DIPARTIMENTO SCIENZE UMANE E SOCIALI Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche
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- Giorgia Fumagalli
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1 DIPARTIMENTO SCIENZE UMANE E SOCIALI Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche Schede di analisi per l attività di tirocinio degli studenti che hanno ottenuto riconoscimento di CFU per le attività lavorative 1
2 SCHEDA N. 1 A solo per gli studenti che svolgono un attività lavorativa che intendono proseguire nel loro futuro professionale Quale lavoro svolge? Quali sono, per i prossimi anni, le opportunità di inserimento nel mercato del lavoro del suo territorio per il suo profilo professionale? SCHEDA N. 1 B solo per gli studenti che svolgono un attività lavorativa che non intendono proseguire nel loro futuro professionale Quale lavoro svolge? Perché ha scelto tale occupazione? Quale lavoro vorrebbe svolgere? Perché? Quali sono, per i prossimi anni, le opportunità di inserimento nel mercato del lavoro per il profilo professionale desiderato, nel suo territorio di residenza o in altro territorio in cui si intende trasferirsi? Possibili fonti documentarie per la ricerca di dati sulla domanda di lavoro ( 1 ) - ISFOL (Professioni, Occupazioni, Fabbisogni) - Sistema informativo Excelsior - Indagini curate dalle associazioni datoriali territoriali (Confindustria Bergamo, Confcommercio Bergamo, Confartigianato Bergamo etc ) o dai centri studi dei sindacati - Interviste a esperti del mercato del lavoro o del settore di riferimento (politici, amministratori, sindacalisti, professionisti del settore, operatori dei servizi per il lavoro ) 1 La domanda di lavoro è l insieme delle posizioni di lavoro aperte e disponibili per un dato profilo professionale. 2
3 SCHEDA N. 2 ANALISI DEI PROCESSI DI LAVORO TIPICI DELL IMPRESA IN CUI SI E OCCUPATI Facendo riferimento alla propria attività lavorativa e all impresa in cui si svolge, rispondere alle seguenti domande: Quali sono le attività primarie (caratterizzanti, fondamentali lo scopo e la funzione) dei processi di lavoro tipici dell organizzazione nella quale presta la propria attività (cfr. Allegato 1)? Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4 Fase 5 Quali sono le attività secondarie dei processi di lavoro tipici dell organizzazione nella quale presta la propria attività, ovvero quelle che sono di indispensabile supporto alle oppure di condizione per lo svolgimento delle attività primarie (cfr. Allegato 1)? Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4 Fase 5 In quale fase del processo lavorativo dell organizzazione in cui è inserito svolge la sua attività specifica? Quali sono le azioni principali che si svolgono in questa fase del processo lavorativo? Quali sono affidate alla sua diretta responsabilità? Quali i dispositivi che le sollecitano per trasformarle in abitudini e non farle decadere in automatismi o routine? Risponda illustrando esempi pertinenti (cfr. Allegato 2) Quali sono le conoscenze, abilità, competenze necessarie per svolgere le attività che le sono affidate? Tra queste, quali sono quelle che ritiene di aver maggiormente sviluppato grazie agli studi universitari e/o scolastici? Quali, invece, quelle che ritiene di aver sviluppato maggiormente nel contesto lavorativo? Quali sono le altre fasi del processo lavorativo con cui entra più spesso in contatto? Con quali soggetti esterni all organizzazione ha maggiori relazioni? Per sua scelta qualitativa o per vincolo organizzativo? Perché? Che tipo di conoscenze, abilità, competenze richiedono queste relazioni? Quali delle conoscenze, abilità, competenze sviluppate attraverso questa attività lavorativa ritiene di poter utilizzare anche nel lavoro scelto per il suo futuro professionale? Perché? (solo per gli studenti che non intendono proseguire l attuale attività lavorativa e hanno dunque individuato un diverso profilo professionale verso cui orientarsi) 3
4 Allegato 1 alla Scheda 2 ESEMPIO DI ANALISI DEI PROCESSI LAVORATIVI Aree di attività/intervento primarie tipiche di un processo di installazione di impianti elettrici FASE 1 Acquisizione e Committenza Instaurazione relazione commerciale 2. Configurazione bisogno cliente 3. Predisposizione preventivo 4. Definizione e formalizzazione contratto d opera FASE 2 Realizzazione progetto costruttivo Interpretazione progetto 2. Realizzazione disegno costruttivo generale e particolare FASE 3 Approvvigionamento materiali Valutazione bisogni di approvvigionamento 2. Valutazioni condizioni d acquisto 3. Acquisto materiali e semilavorati 4. Verifica qualità materiali e semilavorati 5. Immagazzinamento FASE 4 Installazione impianti Interpretazione disegno costruttivo 2. Determinazione programma di lavoro 3. Tracciatura 4. Posa tubi e scatole 5. Infilaggio 6. Installazione collegamenti e quadro elettrico FASE 5 Collaudo e certificazione impianti Verifiche secondo la legge 2. Collaudo 3. Dichiarazione di conformità Aree di attività/intervento accessorie tipiche di un processo di installazione di impianti elettrici FASE 1 Dimensionamento Personale 2. Attrezzature 3. Automezzi 4. Locali FASE 2 Manutenzione Interpretazione progetto 2. Realizzazione disegno costruttivo generale e particolare FASE 3 Pulitura Valutazione bisogni di approvvigionament o 2. Valutazioni condizioni d acquisto 3. Acquisto materiali e semilavorati 4. Verifica qualità materiali e semilavorati 5. Immagazzinament o FASE 4 Amministrazione Interpretazione disegno costruttivo 2. Determinazione programma di lavoro 3. Tracciatura 4. Posa tubi e scatole 5. Infilaggio 6. Installazione collegamenti e quadro elettrico FASE 5 Formazione Verifiche secondo la legge 2. Collaudo 3. Dichiarazione di conformità 4
5 Allegato 2 alla Scheda 2 Scheda di sintesi A) Per il riconoscimento, nei comportamenti delle persone, della distinzione tra azioni, abitudini, routine, abilità, automatismi, disposizioni e dispositivi. La parte più ampia dei nostri comportamenti è la manifestazione di determinismi genetici, psichici o bio-ambientali, di dispositivi natural-ambientali, artificiali (per es. l organizzazione) e sociali, di operazioni meccaniche a cui non riusciamo a sottrarci, anche a volerlo con tutte le nostre forze, e di cui non abbiamo padronanza critico-riflessiva. Si può dire che, in questi casi, più che agire, noi «siamo fatti» (non a caso, di un ragazzo stordito dalla droga si dice che «è fatto»); più che essere la «causa» delle nostre azioni, mettiamo in campo comportamenti che sono gli «effetti» dei geni, dell ambiente e della società; più che «inaugurare» le nostre azioni, facendole partire da noi, siamo al contrario «inaugurati» noi e il nostro agire dal mondo e dal contesto che ci sovrasta e ci si impone. Questo non significa che ci sia negata la possibilità di riconoscere in intenzionalità, ragione, libertà e responsabilità la circostanza che, tra i dispositivi di varia natura identificati per razionalità teoretica e che ci spingono ad assumere determinati comportamenti in un contesto evolutivo e socio-ambientale, ne esistano alcuni che riconosciamo, per razionalità pratica, anche «buoni» e non «cattivi» e pure, per giudizio estetico, «belli», non soltanto «brutti». Abbiamo senza alcun dubbio, infatti, la possibilità di trasformare in azioni umane a pieno titolo «nostre» comportamenti da noi incontrollati e, per molti aspetti, anche incontrollabili perché non li abbiamo scelti ma solo subìti, oppure comportamenti che sono certo voluti consapevolmente da noi, ma «all improvviso» e, perciò, non sottoposti allo scrutinio della nostra coscienza/autocoscienza perché, come ricordava Aristotele (Etica Eudemia II, 1226 b 3-4), «nessuno fa proponimenti sull istante». Ma ciò, appunto, può avvenire soltanto a posteriori: quando, cioè, i comportamenti in questione si sono già manifestati e, una volta compiuti e sottoposti ad analisi critica riflessiva, si riconoscano, poi, per noi, nella situazione che si è data, come «buoni» da tesaurizzare, invece che «cattivi» da inibire ed evitare. Ecco allora spiegata, alla luce della dinamica indicata, la distinzione concettuale, importante in pedagogia, tra disposizioni, dispositivi, automatismi, routine (abilità), azioni, abitudini. La disposizione è la potenza (la possibilità, la capacità, l inclinazione, la propensione) personale ad agire e a fare qualcosa in un contesto di fatto aperto ad accoglierla e a metterla specificamente in atto. La disposizione non si sviluppa né si esercita, quindi, se non in un contesto disponibile al suo esercizio ed al suo sviluppo. Il dispositivo è un contesto bioambientale, mentale, socio-relazionale, istituzionale e tecnologico di fatto integrato ed organizzato allo scopo di selezionare determinate disposizioni e di tradurle in comportamenti e mentalità anche senza che le singole persone necessariamente lo vogliano e ne siano consapevoli. In questa direzione, le analisi foucaultiane, lacaniane e freudiane ci hanno 5
6 insegnato che il dispositivo è un «potere impersonale» che si impone alle persone deterministicamente, automaticamente, privandole dell intenzionalità, della ragione, della libertà e della responsabilità. Al contempo, tuttavia, hanno anche insegnato che sono proprio i dispositivi, in virtù della loro stessa incombente e ingombrante presenza, a rendere le persone capaci di trasformare i comportamenti e le mentalità subite in «azioni» e in «significati» poi assumibili in intenzionalità, ragione, libertà e responsabilità. Naturalmente, ciò significa che non tutti i dispositivi si equivalgono: possono strutturarsi in maniera tale da spegnere o accendere l intenzionalità, la ragione, la libertà e la responsabilità delle persone. E quindi essere educativamente liberanti o incatenanti. Gli automatismi sono tutti quei movimenti e quelle attività coordinate e complesse volte ad uno scopo che gli uomini compiono causati da determinismi di varia natura ancora sottratti alla loro riflessività sia essa assunta a priori o a posteriori. Gli automatismi possono essere il risultato di dispositivi di varia natura. Le routine sono modi di pensare, di fare e di agire acquisiti perché ne abbiamo disposizione ma messi in pratica senza necessariamente pensarci. Potremmo anche ritenerle un sinonimo di abilità. Un saper fare, il knowing-how o know-how. Sono comportamenti consapevoli, senza dubbio. Ma per diventare non solo «utili» o semplicemente «fatti in maniera efficace», ma anche riconosciuti «buoni, veri e pure belli» per la qualità della vita umana devono essere «giustificati criticamente» in intenzionalità, logos, libertà e responsabilità, fatti propri (personalizzati) e, infine, proprio per questo, anche tradotti in azioni e buone abitudini (v. la voce competenza). Le azioni sono la trasformazione di disposizioni personali in proponimenti che si scrutinano in intenzionalità, ragione, libertà e responsabilità prima di decidere di porli in atto nel contesto dei dispositivi dati. Le azioni si traducono quindi in comportamenti osservabili e misurabili anche sul piano delle conseguenze che introducono nel mondo; oppure che scrutinano, nella coscienza/autocoscienza, dopo averli già assunti per dispositivi biochimici o di altra più complessa natura socio-ambientale-culturale, comportamenti che si riconoscono comunque, alla fine dell analisi, «buoni», «veri», «belli» o, se non altro, migliori, più valevoli di altri. Le abitudini nascono dalle azioni decise a priori, con i proponimenti scrutinati e poi attuati, o riconosciute a posteriori, con l analisi riflessiva dei comportamenti comunque assunti per condizionamento dei dispositivi. Quando, infatti, si è sotto l effetto deterministico della droga non si è più causa delle proprie azioni, ma quando si decide di assumere per la prima volta la droga, a maggior ragione se in un dispositivo «buono», non ha senso sostenere che si è necessitati all azione: al contrario si è causa della propria azione e delle sue conseguenze (tra cui l effetto deterministico prima ricordato). Analogamente, dopo la prima volta che, magari per pressione immediata di gruppo, si è assunta la droga, finito l effetto della stessa, si può benissimo riconoscere che si è sbagliato ad abbracciare questo comportamento. E perciò proporsi di non ripeterlo più per ben esplicite ragioni. Per questo le azioni, ripetute più volte nell arco di una vita personale o di generazione in generazione, si strutturano in un «costume» (greco ethos, da cui «etica»; latino mos-moris, da cui «morale») che è «virtuoso» se volto al bene o, almeno, al maggior bene possibile nelle situazioni date, «vizioso» se volto al male o al «minor male possibile» (che resta, in ogni caso, male) sempre nelle situazioni date. Bisogna, dunque, guardarsi dallo svalutare le abitudini. Sono una forza straordinaria dell educazione, quando sono buone o cercano di esserlo. Esse, quando si vive in una «società che tende al bene», si trovano già consolidate nel 6
7 vivere sociale. Possono, quindi, anche essere assunte per dispositivo sociale, come un fatto scontato dai nuovi nati. In questo caso, l educazione dei giovani è molto aiutata. Infatti, se anche le abitudini della singola persona non scaturiscono, all inizio, da sue azioni vere e proprie, anzitutto favoriscono l esercizio delle sue disposizioni ad agire in maniera «personale» e, in secondo luogo, consentono al soggetto di scoprire poi, tramite la formazione, che esse sono nate da azioni commesse dagli uomini che l hanno preceduto, i quali, ora, nel processo formativo trasformato in dispositivo, gli chiedono di «ri»-assumerle in proprio, condividendole, per intenzionalità, logos, libertà e responsabilità. b) Per le definizioni di conoscenza, abilità e competenza La conoscenza riguarda sia il processo interattivo e costruito tra soggetto e realtà irriducibile a mera operazione, sia il prodotto, l esito, la conclusione di tale processo. Le conoscenze si possono classificare in tre tipologie fondamentali: sapere che cosa (conoscenze dichiarative); sapere dove, quando, perché (conoscenze condizionali); saper come (conoscenze tecnico-operative). L abilità è un sapere fare bene, esito di apprendimenti (formali, informali e non formali) in un determinato settore dell esperienza umana, che implica il possesso di conoscenze tecnicooperative (sapere come fare) e teorico-dichiarative (sapere perché fare). La competenza è la capacità personale trasformata in agire personale, situazionale, autonomo, responsabile che, attraverso l utilizzo del sapere posseduto e di tutte le risorse (interne ed esterne) a disposizione, affronta e realizza bene problemi, compiti, progetti (teorici o pratici). Bibliografia di supporto G. Bertagna, Dall educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell educazione, La Scuola, Brescia G. Bertagna, Lavoro e formazione dei giovani, La Scuola, Brescia 201 G. Bertagna, P.P. Triani, Dizionario di didattica, La Scuola, Brescia 2013 (voci: azione, capacità, competenza, conoscenza, abilità). S. Mantovani (ed.), La ricerca sul campo in educazione. I metodi qualitativi, Bruno Mondadori, Milano 1998 Mantovani S., Gattico E., La ricerca sul campo in educazione. I metodi quantitativi, Bruno Mondadori, Milano 1998 R. Trinchero, I metodi della ricerca educativa, Laterza, Bari P. Roncalli, Giacimenti culturali nei processi di lavoro, in G. Bertagna (ed.), Alternanza scuola lavoro. Ipotesi, modelli, strumenti dopo la riforma Moratti, Franco Angeli, R. Maeran, Gestione delle risorse umane nelle organizzazioni, Edizioni Universitarie Lettere Economia Diritto, F. Butera, Il cambiamento organizzativo. Analisi e progettazione, Laterza, Bari
8 SCHEDA N. 3 ORGANIZZAZIONE E REPUTAZIONE SOCIALE DELL IMPRESA a) L impresa è stata definita «una società (societas, non communitas) di uomini uniti ed integrati intorno ad un progetto comune in continua evoluzione». Dopo aver indicato esperienze personali, fatti e ragioni che la portano a collocare o a non collocare l impresa in cui presta servizio all interno di questa definizione, predisponga, con l aiuto del suo tutor di tirocinio, un intervista semi strutturata a tutti i compagni di lavoro e ai responsabili della sua impresa per conoscere esperienze personali, fatti e ragioni che li portano a collocare o a non collocare l impresa stessa all interno della definizione data. Proceda quindi ad un analisi critico-comparativa delle opinioni raccolte ed esprima le proprie valutazioni di sintesi. b) L impresa è stata definita una «istituzione di interesse pubblico a gestione privata, strumento strategico e operativo per lo sviluppo della società» nella quale opera. Dopo aver indicato esperienze personali, fatti e ragioni che la portano a collocare o a non collocare l impresa in cui presta servizio all interno di questa definizione, predisponga, con l aiuto del suo tutor di tirocinio, un intervista semi strutturata a tutti i compagni di lavoro, ai responsabili della sua impresa e a testimoni privilegiati esterni, attivi nella vita sociale, per conoscere esperienze personali, fatti e ragioni che li portano a collocare o a non collocare l impresa stessa all interno della definizione data. c) Filtri con il setaccio di questi due modelli tutta l attività di ricerca condotta sia sul suo lavoro sia sull impresa in cui si svolge e concluda esponendo esperienze personali, fatti e ragioni che la portano a collocare l organizzazione in cui presta il suo servizio più all interno del primo o del secondo modello Modello di impresa 1 Potere gerarchico ( pensano il possibile e il fattibile solo coloro che occupano posizioni di vertice; gli altri dipendono dalle disposizioni o dai comandi dei primi) Razionalizzazione dei processi di lavoro (non è necessario che i dipendenti agiscano in modo protagonistico, in prima persona, sia a livello tecnico-produttivo che relazionale, ma basta che si comportino così come stabilito dai dispositivi e dalle routine stabilite negli organigrammi aziendali) Stantardizzazione (ogni fase dei processi produttivi è caratterizzata da prefissati standard di prestazione, di costo, di risultato e di prezzo; anche i linguaggi comunicativi aziendali obbediscono a questa impostazione di accettabilità/non accettabilità di atteggiamenti e parole). Modello di impresa 2 Autorità (nel senso etimologico di augeo, ciò che fa crescere ciascuno; quindi, sul piano organizzativo, competenza di coniugare leadership, da un lato, e valorizzazione della creatività, delle possibilità di scelta e delle competenze di ciascuno) Organicismo dei processi di lavoro (ogni processo lavorativo è un organismo e l insieme dei processi di lavoro a sua volta un organismo unitario; ciò significa che tutti i lavoratori hanno competenze e responsabilità diverse che, tuttavia, si integrano, mandandosi feed back reciproci e sistematici). Personalizzazione (i lavoratori dipendenti diventano, nel contesto lavorativo, con la formazione e l auto formazione personale e di contesto, indipendenti, cioè non bisognosi di 8
9 razionalizzazioni e standardizzazioni predifinite e gerarchiche che diventano routine; la condivisione della mission e della vision dell impresa e l unità funzionale tra proprietà, capitale e lavoro consente, ai diversi livelli di autorità-responsabilità, la mobilitazione di ogni lavoratore indipendente nella auto regolazione dei processi e dei prodotti, dei costi e dei prezzi; le relazioni interpersonali diventano strategiche e la reputazione sociale importante) 9
10 SCHEDA N. 4 RELAZIONE FINALE - Scrivere una relazione finale (suddivisa in capitoli) sulla propria attività lavorativa e sul contesto organizzativo e sociale in cui è inserita, riassumendo e argomentando i risultati dell analisi svolta attraverso le precedenti schede. Per tutti diventa obbligatorio un capitolo nel quale condurre adeguate e motivate riflessioni sul grado di circolarità esperito tra questo tipo di attività di ricerca e formazione universitaria. In particolare, a questo proposito, si chiede una risposta argomentata e possibilmente ricca di riferimenti testuali alle seguenti domande: a) Quali testi, tra quelli studiati nel suo corso di studi, sono stati e sono utili per migliorare la qualità della sua attività lavorativa? In che senso? (indicare nel dettaglio i testi, la materia in cui sono stati studiati, gli elementi, i concetti, le riflessioni in essi contenuti che si ritiene siano stati utili, specificando in quali occasioni, e perché) b) Quali testi, tra quelli studiati nel suo corso di studi, le sono stati utili per svolgere le analisi di cui alla Scheda n. 2 (indicare nel dettaglio i testi, la materia in cui sono stati studiati, gli elementi, i concetti, le riflessioni in essi contenuti che si ritiene siano stati utili, specificando in quali occasioni, e perché) c) (Solo per gli studenti che intendono cambiare occupazione) Quali testi, tra quelli studiati nel suo corso di studi, hanno orientato la sua scelta in relazione al lavoro che vorrebbe svolgere? Quali pensa che le sarebbero più utili per autenticare e sviluppare la propria aspirazione? (indicare nel dettaglio i testi, la materia in cui sono stati studiati, gli elementi, i concetti, le riflessioni in essi contenuti che si ritiene siano utili allo scopo) - Il format della relazione, salvo il paragrafo conclusivo, è, dunque, libero. Per chi ha bisogno di ispirazione, si suggerisce di seguito, comunque, un ipotesi tipo di articolazione: Descrizione dei processi di lavoro tipici dell organizzazione presso la quale svolge la sua attività professionale, distinguendo con accuratezza tra attività/fasi primarie e accessorie; riportare anche le modalità (osservazione, interviste, videoregistrazioni, questionari, focus group.) con cui si è proceduto ad identificare tali fasi/attività 2. Metodologia dell osservazione e dell auto osservazione pedagogica svolta (tempistiche e cautele metodologiche per le osservazioni/auto osservazioni, le interviste, le videoregistrazioni, i questionari, i focus group.) 3. Esiti dell osservazione e analisi critica dell esperienza 4. Riflessioni sulla circolarità tra lavoro e formazione universitaria 5. Conclusioni 10
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