NewsLetter ITAT 04_aprile_2013

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1 Orientamenti per l acquisizione della certificazione UNI del counsellor di Rodolfo Sabbadini Molti colleghi ci chiedono di tornare sull argomento della certificazione professionale UNI prevista dalla Legge 14 gennaio 2013, n. 4. Credo, pertanto, che possa essere utile, prendendo le mosse da quanto già indicato nell editoriale che apriva la Newsletter di Gennaio 2013, dare un quadro più sistematico del processo di certificazione (che, ricordiamolo, è assolutamente facoltativo per il counsellor). 1. La norma UNI e il processo di certificazione L art. 6 della legge stabilisce: la presente legge promuove l autoregolamentazione volontaria e la qualificazione dell attività dei soggetti che esercitano le professioni di cui all art. 1, anche indipendentemente dall adesione degli stessi ad una delle associazioni di cui all art. 2. Tale qualificazione sussiste se la prestazione professionale è conforme ad una normativa tecnica UNI che viene elaborata con il contributo, tra gli altri, anche delle Associazioni professionali disciplinate dalla predetta legge. In sostanza, si ribadisce che il legislatore auspica che i professionisti si autoregolino e qualifichino la loro attività, indipendentemente dal fatto che appartengano o meno ad una Associazione professionale. Tale qualificazione si basa sul fatto che la prestazione professionale sia conforme alla normativa UNI che regola quell attività. L UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione - è un associazione privata che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie - le cosiddette norme UNI che prevedono come si debba operare per garantire all utente/cliente la prestazione migliore in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario, e quindi anche delle professioni. La certificazione consiste nella procedura attraverso la quale un ente di certificazione accreditato assicura che un organizzazione di produzione o di servizi, oppure un professionista, abbia le competenze adeguate per esercitare una certa attività sul mercato. Con riferimento al professionista, per competenza si intende l abilità di mettere a frutto specifiche conoscenze e capacità. Tale abilità è definita da una norma dell UNI che disciplina la certificazione di quella particolare professione. Essa declina le caratteristiche della prestazione secondo quello che è ritenuto l attuale stato dell arte di una professione, sulla base di un accordo che interviene tra una pluralità di esperti e di soggetti interessati alla sua definizione. La norma rappresenta il momento di sintesi di interessi portati da diversi attori sociali, talvolta conflittuali tra loro, quali il mondo produttivo, i lavoratori, i professionisti, i consumatori, la Pubblica Amministrazione, l Università, la società civile; tutti soggetti che avranno l opportunità di concorrere in modo democratico, trasparente e consensuale, alla costruzione della norma. Le norme UNI, dunque, sono finalizzate a determinare come fare bene le cose garantendo all utente/ consumatore una prestazione certa e sicura, in termini di conoscenza, abilità, competenza e aggiornamento. L acquisizione della certificazione è un atto volontario del professionista. Essa non rappresenta in alcun modo una condizione per l esercizio della sua attività.

2 Le associazioni professionali non hanno il monopolio nel dettare le condizioni che devono rispettare i professionisti per ottenere la certificazione, ma possono concorrere, insieme a tutti gli altri soggetti pubblici e privati che ho sopra elencato, a definirle. Quando il professionista chiede di accedere alla certificazione, l ente accreditato fornisce al richiedente tutte le informazioni concernenti le procedure da seguire e la documentazione da produrre per ottenerla con riferimento alla propria specifica professione. Dopo aver accertato che la documentazione da lui prodotta sia completa, l ente di certificazione esaminerà la competenza del candidato sulla base dei requisiti comunicati, attraverso prove scritte, orali e pratiche. Gli esami sono strutturati in modo tale che la competenza del candidato sia dimostrata in tutte le sue peculiarità. Ai fini UNI è indispensabile definire alcuni punti fondamentali della professione: - il Profilo; - le Conoscenze e le Abilità; - l Istruzione; - la specifica Esperienza di Lavoro. La certificazione non è definitiva, ma deve essere periodicamente rinnovata, previa verifica del mantenimento dei requisiti riconosciuti al professionista. L organismo di certificazione definisce i requisiti per il rinnovo della certificazione. 2. La certificazione del counsellor La premessa imprescindibile per l analisi dei possibili requisiti chiesti ad un professionista al fine di essere certificato come counsellor è che tali requisiti siano stati concordati tra i numerosi soggetti che concorrono alla definizione delle norme UNI. Nel nostro caso certamente un accordo dovrà essere trovato con l Ordine professionale degli Psicologi. Tra tutte le professioni limitrofe a quella di counsellor, infatti, quella di psicologo è stata praticamente l unica con la quale sono sorti contenziosi, a volte davvero spiacevoli. Il rischio è che tali discussioni, anziché assumere natura epistemologica o tecnica, acquisiscano valenze politiche ed economiche, e cioè sostanzialmente corporative. Il necessario accordo sulla norma UNI, se da un lato comporterà un confronto difficile, dall altro una volta definito consentirà finalmente ai counsellor di esercitare con serenità la loro professione. A differenza delle stesse associazioni considerate dalla legge n. 4 del 2013 (attenzione: la legge non prevede alcun riconoscimento delle associazioni, ma semplicemente la pubblicazione dei loro nominativi nel sito del ministero dello Sviluppo Economico, all unica condizione che i rappresentanti legali delle medesime autocertifichino la sussistenza di determinati requisiti, parimenti previsti dalla legge), che sono indubbiamente portatrici di interessi di parte, la norma UNI sarà l unico riferimento super partes al quale per esempio potrà far riferimento la magistratura in caso di contestazione del reato di esercizio abusivo della professione. 3. Il Profilo del counsellor Nella definizione del profilo, è necessario indicare con una definizione la più sintetica possibile qual è la caratteristica professionale del counsellor capace di identificarlo con chiarezza, distinguendolo da ogni altro professionista. Si tratta di specificare che cosa fa il counsellor, mentre fino ad oggi gli attori del counselling si sono preoccupati di indicare con certezza che cosa non fa (non fa psicoterapia, non fa psicologia, non si occupa della cura, ecc.), prestando il fianco a due facili contestazioni.

3 La prima di evidente incompletezza: sono molte di più le cose che il counsellor non fa (es: non fornisce consulenza legale o fiscale; non si fa carico di problematiche inerenti l inserimento e l assistenza sociale; non guida il cliente in vertenze sindacali; non fornisce consulenza organizzativa; ecc.). La seconda contestazione, più grave nella prospettiva giuridica e quindi del sereno esercizio della professione, è quella di opacità: insomma, quali sono le caratteristiche che identificano indubbiamente il counselling rispetto ad ogni altra professione, sia pure ammettendo che ci sia un territorio di confine dove l identità possa, in qualche misura, sfumare? Dal confronto tra i soggetti interessati alla questione dovrà inevitabilmente emergere il profilo del counsellor. A mio parere, la caratteristica peculiare della nostra professione può essere riassunta nella seguente definizione che ho già proposto in diverse sedi dove si è discusso, sia sul piano giuridico che sul piano scientifico, della professionalità del counsellor: Il counsellor è il professionista che, attraverso la relazione con il cliente, favorisce l attualizzazione, l attivazione ed la finalizzazione delle sue risorse cognitive ed esperienziali, abilitandolo a risolvere un problema che il cliente medesimo potrebbe risolvere in autonomia, con le proprie risorse, se non ne fosse impedito da un errata o confusa valutazione e/o organizzazione delle informazioni di cui dispone, o alle quali è in grado facilmente di accedere. 4. Le Conoscenze e le Abilità del counsellor Le conoscenze e le abilità rappresentano, sostanzialmente, una sorta di declinazione in termini di azioni del Profilo professionale. Prendendo le mosse dalla definizione sopra formulata, possiamo fare un passo avanti individuando le tre macroaree alle quali può ricondursi il problema oggetto di intervento per il counsellor: l area del sapere, l area del sapere come fare e l area del fare. In altre parole il counsellor opererà affinché il cliente diventi consapevole di conoscenze che già possiede o alle quali può facilmente accedere con le proprie risorse; una volta acquisite tali conoscenze, il counsellor collaborerà con il cliente affinché egli le utilizzi per strutturare una strategia di azione finalizzata al raggiungimento di un obiettivo che coincide con la soluzione del problema; definite le strategie, il counsellor lavorerà con il cliente per sostenerlo nella loro attuazione. Sotto il profilo metodologico, il problema e le conseguenti azioni poste in essere dal counsellor sono generati da una specifica situazione e rivolti ad uno scopo specifico. Quanto avviene nella relazione di counselling agisce nei confini della conclusione positiva del problema posto o del ripiegamento verso un nuovo problema. Le conoscenze e le abilità del counsellor, oltre che dalla natura del problema, sono fortemente orientate dal carattere maieutico del suo metodo di intervento. Sul piano delle tecniche, poi, si gioca il confronto con la professione psicologica perché, senza alcun dubbio, il counsellor deve avere conoscenze psicologiche, ma si tratterà di conoscenze che operativamente riguarderanno essenzialmente la propria capacità di leggere le dinamiche relazionali che intervengono con il cliente e la propria attitudine a gestire professionalmente tali relazioni. In una prospettiva propositiva, dunque, riterrei che le conoscenze e le abilità pertinenti all attività del counsellor potrebbero essere grosso modo individuate nelle seguenti aree di conoscenza: a) Psicologia, psicopatologia e neuroscienze Nozioni di struttura della personalità Psicodinamica della relazione interpersonale Psicodinamica della creatività Dinamiche di gruppo e leadership Dinamiche di coppia Prospettive del processo empatico Cenni di psicopatologia

4 b) Sociologia e antropologia Nozioni di Identità sociale Nozioni di rappresentazione sociale c) Filosofia, linguistica e pragmatica testuale Riferimenti filosofici dell approccio Dialettica Logica e sillogismo aristotelico Principi di inferenza deduttiva, induttiva ed abduttiva Opacità e trasparenza del colloquio professionale La struttura narrativa Tecniche di gestione del colloquio d) Diritto e organizzazione Principi di diritto penale Principi di diritto civile Principi di diritto del lavoro e sindacale Principi di organizzazione aziendale e) Problem solving Tecniche di problem solving 5. Filosofia, metodo, teoria e tecniche Ovviamente l indicazione delle aree di conoscenza sopra specificate ha mero carattere di ipotesi di lavoro e nessuna pretesa di completezza. Per il counselling, tuttavia, l individuazione delle aree può non essere sufficiente a caratterizzare l azione del professionista, se tali aree non vengono incrociate con specifiche dimensioni della professionalità quali sono la dimensione filosofica, metodologica, teorica (per quanto riguarda le conoscenze) e tecnica (per quanto riguarda le abilità) dello specifico approccio alla professione. La declinazione delle Conoscenze e Abilità del counsellor, definita con la norma UNI, infatti, dovrà essere capace di comprendere tutti gli approcci delle scuole di formazione operative oggi in Italia, sempre che il profilo professionale, da esse concepito, sia conforme all identità del counsellor a monte individuata dalla norma medesima. E fuor di dubbio che tutte le competenze della prima area (Psicologia e neuroscienze) andranno ricondotte in massima parte alla dimensione teorica, e interesseranno la dimensione tecnica solo con riferimento a procedure comuni alla psicologia e ad altre discipline, oppure nei limiti in cui il counsellor utilizza su di sé le conoscenze acquisite. La seconda area riguarderà essenzialmente la dimensione teorica e metodologica; la terza sarà probabilmente quella più equamente sviluppata sulle quattro dimensioni; la quarta riguarderà prevalentemente aspetti meramente teorici, mentre l ultima si concretizzerà essenzialmente nella pratica di tecniche. Vediamo in che modo, a titolo meramente esemplificativo, la matrice del counselling drammaturgico potrebbe conformarsi allo schema sopra individuato: Derivazione filosofica Pragmatismo americano (di J.Dewey) - Riferimenti filosofici dell approccio

5 Metodo Metodo drammaturgico (R.Sabbadini) Teoria - Dialettica - Logica e sillogismo aristotelico - Principi di inferenza deduttiva, induttiva ed abduttiva - Opacità e trasparenza del colloquio professionale - La struttura narrativa Analisi Transazionale (E.Berne; W.Cornell): - Nozioni di struttura della personalità - Psicodinamica della relazione interpersonale - Dinamiche di gruppo e leadership - Dinamiche di coppia - Tecniche di problem solving - Psicodinamica della creatività - Principi di organizzazione aziendale Neuroni specchio (G.Rizzolatti) DSM - Prospettive del processo empatico - Cenni di psicopatologia Interazionismo simbolico (W.Goffman) e antropologia dell identità (F.Remotti) - Nozioni di Identità sociale - Nozioni di rappresentazione sociale Normativa italiana - Principi di diritto penale - Principi di diritto civile - Principi di diritto del lavoro e sindacale Teoria della narrazione (U.Eco) - La struttura narrativa Tecniche Analisi Transazionale (E.Berne) - Interventi berniani sull Adulto Conversazionalismo (G.Lai) - Tecniche di gestione del colloquio

6 Dall esempio sopra riportato con riferimento allo specifico approccio del counselling drammaturgico, si può rilevare come le competenze del counsellor, oltre ad essere ricondotte a materie specifiche, possono e direi è opportuno che siano, ricondotte a specifiche dimensioni dell intervento che sono appunto quelle filosofica, metodologica, teorica e tecnica. 6. L istruzione Su questo punto, con ogni probabilità, non sorgeranno significativi contrasti. Il titolo di studio che consente l accesso alla professione di counsellor è quello del diploma di scuola media superiore. Il diploma deve essere integrato dall abilitazione conseguita presso una delle scuole di counselling seriamente strutturate ed operative in Italia, che prevedono, di norma, la frequenza di 450 ore di formazione distribuite su tre anni corsuali. E utile rammentare che l età non può rappresentare in alcun modo un criterio, e tanto meno un limite, per l ammissione alla professione, fermi restando gli altri requisiti. Una selezione in base all età, infatti, rappresenterebbe un illegittimo atto discriminatorio. A tal proposito, rammento quanto opportunamente specificato nell ordinanza del Tribunale di Milano del 7 Luglio 2010 (Giudice Dr.ssa Chiara Colosimo), e cioè che una limitazione di accesso al lavoro, in base all età rappresenta un atto discriminatorio, a meno che non sia oggettivamente e ragionevolmente giustificata, e cioè chi pone il limite di accesso in base all età non sia in grado di dimostrare che le condizioni personali del prestatore di lavoro rappresentino, considerata la natura dell attività e il contesto in cui essa viene espletata, requisiti essenziali o determinanti ai fini dello svolgimento della stessa" 7. Esperienza di lavoro La certificazione professione richiede che il professionista possa documentare di aver svolto la professione per un certo periodo di tempo che, nel caso del counselling, tenuto conto che l attività esperienziale fa di norma già parte del percorso formativo, potrebbe essere fissato, ragionevolmente, nel termine di in un anno. 8. Accesso alla certificazione Ricordo che il comma 2 dell art. 9 della legge n. 4/2013 prevede che Gli organismi di certificazione accreditati dall organismo unico nazionale di accreditamento ai sensi del regolamento (Ce) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, possono rilasciare, su richiesta del singolo professionista anche non iscritto ad alcuna associazione, il certificato di conformità alla norma tecnica Uni definita per la singola professione. A tal fine l art. 6, quarto comma specifica che Il ministero dello Sviluppo economico promuove l informazione nei confronti dei professionisti e degli utenti riguardo all avvenuta adozione, da parte dei competenti organismi, di una norma tecnica Uni relativa alle attività professionali di cui all articolo 1. Naturalmente è da ritenere che le scuole di formazione o le associazioni professionali potranno garantire ai professionisti un adeguata consulenza per l acquisizione della certificazione. Per concludere va segnalato che l UNI ha già in corso l elaborazione di norme tecniche per le seguenti professioni: - Figure professionali operanti nel campo del monitoraggio delle sperimentazioni cliniche dei medicinali - Naturopati - Comunicatori - Osteopati

7 - Chinesiologi - Fotografi - Patrocinatori stragiudiziali - Professionisti del risarcimento del danno. Riferimenti: Newsletter Scuola di Counselling ITAT, Editoriali del Direttore, Osservatorio ACCREDIA, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, UNI, CNA Professioni, Federconsumatori, CEPAS, La certificazione delle figure professionali, 1/2013 R.Sabbadini, Il metodo drammaturgico nella relazione di counselling, Franco Angeli, Milano, 2012 Rodolfo Sabbadini Psicologo, Direttore della Scuola di Counselling dell Istituto Torinese di Analisi Transazionale Direttore Scientifico del Laboratorio di Psicologia e Psicoterapia di Torino. Ideatore del Metodo Drammaturgico e della tecnica dei Giochi Finzionali di Gruppo. Tra i suoi lavori più recenti: Manuale di Counselling, Franco Angeli, Milano, 2009 Il metodo drammaturgico nella relazione di counselling, Franco Angeli, Milano, 2012

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