LA CANNA LISCIA LA CARTUCCIA A PALLINI. Benelli armi La canna liscia

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1 LA CANNA LISCIA LA CARTUCCIA A PALLINI Il calibro Il calibro del fucile a canna liscia e delle munizioni in esso utilizzate deriva da una vecchia consuetudine inglese ed indica il numero di sfere con diametro pari a quello dell anima della canna che si possono fondere con una libbra (454 grammi) di piombo puro. Ciò significa che per il calibro 12 da una libbra di piombo puro si ricavano appunto 12 sfere con diametro pari a quello dell anima. Questa nomenclatura vale per tutti i calibri fino al 36, ma esistono calibri che portano differenti denominazioni quali ad esempio il.410, oppure gli 8 millimetri. Si tratta in questi casi di nomenclature che derivano dal diametro dell anima misurato con il sistema anglosassone (in millesimi di pollice) oppure con quello metrico decimale (in millimetri). A volte all indicazione del calibro secondo il sistema metrico decimale segue il suffisso Flobert (6 Flobert e 9 Flobert): si tratta in questo caso di cartucce a percussione anulare che costituiscono la variante caricata a pallini di calibri nati per il proiettile unico. Il calibro maggiore attualmente utilizzato nel mondo per i fucili è il 10 e tanto per questo calibro come per quasi tutti quelli definiti con la nomenclatura tradizionale inglese nonché per il.410 vediamo che la nomenclatura può essere completata da dei suffissi numerici o dalle parole magnum e super magnum. Ciò avviene poiché a parità di calibro nominale (ad esempio il 12) sono disponibili munizioni con tubo di differente lunghezza così da contenere dosi di piombo più o meno elevate. Il calibro 12 (diametro dell anima secondo la normativa CIP mm 18,3) è proposto con bossoli della lunghezza (si tratta sempre di lunghezza massima del bossolo dopo lo sparo) di 65, 67 e 70 millimetri, che sono adatti per le camere standard, ovvero quelle con lunghezza massima di mm 70. Quando il numero 12 è accompagnato da quello 76 (12/76) abbiamo le cartucce 12 magnum; se la lunghezza del bossolo sale invece a mm 89 (12/89) ci troviamo di fronte alle cartucce super magnum. Discorso del tutto identico vale per il calibro 20 (diametro dell anima secondo la normativa CIP mm 15,80); avremo così le cartucce del 20 utilizzabili in camere standard da mm 70 (20/65, 20/67, 20/70), quelle magnum (20/76) e quelle super magnum (20/89), queste ultime ancora non diffuse e praticamente sconosciute in Italia. 1

2 Ad oggi solo le cartucce del 10 (diametro dell anima mm 19,50), del 12 e del 20 con bossoli da mm 76 e 89; quelle del 10 sono proposte solo con bossoli da mm 76 ed 89 mentre per i calibri 12 e 20 sono disponibili anche i caricamenti con bossoli di lunghezza standard: 65, 67 e 70, con il bossolo da 65 ormai quasi del tutto desueto e riservato solo a vecchie armi per lo più di origine britannica. Per i calibri 16 (diametro dell anima mm 17), 24 (diametro dell anima mm 14,90) e 28 (diametro dell anima mm 14,20) sono allestiti solo caricamenti con bossoli di lunghezza standard (mm 65 e 70). Su iniziativa di Benelli, il calibro 28 è stato omologato CIP anche in allestimento Magnum con bossoli da mm 76. Per il calibro 32 (diametro dell anima mm 12,95) la lunghezza del bossolo è pari a mm 65 mentre per il 36 (diametro dell anima mm 10,60) sono offerti bossoli da mm 50, 65 e 76. La cartuccia 36/76 o 36 magnum, altro non è che la.410 ricordata all inizio e questa cartuccia si trova indicata sia come.410 che come.410 magnum; ad aumentare la confusione si trovano in commercio cartucce del 36 con bossolo standard che sono indicate come 410. Calibri: nomenclatura e dosi La legge italiana sulla caccia fissa come tetto di calibro il 12 mentre non pone limiti inferiori per quanto riguarda le cartucce da fucile a canna liscia. Alcune munizioni sono comunque più o meno desuete e per quanto riguarda in particolare i fucili semiautomatici i calibri di uso corrente sono il 12 ed il 20. Diffusione molto più limitata hanno il 28 ed il 36/410. Accenneremo quindi alle dosi di piombi solo per questi 4 calibri e nel parlare di dosaggi dei piombi incontreremo termini nuovi come demi-magnum (o semi-magnum o anche babymagnum) o già noti quali magnum e super magnum, solo che questa volta saranno relativi ai dosaggi e non alle lunghezze di bossolo. È infatti accaduto che le evoluzioni del borraggio abbiano consentito di stivare anche dosi di piombi fino a poco tempo fa impensabili a parità di lunghezza di bossolo. Ciò ha anche delle controindicazioni e le differenti lunghezze dei bossoli continuano di regola ad avere un senso se rapportate alla carica, si deve però ricordare che non sempre i termini magnum e super magnum hanno lo stesso significato legato in origine alla lunghezza del bossolo. Iniziamo col dire che tradizionalmente un bossolo di lunghezza standard può ospitare, a seconda del borraggio, cariche di piombi di peso variabile, convenzionalmente definite come: leggera, normale, pesante, baby-magnum. Di regola per passare a dosi maggiori si utilizzavano bossoli più lunghi; grazie agli accennati progressi in termini di capacità dei contenitori anche i bossoli standard possono oggi portare cariche definite come magnum (o anche special) e addirittura super magnum. Per rendere più chiaro quanto qui esposto vediamo ora i carichi utili dei calibri più diffusi per uso di caccia. Questa puntualizzazione è necessaria poiché per il tiro a volo sono offerti anche caricamenti con dosi di piombi più ridotte rispetto a quelle utilizzate a caccia (ad esempio i 24 grammi per il 12 talvolta impiegati nel tiro a volo, ad esempio nel Trap). 2

3 Calibro 12 Bossoli standard: leggera (12/67, 12/70) 28 grammi normale (12/67, 12/70) 32 grammi pesante (12/70) 36 grammi baby magnum (12/70) 42 grammi magnum (12/70) 46 grammi Bossoli magnum (12/76): grammi Bossoli super magnum (12/89): grammi Calibro 20 Bossoli standard: leggera (20/67, 20/70) 21 grammi normale (20/67, 20/70) 24 grammi pesante (20/70) 28 grammi baby magnum (20/70) 30 grammi super magnum (20/70) 36 grammi Bossoli magnum (20/76): grammi Calibro 28 Bossoli standard: leggera (28/65, 28/70) 16 grammi normale (28/65, 28/70) 19 grammi pesante (28/70) 26 grammi magnum (28/70) 30 grammi Calibro Bossoli standard: leggera (36) 8 grammi normale (36 e 410) 10 grammi pesante (410) 14 grammi Bossoli magnum (36/76 e.410): magnum 19 grammi super magnum 21 grammi 3

4 Benelli armi La cartuccia a pallini COMPONENTI DELLA CARTUCCIA A PALLINI 1. pallini 2. bossolo 3. borra-contenitore 4. cartoncino o coppetta 5. propellente 6. fondello 7. apparecchio di innesco La cartuccia a pallini ha tutte le sue componenti racchiuse all interno del bossolo. Questo è costituito da un tubo di plastica (o di cartone cerato) chiuso alla base da un buscione racchiuso in un fondello di lamierino metallico. Il fondello può essere di varie altezze (mm 8, 12, 16, 25) e a seconda di tali altezze si parlerà di bossoli Tipo 1 (fondello mm 8), Tipo 2 (fondello mm 12), Tipo 3 (fondello mm 16), Tipo 4 (fondello mm 25). L altezza del fondello viene considerata come funzione delle pressioni che la cartuccia è in grado di sostenere e/o della sua superiore qualità. Si tratta soprattutto di un segno distintivo esteriore e vengono caricate con bossoli corazzati (i tipo 3 e Tipo 4) le cartucce a pallettoni, quelle a palla e quelle destinate ai caricamenti più prestanti e/o costosi. 4

5 Benelli armi Il bossolo è chiuso superiormente in due modi: o da una serie di pieghe realizzate a caldo con apposita matrice (in genere 6, più raramente 8 chiusura stellare) o con un dischetto tenuto in sede da una orlatura. La cartuccia con bossolo a chiusura stellare è più corta di circa 6 mm (58 contro 64), a parità di lunghezza del bossolo spiegato, rispetto a quella chiusa per orlatura del bordo superiore del bossolo. Ai fini pratici i due tipi di chiusura possono essere considerati equivalenti ed entrambe possono essere impermeabilizzate. La chiusura orlata è di regola, per questioni di attrezzature disponibili, quella utilizzata dai caricatori domestici e artigianali di cartucce a pallini. Da a qualche anno si registra una tendenza a riproporre bossoli in cartone cerato che sembravano destinati a scomparire dal mercato. Ciò avviene poiché c è chi ritiene il cartone meno inquinante della plastica ma le caratteristiche meccaniche del cartone sono inferiori a quelle del polimero e soprattutto il cartone, anche se cerato, può gonfiarsi per l umidità, in tal modo compromettendo il cor- retto funzionamento del fucile. E a proposito di corretto funzionamento dell arma merita ricordare che le quote del bossolo e sue eventuali imperfezioni (ad esempio i bossoli gonfiati o deformati dalla pressione dei singoli pallini) hanno importanza capitale ai fini del funzionamento. Le quote dei bossoli e delle cartucce sono stabilite dalla CIP (Commissione Internazionale Permanente per la prova delle armi da fuoco portatili) cui aderiscono 14 Stati tra i quali l Italia. Oltre a quelli dimensionali, la CIP ha normalizzato tutti i parametri fondamentali (pressioni e loro curve, lunghezze, pesi delle cariche) che riguardano le munizioni di qualsiasi tipo, sia per canna liscia che rigata. Il funzionamento corretto di un arma è assicurato solo da munizioni che rispettino la normativa CIP. Negli USA la normativa di riferimento è quella SAAMI (Sporting Arms and Ammunition Manufacturers Institute) che non ricalca esattamente quella della CIP ma a volte se ne discosta anche significativamente. Tutte le munizioni commercializzate in Italia e in Europa devono rispondere alla normativa CIP e 5

6 devono essere state riconosciute da uno dei Banchi Nazionali di Prova che aderiscono alla CIP. Il riconoscimento è certificato con l apposizione sulle confezioni delle cartucce del simbolo CIP o di quello del BNP che ha riconosciuto la munizione. I pallini Realizzati con differenti metodiche (la più diffusa e quella che li rende più regolari è lo stampaggio), i pallini costituiscono l agente balistico destinato a raggiungere la preda ed abbatterla. Il piombo è ancora oggi il materiale più utilizzato per la realizzazione dei pallini e dei pallettoni e ciò si spiega non solo grazie alla sua abbondanza in natura ed alla facile lavorabilità ma anche in virtù dell elevata densità (oltre 11 kg/dm 3 ) che diminuisce gli effetti di ritardazione dovuti all aria (garantendo così un minor calo velocitario ed energetico) e aumenta la capacità di penetrazione sul selvatico aumentando anche gli effetti a carico delle ossa. Per avere rosate folte e costanti il pallino di piombo ideale dovrebbe essere quanto più possibile regolare nella forma e costante nel peso. Regolarità e costanza hanno un costo e i pallini migliori sono quindi utilizzati per le cartucce più pregiate e quindi costose. Su tali munizioni talvolta i pallini sono nichelati o, più raramente, ramati, in modo da aumentarne la durezza. Tale parametro sarebbe infatti importante al fine di ridurre le deformazioni del pallino in fase di caricamento e di sparo, migliorando in tal modo le rosate perché composte da pallini più regolari. Inoltre, una maggiore durezza facilita la penetrazione nel bersaglio biologico. Il piombo è per sua natura relativamente tenero e se ne può aumentare la durezza anche aggiungendo dei leganti, in primis l antimonio che è sempre presente nella lega di piombo con cui sono realizzati i pallini. Ma aumentare la durezza del piombo aumenta le difficoltà ed i costi per la lavorazione e la durezza al cuore del pallino di piombo sarà sempre ben inferiore a 40 HV. I pallini sono disponibili in differenti diametri e sono normalizzati secondo varie scale: italiana, francese, belga, tedesca, austriaca, olandese, britannica, americana. Le cartucce commercializzate in Italia portano di regola piombi normalizzati secondo la scala italiana e, più raramente, quella americana o, ancora più di rado, tedesca. All aumentare del diametro oltre un certo livello i pallini prendono il nome di pallettoni; non esiste un livello prefissato, ma per tradizione in Italia si considera come discriminante il 4/0 della scala italiana: a partire dalla numerazione 5/0 si parla quindi di pallettoni. Non esiste una discriminante normativa tra le cartucce a pallettoni e quelle a pallini, sono entrambe munizione spezzata e quindi anche le cartucce a pallettoni rientrano tra le mille a pallini che la L. 110/75 consente di detenere senza obbligo di denuncia ex 38 TULPS. Attenzione perché l obbligo di denuncia scatta con cartucce + 1 e allora tutte le munizioni devono essere denunciate, anche quelle a pallini. Ci sono uffici di polizia che assimilano le cartucce a pallettoni a quelle a palla e quindi pretendono la denuncia ex 38 TULPS anche per le prime. Questa assimilazione è erronea, ma se si vogliono evitare conflitti denunciare le cartucce con piombi 5/0 o superiori tutto sommato non costa nulla. 6

7 Il borraggio Fra i pallini ed il propellente è sempre inserito un elemento ammortizzatore poiché quando la polvere inizia a bruciare svolgendo gas, questi gas esercitano una subitanea spinta (in gergo definita colpo d ariete) che ove non ci fosse una forma di ammortizzazione provocherebbero eccessive deformazioni dei pallini, con devastanti effetti sulla rosata. In effetti l ammortizzatore non elimina mai del tutto le deformazioni a carico dei pallini ma le riduce drasticamente,in certi casi quasi eliminandole ai fini pratici ed influenzando così positivamente la rosata. Un tempo quale elemento ammortizzante si utilizzavano solo borraggi in feltro, sughero o cartoncino craft, i pallini erano liberi e ciò portava ad una più rapida dispersione del loro sciame una volta che i piombi iniziavano la traiettoria nell aria. Per ridurre la dispersione dello sciame si è poi fatto ricorso alle borre-contenitrici, di regola una sorta di bicchierino in materiale polimerico che talvolta è realizzato di pezzo con l elemento ammortizzante e il bicchierino che copre la polvere e (avendo la base concava) assicura una migliore tenuta dei gas propellenti. A sinistra: borraggio tradizionale moderno in cartone pressato. A destra: coppette premipolvere polimeriche e in cartone (rovesciata) Esistono però anche dei caricamenti nei quali il bicchierino è separato (a volte viene ottenuto semplicemente avvolgendo un foglio di materiale polimerico) e l ammortizzatore è costituito da un borraggio tradizionale abbinato ad una cuvette che poggia sulla polvere e impedisce la precessione da parte dei gas propellenti. Un altra evoluzione moderna è costituita dalle cosiddette borre bior, dove bior stà per bi orientabile; tali borre sono costituite da due coppette del tutto identiche separate da un elemento ammortizzante ed hanno verso di inserimento indifferente all interno della cartuccia. Questo borraggio svolge le stesse funzioni del borraggio tradizionale e semplifica le operazioni di caricamento oltre a rendere lo stesso meno costoso. Per ridurre ulteriormente le possibilità di deformazioni dei piombi, talvolta viene immessa tra gli stessi della graniglia polimerica, di regola utilizzata con i piombi più grossi o con i pallettoni. Questi ultimi non vengono mai caricati con borre-contenitrici ma con borraggi tradizionali o con borraggi bior. Il borraggio tradizionale aumenta la dispersione dello sciame rispetto a quello con contenitore ma, ove la dispersione garantita dal borraggio tradizionale (o da quello bior) non sia ritenuta sufficiente si fa ricorso ad espedienti quali l introduzione di dispersori a croce (che dividono la verticalmente la carica di piombi in quattro sezioni), l utilizzo di piombi più irregolari e non sferici (pratica ormai desueta vista l eccessiva dispersione dello sciame e la grande irregolarità della rosata) oppure l uso di piombi di due differenti numerazioni, così da combinare l ampiezza di rosata dei piombi più piccoli (che in volo perdono più rapidamente velocità e quindi si aprono prima) col maggiore potere vulnerante dei pallini di numerazione più bassa (più bassa è la numerazione, maggiore è il diametro del pallino). Cartucce così caricate vengono utilizzate per la beccaccia ma anche per prede più resistenti e alle quali si tira su distanze maggiori. Le cartucce con piombi di differente numerazione destinate alle prede maggiori sono per lo più patrimonio dei produttori statunitensi di munizione e in Italia non sembrano avere diffusione significativa, cosa peraltro del tutto giusta visto che caricare le cartucce con piombi di differente numerazione è, per i tiri lunghi, controproducente, poiché ad una certa distanza dalla volata non avremo uno sciame unico ma sostanzialmente due sciami separati totalmente o parzialmente. 7

8 Benelli armi A sinistra: vari tipi di borre con contenitore. Sopra: borra bior (a sx) e borra con dispersore a croce Propellenti Un discorso serio sui propellenti richiederebbe da solo un libro e sarebbe del tutto inutile ai nostri fini. In questa sede ci limitiamo quindi ad accennare al fatto che i propellenti non bruciano tutti con lo stesso potere energetico né con la stessa velocità di combustione. Un propellente che brucia rapidamente viene definito come vivace e lo si usa per le cariche minori e standard; un propellente che brucia più lentamente viene definito come lento e lo si usa per le cariche più pesanti. Si sente spesso utilizzare il termine progressivo come sinonimo di lento, in realtà la cosa non è esatta poiché la progressività di un propellente è legata alla superficie di combustione del grano (se questa aumenta durante la combustione si parla di propellente progressivo, se diminuisce si ha un propellente degressivo, se resta invariata il propellente ha combustione neutra), accade però che quasi tutti i propellenti lenti siano progressivi e questo spiega l utilizzo indifferente (ma non corretto) dei due termini l uno come sinonimo dell altro. Un propellente più vivace brucia completamente anche con canne corte e, tenendo d occhio le pressioni erogate ma soprattutto la ripidità della curva pressione tempo (a rovinare le chiusure, in particolare quelle delle armi semiautomatiche non è tanto l eccesso pressorio quanto la riduzione del tempuscolo necessario perché sia raggiunto) si possono utilizzare propellenti vivaci anche per cariche non proprio modeste di piombo. Se però vogliamo la massima velocità della carica o se la stessa è più che pesante un propellente lento è indispensabile. È proprio a causa del fatto che le cartucce più potenti erano caricate con propellenti lenti che si è sviluppata la convinzione secondo la quale per certe cacce sono necessarie canne molto lunghe. Questo era vero un tempo ma con i propellenti odierni una canna da centimetri brucia quasi completamente anche le polveri più lente e solo in casi veramente eccezionali può essere utile ricorrere a canne da centimetri. Da ricordare inoltre che se la canna è troppo lunga in relazione al grado di vivacità del propellente non solo non guadagniamo velocità alla bocca, ma rischiamo di perderne. Fra l altro è stato ormai più volte dimostrato che una canna da brucia quasi completamente anche i propellenti più lenti ma non offre, nella maggioranza dei casi, significativi vantaggi in termini di velocità rispetto a una canna da centimetri, anzi, a seconda dei propellenti la canna più corta spunta qualche metro al secondo in più di velocità. Le polveri meno vivaci garantiscono di regola maggiori velocità e minore sensazione di rinculo a parità di tutti gli altri fattori e fermo restando il fatto che il grado di vivacità deve essere compatibile con la lunghezza della canna. Se la canna è troppo corta per il grado di vivacità del propellente si avranno velocità erratiche, grandi botti, fiammate e maggiore dispersione della rosata; inoltre si sporcherà di più l arma. Quello dell accumulo di depositi e fecce è un problema che interessa molte armi semiautomatiche ma che non colpisce i fucili a funzionamento inerziale come appunto i nostri. Se si considera che i propellenti odierni sono 8

9 Benelli armi spesso addittivati con polveri di surplus militare e che altrettanto sovente non hanno una qualità adeguata, si può notare come il sistema inerziale offra oggi un vantaggio in più rispetto a quello a presa di gas. Tre diversi tipi di propellenti per cartucce a pallini: a sinistra una nitrocellulosa modificata (ovvero contenente meno del 10% di nitroglicerina) tirata in lamelle che, infiammandosi a strati, non fanno variare la superficie di combustione (propellente neutro). Le altre due polveri sono bibasiche (nitrocellulosa più nitroglicerina) ed appartengono alla categoria delle ball powder che sono tutte, anche quelle a lenta combustione, polveri degressive in quanto al progredire della combustione la superficie infiammata diminuisce. Il terzo tipo di propellenti, in base alla composizione chimica, è costituito dalle nitrocellulose. L innesco Per chiudere sulle componenti della cartuccia a pallini resterebbe da parlare dell apparecchio di innesco, coppetta metallica contenente al suo interno una minuscola dose di miscela innescante (un esplosivo detonante sensibile e dotato di elevatissima velocità di trasformazione) e di una incudine. Quando il percussore colpisce la capsula dell innesco questa si deforma e provoca lo schiacciamento della miscela innescante contro l incudine. La detonazione della miscela origina un dardo di fiamma che accende la carica dando avvio alla sua combustione con svolgimento dei gas propellenti. Così come per i propellenti gli inneschi richiederebbero molto spazio qui non disponibile e una loro trattazione sarebbe del tutto inutile. Ai nostri fini mette conto di ricordare solo che tutti gli apparecchi d innesco sono oggi non corrosivi (quando si usavano miscele a base di clorati o di 9

10 sali di mercurio erano questi ad innescare i fenomeni corrosivi nelle anime delle armi) e non è quindi ad essi imputabile lo sviluppo di corrosione nella canna. Si deve inoltre ricordare che un apparecchio di innesco non correttamente seduto nella sua tasca o realizzato con lamierino troppo duro e/o caricato con miscela sorda, può originare difetti di funzionamento causati da apparente difetto di percussione. È infine importante ricordare che l abbinamento tra innesco e propellente non è casuale (esistono inneschi di differente forza da utilizzare a seconda del propellente) ma fa parte della complessa equazione che porta alla realizzazione di una cartuccia immune da difetti, difetti che talvolta vengono scaricati sulle armi. Sbagliare nella scelta dell abbinamento innesco-propellente, o anche nella tensione della chiusura, nella pressione esercitata sul propellente e in diverse altre occasioni può originare una cartuccia che non si comporta in modo adeguato e origina prestazioni balistiche strane oppure mette in crisi il funzionamento dell arma. Quando un fucile presenta difetti inspiegabili è sempre bene sapere quali sono le cartucce utilizzate dall utente e provare l arma con le stesse munizioni (idealmente quello dello stesso lotto poiché una data cartuccia può apparire identica ad un altra dello stesso tipo ed essere invece profondamente diversa per tutta una serie di motivi, non ultimo il propellente): cambiando cartuccia spesso i difetti di funzionamento scompaiono come per incanto e questo ci porta ad un ultima considerazione sulle munizioni. Anche se non è così significativo come con le armi a canna rigata, talvolta una fucile a canna liscia predilige uno o più tipi di munizione o al contrario da con essi prestazioni del tutto insoddisfacenti. Ci sono infine i casi limite nei quali ciò accade addirittura sparando le stesse cartucce con più fucili dello stesso modello. 10

11 TIRI, SCIAMI, ROSATE E PORTATE: BALISTICA ESTERNA E TERMINALE DEL PALLINO Accade talvolta che il fucile e/ola munizione vengano utilizzati impropriamente senza che il cacciatore se ne renda conto e incolpi il fucile. Solo l esperienza consente di capire fin dalle prime battute se ci sono o meno errori nell utilizzo del binomio arma/munizione, vi sono però alcune nozioni di base che aiutano anche il neofita a formarsi un giudizio. Vediamole insieme iniziando con le numerazione dei piombi in relazione al tipo di selvaggina. Lo facciamo con una tabella che riassume, per la selvaggina più comune in Italia, le numerazioni dei pallini che di regola sono da utilizzare. Come è infatti evidente i pallini da utilizzare variano a seconda della distanza di tiro e della mole del selvatico. Non basta però che il pallino sia adatto alla preda, questa deve essere raggiunta da un numero sufficiente di pallini tale da ucciderla all istante. Ma quale è questo numero magico? Le sperimentazioni che si sono succedute nel tempo e l esperienza pratica dicono che il selvatico deve essere colpito da almeno 5 pallini con velocità adeguata a creare traumatismi profondi. Ma come fare per essere sicuri di colpire il bersaglio con quei cinque pallini di adeguata velocità? NUMERAZIONE DI PIOMBO UTILIZZATO SUI SELVATICI SELVATICO N PIOMBO Lepre 4/5 Anatre maggiori 4/5/6 Anatre minori 5/6 Fagiano 6/7 Coturnice, Pernice rossa 6/7 Starna 7/8 Beccaccia 8/9 Beccaccino 9/10 Quaglia 9/10 Merlo, Tordo Bottaccio, Tordo Sassello 9/10 Storno 9/10 Allodola 10/11 Passero 10/11 Sciami e traiettorie I pallini vengono sparati da canne cilindriche o da canne conformate con particolari modelli e misure di restringimento degli ultimi centimetri di volata, detti strozzature. I pallini che escono da una canna cilindrica tendono ad allargarsi radialmente perché la resistenza dell'aria ha all'inizio maggior presa sugli strati esterni dello sciame di pallini che non su quelli al centro. Con una canna strozzata i pallini dello strato esterno vengono compressi e rallentati per il maggior attrito e comprimono il gruppo al centro che acquista maggior velocità e li sorpassa; la borra viene frenata e rimane indietro. Inoltre i pallini esterni vengono assoggettati ad una forza che li dirige verso l'asse della canna e compensa quindi la loro tendenza ad allargarsi 11

12 radialmente; solo i pallini che si sono molto deformati per l'attrito contro le pareti della canna sfuggono a questo recupero. Il risultato è che lo sciame di pallini si allunga un po' di più rispetto a quello sparato dalla canna cilindrica, ma però un maggior numero di pallini viene indirizzato a viaggiare parallelamente all'asse delle canna. Perciò la dispersione radiale inizia più tardi quando la resistenza dell'aria riesce ad agire all'interno dello sciame, in modo diverso sui singoli pallini (punto di apertura). Lo scopo della strozzatura non è quello di concentrare al massimo la rosata di pallini, ma quello di avere, alla distanza voluta, la copertura ottimale della rosata che deve avere una certa dimensione per garantire che il bersaglio venga colpito senza troppa difficoltà, ma da un numero di pallini sufficiente ad ucciderlo. Come si è detto i singoli pallini acquistano velocità e direzioni diverse per effetto delle variazioni di forma entro la canna, e conseguente spostamento del centro di gravità, per le diverse forze a cui vengono assoggettati dalla strozzatura, per gli urti reciproci entro la canna e fuori di essa; la strozzatura allunga lo sciame e perciò diminuiscono le probabilità che pallini arretrati, ma di forma migliore, raggiungano pallini anteriori deformati e che entrambi rimbalzino fuori dello sciame. Si consideri che il 10-15% dei pallini è fortemente deformato e che almeno un terzo dei pallini ha qualche deformazione (pallini da 2 mm; la percentuale sale fino al 65% per pallini da 4 mm). I pallini poi non viaggiano sempre in modo rettilineo, ma, come ogni altro proiettile, con deviazioni spiraliformi attorno alla linea di traiettoria. Le dimensioni e la distribuzione della rosata vengono rilevate con un bersaglio posto ad una data distanza e, salvo alcuni pallini anomali, la sua forma è pressoché circolare; la distribuzione dei pallini entro questo cerchio è alquanto imprevedibile, ma è evidente che in una buona rosata la densità risulta maggiore al centro che non ai margini. Avviene così che un corpo di una data superficie frontale viene colpito da più pallini se si trova al centro della rosata e da un minor numero di pallini se si trova spostato verso il suo margine. Il selvatico deve essere colpito da più pallini, si avrà quindi una buona rosata quanto più uniformemente i pallini sono distribuiti all'interno del cerchio, così che in ogni suo punto il selvatico abbia le stesse probabilità di essere colpito dal numero di pallini richiesto, visto che non è facile coglierlo proprio al centro della rosata. A breve distanza si avrà una rosata piccola e con troppi pallini. Poi la rosata e la dispersione dei pallini aumentano con la distanza finché alla distanza ottimale di tiro, per una data carica, si avrà la distribuzione dei pallini migliore; aumentando ancora la distanza, aumenta la rosata, ma si restringe progressivamente la zona centrale in cui è garantita la densità richiesta dei pallini. Il fatto che il piombo sia relativamente soffice implica la necessità di non superare un tetto di velocità iniziale che si può collocare intorno ai 410 metri al secondo (pena l eccessiva deformazione dei pallini con un marcato peggioramento della rosata), mentre il limite inferiore delle cartucce da caccia si colloca nell intorno dei 350 metri al secondo. Ai fini degli studi di balistica la V 0 dei pallini di piombo è stata sempre convenzionalmente assunta come pari a 360 ms, anche in considerazione del fatto che qualche decina di ms in più o in meno alla bocca, diventano poi pochi ms alle distanze venatorie e del fatto che. Una velocità inferiore aumenta di molto la bontà della rosata, ma diminuisce troppo la penetrazione del pallino. Nei primi metri di traiettoria non è poi possibile determinare la velocità dei singoli pallini in quanto la carica si comporta aerodinamicamente come un proiettile e ogni pallino inizia ad avere una traiettoria autonoma solo quanto è esposto alla resistenza dell'aria con esclusione degli influssi reciproci con gli altri pallini. La distanza a cui ciò avviene dipende dalla velocità iniziale, dal diametro del pallino, dal tipo e grado di strozzatura e dalla deformazione subita dai pallini. In Germania si usa misurare la velocità a 5 m dalla bocca, distanza a cui, nei caricamenti senza contenitore, ogni pallino viaggia sicuramente per conto suo e si riscontra che se essa è pari a 360 ms, la velocità alla bocca può variare da 385 a 395 m/s a seconda di misura dei pallini, calibro, peso della carica. 12

13 Velocità dei pallini a varie distanze. Velocità a 5 metri dalla volata 360 m/s; nella prima colonna il diametro dei pallini in millimetri , , , , , , , , Tempo impiegato a percorrere varie distanze. Velocità a 5 metri dalla volata 360 m/s; nella prima colonna il diametro dei pallini in millimetri ,0278 0,0433 0,0598 0,0781 0,0964 0,1170 0,1379 0,1611 0,1845 0,2102 0,2362 3,5 0,0278 0,0436 0,0606 0,080 0,0989 0,1200 0,1423 0,1670 0,1915 0,2200 0, ,0278 0,0439 0,0613 0,0810 0,1013 0,1240 0,1475 0,1742 0,2008 0,2322 0,2615 2,5 0,0278 0,0442 0,0625 0,0831 0,1047 0,1290 0,1551 0,1840 0,2146 0,2472 0, ,0278 0,0448 0,0643 0,0859 0,1097 0,1360 0,1653 0,1975 0,2326 0,2722 0,3160 Energia del pallino alle varie distanze. Velocità a 5 metri dalla volata 360 m/s; nella prima colonna il diametro dei pallini in millimetri ,44 2,06 1,77 1,54 1,34 1,18 1,04 0,92 0,83 0,74 0,67 0,61 3,5 1,65 1,38 1,17 1,00 0,86 0,75 0,65 0,57 0,50 0,45 0,40 0,35 3 1,06 0,86 0,72 0,60 0,50 0,43 0,36 0,31 0,27 0,24 0,21 0,19 2,5 0,60 0,48 0,38 0,31 0,25 0,21 0,18 0,15 0,12 0,10 0,09 0,08 2 0,31 0,23 0,18 0,14 0,11 0,09 0,07 0,05 0,04 0,03 0,02 0,02 Come tutti i proiettili, anche i pallini hanno una traiettoria curva (dovuta alla ritardazione dell arie ed alla forza di gravità) ma sulle distanze in gioco la curvatura della traiettoria dei pallini può essere trascurata perché compensata dalle dimensioni della rosata così da non richiedere compensazioni al momento della mira. Un pallino di 2,5 mm cade di 1,9 cm a 20 m, di 5,5 a 30, di 12,3 a 40 metri; un pallino di 3,5 mm cade di 1,8 a 20 m,di 4,9 a 30, di 10,3 a 40 e di 19,3 a 50 metri. I fucili del resto sono tarati a 35 metri di distanza e a cm sopra il centro ideale della rosata così che lo scarto massimo effettivo non supera i cm. La rosata sul bersaglio viene rappresentata come un cerchio ma in effetti i pallini formano uno sciame allungato con una maggior presenza di pallini nella parte anteriore; se si divide lo sciame in due parti contenente lo stesso numero di pallini, si constata che il punto di divisione (centro di gravità dello sciame) si trova ad 1/3 dai pallini di testa. Sperimentalmente non si rilevano significative influenze della temperatura, dell'umidità 13

14 dell'aria, dell'altitudine, sulla velocità iniziale e sulla traiettoria, anche se i cacciatori usano aumentare le cariche in inverno (ma in inverno gli animali sono più protetti da piume e pelo). Maggiore e significativa può essere l'influenza del vento laterale, specialmente se si spara in aria (a terra il vento e minore e vi è la protezione di piante e cespugli). Con un vento di 5 m/s un pallino di 2,5 mm viene spostato di 10 cm a 25 m, di 20 cm a 35, di 35 cm a 45 m. (le deviazioni si raddoppiano se il vento soffia a 10 ms). Bisogna però tenere presente che nel tiro a volo anche il selvatico viene spostato nella stessa direzione dei pallini. Rosata e dispersione In molti testi si legge che l'aumento della rosata non sarebbe proporzionale alla distanza dall'arma, ma un po' minore. Ciò ovviamente non può avvenire, in contrasto con le leggi della fisica. I pallini hanno un comportamento diverso nei primi metri di percorso rispetto al tratto successivo e se si prende in esame l'intera traiettoria, effettivamente si riscontra la non linearità dell'allargamento. Se però si stabilisce la dispersione a 35 metri, la dispersione a 25 metri o a 45 metri non potrà che essere proporzionale alla distanza. Ciò non è accertabile con precisione assoluta per il fatto che i pallini, come si è detto, procedono con un moto spiraliforme e di conseguenza la distribuzione sul bersaglio in un dato istante finisce per essere casuale e non predeterminabile. Inoltre una misurazione esatta richiede un bersaglio molto ampio che consenta di visualizzare tutti i pallini; la valutazione cambia infine notevolmente a seconda che si consideri l'intera rosata oppure solo la sua parte centrale. Si ripete perciò è fonte di errore (ad esempio) valutare le dimensioni della rosata a 40 metri in base alla rosata misurata a 10 metri. L'aumento della dispersione è maggiore per i pallini piccoli che per i pallini grossi. Quelli piccoli iniziano a disperdersi più vicini all'arma e si deformano più facilmente dei pallini grossi. Se si prendono in considerazione tutti i pallini della rosata, anche i più esterni, si riscontra così che la dispersione dei pallini di 2,5 mm può essere superiore del 50% a quelle dei pallini di 3,5 mm. Se si prende in considerazione solo la parte centrale della rosata, in cui si trovano i 5/6 dei pallini si ha una dispersione superiore solo del 10-25%. Lo stesso fenomeno non si riscontra più con pallini di 4 mm. Va detto però che ogni strozzatura provoca una diversa dispersione così che ha poco senso cercare di elaborare una teoria generale. In linea molto approssimativa si può ritenere che se su di un bersaglio di dimensioni qualsiasi, alla distanza di 35 metri si contano 100 pallini, alle diverse distanze si abbia il seguente numero di pallini: Distanza Strozzatura media Strozzatura stretta Strozzatura strettissima Bisogna quindi fare molto attenzione alle canne troppo strozzate perché oltre la distanza per cui si cerca di avere la concentrazione ottimale, la dispersione della rosata può poi aumentare in modo da essere del tutto insufficiente. Le dimensioni della rosata non sono correlabili al calibro dell'arma; in piccoli calibri si riscontra sovente un maggior numero di pallini con traiettoria anomala. È comunque impossibile dare indicazioni che non siano approssimative. Fucili aventi canne con identiche dimensioni interne e strozzatura identica al centesimo di millimetro, hanno prestazioni differenti e basta la cromatura delle canna per modificarle. 14

15 Sciami, rosate e bersagli La lunghezza della rosata non deve essere confusa con la lunghezza dello sciame di pallini in volo. Se si spara su di uno specchio d'acqua, verso un anatra ad una trentina di metri, è facile constatare a vista che i pallini colpiscono una striscia di acqua lunga più di 10 metri. Questa striscia non deriva dal fatto che lo sciame di pallini assume una forma allungata, ma da un normale fenomeno balistico. Se a 35 metri l'intera rosata ha un diametro di circa un metro, vuol dire che alcun pallini si troveranno al livello dell'acqua ed altri ad mezzo metro circa da essa, alcuni più veloci, altri più lenti; percorrono perciò traiettorie diverse e i pallini più lenti o più bassi colpiranno l'acqua diversi prima dell'anatra, quelli più alti e più veloci impatteranno con l acqua dopo aver passato l'anatra e continueranno a farlo per alcuni metri; la conseguenza è una lunga strisciata di pallini sull'acqua e una differenza di tempo di volo tra pallini anteriori e pallini posteriori di 0,2-0,3 secondi. Ciò non significa ovviamente che non sia importante mirare bene un selvatico che fugge davanti a noi in linea retta perché comunque la concentrazione richiesta di pallini si ha solo attorno al punto mirato. Il problema delle dimensioni e disposizione dello sciame di pallini lungo la traiettoria, è stata oggetto di numerosi studi i quali sovente hanno concluso che è un problema di scarso interesse. In realtà le cose non stanno proprio così. Lo sciame in volo può essere schematizzato come un fuso costituito da un corto cilindro cui sono accoppiati un cono anteriore con la punta rivolta in avanti e un cono posteriore, più allungato di quello anteriore, con la punta rivolta all indietro da cui si diparte uno strascico più o meno lungo che ricorda una stella filante. I pallini migliori (meno deformati e più veloci) si trovano nel cono anteriore e nel cilindro, quelli più lenti nella parte posteriore. Il centro più nutrito della sciame, che contiene circa il 75% dei pallini, si trova a circa un terzo (un metro circa) dai pallini anteriori, i pallini posteriori possono essere considerati come quasi inutili. Se si riesce ad allungare la parte anteriore si hanno significativi vantaggi nei tiri angolati in quanto avremo più pallini che impattano sul bersaglio. È quello che avviene con le canne e gli strozzatori Crio che inoltre, provocando una minore deformazione dei pallini portano ad averne un numero maggiore di utili all interno dello sciame. Se si spara ad una lepre che passa di traverso a 35 metri, supposta una velocità finale di 226 m/sec per pallini di 3,5 mm, questi impiegheranno circa 0,144 secondi a colpire il bersaglio; siccome gli ultimi sono tre metri indietro ne impiegheranno 0,131 con una differenza di 0,013 secondi. Ammesso che la lepre abbia fretta e corra alla velocità di 15 m/sec, in quel tempuscolo potrà percorrere solo una ventina di centimetri e perciò non potrà uscire dalla parte nutrita della rosata. Se però il cacciatore ha mirato bene, con il giusto vantaggio, in modo che i primi pallini colpiscano la testa, i pallini del centro dello sciame, a circa un metro dai primi, la colpiranno dopo che la lepre avrà percorso meno di 10 centimetri, vale a dire alla spalla. Se si fa lo stesso calcolo per un fagiano che viaggia a 25 ms di velocità, i dieci centimetri diventano circa 15. Balistica terminale La balistica terminale della carica di pallini differisce fondamentalmente da quella del proiettile singolo. Questo deve trasferire la sua energia al corpo e quindi è costruito in modo da deformarsi e frantumarsi e da provocare distruzione meccanica dei tessuti, oltre a onde d'urto distruttive. Diverso il comportamento della carica di pallini che è già frantumata e quindi scarica immediatamente e completamente tutta la sua energia su di una superficie molto maggiore. Si consideri che già alla bocca la carica di un calibro dodici ha una superficie di 2,5 cm², il che è otto volte quella di un proiettile calibro 8 mm. A cinque metri la superficie di impatto sarà volte superiore (6-10 cm di diametro) con una energia di oltre 200 kgm (circa 2000 Joule) il che spiega l'effetto fulminante della carica a pallini a breve distanza, anche su animali di grossa taglia. La carica di pallini conserva una energia sovrabbondante anche a distanze sui venti metri a cui, ad esempio, una lepre di 3 o 4 kg può essere colpita da un numero di pallini sufficienti ad erogare circa 30 kgm di energia cinetica. 15

16 Il meccanismo dell'energia non è sufficiente a spiegare il motivo per cui il selvatico viene ucciso anche a distanza doppia sebbene colpito da un numero ridotto di pallini che talvolta penetrano di poco sotto la cute. Il vero meccanismo è stato scoperto facendo esperimenti scientifici su animali: si è così visto che lo stesso animale che rimaneva fulminato da una scarica di pallini che appena bucavano la pelle, quasi non riportava danni se veniva colpito mentre era narcotizzato. Si è perciò concluso che la morte non deriva direttamente dalle ferite, di per sé lievi, ma dallo shock nervoso cagionato dal fatto che più pallini colpiscono contemporaneamente più terminazioni nervose sparse sul corpo. In medicina legale questo fenomeno è conosciuto come morte per inibizione riflessa che talvolta può verificarsi anche per una sollecitazione improvvisa di una singola piccola ridotta regione del corpo. Per uccidere il selvatico è perciò necessario che venga colpito da un sufficiente numero di pallini che scatenino questo riflesso e paralizzino il cuore. Sotto questo aspetto può essere più letale una carica di pallini piccoli che una di pallini grossi, sempre che i pallini piccoli abbiano energia sufficiente a produrre ferite sotto cute. Ovviamente un numero di pallini minore che penetrino in profondità entro il selvatico sono idonei ad ucciderlo se colpiscono punti vitali o provocano emorragia, o ad immobilizzarlo se spezzano arti. Nello scegliere il pallino si deve perciò cercare di ottenere entrambi i risultati con un pallino che assicuri sia una certa penetrazione sia un numero sufficiente di impatti, ovvero almeno 5. Si deve poi tenere presente che l'effetto nervoso viene prodotto solo se i singoli pallini hanno una energia sufficiente a provocarlo. Ad esempio per una pernice si calcola che ogni pallino debba avere all'impatto una energia di almeno 0,11-0,15 kgm. Il cacciatore che spara ad un selvatico con pallini più piccoli di quelli teoricamente più adatti, deve ricordarsi che deve ridurre la distanza di tiro; se spara con pallini più grossi corre il rischio di fracassare l'animale, se troppo vicino, o di mancarlo, se si trova oltre la distanza di copertura ottimale della rosata. Secondo Journée la distanza massima a cui si può sparare ad un selvatico con buona sicurezza di ucciderlo, e non solo di ferirlo, è la seguente Specie Superficie Peso kg Diametro m Distanza Pernice 90 0,35 2,5 43 Anatra 150 0, Fagiano 200 1,25 3,25 46 Lepre 3,5 3,5 48 Volpe 6,5 3,75 50 Bersagli in movimento Quando si spara ad un bersaglio in movimento non si deve mirare al centro di esso, ma un po' più in avanti, rispetto alla direzione del movimento, perché i pallini impiegano un certo tempo a raggiungere il bersaglio e in quel tempo il bersaglio si è spostato. Si consideri che sulla distanza di 35 metri i pallini viaggiano alla velocità media di 285 m/s e impiegano circa 0,12 secondi a percorrerla; se il selvatico vola a 20 ms, in quel tempo avrà percorso 2,4 m; se esso passa trasversalmente di fronte a noi si dovrà sparare a tale distanza davanti alla sua testa. La formula per calcolare questo spazio è data da (Velocità del selvatico) x (distanza) / (Velocità media pallini) La velocità media si ottiene sommando velocità iniziale a velocità finale dei pallini e dividendo per due. In teoria si dovrebbe tenere conto anche dei tempi di reazione del cacciatore e del sistema meccanico dell'arma, ma questi vengono corretti dallo stesso cacciatore che al momento dello sparo non blocca l'arma ma continua a muoverla, assecondando il movimento del bersaglio. 16

17 Se il bersaglio si muove in diagonale rispetto al cacciatore, il calcolo diviene molto più difficile; se il selvatico viaggia con un angolo di 70 rispetto alla linea trasversale, il che equivale a dire che la sua direzione di moto è di 20 rispetto alla linea di mira, il valore dello scostamento si otterrà moltiplicando il precedente valore per cos70 oppure per sen20. Nella pratica si ottiene lo stesso risultato utile calcolando il vantaggio non in metri, ma in lunghezze dell'animale ; se un fagiano che vola trasversalmente ci appare lungo 60 cm il vantaggio da dare sarà dato da 2,40/0,60=4 fagiani; se esso si allontana in diagonale sarà sufficiente mirare 4 fagiani in avanti secondo la lunghezza che il fagiano ci presenta per effetto della prospettiva. Selvaggina Velocità Tiro a 35 metri Tiro a 45 metri pernice lanciata 20 m/sec m avanti 4.00 m avanti fagiano lanciato 22 m/sec m avanti 4.50 m avanti beccaccia 14 m/sec m avanti 3.00 m avanti anitra lanciata 30/35 m/sec m avanti 6.00 m avanti lepre lanciata 14 m/sec m avanti 3.50 m avanti 17

18 STEEL SHOT: I PALLINI NON TOSSICI Benelli armi Steel Shot: cosa significa Il bando imposto nei confronti del piombo in determinate situazioni di caccia ha portato alla nascita di cartucce caricate con pallini realizzati in materiali non tossici. Fra i vari caricamenti alternativi sono largamente prevalenti quelli che fanno ricorso a pallini in ferro o in acciaio per lo più legato con tungsteno. Tutti questi pallini prendono il nome anglosassone di steel shot ed il loro uso è disciplinato da una apposita normativa tecnica che allo stato attuale impone una durezza al cuore del pallino inferiore a 100 HV, cosa che di fatto, negli Stati, come l Italia, aderenti alla CIP, consentirebbe solo l uso di steel shot in ferro. Ordinari o ad alte prestazioni o I caricamenti steel shot possono essere ordinari o ad alte prestazioni. I primi, disponibili solo per camerature standard, sono utilizzabili in tutti i fucili; i secondi, caricati anche con bossoli magnum, si possono impiegare solo nei fucili che hanno superato la prova steel shot e portano il relativo punzone col giglio di Francia. Sia sulle cartucce ordinarie che su quelle ad alte prestazioni deve essere indicato steel shot, per le seconde è obbligatoria anche l indicazione della P. max pari a bar. Altre indicazioni sono obbligatorie sugli astucci delle munizioni. Fra queste l avvertimento per il pericolo di rimbalzi sparando contro superfici rigide e dure. Con lo steel shot in effetti il pericolo di rimbalzi è molto più accentuato che non con i pallini di piombo. Diametri e strozzature:obblighi di legge o I caricamenti ordinari del calibro 12 con pallini di diametro maggiore di mm. 3,25 non possono essere usati con gli strozzatori full. Per i caricamenti ad alte prestazioni del calibro 12, standard o magnum, è vietato utilizzare pallini di diametro superiore a mm. 4 con strozzature superiori a 5 / 10. Pallini, sciami, rosate o Sostituire il piombo nella realizzazione di pallini per cartucce da caccia e tiro non era facile, anche perché in natura ci sono solo pochi materiali assimilabili al piombo come caratteristiche e come costi. Diversi sono stati i tentativi di maggiore o minore successo, ma una soluzione si è imposta su tutte: l uso del ferro o di sue leghe. Le munizioni così caricate, che vanno sotto il nome di Steel Shot hanno avuto un notevole successo ed hanno anche portato alla necessità di rivedere tutti i caricamenti, la componentistica e le armi. Giunte alla maturità ormai da anni, sono diffuse in tutto il mondo, ma non sono le sole a far uso di succedanei del piombo, ed oggi esistono differenti tipologie di pallini, alcune delle quali prestazionalmente anche più interessanti del piombo. Non tutti sono uguali Tutte le munizioni a pallini caricate con materiali sostitutivi del piombo sono regolate dalla normativa tecnica CIP per le Steel Shot, normativa che allo stato prevede due categorie pallini: quelli con durezza al cuore inferiore o uguale a 40HV e quelli con durezza al cuore compresa tra 40 e 100 HV. I primi vengono fatti ricadere sotto la normativa tecnica relativa al piombo e possono quindi essere utilizzati in qualsiasi arma che sia compatibile per quanto riguarda le pressioni delle cartucce e quelle di prova. I pallini con durezza al cuore compresa fra 40 e 100 HV sono gli unici ad oggi utilizzabili secondo le norme tecniche CIP per i caricamenti delle cartucce Steel Shot. Le munizioni Steel Shot possono essere di due tipi fondamentali: ordinarie o ad alte prestazioni. Le Steel Shot a caricamento ordinario possono essere sparate in qualsiasi fucile, quelle ad alte prestazioni possono invece essere sparate solo nei fucili che sono stati sottoposti a prova specifica certificata dalla punzonatura con il giglio. Le munizioni Steel Shot sono prodotte in due tipologie: ordinarie e ad alte prestazioni. Le prime possono essere utilizzate in tutti i fucili, le seconde solo in quelli che hanno superato la prova per munizioni Steel Shot e che portano il relativo punzone di prova costituito da un giglio. Per quei cacciatori che possiedono fucili moderni già sottoposti alla prova superiore sarà 18

19 possibile inviare gli stessi al Banco Nazionale di Prova per essere sottoposti a test e alla relativa punzonatura. Chi ha fucili vecchi può solo usare cartucce ordinarie (che alcuni produttori non mettono a listino o mettono malvolentieri in quanto le ritengono a ragione poco soddisfacenti) o cartucce con pallini di durezza al cuore inferiore a 40HV come quelle al Bismuto o come alcune di quelle con tungsteno in matrice polimerica. Le munizioni Steel Shot per eccellenza è caricata con pallini in ferro o in lega ferrosa, in genere ferro e tungsteno o acciaio e tungsteno. Esistono anche leghe particolari, come quella che viene chiamata Hevi-Shot (dal nome commerciale del prodotto) ed altre ad essa assimilabili, tutte con densità molto elevata, addirittura superiore a quella del piombo. Le cartucce caricate con queste leghe esotiche non sono molto diffuse a causa del costo e, nei paesi CIP, anche per problematiche connesse con l eccessiva durezza del pallino, eccessiva durezza che crea problemi quando non impedisce l omologazione a norma CIP, omologazione senza la quale le cartucce non possono essere messe in vendita. Mentre la normativa statunitense non pone limiti alla durezza del pallino, quella CIP, come già abbiamo visto, considera utilizzabili solo i pallini con durezza al cuore inferiore o uguale a 100HV, cosa questa che condiziona la diffusione di tutte le leghe contententi tungsteno (In realtà si trovano in commercio con la prescritta omologazione CIP munizioni non tossiche i cui pallini hanno una durezza al cuore assai superiore, talvolta addirittura multipla, rispetto al tetto previsto dalla normativa tecnica. Come e perché ciò possa avvenire potrebbe essere oggetto di dibattito, in questa sede ci limitiamo a rilevare il fatto). Allo stato la grande maggioranza delle cartucce Steel Shot vendute nei paesi aderenti alla CIP sono caricate con pallini di ferro, materiale che ha una densità assai inferiore a quella del piombo. La densità del pallino La densità del materiale utilizzato nella realizzazione del pallino è un parametro fondamentale: ad una elevata densità corrisponde una minore ritardazione dell aria sul pallino, una maggiore capacità di penetrazione, un maggior peso della carica a parità della numerazione. Ma non basta, per compensare il calo velocitario imposto dalla maggiore ritardazione al passaggio attraverso l aria, pallini realizzati con materiali di minore densità devono avere un diametro maggiore di quelli prodotti con materiali più densi. Aumentando il diametro aumenta infatti la massa e quindi l energia cinetica che si può portare sul bersaglio; come noto infatti l energia cinetica è direttamente proporzionale alla massa e proporzionale al quadrato della velocità. Se l aria frena troppo il pallino (di minore densità), questo perderà più rapidamente velocità: per ovviare a questo inconveniente si può aumentare la velocità alla bocca (come vedremo entro ben precisi limiti) ma il pallino meno denso perderà velocità più rapidamente dell altro e quindi per compensare la perdita di velocità ed avere una sufficiente energia cinetica sul bersaglio non resta che aumentare la massa del pallino. Ciò porta ad una ulteriore conseguenza: per i pallini di minor densità (che devono essere di maggior diametro) avremo nella cartuccia un numero minore di pallini a parità di volume disponibile. La densità del materiale utilizzato per la realizzazione del pallini è fondamentale ed ha importanti risvolti pratici. Dopo questa introduzione elenchiamo le densità del piombo e dei vari succedanei; espresse in grammi su centimetri cubici, le densità riportate sono indicative perché si tratta di valori medi per il tipo di prodotto e perché il valore preciso dipende dalla composizione della lega, del sinterizzato o dell agglomerato polimero polvere metallica. Piombo legato col 3% di antimonio 11 Ferro 7,85 Zinco 7,11 Stagno 7,3 Bismuto legato col 3% di stagno 9,8 Tungsten Polymer 11,2 Tungster Iron 10,3 Tungsten Matrix 10,8 Hevi-Shot Hevi-steel 9,4 19

20 Abbiamo visto che i pallini con durezza al cuore uguale o inferiore a 40HV sono assimilati, quanto a normativa tecnica, ai pallini di piombo. A parte Stagno e Zinco, ormai abbandonati per le performance insufficienti, il gruppo dei pallini teneri comprende quelli in lega bismuto/stagno e quelli costituiti da matrici polimeriche con polveri metalliche. I pallini al bismuto sono utilizzabili in qualsiasi arma, anche quelle molto datate, a patto, ovviamente, che le pressioni delle cartucce siano compatibili. Unico accorgimento consigliabile è quello di utilizzare pallini con numerazione che è di un unità superiore a quella del pallino di piombo che si impiegherebbe normalmente, questo non solo per l inferiore densità del bismuto rispetto al piombo ma anche perché il pallino di bismuto è un po più deformabile e fragile di quello in piombo. Di reperibilità e lavorabilità peggiori rispetto al piombo, il bismuto ha un costo più elevato, che si riflette sulle munizioni in modo sostanziale. Le caratteristiche del tungsteno sono sfruttate per farne un costituente di leghe con le quali sostituire il ferro nella fabbricazione dei pallini. Abbiamo così leghe tungsteno/ferro (Tungsten Iron), tungsteno/acciaio (Hevi Steel), tungsteno/nickel/acciaio e tungsteno/bronzo/acciaio, tutte in grado di ottenere prestazioni che sono almeno pari ma anche superiori a quelle dei pallini di ferro, in certi casi garantiscono performance eccellenti, superiori e non di poco a quelle del piombo. I pallini Tungsten Iron e Hevi Steel garantiscono una maggiore densità del materiale rispetto a quelli in ferro o in acciaio decarburato e quindi offrono migliori prestazioni pur con un aumento di costi non molto elevato. Lo sviluppo delle leghe contenenti tungsteno continua ancora e si potranno avere ulteriori miglioramenti anche per pallini relativamente economici. Ma quando il costo non è un fattore rilevante sono già oggi disponibili delle particolari leghe al tungsteno che mettono in ombra anche il piombo. Solo CIP Le cartucce caricate con pallini esotici offrono performance altrimenti non replicabili, hanno però un costo decisamente elevato e in certi caricamenti più ricercati addirittura elevatissimo. E non è questo, almeno in Europa, il solo fattore limitante. Infatti, al pari di quanto accade per le altre munizioni caricate con pallini basati su leghe contenenti tungsteno e di quelle caricate con pallini di ferro, per essere commercializzate negli stati aderenti alla CIP devono fare i conti con la normativa tecnica in vigore dal 22 settembre 2007 per le cartucce Steel Shot e che, contrariamente a quanto previsto dal SAAMI, pone limiti di velocità, quantità di moto e di durezza del pallino. E senza l omologazione CIP le munizioni non possono essere vendute negli stati che, come l Italia, aderiscono alla Convenzione Internazionale di Bruxelles del 1º luglio 1969, che è appunto quella istitutiva della Commissione Internazionale Permanente. L omologazione a norma CIP avviene attraverso uno dei Banchi Nazionali di Prova ed è valida per tutti gli stati aderenti. Pallini più grossi Caricata con pallini di ferro o di acciaio decarburato (magari con l aggiunta di altre leghe che aumentano le densità), la cartuccia Steel Shot è a oggi la regina per quello che riguarda le munizioni con pallini non tossici. Il ferro costa oggi meno del piombo e questo fatto consente, a parità di raffinatezza del caricamento, di contenere i costi della munizione, dettaglio non certo insignificante. Nata per la caccia agli acquatici, la cartuccia Steel Shot è stata progressivamente utilizzata oltre che per tutte le specie cacciabili nei terreni umidi anche per tutte le cacce da piuma. La minor densità del ferro rispetto al piombo è un fattore limitante e comporta anche la necessità di usare con le Steel Shot pallini che hanno una numerazione di due unità sopra a quella del pallino in piombo impiegato per quella data preda in una certa situazione di caccia. Per esempio: dove avremmo sparato del piombo 5 con lo Steel Shot dobbiamo utilizzare il n. 3; se la nostra scelta di piombo fosse stata 7 con il ferro dobbiamo passare al 5. Usare pallini di ferro più grossi di quelli in piombo aiuta, ma porta come conseguenza ad avere, a parità di volume disponibile, una minore quantità di pallini. Per non avere rosate poco guarnite, fin dai primi tempi delle cartucce caricate col ferro si capì che era necessario lavorare sul borraggio in modo da aumentarne il volume interno. E lavorare sulle borre era indispensabile anche per evitare eccessive sollecitazioni a carico delle anime e delle 20

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