluso quello umano). 15

16 periti ipotizzano che si possa essere ricombinata con ceppi introdotti successivamente in Puglia e da più parti del mondo, non solo dal Costa Rica, dando forse origine ad una varietà virulenta per l olivo. Lo studio pubblicato il 2 marzo 2016 sulla rivista "European Journal of Plant Pathology" confermerebbe che all'origine dell'epidemia di disseccamento degli olivi salentini c'è il ceppo di Xylella indicato con la sigla ST53 che sarebbe sbarcato in Puglia con piante provenienti dal Costa Rica. I ricercatori del CNR di Bari hanno analizzato una ventina di campioni: quattro provenienti da piante di caffè importate da alcuni vivai del nord Italia dal Costa Rica attraverso l Olanda, gli altri 15 da piante presenti in territorio salentino. Secondo lo studio Xylella è entrata nel nostro Paese almeno cinque volte. Le piante di caffè sono infatti risultate positive per il patogeno e immediatamente distrutte. Il sequenziamento del DNA dei batteri presenti nei campioni prelevati ha identificato ceppi diversi ST72, ST73 e ST76 appartenenti a sottospecie differenti, una delle quali è pauca (ST73), come il ceppo CoDiRo, mentre per le altre due la classificazione è ancora dubbia. Gli altri 15 campioni (nove olivi, un oleandro, un mandorlo, un ciliegio, una pervinca, un mirto e una pianta di rosmarino) sono stati prelevati in Salento in zone diverse per coprire l intera area contaminata. È giunto il momento che l Europa faccia una riflessione seria anche sulle procedure di importazione e di quarantena delle specie vegetali da paesi a rischio. Xylella e biotecnologie Alla fine degli anni 90 è stata effettuata la sequenza completa del genoma di Xylella fastidiosa subsp. pauca (ceppo 9a5c) in Brasile, la prima tra tutte le sequenze di genomi batterici fino ad ora realizzate (Simpson et al., 2000). Dal 2000 al 2003 sono stati sequenziati i genomi di ulteriori ceppi: Dixon isolato da mandorlo, il ceppo Ann1, isolato da oleandro, e Temecula-1, isolato da vite. Il progetto di ricerca per la sequenziazione del batterio, svoltosi in Brasile, nel 2002, ha dato vita ad Alellyx, società che studia le piante resistenti a Xylella, acquistata nel 2008 dalla Monsanto. La conoscenza del genoma di Xylella fastidiosa ha permesso di confrontare i genomi di differenti ceppi patogeni (Bhattacharyya et al., 2002 a,b). Nel 2003 è stato effettuato il confronto genomico tra il ceppo patogeno per la vite con quello degli agrumi (Van Sluvs et al., 2003). La conoscenza dell organizzazione del genoma permette di manipolare i geni che controllano i segnali chimici responsabili dell interazione tra batterio e insetto vettore e tra batterio e pianta ospite. Una volta identificati i determinanti della specificità ospite - patogeno e i determinanti della virulenza, è possibile selezionare in laboratorio i ceppi batterici con virulenza specifica nei confronti di una varietà vegetale da sostituire con un altra varietà resistente, ottenuta con mutagenesi artificiale nell ambito dell ingegneria genetica. Presso l Università di Berkeley è stato dimostrato che è possibile, mediante la modificazione genetica di un plasmide, aumentare la virulenza di Xylella. Il nuovo ceppo, agente della malattia di Pierce della vite, presenta il gene mutato rpff, ed è più virulento del tipo selvatico quando inoculato meccanicamente nelle piante (Newman et al,. 2003). È stato anche dimostrato come X. fastidiosa possa scambiare DNA con un tasso relativamente elevato quando differenti ceppi ingegnerizzati con geni per la resistenza ad antibiotici insieme a ceppi con geni noti per specifiche funzioni si fanno sviluppare insieme in vitro (Kung et al., 2011). Ci si dovrebbe attendere un elevato tasso di ricombinazione genetica tra ceppi endemici e ceppi nuovi anche in natura, ma ciò negli USA non è stato ancora osservato tra X. fastidiosa subsp. multiplex (endemica) e X. fastidiosa subsp. fastidiosa (introdotta nel 1880 dal Costa Rica). Questa variazione dovrebbe essere generata dalla ricombinazione omologa intersubspecifica (IHR). In pratica, sembrerebbe che sia possibile manipolare geneticamente il batterio, col fine di contagiare interi gruppi vegetali a vantaggio del mercato GM. A partire dalla seconda metà degli anni 2000, l isolamento e la manipolazione genetica sono stati privatizzati e le ricerche pubblicate non contengono elementi e conoscenze suscettibili di utilizzi economici (Pingali & Traxler, 2002; Frischmann et al., 2014). Gli studi diffusi nel 2008 dalla rete europea di batteriologi, costituitasi nell ambito dell iniziativa COST 873, hanno dimostrato che, di tutte le specie batteriche elencate, solo Liberibacter spp. e Xylella fastidiosa, entrambi patogeni per gli agrumi, potrebbero essere considerate tali da soddisfare i criteri proposti per le armi biologiche. La coltura di agrumi è la base delle industrie di succhi e frutta. 16

17 Si tratta di comparti così grandi che l eventuale penetrazione di patogeni simili potrebbe minacciare l intera economia agricola di USA ed Europa (Young et al., 2008). Le piante ospiti Il complesso delle sottospecie di Xylella fastidiosa colpisce 312 specie vegetali (EFSA, 2015a), tra cui piante coltivate di interesse agricolo (agrumi, vite, pesco, mandorlo, olivo ecc.), specie ornamentali (oleandro), essenze forestali (acero, quercia ecc.) e specie spontanee (erbe e arbusti). Tabella 3 Numero di taxa di piante infettate dalle diverse sottospecie di Xylella fastidiosa (EFSA, 2015a) Sottospecie di X. fastidiosa N Famiglie N Generi N Specie fastidiosa multiplex pauca sandyi morus Totale * *Per due specie vegetali non è ancora conosciuta la sottospecie di Xylella di riferimento In particolare focolai di X. fastidiosa hanno portato a gravi perdite di agrumi in Sud America e di viti nell America del Nord (Retchless et al., 2014). Per 175 di queste specie, l infezione è stata provocata artificialmente in laboratorio, mentre per 80 è stata ottenuta in laboratorio e osservata in Natura (EFSA, 2015a). Il batterio può essere presente in uno stato latente in molti ospiti asintomatici che costituiscono una fonte di inoculo per i vettori. Molte piante selvatiche, quali erbe, carici e alberi possono essere portatrici dell'agente patogeno, ma spesso senza che presentino sintomi. Non è stata riscontrata un'infezione sistemica di Xylella fastidiosa nella maggior parte degli ospiti asintomatici. Tabella 4 Numero di taxa di piante infettate da Xylella fastidiosa (EFSA, 2015a) Tipo d infezione Numero di specie vegetali ospiti citate nei report Infezione naturale 229 Infezione sperimentale 175 Infezione naturale e sperimentale 80 Attualmente la lista delle specie vegetali ospiti di X. fastidiosa comprende 312 specie vegetali 15 appartenenti a 192 generi e 69 diverse famiglie botaniche (EFSA, 2015a). Alberi, arbusti e specie perenni costituiscono il 79% delle specie ospiti. Si presume che piante erbacee annuali o biennali propagate soprattutto per seme rappresentino un rischio elevato per l'introduzione dei vari ceppi in Europa. 15 Esclusi i sinonimi, ibridi e registrazioni non specifiche. 17

18 Tabella 5 - Specie ospiti spontanee in Italia Famiglia Genere Specie Note Fonte Adoxaceae Sambucus spp. ENA NAK Amaranthaceae Disphania ambrosioides Neofita invasiva ENA Amaranthaceae Salsola Tragus USDA Anacardiaceae Pistachia Vera NAK Anacardiaceae Schinus Molle Neofita naturalizzata NAK Apiaceae Conium maculatum USDA Apiaceae Datura wrightii Neofita naturalizzata USDA Apocynaceae Nerium oleander NAK Apocynaceae Vinca Minor NL NAK Araliaceae Hedera Helix ENA NAK Asteraceae Ambrosia artemisiifolia Neofita invasiva USDA Asteraceae Artemisia vulgaris ENA NAK var. heterophylla Asteraceae Bidens Pilosa Neofita naturalizzata USDA Asteraceae Conyza canadensis Neofita invasiva USDA Asteraceae Lactuca serriola USDA Asteraceae Senecio vulgaris USDA Asteraceae Silybum marianum USDA Asteraceae Sonchus oleraceus USDA Asteraceae Sonchus spp. Giudizio esperto Asteraceae Xanthium spinosum USDA Berberidaceae Nandina domestica Neofita casuale NL NAK Bignoniaceae Jacaranda mimosifolia Neofita casuale NAK Brassicaceae Brassica spp. Giudizio esperto Brassicaceae Capsella bursa-pastoris USDA Brassicaceae Coronopus didymus USDA Brassicaceae Sisymbrium Irio USDA Caprifoliaceae Lonicera japonica Neofita invasiva ENA NAK Caprifoliaceae Symphoricarpos Albus Neofita naturalizzata Università di Berkeley Caryophyllaceae Stellaria media USDA Convolvulaceae Convolvulus arvensis USDA Cyperaceae Carex spp. NAK Cyperaceae Cyperus eragrostis Neofita naturalizzata USDA Ericaceae Vaccinium spp. NL NAK Fabaceae Acacia longifolia Neofita naturalizzata NAK Fabaceae Acacia saligna Neofita invasiva NAK Fabaceae Albizia julibrissin Neofita casuale NAK Fabaceae Cytisus scoparius NL NAK Fabaceae Medicago polymorpha USDA Fabaceae Medicago sativa USDA Fabaceae Melilotus spp. Giudizio esperto Fabaceae Spartium junceum ENA NAK Fabaceae Trifolium repens NAK, USDA Fagaceae Quercus rubra Neofita invasiva NL NAK Fagaceae Quercus spp. NL NAK Geraniaceae Erodium botrys USDA Geraniaceae Erodium moschatum USDA Geraniaceae Erodium spp. Giudizio esperto Geraniaceae Geranium dissectum USDA Ginkgoaceae Ginkgo biloba Neofita casuale ENA Juglandaceae Juglans spp. ENA Lamiaceae Lavandula dentata Neofita casuale ENA NAK Lamiaceae Marrubium vulgare NAK 18

19 Famiglia Genere Specie Note Fonte Lamiaceae Melissa officinalis NAK Lamiaceae Origanum majorana Archeofita NAK naturalizzata Lamiaceae Rosmarinus officinalis ENA NAK, CNR, Ufficio Osservatorio Fitosanitario Regione Puglia Lamiaceae Westringia fruticosa Neofita casuale NAK Lythraceae Lagerstroemia indica Neofita casuale NAK Magnoliaceae Liriodendron tulipifera Neofita casuale ENA NAK Magnoliaceae Magnolia grandiflora Neofita casuale ENA NAK Malvaceae Hibiscus syriacus Neofita casuale NAK Malvaceae Malva parviflora USDA Malvaceae Modiola caroliniana Neofita naturalizzata USDA Moraceae Ficus carica ENA NAK Moraceae Morus alba Archeofita ENA NAK naturalizzata Moraceae Morus nigra Archeofita ENA NAK naturalizzata Myrtaceae Myrtus communis CNR, Ufficio Osservatorio Fitosanitario Regione Puglia Oleaceae Ligustrum lucidum Neofita naturalizzata ENA NAK Oleaceae Olea europaea NAK Onagraceae Ludwigia Grandiflora Neofita naturalizzata NAK (syn.hexapetala) Plantaginaceae Plantago lanceolata USDA Plantaginaceae Veronica persica USDA Plantaginaceae Veronica spp. Università di Berkeley Platanaceae Platanus occidentalis Neofita naturalizzata ENA NAK (syn.hispanica) Platanaceae Platanus spp. ENA NAK Poaceae Agrostis gigantea USDA Poaceae Avena fatua USDA Poaceae Bromus diandrus USDA Poaceae Bromus rigidus Università di Berkeley Poaceae Cenchrus echinatus Neofita invasiva USDA Poaceae Cynodon dactylon USDA Poaceae Digitaria sanguinalis USDA Poaceae Echinochloa crus-galli USDA Poaceae Hordeum murinum USDA Poaceae Lolium perenne USDA Poaceae Lolium multiflorum USDA Poaceae Paspalum dilatatum Neofita invasiva USDA Poaceae Poa annua USDA Poaceae Sorghum halepense USDA Polygalaceae Polygala myrtifolia Neofita naturalizzata NAK Polygonaceae Polygonum arenastrum ENA Polygonaceae Polygonum lapathifolium ENA Polygonaceae Polygonum persicaria USDA Polygonaceae Rumex crispus USDA Portulaceae Portulaca oleracea USDA 19

20 Famiglia Genere Specie Note Fonte Ranunculaceae Ranunculus repens NAK Rhamnaceae Rhamnus alaternus CNR, Ufficio Osservatorio Fitosanitario Regione Puglia Rosaceae Fragaria vesca NAK Rosaceae Prunus avium ENA NAK Rosaceae Prunus cerasifera Archeofita ENA NAK naturalizzata Rosaceae Prunus cerasus Archeofita NL NAK naturalizzata Rosaceae Prunus domestica Archeofita NL NAK naturalizzata Rosaceae Prunus dulcis ENA NAK Rosaceae Prunus mahaleb NL NAK Rosaceae Prunus persica Archeofita ENA NAK naturalizzata Rosaceae Prunus serotina Neofita invasiva NL NAK Rosaceae Rubussp Università di Berkeley Rosaceae Rubus procerus NL NAK (syn.praecox) Rutaceae Citrus sinensis NAK Rutaceae Citrus spp. NAK Salicaceae Salix spp. ENA Sapindaceae Acer negundo Neofita invasiva ENA NAK Sapindaceae Acer platanoides ENA NAK Sapindaceae Acer rubrum Neofita casuale NL NAK Sapindaceae Aesculus xhybrid NL NAK Solanaceae Solanum elaeagnifolium Neofita naturalizzata USDA Ulmaceae Ulmus spp. ENA NAK Urticaceae Urtica urens USDA Urticaceae Uritca dioica Università di Berkeley Verbenaceae Phyla(Lippia) nodiflora Neofita naturalizzata NAK Vitaceae Vitis labrusca Neofita casuale NL NAK, USDA Vitaceae Vitis rupestris Università di Berkeley Vitaceae Vitis vinifera ENA Xanthorrhoeaceae Hemerocallis fulva Neofita naturalizzata Giudizio esperto Dai monitoraggi effettuati sulla flora erbacea spontanea degli oliveti pugliesi interessati dall epidemia, nessuna specie delle oltre 100 analizzate è risultata infetta, tranne pochi esemplari di Vinca minor. Tra le specie arboree, oltre all olivo, sono risultati sintomatici e infetti, il mandorlo e il ciliegio, pur se in percentuale non elevata, e alcune specie arbustive (Nerium oleander, Polygala myrtifolia, Westringia fruticosa, Spartium junceum, Acacia saligna) che potrebbero rivelarsi importanti ospiti alternativi (Saponari et al., 2014b). Da segnalare che Spartium junceum è estremamente frequente allo stato spontaneo in tutto il territorio peninsulare e che Nerium oleander è una delle più diffuse specie ornamentali. Tabella 6 - Piante ospiti su cui è stata accertata e confermata la presenza di Xylella fastidiosa (Regione Puglia, 2015) Specie (nome volgare) Note Acacia saligna (Mimosa) Neofita invasiva (Australia) Aloysia citriodora (Verbena odorosa) Ornamentale 20

21 Specie (nome volgare) Note Catharanthus rosea (Pervinca rosa)* Neofita casuale, ornamentale (Sudafrica, Madagascar) Malva* Indigena Myrtus communis (mirto) Indigena Nerium oleander (oleandro) Indigena, coltivata Olea oleuropea Indigena, coltivata Polygala myrtifolia Neofita naturalizzata (Africa) Portulaca Indigena Prunus avium (Ciliegio) Indigena, coltivata Prunus dulcis (Mandorlo) Dubbia esoticità, coltivata Quercus* Indigena Rhamnus alaternus Indigena Rosmarinus officinalis Indigena Spartium junceum Indigena Westringia fruticosa Neofita casuale, ornamentale (Australia) Vinca spp. Indigena Sorghum* Archeofita *Specie su cui la presenza di Xylella fastidiosa è stata rilevata in un analisi di laboratorio e non più riconfermata da successive analisi effettuate anche sulle stesse piante. I test per la presenza di Xylella sono stati confermati non solo per gli ulivi, ma anche per Verbena odorosa, oleandro, ciliegio, mandorlo, alcune varietà di mirto, ranno lanterno e rosmarino (generi Aloysia, Nerium, Prunus, Myrtus, Rhamnus, Rosmarinus). Il Piano di Azione presentato dal Commissario Delegato Giuseppe Silletti per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione di Xylella fastidiosa nel territorio della Regione Puglia 16 prevede l eliminazione di tutte le piante ospiti presenti lungo le strade, fossi, canali, aree verdi, ecc. con trinciatura della chioma e smaltimento (misura A1). È molto difficile eradicare il batterio distruggendo le piante ospiti, perché tra gli ospiti potenziali ci sono specie estremamente comuni (ad es. Medicago) che potrebbero essere eliminate solo con il diserbo integrale e altre caratteristiche degli habitat naturali locali, la cui eradicazione impoverirebbe ulteriormente la già pesantemente impattata biodiversità. Questo tipo di interventi, anche a scala locale, peggiorerebbero senza alcun dubbio la situazione ecologica favorendo ulteriormente i processi di artificializzazione e contaminazione chimica del territorio che sono le vere cause della crisi degli olivi pugliesi. Gli Insetti vettori Il patogeno è trasmesso in natura esclusivamente da alcune specie di insetti che si nutrono di liquidi xilematici appartenenti alle famiglie Cicadellidae, Aphrophoridae (ordine Hemiptera, sub-ordine Cicadomorpha) e Cercopidae (Homoptera) che fungono da vettori (Almeida & Purcell, 2003). Le Cicaline sono una famiglia cosmopolita ad elevata polifagia, e tale aspetto risulta fondamentale per lo studio delle malattie associate a Xylella fastidiosa; tali vettori, nutrendosi con varie modalità (insetti a nutrizione floematica, xilematica e parenchimatica) della linfa presente nei vasi della pianta infetta, determinano la rapida diffusione del batterio verso altre piante sane, spontanee e coltivate. È inoltre possibile il trasporto degli insetti vettori anche per centinaia di chilometri all interno dei veicoli pubblici e privati (EFSA PLH, 2015a). Attualmente sono state accertate almeno undici specie di Cicadellidi vettori del batterio in Brasile e negli Stati Uniti (Serrano et al., 2010), ma probabilmente il loro numero è superiore. L efficienza nella trasmissione di X. fastidiosa su agrumi da parte dei citati insetti varia dallo 0,3 al 30%, a seconda della 16 Vedi: 8&gws_rd=cr&ei=JzbxVbr_DsHEUuKpsYgM# 21

22 specie vettrice coinvolta (Krügner et al., 2000). Tutti gli insetti che si alimentano dei liquidi xilematici in Europa sono considerati potenziali vettori. La maggior parte delle specie di Cicadellinae ha dimostrano una capacità di acquisire e trasmettere X. fastidiosa nella vite e nella pesca, suggerendo che la trasmissione della malattia può essere un tratto comune di tutti i membri di questa sottofamiglia. Lo studio della popolazione di candidati vettori nell areale salentino interessato dalla diffusione dall epidemia, ha evidenziato imponenti popolazioni di Philaenus spumarius (sputacchina) contaminate in elevata percentuale da Xylella e in grado di trasmettere il patogeno a semenzali di pervinca. Questo insetto, frequente negli ecosistemi agrari e naturali, non è generalmente considerato dannoso (Saponari et al., 2014a). Philaenus spumarius è nota come Sputacchina media per la schiuma bianca, simile alla saliva, in cui vivono immerse le forme giovanili dell insetto. Il ciclo inizia in aprile, dalle uova e continua con cinque stadi ninfali. Gli adulti appaiono in maggio-giugno e gli accoppiamenti iniziano poco dopo la metamorfosi e durano per tutta l estate, la deposizione delle uova comincia a settembre. Figura 5 - Philaenus spumarius (foto di di Charlesjsharp 17 ) Gli esperimenti su campo hanno dimostrato che la sputacchina (Philaenus spumarius) infetta, insetto largamente diffuso in Puglia può trasmettere il batterio oltre che all olivo, anche all oleandro e alla poligala. Nessuna pianta di agrumi, vite o leccio è risultata positiva per X. fastidiosa dopo esposizione a P. spumarius infetto. Analogamente le piante di agrumi, vite e leccio non si sono infettate in modo sistemico né hanno sviluppato sintomi sospetti, se inoculate sperimentalmente 18. Neophilaenus campestris (Aphrophoridae) ed Euscelis lineolatus (Cicadellidae) sono stati indicati come potenziali vettori addizionali in quanto sono state riscontrate cellule batteriche di X. fastidiosa in alcuni esemplari, ma ad oggi non è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio (Elbeaino et al., 2014b). Va ricordato che nessun prodotto fitosanitario, a parte l olio essenziale di arancia (contenente il principio attivo limonene), è autorizzato in deroga sull olivo contro il vettore Philaenus spumarius L. (Sputacchina) e contro Xylella fastidiosa (Reg. 1107/2009, art. 53). 17 Meadow froghopper (s)" di Charlesjsharp - Opera propria, from Sharp Photography. Con licenza CC BY-SA 4.0 tramite Wikimedia Commons - pumarius) 18 La Xylella 'sta provocando la malattia degli olivi in Italia. 22

23 XYLELLA E LA LEGGE L importanza fitosanitaria di quest agente patogeno di piante varie ha indotto l Unione Europea e l Organizazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante (OEPP/EPPO) a porre in essere, sin dagli anni 90, misure cautelative volte a impedire il suo accesso nei loro territori (OEPP/EPPO, 2013). La risposta dell Unione Europea Il batterio Xylella fastidiosa è stato incluso nella lista degli organismi nocivi di quarantena dell Unione europea (allegato I AI della Direttiva del Consiglio 2000/29/CE). Questo in ragione del fatto che le potenziali piante ospiti, che comprendono agrumi, olivo, vite, mandorlo, pesco, quercia, platano e oleandro, e gli insetti che veicolano la malattia (detti "vettori") sono presenti in tutta l'ue, e le condizioni ambientali in alcune regioni sono favorevoli all insediamento del batterio. L'introduzione nell'ue di alcune piante ospiti conosciute è vietata (Citrus, Fortunella, Poncirus e relativi ibridi, ad eccezione di frutti e sementi, piante di Vitis originarie di paesi terzi e Prunus, provenienti da paesi non europei, con l'eccezione di esemplari di quelli dormienti e privi di foglie, fiori e frutti da paesi mediterranei, Australia, Nuova Zelanda, Canada e Stati continentali degli USA) 19. Nel 2015 l EFSA Panel on Plant Health ha affermato che i paesi dove vi sono vigneti dovrebbero vietare o limitare l'importazione di materiale di moltiplicazione della vite provenienti da paesi in cui c è una estesa diffusione di X. fastidiosa (EFSA PLH, 2015a). Come raccomandato dall Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante (OEPP/EPPO, 1990), le piantine importate sotto licenza, devono essere mantenute in quarantena per 2 anni e si deve dimostrare che siano prive del parassita. Le piante e la frutta importate devono essere esenti da insetti vettori di Xylella, attraverso l applicazione di trattamenti appropriati. I trattamenti con il calore hanno dimostrato di eliminare il batterio (45 C per almeno 3 ore) (Goheen et al., 1973), e rappresenta una potenziale misura fitosanitaria. Gli alberi da frutto, o parti di esse, appartenente al gruppo delle pomacee provenienti da paesi in cui è certa la presenza dei diversi ceppi di Xylella fastidiosa devono avere un sistema di certificazione affidabile, con particolare accento alla prevenzione da reinfezione di materiale sano tramite i vettori. Mentre il rischio presentato da X. fastidiosa in altri piante ospiti (quercia, pino, acero e altri) deve ancora essere valutato, i servizi di ispezione devono essere consapevoli che anche queste piante ospiti presentano un certo rischio. Considerato il rischio della sua diffusione e la sua pericolosità nei confronti di numerose specie vegetali coltivate, sono state avviate una serie di azioni comunitarie, nazionali e regionali atte ad eradicare il focolaio pugliese e a contenerne la diffusione sul territorio nazionale. Con la Decisione di esecuzione 2014/497/UE del 23 luglio 2014, recepita a livello nazionale con DM 2777/2014 del MIPAAF, si abroga la Decisione di esecuzione 2014/87/UE che di fatto proibiva lo spostamento di piante destinate alla piantagione in uscita dalla provincia di Lecce, Regione Puglia, Italia (art.1). Si stabiliscono norme per l introduzione nell Unione Europea di piante provenienti da paesi terzi per i quali è nota la presenza dell organismo specificato, si danno le definizioni di zona infetta e zona cuscinetto (art.7), nell Allegato II si definiscono le condizioni per lo spostamento all interno dell Unione di piante specificate di cui all art.3. La Decisione 20 auspica prescrizioni specifiche in materia di registrazione, controllo e situazione dei luoghi di produzione, come anche di ispezione, campionamento, analisi e trasporto delle piante specificate, al fine di assicurare che le piante introdotte nell'unione siano indenni dall'organismo. Inoltre, afferma che: Per eradicare l'organismo specificato e impedirne la diffusione, gli Stati membri dovrebbero definire zone delimitate e adottare le misure necessarie. Tali zone delimitate dovrebbero essere costituite da una zona infetta e una zona cuscinetto. L'ampiezza della zona cuscinetto dovrebbe essere calcolata tenendo conto del rischio che l'organismo specificato si diffonda ad altre zone. 19 Vedi allegato III, parte A, della direttiva 2000/29/CE dell'8 maggio 2000, concernente le misure di protezione contro l'introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità. 20 Notificata con il numero C(2014)

24 (9) Se la definizione di una zona delimitata non appare necessaria per eliminare l'organismo specificato, lo Stato membro interessato dovrebbe avere la possibilità di non definire immediatamente una zona delimitata, ma dovrebbe in tal caso eliminare l'organismo specificato dalle piante sulle quali è stato rilevato inizialmente ed eseguire un'ispezione per accertare se altre piante sono state contagiate. (10) Dovrebbero essere stabilite misure specifiche per assicurare l'eradicazione dell'organismo specificato qualora ne sia stata riscontrata la presenza. Nella sezione 2 sono elencate le Misure da adottare nelle zone delimitate. Nelle zone delimitate lo Stato interessato è tenuto ad adottare le seguenti misure al fine di eradicare l'organismo specificato: a) rimuove al più presto tutte le piante contagiate dall'organismo specificato unitamente a tutte le piante che presentano sintomi tali da indicare la possibile infezione da parte di tale organismo e a tutte le piante che sono state individuate come probabilmente contagiate. Tale rimozione si effettua in modo da impedire che rimanga materiale appartenente alle piante rimosse e prendendo tutte le precauzioni necessarie per evitare la diffusione dell'organismo specificato durante e dopo la rimozione; b) effettua il campionamento e l'analisi delle piante specificate, delle piante appartenenti allo stesso genere delle piante contagiate, nonché di tutte le altre piante che presentino sintomi dell'organismo specificato entro il raggio di 200 m intorno alle piante contagiate, utilizzando uno schema di campionamento atto a confermare con un'affidabilità del 99 % che il livello di presenza dell'organismo specificato in tali piante è inferiore allo 0,1 %; c) distrugge, in situ o in un luogo vicino situato all'interno della zona delimitata e appositamente designato, le piante intere, le parti di piante o il legname che potrebbero favorire la diffusione dell'organismo specificato. La distruzione va effettuata in modo adeguato a prevenire la diffusione dell'organismo specificato; d) distrugge, in situ o in un luogo vicino, qualsiasi materiale vegetale derivante dalla potatura delle piante specificate e di piante appartenenti allo stesso genere delle piante contagiate. La distruzione va effettuata in modo adeguato a prevenire la diffusione dell'organismo specificato ad opera dei suoi vettori; e) sottopone agli opportuni trattamenti fitosanitari le piante specificate e le piante che possono ospitare i vettori dell'organismo specificato al fine di prevenire che tali vettori possano diffondere l'organismo specificato; f) individua l'origine dell'infezione e rintraccia le piante specificate associate ai casi di infezione in questione che siano state eventualmente spostate prima della definizione della zona delimitata. Alle autorità pertinenti della zona di destinazione di tali piante sono comunicate tutte le informazioni del caso relative a tali spostamenti in modo da consentire che le piante siano esaminate e ove opportuno siano applicate le misure adeguate; g) vieta la piantagione di piante specificate e piante appartenenti allo stesso genere delle piante contagiate in siti che non sono a prova di vettore; h) effettua un monitoraggio intensivo per accertare la presenza dell'organismo specificato svolgendo almeno ispezioni annuali nei periodi opportuni, analisi comprese, prestando particolare attenzione alla zona cuscinetto e alle piante specificate, nonché alle piante appartenenti allo stesso genere delle piante contagiate, in particolare per qualsiasi pianta che presenti sintomi. Il numero di campioni va indicato nella relazione di cui all'articolo 8; i) sensibilizza l'opinione pubblica circa il pericolo rappresentato dall'organismo specificato, nonché informa sulle misure adottate per impedirne l'introduzione e la diffusione nell'unione, comprese le condizioni relative allo spostamento di piante specificate dalla zona delimitata ai sensi dell'articolo 7; j) se necessario, prende misure specifiche per affrontare qualsiasi specificità o complicazione che possano ragionevolmente impedire, ostacolare o ritardare l'eradicazione, in particolare misure relative all'accessibilità e all'eradicazione adeguata di tutte le piante contagiate o sospette di esserlo, indipendentemente dalla loro ubicazione, dal fatto che siano di proprietà pubblica o privata o dalla persona o ente che ne è responsabile; 24

25 k) prende qualunque altra misura in grado di contribuire all'eradicazione dell'organismo specificato, tenendo conto della norma ISPM n (1) e applicando un approccio integrato secondo i principi stabiliti nella norma ISPM n (2). In sostanza l Unione Europea, in nome della sicurezza, ha previsto di eradicare Xylella, di distruggere le piante infette e di utilizzare qualsiasi misura compreso l uso dei pesticidi. L EFSA ha giudicato la legislazione fitosanitaria in vigore (Direttiva 2000/29/CE) inefficace a prevenire l introduzione in Europa di Xylella, poichè ha vietato di importare da paesi terzi vite e agrumi, ma ha consentito l importazione di altrettante specie ospiti a rischio. Pertanto l EFSA considera il Salento vittima dell inefficacia della stessa legislazione europea. Parallelamente vari stati climaticamente limitrofi come la Francia, la Spagna e il Portogallo premono affinché siano rafforzate le misure preventive. In Francia il 3 aprile 2015 Stephan Le Foll, ministro francese per l Agricoltura, ha deciso di bloccare l importazione di piante provenienti dalla Puglia che possono essere ospiti del batterio, ricordando che la Francia aveva già chiesto a gennaio che venissero inasprite le misure preventive europee. Donato Boscia, del CNR di Bari, ha detto 23 che la decisione del Ministro francese è eccessiva, perché ha inserito nel blocco anche piante che non possono ospitare il batterio. La movimentazione delle piante che possono essere attaccate da Xylella è già stata bloccata dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali italiano. Sulla base del Regolamento Europeo il 16 aprile 2015, un Decreto del Ministero dell'agricoltura francese 24 ha proibito l importazione dalla Puglia di un totale di 102 specie vegetali. Per l ordinanza del 22 gennaio 2016 del Tar Lazio 25, è viziata a monte tutta la filiera dei provvedimenti adottati dall Ue e dall Italia per contrastare il batterio da quarantena, ritenuto una delle concause del disseccamento degli ulivi salentini. La decisione di esecuzione varata dalla Commissione Ue il 18 maggio 2015 su cui si è basata la strategia italiana di lotta al patogeno, contrasterebbe con l atto sovraordinato da cui dipende (la direttiva del Consiglio 2000/29/CE dell 8 maggio 2000) e questo renderebbe illegittimi tutti i provvedimenti a cascata, dal decreto del ministro Maurizio Martina del 19 giugno 2015 al secondo piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti. In quella direttiva non si rinvengono norme che impongano l eradicazione di organismi vegetali sani presenti in un determinato raggio da organismi riconosciuti come infetti, senza prima dare luogo ad approfondimenti scientifici idonei a ritenere tale misura l unica idonea a evitare la diffusione di organismi nocivi. Nella decisione di esecuzione, invece, è ordinata l estirpazione di tutte le piante possibili ospiti di Xylella nel raggio di cento metri da quelle infette. Ciò che, solo a Torchiarolo, avrebbe comportato il deserto su 120 ettari a fronte di solo 40 ulivi contagiati 26. Il principio di proporzionalità avrebbe richiesto alla Commissione la rappresentazione di tutte le misure alternative possibili per poi scegliere motivatamente, tra di esse, quella idonea al raggiungimento dello scopo con il minor sacrificio, essendo oltretutto in gioco valori fondamentali (come la salute, l ambiente, il paesaggio), Per questo, il Tar condivide i dubbi avanzati dai ricorrenti 27 e chiede alla Corte di Lussemburgo di dire se la direttiva madre del 2000 nonché i principi di proporzionalità, logicità e ragionevolezza ostino all applicazione della decisione di esecuzione della Commissione europea, nella parte in cui impone di rimuovere tutte le piante ricadenti nei cento metri. E se ciò può avvenire senza adeguato supporto 21 Orientamenti sui programmi di eliminazione degli organismi nocivi Norma di riferimento ISPM n. 9 del segretariato della Convenzione internazionale per la protezione dei vegetali, Roma, L'impiego di misure integrate in un approccio sistematico alla gestione dei rischi relativi agli organismi nocivi Norma di riferimento ISPM n. 14 del segretariato della Convenzione internazionale per la protezione dei vegetali, Roma, (Carmine Volpe, presidente; Rosa Perna, consigliere; Ivo Correale, estensore) 26 Tiziana Colluto: Xylella, decide la Corte di Giustizia Ue. Tar: Gli atti europei sono illegittimi. Il Fatto Quotidiano.it, 22 gennaio La decisione del Tar Lazio è arrivata dopo la discussione di merito, il 16 dicembre scorso (prima degli avvisi di garanzia del 18 dicembre), di due ricorsi presentati da tre olivicoltori di Oria, rappresentati dall avvocato Giovanni Pesce, e ventuno di Torchiarolo, difesi dai legali Mariano Alterio e Mario Tagliaferro, con la consulenza legale di Nicola Grasso. Sono stati loro a sollevare la questione pregiudiziale. 25

26 scientifico sul nesso causale, con atto privo di idonea motivazione, prima dell applicazione preventiva di misure meno impattanti e senza prevedere alcuna forma di indennizzo a favore dei proprietari incolpevoli della diffusione dell organismo in questione. Le ordinanze della Regione Puglia Per ottemperare alle indicazioni fornite da Direttiva 2000/29/CE 28 e dal Decreto legislativo n. 214 del 19 agosto la Regione Puglia, sulla base delle informazioni provvenienti dal Servizio Fitosanitaro Nazionale, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP) CNR di Bari, Dipartimento di Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti (DiSSPA) dell Università di Bari, Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura Basile Caramia (CRSFA) di Locorotondo (Bari) e CIHEAM-Istituto Agronomico Mediterraneo (Bari), ha prodotto una serie di ordinanze molte delle quali fortemente osteggiate da proprietari, associazioni e ricercatori. Queste autorità sanitarie, amministrative, politiche parlano concordemente di situazione gravissima e affermano che l unica possibilità è isolare ogni pianta infetta, tagliarla, incenerirla e spargere antiparassitari chimici e bruciare il suolo dove ci sono le piante ospiti del vettore. Altri ecologi, agronomi, associazioni culturali e ambientaliste, pur riconoscendo la gravità del contesto, ritengono che anche gli oliveti salentini, se ben gestiti, possono guarire e che quelli gestiti in modo biologico stanno già meglio di quelli convenzionali adiacenti. Considerano del tutto irrazionali, dannose e inutili le misure draconiane, di sradicamento e avvelenamento diffuso e propongono accorgimenti mirati, naturali ed ecocompatibili. Il piano approvato dal Commissario Delegato, Giuseppe Silletti, ha stabilito la costituzione di una linea di confine con una zona cuscinetto, a ridosso della quale si deve provvedere allo sradicamento, per evitare che l epidemia si propaghi fuori dalla Puglia. Dopo che nel settembre 2013 i primi olivicultori della zona ionica segnalarono i primi sintomi di rinsecchimento fogliare di massa, la Regione Puglia ha affidato le indagini all Ufficio Fitosanitario regionale, con la collaborazione dell Istituto di Virologia del CNR. Secondo i primi studi, alla base del progressivo ammalarsi degli olivi vi era un insieme di fattori e la malattia viene denominata Complesso del disseccamento rapido dell Olivo, abbreviato in CoDiRo. Vengono identificati il fungo Phaeoacremonium, il lepidottero Zeuzera pyrina e il batterio parassita Xylella fastidiosa. In realtà l attacco da parte di questi parassiti può essere stato favorito da un eccessivo uso di insetticidi e diserbanti che ha gravemente ridotto l humus favorendo la debilitazione delle piante colpite. Tuttavia, successivamente, l attenzione si sposta sulla sola Xylella. Il batterio diventa l unico nemico da eradicare e con esso le piante infette e non infette. Il 29 ottobre 2013, la Regione Puglia adotta la delibera 2023 Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l eradicazione del batterio da quarantena Xylella fastidiosa associato al complesso del disseccamento rapido degli ulivi che divide l area colpita da Xylella in 4 zone con interventi diversificati: una zona rossa o d insediamento dove non è possibile effettuare misure contenitive all infezione perché essa è tale da impedirne l eradicazione, individuata nel territorio di Alezio, in località la Castellana ed estesa fino ai territori di Gallipoli-Taviano; una zona arancio o focolaio dove è stata accertata la presenza del batterio (di cui però non si conosce la percentuale di piante infettate da Xylella) e si ritiene possibile una sua eradicazione; una zona rosa o tampone, perimetrale alla zona focolaio o d insediamento nella quale non è stata ancora riscontrata la presenza del patogeno; una zona verde o di sicurezza ad ulteriore garanzia di contenimento. La delibera detta le misure da adottare: - estirpazione delle piante infette; - combustione del materiale di potatura; - disseccamento della parte legnosa in sito prima della movimentazione; - monitoraggio dell incidenza delle infezioni; - divieto di movimentazione del materiale infetto; - interventi fitosanitari con pesticidi per il controllo dei vettori; 28 Direttiva 2000/29/CE concernente le misure di protezione contro l introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità 29 Decreto legislativo n. 214 del 19 agosto 2005 e s.m.i. Attuazione della direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro l introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali 26

27 - mantenimento delle superfici coltivate e non libere da erbe infestanti e spontanee; - trattamenti con insetticidi chimici sulle piante ospiti; - pulizia accurata dei canali di bonifica e irrigazione; - adozione di misure preventive su verde urbano attraverso enti e amministrazioni locali; - adempimento di ogni misura indicata dall Ufficio Fitosanitario Regionale. In base alla deliberazione si prevede che i vivai siti nella zona infetta seguano le seguenti misure obbligatorie: - sospensione del passaporto per le piante ospiti della Xylella fastidiosa; - divieto di movimentazione al di fuori di tali aree, di qualsiasi materiale vegetale delle specie ospiti della Xylella fastidiosa e in particolare olivo, mandorlo, oleandro e quercia; - distruzione immediata di tutto il lotto di piante infetto da Xylella fastidiosa; - obbligo di pulizia ed eliminazione delle piante spontanee; - obbligo di interventi insetticidi per la lotta agli insetti vettori della Xylella fastidiosa; - obbligo di effettuare la pulizia delle erbe spontanee e trattamenti insetticidi intorno dal vivaio; - adempimento di ogni ulteriore misura indicata dall'sfr. Infine i vivai siti nella zona tampone e nella zona di sicurezza devono seguire le seguenti misure obbligatorie: - obbligo di effettuare una accurata pulizia ed eliminazione delle piante spontanee; - obbligo di effettuare interventi insetticidi nel vivaio per la lotta ai vettori. - adempimento di ogni ulteriore misura indicata dall'sfr. Il 20 novembre 2013 viene emanata la Determinazione del dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Puglia n. 521 (Direttiva 2000/29/CE - D.lvo 214/2005 e s.m.i. - DGR 2023/2013: Disposizioni attuative afferenti all esercizio dell attività vivaistica in provincia di Lecce ). Tale determinazione definisce ulteriori disposizioni per la movimentazione delle piante al di fuori della provincia di Lecce: - L'allegato 1 elenca le specie vegetali (150 specie) che la letteratura scientifica definisce potenziali piante ospiti della Xylella fastidiosa. Tali piante sono soggette alle disposizioni della determinazione n. 521, a meno che non siano coltivate per l'intero ciclo vegetativo in condizione di protezione fisica totale e che siano sottoposte a un regime di certificazione che preveda protocolli specifici per il campionamento e i test. In tale caso, le piante possono essere spostate al di fuori della provincia di Lecce, dopo essere risultate negative a un test per la Xylella fastidiosa. - È consentita la movimentazione al di fuori della provincia di Lecce delle piante non elencate nell'allegato 1, se soggette alle diposizioni dell'allegato 2 (ad eccezione delle piante non ospiti delle famiglie di Coniferae, Cactaceae e Arecacea, per cui non sono previste restrizioni ai movimenti). - In base all'allegato 2, i vivai devono rispettare obblighi specifici e, prima della commercializzazione, si deve sottoporre a test per la Xylella fastidiosa l'1% delle piante della stessa specie e dello stesso lotto, sino a un massimo di 100 piante. Il campione deve essere costituito da una pianta o al massimo tre piante per campione. A fine anno l assessorato regionale all agricoltura parla di seimila olivi su 8000 ettari di terreno ed arrivano i primi finanziamenti della Regione (2 milioni) e del governo (3 milioni). Il 19 dicembre 2013 la Commissione Agricoltura della Camera segnala come discutibile il fatto che la Regione Puglia si sia avvalsa di un solo esperto (Almeida); viene ribadito che del CoDiRO non è ancora certa la natura; si ricorda che è determinante prima di avviare ogni strategia il saggio di patogenicità del batterio per capire la reale incidenza di Xylella sulla sindrome. 27

28 La Commissione ha citato vari studi che avrebbero dimostrato la non esatta corrispondenza tra Xylella e CoDiRO. L inoculazione di Xylella in ambiente protetto non avrebbe prodotto gli stessi sintomi disastrosi registrati su campo (Agromafie, 2014). Il 30 dicembre 2013 il Servizio Fitosanitario della Regione Puglia pubblica il documento rif. A0030/ recante ulteriori disposizioni tecniche per la commercializzazione di materiale di propagazione viticolo per la stagione 2013/2014. Il provvedimento è applicabile alla commercializzazione delle piante di Vitis nel 2013/2014 e prevede che tutti i lotti di portainnesto o di piante madri provenienti dai campi siano sottoposti a test di rilevazione della presenza della Xylella fastidiosa prima della loro messa in commercio. L'AU ha affermato che la priorità è stata data ai vivai, in particolare i vivai di piante di Vitis, al fine di consentire lo spostamento delle piante al di fuori della provincia di Lecce. L'SFR ha inoltre comunicato che non sono stati definiti piani di emergenza per la Xylella fastidiosa, in particolare per qualora dovessero essere rivelati nuovi casi vivai. Tali piani possono essere elaborati in un prossimo futuro. La Regione Puglia, con DGR 580/2014 individua l Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali (ARIF), Ente strumentale della Regione Puglia, per l attuazione delle operazioni di eradicazione dei focolai individuati ad aprile 2014 in applicazione delle disposizioni emanate dalla Commissione Europea, in quanto in possesso di idonee risorse umane e strumentali che possono garantire la tempestività e la corretta esecuzione delle operazioni. Con successivo DGR 2599/2014 si approva la convenzione tra Regione Puglia e Corpo Forestale dello Stato per l attuazione delle misure di contenimento di X. fastidiosa. In conclusione, nel mese di Aprile 2014, delle attività di monitoraggio effettuate sull intera regione pugliese, con prelievi vegetali e analisi per oltre campioni, il Servizio Fitosanitario Regionale ha delimitato le aree risultate a tale periodo infette da Xylella ufficializzandole con determina con n. 157 del 18 aprile 2014 e comunicandole al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e alla Commissione Europea. Con nota del 21 Luglio 2014, n. AOO_030/ (Regione Puglia, 2015), il Servizio fitosanitario regionale ha evidenziato l ulteriore aggravamento che si stava riscontrando in merito al disseccamento degli oliveti infetti da Xylella fastidiosa nella provincia di Lecce dichiarando: Alla luce dello scenario prospettato, si evidenzia che tale problematica fitosanitaria, finora gestita dal Servizio regionale, va ben oltre la normale attività gestibile da un solo Ufficio regionale a causa delle numerose limitazioni gestionali-amministrative che sono evidenziate nella presente nota. In relazione all ampiezza del territorio interessato, alla complessità degli interventi, alla tipologia delle zone di intervento (centri abitati, strade, parchi e giardini, zone incolte, ecc.), alle numerose Amministrazioni locali coinvolte direttamente e indirettamente (Comuni, Provincie, ANAS, Enti parco, Ass. ambientaliste), si ritiene che per affrontare adeguatamente tale emergenza, che giornalmente sta evidenziando una drammaticità di proporzioni sempre maggiori, sia necessario adottare in modo indifferibile e urgente strumenti straordinari e di emergenza che consentano di attivare misure per contenere la diffusione di questo batterio sia nella provincia leccese che nella Regione Puglia. A tal fine è necessario prevedere attività e misure straordinarie da adottare contestualmente a quelle già ampiamente discusse e previste nel piano di azione e inoltre: individuare stabilmente una task-force dedicata specificatamente a questa tematica con compiti di coordinamento, programmazione e controllo, che deve coinvolgere il Ministero, la Regione, le Amministrazioni locali e la forza pubblica compreso il Prefetto, con poteri definiti e operatività immediata, in grado di mettere in campo anche strumenti amministrativi straordinari cogenti; disporre di un adeguato numero di personale tecnico e amministrativo dedicato esclusivamente alla gestione di tale patogeno da quarantena. Si pone alla attenzione delle SS. VV., sulla base delle personali esperienze maturate nei numerosi anni di attività nella fitopatologia e nella gestione delle strategie di controllo dei parassiti, che la straordinaria situazione fitosanitaria che si sta registrando, a seguito della 28

29 presenza di Xylella fastidiosa su olivo, può compromettere la coltivazione di tale coltura non solo nella provincia di Lecce ma anche nell intera regione e nell intero bacino mediterraneo. A ciò si aggiunge l'ulteriore criticità dovuta ad altre specie ospiti individuate ultimamente come il ciliegio, specie coltivata in vasti areali. Sulla base di tali risultanze il Servizio Fitosanitario intensificava le attività di indagini nella zona a confine tra la provincia di Lecce e quelle di Taranto e Brindisi. Inoltre con atto di Giunta regionale n. 1842/2014 si è stabilito di ritenere quasi tutta la Provincia di Lecce infetta e di istituire due fasce ( zona cuscinetto e Cordone fitosanitario ) trasversali dal Mar Jonio al Mar Adriatico a protezione dell avanzamento delle infezioni del batterio. Vi è da segnalare che la Task Force di cui sopra, a cui partecipavano anche ricercatori del CNR, si è riunita una sola volta l 11 novembre Lo scenario ha determinato difficoltà nell applicazione della Decisione di esecuzione 2014/497/UE del 23 luglio 2014 (vedi paragrafo Normativa europea). La Regione Puglia nel rispetto di quanto sancito dalla Direttiva 2000/29/CE del Consiglio dell'8 maggio 2000 e s.m.i., che recita al comma 2 dell art. 16: Esso adotta tutte le misure necessarie per l'eradicazione o, ove non sia possibile, il contenimento degli organismi nocivi in questione ha approvato con Delibera di Giunta Regionale n del 5 settembre 2014 nuove misure da mettere in atto al fine di contrastare la diffusione del batterio e in particolare: ampliare l originaria zona infetta interessando la maggior parte della provincia di Lecce; individuare una nuova e unica "zona cuscinetto" posta a nord della zona infetta e costituita da una fascia continua che taglia trasversalmente la penisola salentina dall Adriatico allo Ionio, avente una larghezza di almeno 2 Km; individuare un cordone fitosanitario a Nord della zona cuscinetto e ad opportuna distanza dalla stessa, con larghezza di circa 2 Km, che taglia trasversalmente la penisola salentina dall Adriatico allo Ionio, nella quale esercitare un alta sorveglianza fitosanitaria, allo scopo di costituire un ulteriore barriera di sicurezza per contrastare l espansione territoriale dell organismo da quarantena verso Nord. individuare una fascia di eradicazione a ridosso della zona cuscinetto di una larghezza di 1 Km nella quale vanno eliminate tutte le piante infette. Tale delibera chiedeva alla Presidenza del Consiglio la dichiarazione di stato di emergenza fitosanitaria straordinaria. Tuttavia secondo associazioni per la protezione del territorio e di produttori biologici e numerosi ricercatori tutte queste decisioni sono state prese in condizioni di carenza di dati e scarsa informazione nei confronti degli stakeholder anche in relazione ad ipotesi e soluzioni. Inoltre viene approvato, tra l altro quanto segue: Si rende, pertanto, necessario la figura di un Commissario con poteri straordinari di intervento nelle aree interessate all eradicazione, al contenimento e alla prevenzione della X. fastidiosa con deroghe espressa alle seguenti norme: Derogare alla procedure di evidenza pubblica; Derogare alle procedure di valutazione di incidenza e di impatto ambientale; Eseguire atti coercitivi in aree pubbliche e private. Tale ipotesi di lavoro, dal tipico incedere emergenziale, viene confermata con l approvazione del Decreto Ministeriale n del 26 settembre 2014 che tra l altro recepisce la Decisione 2014/497/UE del 23 luglio L intera area ritenuta infetta e di circa ettari di cui circa ettari di oliveti. Il piano per la gestione dell emergenza proposto dal MiPAAF sulla base delle informazioni raccolte, della Decisione UE del 23 luglio e della proposta della Regione Puglia di creare un cordone sanitario per contenere e quindi limitare la diffusione del batterio anche a Nord del Salento è così articolato: 29

30 a) attuazione interventi sulla nuova zona cuscinetto, tramite un monitoraggio costante a maglie strette, abbattimento degli insetti vettori ed estirpazione di eventuali piante infette, d intesa con i Ministeri della Salute e dell Ambiente; b) potenziamento controlli sull eventuale presenza dell infezione nei vivai e blocco della movimentazione dei prodotti a rischio identificati nella Decisione UE; c) potenziamento attività di ricerca, finalizzate anche all individuazione delle piante ospiti, di varietà immuni o resistenti e di eventuali ulteriori modalità di trasmissione del batterio; d) allargamento all intero territorio nazionale del programma di monitoraggio; e) individuazione di idonei strumenti, anche finanziari, finalizzati al ristoro dei danni subiti dagli agricoltori e dai vivaisti colpiti dall infestazione del batterio; f) attivazione eventuali procedure derogatorie nei confronti dei soggetti che hanno aderito a metodi di produzione biologico o a basso impatto ambientale; g) idonea campagna di comunicazione e informazione; h) istituzione immediata di un Comitato scientifico, a supporto del Servizio fitosanitario nazionale, a cui sono chiamati a partecipare i maggiori esperti della materia, nazionali e internazionali. Nei mesi di settembre-dicembre 2014 al fine di ottemperare le disposizioni dell art 4 del D.M del 26/9/2014 la regione ha effettuato un monitoraggio capillare per individuare le zone delimitate e il cordone fitosanitario. Con la determina dirigenziale n. 54 del 13 marzo 2015 è stato definito il nuovo quadro dell'area delimitata in tutta la provincia di Lecce e in parte di quella di Brindisi e di Taranto. Con la stessa determina vengono stabile diverse zone delimitate come segue: Zona infetta da Xylella fastidiosa costituita dal territorio di tutti i comuni ricadenti nella Provincia di Lecce e dal focolaio puntiforme ubicato nel comune di Oria in provincia di Brindisi; Zona cuscinetto costituita dal territorio contiguo alla zona infetta della Provincia di Lecce e dal territorio circostante il focolaio di Oria, entrambi di larghezza non inferiore a 2 km; Zona di eradicazione di cui alla DDS n 3/2015 deve essere estesa ad almeno 15 km dalla zona cuscinetto, come rappresentata graficamente nell Allegato 1. 30

31 Figura 6 Zonazione del Piano Silletti (Regione Puglia, 2014) È stata quindi riprogrammata una nuova strategia da adottare nelle diverse zone delimitate e del Cordone fitosanitario come riportate nella Delibera di Giunta Regionale n del 5/09/2014 e successivamente nel Decreto Ministeriale n del 26/09/2014 e in particolare: Zona infetta si intende applicare quanto stabilito al comma 1 dell art. 16 della Direttiva 2000/29/Ce del Consiglio dell'8 maggio 2000 e s.m.i., che recita lo stato membro adotta tutte le misure necessarie per l'eradicazione o, ove non sia possibile, il contenimento degli organismi nocivi in questione e, pertanto, deve essere attuato quanto segue: a) trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche per il controllo degli insetti vettori potenzialmente infettanti; 31

32 b) abbattimento volontario delle piante infette a seguito di richiesta dell interessato all UPA di Lecce e previa autorizzazione da parte dello stesso; c) attività nella fascia immeditatamente a ridosso della zona cuscinetto estesa per una larghezza di circa 1 Km e negli eventuali focolai puntiformi in vicinanza della stessa, ritenuti particolarmente a rischio per la zona cuscinetto: a.i. di monitoraggio costante per individuare le piante infette o con sintomi evidenti di infezione al fine di procedere al loro immediato abbattimento da parte dei soggetti interessati e in caso di inosservanza coattivamente; a.ii. di controllo degli insetti vettori potenzialmente infettanti mediante trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche obbligatorie; d) applicazione di quanto altro stabilito dalla precitata Decisione Comunitaria. Zona cuscinetto: deve essere applicato quanto stabilito dalla precitata Decisione Comunitaria, compreso l abbattimento delle piante in caso di riscontro di piante infette e, tra l altro: a) Monitoraggio costante, sia con telerilevamento che con campionamenti in superficie su insetti e piante, al fine di confermare l assenza della infezione e di porre in essere una elevata sorveglianza fitosanitaria atta a garantire nel tempo la sanità della stessa; b) trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche straordinarie e obbligatorie per il controllo degli insetti vettori potenzialmente infettanti da effettuare anche coattivamente, ove necessario; Cordone fitosanitario: a) Monitoraggio costante, sia con telerilevamento che con campionamenti in superficie su insetti e piante, al fine di confermare l assenza dell infezione e di porre in essere una elevata sorveglianza fitosanitaria atta a garantire nel tempo la sanità della stessa; b) trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche ordinarie obbligatorie, nel rispetto delle norme di condizionalità e buone pratiche agricole; c) eventuali trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche straordinari per ridurre la presenza degli insetti vettori potenzialmente infettanti. Particolare importanza viene data al Controllo degli insetti vettori con una serie di ulteriori interventi ad alto impatto ambientale, come evidenziato nella tabella seguente: Tabella 7 Cronoprogramma degli interventi previsti dal piano Silletti Periodo Azioni Operazioni meccaniche per l eliminazione delle piante erbacee spontanee al fine di ridurre la popolazione degli stadi giovanili degli insetti vettori, mediante: Gennaio - Aprile - lavorazioni del terreno, preferibilmente con fresature, o - trinciatura delle erbe, o - pirodiserbo, o decespugliamento - trattamenti insetticidi nelle aree che presentano difficoltà di accesso. Maggio Agosto Devono essere eseguiti sulle colture almeno due interventi insetticidi per il controllo degli stadi adulti dei vettori. Devono essere eseguiti gli interventi insetticidi previsti dalle Norme ecosostenibili per la difesa fitosanitaria emanate dalla Regione Puglia, al fine di Periodo Settembre - Dicembre controllare gli stadi adulti dei vettori. Con la nomina del Commissario (Ordinanza ella Protezione civile n. 225 dell 11 febbraio 2015) e l approvazione del piano di azione presentato dallo stesso Commissario si prevedono, oltre all estirpazione delle piante infette, altri interventi distruttivi quali: Eliminazione di tutte le piante ospiti presenti lungo le strade, fossi, canali, aree verdi, ecc. con trinciatura della chioma e smaltimento (A1). Controllo dei vettori situati sulle erbe infestanti (A2). 32

33 Trattamento fitosanitario per il controllo dei vettori adulti in oliveti e frutteti (A3). Inoltre si prevede la distruzione delle specie ospiti di Xylella fastidiosa all'interno di vivai (A5). Si estendono quindi ulteriormente le aree di interventi inutili e dannosi quali l irrorazione di pesticidi e il diserbo con la deroga di ogni tipo di norma ambientale. La rilevazione di Xylella fastidiosa nei tessuti vegetali viene effettuata presso il laboratorio Basile Caramia di Locorotondo, con un protocollo dell Istituto di virologia vegetale, dal CNR e dall Università di Bari. Ogni risultato positivo viene messo a conferma presso il laboratorio di riferimento a Bari. In media vengono analizzati 150 campioni al giorno, ciascuno pagato 10 dal Servizio Fitosanitario Regionale. Il DDS n ridefinisce le aree delimitate per l organismo specificato stabilendo che la zona infetta è rappresentata dal territorio della Provincia di Lecce ricadente a Sud della zona cuscinetto e precisando l elenco dei comuni interessati nell Allegato II. Nella Determinazione del Dirigente Servizio Agricoltura del 4 marzo 2015, n , vista la comunicazione del SELGE, Consiglio Nazionale delle Ricerche Prot. n. 15/2015 del 23/02/2015 relativa al rinvenimento di infezioni di X. fastidiosa nell area della provincia di Lecce su piante di Myrtus communis L., Rhamnus alaternus L. e Rosmarinus officinalis L. e vista la comunicazione dell Ufficio Osservatorio Fitosanitario prot. n del 24 febbraio 2015 al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali relativa alla riscontrata presenza di X. fastidiosa su Myrtus communis L., Rhamnus alaternus L. e Rosmarinus officinalis L. ha ritenuto necessario disciplinare la produzione e la movimentazione dei vegetali e del materiale di propagazione vegetale su tali specie. 26 aziende agricole biologiche riunite nel Comitato S.O.S. (Salviamo Ora il Salento) hanno fatto ricorso al TAR del Lazio contro la Determina regionale e il Piano Silletti che, se attuati, avrebbero causato loro un immediato e gravissimo danno comportando la perdita della Certificazione del Bio e la chiusura delle loro aziende. Il TAR del Lazio, in data 8 maggio 2015, riconosce per queste 26 aziende biologiche la ragione del ricorso e decreta per esse una sospensiva del Piano Silletti fino al 16 Dicembre. Per queste 26 aziende del BIO, fino alla predetta data, gli alberi di ulivo non devono essere toccati e sui loro terreni non devono essere usati i micidiali e cancerogeni insetticidi o pesticidi previsti nel Piano. Dopo la sospensiva data dal TAR del Lazio alle 26 aziende del BIO la Presidenza del Consiglio, il MIPAAF, la Regione Puglia nella veste del Commissario incaricato (Silletti), si sono appellati al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR del Lazio. Il 14 maggio 2015 il Giudice del Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello dando ragione alle aziende. In data 4 giugno 2015, il Consiglio di Stato ha confermato nuovamente la sospensiva del Piano Silletti per le 26 aziende biologiche respingendo l'appello in modo definitivo. Il 18 dicembre 2015 è stata approvata, a maggioranza, con l astensione del Governo regionale, la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, con cui si impegna la Giunta a chiedere il parere dell Avvocatura regionale in merito alla correttezza e legittimità formale e sostanziale degli atti adottati e dell iter tecnico-amministrativo e giuridico derivanti dall attuazione del Piano del commissario Silletti, contenente specifiche misure fitosanitarie al fine di fronteggiare la presenza in Puglia della Xylella fastidiosa. E nel caso in cui l Avvocatura evidenzi vizi formali e/o sostanziali delle procedure e degli atti adottati, disporre tutti gli atti consequenziali. Nel testo si evidenzia che: le misure fitosanitarie adottate nel Piano bis del Commissario delegato Silletti, sono oggetto di specifici ricorsi al TAR Lazio presentati da parte di aziende agricole olivicole e/o vivaistiche e da alcune Amministrazioni comunali, e che gli interventi di abbattimento degli ulivi, in parte già effettuati e di prossima esecuzione, accompagnati da irrorazioni di fitofarmaci su vaste aree di territorio, possono determinare, se non eseguite secondo gli standard scientifici, (specialmente la misura che impone l espianto nel raggio di 100 metri di tutti gli ulivi e piante ospiti, anche solo sospettate di essere infette) gravi ripercussioni sugli equilibri dell intero ecosistema coinvolto, sull integrità del paesaggio, sull attrattività turistica del Salento e di tutta la Puglia, nonché sui

34 livelli di contaminazione delle falde acquifere e dell intera catena agro-alimentare, mettendo quindi a serio rischio perfino la salute pubblica. L 8 aprile 2016, dopo una settimana dalla pubblicazione del parere di EFSA, secondo cui lo sradicamento degli alberi è l unico strumento per contrastare l avanzamento del batterio, la Giunta della Regione Puglia guidata da Michele Emiliano approva (delibera di giunta regionale n. 459 del 2016) il nuovo Piano post-commissario Silletti. La Giunta Emiliano ha deciso che non saranno sradicati gli alberi monumentali, cioè quelli censiti e riconosciuti in base alla legge 14/2007, poca cosa rispetto alla popolazione di 60 milioni di ulivi (per la maggior parte secolari) che caratterizza il paesaggio pugliese. Nei nuovi focolai saranno sradicati gli ulivi infetti e nei 3,5 ettari tutt intorno, saranno sradicati alberi e piante potenzialmente sensibili a Xylella, tranne gli ulivi. Molte di queste specie sono spontanee e tipiche degli ambiti mediterranei, pertanto si sottolinea la necessità di valutare attentamente gli effetti di azioni che favoriscono un ulteriore perdita di biodiversità. Il caso Xylella e l arretramento giuridico dell europa nella tutela del paesaggio Luigi Cerciello Renna 31 Uno straordinario processo di europeizzazione culturale dei sistemi normativi e sociali aveva, da vent anni a questa parte, ispirato, sedimentato e costantemente vivificato l innovativo assetto di ordine concettuale in tema di Paesaggio che è oggi rinvenibile in gran parte degli ordinamenti degli Stati membri della Comunità. Adottata a Strasburgo dal Comitato dei Ministri della cultura e dell ambiente del Consiglio d Europa il 19 luglio 2000 e firmata a Firenze il 20 ottobre 2000, è stata proprio la Convenzione Europea del Paesaggio ad aver segnato uno dei momenti più alti nel processo di costruzione del diritto comunitario, rivoluzionando il modo stesso di concepire, governare e salvaguardare l intera dimensione paesaggistica del territorio. Il Trattato, primo strumento giuridico sovranazionale in materia, richiama, come ricavabile dal preambolo motivazionale, il precipuo intento di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra bisogni sociali, economia e ambiente, sul concomitante assunto che il Paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all attività economica. E, come precisato alla lett. a) dell art. 5 la Convenzione impegna gli Stati contraenti (ad oggi sono 32 quelli che l hanno ratificata) a riconoscere giuridicamente il Paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità, auspicando che ad esse sia accordato un ruolo attivo in tutte le trasformazioni territoriali. Una svolta autentica, che ritrova il proprio ubi consistam nella visione integrata e valoriale del territorio, nella codificazione del rapporto identitario instaurato tra quest ultimo e la comunità che vi insiste e nell allargamento dei processi decisionali pubblici di protezione e valorizzazione. Tanto da poter ragionevolmente asserire che la moderna edificazione giuridica del Paesaggio e il conseguente reticolato normativo sin qui determinatisi a livello comunitario abbiano contribuito a modellare il volto e la posizione dell Europa nel mondo. Tuttavia, il caso Xylella pare testimoniare che la storica onda d urto del nuovo paradigma normativo e socio-culturale imposto dalla Convenzione si sia tutt a un tratto piegata all indietro. A rivelarsi vero spartiacque di questa spinosa e controversa vicenda scoppiata alla fine del 2013, in occasione del manifestarsi e propagarsi tra gli ulivi pugliesi di un grave fenomeno di disseccamento associato al batterio Xylella fastidiosa, è la Decisione di esecuzione n. 2015/789/UE adottata dalla Commissione Europea il 18 maggio 2015, che ha peraltro orientato l azione italiana di debellamento 31 Tratto da: Luigi Cerciello Renna: il caso Xylella e l arretramento giuridico dell Europa nella tutela del paesaggio Agricolae.EU. Pubblicato il 12/05/2016 at 19:

35 del patogeno. Alla lett. a) co. 2 dell art. 6 dedicato alle misure di eradicazione, la Decisione ha sancito nei confronti del nostro Paese l obbligo di rimuovere con immediatezza, entro un raggio di 100 m attorno a quelle risultate infette, tutte le piante ospiti (ossia quelle sensibili agli isolati europei del batterio) indipendentemente dal loro stato di salute e quelle che presentano sintomi indicativi della possibile infezione o sospettate di essere infette da Xylella, che, incluso nell elenco degli organismi nocivi di quarantena riportato nella Direttiva comunitaria madre (nr. 2000/29/CE), per la prima volta a livello europeo si è insediato giustappunto nel Salento. Sulla questione, che ha innescato sia un contenzioso amministrativo che un inchiesta dell autorità giudiziaria locale, si è aperta un accesa disputa tra giuristi, esperti e ricercatori, alla quale inevitabilmente non sono rimasti estranei gli attori sociali e operatori economici territorialmente coinvolti. Tra le più ricorrenti criticità sollevate, anzitutto la grave minaccia per la salute pubblica e gli equilibri degli ecosistemi locali rappresentata dalla previsione, unitamente all imposta distruzione delle piante infette, dell obbligo di ricorso massiccio all irrorazione di insetticidi, pesticidi e erbicidi contro l insetto vettore del batterio. E, poi, il rischio di un irreparabile indebolimento dell economia agricola pugliese con ripercussioni negative sull intero sistema economico italiano, atteso che, da stime dell Istat, la regione rappresenta il 30% della produzione olivicola nazionale, il comparto regionale produce 522 milioni di euro l anno, mentre si contano 270mila imprese olivicole pari al 22% delle aziende nel Paese. Ma la Decisione di esecuzione n. 2015/789/UE è stata attaccata anche per il mancato ricorso al principio di precauzione sancito dall art. 191 del Trattato sul funzionamento dell U.E., che sarebbe stato giustificato dall alea scientifica e dall impossibilità di una valutazione completa del rischio, rilevabili nel caso di specie. Come pure perché si porrebbe in contrasto con il principio di proporzionalità di cui all art. 5 del Trattato U.E., che impone all amministrazione che emana una misura finale nei confronti del privato, un giudizio fondato sui criteri di idoneità, adeguatezza e necessarietà del provvedimento, che, adottato ad esito della valutazione di tutte le soluzioni possibili, deve comportare il raggiungimento dell obiettivo attraverso il minimo sacrificio degli interessi incisi. D altronde, il Tar Lazio, nell accogliere le argomentazioni di 24 olivicoltori pugliesi, ha chiesto alla Corte di Lussemburgo di esprimersi sulla validità dalla Decisione della Commissione Europea e degli obblighi da essa imposti nonostante l atto sia privo di un adeguato supporto scientifico, di un idonea motivazione e della previsione di forme di indennizzo a favore dei proprietari incolpevoli della diffusione del batterio. Fermo stante quanto detto, non posso non rilevare che la Decisione di esecuzione n. 2015/789/UE può configurare un caso di disparità di trattamento operato dalla Commissione Europea, ove il caso Xylella sia rapportato ad una vicenda analoga e con riguardo alla salvaguardia del patrimonio paesaggistico. Il 9 giugno 2015, quindi a meno di un mese da quella relativa al batterio Xylella fastidiosa, il medesimo Organo comunitario ha adottato la Decisione di esecuzione n. 2015/893 recante le misure per impedire l introduzione e la diffusione in Europa dell Anoplophora glabripennis, un insetto coleottero più comunemente definito, vista anche la sua origine orientale, come tarlo asiatico del fusto, capace di infestare ben venti tipi di piante a foglia larga e comparso, per la prima volta nel Vecchio Continente, in provincia di Milano nel 2000 (negli anni si è poi diffuso in gran parte della regione e nel Veneto, oltre che in altri Stati). Come per la Xylella, anche l Anoplophora, che è tra i parassiti più pericolosi per gli ecosistemi urbani e forestali, è stato considerato un organismo da quarantena ai sensi della Direttiva 2000/29/CE. Da dirsi che la diffusione di questo coleottero è stata indicata come una delle maggiori emergenze fitosanitarie che abbia mai vissuto la Lombardia e che gli esperti da anni concordano sul ritenere che il metodo di difesa più efficace contro questo coleottero sia l abbattimento e la distruzione, mediante cippatura e bruciatura, degli alberi colpiti, compreso l apparato radicale. Fermo stante ciò, la richiamata Decisione di esecuzione n. 2015/893 stabilisce, al comma 3 dell art. 7, che nelle zone delimitate (ossia quelle che comprendono l area infestata e un altra cuscinetto) gli Stati membri adottano le misure stabilite nell allegato III. La sezione 3 di quest ultimo è dedicata alle misure che i Paesi sono tenuti ad adottare nelle zone delimitate al fine di eradicare l Anoplophora glabripennis. La lett. a) contempla l immediato abbattimento delle piante infestate e di quelle con sintomi causati dall insetto, nonché la rimozione completa delle radici ove compaiano gallerie larvali. 35

36 Mentre alla lett. b) è chiesto l abbattimento di tutte le piante specificate nell atto nel raggio di 100 m intorno a quelle infestate. Sin qui, è evidente la specularità di previsione rispetto all art. 6 della Decisione di esecuzione n. 2015/789/UE sulla Xylella. Tuttavia, la predetta lettera b) in aggiunta sancisce testualmente che in casi eccezionali in cui un organismo ufficiale responsabile stabilisca che, per motivi connessi al particolare valore sociale, culturale o ambientale della pianta, non sia opportuno procedere agli abbattimenti, si proceda all esame individuale, regolare e dettagliato di tutte le piante specificate che si trovano nel raggio in questione, ma che non devono essere abbattute, per verificare se presentano o meno segni di contaminazione, nonché all applicazione di misure volte a impedire qualunque possibile diffusione dell organismo a partire da queste piante. E conclude stabilendo che le motivazioni di siffatta decisione e la descrizione delle misure vanno notificate alla Commissione nelle modalità previste dall atto. Ebbene, tale specifica prescrizione, ben connotata dal carattere della perentorietà ( le piante non devono essere abbattute ), non ricorre nel dispositivo della Decisione di esecuzione sulla Xylella. Nel merito, quest ultima richiama, nel considerando n. 7 (dedicato unicamente alla provincia di Lecce), le piante aventi particolare valore scientifico, sociale o culturale per le quali l organismo ufficiale responsabile dovrebbe avere la possibilità di attuare misure di contenimento anziché misure di eradicazione. In primo luogo, tale indicazione è circoscritta ai casi in cui sia dimostrato che il batterio xylella sia presente da più di due anni e non sia più possibile eradicarlo. Altresì, non sfugge che la medesima, limitata indicazione sia riportata nei considerando dell atto comunitario in parola, dei quali è in generale rilevabile la cedevolezza rispetto al testo dell articolato e che rispondono ad una finalità meramente esegetica, senza alcun valore precettivo. Di contro, nel provvedimento esecutivo volto a fronteggiare il propagarsi del tarlo asiatico, la Commissione Europea ha introdotto una sorta di clausola di salvaguardia paesaggistica che di fatto esclude l estirpazione delle piante di cui sia sancito il particolare valore sociale, culturale o ambientale, imponendo così allo Stato membro di sottoporle a interventi meno radicali dell abbattimento. Una forma di tutela più alta, che si sarebbe rivelata oltremodo adeguata nei confronti del paesaggio ulivetato della Puglia, di cui non può non valutarsi la notevole portata materiale e immateriale, peraltro espressamente riconosciuta dal Legislatore nazionale e regionale, che nel tempo ne hanno normato la funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché la peculiarità storico-culturale. Come noto, nel caso particolare degli alberi di ulivo monumentali, la Legge Regionale n. 14 del 4 giugno 2007 ha disposto che sono automaticamente sottoposti a vincolo paesaggistico in quanto assimilati a beni diffusi del paesaggio (art. 6 co. 1), mentre il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio li ha ricompresi tra i beni paesaggistici di notevole interesse pubblico. Dunque, la mancata attenzione riservata alla dimensione degli uliveti pugliesi, resa ridondante dal diverso atteggiamento che la Commissione ha nel contempo assunto nell analogo caso dell emergenza tarlo asiatico, è un segno rivelatore di un preoccupante arretramento dell Europa in fatto di protezione e conservazione del Paesaggio, così come inteso e promosso ad oggi dalle stesse Istituzioni comunitarie. Relazione tecnico-scientifica sulle misure fitosanitarie adottate dal Piano Silletti Franco Trinca L ipotesi esposta all Avvocatura Regionale è che le misure fitosanitarie contenute nel Piano Silletti, rispondenti essenzialmente alla logica di eradicare il patogeno da quarantena Xylella fastidiosa e/o contenerne la diffusione tramite l abbattimento di ulivi e l eliminazione del presunto vettore Philaerius spumarium, siano illegittime (oltreché infondate scientificamente secondo il parere di numerosi ricercatori ed esperti), in quanto preliminarmente prive della necessaria VAS (vedi Appendice n. 1) e inoltre stabilite in violazione delle procedure, nonché dei criteri tecnico-scientifici 36

37 previsti dagli International Standard Phytosanitary Measures (ISPM), in particolare n. 1, 2, 9, 11 (vedi Appendice n. 2), emanati dal Segretariato Internazionale dell International Plant Protection Convention (IPPC), ratificata sia dalla UE che dall Italia. Alla luce di quanto sopra emerge l evidenza che, qualora fossero state doverosamente e coerentemente applicate ( o sebbene tardivamente si applicassero ora) le procedure e i criteri stabiliti dagli ISPM, ai quali la stessa decisione europea del e il DM del esplicitamente si richiamano, non avrebbero potute essere varate le distruttive e inquinanti misure fitosanitarie stabilite dal Piano Silletti (o dovrebbero essere immediatamente ritirate); al loro posto, viceversa, avrebbero dovuto (o dovrebbero) essere almeno sperimentate (in regime di moratoria degli abbattimenti delle piante e dell irrorazione di pesticidi) ben altre efficaci misure fitosanitarie eco-compatibili, come emerso dalle relazioni scientifiche di molti Ricercatori ed Esperti ascoltati sia nella riunione del della Task Force convocata dal Presidente Emiliano, sia nell audizione del in Commissione agricoltura. Si richiama anche l attenzione dell Avvocatura sulla necessità di valutare se i criteri e le implicazioni della ripartizione tra zona infetta e zona cuscinetto, così come stabiliti dal Piano Silletti e dalle Determinazioni dell Ufficio Fitosanitario Regionale, siano coerenti o, viceversa, del tutto arbitrari sotto il profilo del rispetto di quanto indicato nella Decisione europea e nel DM già citati (vedi Appendice n. 3). Inoltre, si chiede all Avvocatura di valutare se le misure fitosanitarie restrittive imposte ai vivai del Salento relativamente alla movimentazione delle piante ospiti della Xylella, inclusi i penalizzanti trattamenti di termoterapia che sono tenuti ad applicare alle barbatelle, difformi rispetto ai provvedimenti a cui sono sottoposte le stesse (o analoghe) specie vivaistiche d importazione nella UE (ad esempio dall intero continente americano), non violino quanto previsto dal Principio di non discriminazione (ISPM N. 1 Principio generale n. 16, richiamato nell ISPM n. 11 (2): Valutazione di rischio del patogeno), parte integrante delle regole del WTO. Per ultimo, qualora a fronte degli impatti negativi globali subiti dalla Puglia nei suoi interessi agronomici, ambientali e socio-economici, l Avvocatura riscontrasse effettive lacune di fondatezza nella strategia e nelle specifiche misure fitosanitarie imposte dal Piano Silletti (incongruenze tra questo e le linee guida stabilite negli ISPM), si ritiene necessario che venga ricostruita la genesi dell indirizzo tecnico-scientifico che ha fortemente condizionato tale discutibile strategia (anche per dissociare la responsabilità della Regione), a partire dal ruolo svolto da alcuni autorevoli membri (o consulenti) della Rete SELGE (coinvolta per analisi e supporto tecnico-scientifico dall allora Direttore dell Osservatorio Fitosanitario Regionale, dott. Antonio Guario), le cui personali responsabilità, nella veste di indagati, sono ora al vaglio della Magistratura. Per un corretto inquadramento della materia, è necessario innanzitutto distinguere due emergenze in atto da alcuni anni in Puglia a carico, in modo prevalente e visibile, degli ulivi; ma anche di numerose altre specie di piante, coltivate o selvatiche, denominate piante ospiti : 1. il Complesso del Disseccamento Rapido dell olivo (Co.Di.R.O.); 2. la scoperta del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa. Le due diverse emergenze si sono intersecate in senso temporale e geografico e, almeno in parte, i loro confini sono stati confusi e sovrapposti anche dagli organi tecnico scientifici chiamati istituzionalmente a gestirle, a causa di una loro inspiegabile omissione di un accurato studio epidemiologico del CoDiRO e dell ipotesi di correlazione di questo con la Xylella. Infatti, secondo l opinione autorevole del Dott. Giovanni Misciagna (epidemiologo con esperienza internazionale) ascoltato il 16 novembre scorso nell audizione della Task Force di Ricercatori ed Esperti convocata dal Presidente della regione Puglia Michele Emiliano, dalle relazioni e dai dati ufficiali resi disponibili alla comunità scientifica e ai decisori politici, le premesse tecnico-scientifiche a supporto del Piano Silletti risultano totalmente carenti sotto il profilo sia dell epidemiologia descrittiva (che avrebbe dovuto fornire una precisa definizione tecnica e morfologica del CO.DI.R.O., comparativa rispetto ad altre tipologie di essiccamento degli ulivi peraltro presenti contestualmente su estese aree del Salento e del resto della Puglia; nonché precisi criteri per valutare eventuali differenze sintomatiche tra ulivi o altre piante ospiti, colpiti da essiccamento e positivi rispetto ai test diagnostici per la Xylella e quelli risultati negativi ai medesimi test); sia dell epidemiologia causale (senza addentrarsi in complesse descrizioni tecnico-scientifiche, ci si può limitare a dire che, secondo 37

38 l esperto citato, Dott. Giovanni Misciagna, i due pilastri metodologici adottati dalla ricerca scientifica epidemiologica internazionale per poter attribuire ad un determinato patogeno il ruolo di agente causale di una specifica patologia (umana, animale, o vegetale), lo studio di coorte ed il casocontrollo, non sono stati per nulla utilizzati nel caso della relazione ipotizzata in Puglia tra Xylella fastidiosa e CO.DI.R.O.! Nel corso della doppia emergenza creatasi con la ufficializzazione della presenza nel Salento del patogeno da quarantena Xylella e nel quadro più generale della fitopatia definita CO.DI.R.O., sono state sollevate da più parti (ricercatori, esperti, associazioni di olivicultori e ambientaliste, ecc.) molte perplessità e interrogativi sulla impostazione e sulle metodologie procedurali adottate per gestire la crisi. In particolare, sulla base dell analisi della documentazione tecnico-scientifica e normativa inerente la problematica fitosanitaria in discussione, numerosi ricercatori, esperti e giuristi, denunciano la omissione e/o violazione d importanti procedure e criteri tecnico-scientifici previsti da precise norme fitosanitarie internazionali (Internazional Standard Phytosanitary Measures: in particolare ISPM n. 1, 2, 9, 11) emanate dal Segretariato Internazionale della Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante (IPPC), sottoscritta sotto l egida della FAO da 179 Paesi aderenti all ONU, tra cui anche la UE e l Italia 32. Riassumendo, la relazione causa-effetto tra le due emergenze della Xylella e del CO.DI.R.O. non è per nulla dimostrata scientificamente e, in ogni caso, non così univoca come si potrebbe erroneamente desumere dalla lettura delle varie edizioni del Piano Silletti che, nella loro impostazione complessiva, tendono a suggerire o comunque ad evocare l infondata ed erronea equazione CO.DI.R.O. = Xylella. Questa forzatura della relazione causale Xylella-CO.DI.R.O. ha influenzato negativamente e influenza ancora pesantemente la strategia di gestione adottata nel Piano Silletti, pur a fronte della lacunosità di una sua chiara dimostrazione scientifica. Invece, stabilire scientificamente la reale incidenza dellaxylella quale ipotetico agente causale del fenomeno del disseccamento rapido degli ulivi, tramite un articolato e metodologico studio epidemologico, sarebbe stato assolutamente necessario (secondo gli Standard fitosanitari internazionalmente validati e sottoscritti anche dalla UE e dall Italia) sia per valutare in modo corretto il tipo e livello di rischio fitosantario collegato alla sua scoperta nel territorio della Puglia, sia per analizzare e scegliere le più opportune opzioni di gestione in relazione anche al rischio accettabile e/o inevitabile (vedi Appendice n. 2: ISPM n. 11, Fase 3, 3.1 e 3.3) di insediamento e diffusione della Xylella, nonché le relative misure fitosanitarie da adottare nei suoi confronti, coerentemente con i ricordati ISPM. Infatti, pur se è vero che Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena (per inciso, dopo almeno 3 anni ufficiali d ingresso e diffusione in Puglia, nonché ritrovamenti in Francia continentale, Corsica, Germania e Olandaha ancora senso parlare di misure per la quarantena?!) secondo la lista A1 dell European and Mediterranean Protection Plant Organization (EPPO) e l allegato I della Direttiva 2000/29, il quale raccoglie appunto quelle specie patogene ritenute ancora assenti dal territorio degli Stati membri della UE (almeno fino a una necessaria e probabile revisione), è invece falsa la semplicistica equazione: presenza di Xylella = necessità di eradicarla. Ben altre sono le indicazioni raccomandate dagli ISPM già citati, in particolare il n. 9 che tratta specificamente delle varie opzioni possibili per la gestione di un patogeno da quarantena (vedi Appendice n. 2), che riduce drasticamente i limiti di applicabilità di questa misura fitosanitaria estrema e distruttiva (che peraltro non è assolutamente l unica prevista, né quella privilegiata), sottoponendola a molte specifiche e stringenti condizioni limitative, prima fra tutte la fattibilità tecnica dell eradicazione del patogeno, da valutare in modo dettagliato e documentato prima di avviare qualunque misura fitosanitaria, tramite il processo di Pest Risk Analysis (PRA). Si sottolinea a tal proposito che l EFSA si è già espressa più volte documentando l impossibilità di eradicare la Xylella una volta entrata in campo aperto. Tra le alternative da prendere in considerazione e valutare con altrettanta importanza, l ISPM n. 9 prevede paradossalmente anche quella di non agire contro il patogeno, introducendo con ciò il chiaro principio per cui, nel caso di un programma di misure fitosanitarie prive di evidenti prove di fattibilità, efficacia e sostenibilità, sarebbe senz altro meglio astenersi dal porle in essere, piuttosto che tentare sconsideratamente di applicarle a tutti i costi!

39 Parimenti infondata risulta essere l altra equazione imposta dal Piano Silletti, per cui la gestione del contenimento di questo patogeno debba passare necessariamente per l estirpazione degli alberi di ulivo infetti e l abbattimento della popolazione del presunto vettore sputacchina a mezzo dell irrorazione di pesticidi, da ripetere più volte nell anno e a tempo indefinito. A queste contestazioni di merito e di metodo si deve aggiungere la considerazione che, essendo di fatto stata ufficialmente riscontrata la Xylella in altri Paesi europei, quali Francia (inclusa la Corsica), Germania e Olanda (dichiarazioni pubbliche del Commissario Silletti a Linea Verde di Domenica 29 novembre 2015, confermate nella citata audizione in IV Commissione), de facto la Xylella non si può più considerare, tecnicamente parlando, patogeno da quarantena. Fra l altro, considerata l elevata diffusione di nuovi organismi patogeni sui territori europeo ed italiano, a seguito della globalizzazione degli scambi commerciali e dei traffici umani (turismo, immigrazione, viaggi di lavoro e per convegni scientifici, ecc.), se si adottassero in modo indiscriminato i drastici criteri su menzionati, dal forte potere impattante paradossalmente sull agricoltura stessa che si vorrebbe proteggere, sull ecosistema, sulle falde acquifere, sulla catena bio alimentare e quindi in ultimo sulla salute umana, si dovrebbero distruggere di continuo estese coltivazioni di numerose specie d importanza agro-alimentare, nonché i relativi comparti economici ad esse collegati, rendendo nel contempo desertici vasti territori 33. Oltretutto, la totale inefficacia e quindi inutile dannosità dei tentativi di eradicamento di un batterio patogeno insediatosi in campo aperto, tramite l abbattimento di migliaia di ettari coltivati con piante ospiti, si è già evidenziata a livello internazionale proprio in relazione alla Xylella o in casi analoghi come quello recente verificatosi in Italia (Lazio, provincia di Latina) della batteriosi del kiwi, fitopatia causata anch essa da un patogeno da quarantena. È ragionevole e comprensibile quindi che, sia a livello internazionale (WTO, IPPC, ISPM) che europeo (Direttiva 2000/29), sia stato chiaramente stabilito il criterio di bilanciare l esigenza ideale di eradicare o comunque contrastare in qualunque modo (anche con tecniche di contenimento a pesante impatto ambientale) ogni patogeno scoperto in un determinato Paese, con l ancora più pregnante esigenza di non distruggere per questo l agricoltura, l economia, l ambiente e la salute umana, specialmente quando l eradicazione del patogeno e/o il suo contrasto con tecniche di contenimento a pesante impatto ambientale risultassero obiettivamente impossibili tecnicamente da conseguire e quindi inutilmente dannose. Sotto questo profilo si deve prendere atto che già la Direttiva 29/2000 ammette in linea di principio la "non eradicabilità" del patogeno, smentendo a priori la tesi dell'obbligatorietà. Art. 16(1) della Direttiva 2000/29 Esso (Stato Membro) adotta tutte le misure necessarie per l'eradicazione o, ove non sia possibile, il contenimento degli organismi nocivi in questione Passando dalla enunciazione di principio ai criteri operativi da seguire per la valutazione concreta del rischio fitosanitario in specifiche situazioni e delle diverse opzioni per gestirlo entro limiti accettabili, bisogna ricordare che l Europa e l Italia hanno aderito alla Convenzione Internazionale per la protezione delle Piante (IPPC), riconosciuta da accordi dell'organizzazione Mondiale del Commercio sull'applicazione di misure sanitarie e fitosanitarie (l accordo SPS) come il solo standard internazionale di un corpo d impostazioni per la salute delle piante. Il Segretariato Internazionale dell IPPC ha varato delle articolate e dettagliate linee guida tecnicoscientifiche per affrontare e gestire nel migliore dei modi tutti i tipi di emergenze fitosanitarie, incluse quelle causate da patogeni da quarantena, come Xylella Fastidiosa. Gli International Standard Phytosanitary Measure (ISPM), organizzati in 36 Standard o linee guida, da attuare in specifiche circostanze dagli Stati firmatari 34. Gli ISPM che più direttamente si riferiscono alla fattispecie d situazione verificatesi in Puglia, con il coinvolgimento di un patogeno da quarantena sono: 33 Per una breve rassegna dei più recenti casi di scoperta in Italia di organismi patogeni da quarantena, si rimanda al seguente link: Agenti_fitopatogeni_da_quarantena_e_di_nuova_introduzione.pdf

40 ISPM n. 1: Principi di impianto di quarantena come relativi al commercio internazionale; ISPM n. 2: Linee guida per l'analisi del rischio del patogeno; ISPM n. 9: Linee guida per programmi di eradicazione dei patogeni; ISPM n. 11: Analisi del rischio patogeno per patogeni da quarantena, includente l analisi di rischi ambientali. Da una dettagliata analisi complessiva di questi Standard Internazionali si evince che l intero processo decisionale, a livello regionale, nazionale ed europeo, che ha condotto all emanazione delle misure fitosanitarie distruttive e inquinanti contenute nel Piano Silletti, risulta gravemente viziato nelle sue premesse tecnico-scientifiche da una loro insufficiente e/o incoerente applicazione; appare innanzitutto assente una corretta e completa Analisi del Rischio del Patogeno (PRA), nonché una articolata analisi comparativa delle diverse e più opportune opzioni di gestione del richio, che avrebbe dovuto essere consegnata e illustrata ai decisori politici, completa della valutazione del rapporto costi/benefici e degli impatti a breve e lungo termine di ogni specifica opzione di gestione del rischio, prevista dagli ISPM sopra citati come una delle più importanti procedure stabilite; per una dettagliata analisi critica e commentata di queste omissioni e/o incoerenze, si rimanda alla specifica appendice n. 2: Violazione delle norme procedurali stabilite dagli ISPM. Inoltre, le incoerenze e inadempienze nei processi valutativi del rischio fitosanitario e decisionali rispetto alle opzioni per la sua gestione, sottostanti al Piano Silletti, rispetto a quanto previsto dagli ISPM, non si limiterebbero alla fase preliminare delle corrette procedure necessarie a individuare, analizzare e scegliere tra le varie opzioni di misure fitosanitarie più opportune, ma si estenderebbero al presente, in quanto gli ISPM prevedono di abbandonare immediatamente quelle misure fitosanitarie rivelatesi inutili, alla prova dei fatti, rispetto agli obiettivi dichiarati e attesi (vedi in appendice n. 2, ISPM n. 11 (3.6.1.). Secondo molto ricercatori ed esperti, il caso di Trepuzzi (ma non solo) avrebbe dovuto o dovrebbe condurre il Commissario delegato, il Comitato scientifico e gli Osservatori Fitosanitari nazionale e regionale ad abbandonare quelle misure fitosanitarie fallimentari e quindi inutilmente distruttive, fondate sulla strategia di frenare la diffusione della Xylella tramite l abbattimento degli ulivi infetti, accompagnato dall irrorazione di pesticidi contro il presunto vettore; infatti, a fronte della distruzione lo scorso anno di 64 ulivi riscontrati infetti (misura dolorosa che fu giustificata appunto con la logica secondo cui quel sacrificio avrebbe impedito l estendersi dell infezione, permettendo così di salvarne tanti altri), dati ufficiali di quest anno attestano ben 833 nuovi casi di ulivi infetti (ma comunicazioni o conferme successive del Commissario delegato, anche in sede di audizione consiliare, ne elevano ad almeno l entità) documentando in modo impietoso, ma soprattutto allarmante, il fallimento di quella strategia imposta e difesa con ingiustificata caparbietà. Tale atteggiamento appare ancor meno giustificabile, anche sotto il profilo del rilievo penale che si auspica venga al più presto attentamente vagliato dalle Procure interessate, in quanto l infondatezza e inefficacia della strategia distruttiva adottata dal Piano Silletti e imposta ai proprietari di ulivi, alle Amministrazioni comunali e all intera società del Salento, era stata più volte affermata e documentata dall EFSA la quale, nei pareri emessi specificamente per l emergenza Xylella verificatasi in Puglia, si è chiaramente espressa per la non eradicabilità del batterio una volta stabilitosi in campo aperto, nonché sull inutilità e pericolosità di un uso indiscriminato di pesticidi: a. Nel parere del 26/11/2013 si afferma: Non è nota alcuna strategia precedente che abbia avuto successo nell'eradicazione di X. fastidiosa, una volta insediatasi all'aperto. b. I medesimi concetti di fondo non solo sono stati ribaditi anche nel nuovo parere pubblicato nell EFSA Journal 2015;13(1):3989, ma qui sono stati approfonditi e dettagliati: Una profonda revisione della letteratura non ha prodotto alcuna indicazione che l'eradicazione sia una scelta valida una volta che il patogeno si è stabilito in una zona. Precedenti tentativi, a Taiwan e in Brasile, non hanno avuto successo, probabilmente a causa della vasta gamma di ospiti del patogeno e dei suoi vettori. Pertanto, la priorità dovrebbe essere quello di prevenire l'introduzione. [ ] I tentativi di sradicare X. fastidiosa sono stati fatti in tutto il mondo, tra cui l'eliminazione di 40

41 41 agrumi affetti da clorosi variegata in Brasile (Lopes et al, 2000; Machado et al., 2011) e dell uva con malattia di Pierce nel centro di Taiwan (Su et al., 2013). Ai pareri dell EFSA si aggiungono quelli di illustri ricercatori di fama mondiale, come ad esempio la dichiarazione del prof. Purcell, riconosciuta autorità scientifica sulla Xylella, che in una esternazione mediatica 35 ha dichiarato: Ancorché non sia possibile prevedere dove e come la Xylella si diffonderà è però un fatto che quando il batterio penetra in un territorio e vi si insedia, la sua eradicazione non è più possibile (...) D altro canto, la citata esperienza fallimentare di Trepuzzi nell applicazione della strategia eradicante e di contenimento tramite svellimento degli ulivi e irrorazione di pesticidi contro il presunto vettore della Xylella, sembra confermare queste autorevoli e convergenti affermazioni scientifiche; nell insieme appaiono radicalmente sconfessate le misure fitosanitarie fin qui adottate dai vari Piani Silletti. Il rischio specifico che si determinasse la dinamica osservata a Trepuzzi, perfino oggettivamente peggiorativa del quadro infettivo iniziale, era peraltro già stato previsto e segnalato nel sopra citato parere EFSA del 2015: [ ] Nonostante questi tentativi, la percentuale di impianti infetti in Brasile sono aumentate dal 15,7% del 1994 al 34% nel 1996 (Amaro et al., 1998, in Lopes et al., 2000) a Taiwan, la malattia persiste, nonostante la tempestiva rimozione di migliaia di viti colpite dalla malattia di Pierce fin dalla prima scoperta della malattia nel 2002 (Su et al., 2013). In California, la malattia di Pierce è endemica. Purcell (2013) osserva che: Nonostante questo sradicamento di viti con PD [malattia di Pierce] in diverse località, che hanno coinvolto grandi appezzamenti su più anni, non vi era alcuna prova che lo sforzo di rimozione ha avuto alcun beneficio misurabile. Anche per quanto riguarda l obbligo di irrorazione di pesticidi, la sua inutilità e dannosità per l ambiente e l uomo è stata valutata e denunciata in altri passaggi dell EFSA, rispetto a quelli già citati, che avrebbero dovuto far riflettere sia il Comitato scientifico che affianca il Commissario delegato, sia quest ultimo e ogni altro soggetto fisico e/o giuridico coinvolto, sconsigliandogli di procedere in tale direzione: Nel parere pubblicato sull EFSA Journal 2015;13(1):3989, l eradicabilità dei vettori emerge di fatto come non praticabile nelle condizioni date in Puglia. Infatti, al paragrafo Eradicazione di vettori infettivi, si può leggere: L eradicazione potrebbe essere teoricamente possibile solo quando ci si riferisce ad una singola specie di insetti esotici recentemente introdotta in una nuova area e tuttora molto limitata a livello di popolazione. Considerando che, invece, il vettore sputacchina è da sempre endemico e con popolazioni numerose nell areale della Puglia, appare chiaro come in sostanza la sua eradicazione non abbia alcuna possibilità di essere realizzata; inoltre, sempre l EFSA ritiene che non solo Philaerius spumarium possa fungere da vettore della Xylella, bensì ognuna delle numerose specie di insetti suggitori presenti in Europa ed anche nel Salento, evidenziando con ciò ancor di più l assurdità della strategia scelta basata sull ipotesi di impedire il contagio della Xylella su nuovi ulivi e piante ospiti tramite la eliminazione del presunto vettore. Al paragrafo , in cui viene specificamente approfondita l ipotesi più blanda della Limitazione del numero di insetti vettori infettivi, l EFSA afferma fin dall inizio: Il controllo del vettore biologico non sembra essere un'opzione perché anche piccole popolazioni di insetti vettori sono sufficienti a garantire la trasmissione X. fastidiosa. Inoltre, prosegue, 35

42 [ ] i trattamenti insetticidi potrebbero avere un risultato negativo modificando la dinamica delle popolazioni di insetti e favorendo gli insetti vettori, per esempio sottomettendo ad una pressione proporzionalmente maggiore gli insetti naturalmente nemici. È necessario aggiungere che all inutilità si abbina la dannosità dei trattamenti con pesticidi previsto dal Piano Silletti: L uso sistematico di insetticidi per il controllo del vettore può creare impatti ambientali i trattamenti su larga scala rappresentano anche rischi per la salute umana e animale. Al paragrafo punto del medesimo parere dell EFSA, si legge: L'uso intensivo di trattamenti insetticidi per limitare la trasmissione di malattie e controllare l'insetto vettore può avere conseguente dirette e indirette sull'ambiente modificando intere reti alimentari con effetti a cascata". Prosegue l EFSA: [ ] l impatto indiretto dei pesticidi sull impollinazione è attualmente motivo di grave preoccupazione Alla luce delle gravi controindicazioni illustrate dell uso obbligatorio dei pesticidi previsto dal Piano Silletti, risulta del tutto ininfluente a mitigarne la portata generale negativa, l inclusione dell olio essenziale di arancio dolce (compatibile con l agricoltura biologica) tra l elenco dei pesticidi utilizzabili, autorizzato nei mesi scorsi dal Ministero della Salute. Innanzitutto perché viene comunque confermata l errata strategia di approccio per gestire la riscontrata presenza della Xylella sul territorio del Salento, destituita invece di fondamento come sopra documentato, basata sull ipotesi di sua eradicazione e/o di contenimento aggressivo, invece che di gestione tramite misure agro-ecologiche, che mirino a rendere possibile e non sintomatica la coesistenza con il batterio, tramite il rafforzamento delle capacità di autodifesa biologica degli ulivi e di altre specie vegetali, da ottenersi con le buone pratiche agronomiche generali sulle piante, con la rigenerazione della fertilità naturale organica e microbiologica del suolo e con l uso, quando necessario e con le opportune dosi, sia del rame, dello zolfo o altri minerali da contatto, che di oligoelementi per nutrizione fogliare; inoltre, qualunque pesticida si usi, verrà in ogni caso attivata nella popolazione d insetti una forte spinta adattativa e selettiva, che condurrà inevitabilmente allo svilupparsi di tenaci forme di resistenza biologica verso quella sostanza utilizzata, costringendo gli agricoltori e/o le autorità sanitarie ad una affannosa rincorsa verso l individuazione e l uso di altri e più tossici pesticidi fenomeno ben noto in agricoltura chimica convenzionale. [ ] 42

43 Per ultimo, ad ulteriore e definitiva dimostrazione dell assurdità della strategia scelta dal Piano Silletti per il contenimento della Xylella, si evidenziano alcune domande di buon senso : Come si può pensare di eliminare il batterio da tutte le numerose specie ospiti (pena l inutilità del tragico abbattimento previsto di decine di migliaia di ulivi), incluse le erbe e piante spontanee della flora mediterranea? Come si può pensare di distruggere tutti i presunti vettori, considerando i ben noti fenomeni d induzione di resistenza ai pesticidi nella popolazione d insetti, così diffusi e conosciuti in agronomia? Anche ammesso (per assurdo) di riuscirci, come si può pensare d impedire che la sputacchina migri verso il Salento proveniente dalle province e regioni limitrofe dove è endemica, a seguito di non rari venti impetuosi, degli enormi flussi di merci e mezzi di trasporto privati, nonché del turismo? Si vuole forse segregare l intero Salento o l intera Puglia? E infine, tenendo conto che la provincia di Lecce è oramai ufficialmente dichiarata zona infetta da popolazioni di Xylella giudicate ineradicabili e, quindi, che esisterà sempre un bacino d incubazione della Xylella nel sud Salento qualcuno pensa forse di protrarre ab aeternum le misure di desertificazione e irrorazione di ingenti e ripetute quantità di pesticidi tossici, di un ampia area di territorio a nord della provincia di Lecce, inclusa una fascia di 20 km della stessa provincia? Riassumendo, gli autorevoli quanto ignorati pareri dell EFSA costituiscono la conferma, nel merito, delle perplessità già sollevate sulle incoerenze procedurali e metodologiche emerse, alla luce degli ISPM, verso l impostazione strategica del Piano Silletti basata sull eradicazione del batterio e/o il suo contenimento da realizzarsi per mezzo dell abbattimento degli ulivi e l uso di pesticidi contro il presunto vettore. La caparbia e intransigente difesa ad oltranza, contro ogni evidenza scientifica, della fallimentare strategia di gestione del rischio fitosanitario collegato alla presenza della Xylella nel territorio del Salento, appare ancora più inspiegabile e grave se si tiene conto che, nel frattempo, cominciano ad accumularsi evidenze osservazionali e scientifiche di risultati positivi, sotto il profilo della netta ripresa vegeto-produttiva di ulivi malati o perfino ischeletriti e dati per morti, di prove sperimentali in campo condotte da vari gruppi di ricerca e perfino da singoli olivicultori (Prof. Scortichini, Prof. Lopes e Prof.sa Carlucci, in collaborazione con COPAGRI, olivicultore Coppola, ecc.). Alla luce di tutto quanto precede e dei pesanti impatti che il Piano Silletti sta producendo a danno dell ambiente, dell economia olivicola, vivaistica e non solo (anche danni d immagine per il territorio e le attività turistiche e commerciali del Salento e dell intera Puglia) e in assonanza con la mozione concordata di recente in Consiglio regionale, si chiede All Avvocatura della Regione di vagliare attentamente le circostanze illustrate al fine di verificare eventuali gravi irregolarità procedurali nel processo valutativo e decisionale che ha condotto all elaborazione e al varo delle misure fitosanitarie contenute nel Piano Silletti (omissioni, distorsioni, forzature, ecc.), rispetto alle prescrizioni degli International Standard Phytosanitary Measures e ai pareri dell EFSA. Considerando il marcato contenuto contenuto tecnico-scientifico della tematica in questione, potrebbe essere senz altro utile che tale revisione critica da parte dell Avvocatura della Regione sia eventualmente supportata da un confronto con alcuni ricercatori ed esperti che hanno già avanzato delle fondate perplessità nelle ricordate convocazioni della Task Force e dell audizione consiliare; personalmente mi dichiaro fin d ora disponibile ad un incontro con l Avvocatura. 43

44 Appendice n. 1 Mancata sottoposizione a valutazione ambientale strategica (VAS) Ci si limita in questa sede ad indicare sinteticamente i motivi che sostengono l affermazione in incipit, affidando all Avvocatura Regionale il compito di approfondire opportunamente l ipotesi del vizio di legittimità del Piano Silletti. Premesso che il Piano ha nome, forma e sostanza di strumento di pianificazione rientrante nella categoria dei piani e programmi all uopo contemplata dall art. 5, comma 1, lett. e), del D.Lgs. n. 152/2006; in considerazione delle ricordate misure di contenimento previste, sia di abbattimento/estirpazione, che di irrorazione di pesticidi, il Piano ha un sicuro impatto ambientale significativo ai termini dello stesso art. 5, comma 1, questa volta lett. c) e d) e pertanto comportava senz altro l assoggettamento a VAS. A fronte di questa chiara assoggettabilità del Piano alla VAS, non si può sostenere che, trattandosi di un piano adottato per effetto della dichiarazione dello stato di emergenza ex art. 5 l. 225/1992, e quindi di un piano di protezione civile, esso è escluso dal campo di applicazione del D.Lgs. 152/2006 (ex art. 6, comma 4, lett. c). Tale disposizione, infatti, riguarda sì i piani di protezione civile, ma nel solo «caso di pericolo per l incolumità pubblica»; pericolo che qui certamente non sussiste. Né si può assumere che la circostanza che il Piano sia stato approvato in forza dei poteri contemplati nell art. 5 l. n. 225/1992 possa legittimare deroghe di sorta al D.Lgs. n. 152/2006. Ciò perché: ai termini dello stesso art. 5, comma 5, «le ordinanze emanate in deroga alle leggi vigenti devono contenere l indicazione delle principali norme a cui si intende derogare e devono essere motivate»; l ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 225/2015 (nomina Commissario delegato e attribuzione a questo dei poteri di emergenza), all art. 2 «Deroghe», che peraltro indica i singoli articoli delle principali norme derogabili dal Commissario, specificando che ciò è possibile esclusivamente «sulla base di apposita motivazione», nulla dice riguardo al D.Lgs. n. 152/2006; 44

45 Appendice n. 2 Violazione delle norme procedurali stabilite dagli ISPM?! Le norme ISPM (International Standard of Phytoterapy Measures), in tutto 36, sono prodotte ed emanate dal Secretariat of the International Plant Protection Convention 36 e costituiscono principi guida per misure fitosanitarie da attuare in specifiche circostanze dagli Stati firmatari. International Plant Protection Convention (IPPC) ISPM n. 1: Principi di impianto di quarantena come relativi al commercio internazionale Questo Standard stabilisce 16 Principi che regolano il processo di valutazione e sviluppo di misure fitosanitarie nel caso di piante da quarantena, relazionati ai Principi generali per il commercio internazionale e specifica che tali principi generali devono essere letti come una sola entità e non interpretati singolarmente. Di questi alcuni sembrano essere stati ignorati e/o contraddetti dal Piano Silletti: 3. Minimo impatto: Le misure fitosanitarie devono essere coerenti con il rischio fitosanitario in questione, e rappresentano le misure meno restrittive disponibili che comportano i minori ostacoli al movimento internazionale di persone, merci e mezzi di trasporto. non sembra proprio che le misure adottate dal Piano Silletti si attengano a questo principio del minimo impatto ; 4. Modificazioni: Come le condizioni cambiano, e come nuovi fatti diventano disponibili, le misure fitosanitarie sono modificate immediatamente, sia per l'inclusione di divieti, restrizioni o requisiti necessari per il loro successo, sia per la rimozione di quelle che si trovano ad essere inutili. L evidenza dei fatti, conseguenti all esecuzione delle prime misure di abbattimenti di ulivi, accompagnate da irrorazione di pesticidi, mostrano l inutilità (e forse perfino la dannosità) della strategia di misure fitosanitarie fin qui adottate, come sembrerebbe documentare anche il caso di Trepuzzi: allo svellimento degli ulivi non solo non è seguita l eradicazione del batterio da quell area, ma addirittura si riscontra una moltiplicazione esponenziale del numero delle piante infette da 64 abbattute circa 18 mesi fa, a ben 833 ufficialmente censite come infette e quindi da sottoporre ai nuovi abbattimenti previsti ed in esecuzione (tabella ultimo Piano Silletti); da comunicazioni dello stesso Commissario delegato durante l audizione in IV commissione del 3 dicembre 2015, emergerebbe che le piante infette salite ad oltre Viceversa, sempre nello spirito dell evidenza di nuovi fatti citati dal Principio n. 4, i vari Enti, ricercatori e tecnici che hanno avuto un ruolo nell elaborazione dell ultimo Piano Silletti, non avrebbero potuto e dovuto trascurare le evidenze di ripresa vegeto-produttiva emerse in diverse sperimentazioni scientifiche ancora in corso nel Salento ad opera di vari gruppi di ricercatori, a carico di ulivi diagnosticati affetti da Xylella e gravemente compromessi (dati per morti); gli alberi, dopo vari trattamenti di tipo agro-ecologico (nutritivi, stimolanti delle auto difese biologiche, ecc.), mostrano risultati sorprendentemente positivi 37. In coerenza con le procedure fissate dal punto 4 dell ISPM n. 1, quanto esposto avrebbe dovuto (e dovrebbe) condurre alla revisione immediata delle misure fitosanitarie distruttive ed impattanti contenute nel Piano Silletti; 36 La Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante (IPPC) è un trattato multilaterale del 1951 (aggiornato periodicamente fino ad oggi) supervisionato dalla FAO, che mira ad assicurare l'azione coordinata ed efficace per prevenire e controllare l'introduzione e la diffusione di organismi nocivi ai vegetali e prodotti vegetali. La Convenzione estende la protezione delle piante coltivate alla protezione della flora naturale e ai prodotti vegetali. Esso prende in considerazione sia i danni diretti e indiretti da parassiti, includendo le piante infestanti. La Convenzione ha creato un organo di governo composto da ciascuna delle parti, conosciuta come la Commissione per le misure fitosanitarie, che sovrintende l'attuazione della Convenzione. A partire da settembre 2015, la Convenzione dispone di 182 membri, di cui 179 Stati membri delle Nazioni Unite, Isole Cook, Niue, e l'unione europea. La Convenzione è riconosciuta da accordi dell'organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sull'applicazione di misure sanitarie e fitosanitarie (l accordo SPS), come il solo standard internazionale di un corpo d impostazioni per la salute delle piante. Il Segretariato della IPPC, da settembre 2015, è ospitato presso la sede della FAO a Roma, in Viale delle Terme di Caracalla ed è responsabile del coordinamento delle attività principali nell'ambito del programma di lavoro IPPC. ( (da 04 :12 a 05 :00). 45

46 5. Trasparenza: I Paesi devono pubblicare e diffondere le proibizioni fitosanitarie, le restrizioni e i requisiti e, su richiesta, mettere a disposizione il razionale per tali misure. Non risulta esista un ben articolato razionale relativo al Pest Risk Analysis PRA (secondo quanto prescritto dal Principio in analisi e ripreso, come si vedrà, anche dall ISPM n. 11), supportato da precisi studi e dati di epidemiologia descrittiva e causale. Come riportato nella parte iniziale di questo documento, la relazione dell epidemiologo Dott. Misciagna denuncia che non è stato compiuto alcun serio e fondato studio epidemiologico che attesti scientificamente la Xylella quale agente causale del CODIRO. 11. Analisi del rischio:per stabilire quali patogeni sono da quarantena e la forza delle misure da adottare contro di loro, i Paesi devono utilizzare metodi di analisi dei rischi dei patogeni sulla base di prove biologiche... Relativamente all esigenza di una corretta analisi del rischio, indispensabile per poter legittimamente formulare le più opportune misure fitosanitarie, oltre ai limiti di metodologia epidemiologica evidenziati dal Dott. Misciagna, si deve aggiungere che non sono ancora state pubblicate prove scientifiche convincenti (i famosi Postulati di Koch ) della patogenicità sugli ulivi della Xylella fastidiosa sub specie Pauca, ceppo CODIRO. D altro canto non si devono dimenticare i precedenti dei lavori di Krugner 38 () su ulivi californiani, ove la Xylella (sub specie Multiplex, diversa dalla subspecie trovata in Puglia, ma più versatile dal punto di vista dell infettività su diverse piante ospiti) pur presente nel 20% circa di ulivi affetti da sintomi di essiccamento è risultata non essere l agente causale dell essiccamento degli ulivi. Si puntualizza che, nei rilievi effettuati nelle zone sensibili della Puglia, la percentuale di presenza di Xylella sugli ulivi è di molto inferiore); 16. Non discriminazione: 46 le misure fitosanitarie devono essere applicate senza discriminazioni tra i Paesi con lo stesso stato fitosanitario [ ] Nel caso di un parassita di quarantena all'interno di un paese, le misure sono applicate senza discriminazioni fra le partite nazionali e importate. Riguardo al fondamentale Principio di non discriminazione, c è da lamentare che ai vivai della Puglia sono state imposte misure fitosanitarie molto penalizzanti, consistenti in pesanti vincoli alla movimentazione di piantine da reimpianto (analisi pianta per pianta, trattamento di termoterapia per le barbatelle, ecc.). Nell insieme, queste misure appaiono molto più stringenti e vessatorie di quelle che l UE pone come normale prassi per l importazione a carico di analoghe piantine provenienti da territori (come il continente americano) notoriamente affetti endemicamente da Xylella e questo appare francamente contrastante con il Principio di non discriminazione. Inoltre, la notizia di ritrovamenti non sporadici di Xylella (subspecie multiplex) in altre nazioni europee come Germania, Olanda e particolarmente in Francia (in Corsica dove è ampiamente diffusa e nella zona di Nizza) pongono l esigenza di una approfondita verifica delle misure fitosanitarie adottate dalle Autorità fitosanitarie francesi, in particolare per quanto concerne le restrizioni applicate alle movimentazioni vivaistiche delle specie vegetali ospiti. In particolare bisognerebbe accertare se sono state varate misure di embargo, o almeno di termoterapia, per le specie ospiti da reimpianto (ad esempio ulivi e barbatelle) delle regioni d oltralpe contaminate analogamente a quanto imposto ai vivai nostrani (peraltro ad oggi risultati indenni da Xylella). Lo scopo di tale verifica non consiste, nell eventualità, nell aprire un contenzioso a livello europeo volto ad ottenere, in ipotesi, che i medesimi trattamenti penalizzanti o l embargo dei prodotti vivaistici delle zone infette, imposti e applicati ai vivai del Salento, fossero estesi anche a quelli analoghi francesi; bensì di utilizzare l eventuale disparità di trattamento al fine di reclamare la revisione perequatrice delle restrizioni alla movimentazione vivaistica della Puglia. 38

47 ISPM n. 2: Linee guida per l'analisi del rischio del patogeno (PRA) Requisiti generali per l Analisi del Rischio del Patogeno STAGE 1: Avvio del processo STAGE 2: Valutazione del rischio del patogeno STAGE 3: Gestione del rischio del patogeno Si segnala specificamente il portato della fase 3, evidenziando in rosso il passaggio essenziale: 3.3 Conclusione per la fase 3 Al termine della fase 3, sono state decise le misure fitosanitarie che possono interessare il parassita o percorso. Il completamento della Fase 3 è essenziale; in particolare, non è giustificato completare solo le fasi 1 e 2 e poi prendere misure fitosanitarie senza un'adeguata valutazione delle opzioni di gestione del rischio. È fondamentale accertarsi se sono state rispettate in modo compiuto e documentale le procedure previste dalla Fase 3 : valutazione dell impatto impatto ambientale, sociale, sulla normativa esistente, nonché l efficacia biologica e la specificazione degli aspetti positivi e negativi delle diverse opzioni. ISPM n. 9: Linee guida per programmi di eradicazione di patogeni 2) Decisione di avviare un programma di eradicazione la decisione di effettuare un programma (di eradicazione) [ ] risulta dalle circostanze [ ] e dalla valutazione della fattibilità di condurre un programma di eradicazione. I pareri dell EFSA avevano già escluso la fattibilità e opportunità delle misure di eradicazione del batterio; Dopo un'indagine preliminare che prevede l'esame dei dati raccolti sul sito di individuazione o di insorgenza, il grado di infestazione, informazioni sulla biologia e il potenziale impatto economico del parassita, tecnologia attuale e le risorse disponibili per l'eradicazione, dovrebbe essere intrapresa una analisi costi-benefici del programma di eradicazione del patogeno.; Che benefici ci possono essere per un programma di eradicazione impossibile da essere attuato (vedi pareri contrari dell EFSA)? Il costo totale e il rapporto costi-benefici per ogni strategia dovrebbero essere stimati nel breve e lungo termine. l'opzione di non intervenire, o di decidere un approccio di gestione dei parassiti, devono essere considerati così come le opzioni di eradicazione. È stata effettivamente prodotta un articolata ed esauriente stima dei costi-benefici? Le opzioni alternative all eradicazione sono state considerate tanto approfonditamente che l eradicazione? Esiste una documentazione esauriente di queste valutazioni?! Tutte le opzioni possibili devono essere descritte o discusse con i responsabili delle decisioni. Anticipatamente, vantaggi e svantaggi tra costi e benefici dovrebbero essere delineati, per quanto possibile L Avvocatura dovrebbe verificare se i decisori politici siano stati effettivamente posti in condizione di valutare vantaggi e svantaggi di ciascuna opzione (presentata e illustrata con la medesima rilevanza) dagli organi tecnico-scientifici che ne avevano il compito e l opportunità. valutare le limitazioni logistiche ed operative del preventivato piano di eradicazione Stante i pareri contrari dell EFSA e l evidenza fallimentare del caso Trepuzzi, c è da interrogarsi sull affidabilità dei criteri e modalità della valutazione che hanno portato al varo delle misure fitosanitarie basate sull abbattimento degli ulivi e sull irrorazione di pesticidi. valutare l impatto sulle aziende e sull ambiente, senza eradicazione e con ciascuna opzione di eradicazione identificata. 47

48 Se si fosse posta al centro del processo valutativo e decisionale la salvaguardia degli interessi delle aziende agricole e vivaistiche, nonché dell ambiente, non si sarebbe potuti giungere a varare le misure fitosanitarie contenute nel Piano Silletti; 48 4) Revisione del programma Durante l'eradicazione, il programma dovrebbe essere sottoposto a revisione periodica per analizzare e valutare le informazioni raccolte, per verificare che gli obiettivi sono stati raggiunti, e/o per determinare se sono necessarie modifiche. Le revisioni dovrebbero aver luogo: - in qualsiasi momento, quando s incontrano circostanze impreviste che potrebbero influenzare il programma [ ] Se i criteri per l'eradicazione non sono soddisfatti, il piano di eradicazione dovrebbe essere rivisto. Questa revisione dovrebbe tener conto di eventuali nuove conoscenze acquisite che potrebbero aver contribuito a tale risultato. Costi-benefici[ ] A seconda dell'esito, un nuovo piano di eradicazione può essere sviluppato o modificato per diventare un programma di soppressione parassita o gestione delle specie nocive. Tra estensioni impreviste della presenza di Xylella, evidenti fallimenti della strategia di abbattimenti degli ulivi attuata dal Piano Silletti e, viceversa, segnali incoraggianti dalle sperimentazioni scientifiche di stampo agro-ecologico in corso, ci sono ampie evidenze circa l esigenza di rivedere radicalmente la sua impostazione. ISPM No. 11 Analisi del rischio patogeno per patogeni da quarantena Lo standard descrive i processi integrati da utilizzare per la valutazione del rischio, nonché la selezione di opzioni di gestione del rischio per gli organismi da quarantena. Il PRA per patogeni da quarantena segue un processo definito in 3 fasi, di cui si sottolineano alcuni passaggi: Fase 1: iniziazione del processo Precedenti PRA Un controllo dovrebbe essere fatto per verificare se procedure, parassiti o politiche sono già stati sottoposti al processo di PRA, a livello nazionale o internazionale. È stata presa visione e valutati i PRA effettuati e oramai consolidati in nord-centro-sud America, ove si convive da più di un secolo con la Xylella, in quanto è stata riconosciuta la sua non eradicabilità?! Inoltre, perché NON sono stati tenuti in alcun conto gli autorevoli pareri dell EFSA che, fra l altro, affermano come da una revisione di tutta la letteratura internazionale sul teama Xylella si evince che non esiste alcuna esperienza al mondo in cui si È riusciti ad eradicare il batterio una volta che È entrato in campo aperto. Fase 2: valutazione del rischio Questo standard consente ad una specifica PRA di essere giudicata in coerenza dei principi sanciti dall ISPM n 1: necessità, impatto minimo, trasparenza, equivalenza, analisi del rischio, gestione del rischio e di non discriminazione: Principi di impianto di quarantena connessi a scambi internazionali.come è stato già indicato nell ISPM n. 1, alcuni di questi fondamentali principi sono stati disattesialtrimenti non sarebbe stato possibile varare le misure fitosantarie contenute nel Piano Silletti. Fase 3 gestione del rischio È dedicato a identificare le opzioni di gestione per la riduzione dei rischi identificati nella fase 2. Le diverse opzioni vengono valutate per l'efficacia, la fattibilità e l'impatto al fine di selezionare quelle più appropriate. È questa la Fase del PRA che più interessa analizzare in una revisione critica del processo di valutazione e decisione che ha condotto al varo delle misure contenute nel Piano Silletti. Infatti, l efficacia e la fattibilità erano da ritenersi infondate sulla base dei precedenti internazionali già esaminati, valutazione confermata dai pareri dell EFSA e, purtroppo, dai riscontri sul campo (Trepuzzi); per quanto riguarda l impatto, non poteva essere un mistero per nessuno che

49 l abbattimento indiscriminato di migliaia di ulivi (senza alcun limite a priori) sarebbe stato devastante sul piano economico, sociale, ambientale e anche salutistico, per quanto riguarda l irrorazione dei pesticidi (relazioni della LILT e dell ISDE) Per una maggior evidenziazione dell incongruenza delle misure fitosanitarie adottate dal Piano Silletti e dall intera infondata logica sottostante, si riportano alcuni specifici paragrafi dello ISPM n. 11: Probabilità di stabilimento Al fine di stimare la probabilità di stabilimento di un parassita, informazioni biologiche affidabili (ciclo di vita, campo ospite, epidemiologia, la sopravvivenza etc.) devono essere ottenute dalle aree in cui è attualmente presente il parassita. La situazione nell area PRA può quindi essere paragonata a quella nelle zone in cui attualmente è in atto. Anche qui bisogna ripetere che, una puntuale analisi della situazione esistente nel continente americano, avrebbe condotto all evidenza della non eradicabilità della Xylella, del suo ineluttabile insediamento e, quindi, della totale inutilita delle devastanti misure previste dal piano Silletti. 3. Fase 3: Gestione del rischio del patogeno. Le opzioni di gestione del rischio del patogeno dovrebbero essere identificate, tenendo conto del grado di incertezza nella valutazione delle conseguenze economiche, probabilità di introduzione, e la relativa giustificazione tecnica di tali opzioni. È necessario verificare l esistenza (o l assenza) e la eventuale consistenza della documentazione per la giustificazione tecnica delle opzioni fitosanitarie scelte per il Piano Silletti; 3.1 Livello del rischio Un fondamentale parametro di riferimento per la valutazione della soglia accettabile (o inevitabile) del rischio è rispetto al livello del rischio accettato da altri Paesi. Vale anche qui il riferimento a quanto storicamente si è evidenziato nel continente americano sull ineluttabile livello di rischio da accettare rappresentato dalla presenza non eradicabile della Xylella. 3.3 Accettabilità del rischio Afferma che le misure fitosanitarie per gestire il rischio di diffusione del patogeno non sono accettabili se questo non è gestibile come può essere il caso della diffusione naturale. Appaiono chiari i limiti ed il monito che gli Standard Fitosanitari internazionalmente accettati pongono rispetto ad eventuali misure fitosanitarie velleitarie e scriteriate che alcune autorità fitosanitarie nazionali potrebbero, per vari discutibili motivi, porre in essere. 3.4 Identificatione e selezione di appropriate opzioni di gestione del rischio Vengono qui richiamati e reiterati i principi di rispetto delle regole di commercio, previste dal WTO, a cui devono essere integrate le misure fitosanitarie per le situazioni di quarantena: rispetto del rapporto costi/benefici e attenta verifica della fattibiltà, principio del minimo impatto, principio dell equivalenza, principio di non discriminazione, già esaminati e discussi criticamente nell analisi dello ISPM n Monitoraggio e revisione delle misure fitosanitarie Come le condizioni cambiano, e come nuovi fatti diventano disponibili, le misure fitosanitarie sono modificate immediatamente, sia per l'inclusione di divieti, restrizioni o requisiti necessari per il loro successo, o per la rimozione di quelle che si trovano ad essere inutile Pertanto, l'applicazione di particolari misure fitosanitarie non dovrebbe essere considerata permanente. Dopo l'applicazione, il successo delle misure nel raggiungere il loro scopo dovrebbe essere determinata monitorando durante l'uso 49

50 Come si vede chiaramente, alla luce di questo paragrafo l intero impianto del Piano Silletti andrebbe ridefinito consierando sia gli esiti negativi già sottolineati nel caso di Trepuzzi, sia i forti indizi di positiva risposta vegeto-produttiva degli ulivi sottoposti a cure agro-ecologiche in sperimentazioni scientifiche in corso. 4.1 Documentazione richiesta La IPPC e il principio di "trasparenza" (ISPM n. 1: Principi di impianto di quarantena connessi a scambi internazionali) richiedono che i Paesi dovrebbero, su richiesta, mettere a disposizione il razionale per i requisiti fitosanitari. L'intero processo di iniziazione alla gestione del rischio fitosanitario deve essere sufficientemente documentato in modo che in caso di una revisione o di disaccordo, sia possibile dimostrare chiaramente le fonti di informazione e le motivazioni utilizzate per giungere alla decisione di gestione. Sebbene questa importante norma sia stata prevista, come è comprensibile, al fine di evitare che un Paese esportatore sia penalizzato dall adozione, da parte di un Paese potenzialmente importatore, di restrittive misure fitosanitarie infondate, (dovute ad errori di valutazione, a eccessive preoccupazioni di auto tutela o, a volte, a forzature strumentali motivate da tentazioni protezionistiche o altri interessi non legittimi), la sostanza procedurale affermata dal presente paragrafo ben può estrapolarsi anche a fattispecie di relazioni istituzionali interne ad uno Stato o tra questo ed una Unione sovranazionale di appartenenza (la UE ad esempio, come nel caso che riguarda la Regione Puglia ed il suo Salento); cioè che l intero processo valutativo e decisionale per la gestione del rischio debba essere sufficientemente documentato tramite sia una chiara dimostrazione delle fonti scientifiche e normative di sostegno, nonché per mezzo del ragionamento motivazionale utilizzato per giungere a quelle specifiche misure fitosanitarie di gestione. La revisione sarebbe necessaria, le controversie sono in atto esistono le fonti documentali del processo di valutazione delle varie opzioni possibili??! In realtà non risulta, al pubblico dominio, che per l emergenza Xylella-CODIRO sia stata prodotta e/o resa disponibile tale adeguata documentazione tecnico-scientifica e normativa a sostegno dimostrativo della indifferibile necessità ed efficacia delle misure fitosanitarie adottate dal Piano Silletti; s invita comunque l Avvocatura regionale a verificarne l esistenza ed eventualmente il contenuto. 50

51 Appendice n. 3 Alterata ripartizione della zona infetta e della zona cuscinetto Premesso che la Decisione europea del 18 maggio 2015 (art. 4) e il D.M. del 19 giugno 2015 (art. 6) definiscono con molta chiarezza ed in modo sovrapponibile, all interno della zona delimitata, sia la zona infetta, sia la zona cuscinetto ; si riporta senza modifica alcuna il testo del D.M. pubblicato su G.U. n.148 del ) Art Se la presenza dell'organismo specificato è confermata, il Servizio fitosanitario regionale competente definisce senza indugio una zona delimitata in conformità al comma La zona delimitata è costituita da una zona infetta e una zona cuscinetto. La zona infetta comprende tutte le piante che risultano contagiate dall'organismo specificato, tutte le piantechepresentano sintomi tali da indicare la possibile infezione[...] [...] Per quanto riguarda la presenza dell'organismo specificato nel territorio della provincia di Lecce, la zona infetta comprende almeno l'intera provincia.la zona cuscinetto ha una larghezza di almeno 10 km, intorno alla zona infetta. [...] 3. Se la presenza dell'organismo specificato e' confermata nella zona cuscinetto, la delimitazione della zona infetta edella zona cuscinetto e' immediatamente riveduta e modificata di conseguenza. In evidente contrasto con le disposizioni dell art. 6 (1), (2) e (3) del DM, il Piano degli interventi relativo alla OCPC 225/2015, riporta una delimitazione della Zona Cuscinetto includente molti focolai di infezione da Xylella, come risulta in particolare dalle fig. 3 e 4 del documento corrispondente, nonché dall allegato 2 del Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n.147 del La mancata ridefinizione immediata della zona infetta, con l inclusione delle nuove aree riscontrate con presenza di Xylella, impedisce di estendere (o almeno valutare di estendere) a quei territori l esenzione di cui all art. 9 del DM citato, sia dal taglio delle piante ospiti in un raggio di 100 metri da una pianta infetta, sia dal taglio della stessa pianta ospite (salvo questa trovarsi in una ubicazione prevista al comma 2 (lettere a-b-c), oppure essere nella condizione di grave compromissione di cui all art. 10 (c) del medesimo DM). Inoltre, l estensione ufficiale della zona infetta, costituirebbe di certo un ulteriore motivo di revisione delle misure di eradicazione del batterio previste dal Piano Silletti, per impraticabilità tecnica, in parte già riconosciuta dalla stessa Decisione europea del , nonché dal DM di recepimento, e coerentemente con il Principio n. 4 (Modificazioni) dell ISPM n. 1, del comma 4 (Revisione del programma) dell ISPM n. 9, nonché del comma (Monitoraggio e revisione delle misure fitosanitarie) dell ISPM n. 11. Al contrario, attribuire fittiziamente alla zona cuscinetto i nuovi ritrovamenti di alberi infetti, permette di descrivere una artificiosa situazione di nuovi focolai isolati tale da evocare la necessità e la possibilità di tentativi, fallimentari come visto a Trepuzzie in altre parti del mondodi eradicazione del batterio da quarantena. Come illustrato per fattispecie generali dagli ISPM e come si desume dai pareri dell EFSA specifici per la Xylella in Puglia, la sua eradicazione è possibile solo se il batterio è intercettato in una specifica partita d importazione, o in un vivaio, o comunque su poche piante ed in un area molto circoscritta e di recentissima introduzioneuggestione che il Piano tende a fornire parlando di nuovi focolai o di focolai puntiformi, invece che ammettere chiaramente la verità e cioè che la Xylella (con la quale fra l altro si può convivere intervenendo con approcci e cure agro-ecologiche vedi esperimenti in corso del Prof. Scortichini e ancora più evidenti nei risultati positivi e promettenti del Prof. Lops e Prof.sa Carlucci 39 è presente nel Salento ( e forse non solo) in un amplissima superficie geografica di zona 39 Valentina Isernia: UniFoggia e Copagri: Le nostre cure bio su ulivi infetti. 51

52 infetta, avendo oramai (e non sappiamo da quanto tempo) colonizzato moltissime specie di piante ospiti, anche di flora spontanea, nonché di popolazioni di insetti suggitori autoctoni (probabilmente non solo la sputacchina, come indicato dall EFSA), in modo tale da aver orami costituito un suo bacino ineradicabile e incontenibile (se non, ripetiamo, tramite processi agro-ecologici e adattativi delle piante) a meno di usare la bomba a neutroni sul Salento e il resto della Puglia! Appendice n. 4 Riassunto dei punti da accertare e/o valutare 1. Elusione della VAS; 2. Omissioni o incoerenze rispetto alle prescrizioni degli ISPM (in particolare ): a. Omissione del PRA; b. Omissione dello studio dei PRA di altri Paesi; c. Elusione delle esperienze e delle conclusioni delle Autorità fitosanitarie di altri Paesi circa la non eradicabilità della Xylella (confermate anche dai pareri emessi dall EFSA) e della inutilità del suo contenimento tramite l abbattimento degli ulivi e l irrorazione di pesticidi; d. Omissione dell analisi comparativa delle varie opzioni, previste dall ISPM n. 9, per affrontare e gestire l emergenza di un patogeno da quarantena; e. Omissione di una corretta e competa relazione per i decisori politici sulle varie opzioni per affrontare e gestire l emergenza di un patogeno da quarantena; f. Omissione dell obbligo di interrompere immediatamente le misure fitosanitarie rivelatesi inutili e/o dannose; g. Omissione dell obbligo di valutare tutte le nuove informazioni relative alla possibilità di misure agro-ecologiche per contenere la Xylella e la sua virulenza, alternative all abbattimento degli ulivi e all irrorazione dei pesticidi; h. Illegittima ripartizione della zona infetta e dei focolai attribuiti alla fascia cuscinetto ; implicazioni della eventuale modifica; i. Violazione del principio di non discriminazione stabilito dall ISPM n. 1 riguardo alla movimentazione delle piante ospiti dai vivai regionali, rispetto alla normale prassi degli scambi import/export internazionali relativi alla medesima problematica fitosanitaria della Xylella. 52

53 L inchiesta della procura di Lecce Nel marzo il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone ha aperto un fascicolo contro ignoti per diffusione di malattia delle piante, in base a quanto espresso dall'articolo 501 del codice penale. Il magistrato il 2 marzo ha organizzato una riunione presso il proprio ufficio, a cui erano presenti gli uomini del nucleo investigativo di polizia forestale di Lecce e tre consulenti: il professore Giuseppe Surico e il ricercatore Francesco Ranaldi dell Università di Firenze, oltre che l agronomo Dario De Giorgi (CTU incaricato dalla Procura di Lecce). Gli specialisti hanno anche effettuato nuovi campionamenti nelle campagne fra Gallipoli e Ugento insieme agli agenti del Corpo Forestale. Le indagini della Procura di Lecce hanno seguito la doppia pista delle importazioni di piante infette e di una sperimentazione finita male. In particolare hanno attirato l attenzione alcuni documenti sul convegno organizzato nell ottobre 2010 dall Istituto agronomico di Bari, finito al centro dell attenzione dopo le dichiarazioni della pm Valeria Mignone sull immunità di cui la struttura gode. Organizzato su spinta dell olandese Jaap Janse, coordinatore della rete Cost 873, ha fornito gli strumenti di diagnosi e controllo per prevenire l introduzione e l eventuale disseminazione del batterio in Europa. È stato quel workshop l occasione in cui vennero introdotti per la prima volta, a fini di studio, materiali infettati dal patogeno, tre anni prima dell accertamento sul territorio del Gallipolino della sua presenza. Gli inquirenti si chiedono se ci siano state falle nella gestione e hanno delegato le indagini al MIPAAF del Corpo Forestale e alla Guardia di Finanza. Lo IAM (Centre International de Hautes Études Agronomiques Méditerranéennes - CIHEAM di Valenzano, Bari) si ritiene estraneo 41 : È stato dimostrato come non sia stato possibile che il focolaio del batterio generato per motivi di studio e subito distrutto si sia poi diffuso ad oltre duecento chilometri di distanza, nel Leccese. Secondo i ricercatori dello IAM ciò sarebbe impossibile, perchè i ceppi di Xylella giunti in Puglia erano diversi da quello riscontrato nel Leccese. Dai documenti ottenuti tramite accesso agli atti dal parlamentare del M5S Giuseppe L Abbate, emergono incongruenze: Quello che è stato detto dallo IAM ha rimarcato il deputato non è dimostrabile. Nell autorizzazione non sono stati specificati né la sub specie né il numero identificativo del ceppo, indispensabili a valutare la qualità del materiale, né sono provate le modalità di trasporto in sicurezza tramite corriere. Il ministro alle Politiche Agricole, Maurizio Martina ha affermato: Lo IAM ha fatto richiesta di introduzione, detenzione, manipolazione, di cinque isolati di Xylella per un totale di 20 piastre, due vasi di piante di vite inoculate, quattro rami di vite infette dall Olanda e quattro ceppi di Xylella dal Belgio. Al riguardo, preciso che il ceppo riscontrato in Puglia su olivi e altri ospiti è stato interamente sequenziato dal CNR di Bari e identificato come nuovo ceppo batterico, geneticamente vicino alla sub specie pauca originaria del Costa Rica. Il materiale introdotto a scopi sperimentali appartiene ad altre sottospecie: quello proveniente dall Olanda era originario del Nord America (Università di Berkeley, NdR), mentre quello belga apparteneva alla collezione dell Università di Gent 42. Secondo lo IAM da tali identificativi chiunque potrà verificare, dalle pubblicazioni scientifiche esistenti e dai database delle Banche di collezione dei microrganismi (Genebanks), che le sub specie importate non appartengono alla sottospecie pauca. Per la Procura la prima lacuna resta la non tracciabilità del percorso da Berkley all Olanda. Inoltre, si ritiene non sufficiente l indicazione della pubblicazione scientifica per identificare i patogeni arrivati a Bari, perché i batteri dovrebbero viaggiare scortati da un cartellino contenente per ognuno la sequenza genomica indicata con numeri e lettere. 40 A solo titolo di cronaca, si riepilogano le vicende giudiziarie legate alla querelle sulla Xylella in Salento, senza per questo voler entrare nel merito della questione. 41 Articolo di Tiziana Colluto del 17 marzo 2015, < 42 Tiziana Colluto. Strage ulivi in Puglia, i documenti che scagionano lo Iam non convincono i pm. Il Fatto Quotidiano.it, 2 aprile

54 Le indagini, come dichiarato dalla PM Mignone, sono destinate ad arenarsi: in virtù della legge 159 del 2000, varata nell epoca del governo Amato, perchè l Istituto Agronomico Mediterraneo, in quanto organismo internazionale, gode di una immunità giurisdizionale che rende inviolabili immobili, archivi e personale. Dunque, sarà impossibile effettuare perquisizioni, confische, sequestri 43. In un intervista con il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, data a Famiglia Cristiana, si alludeva al fatto che la diffusione di Xylella potesse essere responsabilità dei ricercatori e che ci potessero essere altri interessi in ballo, per esempio quelli delle aziende per la produzione di energia solare, alla ricerca di nuovi spazi per i loro impianti e quindi favorevoli alla riduzione degli uliveti. Nel dicembre 2014 dieci nomi sono stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di diffusione colposa di una malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Tra loro funzionari della Regione Puglia, ricercatori del Cnr e dello Iam, componenti del Servizio Fitosanitario centrale e Giuseppe Silletti, comandante regionale del Corpo Forestale, commissario straordinario per l emergenza fitosanitaria. Nel decreto con cui le pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci dispongono il sequestro preventivo d urgenza di tutte le piante di ulivo interessate dalle operazioni di rimozione immediata come previsto dal Piano Silletti e individuate nell ordinanza del commissario del 10 dicembre. Posti sotto sequestro anche tutti gli ulivi interessati dalla richiesta di rimozione volontaria sulla base del verbale dell Ispettore fitosanitario, in cui si rileva la presenza di sintomi ascrivibili a Xylella fastidiosa, in esecuzione alle previsioni della nota di Silletti del 3 novembre. Inoltre, sono state sequestrate tutte le piante di olivo già destinatarie dei provvedimenti di ingiunzione e prescrizione di estirpazione di piante infette emessi dall Osservatorio fitosanitario regionale. Su quei terreni, ad ogni modo, si consente qualunque intervento colturale che non sia il taglio degli alberi al colletto del tronco o la loro eradicazione. Nel decreto, viene ripercorsa l intera vicenda, a partire dalla prima segnalazione dei sintomi di disseccamento degli ulivi, già dal e poi nel All inizio, però, si attribuirono le cause solo alla lebbra dell olivo, per la quale, tra il 2010 e il 2012, sono stati anche avviati campi sperimentali per testare prodotti non autorizzati per combattere la malattia e per il diserbo degli oliveti con fitofarmaci Monsanto. Nelle varie tappe anche i primi convegni italiani su Xylella, come quello nell ottobre 2010 presso lo IAM di Bari. Per la procura non vi è prova dell'efficacia delle eradicazioni degli ulivi. Anzi l'essiccamento sarebbe aumentato. Al contrario ci sarebbe stato un concreto pericolo per la salute pubblica con l'uso massiccio di pesticidi, alcuni dei quali vietati e autorizzati in via straordinaria: si parla di una quantità pari a chilogrammi su 2 milioni chili utilizzati in tutta Italia. Un approfondimento investigativo è stato effettuato sulla "sperimentazione dei prodotti della (multinazionale, ndr) Monsanto". Sarebbe emerso che "due società interessate dalle sperimentazioni in campo in Salento (Monsanto e Basif) sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx". Come fanno notare gli uomini del Corpo Forestale, nella loro informativa, la parola Allelyx non è altro che Xylella scritta al contrario. Le analisi, fatte svolgere dalla Procura su ulivi di San Marzano (Ta) e Giovinazzo (Ba), con gli stessi sintomi delle piante salentine. Hanno dato esito negativo. Per gli inquirenti è la prova che la sintomatologia del grave disseccamento degli alberi di ulivo non sembrerebbe solo associata alla presenza del batterio, così come d altronde non è, ancora allo stato attuale, dimostrato che sia solo il batterio, la causa del disseccamento 44. Il sequestro degli ulivi sotto inchiesta è stato convalidato dal gip del Tribunale di Lecce Alcide Maritati che condivide la tesi secondo cui gli abbattimenti degli alberi e l'utilizzo di pesticidi non sarebbero l'unico sistema idoneo a evitare l'eventuale diffusione della malattia degli ulivi che può essere arginata attraverso l'adozione di metodi previsti dalle direttive europee. A motivare la decisione del gip sembrerebbe la mancanza di un nesso di causalità accertato tra la malattia identificata come Complesso del disseccamento rapido dell'olivo (CoDiRO) e il batterio 43 Tiziana Colluto, Strage ulivi Puglia, spunta ipotesi dolosa. Fara (Eurispes): Guerra chimica. Il Fatto Quotidiano.it, 17 marzo 2015, 44 Tiziana Colluto. Xylella, sequestrati tutti gli ulivi da abbattere: 10 indagati. C è anche commissario straordinario Silletti. Il Fatto Quotidiano, 8 dicembre

55 Xylella fastidiosa. Vi sono casi in cui oliveti confinanti a quelli attaccati dal CoDiRO non sono stati colpiti. Inoltre, secondo alcuni studi, l abbattimento delle piante non fermerebbe il contagio, perciò occorre ampliare le ricerche e gli studi a livello internazionale. Le basi tecniche al decreto di sequestro sono state fornite da una consulenza firmata da due periti nominati dai pm. L'Unione Europea, poche settimane fa, intanto, ha inviato all'italia una lettera di messa in mora per la mancata realizzazione delle misure imposte nelle decisioni di maggio Il 24 dicembre Silletti si dimette e ritira il suo Piano dichiarando: Dopo le sentenze del TAR del Lazio e l inchiesta della Procura di Lecce che ha decretato il sequestro di tutti gli ulivi colpiti da Xylella fastidiosa, non sono più nelle condizioni di eseguire il piano di eradicazione approvato dal Ministro e dalla Protezione civile. L appello alla Comunità Europea A cura di: Franco Trinca 45 APPELLO ALLA COMMISSIONE EUROPEA per abrogare la Decisione (EU) 2015/789 del 18 Maggio 2015 Alla cortese attenzione di - Presidente della Commissione Europea, Sig. Jean-Claude Junker - Commissario europeo per le politiche della Salute e dei Consumatori, Sig. Vytenis Povilas Andriukaitis; - Commissario europeo per l Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Sig. Phil Hogan; - Commissario europeo per l Ambiente, gli Affari Marittimi e la Pesca, Sig. Karmenu Vella (...) 46 ; Premesso che la Magistratura penale italiana, con recenti provvedimenti connessi alla gestione dell emergenza Xylella- Co.Di.R.O., ha disposto il sequestro degli ulivi del territorio del Salento e il divieto di ogni operazione di loro abbattimento e connessa irrorazione di pesticidi; a)che il Procuratore Capo di Lecce Cataldo Motta, a commento delle indagini svolte e dei dati acquisiti durante l inchiesta, ha affermato in conferenza stampa: L Unione europea è stata tratta in inganno da una falsa rappresentazione dell emergenza Xylella fastidiosa, basata su dati impropri e sull inesistenza di un reale nesso di causalità tra il batterio ed il disseccamento delle piante 47 ; b) che tra i reati ipotizzati vi sono anche: violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale; distruzione o deturpamento di bellezze naturali; inquinamento ambientale per compromissione e deterioramento della biodiversità, anche agraria; concreto pericolo per la salute pubblica per l'uso massiccio di agro farmaci; 45 Comuni della Puglia firmatari: Andria, Galatone, Lequile, Parabita, Squinzano, Tuglie. 46 Inviata per conoscenza anche a: Presidente della Commissione Ambiente, Sanità e Sicurezza Alimentare, Sig. Giovanni La Via; Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Sig. Czesław Adam Siekierski; Ministro dell Agricoltura, delle Politiche Alimentari e delle Foreste; Sig. Maurizio Martina; Ministro dell Ambiente e della Protezione della Terra e del Mare, Sig. Gian Luca Galletti; Ministro della Salute, Sig.ra Beatrice Lorenzin; Sottosegretario per gli Affari Europei, Sig. Sandro Gozi; Presidente della Regione Puglia, Sig. Michele Emiliano; Presidente della Commissione Agricoltura della Regione Puglia Sig. Donato Pentassuglia; Sindaco di Andria, Sig. Nicola Giorgino; Sindaco di Galatone, Sig. Livio Nisi; Sindaco di Lequile, Sig. Antonio Caiaffa; Sindaco di Parabita, Sig. Alfredo Cacciapaglia; Sindaco di Squinzano, Sig. Mino Miccoli; Sindaco di Tuglie, Sig. Massimo Stamerra

56 c) che sotto il profilo della salute pubblica, il Salento e la Puglia in generale sono già da anni territori considerati a rischio di inquinamento ambientale da agro farmaci, di cui se ne usano grandi grandi quantità pari a circa ¼ di tutti quelli utilizzati nell intera Italia 48 ; d) che a tal proposito La Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT) provincia di Lecce ha espresso forti preoccupazioni per l effetto che i pesticidi, previsti nei piani di eradicazione/contenimento della Xylella, potrebbero avere sull aumento dell incidenza di tumore nel territorio del Salento; dati ufficiali riferiti alla provincia di Lecce mostrano che i tassi di cancro sono già alti e in costante aumento negli ultimi 20 anni; uno tra i tipi più diffusi, che può far pensare alla presenza di sostanze tossiche nel sangue eliminate per via urinaria, è secondo la LILT di Lecce la [ ] neoplasia della vescica. Anche in questo caso, storicamente, la provincia di Lecce mostra, tra gli uomini, un tasso di mortalità superiore del 25% rispetto alla media nazionale e del 20% rispetto a quella regionale. Dato che è ormai acquisito che il 90% dei casi di cancro è dovuto alla presenza nell ambiente di fattori di rischio oncologico [ ] 49 ; e) che sul piano più generale, l International Society of Doctors for the Environment (ISDE) ha più volte denunciato e documentato la stretta relazione tra l uso di pesticidi in agricoltura e l insorgenza del cancro e di altre malattie degenerative, specialmente a carico del sistema nervoso centrale (come ad esempio nel caso del clorpirifos, pesticida previsto nel Piano Silletti ): Position Paper Pesticidi, Pratiche Agricole, Ambiente e Salute 50 ; f)che l irrorazione di pesticidi tossici, come previsto dagli artt. 6 (4), 7(4) e 8(3) della Decisione europea del 18 maggio 2015 e da ripetersi più volte all anno come specificato nel DM italiano del 19 giugno 2015 [art. 10(3), lettera a-iv, lettera b e lettera c], costituirebbe quindi un grave e inaccettabile rischio aggiuntivo per la salute umana della popolazione del Salento. g) che anche l EFSA ha messo in guardia dal rischio di danni ambientali e alla salute conseguenti all irrorazione di pesticidi: L'uso intensivo di trattamenti insetticidi per limitare la trasmissione di malattie e controllare l'insetto vettore può avere conseguenze dirette e indirette per l'ambiente modificando intere catene alimentari con conseguenze a cascata, e quindi che interessano i vari livelli trofici. Ad esempio, l'impatto indiretto dei pesticidi sull'impollinazione è attualmente una questione di seria preoccupazione). Inoltre, i trattamenti insetticidi su larga scala rappresentano anche rischi per la salute umana e animale (EFSA, 2015a). h) che le problematiche ed i reati sopra citati attengono a diritti tutelati anche dalla Costituzione italiana (artt. 9-32) e a materie che secondo il TFUE (Trattato sul funzionamento dell'unione europea) sono rimaste nella competenza e quindi nella sovranità degli Stati Membri, come ad esempio la tutela della salute [artt. 2 e 6(a)] 51 ; altri rapporti documentano la estrema pericolosità dell uso dei pesticidi, per la salute umana e degli stessi operatori agricoli; 51 TFUE, Trattato sul funzionamento dell'unione europea Articolo 2 1. Quando i trattati attribuiscono all'unione una competenza esclusiva in un determinato settore, solo l'unione può legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti. Gli Stati membri possono farlo autonomamente solo se autorizzati dall'unione oppure per dare attuazione agli atti dell'unione. 2. Quando i trattati attribuiscono all'unione una competenza concorrente con quella degli Stati membri in un determinato settore, l'unione e gli Stati membri possono legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti in tale settore. Gli Stati membri esercitano la loro competenza nella misura in cui l'unione non ha esercitato la propria. Gli Stati membri esercitano nuovamente la loro competenza nella misura in cui l'unione ha deciso di cessare di esercitare la propria. 3. Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche e occupazionali secondo le modalità previste dal presente trattato, la definizione delle quali è di competenza dell'unione. 4. L'Unione ha competenza, conformemente alle disposizioni del trattato sull'unione europea, per definire e attuare una politica estera e di sicurezza comune, compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune. 56

57 i) che in relazione alle vicende giudiziarie descritte si è aperto un oggettivo conflitto di poteri con quanto stabilito dalla Decisione europea del 18 maggio Con la presente relazione tecnico-scientifica i soggetti firmatari chiedono alla Commissione europea di riesaminare il caso relativo alla emergenza Xylella- Co.Di.R.O.nel Salento e di abrogare la Decisione del 18 maggio 2015, in particolare rispetto agli obiettivi di eradicazione della Xylella e/o di contenimento della sua diffusione (peraltro, come in seguito documentato, entrambi impossibili ad essere perseguiti), prospettati sulla base dell abbattimento di decine di migliaia di ulivi, di altre piante ospiti e di correlata irrorazione massiva di pesticidi. Tale richiesta è fondata, oltreché sulle premesse, in base alle seguenti considerazioni: 1. le Autorità fitosanitarie e scientifiche italiane che hanno supportato con le loro indagini e relazioni il Piano Silletti, non hanno prodotto una approfondita e completa Pest Risk Analysis in relazione alla presenza riscontrata in Salento di Xylella, come rigorosamente previsto dagli Standard Internazionali di Misure Fitosanitarie (ISPM) n. 1, 2, 9, 11, 14; né alcuno studio esauriente di epidemiologia descrittiva e causale, fondato sui caposaldi dello studio di coorte ed il caso-controllo, in riferimento alla relazione tra presenza di Xylella sul territorio (che risulta su una percentuale minoritaria degli ulivi e piante ospiti) e manifestazioni della fitopatia denominata Co.Di.R.O.; 2. in relazione al punto precedente, è necessario ricordare che in un caso di disseccamento rapido di oliveti in California, con sintomi analoghi a quelli riscontrati sugli ulivi della Puglia, il ricercatore Krugner e al. (2014) hanno documentato la presenza di Xylella nel 17% dei casi (ben più della percentuale finora riscontrata sugli ulivi del Salento), ma anche, con prove d inoculazione, che questo batterio non è responsabile in alcun modo dell infezione. Scrivono infatti gli Autori a conclusione dei loro esperimenti e studi: Collettivamente, i dati indicano che X. fastidiosa non ha causato la bruciatura delle foglie di ulivo, né il deperimento dei rami di olivo, ma può contribuire alla epidemiologia della fitopatia favorita da X. fastidiosa in California. In riferimento a questo esperimento e a possibili obiezioni volte a sminuirne la portata, sulla base del fatto che la sub specie studiata da Krügner e collaboratori sarebbe diversa da quella riferibile al Co.Di.R.O. (subspecie Pauca, ceppo CoDiRO), si sottolinea che ciò è privo di rilevanza sostanziale in quanto x.f. multiplex, come suggerisce il nome, ha il più vasto spettro di adattabilità su piante ospiti di tutte le altre subspecie e, quindi, sarebbe la più idonea a mostrare patogenicità anche sull olivo (fino a prova contraria). 3. Per tutto quanto precede, un approfondito e articolato studio epidemiologico era ed è indispensabile per stabilire la reale relazione tra il Co.Di.R.O. e la Xylella del Salento e/o altri fattori patogenetici, biotici e anche abiotici (carenza di sostanza organica e di micro bioma del suolo, eventuali, carenze di micronutrienti, ovvero presenza di metalli tossici nel terreno o inquinanti organici, come residui di erbicidi, fungicidi e altri pesticidi vari); 5. In taluni settori e alle condizioni previste dai trattati, l'unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri, senza tuttavia sostituirsi alla loro competenza in tali settori. Gli atti giuridicamente vincolanti dell'unione adottati in base a disposizioni dei trattati relative a tali settori non possono comportare un'armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. ( ) Articolo 6. La portata e le modalità d'esercizio delle competenze dell'unione sono determinate dalle disposizioni dei trattati relative a ciascun settore. Articolo 6 L'Unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri. I settori di tali azioni, nella loro finalità europea, sono i seguenti: a) tutela e miglioramento della salute umana; b) industria; c) cultura; d) turismo; e) istruzione, formazione professionale, gioventù e sport; C 326/52 IT Gazzetta ufficiale dell Unione europea f) protezione civile; g) cooperazione amministrativa. 57

58 4.pur a fronte dell incertezza nella dimostrazione scientifica del rapporto causale tra il batterio e le manifestazioni di Co.Di.R.O. (di virulenza e di percentuale di colonizzazione degli ulivi), si sottolinea che membri delle Autorità italiane, in molte occasioni di dibattito pubblico, hanno collegato e motivato (almeno in parte) la necessità di drastiche misure fitosanitarie per la gestione dell emergenza Xylella nel Salento, all ipotetico e non dimostrato ruolo centrale che questo patogeno avrebbe nella preoccupante estensione della fitopatia denominata Co.Di.R.O 52.; Si deve considerare in ogni caso che, a prescindere dalle posizioni soggettive sopra riferite, la valutazione del reale grado di infettività e virulenza di un patogeno da quarantena in un contesto ambientale e su definite specie vegetali da proteggere, costituisce uno specifico e necessario fattore di valutazione da considerare, all interno della doverosa Pest Risk Analysis (secondo gli ISPM n. n. 1, 2, 9, 11, 14), per giungere ad una corretta e saggia decisione circa la scelta della più opportuna opzione per la gestione del rischio; 5. a causa delle lacune istruttorie e procedurali di cui al punto precedente, devono ritenersi infondate e illegittime le conclusioni valutative e operative a cui sono giunte le Autorità italiane, circa le misure più opportune, efficaci e con l impatto ambientale e socio-economico minimo (ISPM n. 1, Principi generali, n. 3) per affrontare l emergenza Xylella- Co.Di.R.O.; 6. di conseguenza devono altresì ritenersi erronee e/o fuorvianti e/o incomplete le informazioni trasmesse dalle Autorità italiane alla Commissione europea (come peraltro affermato dalla Magistratura italiana al termine delle sue indagini preliminari), inducendo questa ed il Comitato Fitosanitario permanente, in valutazioni e decisioni diverse da altre possibili e più idonee rispetto alla realtà sul campo e alla fattibilità tecnica delle misure fitosanitarie invece imposte; 7. in relazione alla valutazione delle più opportune misure fitosanitarie con cui gestire la presenza Xylella nel territorio del Salento, segnalata di recente anche in Inghilterra 53 e in altri Paesi europei come Francia continentale e Corsica, Germania, Olanda, secondo quanto ha affermato l ex Commissario Silletti 54, si sottolinea che, pur se è vero che Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena secondo la lista A1 dell European and Mediterranean Protection Plant Organization (EPPO) e l allegato I della Direttiva 2000/29, risulta falsa la semplicistica equazione: presenza di patogeno da quarantena = obbligo o necessità di eradicarlo. Sotto questo profilo si deve prendere atto che già la Direttiva 29/2000 ammette in linea di principio la "non eradicabilità" del patogeno, smentendo a priori la tesi dell'obbligatorietà; art. 16 (1) della Direttiva 2000/29: Esso (Stato membro) adotta tutte le misure necessarie per l eradicazione o, ove non sia possibile, per il contenimento degli organismi nocivi in questione. 8. passando dal principio generale alle dettagliate norme tecniche degli ISPM, il n. 9, Linee Guida per Programmi di Eradicazione del Patogeno, riduce drasticamente i limiti di applicabilità della eradicazione del patogeno, misura fitosanitaria estrema e distruttiva (che peraltro non è assolutamente l unica prevista, né quella privilegiata), sottoponendola a molte specifiche e stringenti condizioni limitative; prima fra tutte la fattibilità tecnica dell eradicazione del patogeno, da valutare in modo dettagliato e documentato prima di avviare qualunque misura fitosanitaria, tramite il processo di Pest Risk Analysis (omesso dalle Autorità italiane); 9. il medesimo ISPM n. 9 (2.4.1) Biological and economic information, pone un altro grande limite all ipotesi di stabilire un programma di eradicazione di un patogeno da quarantena, ove stabilisce che Informazioni devono essere ottenute su: impatto sull'industria e l'ambiente senza eradicazione/con Phony peach : the disease that threatens to devastate Britain s trees and plants. The Guardian, 14 febbraio oggi la Xylella la troviamo in diverse parti in Germania, Francia (00:42:00 e Olanda, 58

59 ogni opzione di eradicazione identificata ; non risulta che questa valutazione sia stata prodotta dalle Autorità italiane; Sotto questo profilo l EFSA stessa lancia l allarme: Un cambiamento di coltura rischia di modificare l'immagine storica e culturale del territorio, così come l'attività economica locale in un senso molto ampio (agricoltura, agro-industria, commercio, turismo (EFSA, 2015a). 10. la possibilità (anzi la necessità, se del caso) di escludere l avvio di un programma di eradicazione del patogeno e scegliere invece una diversa opzione per la gestione del rischio connesso alla sua presenza su un certo territorio, è ancora più esplicitamente affermata in (2.4.2): L'opzione di non intervenire, o di assumere un approccio di gestione del patogeno, devono essere considerati così come le opzioni di eradicazione.. Anche se a prima vista potrebbe sembrare paradossale che sia prevista l opzione di non intervenire contro il patogeno, in realtà l ISPM n. 9 intende affermare il chiaro e saggio principio per cui, nel caso di un programma di misure fitosanitarie prive di evidenti prove di fattibilità, efficacia e sostenibilità, sarebbe senz altro meglio astenersi dal porle in essere, piuttosto che tentare sconsideratamente di applicarle a tutti i costi (!); 11. dopo aver illustrato l opzione di NON eradicazione del patogeno da quarantena, sia in linea di principio (Direttiva 29/2000/CE) che nella descrizione dei concreti criteri tecnici a cui va subordinata la decisione di eradicazione (ISPM n. 9, ma anche n. 1, 2, 11, 14), si sottolinea che nel caso specifico della Xylella nel Salento è la stessa EFSA ad escludere categoricamente la fattibilità tecnica della sua eradicazione; nel parere del 26/11/2013 afferma: Non vi è alcuna traccia di successo nell eradicazione di X. fastidiosa, una volta che si è stabilita all'aperto. I medesimi concetti di fondo non solo sono stati ribaditi anche nel parere EFSA (2015), ma qui sono stati approfonditi e dettagliati; Una revisione approfondita della letteratura non ha prodotto alcuna indicazione che l'eliminazione è una scelta valida una volta che la malattia è stabilita in una zona. Precedenti tentativi, a Taiwan e in Brasile, non hanno avuto successo, probabilmente a causa della vasta gamma di ospiti del patogeno e dei suoi vettori (EFSA PLH Panel, 2015a). Tentativi di eradicare X. fastidiosa sono stati fatti in tutto il mondo, tra cui l'eliminazione di agrumi affetti da clorosi variegata degli agrumi in Brasile (Lopes et al, 2000;. Machado et al, 2011.), e nel caso della malattia di Pierce dell uva nel centro di Taiwan (Su et al., 2013). Nonostante questi tentativi, la percentuale di piante infette in Brasile è aumentata dal 15,7% nel 1994 al 34% nel 1996 (Amaro et al., 1998, Lopes et al., 2000) e, secondo recenti sondaggi 55, circa il 35,5-40% dei 200 milioni di piante di arancio dolce a São Paulo sono infettati con X. fastidiosa (Coletta-Filho et al., 2013; Almeida et al., 2014). A Taiwan la malattia persiste, nonostante la tempestiva rimozione di migliaia di viti colpite dalla malattia di Pierce fin dalla prima scoperta della malattia nel 2002 (Su et al., 2013). In California, la malattia di Pierce è endemica. Purcell (2013) osserva che: Nonostante questo sradicamento di vigneti con PD [malattia di Pierce] in diverse località che hanno coinvolto grandi appezzamenti su più anni, non vi è alcuna prova che lo sforzo di rimozione abbia avuto alcun misurabile effetto. Alle esperienze extraeuropee dei tentativi falliti di eradicare e contenere la diffusione della Xylella e dopo aver descritto le condizioni necessarie per il successo di un programma di pest eradication, EFSA

60 aggiunge considerazioni specifiche che documentano come nel caso del Salento non sussistono le condizioni basilari per poter avviare un piano di eradicazione del patogeno: [ ] Nel caso (Puglia) di una zona infetta che si estende per decine di migliaia di ettari, molte di queste condizioni non sono soddisfatte: condizione 1 (nota del redattore: sono mancati diagnosi precoce e rapido avvio dell eradicazione); condizione 2 (ci sono molti ospiti e molti potenziali vettori, spesso polifagi) [ ] ; 12. bisogna aggiungere che, oltre ad essere non veritiera l affermazione secondo cui un patogeno da quarantena vada sempre eradicato, risulta parimenti infondata l altra equazione secondo cui la gestione del contenimento della Xylella debba passare, oltreché per l estirpazione degli alberi di ulivo infetti, per l abbattimento della popolazione del presunto vettore Philaenius spumarius a mezzo di ripetute irrorazioni stagionali di pesticidi, prolungate negli anni a tempo indefinito! Oltre ad aver indicato la non eradicabilità di Xylella fastidiosa nelle condizioni date nel Salento (vedi punto n. 11), EFSA (2015a) dichiara esplicitamente anche non praticabile l eradicazione del vettore (o meglio dei vettori, perché risultano esserci molti xylem sap-feeding insect nelle specifiche condizioni date in Puglia; infatti, al paragrafo ( ) Eradicazione di vettori infettivi, dopo aver chiarito i limiti di fattibilità: L eradicazione potrebbe essere teoricamente possibile solo quando ci si riferisce ad una singola specie di insetti esotici di recente introduzione in una nuova area e con un livello di popolazione ancora molto limitato. EFSA spiega perché nelle specifiche condizioni del Salento non ci sono le condizioni per l eradicazione dei vettori potenziali della Xylella: Per quanto riguarda le specie di insetti autoctone o endemiche, i potenziali insetti vettori sono ampiamente distribuiti nella zona di valutazione del rischio (Tabella 4 e Figura 5); essi appartengono a diverse specie e le loro popolazioni possono avere localmente dimensioni importanti. Questi vettori sono polifagi e possono variare ospite a seconda della stagione, delle condizioni di crescita e della disponibilità di ospiti; si nutrono di colture, piante selvatiche, piante ornamentali ed erbe infestanti, e possono spostarsi da un appezzamento all'altro, o da un appezzamento all'ambiente circostante [...] Ciò significa che i vettori infettivi possono diffondere lontano da appezzamenti in cui la malattia è presente, il che implica che l'eradicazione di insetti vettori indigeni su una vasta area non è possibile, in quanto vi sono molte specie indigene di mangiatori di linfa dello xilema, associati con molti tipi di piante. 13. altrettanto destituita di fondamento scientifico è la presunta efficacia e utilità di misure fitosanitarie volte a contenere e/o limitare l entità della popolazione d insetti vettori; infatti, al paragrafo del già citato EFSA Journal, in cui viene specificamente approfondita l ipotesi più blanda della Limitazione del numero di insetti vettori infettivi, EFSA afferma fin dall inizio: Il controllo biologico del vettore non sembra essere un'opzione, in quanto anche piccole popolazioni di insetti vettori sono sufficienti a garantire la trasmissione X. fastidiosa. Secondo EFSA, inoltre, ci sono molte variabili imprevedibili che rendono azzardate le misure fitosanitarie volte a limitation of the transfer of the bacterium from plant to plant by insect vectors; ( ): Tuttavia, tali metodi potrebbero avere dei risultati inattesi in determinate circostanze, il che rende difficile la valutazione ex-ante delle conseguenze di eventuali misure di mitigazione. Un buon controllo delle erbacce, per esempio, può essere visto come un metodo adeguato per limitare popolazioni di insetti vettori che necessitano di quelle piante per realizzare parte del loro ciclo di vita. Ma, eliminando le erbacce, la scarsità di cibo potrebbe anche costringere alcuni insetti vettori a nutrirsi di piante coltivate quando la loro fonte preferita di cibo non è più disponibile.

61 61 Allo stesso modo, i trattamenti insetticidi potrebbero avere un risultato negativo modificando la dinamica delle popolazioni di insetti così da favorire gli insetti vettori, ad esempio, operando una pressione proporzionalmente maggiore sugli insetti naturalmente nemici; 14. si deve aggiungere che, qualunque pesticida venga adoperato, si attiverà nella popolazione d insetti una forte spinta adattativa e selettiva, che condurrà inevitabilmente allo svilupparsi di tenaci forme di resistenza biologica verso quella sostanza utilizzata; questo costringerà gli agricoltori e/o le autorità sanitarie ad una affannosa rincorsa verso l individuazione e l uso di altri e più tossici pesticidi (fenomeno ben noto in agricoltura chimica convenzionale), con il conseguente aggravamento dell impatto negativo sull ambiente, sulla biodiversità, sulle varie catene alimentari degli insetti (anche quelli utili all agricoltura e all ecosistema), in quella umana e quindi alla fine sulla salute dei cittadini; 15. bisogna inoltre considerare che nella provincia di Lecce, conseguentemente alla riconosciuta non eradicabilità del batterio oramai insediato in quell area (considerato n. (7) della Decisione del 18 maggio 2015), si dovrà comunque ineluttabilmente convivere con un grande bacino d incubazione di Xylella fastidiosa (del vettore Philaenus spumarius e di altri probabili), le irrorazioni di pesticidi nella pretesa fascia di eradicazione della zona cuscinetto posta a nord dovrebbero essere obbligatoriamente protratte ab aeternum, perchè in caso contrario le ricolonizzazioni del vettore e della Xylella, provenienti da sud, sarebbero ineluttabili rendendo totalmente inutili e ancor più ingiustificabili quelle pesanti misure fitosanitarie. Appare evidente che l imposizione di un prezzo così alto da pagare, in termini d impatto ambientale e di danni certi alla salute pubblica sarebbe totalmente inaccettabile sotto il profilo sia etico che giuridico, violando il principio europeo di precauzione, la Costituzione italiana, la Carta dei Diritti umani nonché il Diritto naturale alla vita. Si vuole forse condannare un intera area geografica ad un permanente stato di desertificazione, inquinamento ambientale e intossicazione della popolazione?! Un inaccettabile scelta di tale genere, non assumerebbe forse i connotati di un crimine contro l umanità?; 16. oltretutto, le valutazioni dell EFSA sulla mancanza nel caso della Xylella in Salento delle condizioni basilari per poter avviare un piano di eradicazione del patogeno, trovano a Trepuzzi la loro puntuale conferma: dopo il taglio nel 2014 di 64 ulivi positivi ai test per la Xylella, nel 2015 gli alberi neo infettati sono divenuti circa 2.500, con un aumento del 3.800%. Oltre a questo, altri dati oggettivi contribuiscono a scartare a priori la strategia di eradicazione della Xylella e/o il suo contenimento tramite l espianto di ulivi e altre piante ospiti, abbinato all irrorazione di pesticidi; infatti, dalla Relazione su Xylella Fastidiosa - Situazione a Marzo che la Regione Puglia Area Politiche per lo Sviluppo Rurale Servizio Agricoltura Ufficio Osservatorio Fitosanitario ha presentato al Senato della Repubblica Italiana, si attesta che L intera area ritenuta infetta è di circa ettari di cui di oliveti [ ]. Da un semplice confronto di numeri appare evidente che, quando la Xylella si diffonde su un area territoriale, la superficie potenzialmente infettata è enorme rispetto al semplice numero di alberi di ulivo presenti e considerati; di conseguenza, le misure fitosanitarie di eradicazione del batterio (e dei suoi vettori) dovrebbero essere applicate ad un numero e quantità illimitati di piante ed erbe anche spontanee, presenti in infinite nicchie di radicamento e fin sotto le case e altri immobili insediati nell area, dove la Xylella continuerebbe a proliferare ( ); 17. di fronte ad evidenze di tal genere, gli Standards Fitosanitari Internazionali (ISPM) sono molti chiari nell indicare la necessità di abbandonare immediatamente misure fitosanitarie la cui applicazione si è mostrata inutile o peggio dannosa, come nel caso del Salento: ISPM n. 1; Modificatione del programma : Come le condizioni cambiano e come nuovi fatti diventano disponibili, le misure fitosanitarie devono essere modificate immediatamente, sia per l'inclusione di divieti, restrizioni o requisiti necessari per il loro successo, o per la rimozione di quelle che si trovano ad essere inutili.

62 ISPM n. 9; Revisione del programma Durante tutta l'eradicazione, il programma dovrebbe essere sottoposto a revisione periodica per analizzare e valutare le informazioni raccolte, per verificare che gli obiettivi sono stati raggiunti, e / o per determinare se sono necessarie modifiche. Le revisioni dovrebbero avvenire: -ogni volta quando le circostanze impreviste si incontrano che potrebbero influenzare il programma. [...] Se i criteri per l'eradicazione non sono soddisfatti, il piano di eradicazione dovrebbe essere rivisto ( ). ISPM n. 11; Monitoraggio e revisione delle misure fitosanitarie Dopo aver riportato il principio di "modifica" di cui al citato ISPM n.1, ISPM n. 9 prosegue, affermando: [ ] Pertanto, l'applicazione di particolari misure fitosanitarie non dovrebbe essere considerata permanente. Dopo l'applicazione, il successo delle misure nel raggiungere il loro scopo dovrebbe essere determinato monitorandole durante l uso; 18.se la strategia dell abbattimento degli ulivi non fosse stata fermata dal recente sequestro preventivo disposto dalla Magistratura inquirente italiana, si sarebbe determinato un drammatico effetto desertificazione. In effetti, dove l espianto degli ulivi è stato portato a termine, questa temuta conseguenza sta divenendo una preoccupante realtà 56 : Bisogna tenere conto inoltre che la diffusa presenza millenaria di ulivi nel Salento ed in tutta la Puglia, non costituisce solo una importante coltura agro-alimentare, ma rappresenta oltreché una bellezza paesaggistica tutelata dalla Costituzione italiana (art. 9) e un elemento fondante della identità culturale della società pugliese, anche un vasto e complesso ecosistema millenario, la cui distruzione può davvero portare ad un disastro ambientale con ripercussioni pesantissime e imprevedibili sugli equilibri ecologici dell intera area geografica, nonché sulla sua economia; infatti, citando ancora il documento della Regione Puglia Relazione su Xylella fastidiosa - Situazione a Marzo , si evidenzia che: [ ] l olivicoltura rappresenta infatti uno dei comparti più rilevanti del sistema agricolo pugliese, contribuendo nel 2013 all 11,6%- pari a 552 milioni di euro- del valore complessivo della produzione agricola della regione e al 30% del valore della produzione olivicola italiana. Per quanto riguarda la superficie interessata dall olivicoltura, in Puglia risultano in produzione circa ettari a olivo (pari al 32% delle superfici olivicole nazionali e al 41% delle superfici delle regioni meridionali). Inoltre per quanto attiene al tessuto imprenditoriale, l olivicoltura è realizzata in Puglia da circa imprese agricole pari al 22% delle aziende olivicole italiane, dove si rileva una superficie media per azienda coltivata a olivo (1,4 ettari) sia sensibilmente superiore alla media nazionale. 19. coerentemente con quanto considerato fin qui con i pareri di EFSA e con le linee guida indicate dagli ISPM, la Commissione europea dovrebbe quindi modificare l approccio delle misure fitosanitarie relative alla Xylella indicate nella Decisione del 18 maggio 2015 (analogamente a quanto già fatto in passato per altri patogeni da quarantena), limitandosi a consigliare agli Stati Membri la gestione del problema tramite opportune cure agro-ecologiche degli ulivi e del suolo; nonché provvedere all aumento delle risorse per il finanziamento della Ricerca scientifica e dell Innovazione tecnologica, oltreché delle sperimentazioni eco-sostenibili sul campo, peraltro già avviate nel Salento con risultati che, sebbene ancora parziali e da confermare, appaiono nettamente positivi. Per rispondere alla prevedibile obiezione che così facendo rimarrebbe un margine di rischio di diffusione della Xylella in vaste aree del territorio europeo, bisogna considerare che questo è stato già accettato per causa di forza maggiore in molti altri casi di patogeni da quarantena, come del resto esplicitamente previsto dallo stesso ISPM n. 11, 56 (da 00 :13 a 00 :20 / da 01 :57 a 02 :02 ). 62

63 3.3 Accettabilità del rischio: [ ] Misure (fitosanitarie) non sono giustificate se il rischio è già accettabile o se deve essere accettato perché non risulta possibile gestirlo (come nel caso della diffusione naturale). Nel caso specifico del Salento EFSA (2015a) sentenzia che: La probabilità di diffusione è valutata molto probabile, a causa del gran numero di piante confermate o potenziali ospiti, dell'abbondanza e la distribuzione capillare di conosciuti (P. spumarius) o potenziali vettori. Si ritiene inoltre impossibile interrompere tutti i movimenti umani (che possono aiutare a trasportare i batteri o loro vettori) tra la zona contaminata identificata e il resto della zona di valutazione del rischio, nonché per contenere i vettori stessi all'interno della zona contaminata identificata. 20. a sostegno della necessità di abrogare e/o modificare la Decisione del 18 Maggio 2015, è importante sottolineare che il fallimento dei tentativi di eradicazione e/o contenimento della diffusione di patogeni da quarantena e non, tramite espianto di coltivazioni e irrorazione di pesticidi, è una evidenza non limitata alla Xylella, ma riscontrabile con molta frequenza a livello internazionale e specificamente europeo; si citano alcuni esempi in cui la stessa Commissione europea ha dovuto prenderne atto e abrogare precedenti Decisioni orientate a quella strategia: Cinipede del castagno: Decisione di esecuzione della Commissione del 30 Settembre 2014 che abroga la decisione 2006/464/CE [ ] Queste indagini mostrano inoltre che Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu è ampiamente diffuso in gran parte della sua potenziale area di stabilimento all'interno del territorio dell'unione. Inoltre, le condizioni stabilite dalla decisione 2006/464/CE per la circolazione di piante sensibili, non sono fattibili e appropriate per la gran parte del territorio dell'unione Diabrotica virgifera del mais Decisione di esecuzione della Commissione del 6 febbraio 2014 che abroga la decisione 2003/766/CE La Decisione della Commissione 2003/766 / CE (2) non è riuscita a prevenire la diffusione della Diabrotica virgifera virgifera Le Conte come risulta dalle indagini annuali condotte dagli Stati membri in applicazione di tale decisione. Queste indagini mostrano inoltre che Diabrotica virgifera virgifera Le Conte ha ora stabilito in una grande parte del territorio dell'unione. Inoltre, non è possibile bloccare l'ulteriore diffusione ed esistono mezzi efficaci e sostenibili per il controllo che minimizzano l'impatto di tale organismo sulla resa del mais [ ]. Viroide del tubo fusiforme della patata Decisione di esecuzione della COMMISSIONE del 7 maggio 2015 che abroga la decisione 2007/410/CE Nonostante le misure stabilite dalla decisione della Commissione 2007/410 / CE, Viroide del tubo fusiforme della patata è ormai diffuso all'interno dell'unione sulle piante coperte da tale decisione, in prosieguo: le «piante specificate», come appare dalle indagini ufficiali condotte da parte degli Stati membri ai sensi di quella stessa decisione [...] Si conclude pertanto che le misure stabilite dalla decisione 2007/410 / CE non sono sufficienti per prevenire la diffusione del Viroide del tubo fusiforme della patata all'interno dell'unione sulle piante specificate e che non vi è alcun rischio fitosanitario per giustificare tali misure. 21.Si potrebbe continuare con molti altri esempi, ma conviene soffermarsi su una riflessione di fondo: l esperienza nazionale e internazionale nella gestione delle emergenze fitosanitarie relative a patogeni di vario genere, una volta insediati e/o in attiva fase di diffusione territoriale, indica che le misure di 63

64 eradicazione e/o di contenimento tramite l espianto di alberi e di coltivazioni infette non producono i risultati sperati e di solito si concludono con il fallimento e la revoca (totale o parziale) della Decisione che aveva reso obbligatorie quelle misure fitosanitarie. Le misure di eradicazione del patogeno e/o di suo contenimento tramite la distruzione delle coltivazioni e irrorazione di pesticidi, hanno dimostrato (Pluess et al., 2012) di essere efficaci esclusivamente (o principalmente) quando sono rivolte a ristretti focolai primari d ingresso in un territorio ritenuto indenne (come nell esempio della piantina di caffè scoperta lo scorso anno in Francia, alle porte di Parigi). Altra cosa sono gli pseudo focolai con i quali si manifesta una dinamica di spread di un patogeno oramai estesamente presente in un dato territorio, come è il caso della Xylella nel Salento; 22. poiché, come illustrato, non è possibile proseguire con le misure fitosanitarie di abbattimento degli ulivi e irrorazione di pesticidi, è necessario passare dal concetto di contenere le diffusione fisica del batterio a quella praticabile di contenere la sua virulenza e le manifestazioni di fitopatia del Co.Di.R.O.. A tal proposito si documentano gli innegabili risultati positivi di cure agro-ecologiche, prima accennati (ancorché parziali, da confermare con ulteriori sperimentazioni su altri di uliveti e da verificare nel tempo), di varie sperimentazioni in atto nel Salento, tra cui quella sotto la direzione del Prof. Lops e Prof.sa Carlucci dell Università di Foggia 57. Molto interessante e promettente anche la sperimentazione anti Xylella con nanotecnologie di veicolazione 58 ; Inoltre, sul piano scientifico generale sono ampiamente note le proprietà di autodifesa delle piante dall attacco dei patogeni in generale, batterici, virali, ecc.: Resistenza Acquisita Localizzata (LAR) e Resistenza Acquisita Sistemica (SAR) e, inoltre, la ISR = Resistenza Sistemica Indotta. La possibilità di stimolare la resistenza Sistemica di una pianta tramite specifici induttori di resistenza è stato ed è ampiamente studiato e sperimentato; ci sono molti esempi di resistenza indotta fatta acquisire a specie arboree, con induttori sia biologici (microorganismi utili) che a base di molecole chimiche, naturali o di sintesi, nei confronti di una vasta gamma di patogeni. (Jakab et al., 2001; Garcion et al., 2007). Ad esempio, un importante induttore abiotico naturale è rappresentato dall acido salicilico (SA), prodotto naturalmente da molte piante e considerato uno dei principali segnali molecolari di SAR; sue applicazioni esogene sono in grado di indurre le stesse risposte di resistenza determinate da una induzione mediata da microrganismi. (Kessman et al., 1994; Sticher et al., 1997). Anche la grande industria dell agrochimica si sta indirizzando verso i mediatori biologici della resistenza endogena, come il meccanismo mediato dall acido salicilico, creando una nuova categoria di prodotti fitosanitari stimolanti la SAR 59. ; uno specifico prodotto ha ottenuto la registrazione di emergenza fitosanitaria per la lotta contro il cancro batterico dell actinidia (PSA), cioè l epidemia di batteriosi del kiwi che ha colpito in Italia negli ultimi 5 o più anni (Syngenta, 2013) Per ultimo si segnala che, nella letteratura scientifica internazionale, è noto che N-Acetilcisteina molecola priva di fitotossicità, sperimentata in Brasile e in altri Paesi latinoamericani, risultata efficace sia nel curare i sintomi della fitopatia da essiccamento, sia nel ridurre e contenere la carica batterica della Xylella fastidiosa (Muranaka et al. 2013); Una analoga sperimentazione è stata avviata (sebbene tardivamente) nel Salento dal Prof. Giovanni Paolo Martelli, non certo noto come oppositore della strategia di espianto degli alberi di ulivo: [ ] abbiamo in programma il saggio dell effetto della N-acetilcisteina (NAC), tenendo a mente che i risultati promettenti ottenuti in Brasile su agrumi non è detto che risultino tali anche su olivo. Noi, naturalmente, lo speriamo. Rimane comunque il fatto che la NAC rompe i legami (= ponti) disolfuro che stabilizzano le proteine del biofilm batterico che viene fluidificato, favorendo così il 57 Si veda (da 04 :12 a 05 :00); 58 Contro la Xylella le nanotecnologie funzionano. E diagnosi precoce con una foglia Contro la Xylella le nanotecnologie funzionano. E diagnosi precoce con una foglia. Così Syngenta Combatte La Batteriosi. 64

65 passaggio della linfa grezza. Ne deriva una remissione più o meno estesa dei sintomi, la pianta se ne avvantaggia tornando a produrre [ ] 60. In riferimento all azione mucolitica della NAC, si fa notare che permettendo la ripresa del flusso linfatico bloccato dalla "colla di mucopolisaccaridi" prodotta dal batterio, non solo determina la ripresa vegetativa del ramo o della branca ostruiti, ma può di conseguenza innescare anche un'azione antibatterica specifica verso la Xylella, tramite i polifenoli di cui la pianta dell'ulivo è forte produttrice, come documentato anche dal successivo lavoro scientifico: Attività antibatterica dei composti fenolici contro il fitopatogeno Xylella fastidiosa EFSA (2015) conferma l azione positiva della NAC: EFSA Journal 2015;13(1), pag : Recentemente, è stato riferito che la N-acetilcisteina, che viene utilizzato per il trattamento di alcune malattie umane, mostra un effetto battericida su X. fastidiosa portando ad una riduzione delle popolazioni batteriche e una remissione significativa dei sintomi in agrumi (Muranaka et al., 2013). Un aspetto importante di questo lavoro è la remissione dei sintomi a partire dall'applicazione di questa molecola durante l'irrigazione [...]; sebbene l opinione scientifica dell'efsa prosegua dicendo [...] ma va notato che le popolazioni X. fastidiosa sono rimaste vitali nella pianta e i sintomi riapparvero parecchi mesi dopola fine dei trattamenti. Ancora più importante che le piante trattate rimarrebbero fonte di X. fastidiosa per i vettori, permettendo il verificarsi della diffusione in zone trattate con questo prodotto, come pure in aree che non erano state trattate" nel lavoro originale gli Autori indicano che [ ] Utilizzando NAC in fertilizzazione, il ritardo per la recrudescenza dei sintomi sulle foglie dopo l'interruzione del trattamento è aumentato a circa otto mesi. Pertanto si evince che, ripetendo il trattamento e in associazione con le altre cure agro-ecologiche già citate, si prospetta la possibilità di una efficace sinergia volta ad ottenere il contenimento della virulenza e della fitopatia Co.Di.R.O., sia nella quota che dipendesse sul piano eziologico dalla Xylella, sia da altri patogeni fungini e/o insetti. Al contrario, sulla base di quanto è stato illustrato e documentato, le misure fitosanitarie basate sull'espianto degli ulivi e l'irrorazione di pesticidi, oltre a non garantire assolutamente né l eradicazione del batterio, né il suo contenimento inteso sotto il profilo della presenza nello xilema degli ulivi e delle altre piante ospiti, risultano inutili e anzi dannose rispetto all obiettivo di rafforzare le difese biologiche degli ulivi, unica vera e attuabile strategia di contenimento per il Co.Di.R.O.. Da un bilancio dei pro e dei contro delle diverse opzioni di gestione discusse, appaiono senz altro preferibili le seconde in quanto eco-sostenibili. Per tutto quanto sopra esposto ed illustrato si chiede alla Commissione europea di abrogare la decisione di esecuzione (UE) 2015/789 del 18 maggio 2015 Si chiede inoltre di voler sostenere la ulteriore ricerca e sperimentazione di nuove e più efficaci soluzioni agro-ecologiche per la gestione eco-sostenibile del Co.Di.R.O., riconvertendo i finanziamenti previsti per tutte le attività collegate alle precedenti misure fitosanitarie obbligatorie e indirizzandoli anche verso un approccio integrato di Ricerca scientifica e Innovazione tecnologica, sempre rivolte a soluzioni sostenibili e con i requisti di Migliori Tecniche Disponibili (BAT) e di Migliori Pratiche Ambientali (BEP) per la Prevenzione, Mitigazione e Gestione della Crisi Xylella

66 LA PATOLOGIA DEGLI OLIVI PUGLIESI E ALTRE CONCAUSE Nell estate del 2013 sono stati segnalati in alcuni oliveti pugliesi diversi casi di disseccamento di piante di olivo coltivate in una zona a sud di Gallipoli nella Provincia di Lecce. Nel Salento, i sintomi del declino dell olivo erano stati già osservati prima del 2000, ma la frequenza di essiccazione è ora molto più alta e diffusa. Già nel 2011 ad Alezio, nel Salento leccese, si erano verificati disseccamenti rapidi degli ulivi su circa dieci ettari (Martelli, 2013). Nel mese di ottobre 2013, la presenza di X. fastidiosa è stata segnalata in Puglia in provincia di Lecce, associata a sintomi di rapido declino sugli alberi di olivo, oleandro e mandorlo (Saponari et al., 2013). Le piante colpite presentavano la seguente sintomatologia: - disseccamenti della chioma che interessavano rami isolati, intere branche e/o l intera pianta; - imbrunimenti del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto; - foglie disseccate nella parte apicale e/o marginale. Il 15 ottobre 2013 viene data la comunicazione ufficiale dell identificazione di Xylella fastidiosa da parte del CNR, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Bari. Le osservazioni hanno mostrato che X. fastidiosa si ritrova anche nelle piante di olivo più giovani, in assenza di altri organismi (Martelli, 2014). Rapporti sull associazione di X. fastidiosa con sintomi di disseccamento dell olivo sono stati recentemente pubblicati dall Argentina 61. Durante il periodo primavera-estate del 2014, un'ulteriore diffusione è stata registrata, con nuovi focolai rilevati, sulla costa della provincia di Lecce. X. fastidiosa è stata recentemente riportata nel 2015 anche in alcune località in provincia di Brindisi 62. Le indagini hanno mostrato che gli ulivi con evidenti sintomi di malattia erano generalmente colpiti da un complesso di parassiti, tra cui X. fastidiosa, varie specie fungine appartenenti ai generi Phaeoacremonium e Phaemoniella e la falena Zeuzera pyrina (Nigro et al., 2013). In seguito alle indagini 63, nell area colpita sono stati individuati diversi agenti parassitari che associati costituiscono il cosiddetto Complesso del disseccamento rapido dell olivo : Xylella fastidiosa, batterio fitopatogeno da quarantena; Zeuzera pyrina o Rodilegno giallo (lepidottero); Neofusicoccum parvum, Phaeoacremonium parasiticum, P. rubrigenun, P. aleophilum, P. alvesii, Pleurostomophora richardsiae e Phaemoniella spp., miceti lignicoli vascolari. All identificazione di X. fastidiosa negli olivi affetti da disseccamento rapido si è giunti sia per il tipo di sintomi, che ricordava le violente manifestazioni di brusca fogliare (leaf scorch) di fruttiferi e piante da ombra (platano, acero, olmo, querce, ecc.) attribuite a questo batterio dalla bibliografia nord americana, sia per le modalità di diffusione della malattia, che sembravano anch esse compatibili con quelle delle infezioni di X. fastidiosa. La sospettata presenza di X. fastidiosa, è stata quindi confermata da saggi sierologici (ELISA) e molecolari (PCR) (Saponari et al., 2013). La diagnosi è stata successivamente completata con l osservazione diretta, al microscopio elettronico, di cellule batteriche nelle sezioni di tessuto xilematico prelevato da olivi risultati positivi ai saggi ELISA e PCR e con l isolamento in coltura pura su substrati selettivi ottenuto a Marzo 2014, dapprima da una pianta di pervinca sperimentalmente infettata, e successivamente da olivi, oleandro, Polygala myrtifolia e Westringia fructicosa infetti in condizioni naturali (Cariddi et al., 2014; Saponari et al., 2014b). Nell olivo la presenza del ceppo CoDiRO viene riscontrata in costante associazione con la sintomatologia, che generalmente interessa con maggiore gravità piante adulte (secolari). Altrettanto elevata è la sua associazione in piante di olivo più giovani, in cui spesso le alterazioni sono limitate a disseccamenti terminali di porzioni della chioma che, sulla base delle osservazioni sinora condotte, non evolvono nel declino generale della pianta (Regione Puglia, 2014) svolte dal Servizio Fitosanitario della Puglia con il supporto dell Università degli Studi di Bari e del CNR. 66

67 Nelle zone del focolaio, nel leccese, e in altre aree (Cerignola, Foggia, Canosa di Puglia e Andria) dove sono stati riscontrati sintomi simili hanno verificato che, nelle piante colpite, oltre a Xylella fastidiosa, erano presenti anche i tre funghi: Phaeoacremonium aleophilum, Neofusicoccum parvum e Pleurostomophora richardsiae (Carlucci et al., 2013a). I dati della Commissione Europea confermano che su 1757 campioni di rametti e foglie disseccate, solo su 21 si è ritorvata Xylella, segno che le cause dei disseccamenti sono altre e la presenza di Xylella, è probabilmente solo una conseguenza. I dati attuali sulla presenza di Xylella sono assolutamente al di sotto della soglia di pericolo (Altieri, 2015). Dati del MIPAAF (2015) dicono che meno dell 1,8% dei campioni di olivo analizzati presentavano tracce di DNA di Xylella. Mancano però i riferimenti relativi alla superfice degli uliveti presi in considerazione (superficie di provenienza dei campioni). Nella relazione non viene specificato se i campioni erano stati prelevati in tutta la provincia di Lecce o se provenivano solo dalla zona focolaio. Nel primo caso i dati non sarebbero significativi ai fini di una valutazione dell importanza del batterio come causa della patologia. Nel secondo caso significherebbe che il batterio non rappresenta un problema. Non conoscendo l area di riferimento i dati non possono essere utilizzati. Si tratta di uno dei tanti esempi di cattiva comunicazione e mancanza di trasparenza tra organi burocratici, comunità scientifica e istituzioni. Vi è una correlazione con l'andamento climatico delle ultime annate agrarie, favorevole allo sviluppo di funghi, anche patogeni. Piante mal gestite e in condizioni di stress nutrizionale, a causa ad es. dell uso di diserbanti, possono essere più facilmente attaccate proprio da batteri patogeni e funghi. Vari funghi lignicoli sono noti per causare disseccamenti di parti legnose di piante arboree e di vite. Da soli o in sinergia possono causare l'interruzione del flusso di acqua e nutrienti nei vasi delle piante provocandone il disseccamento. Diverse specie fungine sono state segnalate in associazione a sintomi di essiccamento delle foglia sugli alberi di ulivo e associati alla formazione di aggregati in grado di bloccare lo xylema e quindi il passaggio della linfa. Nel Salento danni agli alberi di oliva sono causati anche da agenti come la falena leopardo, Zeuzera pyrina, spesso osservata su alberi deperenti. La complessità del caso è stata radicalmente semplificata, puntando l attenzione, invece che sulle concause individuate, esclusivamente su Xylella fastidiosa. Solo verso la ricerca di questo batterio sono state indirizzate energie e risorse, prospettando un pericolosissimo rischio di contagio, con il Salento che potrebbe contaminare il resto del Paese e l Europa. Sistematica e caratteristiche patogene dei funghi rinvenuti negli olivi Le ricerche delle Università di Firenze e di Bari e del Servizio Fitosanitario della Toscana su campioni di olivo del Salento che presentavano sintomi di CoDiRO hanno rilevato la presenza dell insetto Zeuzera pyrina e di alcuni funghi tracheomicotici, come Phaeoacremonium parasiticum, P. rubrigenum, P. aleophilum, P. alvesii, Phaemoniella spp., oltre alla presenza, ma saltuaria, di DNA di Xylella fastidiosa (Giannozzi et al., 2014, Nigro et al., 2014, 2014), trovata anche, ma non sistematicamente, in altre specie di piante (Saponari et al., 2014c). Alcuni ricercatori dell Università di Foggia, analizzando campioni prelevati da diverse piante di olivo interessate da patologie identiche o simili a CoDiRO, in Puglia, hanno evidenziato che il batterio Xylella è presente solo nella provincia di Lecce, mentre in altre aree geografiche, come Cerignola, Foggia, Canosa di Puglia e Andria, i patogeni associati ad analoghi casi sintomatici appartengono a numerose specie di funghi: Phaeoacremonium aleophilum, Phaeoacremonium alvesii, Phaeoacremonium parasiticum, Phaeoacremonium italicum, Phaeoacremonium sicilianum, Phaeoacremonium scolyti, Neofusicoccum parvum, Pleurostomophora richardsiae (Carlucci et al., 2013a, 2013b, 2015). In particolare, le specie più associate alla malattia sono: Phaeoacremonium aleophilum, Neofusicoccum parvum, Pleurostomophora richardsiae. Ciò invita a riflettere e a ritenere che il batterio potrebbe non essere, per lo meno da solo, il patogeno responsabile del CoDiRO. Attualmente circa 18 diverse specie fungine sono state trovate in olivi con sintomi di deperimento (Urbes-Torres et al., 2013). I sintomi tipicamente interessano solo una parte della struttura; solo occasionalmente sono stati osservati essere coinvolti interi alberi. 67

68 Tabella 8 - Sintesi delle specie fungine rinvenute nelle province Barletta-Andria-Trani/Foggia Specie Località Province Bibliografia Neofusicoccum parvum Andria, Canosa di Puglia, Cerignola, dintorni di Foggia Carlucci et al a,b Phaeoacremonium aleophilum Phaeoacremonium alvesii Phaeoacremonium italicum Phaeoacremonium parasiticum Phaeoacremonium rubrigenun, Phaeoacremonium scolyti Phaeoacremonium sicilianum Pleurostomophora richardsiae Andria, Canosa di Puglia, Cerignola, Corato, dintorni di Foggia, Monte Sant Angelo, Stornara, Terlizzi, zona di focolaio in provincia di Lecce Canosa di Puglia, Cerignola, Ortanova, zona di focolaio in provincia di Lecce Barletta- Andria-Trani / Foggia Barletta- Andria-Trani / Foggia Barletta - Andria-Trani, Foggia, Lecce Carlucci et al a,b Carlucci et al. 2015; Nigro et al., 2013 Carlucci et al. 2015; Nigro et al., 2013: Cerignola, Ortanova Foggia Carlucci et al Cerignola, Corato, Monte Barletta- Sant Angelo, Stornara, Terlizzi, Zona Andria-Trani, di focolaio in provincia di Lecce Foggia, Lecce Carlucci et al. 2015; Nigro et al., 2013 Zona di focolaio in provincia di Lecce Lecce Nigro et al., 2013 Canosa di Puglia, Cerignola, Foggia, Stornara, Canosa di Puglia, Cerignola Andria, Canosa di Puglia, Cerignola, Foggia areas Barletta- Andria-Trani / Foggia Barletta- Andria-Trani / Barletta- Andria-Trani / Foggia Carlucci et al Carlucci et al Carlucci et al a, b Neofusicoccum parvum: è un patogeno vascolare, della famiglia Botryosphaeriaceae, che provoca il cancro degli eucalipti (Iturritxa et al., 2011) e causa gravi sintomi di declino e disseccamenti di vite in tutto il mondo. N. parvum penetra nelle piante di vite attraverso ferite da potatura o innesto e colonizza i tessuti dell'ospite e provoca necrosi nei tessuti vascolari causando la morte dei germogli, lo sbiancamente dei giovani getti, necrosi dei boccioli e il fallimento dei trapianti. Non è mai stato trovato da solo ma sempre associato a Pleurostomophora richardsiae (Carlucci et al., 2013b). Pleurostomophora richardsiae (sin. Phialophora richardsiae) è l'agente patogeno principale coinvolto nel declino degli ulivi riportati nelle zone di Canosa di Puglia, Cerignola e Foggia del sud Italia, al di fuori della zona focolaio di X. fastidiosa (Carlucci et al., 2013a). È stato spesso trovato associato a Neofusicoccum parvum (Carlucci et al., 2013b). È il principale agente responsabile di avvizzimento apicale del fogliame, striature marroni sotto la corteccia e cancri di tronchi e rami. È noto anche per essere un agente patogeno umano (Uberti Foppa et al 1995; Ikai et al., 1988; Pitrak et al., 1988; De Hoog et al., 2000) e la causa di cisti feoficomicotiche sottocutanee attraverso introduzione traumatica (Guého et al. 1989). Più recentemente è stato segnalato come un agente patogeno di viti (Eskalen et al., 2004; Rolshausen et al., 2010; Halleen et al., 2007). Phaeoacremonium Genere fungino descritto di recente. Diverse specie di Phaeoacremonium sono state isolate da un ampia gamma di specie legnose, sia come semplici e innocui endofiti, sia come agenti patogeni associati a deperimenti, disseccamenti e morte delle piante; alcune specie sono riportate associate a micosi opportunistiche nell uomo, altre a larve di scolitidi, altre vivono saprofiticamente nel terreno. Oltre alla specie tipo Phaeoacremonium parasiticum, tale genere comprende oggi una trentina di specie, tra cui P. rubrigenun, P. aleophilum e P. alvesi, P. inflatipes,p. mortoniae. 68

69 Pm. aleophilum, Pm. angustius, Pm. mortoniae e Pm. parasiticum sono le specie di Phaeoacremonium principalmente coinvolte nella malattia di Petri e nel mal dell'esca della vite (Eskalen et al a, Mostert et al., 2006a, Martin & Cobos, 2007), Sono stati riscontrati per Phaeoacremonium parasiticum disseccamenti e alterazione del sistema vascolare anche su ciliegio, albicocco, mandorlo e actinidia. Agli inizi degli anni 80 Phaeoacremonium parasiticum, è risultato agente di gravi disseccamenti dell olivo in Grecia; le piante colpite, cv Megaritiki, presentavano anche forti infestazioni di Hylesinus oleiperdae e Ploeotribus scarabeoides. Non sono disponibili informazioni sul comportamento di tale patogeno negli ambienti olivicoli italiani o sulla sua eventuale associazione con altri insetti (Zeuzera pyrina) e/o altri agenti fitopatogeni. E stata comunque riscontrata in diversi casi la presenza di tali funghi nel legno dove si riscontrano i fori determinati dalle larve di Zeuzera pyrina e i sintomi del CoDiRO. Phaeoacremonium rubrigenum e Phaeoacremonium aleophilum, sono le specie più diffuse e più comunemente rinvenute su vite con sintomi di esca. Alcuni dati riportati per olivi inoculati con entrambe le specie, dimostrano che esse determinano gravi imbrunimenti del legno ma non causano sintomi di gravi disseccamenti. Phaeoacremonium parasiticum, Pm. rubrigenum e Pm. inflatipes (in seguito identificati come Pm. alvesii), sono, invece, associati con la feoifomicosi umana (Mostert et al. 2005; Padhye et al., 1998, Guarro et al. 2003). Caratteristiche patogene di Zeuzera pyrina e metodi di lotta biologica Il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) è un insetto appartenente all Ordine Lepidoptera e alla Famiglia Cossidae, polifago, che infesta numerose specie arboree di interesse agrario, forestale e ornamentale. I danni sono causati dalle larve che, neonate e ancora gregarie, scavano delle gallerie di modesto diametro all apice dei rami di uno-due anni e poi, crescendo, perforano rami di maggiore diametro fino a danneggiare le branche e il tronco. La femmina depone uova ammassate in luoghi come fessure del legno, vecchie gallerie o screpolature della corteccia. Le larve vivono scavando gallerie prevalentemente longitudinali nei rami o nelle branche. Le gallerie sono aperte da finestre di aerazione e di scarico degli escrementi. La larva sceglie il ramo da infestare in base alle proprie dimensioni: larve piccole infestano rami piccoli, quelle grandi attaccano le branche o anche il tronco. Le larve sono, quindi, xilofaghe perché si nutrono del legno delle loro piante ospiti. In Puglia lo sfarfallamento degli adulti si protrae da aprile fino a ottobre, con due picchi: il primo da fine maggio a inizio giugno; il secondo dalla seconda metà di agosto a inizio settembre. In ambienti miti o durante inverni tiepidi gli sfarfallamenti continuano con presenza di pochi esemplari in inverno. Le gallerie determinate dalle larve oltre ad interrompere il trasporto della linfa vegetale consentono la penetrazione e la diffusione nel legno di diversi funghi lignicoli, che sviluppandosi ostacolano ulteriormente il flusso linfatico. La presenza di 2-3 larve all interno di una giovane pianta può determinare la morte di grosse branche o in casi di forte infestazione anche dell intera pianta. 69

70 Figura 7 - Zeuzera pyrina (Foto da Wikipedia) L uso di insetticidi per il controllo di tale insetto non è efficace, per l impossibilità con i formulati di raggiungere la larva nella parte interna del legno. I trattamenti con insetticidi sono, quindi, inutili e dannosi sia economicamente che per il loro impatto ambientale e, pertanto, da sconsigliare. La lotta a questo parassita risulta complessa poiché le larve sono difficilmente raggiungibili e gli adulti hanno un lungo periodo di sfarfallamento (da maggio ad ottobre). Esistono tuttavia mezzi di lotta meccanici, come l introduzione di fili di ferro nei fori (uncinatura), ma queste tecniche oltre a richiedere molta manodopera, non garantiscono la morte delle larve. La lotta microbiologica consiste, invece, nell introduzione, nei fori, di funghi o nematodi entomopatogeni dove l infestazione non è spinta, associando l esportazione dei rami infestati dove il lepidottero ha prodotto gravi danni (Iannotta, 2001). È recente ed efficace la tecnica della confusione sessuale (Sportelli, 2002) che consiste nell uso di diffusori o dispenser contenenti il feromone femminile applicati sui rami prima dell inizio del primo volo del lepidottero. Il metodo della confusione sessuale non presenta alcun impatto ambientale, è selettivo verso l insetto obiettivo, riduce nel tempo la sua popolazione, preserva gli insetti utili, non lascia residui nelle olive, si rivela utile per la gestione di eventuali fenomeni di resistenza, non penalizza altri metodi di lotta (Sportelli, 2002). Il numero di diffusori per ettaro consigliato è di 300 meglio se integrati con alcune azioni fisiche e agronomiche: potature ed eliminazione di rami infestati, uncinatura nel periodo vegetativo (se il numero di fori è limitato) o iniezioni di insetticidi biologici direttamente nei fori scavati dalle larve. IMPATTO DELLA LOTTA CHIMICA SULLA SALUTE DEGLI OLIVI E DEL LORO AGROECOSISTEMA Il commissario straordinario per l emergenza Silletti, in una lettera del marzo 2015 all EFSA, resa nota dall europarlamentare pugliese Rosa D Amato 64, chiede all EFSA di aiutarlo a motivare l implementazione delle misure di controllo chimico dei vettori dell infezione. 64 Lorenzo Consoli, Commissario straordinario Xylella: uso pesticidi su larga scala contro il batterio degli ulivi. ASK-NEWS del 14/4/

71 Il piano prevede azioni di controllo dei vettori che comprendono anche l impiego su larga scala di insetticidi. Si tratta di un aspetto molto delicato per il quale incontro una fortissima opposizione da parte di diverse componenti della popolazione. Tuttavia, il Panel on Plant Health (PHL) dell EFSA, nella sua opinione scientifica su Xylella pubblicata nel 2015 (EFSA PLH, 2015a), afferma chiaramente che: L uso intensivo di trattamenti insetticidi per limitare la trasmissione della malattia e controllare l insetto vettore può avere conseguenze dirette e indirette sull ambiente modificando intere reti alimentari con effetti a cascata. Per esempio, l impatto indiretto dei pesticidi sull impollinazione è attualmente motivo di grave preoccupazione. I trattamenti insetticidi su larga scala rappresentano un rischio anche per la salute umana e animale. L'uso di pesticidi e disseccanti, inseriti tra le possibilità di gestione degli oliveti, tramite decreti elaborati senza le necessarie e adeguate considerazioni agro-ecologiche, ha già ridotto fortemente la biodiversità di questi significativi agroecosistemi. Oltre ai gravi danni ambientali e alla salute umana e animale, i metodi chimici nei paesi invasi da Xylella fastidiosa non hanno avuto successo. Negli Stati Uniti, nonostante la lotta chimica e le molte precauzioni adottate, Xylella fastidiosa è oggi presente, oltre che in California, in altri 27 Stati. La lotta chimica curativa non è attuabile ed è distruttiva per la biodiversità. Il controllo di Xylella fastidiosa si dovrebbe basare sulla prevenzione: impiego di ceppi resistenti, pratiche colturali e di igiene appropriate, misure di lotta biologica contro gli insetti vettori. La Regione Puglia è stata, in passato, sensibile alle problematiche di salvaguardia della biodiversità regionale, con azioni come il Progetto «Recupero del Germoplasma Olivicolo Pugliese - Re.Ger.O.P.» integrato per la biodiversità (P.S.R. Regione Puglia 2007/2013). La resistenza delle differenti varietà e la loro risposta alle diverse tipologie di trattamenti dovrebbe essere il perno su cui focalizzare le attività di ricerca. Xylella fastidiosa è spesso asintomatica in molte piante ospiti, incluse molte specie di piante infestanti e piante ornamentali; gli insetti che possono fungere da vettori sono numerosi e generalmente polifagi, alcuni forse ancora sconosciuti. La stessa rimozione delle piante infette è inutile, perché l infezione può diffondersi da zone limitrofe non ancora sintomatiche. L uso di pesticidi è sicuramente una delle cause dell indebolimento degli olivi che favorisce la morbilità di Xylella e dei funghi ad essa associati. L'uso dei diserbanti chimici, quali glifosato (Roundup e similari), glufosinate ammonio, paraquat, squilibra le condizioni micro- e macrobiologiche dei suoli, indebolendo le coltivazioni e favorendo gli agenti patogeni. Si tratta di molecole che oltre a distruggere la microflora del terreno, rendono indisponibili i microelementi e impediscono il normale svolgimento del metabolismo delle piante, che pertanto diventano vulnerabili ai patogeni, compresi quelli che causano il CoDiRO (Yamada et al., 2009; Johal & Huber, 2009; Kremer & Means, 2009; Perrino, 2010). Nelle linee guida per il contenimento del CoDiRO la Regione Puglia (2014) propone una serie di insetticidi per combattere gli insetti vettori di Xylella. Ovviamente interventi di questo tipo non possono che peggiorare una situazione già compromessa dal punto di vista della biodiversità e dell equilibrio biologico suolo-piante. Inoltre molte delle sostanze proposte sono tossiche per gli insetti impollinatori e la loro diffusione inevitabilmente impatterà con le popolazioni presenti anche dei loro predatori (pesci, anfibi, rettili, uccelli e piccoli mammiferi). Altre danneggiano le comunità acquatiche. A queste sostanze tossiche si aggiungono interventi "antilombrichi", con tiofanate methil, che inquinano la fauna del suolo utile (lombrichi e artropodi edafici) indispensabili per lo svolgimento dei servizi ecosistemici del suolo. Sono stati trovati dai ricercatori (Altieri, 2015) numerosi recipienti del prodotto chimico negli uliveti soggetti a disseccamento, nonostante il suo uso non sia consentito sugli olivi. Servirebbero a ridurre la presenza di lombrichi nelle olive raccolte con aspiratori. 71

72 È necessario bandire l'impiego dei disseccanti nei settori agricoli e non agricoli, perché non sono compatibili con le tecniche di difesa Integrata, oggi obbligatorie (ai sensi del D. Lgs. 150/ ), dal momento che tali mezzi chimici di sintesi sostituiscono i mezzi fisico-meccanici, prioritari e obbligatori nella difesa integrata. L'impiego di tali sostanze dovrebbe essere di fatto vietato dal 1 gennaio 2014, con l'entrata in vigore del D. Lgs. 150/2012, il quale recepisce la direttiva europea che impone l agricoltura integrata in tutta Italia e l'obbligo di impiegare tecniche sostitutive di quelle chimiche come le lavorazioni meccaniche, il pirodiserbo e altre tecniche biologiche di difesa, ai sensi della Decisione CE del 30/12/1996. Sono autorizzati e disponibili prodotti fitosanitari certamente efficaci per il controllo del vettore e di altre fitopatie, ma che purtroppo contribuiscono a inquinare l habitat e quindi a peggiorare lo stato di salute degli olivi. È importante sottolineare che nessun prodotto fitosanitario, a parte l olio essenziale di arancia (contenente il principio attivo limonene), è autorizzato in deroga sull olivo contro il vettore Philaenus spumarius L. (Sputacchina) e tantomeno contro Xylella fastidiosa (Reg. 1107/2009, art. 53). Pertanto sembra esserci un contrasto fra possibilità di uso e previsioni del piano. Di seguito si riportano le caratteristiche ecologiche delle sostanze proposte dalla Regione Puglia e di altre sostanze già largamente usata negli oliveti a conduzione convenzionale. Questo potenziale cocktail di insetticidi associati ad erbicidi non potrà che determinare ulteriore degrado del sistema olivicolo. Buprofezin Regolatore di crescita (I.G.R.) insetticida e acaricida persistente, ad azione chitino-inibitore che agisce per contatto, per ingestione e per asfissia. Non è sistemico, ma possiede una parziale citotropicità. Inibisce la muta di ninfe e larve, che porta alla morte. Sopprime anche ovideposizione da parte degli adulti; insetti trattati depongono le uova sterili. Blocca la crescita di diversi insetti negli stadi preimmaginali interferendo nei processi di formazione della chitina. Non è traslocato nella pianta e possiede un'azione sterilizzante sulle gemme. Poichè agisce sulle forme giovani degli insetti, va utilizzato in primavera quando sono maggiormente presenti gli stadi giovanili delle cicaline. Sull olivo viene utilizzato per il controllo della Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saessetia oleae). Naturalmente non essendo selettivo può impattare tutte le popolazioni d insetti nell area d irrorazione impoverendo la biodiversità e potenzialmente impattando le rese delle specie a impollinazione entomogama. È efficace in particolare contro Cicadellidae, Deltocephalinae (cicaline) e Delphacidae, alcuni Coleotteri e Acari. In idrolisi al buio a ph 4, il principale prodotto di degradazione (41,7 %) dopo 11 giorni è 1 - tert - butil-3-isopropil-5-fenil-2 thiobiuret sono stati anche segnalati Buprofezin (55%) e 1-isopropil-3- fenilurea. Buprofezin è da tossico a letale per i lombrichi sotto esposizione acuta ed esercita effetti cronici significativi sull'attività di crescita e sugli enzimi. La riduzione del tasso di crescita dei lombrichi (A. caliginosa) trattati è stata accompagnata da una diminuzione nell'attività di AChE e GST. LC 50 è di 421 mg*kg -1, inferiore al valore di 1 g/kg considerato innocuo per i lombrichi in condizioni di campo (Kokta, 1992). Sette giorni dopo l applicazione su frutti di pomodoro più del 90% del residuo è buprofezin inalterato. Anche lo studio del metabolismo negli agrumi conferma che buprofezin è il residuo principale (66 %) dopo 14 giorni e il secondo più abbondante (18 %) dopo 75 giorni, quando il residuo principale è il metabolita2-ammino-2-metil 2-isopropil-4-phenylallophanate (FAO/WHO, 1991). L emivita per fotodegradazione in condizioni di campo è di circa 15 giorni (Datta & Walia, 1997). Nel suolo, in condizioni aerobiche, TD 50 varia tra 32 e 322 giorni. DT 90 in laboratorio a 20 o C è di 333 giorni. Per idrolisi acquosa è stabile a 20 C e ph 7; TD giorni a ph 5, 378 giorni a ph 7, 396 a ph 9. Nei sedimenti TD 50 è di 49 giorni (PPDB). 65 Decreto Legislativo del 14 agosto 2012, n.150, Attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l azione comunitaria ai fini dell utilizzo sostenibile dei pesticidi. Supplemento Ordinario n. 177/L alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana Serie generale n 202 del 30 agosto

73 Si tratta quindi di un prodotto persistente in particolare nelle acque ed è, infatti, classificato come pericoloso per l ambiente (PPDB). Chlorpyrifos (metile) Insetticida organofosforico larvicida ad ampio spettro d'azione e persistenza non elevata, che agisce per contatto, ingestione e in parte per vapore. Presenta un elevato potere abbattente anche nei confronti di larve presenti all'interno delle foglie e possiede una blanda azione acaro frenante. Ha una azione di controllo di diversi insetti tra cui anche le cicaline. Non è registrato su olivo ma su diverse colture comprese le ornamentali e tappeti erbosi. Agisce per ingestione e contatto ed è lievemente citotropico. In Italia il Chlorpyrifos e i suoi diversi formulati sono tra gli insetticidi più usati: ogni anno si vendono chilogrammi di pesticidi a base di questo principio attivo o in miscela con altri prodotti, come i piretroidi di cui rafforza l effetto. Percentuali di Chlorpyrifos, anche superiori al 20%, sono presenti in oltre 50 insetticidi commerciali utilizzati in case, ospedali, giardini pubblici. L ampio spettro di efficacia consente di utilizzarlo per controllare sia insetti volatori (mosche, zanzare, chironomidi), che striscianti (blatte, formiche, pulci, cimici), permettendo di uccidere insetti che hanno acquisito resistenze ai piretroidi. In agricultura è largamente impiegato per la difesa di barbabietola da zucchero, mais, tabacco, girasole, soia, ortaggi, patata, vigneti, coltivazioni floreali e ornamentali. È consigliato per la disinfestazione del terreno contro Elateridi (Agriotes spp.), Nottue (Mamestra brassicae, Agrotis spp., ecc.), Grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa), Maggiolino (Melolontha melolontha), Tipule (Tipula spp.), Bibio (Bibio ortolani), Mosca del Cavolo (Delia radicum), Formiche (Tatramorium spp., Formica spp.), larve e adulti di Diabrotica. È impiegato contro le larve di zanzara o di chironomidi per la disinfestazioni di acque prive di ittiofauna. I prodotti sono consigliati per l uso in ambienti riparati quali locali infestati all interno di abitazioni, scuole, ospedali, edifici pubblici, magazzini e impianti industriali in genere, ma anche aree e superfici esterne in ambito urbano, ricreativo, agricolo, anche in presenza di vegetazione. Alcuni prodotti sono applicati anche sui muri, nelle crepe e fessure, nei luoghi nascosti che fungono da riparo per gli infestanti compresi i sifoni e gli scarichi. L azione insetticida rimane presente sulle superfici trattate per alcune settimane (4-5) in funzione della eventuale tipologia e frequenza delle operazioni di pulizia. Grazie alla elevata efficacia nei confronti delle larve e pupe di zanzara è impiegato nelle acque infestate dalle larve di zanzara previa verifica della assenza di fauna ittica. La tossicità acuta per le api è molto alta. L esposizione degli apiari nelle aree coltivate risulta localmente molto alta e connessa a fenomeni di moria e spopolamento degli alveari. Nell ambito del Progetto Beenet questa sostanza è stata trovata nel 2012, insieme a Dimethoate e Omethoate probabilmente utilizzate nei vigneti, in 3 campioni di polline prelevati da alveari morti per sospetto avvelenamento da pesticidi della Puglia, e in diversi campioni di polline da alveari morti dell Emilia Romagna (Beenet, 2012). Nel 2013 è stato rinvenuto in campioni di polline di Valle d Aosta, Emilia Romagna, Umbria, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia (Beenet, 2013). Sempre nel 2013 è stato rinvenuto in api morte della Provincia di Bolzano in corrispondenza di spopolamento degli alveari, eliminazione dai favi di parte della covata (pupe) riferiti a sospetti avvelenamenti per trattamenti in post-fioritura su melo (Beenet, 2013). È una sostanza pericolosa per l'ambiente acquatico oltre che un potenziale interferente endocrino nei mammiferi. Può danneggiare anche alcune piante ornamentali quali azalee, camelie, rosacee, in particolare nei periodi caldo umidi. Clorpiryfos diminuisce in modo significativo le attività della catalasi (CAT) e lattato deidrogenasi (DLH) nel cervello, fegato, branchie e muscolo scheletrico del pesce gatto d'acqua dolce, Heteropneustes fossilis (Tripathi & Shasmal, 2010). Sono state osservate significativi danni al DNA concentrazione-dipendenti negli eritrociti e nelle cellule del fegato di girini esposti a concentrazioni subletali di Chlorpyrifos (Yin et al., 2009). Clorpiryfos ha una relativamente breve emivita biologica (circa 24 ore nel sangue e 60 ore nel grasso), non si accumula nel corpo, ma si trasforma in Chlorpyrifos oxon, circa 3000 volte più dannoso nei 73

74 confronti del sistema nervoso 66. Questa trasformazione avviene anche nelle acque ricche in ioni cloro e ipoclorito (Wu, 2003). Chlorpyrifos causa severe malformazioni a carico della struttura assile in embrioni di varie specie di anfibi (Richard and Kendall, 2002; Bonfanti et al., 2004). In esperimenti su girini Clorpiryfos-oxon e Clorpiryfos si sono dimostrati capaci di influenzare la kinesina, interrompendo il trasporto kinesinadipendente sui microtubuli. Il movimento Kinesina-dipendente di vescicole, organelli, e altri componenti cellulari lungo i microtubuli è fondamentale per l'organizzazione di tutte le cellule eucariotiche, in particolare nei neuroni, dove organelli e proteine sintetizzate nel corpo cellulare devono muoversi lungo gli assoni fino ai siti pre-sinaptici nelle terminazioni nervose. La rottura del trasporto intracellulare cinesina-dipendente potrebbe spiegare alcuni degli effetti a lungo termine di organofosfati sul sistema nervoso centrale e periferico (Gearhart et al., 2007). Per quanto riguarda i mammiferi è stato dimostrato il suo effetto come interferente endocrino nelle pecore (Rawlings et al. 1998). Non risulta carcinogeno o mutageno, ma gli sono stati riconosciuti effetti negativi, oltre che sul metabolismo dell acetilcolina, sulla riproduzione e lo sviluppo, effetti neurossici, e azione irritante su pelle e occhi (PPDB Database). Effetti cronici sono stati riscontrati in lavoratori ripetutamente esposti all'uso del Chlorpyrifos. Tra questi: perdita di memoria e concentrazione, disorientamento, depressione, emicrania, insonnia o sonnambulismo (Di Lonardo et al., 2012). Alti livelli di clorpirifos nel plasma del cordone ombelicale sono predittivi di punteggi neuropsicologici bassi a 3 anni di età integranti deficit di attenzione, iperattività, bassi indici di sviluppo psicomotorio e mentale (Rauh et al., 2006). Il potenziale patologico di chlorpyrifos è particolarmente forte sia per le cellule epatiche che nervose colpendo 49 dei 51 marcatori dei 6 percorsi metabolici esplorati, inclusi 42 in entrambe. L espressione genica è sistematicamente repressa in modo intenso. Questo prodotto è incluso tra quelli che hanno interrotto il maggior numero di geni nei due tipi cellulari durante gli esperimenti di Antidote Europe 67. In altri studi è stato constatata una correlazione significativa tra quantità crescenti del metabolita TCPY e una diminuita produzione di testosterone (Meeker et al., 2006). Per Chlorpyrifos Metyl è stata riscontrata attività anti-androgenica (Kang et al., 2004). A causa della sua tossicità e della sua persistenza nei sedimenti il Chlorpyrifos rappresenta un pericolo per gli organismi dei fondali marini (Di Lonardo et al., 2012). È stato rinvenuto in mele, agrumi, peperoni, cereali, albicocce distribuite in varie regioni italiane ed è, insieme a Boscalid, Captano, Fenaximide, Fludioxonil, Triadimenol, Fosmet, Penconazolo, Metalaxil, tra le sostanze attive più frequentemente riscontrate nei campioni regolari multi residuo (Di Lonardo et al., 2012). Nel 2001, sulla base della revisione dei dati, l impiego in aree urbane è stato vietato negli Stati Uniti, così come l uso dello stesso insetticida nei parchi e nei luoghi pubblici frequentati dai bambini. È presente come larvicida nel capitolato Speciale di appalto per l affidamento del servizio di derattizzazione, disinfestazione e disinfezione del 2011 del comune di Caccamo (PA) 68 e tra i presidi medico-chirurgici richiesti del comune di Eboli 69 per la lotta adulticida. È presente nelle Linee Guida per l organizzazione e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare della Regione Veneto per la lotta adulticida mediante atomizzatori o nebulizzatori 70. È stato autorizzato dal Ministero della Sanità per la lotta al Punteruolo rosso. Sono stati revocati molti prodotti per l uso agricolo, ma ne sono autorizzati altri, molti dei quali per la lotta contro gli insetti che vivono nel terreno e sulla sua superficie, anche nei terreni umidi e irrigui Antidote Europe: Evaluation de la toxicité de 28 substances chimiques de synthèse Comune di Caccamo: Capitolato speciale di appalto per l affidamento del servizio di derattizzazione, disinfestazione e disinfezione. 69 Comune di Eboli, Capitolato speciale d appalto per il servizio di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione del territorio comunale A cura di Gianluigi Lustro. 74

75 Deltametrina Introdotta dalle società Roussel-Uclaf bel 1973 rappresenta il capostipite del gruppo dei cosiddetti piretroidi fotostabili e ha un ruolo di riferimento nei programmi di lotta, condotti a livello mondiale, contro gli insetti vettori di malattie pericolose per l uomo e gli animali allevati, come per la difesa delle derrate. La Deltametrina, specialmente quando formulata con solventi organici, può esplicare una azione irritante, allontanando gli insetti prima che abbiano assunto la dose letale di insetticida. In agricoltura biologica ne è possibile l impiego solo in trappole e/o distributori automatici contenenti sostanze specifiche attrattive (trappole ad ormoni) contro la mosca delle olive (Bactrocera oleae) e previa necessità riconosciuta dall organismo o dall autorità di controllo. Ha gravi effetti sulla biodiversità acquatica: estremamente tossica per lo zooplancton e per la maggior parte dei crostacei di cui Influenza la biochimica, la fisiologia e l istologia e determina alterazioni del comportamento, aumento della mortalità, alterazioni della crescita e della riproduzione con effetti negativi sulle popolazioni (PAN Pesticide Database). Rotiferi e Copepodi sono particolarmente suscettibili (Tidou et al., 1992). Anche le popolazioni di pesci possono risentire del ripetuto utilizzo di questa sostanza oltre che per danneggiamento del sistema nervoso anche per mancanza delle prede naturali. Nell estate del 1991 e del 1995, questo pesticida ha causato una massiccia moria di Anguilla anguilla nel Lago Balaton in Ungheria, in seguito ad una applicazione per il controllo delle zanzare (Velisek et al. 2011). Nel 1995, la presenza di deltametrina è stata dimostrata in diverse altre specie di pesci e in campioni di sedimenti prelevati dal lago (Balint et al., 1995). Per gli anfibi risulta da molto ad estremamente tossico. Greenpeace lo ha individuato tra i sette insetticidi il cui uso dovrebbe essere limitato per combattere la moria delle api 71. Questa sostanza altera la capacità di homing (orientamento verso il nido) delle api (Vandame et al., 1995). Dimethoato Contro la mosca delle olive e altri fitofagi dell'olivo viene proposto l uso di dimethoato, caratterizzato da un elevata azione citotropica, che penetra con facilità nell interno dei tessuti vegetali trattati (mesocarpo dei frutti, mesofillo delle foglie, ecc.), e si trasferisce per via sistemica, anche nei tessuti non trattati, compensando così, in breve tempo, eventuali deficienze di deposito insetticida. Agisce per contatto e per ingestione ed è indicato per la lotta contro insetti ad apparato boccale succhiatore e contro ditteri, tra cui, in particolare, la mosca delle olive, la mosca della frutta, la tignola delle olive e altri insetti su diverse colture. Introdotto nel 1956, è un insetticida sistemico destinato, come tutti i fosforganici, ad essere bandito dall Unione Europea. Nella provincia di Barletta Andria Trani risulta il prodotto più venduto (ISPRA, 2015). Se da un lato si possono combattere fitofagi che sono in posizione riparata, quali larve minatrici di ditteri, lepidotteri e larve endocarpiche, dall altro, l impatto del dimethoato sull entomofauna è notevole e preoccupante (Iannotta et al., 2008). I prodotti a base di questa sostanza sono altamente tossici per le api 72. Ha anche una persistenza abbastanza lunga e il tempo minimo che deve intercorrere tra l ultimo trattamento e la raccolta è di 21 giorni. Le pressioni di Italia e Spagna ne hanno permesso l'utilizzo fino a quando non sia trovata una nuova molecola meno tossica e con ripercussioni meno invasive sull'entomofauna dell'oliveto ugualmente efficace contro la mosca delle olive. È stata riscontrata sensibilità al dimethoato almeno di alcune cultivar di olivo (Coratina, Frantoio, Canino, Bosana). Altre colture sensibili sarebbero alcune varietà 71 Antonio Cianciullo: Quei pesticidi killer delle api, Greenpeace lancia l'allarme. La Repubblica, 09 aprile Come recentemente dimostrato da una ricerca svolta dal gruppo di lavoro dell Area di Entomologia del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali dell Università di Bologna e del CRA Istituto Nazionale di Apicoltura di Bologna (Claudio Porrini, Anna Gloria Sabatini, Fabio Sgolastra, Bettina Maccagnani, Donato Tesoriero, Piotr Medrzycki, Francesca Venier, Mariangela Mencarelli, Teresa Renzi, Roberto Colombo, Mirella Capelli, Anna Rita Mattarrozzi) nell ambito del progetto coordinato dal CRPV dal titolo Api e agrofarmaci ( ) e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna (L.R. 28/98). 75

76 di agrumi, il nocciolo, il crisantemo, il fico. Per la maggior parte di queste, in ogni modo, la normativa vigente non ne ammette l'impiego. Etofenprox L etofenprox agisce per contatto e ingestione causando un danno irreversibile al sistema nervoso degli insetti. Ha un meccanismo d azione analogo a quello degli insetticidi piretroidi mediante inibizione del trasporto degli ioni sodio lungo le terminazioni nervose. Tale potere insetticida si manifesta sia per contatto che per ingestione. Secondo le norme di classificazione europea è comunque "pericoloso per l ambiente. Non è registrata sull olivo ma può essere utilizzata su altre colture comprese le ornamentali. È altamente tossico per le api ed è stato rinvenuto, nell ambito del progetto Beenet (2013) in campioni di polline raccolti negli alveari di Puglia e Calabria. Alcune specie di zanzara si dimostrano relativamente resistenti. È altamente tossico per i Crostacei e presenta una certa variabilità tra le specie di pesci. È debomente tossico per Anguilla japonica, moderatamente tossico per Tilapia mossambica e altamente tossico per la Trota iridea, Oncorhynchus mykiss (PAN database; PPDB Database). Anche se la tossicità acuta dell Etofenprox per i ratti è tra le più basse tra gli insetticidi per uso civile è considerato un pesticida particolarmente dannoso (PAN database, Californians for Pesticide Reform) e cancerogeno (EPA, 2002). È inoltre sospettato di avere attività di interferente endocrino (European Commission, 2000). Il tempo di dimezzamento nel suolo (DT 50 ) è di giorni (PAN Database). Il tempo di dimezzamento per fotolisi acquosa (DT 50 a ph 7) è di 6,3 giorni, moderatamente veloce. Risulta stabile per quanto riguarda l idrolisi acquosa. Nei sedimenti acquatici può permanere più di 13 giorni (PPDB Database). L'Etofenprox è poco solubile in acqua, non è soggetto a dilavamento e si lega alle particelle del suolo. È in grado di ridurre fortemente le popolazioni di insetti nelle aree irrorate determinando una diminuzione della biodiversità e, nel caso delle colture che necessitano impollinazione, anche una diminuzione delle rese a causa della diminuzione di apoidei e lepidotteri. L eliminazione dei Lepidoptera in particolare può ridurre le popolazione di Labiatae e influenzare negativamente la biodiversità degli ambienti di gariga e prateria. Anche se moderatamente tossico per alcuni pesci, i valori di EC 50 per i Crostacei, il coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua (Log Kow) > 4, la durata nell ambiente, l ErC50 per le alghe lo pone nella categoria di tossicità cronica 2, si tratta cioè di una sostanza Tossica per la vita acquatica con effetti a lungo termine secondo la classificazione GHS. L elevata efficacia contro gli artropodi determina inoltre la diminuzione della biodiversità sia animale che vegetale agendo su elementi fondamentali della catena trofica e sugli impollinatori. Glifosato In particolare in Puglia il glifosato è il prodotto fitosanitario più venduto nelle provincie di Barletta Andria Trani e Lecce. Le proprietà diserbanti del glifosato sono state riconosciute durante uno screening degli effetti diserbanti di oltre 300 acidi terziari amminometilfosfonici derivati da varie ammine primarie e secondarie (Moedritzer e Irani, 1966). Tutti questi usi sono basati sulla sua capacità di formare un complesso chelato e immobilizzare nutrienti minerali come Ca, Fe, Co, Cu, Mn, Mg, Ni, Zn, ecc. (Glass, 1984). Questi nutrienti fungono da co-fattori per vari sistemi enzimatici in piante, microorganismi e animali. Una volta che questi nutrienti metallici sono chelati con glifosato nel terreno o nelle piante diventano fisiologicamente indisponibili per molte funzioni fisiologiche. Il glifosato determina variazioni della composizione batterica e riduzione della fissazione dell'azoto, con una paradossale resa inferiore dei raccolti (Zobiole et al., 2010; Sheng et al., 2012). Glifosato è tossico per gli organismi nel terreno Mn-riducenti e N-fissatori in modo che la disponibilità di azoto e Manganese nel suolo può essere notevolmente compromessa (Huber et al., 2004). 76

77 A livello globale nelle zone trattate con glifosato è stato dimostrato un aumento delle malattie prodotte da Xylella come la Clorosi degli agrumi e la malattia di Pierce della vite (Johal & Huber, 2009). Le alterazioni indotte dal glifosato possono contribuire alla genesi di disturbi quali la celiachia (Samsel & Seneff, 2013a), obesità (Samsel & Seneff, 2013b), diabete, ma anche di altri disturbi dell organismo come malattie cardiache, depressione, autismo (Shelton et al., 2012; Samsel & Seneff, 2013b), sterilità, cancro e morbo di Alzheimer (Samsel & Seneff, 2013b). Figura 8 - Relazione tra produzione di glifosato e aumento dell autismo negli Stati Uniti Figura 9 - Relazione fra diagnosi della malattia celiaca ICD e applicazioni di glifosato sul grano negli Stati Uniti, (R=0.9759, p 1.862e-06, figura di Nancy Swanson tratta da Samsel & Senef, 2013b, su dati USDA, NASS, CDC) Tabella 9 - Illustrazione dei modi in cui glifosato può essere collegato a varie patologie associate alla malattia celiaca 77

78 Alterazione della flora batterica intestinale Chelazione dei metalli Inibizione dell'enzima CYP Sopprassione del percorso dell'enzima shikimate Effetti dei glifosato Riduzione di Bifidobacteria Riduzione di Lactobacillus Sviluppo di Escherichia coli anaerobico Crescita eccessiva di Clostridium difficile Crescita eccessiva di Desulfovibrio Deficienza di cobalto Deficienza di molibdeno Deficienza di rame Inattivazione della vitamina D3 Catabolismo dell acido retinoico compromesso Sintesi degli acidi biliari compromessa Disintossicazione di xenobiotici compromessa Riduzione della Nitrato reduttasi Carenza di triptofano Disfunzione Compromissione della scissione del glutine Compromissione della ripartizione fitasi; riduzione delle selenoproteine Intossicazione da indolo Intossicazione da p-cresolo Intossicazione da idrogeno solforato Carenza di cobalamina; riduzione di metionina; livelli elevati di omocisteina Inibizione della solfitoossidasi; inibizione della xantina-ossidasi Alterazione del metabolismo del calcio Soppressione della transglutaminasi Alterazione del metabolismo dei grassi e della fornitura di solfato Maggiore sensibilità alle sostanze tossiche; alterazione nella decomposizione dell indolo Costrizione venosa Fornitura serotonina compromessa; recettori ipersensibili C o n s e g u e n z e Formazione di anticorpi transglutaminasi Chelazione dei metalli; malattie autoimmuni della tiroide Insufficienza renale Insufficienza renale Infiammazioni Malattie neurodegenerative; alterazione della sintesi proteica; disturbi cardiaci Compromessa la fornitura di solfato; danni al DNA/cancro; teratogenesi; anemia megaloblastica Anemia Osteoporosi; rischio di cancro Teratogenesi Malattia della cistifellea; pancreatite Malattie epatiche; anemia macrocitica; insufficienza renale Trombosi venosa Depressione; natusea; diarrea L effetto deleterio del glifosato sui batteri benefici porterebbe a un impoverimento nella fornitura di selenometionina e selenocisteina. La Selenocisteina è presente nel centro catalitico degli enzimi che proteggono la tiroide dai danni dei radicali liberi (Triggiani et al., 2009). 78

79 Danni da radicali liberi porterebbero ad apoptosi e a risposte autoimmuni (Tsatsoulis, 2002). La deplezione della Metionina da parte del glifosato (Nafziger et al., 1984) complica ulteriormente questo preoccupante quadro. Il glifosato è stato tra l altro recentemente dichiarato probabile cancerogeno per l uomo e come tale inserito nel gruppo 2 dall Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Agency for Research on Cancer IARC). Imidacloprid A partire dalla nicotina, le cui proprietà insetticide erano già note tre secoli fa, e dalle relative molecole nicotinoidi, negli ultimi vent anni è stata sviluppata una nuova classe di composti, denominati neonicotinoidi. Si tratta di principi attivi neurotossici che agiscono sul sistema nervoso centrale degli insetti e, precisamente, sul sito neuronale nicotinico dell acetilcolina. L imidacloprid è un insetticida sistemico che agisce in particolare contro insetti ad apparato boccale pungente-succhiatore. Essa ha un meccanismo d azione di tipo acetilcolino-mimetico, cioè si lega in modo permanente ai recettori proteici della membrana delle cellule nervose, provocando uno stato permanente di eccitazione che porta alla morte dell insetto. L Imidacloprid, insieme a Clothianidin in soluzione idroalcolica e a Thiamethoxam in soluzione alcolica è tra i neonicotinoidi, a tossicità acuta orale più elevata (Bottaccini, 2012). Si tratta di prodotti inclusi tra gli insetticidi il cui uso dovrebbe essere evitato per combattere la moria delle api (Greenpeace, 2013). Dai risultati dei test topico e orale emerge una elevata tossicità del prodotto commerciale a base di imidacloprid su Bombus terrestris in laboratorio. Gli effetti dell'imidacloprid sarebbero significativi sugli Homoptera Cicadellidae. Questa sostanza provoca anche deformazioni nelle libellule in quantità confrontabili con quelle di campo (Chang et al. 2009). Sono stati riscontrati negli anfibi (Rana nigromaculata, Rana limnocharis) effetti avversi sul DNA degli eritrociti. I danni genetici aumentano con l incremento dei livelli di esposizione (Feng et al, 2004). Imidacloprid è una delle sostanze consigliate dagli uffici tecnici della Regione Puglia tra quelle da utilizzare nel contrasto alla diffusione di Xylella fastidiosa nella zona infetta, su indicazione del ministero delle Politiche agricole e forestali. Da maggio ad agosto 2015 è in corso un irrorazione indiscriminata per limitare lo sviluppo e l azione dell unico insetto vettore finora individuato con certezza (la cicalina Philaenus spumarius). L imidacloprid è estremamente tossico per tutta l entomofauna, compresa quella utile, ma anche per la salute delle acque del Salento. Inoltre questa sostanza è un noto sterminatore di api. Quindi si tratta dell ennesima soluzione inutile e dannosa. Rotenone Il Rotenone è un pesticida naturale, contemplato dall allegato II B del Reg. CEE 2092/91 ed estratto dalle radici di alcune piante leguminose del genere Derris, Tephrosia e Longhocharpus. È utilizzato come veleno per i pesci e come insetticida non selettivo su una grande varietà di piante. É considerato moderatamente tossico per gli uomini visto che la dose letale stimata si attesta tra i 300 e i 500 mg/kg. Il rotenone è un inibitore del complesso I della catena respiratoria mitocondriale. Tale prodotto induce, su animali da laboratorio, stress ossidativo dovuto all accumulo di ROS a livello mitocondriale delle cellule neuronali e successiva perdita dei terminali dopaminergici nigrostriatali della substantia nigra pars compacta. In un esperimento su cavie, ha provocato l insorgenza di sintomi analoghi a quelli dovuti al morbo di Parkinson. Il rotenone è stato fino ad oggi ampiamente usato nella difesa dell olivo per la produzione di oli di oliva da agricoltura biologica, anche se, in generale, si degrada più lentamente nelle olive che in altri vegetali. Il limite massimo fissato dalla legislazione Italiana nelle olive è di 0.04 mg/kg. Il 10 aprile 2008, la Commissione Europea ha deciso la non iscrizione del rotenone nell allegato I della direttiva 91/414/CEE del Consiglio e la revoca delle autorizzazioni di prodotti fitosanitari contenenti tale sostanza, ipotecando in modo definitivo una nuova iscrizione del rotenone tra i principi attivi ammessi dal nuovo regolamento sull agricoltura biologica. 79

80 IMPOSSIBILITÀ DELL ERADICAZIONE Considerato il rischio della diffusione di Xylella a causa della sua presunta pericolosità nei confronti di numerose specie vegetali coltivate e spontanee, il caso pugliese ha innescato una serie di azioni comunitarie, nazionali e regionali atte ad eradicare il focolaio pugliese e a contenerne la diffusione. Ma il concetto di eradicazione di un patogeno da quarantena è fortemente contestato a livello scientifico. L esperienza maturata negli USA, e poi nei Paesi del centro e del sud America in cui la presenza di X. fastidiosa è endemica, dimostra che una volta penetrato in un territorio dalle condizioni climatiche favorevoli, il batterio vi si insedia stabilmente e, grazie alla vasta gamma di ospiti e vettori di cui gode, diventa ineradicabile. Non si possono eliminare degli organismi viventi, ma solo controllarli. Una volta ritrovato un patogeno in un nuovo territorio, va affrontato con una gestione razionale agro-ecologica, affinché si collochi al di sotto delle soglie di danno economico. Come dimostrano le campagne contro le zanzare condotte a livello globale (Ronchetti et al., 2015), le lotte per l eradicazione degli organismi diffusi nell ambiente sono estremamente costose, dannose dal punto di vista ecologico se sostenute con mezzi chimici e spesso destinate a fallire (Gerardi & Grimm, 1979; Wilson et al., 2013). Nonostante il forte impegno globale analoghe conclusioni sono state raggiunte anche per quanto riguarda molti patogeni umani come gli elminti (Warren, 1982), Pseudomonas aeruginosa (Langton Hewer & Smyth, 2014), la Malaria (Farooq & Mahajan, 2004). In genere sia in campo agricolo che sanitario i migliori risultati nella lotta a nuovi patogeni si sono ottenuti con l efficienza dei servizi sanitari e di prevenzione e il miglioramento delle condizioni ambientali. Le misure di eradicazione di un patogeno tramite la distruzione delle coltivazioni e irrorazione di pesticidi, hanno dimostrato di essere efficaci principalmente quando sono rivolte a ristretti focolai primari d ingresso in un territorio (Pluess et al., 2012). Anche in questi casi non sempre si è riusciti a contenere l infezione. Ad esempio la ruggine bianca del Crisantemo, Puccinta horiana, è stato rinvenuta nel 1986 nello stato di Victoria in Australia determinando una campagna di eradicazione immediata in tutta l'australia. Ma, la malattia si è diffusa in tutti gli altri stati australiani e l'industria ha semplicemente risposto con la selezione e lo sviluppo di varietà resistenti, che ora compongono il 90 % delle piantagioni campo (Gollnow, 2003). Come afferma la stessa EFSA è giunta alla conclusione che è improbabile che l'eradicazione di X. fastidiosa, cioè la sua totale eliminazione da una zona focolaio, abbia successo nelle zone in cui l organismo nocivo è ampiamente insediato, a causa della estesa gamma di piante ospiti e delle numerose specie di insetti potenziali vettori. X. fastidiosa è, del resto, ormai insediata su decine di migliaia di ettari della provincia di Lecce (EFSA PLH, 2015a). Tentativi di eradicare X. fastidiosa sono stati fatti in tutto il mondo, tra cui l'eliminazione di agrumi affetti da clorosi variegata in Brasile (Lopes et al, 2000;. Machado et al, 2011.), e nel caso della malattia di Pierce dell uva nel centro di Taiwan (Su et al., 2013). Nonostante questi tentativi, la percentuale di piante infette in Brasile è aumentata dal 15,7% nel 1994 al 34% nel 1996 (Amaro et al., 1998, Lopes et al., 2000), mentre circa il 40% dei 200 milioni di piante di arancio dolce nello stato di São Paulo sono infettati con X. fastidiosa (Almeida et al., 2014). A Taiwan la malattia persiste, nonostante la tempestiva rimozione di migliaia di viti colpite dalla malattia di Pierce fin dalla prima scoperta della malattia nel 2002 (Su et al., 2013). In California, la malattia di Pierce è endemica. Misure fitosanitarie basate sull'espianto degli ulivi e l'irrorazione di pesticidi, non garantiscono l eradicazione del batterio o il suo contenimento e risultano inutili e dannose rispetto all obiettivo di rafforzare le difese biologiche degli ulivi, unica vera e attuabile strategia di contenimento per il Co.Di.R.O.. CONSEGUENZE ECOLOGICHE DEL DISERBO La pratica del diserbo chimico, già di per se dannosa alla funzionalità ecologica degli agroecosistemi è del tutto deleteria e inutile concorrendo a distruggere ulteriormente la biodiversità necessaria a un buon funzionamento organico degli oliveti. È importante considerare in generale il fatto che l eliminazione delle erbe infestanti elimina molti meccanismi di difesa per quanto riguarda la qualità del suolo e la disponibilità di nutrienti ed ha un azione esiziale sulla presenza di antagonisti naturali dei patogeni. 80

81 Ad esempio, per il controllo di Bactrocera oleae occorre favorire Inula viscosa, su cui compie il ciclo l imenottero Eupelinus urozonus (fam. Eupelmidae), efficace predatore. La diversità vegetale favorisce, inoltre, altri antagonisti naturali, quali gli imenotteri Pnigalio miditerraneus (fam. Eulofidi), Eurytoma martellii (fam. Euritomidi), Cyrtoptyx latipes (fam. Pteromalidi) e il dittero Prolasioptera berlesiana (fam. Cecidomyiidae). Per quanto riguarda il controllo di Prays oleae e Palpita unionalis, la diversità biologica permette agli antagonisti Ageniaspis fuscicollis var. praysincola (ord. Hymenoptera, fam. Encyrtidae), Itoplectis alternans (ord. Hymenoptera, fam. Ichneumonidae), Apanteles xanthostigma (ord. Hymenoptera, fam. Ichneumonidae), Chelonus elaeaphilus (ord. Hymenoptera, fam. Ichneumonidae), Elasmus steffani (ord. Hymenoptera, fam. Eulophidae), Xanthandrus comtus (ord. Diptera, fam. Syrphidae) di svilupparsi in numero adeguato. L uso ripetuto di erbicidi, in sinergia con gli insetticidi, in generale, determina la rarefazione delle specie caratteristiche delle diverse comunità naturali terrestri. La maggior parte di essi sono altamente solubili in acqua e possono contribuire alla contaminazione degli ambienti acquatici dove possono danneggiare sia la vegetazione immersa che la microfauna sia del bentonica che planctonica (Fairchild, 2011; ISPRA, 2015). Dall analisi della letteratura scientifica, negli habitat acquatici la maggior parte degli erbicidi sono risultati tossici per le piante acquatiche, comprese le macrofite sommerse (Jones e Winchell, 1984; Kemp et al., 1985) e le alghe planctoniche (Turbak et al., 1986, St-Laurent et al., 1992). Inoltre, alcuni erbicidi sono stati identificati come causa di rarefazione di molte comunità acquatiche (Menzel et al., 1984; Forney and Davis, 1981; Kemp et al., 1985). La produzione primaria delle piante acquatiche è la fonte principale di energia per gli ecosistemi acquatici. Pertanto, l impatto degli erbicidi sui produttori primari può generare gravi conseguenze, dirette e indirette, sulla salute di tali ecosistemi (Fairchild et al., 1995). La maggior parte dei diserbanti hanno, inoltre, un effetto indiretto sugli apoidei e sugli altri impollinatori, sottraendo risorse a causa della rarefazione delle specie da polline e da nettare. Gli erbicidi non selettivi a largo spettro come il Glifosato, largamente utilizzato in ambienti agricoli e lungo le vie di comunicazione, uccidono non solo le piante in concorrenza con il raccolto, ma anche quelle da fiore dei bordi dei campi e delle rogge, diminuendo drasticamente la diversità del polline disponibile e causando una cattiva alimentazione che può aumentare la suscettibilità delle api a malattie come Nosema. (ISPRA, 2015). Tutte le specie di Apis possiedono come microbiota il Lactobacillus e il Bifidobacterium, fondamentali per la raccolta e il trasporto di nettare all'alveare, per la produzione del miele e degli altri prodotti commestibili, per la digestione degli alimenti e la protezione da agenti patogeni. Il glifosato è altamente tossico per entrambe queste specie batteriche (Vásquez et al., 2012). È stata riscontrata la morte delle larve nelle celle in Apis mellifera macedonica dopo l'esposizione ad erbicidi a base di 2,4-D, acido 2,4-diclorofenossiacetico, considerato precedentemente innocuo per le api. Un solo micron di 2,4-D è sufficiente per ridurre la forza e la frequenza delle contrazioni cardiache del 70% in 20 minuti (Papaefthimiou et al., 2002). Inoltre, quando gli erbicidi a base di acidi fenossialcanoici (2,4-D, MCPA, Mecoprop) sono ingeriti al livello di 500 ppm, hanno completamente fermato l'allevamento della covata, mentre al livello di 100 ppm si è notata una forte diminuzione nelle attività di allevamento delle covate (Moffett & Morton, 1975). Inoltre esistono pratiche alternative quali il pirodiserbo e lo sfalcio meccanico che, se effettuate con la dovuta attenzione, sono molto meno dannose all ambiente, in particolare a quelli acquatici. Non vanno trascurate le esperienze di pascolo con ovini e maiali effettuati in Grecia, Portogallo e Spagna per il controllo delle erbacee (Ferreira et al., 2013; van Leeuwen et al., 2015). Un alternativa alle lavorazioni del suolo è ormai rappresentato dalla pratica dell inerbimento. Il mantenimento del cotico erboso nell oliveto permette di arricchire il suolo di sostanza organica, non solo negli strati superficiali ma, col passare degli anni, anche in quelli più profondi, per effetto della biomassa radicale e dei microrganismi presenti nella rizosfera e del loro metabolismo. La pratica dell inerbimento favorisce l infiltrazione dell acqua piovana nel suolo e riduce la perdita della stessa per ruscellamento aumentando le riserve idriche del suolo fino a m 3 ha -1 anno -1 (Xiloyannis et al. 2015). 81

82 RISPOSTE IMMUNITARIE E RESISTENZA VARIETALE DELL OLIVO L agricoltura ad alto impatto ambientale prevede un uso di concimi chimici, pesticidi, antiparassitari ed erbicidi, aventi come unico obiettivo quello di aumentare le produzioni. Queste sostanze, tossiche per l ambiente e gli esseri viventi, hanno reso i terreni sterili e indebolito il sistema immunitario delle piante rendendole più vulnerabili alle avversità. Tutte queste sostanze chimiche, alterando la microflora, la microfauna e le stesse caratteristiche fisico-chimiche del suolo, rendono non disponibili per le piante microelementi fondamentali. Di conseguenza, le piante diventano più deboli e vulnerabili. Sono ampiamente note le proprietà di autodifesa delle piante dall attacco dei patogeni: Risposta Ipersensibile (HR) Resistenza Acquisita Localizzata (LAR) Resistenza Acquisita Sistemica (SAR) ISR = Resistenza Sistemica Indotta, Un primo livello di attivazione del sistema difensivo attivo si manifesta nelle cellule che sono direttamente a contatto col patogeno e si manifesta spesso sotto forma di necrosi a seguito di morte cellulare programmata, ed è caratteristica della Risposta Ipersensibile (HR). Questo meccanismo crea condizioni avverse al patogeno privandolo di nutrienti e liberando sostanze antimicrobiche. Inoltre la HR induce l accumulo di fitolaessine nelle cellule morte e in quelle adiacenti. La Risposta Ipersensibile è spesso preceduta dalla formazione di specie reattive dell ossigeno, come per esempio il perossido di idrogeno (H2O2), che intervengono nel processo di ispessimento della parete cellulare e possono essere letali per il parassita. Questi composti sono in grado di reagire con proteine, lipidi, acidi nucleici ecc., alterandone la funzionalità e sono in grado di attivare successivi meccanismi di difesa. La Resistenza Localizzata Acquisita (LAR) riguarda le cellule limitrofe a quelle coinvolte direttamente nell infezione ed è determinata da un sistema di segnali che dal sito di infezione si propagano alle cellule adiacenti. La resistenza acquisita di sviluppa, inzialmente in un area circoscritta (LAR, resistenza localizzata acquisita) ma, a distanza di pochi giorni si estende sistematicamente lungo tutta la pianta (SAR, Systemic Acquired Resistence), medinate un segnale floema mobile, che porta all accumulo di acido salicilico e vari altri meccanismi di difesa efficaci contro eventuali infezioni secondarie. Inoltre, è stata ampiamente studiata e sperimentato la possibilità di stimolare la resistenza sistemica di una pianta tramite specifici induttori di resistenza. Sono molti esempi di resistenza indotta fatta acquisire a specie arboree, con induttori biologici (microorganismi utili) o molecole chimiche, naturali o di sintesi, nei confronti di una vasta gamma di patogeni. (Jakab et al., 2001; Garcion et al., 2007). Xylella è endofita e come altri analoghi batteri può vivere negli ulivi innocuamente causando solo danni locali in seguito alle risposte immunitarie della pianta, ma può evidentemente mutare il suo stato di equilibrio se le piante sono esposte a forti stress chimici, idrici o fisici. Le piante colpite sono probabilmente indebolite da tecniche colturali errate o scarse, con potature estreme che favoriscono l ingresso di patogeni e da altri fattori antropici di degrado dell agroecosistema. Se, a causa di questi stress e/o di particolari condizioni climatiche gli ulivi sono attaccati da funghi, il loro stato di salute muta e Xylella si manifesta in modo virulento. Curati i patogeni fungini, il batterio Xylella diminuisce la sua virulenza e la pianta può riprendersi. Nelle aree focolaio ci sono uliveti indenni, quindi la virulenza dei patogeni dipende dalla vulnerabilità delle piante e, più in generale, dalle condizioni dell agro-ecosistema locale. Gli alberi morti per via di questa patologia sono una percentuale minima dei 9 milioni di ulivi presenti in Salento, meno dell 1%, e l infezione è comunque a macchia di leopardo, con poche piante gravemente colpite frammiste a piante sane o debolmente affette. Sono stati registrati numerosi recuperi di alcuni degli olivi situati nella zona rossa, quella di massimo contagio, dove si prevede che l'unica possibilità sia l'eradicazione. Alcune piante hanno ripreso a vegetare e a produrre succhioni, anche nelle zone apicali della chioma (RT, 2014). È possibile che il fenomeno sia una reazione a questa invasione. Dopo lo shock iniziale, che ha portato gli olivi a 82

83 perdere le foglie e a disseccarsi, le piante reagiscono utilizzando i vasi xilematici non invasi dal batterio. Il processo di infezione può durare anche anni e le piante potrebbero sviluppare processi di difesa naturali conosciuti per altri patogeni, in maniera da isolare Xylella senza far procedere ulteriormente l'infezione nei nuovi tessuti che andrà a sviluppare. Nelle cellulle vegetali come in quelle animali sono conservate delle identiche vie metaboliche, le piante attaccate dai patogeni attivano e/o sviluppano difese immunitarie che riescono in parte a trasmettere alle piante ancora indenni attraverso complicati meccanismi di comunicazione (van der Putten et al. 2001; Bais et al. 2004;Weir et al. 2004; Rasmann et al. 2005). Olea europaea L. è la specie che annovera il germoplasma più ricco tra le specie arboree coltivate. Le cultivar italiane censite sono 395 (Decreto Ministeriale n. 573 del 04/11/1993), ma includono probabili e non accertate sinonimie (Loconsole et al., 2014b). Le varietà di olivo presentano, come gli agrumi, differenze significative nella risposta ai patogeni e andrebbero analizzate con attenzione, invece di procedere a una sistematica distruzione degli olivi sani posti nelle prossimità di quelli malati. Sono, infatti, risultate senza sintomi le varietà di ulivi Leccino, Frantoio, Coratina, Pendolino, Bella di Cerignola e Cipressino, mentre sono, invece, 8 le varietà di ulivi interessate dalla comparsa del disseccamento: Ogliarola, Cellina, Carolea, Nocellara del Belice, Cima di Melfi, Nociara, Bianco Lilla e Ascolana 73. La situazione è analoga tra le cultivar di arancio dolce per le quali ci sono differenze, in termini di espressione dei sintomi a Xylella. 'Valencia', 'Pêra' e 'Barȧo' sono risultati le cultivar più sensibili (Machado et al., 1992), mentre 'Rubi', 'Westin' e 'Ovale' hanno mostrato un minor numero di sintomi (Laranjeira et al., 2005). Successivi esperimenti su campo e in laboratorio dovranno esplorare ulteriormente le risposte dell olivo mediterraneo, con l'obiettivo di individuare varietà tolleranti o resistenti che possano essere coltivate dagli agricoltori nelle zone colpite da X. fastidiosa. Si prevede di acquisire maggiori dati per tenere sotto controllo questa malattia tramite progetti di ricerca finanziati dal programma UE Horizon Attualmente il CNR di Lecce sta conducendo studi genetici per approfondire queste differenze. Il Direttivo dell'associazione Voce dell'ulivo, coinvolta nel monitoraggio, ha concordato con il responsabile del Cnr di Lecce Dott. Giovanni Mita, l'analisi genetica per l'attribuzione dei nomi delle cultivar alle piante oggetto del monitoraggio 75. MISURE FITOSANITARIE PREVENTIVE È ben nota la necessità di guardare all oliveto nel suo insieme e migliorarne il «sistema immunitario» adottando pratiche agronomiche sostenibili che aumentino le capacità delle piante a contrastare gli stress biotici e abiotici. Così facendo è possibile convivere con i patogeni, non solo in chiave preventiva, ma anche curativa (Xiloyannis et al., 2015). il passaggio dalla gestione tradizionale con i fertilizzanti organici e la lavorazione superficiale ai diserbi, lavorazioni ripetute e bruciatura dei residui di potatura ha influenzato negativamente il ciclo di umificazione con progressivo impoverimento della dotazione in sostanza organica. I terreni si sono inariditi e questo non consente agli ulivi di reagire ad attacchi come quelli di Xylella. Da indagini molecolari effettuate, è emerso che la gestione sostenibile del suolo modifica significativamente la composizione della comunità batteriche della fillosfera e della carposfera, aumentandone la biodiversità a sua volta favorendo la produttività e la resistenza delle piante (Xiloyannis et al., 2015).. Secondo i ricercatori dell Università della Basilicata (Xiloyannis et al, 2015) dove è stata accertata la presenza della Xylella f., è necessario eliminare tutti i rami tagliandoli 5-10 cm al di sotto della parte secca e disinfettare gli strumenti utilizzati per la potatura prima di passare a potare la pianta successiva non tanto per la Xylella f., che non dovrebbe trasmettersi per contatto, ma per l eventuale presenza di funghi ed altri batteri. Si consiglia inoltre di agire in maniera tempestiva anche sui polloni, 73 CN LAB. Il Leccino resiste alla Xylella: una speranza per gli ulivi del Salent 74 La Xylella 'sta provocando la malattia degli olivi in Italia' 75 Albè M.. Xylella: 6 varieta' di ulivi resistenti per salvare l'olivicoltura nel Salento. Greenbiz.it, 29 Giugno

84 asportandoli, poiché in caso di infezione facilitano il raggiungimento dell apparato radicale da parte del batterio. Naturalmente la gestione sostenibile deve essere diffusa e adottata non soltanto nelle aree olivicole in cui la Xylella fastidiosa è presente, ma in tutti gli areali agricoli. È assolutamente necessario prendere consapevolezza dei danni ambientali provocati dalla semplificazione della gestione delle risorse in agricoltura avvenuta spesso con il consenso della politica a livello europeo e nazionale Per restituire ai terreni la fertilità che hanno perso con un agricoltura insostenibile, ad alto impatto ambientale, e alle piante coltivate, compreso l olivo, il giusto vigore per tenere a bada i patogeni sono necessarie buone pratiche agronomiche (Cristos, 2013; Sofo et al., 2010, 2014): agricoltura a basso impatto ambientale, senza insetticidi, erbicidi e altri fitofarmaci; sostituzione delle arature con falciatura, trinciatura delle erbe spontanee e pascolo, al momento opportuno; consociazione con leguminose da sovescio e con brassicacee; consociazione con altre piante arboree (esempio dell olivo consociato agli agrumi, come nel metapontino, Basilicata); non arare il terreno o ararlo quanto meno possibile e comunque, se proprio necessario, fare arature molto superficiali e con mezzi leggeri o non molto pesanti; aumentare la sostanza organica del terreno con concimi organici; evitare l uso di mezzi meccanici pesanti, in quanto compattano il terreno ed impediscono la penetrazione delle acque piovane, le quali determinano fenomeni di ruscellamento ed erosione, riducendo così le riserve idriche nello strato coltivabile; eseguire potature leggere e comunque aventi come obiettivo quello di aiutare le piante d ulivo ad avere una chioma aereata e soleggiata, libera da rami secchi o non vitali, nella consapevolezza che l ulivo teme tre cose: l ombra, l umido ed il freddo; eseguire le slupature e trattare con zolfo, rame e carbonato di calcio; controllare le patologie con prodotti biologici e non tossici per le altre componenti vegetali, animali e microbiche dell agroecosistema, nella consapevolezza che tra tutte le componenti c è cooperazione e non competizione Nella olivicoltura biologica o a basso input chimico lo scopo è ristabilire l'equilibrio agro-ecologico, nel quale parassiti e patogeni possano esistere a livelli tali da non comportare danni di rilievo economico (Fabbri & Ganino, ). Dopo gravi destabilizzazioni conseguenti a decenni di uso indiscriminato di trattamenti chimici, è necessario ripristinare negli agroecosistemi i fattori utili a riequilibrare l ambiente, rendendolo più vitale e complesso. Prove sperimentali, mostrano assenza di sintomi di CoDiRO nelle aziende agricole biologiche. Da esperienze in atto avviate da olivicoltori salentini nelle aree focolaio, risulta che molte piante d olivo malate sono state risanate con metodi tradizionali (calce e rame) e interventi di riqualificazione ambientale. Ciò non significa che il batterio scompaia, ma che le piante aumentano le loro difese e nel tempo riescono a liberarsi o a convivere con il presunto patogeno (Perrino, 2015). Diversi olivicoltori salentini hanno mostrato come con alcuni accorgimenti siano riusciti, in poco tempo, a risanare piante d olivo che sembravano spacciate dalla malattia. Ci sono state iniziative, diverse dall espianto dell albero che hanno dato buoni risultati, come ha rilevato e dichiarato anche il Procuratore Capo Cataldo Motta 76. Il disseccamento non può essere risolto con l abbattimento degli alberi affetti, perché le piante malate possono essere risanate per mezzo di una normale profilassi anti-batterica. Mentre con l abbattimento di piante sane, per creare un cordone sanitario intorno alle aree colpite, si distruggono cloni resistenti alle avversità che provocano il disseccamento e che invece andrebbero studiati, anche in relazione alle diverse tecniche di gestione, e propagati. Come misura fitosanitaria preventiva è quindi da imporre per quanto possibile l identificazione e la diffusione di ceppi resistenti e la protezione di tutti gli esemplari ad esse appartenenti. La biodiversità è l'elemento prioritario di gestione delle avversità, unitamente alle tecniche tradizionali e moderne di 76 Luciano Capone. Storia della Xylella infame. Il Foglio, 29 Aprile v rubriche_c223.htm 84

85 gestione agro-ecologica degli oliveti. A confermare l utilità delle buone pratiche nella profilassi il fatto che a fianco dei cosiddetti focolai di Infezione di Xylella vi sono uliveti gestiti con tecniche biologiche (vere) senza alcun sintomo di malattia (Altieri, 2015). Gli olivi dovrebbero essere curati con tecniche di coltivazione biologica e agro-ecologica, avanzate e tradizionali, evitando tagli grossolani della vegetazione e disinfettando le ferite con rameici classici e moderni ad assorbimento miscelati per prevenire la diffusione di batteriosi e patologie da cancri fungini e avversità vascolari. La tecnica tradizionale della slupatura (asportazione della parti malate lungo i tronchi) dimostra che gli olivi secolari sono in grado di auto-isolare i patogeni vascolari e, con l'aiuto di tecniche biologiche a microbiologiche (uso di microrganismi utili, biofertilizzanti, ecc.), possono essere risanati completamente. Le potature devono essere condotte con accortezza e tendere ad arieggiare la chioma senza danneggiarla eccessivamente. Asportare rami malati, interni ed ombreggianti è in grado di prevenire alcune problematiche fitosanitarie, specialmente la cocciniglia mezzo grano di pepe. L'allontanamento dal campo dei rami tagliati può essere utile contro il fleotribo, le cui femmine depongono le uova sulla vegetazione caduta al suolo. Anche se può rappresentare apparentemente una riduzione degli introiti economici, è necessario mantenere una giusta distanza tra gli olivi, evitando che le chiome entrino in contatto ombreggiandosi. Questa buona pratica riduce la propagazione di patogeni e migliora la produzione delle singole piante. Una concimazione bilanciata e biologica, senza eccessi di azoto, è essenziale per la riduzione degli attacchi di insetti, sia succhiatori che masticatori, quali la cocciniglia mezzo grano di pepe e la psilla dell'olivo. Un'altra pratica da seguire è quella di evitare la raccolta con bastoni di legno, che possono causare danni ai rami colpiti e, oltre a compromettere la produzione futura, favorire l'insorgere di malattie quali la tubercolosi, che penetra facilmente dai rami danneggiati. Ulteriori tecniche, sovvenzionate dai pagamenti agroambientali, possono essere attivate tramite PSR Regionali che prevedano espressamente il riequilibrio dell'agro-ecosistema olivicolo pugliese, patrimonio dell'umanità oltre che della popolazione locale. In generale nella gestione degli agroecosistemi olivicoli buona norma è sfruttare al massimo le tecniche di controllo preventivo dei parassiti, tra le quali spiccano la scelta delle cultivar, la raccolta precoce e un generalizzato aumento della biodiversità vegetale. La crisi, di cui la diffusione di Xylella sarebbe solo un sintomo, secondo molti studiosi è infatti causata proprio dall eccesso di sostanze chimiche immesse che ha squilibrato l intero sistema. I biocidi naturali (piretro e azadiractina) sono efficaci e di veloce biodegradabilità, ma sono da considerarsi i costi elevati e il loro impatto sulle biocenosi (Bianco, 2015, Iannotta, 2001). Numerosi sono invece gli insetti predatori la cui dispersione ha dato ottimi risultati (Argyriou, 1967; Nuzzaci, 1969; Roberti, 1981; Delrio 1983; Mendel et al. 1984; Benuzzi & Nicoli, 1988; Nicoli & Marzocchi, 2000). Chrysoperla carnea (ord. Neuroptera, fam. Chrysopidae), può distruggere più del 90% delle uova della mosca dell'olivo, oltre a nutrirsi di altri insetti quale la psilla dell'olivo. Anthocoris nemoralis (ord. Rhynchota, fam. Anthocoridae) si nutre della mosca, della psilla e del tripide dell'olivo. Specie di coccinelle quali il Chilocorus bipustulatus, sono predatori molto importanti della cocciniglia mezzo grano di pepe. Alcune specie di Ditteri Sirfidi predatori quali lo Xanthandrus comtus si nutrono sia della Psilla e della Mosca dell'olivo. RIMEDI BIOLOGICI Aspetto fondamentali per la protezione e la prevenzione è l identificazione di piante resistenti, non solo la diagnosi dei patogeni. Per, cui in vicinanza di piante che presentano patologia, dal punto di vista sperimentale sembrerebbe più logico analizzare le caratteristiche delle piante prossimali che non si ammalano o reagiscono all infezione con nuovi getti piuttosto che tagliarle. I rimedi biologici contro la sindrome, che danno buoni risultati sperimentali fanno uso di prodotti contenenti D-limonene, sali di rame e argento. Sono risultate efficaci anche vecchie pratiche agronomiche a base di solfato di rame, che è sia un antibatterico che un antifungino, associato all idrossido di calcio (calce), disinfettante naturale usato da secoli. 85

86 Ivano Gioffreda, olivicoltore Alezio e responsabile dell Associazione Spazi popolari, ha dimostrato l efficacia di una vecchia ricetta ereditata dai contadini di un tempo che prevede l uso rame, aglio, zolfo e calce. La cura, associata a opportune potature, funziona e ad Alezio (LE), dove la sindrome ha fatto strage di ulivi, le piante malate sembrano guarire 77. Recentemente, il Ministero della Salute ha autorizzato con la procedura del mutuo riconoscimento un prodotto fitosanitario a base di olio essenziale di arancio dolce, contentente D-Limonene, per la lotta al Xylella in agricoltura biologica. Questo prodotto è riconosciuto dall EFSA ed è già stato utilizzato in Francia. La dose è di 8 litri per ettaro e sono autorizzati tre trattamenti l'anno. Si è recentemente dimostrato che la N-acetilcisteina, un analogo della cisteina utilizzato in medicina come agente mucolyitic, è in grado d indurre una remissione significativa dei sintomi e un tasso di crescita batterica ridotta di X. fastidiosa in arancio dolce malato di CVC (Muranaka et al., 2013). L inoculazione di ceppi naturali di X. fastidiosa debolmente virulenti o avirulenti in esemplari di Vitis vinifera, in serra e in campo, hanno mostrato una riduzione nello sviluppo dei sintomi (Hopkins, 2005). La pervinca è considerato un ottimo organismo sperimentale per studiare l'interazione tra a X. fastidiosa e Curtobacterium flaccumfaciens o altri batteri endofiti (Lacava, 2007). X. fastidiosa induce arresto della crescita e una notevole riduzione del numero di fiori in pervinca. Quando Curtobacterium flaccumfaciens è stato inoculato con X. fastidiosa, non è stato osservato alcun arresto della crescita. Il numero di fiori prodotti nelle piante inoculate con i due diversi batteri ha un valore intermedio tra il numero prodotto dalle piante inoculate con uno dei batteri separatamente. I dati indicano che Curtobacterium flaccumfaciens interagisce con X. fastidiosa in pervinca, e riduce la gravità dei sintomi della malattia indotta da essa (Francis 2010). L Unità di frutticoltura del CREA di Caserta ha effettuato delle prove con un prodotto, frutto di brevetto internazionale, contenente zinco, rame ed acido citrico, utilizzabile anche in agricoltura biologica su 110 alberi di olivo nella zona rossa dimostrando ulteriormente che esistono alternative al taglio degli ulivi. Le piante, metà trattate e metà non trattate, sono situate in provincia di Lecce (comuni di Veglie, Galatina e Galatone) in oliveti dove è stata rilevata la presenza di Xylella fastidiosa. La distribuzione del prodotto è avvenuta durante la stagione primaverile mediante la classica nebulizzazione alla chioma con atomizzatore. L efficacia del prodotto è stata verificata sia su alberi non potati che su piante sottoposte ad una energica potatura per rimuovere le branche avvizzite. Nel corso della stagione, per ogni albero, sono stati rilevati i dati sull andamento del disseccamento mediante conteggio mensile dei rami avvizziti e successiva analisi statistica. Ad ogni rilievo è stato valutato lo stato fitosanitario complessivo di tutti gli alberi sottoposti alla prova (trattati e non trattati). I dati hanno evidenziato una notevole riduzione della comparsa dei sintomi in tutti gli oliveti sottoposti a trattamento senza mai riscontrare alcuna fitotossicità. Al contrario, in tutti e tre gli oliveti non trattati gli alberi hanno mostrato una notevole progressione nella sintomatologia del disseccamento rapido. Nell oliveto dove, per verificare l efficacia del prodotto, erano stati prescelti alberi molto colpiti dal patogeno e si erano scelti come testimone non trattato quelli senza sintomi apparenti, si è assistito ad una netta inversione dell andamento della malattia nel corso della stagione. Gli alberi che in primavera non mostravano segni di infezione hanno mostrato sintomi, anche gravi, di disseccamento mentre quelli sottoposti a trattamento, anche dopo l estate particolarmente calda, non manifestavano progressione della malattia. Appare evidente l importanza della potatura nel ridurre la comparsa di germogli con sintomi di disseccamento. Negli alberi potati e sottoposti successivamente ai trattamenti non si è mai rilevata alcuna comparsa evidente di nuovi disseccamenti. Ciò è da imputare alla notevole riduzione di pressione d inoculo del batterio nell azienda che ha facilitato l efficacia dei trattamenti (Scortichini, 2015). L efficacia del trattamento dovrà essere verificata anche l anno prossimo ma si conferma l esistenza di prospettive differenti dal taglio degli alberi per il controllo di Xylella fastidiosa. Un altro gruppo di ricerca composto da Fabio Ingrosso (Copagri, presidente Lecce, vicepresidente Puglia, consigliere nazionale Copagri e Unasco), da Francesco Lops e Antonia Carlucci (patologi vegetali, Università di Foggia) e da 12 aziende che si sono messe a disposizione perché sui loro alberi vengano testate le cure dei ricercatori dell Università di Foggia ha iniziato nel maggio 2015 una serie

87 di interventi su olivi malati basati sull uso di concimi, o biostimolanti o prodotti di copertura ammessi in agricoltura biologica. Dopo pochi mesi la maggior parte degli olivi ha mostrato evidenti segni di recupero. Ma gli alberi curati, sono destinati all abbattimento: i monitoraggi istituzionali hanno sentenziato che questi olivi iniziali sono tra quelli da tagliare perché risultati positivi al batterio Xylella fastidiosa (TR News, 2015). Tabella 10 Tecniche biologiche contro le principali patologie dell olivo e riferimenti bibliografici Organismo Prevenzione Rimedi biologici Bibliografia target Bactrocera oleae (Mosca olearia, mosca dell olivo) Capnodium, Cladosporium, Alternaria (Fumaggini) Euphyllura olivina (Psilla dell Olivo, Cotonello dell'olivo) Euzophera pinguis (Tignola rodiscorza dell'olivo) Fomes spp., Stereum spp., Poliporus spp. e Coriolus spp. (Carie o Lupa dell olivo) Lichtensia viburni (Cocciniglia cotonosa dell'olivo o Filippa) Liothrips olea (Tripide dell Olivo) Palpita (=Margaronia) unionalis (Piralide dell Olivo) Favorire Inula viscosa su cui compie il ciclo Eupelinus urozonus, efficace predatore. La diversità vegetale favorisce gli antagonisti naturali, quali Pnigalio miditerraneus, Eurytoma martellii, Cyrtoptyx latipes, Prolasioptera berlesiana Sono favorite da condizioni di alta umidità e ridotta illuminazione. È quindi essenziale, in ambienti a rischio, una regolare potatura di diradamento della chioma. Aratura, potatura, irrigazione e fertilizzazione biologica Protezione con mastici dei tagli di potatura e delle ferite. Evitare il più possibile ferite e grossi tagli di potatura. Potatura di sfoltimento e distruzione con il fuoco dei rami infetti. La spollonatura oltre a determinare la carenza di alimento per le giovani larve, causa la distruzione delle uova eliminando i focolai di infezione. Trappole a feromone; polvere igroscopica a base di Allium sativum Diffusione di Anthocoris nemoralis, Opius concolor e Chrysoperla carnea, Xanthandrus comtus. Da marzo a maggio, prodotti a base di rame e con sapone di potassio. Fine inverno miscela di calce viva, solfato di potassio e silicato di sodio Parassitoidi: Psyllaephagus euphyllurae (syn. Encyrtus euphillurae), Trecnies spp., Predatori: Anthocoris nemoralis e Chrysoperla carnea, Deraecoris spp., Syrphus auricollis e S. flavomarginatus, Xanthandrus comtus, Alloxysta eleaphi Diffusione di ragni, Scymnus suturalis, Brachinotocoris ferreri Proteggere con mastici cicatrizzanti contenenti fungicidi biologici eventuali ferite. Diffusione di Coleotteri Coccinellidi; trattamenti con prodotti rameici per prevenire le fumaggini che si insediano sulle melate emesse in precedenza dall insetto. Parassitoidi: Tetrastichus gentilei. Predatori: Antochoris nemoralis e Ectemnus reduvinus, Tetrastichus gentilei. Diffusione di Apanteles xanthostigmus, Nemorilla maculosa, Syrphus corollae. Trappole Delta o ad imbuto con feromoni sessuali. Bacillus thuringiensis. Iannotta, 1999; Vizzarri et al., 2014; Progetto Greenfood, 2010 Totti e Tringale, 1995 Progetto Greenfood, 2010; Regione Veneto, 2008a Rodriguez, et al., 2005; Ricciolini, & Rizzo, 2010 Regione Veneto, 2008b Regione Veneto, 2008c Progetto Greenfood, 2010; Ricciolini, Rizzo, 2010 & Regione Sardegna,

88 Organismo target Phloeotribus scarabaeoides (Fleotribo) Prays oleae, Palpita unionalis (Tignola dell'olivo) Xylella fastidiosa Pseudomonas savastanoi pv savastanoi (Rogna dell olivo) Saissetia oleae (Cocciniglia mezzo grano di pepe) Spilocaea oleagina (Occhio di pavone) Verticillum dahliae (Verticillosi) Prevenzione Rimedi biologici Bibliografia i residui di potatura vanno distrutti entro un mese dal taglio, prima che gli adulti possano sfarfallare. La diversità biologica permette agli antagonisti Ageniaspis fuscicollis var. praysincola, Itoplectis alternans, Apanteles xanthostigma, Chelonus elaeaphilus, Elasmus steffani, Xanthandrus comtus di svilupparsi in numero adeguato. Effettuare potature moderate, disinfezione con sali rameici dei tagli e delle ferite dopo le operazioni di potatura o in occasione di eventi meteorici avversi. Evitare l uso di erbicidi. Alcune cultivar sono meno suscettibili. Effettuare potature moderate, protezione dal gelo e dal vento, concimazioni ponderate; disinfezione con sali rameici dei tagli e delle ferite dopo le operazioni di potatura o in occasione di eventi meteorici avversi. La diversità vegetale favorisce gli antagonisti naturali, quali gli imenotteri Eublemma scitula, Moranila californica. La cocciniglia è favorita dalle intensi concimazioni azotate che vanno sostituite con concimazioni biologiche. Se si teme questa avversità, sono indicate varietà rustiche come il Leccino e il Maurino. Essendo il patogeno favorito da alta umidità, è essenziale, una potatura che consenta buona aerazione e illuminazione della chioma. Gli olivicoltori devono evitare consociazioni con solanacee e cucurbitacee, porre la massima attenzione all uso dei mezzi agricoli su terreni che possono risultare infetti I rami colpiti dal fleotribo devono essere eliminati, Utilizzo di rami esca (residui della potatura lasciati sul terreno) successivamente bruciati entro i primi giorni di maggio. Trattamenti con rame; Polveri bagnabili a base di derivati di Ryana speciosa; Bacillus thuringiensis. Trappole Delta con feromoni sessuali. Solfato di rame, idrossido di calcio, (Gioffreda); prodotto brevettato contenente zinco, rame ed acido citrico (CREA di Caserta); miscela di concimi, o biostimolanti o prodotti di copertura biologici (Università di Foggia e Copagri) Asportazione e bruciatura di rami infetti e applicazione di sali rameici sulle ferite In presenza delle giovani neanidi con densità maggiore della soglia di danno si utilizzano silicato di sodio e/o sapone di potassio, oli minerali bianchi, oli di semi. Sospensioni fungine di Fusarium larvarum Diffusione di predatori: Chilocorus bipustulatus, Cryptolaemus montrouzieri, Diversinervus elegans Metaphycus flavus, Metaphycus bartletti, Metaphycus helvolus, Scutellista caerulea (syn. Scutellista cyanea) Trattamento preventivo a fine inverno con calce viva, solfato di potassio e silicato di sodio. Trattamenti primaverili e autunnali con poltiglia bordolese o ossicloruro di rame. I trattamenti possono essere potenziati con soluzione idroalcolica di propoli. L ascomicete Taloromyces flavus distrugge i microsclerozi del patogeno presenti nel suolo mediante azione parassitaria o enzimatica Iannotta, 2001 Iannotta, 2001; Progetto Greenfood, 2010 In attesa di pubblicazione 78 Ricciolini, & Rizzo, 2010; Regione Veneto, 2008d Ancona, 2002; Cozzi et al., 2000; Delrio, 1995; Raspi, 1995 Di Marco, 1995; Iannotta et al., 2000; Iannotta, 2001; Totti e Tringale, 1995 Iannotta, Cit. in EFSA,

89 Organismo target Zeuzera pyrina (Rodilegno giallo) Cossus cossus (Rodilegno rosso) Prevenzione Rimedi biologici Bibliografia Potature ed eliminazione di rami infestati, uncinatura nel periodo vegetativo (se il numero di fori è limitato) Introduzione, nei fori, di funghi o nematodi entomopatogeni dove l infestazione è moderata, esportazione dei rami dove il lepidottero ha prodotto gravi danni. Tecnica della confusione sessuale; il numero di diffusori per ettaro consigliato è di 300 Iannotta, 2001; Sportelli, 2002 La valutazione condotta dall'efsa (2016) sull'efficacia di questi trattamenti per ridurre i sintomi della malattia causata dalla Xylella fastidiosa hanno confermato l'esperienza fatta in altre parti del mondo, dove X. fastidiosa sta causando danni e non si è trovato alcun trattamento per eliminare il patogeno dalle piante coltivate all aperto, ma solo metodi di selezione delle cultivar o di trattamento in campo in grado di favorire la sopravvivenza produttiva della pianta colpita. Gli esperti dell'efsa hanno valutato gli studi eseguiti in Puglia dai due gruppi dell Università di Foggia e del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l analisi dell'economia Agraria (CREA) di Caserta, e hanno anche esaminato trattamenti utilizzati altrove per controllare le infezioni batteriche in piante come l olivo, gli agrumi, il melo, il pero e la vite. I ricercatori dell Università di Foggia hanno trattato gli olivi infetti con diversi composti bioattivi dopo una potatura severa. Hanno ottenuto entro cinque mesi dall applicazione dei trattamenti una nuova, vigorosa crescita di rami che portavano foglie asintomatiche. Hanno, inoltre, ottenuto notevoli raccolte di olive dagli alberi trattati. Il gruppo del CREA di Caserta ha riferito di risultati positivi dopo l'utilizzo di un prodotto commerciale contenente zinco, rame e acido citrico: tutte le piante trattate sono sopravvissute all estate del 2015 e all inverno successivo. Gli esperti dell EFSA sulla salute dei vegetali (PLH) affermano che è prematuro trarre conclusioni circa l'efficacia a lungo termine di tali trattamenti in conformità a questi risultati sperimentali e che solamente esperimenti condotti per più stagioni potranno fornire informazioni affidabili sulla loro efficacia a lungo termine. I ricercatori, nell attesa di ripetere gli esperimenti per almeno un altra stagione, hanno aggiunto che l'obiettivo degli esperimenti era quello di valutare la capacità dei trattamenti di sopprimere i sintomi della malattia, non di eliminare il patogeno negli olivi infetti. Il gruppo scientifico PLH non è stato in grado di effettuare una disamina dei dati sperimentali, in quanto i ricercatori pugliesi non hanno potuto mettere a disposizione le informazioni a causa di problemi di brevetto/diritto d autore. Tuttavia, il gruppo sottolinea che la vasta ricerca già condotta su malattie di altre colture, come la malattia di Pierce nella vite, evidenzia che tali trattamenti possono migliorare la salute delle piante, soprattutto se associati a pratiche agronomiche, ma non possono curarle o impedire loro di essere infettate dalla Xylella. Gli esperti fanno comunque notare i possibili benefici dei trattamenti nel prolungare la vita degli olivi, in particolare quelli della zona pugliese di contenimento dove X. fastidiosa CoDiRO è presente e diffusa, e condividono l idea che occorrano ulteriori studi al riguardo. PROPOSTE PER FRONTEGGIARE IL COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL OLIVO (CODIRO) NEL TERRITORIO DELLA REGIONE PUGLIA A cura di: Pino Mele, Antonello Russo, Carlo Bazzocchi, Massimo Benuzzi, Alessandro D Elia, Giampaolo Giaracuni, Nicola Lamascese, Matteo Manna, Marino Morrone, Jenny Calabrese, Vincenzo Verrastro, Francesco Porcelli 79 Considerando che: il Piano citato al capitolo 4. PIANO DEGLI INTERVENTI punto A.3 -Trattamento fitosanitario per il controllo dei vettori adulti in oliveti e frutteti sottopunto A Periodo 79 Documento di FederBio pubblicato nel sito ( 89

90 primaverile-estivo recita: Vanno eseguiti almeno 2 interventi fitosanitari con formulati insetticidi registrati per la coltura interessata così come riportato nelle Norme eco-sostenibili per la difesa delle colture della Regione Puglia; le Norme eco-sostenibili per la difesa delle colture della Regione Puglia in relazione alle aziende condotte con il metodo biologico (e per tanto anche in quelle eco-sostenibili) nelle Norme comuni di coltura al punto 5 prodotti autorizzati in agricoltura biologica, recita: Possono essere utilizzate tutte le sostanze attive previste ai sensi dei Reg. CE 834/07 e 889/08 e s. m. e i., a condizione che siano regolarmente registrati in Italia, con eccezione per quanto si riferisce ai formulati classificati come T e e T+ che potranno essere utilizzati solo se specificatamente indicati nelle norme tecniche di coltura. ; + che potranno essere utilizzati solo se specificatamente indicati nelle norme tecniche di coltura. ; allo stato attuale non esistono sostanze attive regolarmente autorizzate e registrate in Italia (consentite in agricoltura biologica e neanche in agricoltura integrata) contro il vettore Philaenus spumarius L. (Sputacchina) e tantomeno contro la Xylella fastidiosa e, pertanto, occorrerà autorizzarne alcune, in deroga alle vigenti normative in materia di difesa delle colture agricole; sono disponibili e facilmente reperibili sul mercato sostanze attive, regolarmente registrate dalle Autorità competenti ed autorizzate in regime di agricoltura biologica (e per tanto anche negli altri metodi eco-sostenibili, ovverometodo integrato obbligatorio e volontario), certamente efficaci anche per il controllo del vettore e di altre fitopatie che contribuiscono a peggiorare lo stato di salute degli olivi; da elaborazioni IAMB su dati del sistema BioBank della Regione Puglia si stima che, al 31 marzo 2015, la SAU delle aziende olivicole biologiche delle province di Lecce e Brindisi rappresenti circa il 16 % del totale regionale con la seguente distribuzione:provincia di Lecce 860 aziende con circa ha, provincia di Brindisi 700 aziende con ha; le condizioni generali delle aziende olivicole dell area, numerose e di piccole dimensioni, la loro contiguità con altre produzioni agricole (nonché con insediamenti abitativi e luoghi turistici), aumentano i rischi di deriva dei prodotti fitosanitari da utilizzare per la difesa degli oliveti; il ritrovamento di sostanze non ammesse per la difesa, soprattutto in regime di agricoltura biologica ma anche in agricoltura eco-sostenibile, causerebbe danni gravissimi, non solo economici, alle numerose aziende biologiche (e non) che commercializzano il proprio prodotto certificato (si ritiene utile specificare che l eventualità d interventi con sostanze attive non presenti nel Reg. CE N. 889/2008 in caso di lotta obbligatoria, è prevista dall articolo 36 comma 4 del medesimo regolamento e pertanto non è rilevabile nessuna inadempienza dell operatore rispetto al metodo biologico (ai sensi dei Regg. N. 834/07 e 889/08 e s. m. e i.) tale da incorrere in sospensioni o riduzioni dei premi del PSR regionale); si ritengono assolutamente utili e necessarie tutte quelle azioni e tecniche agronomiche preventive e curative che non adottano e/o riducono l uso di insetticidi o fungicidi e l estirpazione delle piante di olivo o ospiti dell insetto vettore infette dalla Xylella fastidiosa di non particolare pregio storico-culturale;per le piante di particolare pregio, storico o monumentale destinate alla estirpazione poiché dalle analisi risultate infette sarebbe sufficiente, come misura alternativa obbligatoria, l isolamento delle stesse con reti antiinsetto; quanto dichiarato dal Commissario Delegato Dr. Giuseppe Silletti alla Commissione Agricoltura, nell Audizione sull emergenza Xylella del 18 marzo scorso, soprattutto in merito all uso dei diserbanti/disseccanti; alcune fonti scientifiche (vedi documento del Servizio Fitosanitario Regionale della Regione Toscana oppure del Ufficio Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia) segnalano che oltre alla Xylella esistono altri patogeni (miceti lignicoli vascolari, rodilegno giallo Zeuzera pyrina) che contribuiscono al Complesso del Disseccamento Rapido dell Olivo (CoDiRO) e in tal senso si è già pronunciata anche l EFSA. 90

91 Tutto ciò premesso e considerato, si chiede di autorizzare l uso di tutte le s.a. previste dalla normativa unionale di agricoltura biologica (Regg. CE N.834/07 e 889/08 e l.m. e i.) per il contenimento del vettore specifico del batterio sull olivo e sulle altre specie ospiti del vettore. Visti i rischi per la salute e le considerazioni in premessa si chiede anche di valutare l obbligo, così come previsto dalla direttiva 2009/128/CE del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi all art. 14 del l'allegato III (recepita in Italia dal decreto legislativo N. 150/12 art. 19 all. III), di preferire ai metodi chimici tecniche, sostanze e ogni altro mezzo tecnico conformi alle normative unionali, nazionali e regionali in materia di agricoltura biologica, per le aziende non biologiche presenti presenti nell area interessata dall obbligo di lotta così come nelle aree protette e nei siti Natura Si riportano quindi di seguito quelle che, allo stato dell arte, risultano essere le attività utili al contenimento del vettore Philaenus spumarius L. (Sputacchina) e del batterio Xylella fastidiosa attuabili con mezzi e tecniche consentite in agricoltura biologica, ai sensi dei Regg. N. CE 834/07 e 889/08 e s. m. e i., riservandoci la possibilità di integrarle con altre sostanze attive, prodotti e/o tecniche, sempre consentite in regime biologico. Il primo criterio guida nella preparazione della lista sviluppata, è stato quello di consentire appieno il rispetto del metodo di produzione biologico sia nelle aziende con superfici olivicole coinvolte direttamente dalla problematica che nelle altre a rischio deriva. Nel caso si adottino le nostre proposte non sarà necessario e pertanto non si porrà il caso, che le aziende interessate escano, dal sistema di certificazione biologico neppure temporaneamente (art. 36 comma 4 del Reg. CE 889/2008). Il secondo criterio guida è stato dettato dalla necessità di controllare il vettore nei momenti chiave del suo sviluppo, che sono indipendenti dal regime di produzione dell oliveto, biologico o con altra metodologia eco-sostenibile. Il terzo criterio cogente, è stato quello di indicare azioni la cui efficacia possa essere facilmente monitorata, questo per raccogliere, già in questo primo anno di attuazione, informazioni di campo utili per meglio indirizzare le azioni di contenimento del batterio e del vettore negli anni a venire. In ogni caso molte aziende a conduzione biologica, appartenenti al sistema rappresentato dalla federazione, si sono già dette disponibili ad effettuare eventuali sperimentazioni di campo con prodotti e tecniche ammessi in biologico. Si specifica che le azioni proposte non sono elencate secondo un ordine di importanza in quanto si ritiene che esse concorrano in modo diverso ma sinergico al controllo del vettore e alla diffusione del batterio, in coerenza con l approccio interdisciplinare e olistico proprio del metodo biologico. Si auspica, per quanto esposto, che la Regione Puglia faccia propria la proposta di cui al presente documento, così da evitare anche il rischio di dover risarcire gli operatori biologici (e non solo), costretti a declassare le proprie olive biologiche a causa di trattamenti obbligatori e/o contaminazioni da deriva di s.a. non previste ai sensi dei Reg. N. CE 834/07 e N. 889/08 e s. m. e i. Si ipotizza infatti che a causa del Piano di lotta obbligatoria previsto, qualora non sia autorizzato l uso di insetticidi ammessi in agricoltura biologica, le province interessate subiranno nel periodo imposto ai trattamenti insetticidi, un moltiplicarsi di interventi con sostanze attive non ammesse in biologico, non pensabili in situazioni di ordinarietà. Questo aumenterebbe il rischio di contaminazioni con sostanze attive non ammesse in biologico per deriva dai vicini campi, problema non certo limitato alla sola coltura dell ulivo ma a tutte quelle biologiche presenti nel territorio interessato da interventi di lotta obbligatori con sostanze attive non ammesse dalla normativa vigente per l agricoltura biologica. In tali casi gli Organismi di Certificazione interverranno effettuando analisi di controllo per identificare l origine della contaminazione e qualora il residuo superi i valori indicati nel D.M. 309 del 2011,e si abbia conferma dell avvenuta contaminazione del prodotto da parte di sostanze attive non ammesse in biologico, provvederanno alla Soppressione delle indicazioni di biologicità. Gli Organismi di Certificazione valuteranno, se del caso, il ritorno in conversione degli appezzamenti coinvolti sulla base dell accidentalità e della inevitabilità tecnica determinata dalle azioni straordinarie ed eccezionali richieste dal Piano di lotta obbligatoria. Si allega il Piano degli interventi consentiti nel settore biologico. 91

92 Proposta operativa per le azioni di contenimento del vettore della Xylella fastidiosa, Philaenus spumarius 80, in aziende condotte in regime di agricoltura biologica Si ritiene opportuno predisporre una strategia di intervento che possa fare da guida al produttore biologico; questa linea si basa sugli studi della biologia del vettore eseguiti dal prof. Francesco Porcelli dell Università di Bari. Periodo Tipo di intervento Note esplicative Marzo-Aprile Trinciatura delle erbe spontanee; lavorazione del terreno negli oliveti adottando tecniche Dal momento che la sputacchina si sviluppa su erbe spontanee (Cirsium, Finocchio selvatico, ecc.) migliorative e conservative della lo sfalcio delle erbe e la sostanza organica); lavorazione del terreno impedisce trinciatura/sfalcio delle erbe anche lo sviluppo preimmaginale e su canali e fossati. interrompe il ciclo del vettore solo con un intervento agronomico. Questa operazione è Maggio Novembre-Dicembre Trattamenti con Piretrine naturali (dosaggio di etichetta): 1-2 interventi a distanza di una settimana (eventualmente in miscela con aminoacidi o olio paraffinico); Olio essenziale di arancio (8 lt/ha) 1-2 interventi a distanza di una settimana. Eventuale trattamento con piretrine naturali (in miscela con Olio paraffinico) o Olio essenziale di arancio fondamentale Questo è il periodo nel quale gli adulti di P. spumarius migrano sull olivo e possono infettare le piante. Con il proseguo della stagione quando le piante si induriscono anche le capacità di trasmissione vengono ridotte. Il trattamento abbattente è fortemente consigliato. Dopo la raccolta delle olive, quando gli adulti possono ovideporre per perpetuare il ciclo biologico. Si ritiene molto utile che la strategia sopra citata sia completata da altri interventi che aiutano da un lato a contrastare lo sviluppo e diffusione del vettore e dall altro a garantire una salute complessiva dell uliveto. BUONE PRASSI DI GESTIONE DELL'OLIVETO Periodo e modalità d'impiego Buo ne pras si Proteggere l'albero di ulivo da altri patogeni Puntare a rinvigorire la pianta attraverso corrette potature, spollonature Usare prodotti rameici (Poltiglia bordolese, idrossidi, ossicloruri, ecc.). L'applicazione migliore rimane quella autunnale pre-raccolta e di fine inverno. Le potature sono effettuate in inverno e fino a prima della mignolatura. Le spollonature possono servire ad evitare presenza di germogli alla base della pianta così da impedire la Dosi 80 Meglio nota come Sputacchina 92

93 Corretta gestione della fertilità fisica e biologica del suolo salita sulla chioma della Sputacchina. Importante adottare tecniche migliorative e conservative della sostanza organica. Barr iere mec cani che Fasce collanti Tessuto non tessuto Reti anti-insetto da posizionare ad inizio ripresa vegetativa su piante di particolare pregio o in parchi giardini. da posizionare ad i nizio ripresa vegetativa su piante di particolare pregio o in parchi giardini. da posizionare ad inizio ripresa vegetativa su piante di particolare pregio o in parchi giardini. Barr iere fisic he Altr e azio ni Caolino Piante trappola Il prodotto ha dimostrato che se distribuito su polloni o piante adulte correttamente e in modo uniforme, impedisce alla cicalina di nutrirsi (effetto fisico). I trattamenti dovranno proseguire per tutto il periodo in cui ci sarà il pericolo di un attacco. Da trattare con Piretro o Olio essenziale di arancio, contro adulti in fase di aggregazione preriproduttiva in campo Dosi: 1 trattamento alla dose di 4 kg/hl di acqua, i successivi a 2-3 kg/hl di acqua. Curare bene la copertura. Nella seguente sezione si riportano altre sostanze utili ammesse in agricoltura biologica e biodinamica per garantire la corretta gestione fitosanitaria dell'uliveto. Tipo di sostanze Corroboranti 93 Note e Meccanismo d'azione (da sito MiPAAF I corroboranti sono sostanze di origine naturale, definiti dalla normativa come potenziatori delle difese naturali delle piante, diverse dai fertilizzanti, che migliorano la resistenza delle piante nei confronti degli organismi nocivi. Sostanze di origine naturale, non presentano tossicità nelle corrette condizioni d uso. Il D.P.R. n. 55 del 28 febbraio 2012 Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della repubblica 23

94 aprile 2001, n. 290, per la semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti, ha definito e regolamentato l uso dei corroboranti, potenziatori delle difese delle piante, rimandando, per l elenco delle sostanze, all Allegato I del succitato D.M n Un corroborante può essere approvato solo dopo pertinenti valutazioni effettuate da apposita Commissione tecnica. Propolis Le componenti di natura fenolica (flavoni, flavonoidi e flavononi) esplicano proprietà fitostimolanti, favoriscono l'autodifesa della pianta e potenziano l'azione di alcuni antiparassitari. Il contenuto in polifenoli viene espresso in galangine assunte come termine di riferimento. Oli vegetali alimentari Gli oli vegetali sembrano interferire sulla fisiologia delle interazioni patogeno-pianta, da utilizzare anche a supporto dei fitofarmaci registrati Preparati biodinamici I preparati biodinamici sono stati descritti per la prima volta da Rudolf Steiner nel Si presentano, per la maggior parte, in forma "umificata" e sono attivi a dosi infinitesime. Agiscono sul suolo e sulle piante, esaltando i comportamenti vegetativi e/o produttivi e migliorando la resa e la qualità delle produzioni. Le preparazioni biodinamiche si distinguono in preparati da spruzzo e preparati per compost. L'associazione privata Demeter, che certifica le produzioni biodinamiche, fornisce chiare istruzioni e standards per la produzioni e l'utilizzo di questi prodotti. Stimolano e migliorano l'attività biologica del suolo e delle piante. Polvere di pietra o di roccia Le caratteristiche variano a seconda del minerale componente la roccia macinata, ad esempio: basalto, granito, bentonite, algamatolite del Brasile, dolomia, ecc. Il maggior componente delle polveri di pietra è in generale l'acido silicico; la polvere di basalto ne può contenere fino al 75%. Insieme all'acido silicico si trovano, a seconda della composizione della polvere, percentuali diverse di magnesio, calcio e microelementi (quali ferro, rame e molibdeno). L'acido silicico favorisce l'irrobustimento delle foglie e degli steli e anche i minerali e i microelementi che compongono la roccia contribuiscono a rinforzare la pianta. La polvere di roccia esplica, inoltre, azione meccanica (barriera fisica) e, grazie alle sue caratteristiche igroscopiche, può agire come disidratante asciugando la parte esterna dei vegetali e riducendo, in tal modo, i rischi di proliferazione e sviluppo dei parassiti. In questa sezione si riporta un elenco delle sostanze attive ammesse in agricoltura biologica con registrazione su olivo e attività dichiarata in etichetta contro cicaline. E' necessaria una corretta gestione della difesa fitosanitaria nei confronti dei comuni parassiti dell olivo o di altre piante produttive quali la tignola delle olive (Prays oleae) la Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), il rinchite (Coenorrhynus cribripennis) la margaronia (Palpita unionalis) e la Mosca delle olive (Bactrocera oleae). Gli insetticidi generalmente utilizzati per tali parassiti sono anche efficaci nel controllo delle cicaline. 94

95 Sostanze attive Olio essenziale di Arancio Campo d'impiego e intervallo di sicurezza (giorni) 81 Spettro d'azione Dosi consigliate Vite, fragola, pesco, actinidia, agrumi, ribes Agisce per contatto con un modo 8/lt/ha nero, lampone, mora, uva spina, Pomodoro, d'azione fisico: provoca il peperone, melanzana, carota, cetriolo, disseccamento della cuticola degli cetriolino, zucchino, melone, lattuga, porro, insetti con esoscheletro molle, durante cavolo, valerianella, rezzemolo, scarola riccia, le fasi sia giovanili sia adulte, quali scorzonera e barba di becco, ravanello, Tabacco mosche bianche, tripidi, cicalinee il 3; Crisantemo, rosa e altre colture floreali, disseccamento delle pareti cellulari arbusti e alberi ornamentali, genziana, degli organi esterni (micelio, conidi, dragoncello. cleistoteci, etc.) dei patogeni fungini. E autorizzata l estensione d impiego sulla coltura olivo per il controllo delle cicaline (Philaenus spumarius), per un periodo di 120 giorni a partire dalla data del 13 maggio 2015, del prodotto fitosanitario denominato PREV- AM PLUS registrato al n in data 12 maggio 2015, a nome dell'impresa Nufarm Italia Srl con sede in Milano. Piretrine Decreto 27 agosto 2004 (GU n 292 del 14 dicembre 2004, Suppl Ord n 179): Colture: Agrumi, mandorlo, nocciolo, pomacee, drupacee, vite, fragola, fico, melograno, olivo, Ortaggi (escluso i funghi),girasole, Patata, Cereali, Barbabietola da zucchero, Foraggere leguminose, Tabacco, Floreali, ornamentali; Derrate alimentari immagazzinate: Frutta fresca, Pomodoro fresco, Cereali in granella, Leguminose in granella 2. Altri impieghi: Disinfestazione delle sementi. Impiego su floreali e ornamentali da appartamento e da giardino domestico. Ornamentali e forestali site in aree verdi quali parchi, viali e giardini pubblici. Si segnala che alcuni prodotti a base di piretrine hanno ottenuto l'estensione di impiego su lampone e mora. Olio minerale paraffinico Sali di potassio di acidi grassi Decreto 23 luglio 2008 (GU n 265 del , Suppl Ord n 251) Colture: Agrumi, mandorlo, noce, nocciolo, pomacee, drupacee, vite, ribes, fico, olivo, actinidia, cachi, Pomodoro, peperone, cucurbitacee, fagiolo, sedano, finocchio, carciofo, Patata, Mais, Barbabietola da zucchero;loreali, ornamentali, forestali 20 Impiego su floreali e ornamentali da appartamento e da giardino domestico. Coadiuvante nei trattamenti di post -emergenza delle infestanti su cereali autunno-vernini, peperone, pomodoro, patata, fagiolo, carciofo, sedano, finocchio, cucurbitacee, barbabietola da zucchero, mais e soia.si segnala che alcuni prodotti a base di olio minerale hanno in etichetta la voce "fruttiferi in genere" e pertanto possono essere impiegati su tutte le piante da frutto. Decreto 27 agosto 2004 (GU n 292 del 14 dicembre 2004, Suppl Ord n 179): Melo, pero, pesco, vite, Pomodoro, peperone, Indicato per la lotta contro diversi insetti, quali Afidi, Tignole, Cicalina, Psille, Tingidi, Tripidi, Cavolaia, Bemisia di melanzana e tabacco, moscerino del pomodoro e della frutta in magazzino, ecc. Particolarmente indicato per il controllo delle Cocciniglie ma combatte anche Afidi, Psilla, Tignole, uova di Lepidotteri, Acari, Eriofidi, Cicaline, Metcalfa, Tripidi, Cotonello, Minatori fogliari, Cimice Verde, Aleurodidi, Iceria, Mosca bianca, Coleotteri, Ditteri minatori, Lepidotteri, uova di Dorifora, Psille, Tingidi, Cleono, Lisso, Altica, Pegonia betae, Casside, Altomaria, Piralide, Nottue. Combatte i parassiti a corpo molle delle piante come Afidi, Aleurodidi, Acari, Psille, Cicalinee neanidi di dosi in etichetta (che possono variare da prodotto a prodotto) dosaggio da etichetta 81 Si riporta il riepilogo degli impieghi autorizzati e degli intervalli di sicurezza (min/max) delle sostanze attive così come risultano dalle etichette dei prodotti fitosanitari che la contengono da sola o in miscela con altre sostanze attive. 95

96 melanzana, cetriolo, melone; Basilico, rosmarino, menta, salvia, timo, maggiorana, Gerbera, poinsettia 3 Spinosad Agrumi (arancio, arancio amaro, bergamotto, cedro, chinotto, clementino, limetta, limone, mandarino, mapo, pompelmo, tangelo, tangerino) 3; Vite 15; Melo, pero, melo cotogno, melo selvatico, nespolo, nespolo del giappone, nashi, pesco, nettarina, albicocco, ciliegio, susino, amarena, mirabolano, noce, nocciolo, mandorlo, castagno, pistacchio, olivo, fico, melograno, kaki, annona, fico d india 7; Fragola, mora, lampone, mirtillo, azzeruolo, ribes, uva spina, sambuco, rosa canina, sorbo 3; Patata, Cipolla, aglio, scalogno, porro, asparago, carciofo, cardo, finocchio, sedano, rabarbaro, agiolino, taccola (pisello mangiatutto) 7; Pomodoro, peperone, melanzana, melone, cetriolo, zucca, zucchino, anguria, lattughe e Erbe fresche (lattuga, radicchio, cicoria, indivia o scarola, rucola, valerianella, crescione, rosmarino, basilico, erba cipollina, maggiorana, melissa, menta, origano, prezzemolo, salvia, timo, santoreggia, ruta, pimpinella, ortica, issopo, dragoncello, cerfoglio, acetosa, nasturzio), spinacio, bietola da foglie e da coste, fagiolo, pisello, cece, cicerchia, lenticchia, cavoli a testa e cavoli a infiorescenza (cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo cappuccio bianco e rosso, cavolo di Bruxelles, cavolo verza) 3; Mais, mais dolce 3; Cappero 7; Colture floreali in pieno campo e serra (rosa, crisantemo, garofano, gerbera); Colture ornamentali, vivai (di ornamentali, frutticole e vite, forestali), nuovi impianti di specie fruttifere e vite non ancora in produzione Specie arboree rnamentali,tappeto erboso ad uso ornamentale e sportivo. Autorizzazioni in deroga (art. 53 Reg. 1107/2009) Con Decreto 9 marzo 2015 i prodotti Spintor Fly e Tracer Fly hanno ottenuto l'estensione di impiego sul ciliegio per il controllo di Rhagoletis cerasi con validità dal 15 maggio 2015 all'11 settembre 2015 Azadiractina Decreto 23 luglio 2008 (GU n 265 del , Suppl Ord n 251): Pompelmo, limone, mandarino, arancio, melo, pero, albicocco, ciliegio, pesco, susino, vite, fragola, mora, mora di rovo, lampone, mirtillo, ribes, uva spina, fico, actinidia, cachi, olivo 3; Mandorlo, castagno, nocciolo, noce 7; Carota, cipolla, pomodoro, peperone, melanzana, cetriolo, zucchino, melone, cocomero, cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolo verza, lattuga, scarola/indivia, rucola, cicorie/radicchi, scalogno, aglio, zucca, spinacio, bietola da foglia e da costa, prezzemolo, basilico, fagiolino, sedano, finocchio, porro, funghi coltivati,cotone, Patata, Barbabietola da zucchero, Tabacco, Floreali, ornamentali e forestali-3 Altri impieghi: Iniezione al tronco di platano e ippocastano. Applicazione in vivaio sulle colture 96 Cocciniglie Ditteri, Tripidi, Liriomyza, Tignole della vite, Carpocapsa, Tortricidi ricamatori ed altri insetti dannosi. E' caratterizzato da un ampio spettro d'azione che comprende Rincoti Omotteri (aleurodidi e afidi), Lepidotteri, Ditteri (agromizidi e sciaridi), Coleotteri ed altri. Manifesta inoltre un effetto collaterale acaricida ed una azione nematostatica sui nematodi galligeni (Meloidogyne spp.). Actinidia, cachi: contro Aleurodidi, Cicaline.- Agrumi (arance, limoni, pompelmi, mandarini): contro Afidi, Aleurodidi, Cicaline, Minatori fogliari (Lepidotteri), Tripidi.- Albicocco, pesco, susino: contro Afidi, Cicaline, Minatori fogliari (Lepidotteri), Tripidi. Ciliegio: contro Afidi. Fragola: contro Afidi, Aleurodidi, Tripidi, Nottue. Melo: dosaggio da etichetta dosaggio da etichetta

97 Beauveria bassiana autorizzate in campo. Applicazione localizzata (tramite iniezioni o pennellature al tronco) su forestali e ornamentali, siti in parchi, viali e giardini pubblici.applicazione fogliare su floreali ed ornamentali in parchi, viali e giardini pubblici. Note: Applicazione alla coltura e al terreno. Decreto 27 agosto 2004 (GU n 292 del 14 dicembre 2004, Suppl Ord n 179): Agrumi, castagno, nocciolo, melo, pero, albicocco, ciliegio, pesco, susino, fragola, rovo, lampone, Carota, pomodoro, peperone, melanzana, cocomero, melone, zucca, zucchino, cetriolo, lattuga, indivia, radicchio, basilico, Patata, Floreali e ornamentali Successivamente alla pubblicazione del Decreto 27 agosto 2004 il prodotto Naturalis (reg. n ) ha ottenuto l'estensione di impiego su olivo, cotogno, fico, fico d'india, actinidia, caco, nespolo e nashi. contro Afidi, Cicaline, Minatori fogliari (Lepidotteri), Tripidi. Olivo: contro Tignole. Risulta attivo contro tutti gli stadi ma particolarmente contro le forme giovanili degli aleurodidi (Bemisia tabaci argentifolii, Trialeurodes vaporariorum), tripidi (Frankliniella occidentalis, Thrips tabaci), mosca della frutta (Ceratis capitata), ragnetto rosso (Tetranychus urticae) e alcune spcie di afidi (Nasonovia ribis-nigri, Myzus persicae, Aphis fabae). E' inoltre indicato contro elateridi, cicaline, tingide e balanino. dosaggio da etichetta CONCLUSIONI Tre dati rilevanti emergono dalla revisione critica dell argomento 82 : 1) L attenzione data alla patogenicità del batterio si è concentrata su interventi focalizzati unicamente e insistentemente sul livello di specie, non tenendo conto del livello ecosistemico (caratteristico di un complesso di fattori di patogenicità come nel CoDiRO), né di quello dei geni (il ceppo pernicioso della X. f. pauca, e non il taxon Xylella fastidiosa s.l.); 2) visto il numero e la diffusione delle specie vegetali ospiti e la facilità di scambi genici all interno di comunità semplificate nella loro biodiversità come nelle colture industriali, la diffusione di Xylella sul territorio italiano (nelle more di una rete nazionale di monitoraggio), potrebbe innescare una serie di casi analoghi su specie di grande rilievo per la produzione di qualità quali arancio, vite, ulivo,. 3) le misure fitosanitarie basate sull'espianto degli ulivi e l'irrorazione di pesticidi, oltre a non garantire né l eradicazione del batterio, né il suo contenimento, risultano inutili e dannose rispetto all obiettivo di rafforzare le difese biologiche degli ulivi e la funzionalità del loro agroecosistema, unica vera e attuabile strategia di contenimento per qualsiasi fotopatologia. In base ai dati analizzati, sembrerebbero giustificati i dubbi che Xylella fastidiosa, da sola, sia capace di provocare il disseccamento repentino d interi areali olivicoli. Xylella negli uliveti in equilibrio ecologico non provoca sintomi e si può trovare anche in equilibrio con altri microrganismi endofiti, senza causare danni apparenti. Non va dimenticato che i patogeni sono degli opportunisti e attribuire una fitopatologia solo al batterio è assai semplicistico. Xylella può costituire l'agente principale dei disseccamenti, ma in ambienti deteriorati e degradati, tutti i batteri patogeni aggrediscono con maggiore virulenza le piante-ospiti (Scortichini & Katsy, 2014). Le cause determinanti del Complesso del Disseccamento Rapido dell Olivo (CoDiRO) sembrano quindi risiedere sia nella presenza del batterio, sia in un tipo di agricoltura caratterizzata da un uso eccessivo di concimi e prodotti fitosanitari. I dati raccolti dimostrano che è impossibile non considerare nell anamnesi concause come abbandono delle tecniche colturali tradizionali, impoverimento dei suoli, diminuzione della biodiversità e infezioni parallele causate da altri organismi patogeni. La virulenza dei patogeni è, inoltre, favorita della mancata applicazione di buone pratiche agricole (potatura ottimale, sfalcio meccanico, solarizzazione, reti anti-insetto, uso di esche attrattive e prodotti corroboranti potenziatori della resistenza degli ulivi). 82 Che spesso ha perso i toni di un dibattito tecnico-scientifico per assumere quelli di una polemica filosofica 97

98 La deteriorata fertilità dei suoli salentini ha certamente contribuito a favorire l'instaurarsi della sindrome. L eccessivo uso di diserbanti chimici può assumere, insieme alle anomalie climatiche, un ruolo determinante rendendo i terreni sterili e non disponibili per le piante numerosi microelementi, aumentando la loro vulnerabilità alle avversità. Nell area focolaio del Salento il consumo per ettaro di erbicidi (soprattutto glifosato) è da due a quattro volte quello delle altre province pugliesi e la percentuale di agricoltura biologica è la più bassa in Puglia. I terreni stanno diventando sterili, causando una maggiore vulnerabilità delle piante per minore disponibilità di nutrienti e per la quasi completa distruzione della micoflora. Per intervenire in maniera efficace è necessario produrre studi multidisciplinari integrati per valutare le differenze tra gli olivi che permangono in buone condizioni e quelli che si ammalano. Gli studi devono focalizzare i propri obiettivi sull identificazione dei ceppi resistenti, come già avvenuto per gli agrumi in America meridionale, e per determinare l effetto di differenze nella gestione, con particolare attenzione alle condizioni degli oliveti biologici. Attribuire le malattie solamente ai patogeni e non all ambiente ha come conseguenza di aumentare il ricorso ai prodotti fitosanitari. Ciò comporta ulteriore contaminazione del suolo, delle acque e dell aria e alterazioni degli ecosistemi. Inoltre, l eradicazione di un organismo (Xylella, i suoi vettori e le specie portatrici sane) è impossibile senza danneggiare in modo irreparabile la biodiversità locale. Eppure l approccio più scientifico ed efficace, quello agro-ecologico, è stato del tutto trascurato. Il problema del CoDiRO non deve essere risolto con l abbattimento delle piante, il diserbo e l uso di insetticidi chimici, ma con il ripristino di un agricoltura sostenibile, a basso impatto ambientale. I metodi chimici, nei paesi invasi da Xylella fastidiosa non hanno avuto successo. Anzi, in alcuni casi possono aver favorito il batterio. Per combattere efficacemente Xylella fastidiosa serve una rivoluzione culturale e colturale che rivaluti le buone pratiche agronomiche e di gestione degli oliveti, specie quelli secolari. La prevista eliminazione delle specie ospiti (per altro molte indigene, con perdita della biodiversità locale) spingerà i vettori a nutrirsi maggiormente dell olivo, aumentando la penetrazione dei patogeni. Risulta invece essenziale rinforzare e mantenere infrastrutture ecologiche quali siepi, filari e bordure non coltivate proprio per migliorare il contesto ecologico e la salute delle piante coltivate. Per prevenire l abbattimento degli olivi è necessario prevedere il contrasto diretto del batterio mediante applicazione di prodotti a basso impatto ambientale che contrastino la moltiplicazione del patogeno all'interno dello xilema (Scortichini, 2015). In conclusione, le misure adottate mirano a risolvere solo un anello del problema, essendo basate solo sulla pericolosità del batterio, piuttosto che sulla vulnerabilità dell ecosistema. Un approccio multidisciplinare e olistico suggerisce misure di contenimento della patologia basate sull attuazione di adeguate pratiche agronomiche, che tutelino l agro-ecosistema in cui le piante vengono coltivate. Se i piani d intervento fossero stati preparati da soggetti con più competenze, molto probabilmente le soluzioni per controllare la patologia sarebbero state diverse dall abbattimento delle piante e dal ricorso a trattamenti con pesticidi nocivi. E, verosimilmente, si sarebbero evitati la reazione dei salentini e il conseguente intervento della Procura di Lecce, che al momento ha dato ragione agli oppositori e torto a Piani anti-xylella. 98

99 APPENDICE 1 Articolo 9 della Costituzione La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione. Articolo 32 della Costituzione La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. APPENDICE 2 Decreto di sequestro preventivo d urgenza (Proc. Penale N /2015 RGNR) del 18/12/2015, emesso dalla Procura di Lecce, dove si osserva che emergano gravi indizi di sussistenza dei delitti di cui agli artt. 500 c. 2 C.P. 83, 452-bis 84 e 452-quinquies C.P. 85 ; e 479 C.P. 87 ; 674 C.P. 88, 734 C.P. 89 commessi nel territorio della provincia di Lecce e zone limitrofe da epoca antecedente e prossima al 2010 e con permanenza sino alla data odierna Articolo 500 (Diffusione di una malattia delle piante o degli animali): Chiunque cagiona la diffusione di una malattia alle piante o agli animali, pericolosa all economia rurale o forestale, ovvero al patrimonio zootecnico della nazione, è punito con la reclusione da uno a cinque anni (635 numero 5 c.p.). Se la diffusione avviene per colpa (43 c.p.) la pena è della multa da euro 103 a euro Art. 452-bis. (Violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale): Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque viola le disposizioni aventi forza di legge in materia di tutela dell aria, delle acque, del suolo, del sottosuolo, nonchè del patrimonio artistico, architettonico, archeologico o storico, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se dal fatto deriva pericolo per l aria, le acque, il suolo e il sottosuolo; se ne deriva pericolo per la vita o l incolumità delle persone, la pena è della reclusione da due a cinque anni. La pena è della reclusione da due a sei anni se dal fatto deriva un danno per l aria, le acque, il suolo e il sottosuolo; se ne deriva un danno per un area naturale protetta, la pena è della reclusione da tre a sette anni. Se dal fatto deriva una lesione personale, si applica la reclusione da tre a otto anni; se ne deriva una lesione grave, la reclusione da quattro a dieci anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sei a dodici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a venti anni. Le circostanze attenuanti concorrenti con le aggravanti previste dal presente articolo non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena vengono operate sulla quantità di pena risultante dall aumento delle predette aggravanti. 85 rt. 452-quinquies.(Frode in materia ambientale) - Chiunque, al fine di commettere taluno dei delitti previsti dal presente titolo, ovvero di conseguirne l impunità, omette o falsifica in tutto o in parte la documentazione prescritta dalla normativa ambientale vigente ovvero fa uso di documentazione falsa ovvero illecitamente ottenuta, è punito con la reclusione da due a otto anni. Si considera illecitamente ottenuto l atto o il provvedimento amministrativo frutto di falsificazione, ovvero di corruzione ovvero rilasciato a seguito dell utilizzazione di mezzi di coercizione fisica o morale nei confronti del pubblico ufficiale o dell incaricato di pubblico servizio. In riferimento ai reati previsti dal presente titolo, l autorizzazione in materia ambientale, ottenuta illecitamente ai sensi del secondo comma, è equiparata alla situazione di mancanza di autorizzazione. 86 Art. 476 codice penale: Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici: Il pubblico ufficiale, che, nell esercizio delle sue funzioni, forma, in tutto o in parte, un atto falso o altera un atto vero, è punito con la reclusione da uno a sei anni. Se la falsità concerne un atto o parte di un atto, che faccia fede fino a querela di falso, la reclusione è da tre a dieci anni. 87 Art. 479 codice penale: Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Il pubblico ufficiale che, ricevendo o formando un atto nell esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell articolo See more at: 88 Art. 674 codice penale (Getto pericoloso di cose): Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l arresto fino a un mese o con l ammenda fino a euro Art. 734 codice penale (Distruzione o deturpamento di bellezze naturali): Chiunque, mediante ostruzioni, demolizioni, o in qualsiasi altro modo, distrugge o altera le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell Autorità, è punito con l ammenda da euro a euro

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