Definizione della. E rapporto con discipline affini

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1 Definizione della psicologia dell arte E rapporto con discipline affini

2 Verso una definizione (1) Il compito generale [della psicologia dell arte] è di descrivere e spiegare i fenomeni dell esperienza e del comportamento umano nelle loro relazioni con le opere d arte. Questi fenomeni cadono all interno di due gruppi principali, strettamente interrelati fra loro: quelli attinenti alla creazione [artistica] e quelli riguardanti l apprezzamento [estetico]. (T. Munro, 1969)

3 Verso una definizione (2) Considerata come un settore delle scienze del comportamento, l Estetica [psicologica] consiste nello studio della produzione e della fruizione da parte dell uomo delle opere d arte e degli effetti sull uomo di tali attività. (I. L. Child, 1969)

4 Verso una definizione (3) Oggetto di interesse dell estetica sperimentale sono i processi psicologici che intervengono nella creazione e nell apprezzamento dell arte. (D. E. Berlyne, 1972)

5 Verso una definizione (4) L estetica psicologica dovrebbe occuparsi di quelle reazioni e di quei comportamenti che caratterizzano le persone impegnate nel ruolo di creatori, di spettatori o di coloro che gustano e apprezzano le opere d arte. (D. O Hare, 1981)

6 Verso una definizione (5) Lo psicologo dell arte è fondamentalmente interessato ai processi psicologici che rendono possibile la creazione artistica e la risposta all arte. Vi sono due ampi interrogativi che hanno guidato lo studio psicologico dell artista. Che cosa motiva l artista a creare? E quali processi cognitivi sono implicati nella creazione artistica? Due interrogativi similari hanno guidato la ricerca sul fruitore. Quali fattori psicologici motivano una persona a contemplare opere d arte? E quali abilità cognitive sono necessarie per comprendere un opera d arte? (E. Winner, 1982)

7 Verso una definizione (6) L ambito di indagine della psicologia dell arte comprende lo studio dei processi cognitivi che intervengono nel comportamento artistico, di creazione e di esecuzione, e nel comportamento estetico, di ricezione e di fruizione, dell opera artistica. (A. Argenton, 1996)

8 Verso una definizione (7) A tutt oggi è difficile dare una definizione completa ed esaustiva della psicologia dell arte che renda conto di tutti i molteplici aspetti (psicologici e artistici) che essa indaga. È una disciplina che ha ottenuto solo in tempi relativamente recenti segni significativi di riconoscimento e ancora oggi fa fatica a trovare una sua propria identità (1961: all interno dell Annual Review of Psychology compare per la prima volta una rassegna intitolata Aesthetics). È caratterizzata da un reticolo complesso di interrelazioni con altre discipline affini.

9 Verso una definizione (8) Le discipline con cui la psicologia dell arte si trova a dover necessariamente confrontare, e talvolta confondere, sono: - La filosofia, la semiotica e l estetica - L antropologia e la sociologia - La storia e la critica d arte - La fisiognomica - La pedagogia e lo studio del disegno infantile - La medicina e la psichiatria (arte e malattia) - La psicopatologia dell espressione (secondo cui la produzione artistica del malato mentale è espressione della sua psicopatologia) - Art Therapy - etc.

10 Una definizione Un tentativo di definizione esaustiva e neutrale della psicologia dell arte potrebbe forse essere questo: La psicologia dell arte è quella disciplina La psicologia dell arte è quella disciplina che tenta di indagare le figure del processo artistico (autore, opera, fruitore) e le relazioni tra di esse, utilizzando le teorie e i metodi propri della psicologia.

11 Le ramificazioni della psicologia dell arte (1) Le arti visive costituiscono l oggetto di indagine prevalente della psicologia dell arte, ma, sin dagli inizi, l interesse si è rivolto anche ad altri 2 rilevanti domini artistici: la musica e la letteratura. Si è determinata così una ripartizione del campo, formalizzata in 3 settori a sé stanti: - psicologia delle arti visive - psicologia della musica - psicologia della letteratura

12 Le ramificazioni: la psicologia della musica (2) Le sue origini vengono fatte risalire all approccio psicofisico e al trattato sulla Teoria delle sensazioni sonore di Von Helmholtz del La sua nascita ufficiale si fa coincidere con la pubblicazione, tra il 1883 e il 1890, dei due volumi di Stumpf sulla Psicologia del suono. Un secondo importante contributo arriva da Kurth che, nel 1931, pubblica la Psicologia della musica. Più recentemente invece merita di essere menzionato, per la sua completezza, il lavoro di Sloboda La mente musicale del 1985.

13 Le ramificazioni: la psicologia della musica (3) L approccio psicofisico, quello esteticocomportamentale (relativo in particolare alla percezione e alla preferenza estetica) e quello fenomenologico dominano il campo degli studi sulla psicologia della musica fino alla prima metà del Novecento. Dalla seconda metà del Novecento cominciano a svilupparsi gli studi che prediligono una prospettiva cognitivista.

14 Le ramificazioni: la psicologia della letteratura (4) Fino agli anni Settanta questo campo è rimasto dominio quasi esclusivo dell indagine psicoanalitica. Negli ultimi anni, invece, si sta interessando alla letteratura anche il cognitivismo, pure se la psicoanalisi resta la prospettiva più usata.

15 Gli orientamenti fondamentali in psicologia dell arte Un percorso tra storia e attualità

16 Una prospettiva generale Gli orientamenti teorici che hanno dato (e danno tuttora) notevoli contributi alla psicologia dell arte sono: 1. L estetica sperimentale 2. La psicologia della Gestalt o della Forma (e la psicologia della percezione) 3. Il cognitivismo 4. La psicoanalisi 5. La psicologia fenomenologico-esistenziale

17 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (1) Germania Fisico, fisiologo e filosofo Fondatore della psicofisica

18 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (2) Nel 1860 F. pubblica Elementi di psicofisica, opera con cui vengono gettate le basi per lo studio sperimentale delle relazioni quantitative intercorrenti tra gli stimoli fisici e le corrispettive esperienze psicologiche. Nel 1876 F. pubblica Avviamento all estetica, dove raccoglie le sue ricerche nel campo dell arte. Nel 1879 Wundt fonda a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale.

19 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (3) Con quel trattato, F. pone le basi metodologiche e teoriche dell estetica sperimentale: una psicologia sperimentale applicata al fenomeno artistico. L interesse è prevalentemente rivolto a: - le reazioni di piacere/dispiacere davanti a materiale-stimolo di carattere estetico. - la preferenza nei confronti di materialestimolo di carattere estetico.

20 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (4) Secondo F., l estetica deve fondarsi su una procedura dal basso, ossia deve essere basata su una iniziale e progressiva ricerca sistematica delle componenti elementari che determinano le reazioni di piacere/dispiacere nei confronti dell arte (quella dall alto è invece deduttiva, caratteristica della filosofia dell arte).

21 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (5) Secondo F., per pervenire a una teoria del piacere e del dispiacere, esistono 3 metodi: 1) Il metodo della scelta : i soggetti sono invitati a scegliere lo stimolo che a loro piace di più. 2) Il metodo della produzione : il soggetto interviene sullo stimolo fino a renderlo il più confacente ai propri gusti o ne produce un altro egli stesso conformemente al proprio gusto. 3) Il metodo dell applicazione : analisi sistematica, statisticamente controllata, di caratteristiche formali, o delle relazioni fra queste caratteristiche, contenute in opere d arte.

22 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (6) Esperimento del 1865: ai soggetti viene chiesto di esprimere una preferenza fra vari rettangoli-stimolo presentati, senza sapere che tra di essi ce n é uno costruito sulla base della proporzione aurea (ossia a : b = b : a- b). Il maggior numero di soggetti sceglie o quel rettangolo o quelli che si avvicinano di più.

23 L estetica sperimentale: Gustav Theodor Fechner (7) Esperimento del 1876: a soggetti appassionati di arte viene chiesto di indicare la loro preferenza fra 2 versioni, poste una vicino all altra, di un dipinto di un pittore tedesco del Cinquecento (Hans Holbein). I risultati, non essendo così netti, mettono in luce le difficoltà di controllare le variabili che influenzano i giudizi.

24 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (1) Stati Uniti Matematico

25 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (2) B. si può considerare il fondatore dell approccio matematico all estetica. Nel 1928, al Congresso Internazionale dei Matematici a Bologna B. presenta una relazione intitolata Qualche elemento matematico dell arte, dove espone i fondamenti della sua teoria, tra la meraviglia di tutti i presenti. Assunto base è che il valore estetico di un opera d arte dipende dall esatta misura delle sue componenti.

26 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (3) Secondo B., nella situazione della valutazione di un opera d arte sono implicati 3 processi psicologici dalla cui individuazione emergono altrettanti fattori pertinenti alla configurazione dell opera stessa e ai quali è possibile attribuire un valore numerico:

27 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (4) 1) Lo sforzo, che l osservatore di un oggetto artistico compie per coglierne percettivamente la struttura. Lo sforzo è direttamente proporzionale al numero delle componenti elementari di quell oggetto (quindi direttamente proporzionale alla sua complessità). 2) La percezione dell ordine, inerente alla configurazione o alla struttura dell oggetto e alle sue componenti elementari. Anche l ordine, come la complessità, è quantificabile. 3) La sensazione di piacere, che la percezione dell oggetto provoca, compensando lo sforzo compiuto, tramite la percezione dell ordine.

28 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (5) Il terzo processo va a costituire la misura estetica (M), ossia il rapporto fra il valore d ordine (O) e il valore di complessità (C). M= O/C La misura estetica è: direttamente proporzionale all ordine inversamente proporzionale alla complessità

29 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (6) B. applica la sua formula alla percezione dei poligoni ma anche a quella di profili di vasi greci e cinesi, di brani musicali, di versi poetici. Lacune della teoria: B. attribuisce del tutto soggettivamente i valori numerici ai parametri individuati per stabilire la quantità di ordine e di complessità delle opere d arte.

30 L estetica sperimentale: George David Birkhoff (7) Oggi la proposta di B. continua ad essere studiata e perfezionata, ma integrandola con la teoria dell informazione, che si occupa dell efficacia e della precisione dei sistemi di comunicazione. Secondo questa teoria, il valore estetico deve tener conto anche dell efficacia comunicativa del messaggio.

31 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (1) Canada Psicologo

32 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (2) Negli anni Sessanta B. promuove una nuova estetica sperimentale, che integra l approccio classico con le nuove ricerche che si stanno svolgendo in quell epoca in ambiti diversi: - quello neurofisiologico - quello dell analisi statistica e della teoria dell informazione - quello interculturale

33 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (3) Secondo B., l attività estetica non è altro che un particolare tipo di comportamento esplorativo diversivo, altamente elaborato, di ricerca dello stimolo, motivato intrinsecamente e basato sulle caratteristiche dello stimolo stesso.

34 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (4) Il comportamento esplorativo diversivo ricerca un esposizione ad ogni evento il quale, indipendentemente dal contenuto, offra un livello di stimolazione premiante e piacevole, variabilità, afflusso di informazioni. (D. E. Berlyne, 1972)

35 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (5) Le caratteristiche dello stimolo che portano alla sua ricerca per ottenere piacere riguardano i suoi attributi formali o strutturali. Essi dipendono dalle relazioni fra gli elementi ( proprietà collative ), che a loro volta variano in base a queste dimensioni: - familiarità/novità - monotonia/sorpresa - semplicità/complessità - chiarezza/ambiguità - staticità/variabilità

36 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (6) B. utilizza per queste ricerche metodi che sono di tipo: - psicofisiologico (misura frequenza cardiaca) - comportamentale (misura tempi di scelta) - verbale (uso di scale di giudizio) - statistico (analisi statistica dei dati) - interculturale (confronto culture diverse)

37 La nuova estetica sperimentale: Daniel Ellis Berlyne (7) Le più recenti ricerche della nuova estetica sperimentale (Child, Eysenck et al.): - confermano l esistenza di motivazioni intrinseche, autoremunerative, di origine biologica, che stanno alla base dell attività estetica. - mostrano una naturale tendenza dell essere umano ad avere delle preferenze estetiche in base alle caratteristiche dello stimolo.

38 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (1) Germania Storico dell arte Psicologo Scrittore Denominato lo Psicologo dell arte

39 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (2) A. si forma alla scuola della psicologia della Gestalt (che nasce nel 1912 e si sviluppa intorno agli anni 30). Studia i fenomeni della percezione. Fondatori sono Kurt Koffka ( ), Wolfgang Köhler ( ) e Max Wertheimer ( ). L idea portante è che i processi mentali della conoscenza, in particolare dell esperienza percettiva, si organizzano in configurazioni unitarie (forme), la cui totalità è qualitativamente differente dalla somma dei singoli elementi che la compongono e irriducibile ad essi ( Il tutto è diverso dalla somma delle parti ).

40 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (3) Secondo la Gestalt, esistono dei principi generali che sovraintendono al funzionamento della percezione: - La vicinanza: una serie di figure che non hanno alcun criterio di organizzazione si raggruppano in funzione della loro prossimità in colonna, in fila, in diagonale. - La somiglianza: figure simili si evidenziano nel campo percettivo e si uniscono tra loro. - La buona continuazione: una distribuzione spaziale di elementi viene percepita come derivante dal movimento di un singolo elemento lungo tutti i punti che costituiscono la configurazione. - La chiusura: quando una struttura potenzialmente integrata ha dei vuoti o delle parti mancanti viene percepita ugualmente come una figura chiusa.

41 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (4) A. utilizza i principi della psicologia della Gestalt per studiare i modi di organizzazione e di funzionamento della percezione estetica (spazio, luce, colore, movimento, etc). Secondo A., il processo visivo è un atto creativo in quanto percezione di strutture significanti (non di elementi singoli) il giudizio visivo e la comprensione intellettuale dell'arte sono tutt'uno con l'atto stesso del percepire(arte e percezione visiva, 1974). Il metodo che utilizza è fenomenologico, ossia i fatti vengono descritti così come sono percepiti dai sensi.

42 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (5) Uno dei più interessanti studi di A. sulla percezione estetica riguarda l architettura del Guggenheim Museum di New York (costruito su progetto di F.L.Wright). Secondo A.: I) La disposizione a spirale dell edificio acquista una fisionomia percettiva unica e inconfondibile perché spezza la continuità degli edifici che si affacciano su Central Park. II) La disposizione a spirale programma l azione del visitatore del museo proponendogli un percorso lineare di fruizione attraverso un ambiente armonioso. In questo modo il lento fluire del visitatore lungo la spirale riproduce il lento fluire della vita dell artista o del movimento artistico; le soste davanti alle opere si inseriscono in tale continuità come i tempi della concentrazione ideativa si erano inseriti nella successione delle creazioni (particolarmente utile quando l opera dell artista è presentata in ordine cronologico).

43 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (6)

44 La psicologia della Gestalt: Rudolf Arnheim (7) Oggi gli studi di A. vengono ripresi e approfonditi dai ricercatori che si occupano di psicologia della percezione. Le più recenti ricerche sui rapporti tra arte e percezione riguardano: - La preferenza estetica - La rappresentazione prospettica - Le funzioni percettive nei musei

45 Il cognitivismo Nelson Goodman (1) Stati Uniti Filosofo Direttore di una galleria d arte

46 Il cognitivismo Nelson Goodman (2) Il cognitivismo nasce intorno agli anni 50, con l intento di riportare al centro dell indagine scientifica la mente e le attività ad essa collegate. Alcuni nomi: Ulrich Neisser (1928), Jerome Bruner (1915), Howard Gardner (1943). Vi confluiscono: il neocomportamentismo, la linguistica, la teoria dell informazione, la cibernetica, le neuroscienze e la filosofia della mente.

47 Il cognitivismo Nelson Goodman (3) L idea principale è che la mente non è un recettore passivo degli stimoli ambientali, ma un elaboratore attivo, che filtra le informazioni che arrivano dall esterno. L attenzione si sposta sui processi della mente e sul loro meccanismo: la percezione, l apprendimento, la memoria, l attenzione, il linguaggio e le emozioni.

48 Il cognitivismo Nelson Goodman (4) Nel 1967, Goodman, sull onda di queste nuove scoperte, fonda il Project Zero, un gruppo interdisciplinare di ricerca con sede presso la Harvard Graduate School di Cambridge nel Massachusetts. Al gruppo partecipano: filosofi, psicologi, neurologi, matematici, etc. Il Project Zero costituisce un pionieristico esempio di ricerca interdisciplinare sul rapporto fra i linguaggi simbolici dell arte e lo sviluppo cognitivo.

49 Il cognitivismo Nelson Goodman (5) Attraverso il Project Zero, G. inaugura una serie di studi sull emozione estetica, che da una ventina d anni stanno attirando sempre più l attenzione dei cognitivisti. L emozione nell esperienza estetica è uno strumento per discernere quali proprietà siano possedute ed espresse da un opera (Goodman, 1968). Solo attraverso l elaborazione cognitiva delle proprietà dell opera capiamo se un opera ci piace oppure no.

50 Alcune precisazioni

51 Questioni gerarchiche: prima la psicologia poi l arte? (1) Il termine psicologia dell arte presuppone che si privilegi la prospettiva della psicologia su quella dell arte. Questo porta a: - una concezione di questo campo di studi più marcata in senso scientifico. - una frammentazione e parcellizzazione delle ricerche.

52 Questioni gerarchiche: prima la psicologia poi l arte? (2) Anche nei casi più felici la psicologia dell arte rischia di perdere di vista la complessità e la specificità del fenomeno artistico. Vedi ad esempio: - Nell estetica sperimentale la ps. dell arte è quasi un appendice della psicofisica. - Nella psicologia della percezione tutta l attenzione è spostata sulla percezione e le sue leggi, e non sulla specificità dell arte (ad eccezione di Arnheim). - Nel cognitivismo l arte è più un banco di prova delle teorie concettualizzate che un fenomeno da indagare.

53 Questioni gerarchiche: prima la psicologia poi l arte? (3) Seguendo questa prospettiva, il problema di fondo è che l orizzonte metodologico della psicologia rimane necessariamente esterno alla dimensione dell arte e non può comprenderla pienamente. In questo modo si tiene conto solo delle certezze della scienza, senza considerare le ragioni dell arte.

54 Questioni gerarchiche: prima l arte poi la psicologia? D altronde se si tiene conto, al contrario, solo delle ragioni dell arte, o se addirittura le si pone in primo piano, si rischia di avere una concezione debole della psicologia dell arte. In questo modo si conserva maggiore leggerezza e libertà, che permettono di comprendere le ragioni dell arte, ma si deve necessariamente rinunciare alle certezze della scienza.

55 Questioni gerarchiche: la psicologia e l arte insieme Affinché psicologia e arte possano convivere, bisogna dare spazio non solo alle certezze della scienza, ma anche alle ragioni dell arte. È necessario che la psicologia si cali di più all interno del mondo dell arte, ponendosi in una posizione di maggiore libertà dalla scienza.

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