CONCETTA RUBINO. I SESSIONE PARKINSON IN AMBULATORIO E NEL TERRITORIO Il magico viaggio del sonno del parkinsoniano
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2 Salvatore Dieli (Catania) CONCETTA RUBINO I SESSIONE PARKINSON IN AMBULATORIO E NEL TERRITORIO Il magico viaggio del sonno del parkinsoniano Il sonno, quale meravigliosa esperienza degli esseri viventi, rappresenta un luogo di rifugio, ma anche di grande creatività. Nelle sue fasi, da superficiale a profondo, a sonno REM, raccoglie, elabora e restituisce vita alle attività del quotidiano. Riposa la mente, ma nello stesso tempo memorizza e rivitalizza. Una vita senza Sonno non è vita. Un sonno alterato è un segnale di sofferenza, di malattia.le modificazioni nella struttura del sonno nei pazienti con Malattia di Parkinson, rappresentano la fase sub-clinica, l'esordio, e un sintomo costante durante il corso della malattia. La fase REM del sonno, con l'attività onirica, è maggiormente compromessa nell'evoluzione della malattia, con manifestazioni cliniche pregnanti e disabilitanti per il paziente, ma anche per il care giver.
3 ALIDA MUCARIA II SESSIONE DEMENZE IN AMBULATORIO Diagnosi differenziale delle demenze nell'ambulatorio dedicato Riferimento alle linee guida per la diagnosi e per il percorso diagnosticogestionale della demenza. Diagnosi precoce della demenza. Ruolo dei biomarkers liquorali nella realtà locale. Diagnosi differenziale delle principali forme di demenza sulla base dei dati anamnestico-clinici e con il contributo di neuroimaging ed indagini bioumorali e genetiche.
4 GIULIA DONZUSO II SESSIONE DEMENZE IN AMBULATORIO Neuroimaging nelle sindromi parkinsoniane La Malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica del sistema nervoso centrale, caratterizzata da sintomi motori cardinali quali bradicinesia, rigidità e tremore. La diagnosi è essenzialmente clinica e basata sulla identificazione di segni e sintomi caratteristici della patologia, e sulla esclusione di eventuali segni di atipia, in accordo con i criteri diagnostici utilizzati in pratica clinica. La progressione della patologia può essere variabile e la risposta alla terapia dopaminergica eterogenea. La progressiva evoluzione di tecniche diagnostiche di neuroimmagini strutturale e funzionale, in grado di valutare alterazioni qualitative e quantitative di aree di interesse cerebrale ha sollevato il dibattito sulla utilità e accuratezza di tali tecniche nell'utilizzo in pratica clinica per l'orientamento diagnostico e soprattutto nella diagnosi differenziale della Malattia di Parkinson. Tra le metodiche di neuroimaging strutturale la TC e soprattutto la RM convenzionale sono utilizzate, in pratica clinica, per rilevare anomalie strutturali cerebrali legate a processi vascolari, infiammatori, infettivi, neoplastici e valutare le caratteristiche morfologiche e volumetriche delle diverse aree cerebrali. La RM dell'encefalo consente con maggiore accuratezza di rilevare anche la riduzione di volume di specifiche regioni corticali e sottocorticali. Le metodiche di neuroimaging funzionale (PET, SPECT) permettono, prevalentemente con l'utilizzo di specifici radiofarmaci, di studiare l'attività e l'integrità di aree di interesse a livello corticale e sottocorticale. Tali tecniche sembrano offrire un promettente strumento di supporto alla diagnosi delle malattie neurodegenerative. Recentemente inoltre la scintigrafia miocardica con tracciante MIGB è stata utilizzata nella valutazione della funzionalità simpatica dei recettori adrenenrgici postgangliari nella malattia di Parkinson e nei parkinsonismi atipici, rientrando anche nei nuovi criteri diagnostici come elemento di supporto alla diagnosi.
5 MARIA GIUSEPPA ONESTA IV SESSIONE LE LESIONI MIDOLLARI IN AMBULATORIO FRA NEUROCHIRURGIA, UNITÀ SPINALE E TERRITORIO Il progetto riabilitativo nelle lesioni spinali La successiva fase del progetto prevede di gestire la fase di stabilizzazione della lesione midollare con la messa in opera di diversi programmi riabilitativi gestiti tra riabilitazione neuromotoria, terapia occupazionale, piscina riabilitativa e robotica, con obiettivo il recupero della massima autonomia possibile compatibile con il suo livello lesionale. In questa fase sarà inserito anche il programma sportivo che rappresenta uno strumento tecnico del programma riabilitativo durante il ricovero ed un mezzo di reinserimento sociale alla dimissione.l'ultimo periodo del ricovero è dedicato alla verifica dell'autonomia raggiunta, con il passaggio in regime di ricovero nell'appartamento predimissioni, dove saranno anche addestrati i familiari o i caregiver di riferimento. Alla dimissione il paziente ha un programma di follow-up per la gestione in regime di Day-Hospital di: cannula tracheostomica, ventilazione invasiva e non, spasticità, alvo e vescica neurologici, lesioni da decubito, problematiche sessuali, dolore neuropatico, ausili e tutori.
6 VITO SOFIA LETTURA MAGISTRALE La nuova classificazione delle crisi epilettiche Nel lontano 1981 è stata stilata una prima classificazione dell'epilessia nell'intento di poter avere una comunicazione più omogenea non solo tra i ricercatori ma anche tra i clinici di base. Nel tempo si sono succedute altre classificazioni che hanno focalizzato l'attenzione sulle definizioni di crisi e di epilessia e sulla individuazione di entità sindromiche (1989) utili nella gestione diagnostica ma anche prognostica e terapeutica.la nuova classificazione ILAE delle crisi epilettiche e dell'epilessia è il frutto di un consensus non solo tra ricercatori ma anche tra specialisti che operano quotidianamente nelle strutture dedicate all'epilessia. La nuova classificazione che viene estesamente descritta in tre lavori pubblicati (Scheffer et al, Fisher et al) su Epilepsia 2017 non stravolge la struttura portante delle vecchie classificazioni ma ne modifica le definizioni nell'intento di esprimere più compiutamente i nuovi concetti di fisiopatologia emersi negli ultimi anni. La nuova classificazione consente che le crisi possano essere focali / generalizzate, classifica le crisi epilettiche di insorgenza sconosciuta, chiarisce l'eventuale "compromissione della coscienza", Include alcuni tipi di crisi precedentemente non classificati, aggiorna l'uso delle parole per una maggiore chiarezza ai pazienti, convalida l'utilizzo di informazioni di supporto, ad es. EEG, aggiorna il glossario del 2001 dei termini usati, standardizza i descrittori comuni per descrivere le crisi epilettiche. La nuova classificazione, quindi, migliora la comunicazione per il paziente definendo meglio termini fuorvianti (parziale, sec.generalizzata, semplice, complessa), enfatizza la semeiologia all'esordio, conferisce una maggiore autonomia alla classificazione delle crisi, abilita crisi con scarsa autonomia nosografica. Tra i lati negativi si potrebbe evidenziare la scarsa standardizzazione della tipologia critica, la mancanza di evidenza dello stato di awareness nelle crisi generalizzate e non ultima per importanza, la difficoltà nella trasposizione delle definizioni nella lingua italiana.
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