INTRODUZIONE. Gli studi eseguiti negli ultimi 20 anni hanno evidenziato il legame esistente

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1 INTRODUZIONE Gli studi eseguiti negli ultimi 20 anni hanno evidenziato il legame esistente tra il consumo di frutti e verdure e la diminuzione dell incidenza di molti tipi di cancro. Particolarmente interessanti in tal senso appaiono molte verdure appartenenti alla famiglia delle Crocifere o Brassicacee, che, secondo numerosi studi 1 possono determinare una riduzione del 50% del rischio di alcuni tumori, se ingeriti in una quantità di due porzioni al giorno. Buona parte dell attività protettiva esercitata da questi vegetali sembra dovuta al loro contenuto di alcuni componenti minori, i glucosinolati. Questi sono b-tioglucosidi N-idrossisolfati con una catena laterale R di varia natura (Figura 1) presenti non solo nella famiglia delle Brassicacee, che da sola comprende più di 350 generi e 3000 specie, ma anche in altre 15 famiglie di piante superiori, alcune di interesse alimentare come le Capparacee, altre di interesse farmacologico, come le Euforbiacee. Sono noti più di 120 glucosinolati, che possono essere raccolti, in base alla loro struttura chimica, in altri gruppi; i più studiati tra essi sono quelli in cui R è costituito da: 3

2 Una catena laterale alifatica,lineare o ramificata Una catena laterale alifatica contenente un atomo di zolfo Una catena laterale olefinica, lineare o ramificata, eventualmente portante un gruppo alcolico Una catena laterale aromatica od eterociclica, in particolare indolica, tipicamente presenti nei vegetali del genere brassica, che comprende un gran numero di specie comunemente consumate..il contenuto di glucosinolati nei vegetali del genere brassica può essere elevato ed arrivare all 1% sul peso secco in alcuni tessuti 2 o addirittura al 10% in alcuni semi. Tuttavia la quantità di glucosinolati presenti può variare innanzitutto con l età della pianta, ma anche con la fertilità del suolo, con eventuali malattie delle piante e con l uso di regolatori dell accrescimento.il numero di glucosinolati presente in una data specie è limitato a meno di una dozzina, con una distribuzione che varia nelle diverse parti della pianta (radici, foglie,semi ). L attività chemioprotettrice attribuita ai glucosinolati è in gran parte dovuta agli isotiocianati che da essi originano. Nelle piante questo avviene per intervento della mirosinasi, un enzima che viene liberato dai vacuoli cellulari a seguito di ferite o triturazioni delle varie parti della pianta: esso, 4

3 venendo a contatto con i glucosinolati, rompe il legame b-tioglucosidico provocando la formazione di un intermedio instabile che si riarrangia a formare un isotiocianato ed altri prodotti come nitrili e tiocianati (Figura 2). La mirosinasi è presente però anche nella microflora dell apparato digerente dell uomo e numerosi studi suggeriscono che questo contribuisca a rendere disponibili per l uomo gli isotiocianati 3,4. Gli isotiocianati che si originano dai glucosinolati indolcii, ovvero la glucobrassicina, la neoglucobrassicina, l acetilglucobrassicina, la 4-idrossi e 4- metossiglucobrassicina, e la glucobrassicina-1-solfato, appaiono particolarmente interessanti: essi infatti, sono instabili e si decompongono dando origine all indolo-3-carbinolo, indolo-acetonitrile e altre sostanze. Molti studi sembrano attribuire ai metabolici dei glucosinolati indolici in generale e, in particolare, all indolo-3-carbinolo 5,6 marcate proprietà antitumorali. Il fenilisotiocianato, originatosi dalla gluconasturzina, glucosinolato aromatico, ha mostrato analoghe proprietà, soprattutto nella prevenzione del carcinoma polmonare dei fumatori 7,9. Infine, hanno mostrato proprietà promettenti anche i prodotti dell idrolisi dei glucosinolati aventi una catena laterale alifatica contenente un atomo di zolfo come il sulforafano, originata dalla glucorafanina. Tuttavia va ricordato che alcuni tests hanno evidenziato anche per questi composti, una certa tossicità, legata soprattutto alla possibilità di indurre la genesi dei tumori, ma si deve tenere presente che i diversi effetti sono sicuramente dose-dipendenti ed è prevedibile che a dosi elevate un composto chimico attivo possa avere effetti tossici. 5

4 D altra parte i dati epidemiologici suggeriscono che il consumo di vegetali della famiglia delle Crocifere è associato ad una diminuzione. E non ad un aumento, del rischio di cancerogenesi. Da alcuni anni i cavoli, ortaggi appartenenti al genere brassica, sono considerati alimenti funzionali per il loro contenuto in determinati glucosinolati. In questo lavoro sono stati raccolti i risultati ottenuti da un indagine condotta nell arco di due annate e sul contenuto in glucosinolati in alcune cultivar di Brassica Oleracea coltivate da anni nel Levante ligure. Tale indagine si inquadra in un più ampio programma, patrocinato dalla Regione Liguria, volto alla caratterizzazione e salvaguardia di antiche varietà di ortaggi prodotti nella Riviera di Levante. La ricerca è stata in particolar modo indirizzata verso quei glucosinolati come:glucobrassicina, gluconasturzina, glucorafanina ecc, che per idrolisi originano i composti dimostratisi più attivi, come l indolo-3-carbinolo, il fenil-etil-isotiocianato ed il sulforafano. 6

5 MECCANISMI DI CHEMIOPREVENZIONE In studi originariamente indirizzati a determinare il meccanismo della prevenzione del cancro da parte degli Isotiocianati, Wattemberg trattò i ratti con una singola dose di Benzil-isotiocianato, 24, 4, 2 ore prima o 4 ore dopo avergli somministrato la sostanza cancerogena DMBA. 10 Egli non trovò effetti sull incidenza tumorale quando il Benzil-isotiocianato veniva dato 24 ore prima o 4 ore dopo il cancerogeno; il trattamento fatto 4 ore prima dell esposizione al cancerogeno era significativamente meno efficace di quello fatto 2 ore prima il quale diminuiva l incidenza dei tumori al seno del 70%. Questi risultati indicano che anche una singola dose di Benzil-isotiocianato potrebbe impedire l insorgenza del tumore all interno di un ristretto spazio di tempo. E interessante notare che quando il Benzil-isotiocianato venne somministrato nella dieta iniziando una settimana dopo il trattamento con DMBA, si svilupparono meno tumori al seno. Questo fu interpretato come indicativo del ruolo protettivo svolto dal Benzil-isotiocianato durante l avanzamento del tumore. Da questi primi studi diventò sempre più chiaro che gli effetti anticancerogeni degli isotiocianati non erano probabilmente dovuti ad un singolo meccanismo o limitati ad una singola fase della cancerogenesi. 7

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