LA LETTERATURA MEDICO-SCIENTIFICA NELL'ARMENIA MEDIEVALE *

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1 LA LETTERATURA MEDICO-SCIENTIFICA NELL'ARMENIA MEDIEVALE * ALESSANDRO ORENGO La storiografia armena comincia nel quinto secolo dopo Cristo, dopo che, in una data che convenzionalmente fissiamo al 405, viene approntato un alfabeto capace di rendere la lingua armena, e quindi si comincia una febbrile opera di traduzione, cui presto si affianca anche la produzione di scritti originali 1. Tutto quello che precede questo periodo, tanto prima che dopo il momento in cui, tradizionalmente nel 301, il cristianesimo è divenuto religione ufficiale del paese, può dunque essere conosciuto solo attraverso fonti seriori, talvolta ideologicamente ostili. Quanto alla coeva storiografia in greco e latino, essa offre al riguardo ben poca informazione. * Una prima versione del presente lavoro è stata letta in occasione dell'incontro sulla Trasmissione del sapere nell'armenia medievale, che si è volto a Pisa il 28 novembre 2006, organizzato dalla Laurea Specialistica in Lingue e Culture del Vicino e Medio Oriente e dal Dottorato di Ricerca in Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente della locale università. Sulla storia della medicina armena, oltre agli studi specifici che citeremo in seguito, possono essere tenuti presenti anche i seguenti lavori: Oganesjan 1946, Vardanyan 2000 (dapprima pubblicato in traduzione francese: Vardanyan 1999) ed anche Vardanyan 2003; per la storia della biologia ci si può riferire a Ter-Połosyan Salvo diversa indicazione, i testi armeni sono citati da MH 1-4, con minimi adattamenti ortografici per le opere del quinto secolo. Le traduzioni sono dell'autore. Per i passi di Eznik abbiamo però fatto riferimento a Eznik Per una prima informazione circa le circostanze che portarono all'invenzione dell'alfabeto armeno si può vedere Orengo 2005.

2 Scopo della presente comunicazione è tracciare un sintetico profilo della storia delle scienze, ed in particolare della medicina, in Armenia, dalla tarda antichità al medioevo inoltrato; il pericolo, in questi casi sempre incombente, di compilare una 'lista della spesa' (una ricetta medica, se si preferisce), ci ha spinto a limitare la nostra esposizione ad alcuni momenti e personaggi considerati in qualche modo significativi per la loro epoca. Cominciamo con l'armenia pagana 2, il cui pantheon è il frutto di un interessante sincretismo tra divinità autoctone e di origine straniera, soprattutto mesopotamica e iranica. Tra di esse, una connessione con la guarigione di persone malate aveva probabilmente Anahit, dea tra le maggiori, nonostante, o forse a causa della sua origine iranica. Essa, in un autore del V secolo, Agat c angełos, è definita come "colei che è gloria e dà la vita alla razza degli Armeni" ( ³éù ³½ Çë Ù»ñáÛ»õ Ï»óáõóÇã, 53): chi parla è il re Trdat, ancora pagano e fervente adoratore di questa divinità. A questa generica azione, si affianca una ben più esplicita notizia che traiamo da uno storico probabilmente più tardo, Movsēs Xorenac c i, secondo il quale il re Artašēs, contemporaneo dell'imperatore Adriano, ammalatosi gravemente, avrebbe mandato un suo emissario al tempio di Anahit, che si trovava nel villaggio di Erēz (l'attuale Erzinĵan), nel distretto di Ekełeac c (la Acilisene delle fonti classiche) "per chiedere agli idoli guarigione e lunga vita" (Ëݹñ»É Ç Ïéáó µåßïáõãçõý»õ ½µ³½áõÙ Ï»³Ýë, 2 Sulle divinità del paganesimo armeno si possono vedere, per esempio, Ananikian 1964, Ishkol-Kerovpian 1986 ed anche Russell

3 Patmowt c iwn Hayoc c, II, 60). Poco importa, ai nostri fini, che il re morisse prima ancora del ritorno del messaggero. Divinità forse meno importanti, ma certamente più interessanti per il nostro scopo, erano gli Aralēz o Aŕlēz, esseri di aspetto canino cui si attribuiva il potere di sanare o senz'altro resuscitare i guerrieri rispettivamente feriti o morti in battaglia, semplicemente leccandone le ferite. Di essi parla il già ricordato Movsēs Xorenac c i (Patmowt c iwn Hayoc c, I,15), quando espone il mito di Šamiram (Semiramide) e di Aray, che ora ricorderemo brevemente. La regina assira, invaghitasi del bel signore armeno, non riuscendo a conquistarlo con le buone, ricorre alle maniere forti e gli dichiara guerra. Durante il combattimento, però, Aray muore, e questo fatto crea non solo un problema sentimentale, ma anche politico, dato che gli Armeni si stanno organizzando per vendicarlo. La regina dunque fa esporre il cadavere, affermando che verranno gli dei 3 a leccarne le ferite e lo riporteranno in vita. Quando però la regina assira si accorge che le cose non vanno così, fa sparire il corpo del morto, e quindi ordina ad uno dei suoi amanti di camuffarsi da Aray, in modo da convincere gli Armeni che il rituale da lei eseguito ha comunque sortito l'effetto sperato. Ora, se queste figure divine si perdono nella notte dei tempi della mitologia armena, e forse il mito testè ricordato offre un'interpretazione paretimologica di uno dei nomi delle divinità 3 Per essere esatti, Movsēs Xorenac c i non nomina queste divinità, la cui denominazione tuttavia si ricava dalla versione del mito riportata nella cosidetta Storia Primitiva (Sebēos, Patmowt c iwn, cap. 1). 155

4 stesse 4, noi però troviamo riferimenti agli Aralēz anche in connessione con fatti ben posteriori. Nella ormai cristiana Armenia del IV secolo, quando il cadavere del generalissimo Mowšēł Mamikonean, caduto in battaglia, viene riportato a casa, i suoi familiari non riescono a credere che egli sia morto, sebbene la testa sia stata staccata dal tronco: lo espongono allora su un tetto, fiduciosi nell'azione degli Aŕlēz. Questi però mancano ancora una volta all'appuntamento, sicché il corpo del generale, ormai imputridito, viene finalmente seppellito (Bowzandaran V,36). Sorta di dèi medici, dunque, gli Aralēz, ma tutto sommato piuttosto inefficaci, e tanto più quando un nuovo Dio viene a travolgere l'antico pantheon cui essi appartenevano. Sicché, poco prima della metà del V secolo, un teologo come Eznik Kołbac c i potrà prendersi gioco di loro dicendo: Forse anche circa l'aralēz si potrebbe dire che qualcuno l'ha visto? E se nei tempi passati gli aralēz leccavano i feriti e li riportavano alla vita, perché non li dovrebbero leccare e riportare alla vita ora? Le guerre, non sono forse rimaste uguali? Non cadono, come allora, i feriti? 5. 4 In effetti Aralēz può significare 'che lecca Aray, leccatore di Aray'. 5 ØÇ Ã»»õ ½³ñ³Éǽ Ý»õë áù ϳñÇó ³ë»É, û»õ ½³ÛÝ áõñáõù ï»ë»³é Çó ºõ»Ã» Û³é³çÇÝ Å³Ù³Ý³ÏëÝ ³ñ³É ½ù Éǽ»ÇÝ ½íÇñ³õáñë»õ áõç³óáõó³ý»çý«³ñ¹ Áݹ ±ñ áã ÉǽÇó»Ý»õ áõç³óáõó³ýçó»ý. áã± ÝáÛÝ å³ï»ñ³½ùáõýù»ýõ ÝáÛÝå ë íçñ³õáñù ³ÝϳÝÇÝ [Ełc Ałandoc c, I,25 = 124 Mariès]. Testo armeno in MH 1, p

5 Anche per gli dei del paganesimo armeno possiamo constatare che sic transit gloria mundi! E tuttavia essi non scomparvero del tutto, ma lasciarono traccia in una ridda di figure demoniache che finirono col popolare il folklore armeno e certi momenti dell'esistenza degli Armeni stessi. Molte di queste figure erano considerate portatrici di malattie e contro di esse occorreva difendersi, come meglio si poteva. Di qui, nel corso dei secoli, la produzione di libri di esorcismo da leggere alla bisogna, o di filatteri (å³ñ³ñ³ý, ñ³å³ý³ï) da portare legati alle membra, talvolta prodotti anche da ecclesiastici e contenenti, in veste cristianizzata, materiale più o meno antico. Pur se dapprima condannati dai massimi rappresentanti del clero e dai canonisti, da un certo momento in poi dovettero godere di una qualche tolleranza, almeno da parte degli intellettuali meno intransigenti, se uno storico del XIII secolo, Kirakos Ganjakec c i, ci dice (Patmowt c iwn Hayoc c, cap. 54) 6 che li preparava anche un pio anacoreta suo contemporaneo, Yovhannēs Gaŕnec c i, dandoli a chiunque glieli chiedesse, fosse un cristiano o meno. Ad ulteriore dimostrazione del fatto che, col passare del tempo, tali materiali entrarono a far parte delle pratiche lecite cui ricorrere in caso di malattia, ricordiamo che quello che può considerarsi il primo libro armeno a stampa, l'owrbat c agirk c ('Libro del venerdì') prodotto a Venezia probabilmente nel , rappresenta appunto la versione libraria di tali filatteri. Se ci prendiamo il piacere di sfogliarlo, vi troviamo tra l'altro, oltre ad estratti dall'antico e dal Nuovo Testamento ed oltre a qualche 6 Testo armeno in Kirakos 1961, pp Sull'Owrbat c agirk c si veda Orengo

6 preghiera tradizionale armena, la Preghiera di san Cipriano e la Storia della vergine Giustina, ben note anche al mondo greco, ed una preghiera contro il morso di serpenti e rettili. Naturalmente non tutti gli esorcismi sono diretti contro malattie o presunti agenti patogeni, ma una parte lo è, a cominciare dal rituale che apre il libro, e gli dà il titolo, rituale che deve essere celebrato da un ecclesiastico dopo che, di venerdì o di mercoledì, il malato è stato condotto alla porta della chiesa. Se ora passiamo a considerare l'attività della chiesa armena, in campo medico, durante il IV secolo, il primo dopo l'accoglimento del cristianesimo come religione di stato, non possiamo passare sotto silenzio almeno l'attività di uno dei suoi capi, il patriarca Nersēs il Grande (morto nel 373). Secondo il Bowzandaran (IV, 4; V, 31) e Movsēs Xorenac c i (Patmowt c iwn Hayoc c, III, 20), Nersēs ed il concilio di Aštišat da lui convocato avrebbero stabilito che, in varie parti del paese, si istituissero ricoveri per poveri (³Õù³ï³Ýáó), vedove (³Ûñ»Ýáó), orfani (áñµ³ýáó), stranieri (³õï³ñ³ïáõÝ, ³õï³ñ³Ýáó) e per malati (ÑÇõ³Ý¹³Ýáó) e lebbrosi (³õñϳÝáó). Per quanto riguarda i luoghi di ricovero per malati, non è del tutto chiaro se ci si riferisca a veri ospedali, ad istituzioni, cioè, in cui i degenti venivano curati, od a semplici ospizi. In Movsēs Xorenac c i, tra l'altro, si dice che le istituzioni armene (³Õù³ï³Ýáó nel testo) vennero realizzate secondo il modello degli ospedali (ÑÇõ³Ý¹³Ýáó) greci, che Nersēs conosceva bene. Ora, in ambito greco, i più antichi riferimenti certi ad ospedali sembrano non essere anteriori agli anni 158

7 settanta del IV secolo, e sono legati alla figura di Basilio di Cesarea e, più tardi, a quella di Giovanni Crisostomo ed alla loro attività rispettivamente, a Cesarea, ed a Costantinopoli. Il Crisostomo, peraltro, negli anni ottanta del secolo, sembra anche conoscere una possibile istituzione ospedaliera presente ad Antiochia. Naturalmente questi personaggi erano ben noti agli Armeni, ed i luoghi in cui sarebbero sorti gli ospedali da loro istituiti o semplicemente osservati erano località frequentate dagli Armeni in generale, e ben conosciute dallo stesso Nersēs. È tuttavia anche possibile che istituzioni ospedaliere esistessero, nel mondo bizantino (p. es. ad Antiochia, Costantinopoli, Sebastia), già prima di tale data, legate ad ambienti più o meno vicini all'eresia ariana, e questo fatto renderebbe più plausibile la notizia riportata dalle fonti armene, qualora si voglia vedere in essa un riferimento a veri e propri ospedali 8. Nel V secolo, poi, i canoni del concilio di Šahapiwan (444 o 447) condannano uomini e donne del ceto popolare, rei di diverse colpe, a lavorare in 'lebbrosari' (³õñϳÝáó, á¹»ýáó), in particolare al mulino. La pena veniva invece commutata in un'ammenda, se la persona apparteneva al ceto nobiliare 9. Ma col V secolo siamo entrati nel periodo in cui gli Armeni possono dare testimonianza diretta dei fatti che li concernono. Per la verità, non c'è in questo secolo, nessuno scritto di argomento marcatamente 8 Sulle istituzioni ospedaliere nel mondo bizantino si veda Miller 1985, in particolare il cap. 2 (seconda parte) e il cap Si vedano i canoni 4, 5, 10, 12. Secondo il canone 19 il lebbrosario diviene il luogo di reclusione per persone ree di eresia. Testo armeno in Kanonagirk c 1964, pp passim. 159

8 medico, ma con la medicina devono fare i conti diversi autori del tempo. Ci limiteremo ad un solo esempio, quello rappresentato dal trattato teologico Ełc Ałandoc c ('Confutazione delle sette') di Eznik Kołbac c i, al quale abbiamo già fatto cenno. Questo teologo, mentre condanna senz'altro una falsa scienza come l'astrologia, nei confronti della medicina assume un atteggiamento più possibilista 10. In quanto cristiano egli sa bene che diverse malattie possono avere cause metafisiche, possono cioè dipendere dai peccati commessi dal malato, o da possessioni diaboliche, o possono essere un mezzo attraverso il quale il Signore sarà glorificato, grazie ad una guarigione miracolosa. Se Eznik si fermasse qui, nella sua concezione del mondo non ci sarebbe spazio per la medicina. Ma l'autore va oltre: egli sa anche che il corpo umano è formato da quattro elementi, il cui squilibrio può ingenerare una patologia, e questo squilibrio può essere tra l'altro conseguenza di una dieta sbagliata o di un'eccessiva esposizione al freddo o al caldo, forse, aggiungiamo noi, in conseguenza del clima del paese dove la persona vive. Ma lasciamo senz'altro la parola ad Eznik: Ci sono dolori che non avvengono né per i peccati né, in qualche modo, per la gloria di Dio, ma sono dovuti allo squilibrio degli elementi miscelati: infatti il corpo umano è un miscuglio di quattro elementi, umido, secco, freddo e caldo, e se uno scarseggia o sovrabbonda, causa dolori al corpo. E 10 Su Eznik e la medicina si può vedere Orengo

9 questo avviene o perché si mangia o beve troppo, o per digiuni rigorosi, o per una dieta non variata, o perché si lavora troppo al caldo o si è molto tormentati dal freddo, o per altre cause del genere, che si oppongono all'equilibrio degli elementi, per cui nel corpo s'ingenera disordine 11. In un altro passo, invece, le cause metafisiche sembrano gradatamente prevalere su quelle fisiologiche: Non ogni svenimento e delirio dell'uomo è dovuto ad un demone, ma alcuni dipendono dalla bile, altri dal flegma, o dallo svuotarsi del cervello, o dallo stomaco in disordine, o dal ventre costipato, e si arriva fino ad avere la bava alla bocca, talvolta, ed a far ruotare gli occhi. Ora, quando il cervello si svuota, talvolta si perde anche il senno, e si parla coi muri o si litiga col vento. Onde i medici insistono a dire: "Non è certo un demone che entra nell'uomo, ma queste sono malattie, che noi possiamo curare con opportuni rimedi". Noi però non diciamo questo, dato che per noi è vera la parola del Vangelo: "Molti demoni, appena vedevano Gesù, gridavano 11 ºõ» Ý ó³õù, áñ á ã í³ëý Ù»Õ³ó»Ý»õ á 㪠۲ëïáõ³ÍáÛ ÇÝã Ç ³é뫳Ûɪ Ç ãïßé»éáû ˳éÝáõ³ÍáóÝ, ù³ý½ç Ù³ñ¹áÛ Ù³ñÙÇÝ Ç ãáñçó ï³ñ»ñó ˳éÝ»³É ª Ç ËáݳõáõÃ»Ý «Ç ó³ù³ùáõã»ý «Ç óñïáõã»ý»õ Ç ç»ñùáõã»ý,»õ û ÙÇ ÇÝã å³ï³ëçó ϳ٠ÛáÉáíÇó «ó³õë áñí Ç Ù³ñÙÝÇÝ.»õ ³ÛÝ Ï³ Ù Ç ß³ï áõï»éáû»õ ÛÁÙå»ÉáÛ ÉÇÝǫϳ Ùª Ç ë³ëïçï å³ñáó«ï³ Ùª Û³ÝËïÇñ Ï»ñ³Ïñáó«Ï³Ùª ÛáÛÅ Ç ï³õãç Û³ß˳ï»Éá۫ϳ Ùª ϳñÇ Ç óñïáû ÉÉÏ»Éá۫ϳ Ùª Û³ÛÉáó ÇÝã ³ÛÝåÇ뻳ó ѳϳé³Ïáñ¹³ó, áñáíù ³ÝѳñÃáõÃÇõÝù Ç Ù³ñÙÇÝë áñíçóçý [I, 20 = 94 Mariès]. Testo armeno in MH 1, p

10 ed uscivano dagli uomini" [Mc. 3, 11], "ed Egli li minacciava e non permetteva loro di parlare" [Lc. 4, 41]; così anche in altri passi simili. Ed i cosiddetti 'lunatici' 12, non si chiamano così perché li danneggia la luna, ma c'è una categoria di demoni che si manifesta secondo le fasi lunari 13. Quanto alle peculiarità medicinali di diversi prodotti, di origine animale o vegetale, Eznik conosce la teriaca (ûñÇ³Ï ), un contravveleno ricavato dal serpente (I, 15); sa che il sangue di bue è velenoso (ibid.), ma sa anche e soprattutto che diverse piante o parti di piante (la mandragola, la lattuga, la canapa etc.), se debitamente trattate, possono essere utilizzate come farmaci (ibid.). Abbiamo qui forse la più antica documentazione scritta dell'uso fitoterapico, che si manterrà una delle costanti nella farmacopea armena, attraverso i secoli. D'altra parte, il suolo d'armenia doveva essere particolarmente favorevole a tale utilizzo, se in una descrizione 12 L'armeno ha ÉáõëÝáï, un calco imperfetto su greco selhniazo/menoj, termine, quest'ultimo, che indicherebbe l'epilessia solo in autori cristiani: cfr. Waszink ºõ á㠳ٻݳÛÝ Ã³É³Ý³É»õ óýáñ»é Ù³ñ¹Ï³Ý Ç ¹Çõ «³ÛÉ áñ Ç Ù³ÕÓáÛ õ, áñ Ç Ù³Õ³ë õ, áñª ÛáõÕÕáÛÝ ëý³ý³éáûõ áñª Ç ëï³ùáùë Ë³Ý ³ñ»ÉáÛõ, áñª Ûáñáí³ÛÝ Ëëï³Ý³ÉáÛ«ÙÇÝã»õ ó ñ ñ»é ³Ý ³Ù»õ ½³ãë Û»ÕÛ»ÕáõÉ [21] ²ÛÉ ÛáõÕÕáÛÝ ëý³ý³éáû»õ Ç Ùï³ó ÇëÏ ³ÝϳÝÇ Ù³ñ¹»õ ˳õëÇ Áݹ áñùë»õ ϳ Ç Áݹ ÑáÕÙë àõëïç µåçßïù Û³Ù³éÇÝ, û ݳõ ãçù ¹»õ, áñ Ç Ù³ñ¹ Ùï³ÝÇó, ³ÛÉ ó³õù»ý ³ÛÝõ Ù»ù ¹³ñÙ³Ýáíù ϳñ»Ùù µåßï»é ²ÛÉ Ù»ù ½³ÛÝ áã ³ë»Ùù, ù³ý½ç ßÙ³ñÇï Ù»½ µ³ýý ²õ»ï³ñ³ÝÇ,»Ã» µ³½áõù ¹»õù ǵñ»õ ï»ë³ý»çý ½ÚÇëáõ뫳ճճϻÇÝ»õ»É³Ý»ÇÝ Ç Ù³ñ¹Ï³Ý,»õ ݳ ë³ëï ñ Ç Ýáë³»õ áã ï³ûñ ˳õë»É Ýáó³ ѳݹ»ñÓ ³ÛÉáíù ÝáÛÝåÇ뻳õù ºõ ÉáõëÝáïùÝ, áñ ³ëÇÝ«áã»Ã» ÉáõëÝáÛ íý³ë»³éª ³ÛÝåÇëÇù ÏáãÇÝ«³ÛÉ ¹³ë ÇÝã ¹Çõ³ó, áñ Áëï ÉáõëÝáÛ Û³ÛïÝÇÝ [II, = Mariès]. Testo armeno in MH 1, p

11 del distretto di Ayrarat, lo storico del V secolo Łazar P c arpec c i, (Patmowt c iwn Hayoc c, I,7) scrive: Là si trovano anche diversi tipi di radici di piante, usate come farmaci, preparati dall'esperto sapere 14 degli abili medici: unguenti che, con pronto effetto, cacciano il male, o prodotti che, bevuti, fanno guarire chi è sofferente da lungo tempo 15. Tornando ora ad Eznik e concludendo questa sezione a lui dedicata, possiamo notare in questo teologo, da un lato, un atteggiamento non negativo nei confronti della medicina: l'uomo è anche materia e questa sua componente, soggiacendo a leggi fisiche, può trarre giovamento dalle conoscenze mediche. D'altro canto, in questi riferimenti, Eznik dimostra di essere al corrente di nozioni mediche presenti nella trattatistica greca, specialistica o meno. Questo naturalmente non stupisce, in un autore che sappiamo essersi formato alla scuola dei Greci e sui loro scritti: non vorremmo peraltro escludere anche una possibile influenza della medicina persiana, in cui quelle stesse teorie erano presenti. 14 Lett. "secondo le preparazioni [i miscugli] dell'esperto sapere etc.". 15 ²Ý¹ ï³ýçý»õ ³½ Ç ³½ Ç ³ñÙ³ïù µáõëáó Ç å ïë ³õ ï³ï³ñáõ㻳ý ¹»Õáó, Áëï ³ñï³ñ³ ï ³Ý³ãáÕáõû³Ý ëïáõ ³ÑÙáõï µåßï³óý Û³õñÇÝáõ³ÍáóÝ,»ñ³ ³Ñ³ë ³Ëï³Ñ³É³Í ëå»õ³ýçù,»õ ϳ٠³ñµÙ³Ùµ` Û»ñϳñ»ÉáóÝ Ç ó³õë å³ï³ñ³óáõó³ý»ý ³éáÕçáõÃÇõÝ [I,7]. Testo armeno in MH 2, p

12 Credo non sia possibile parlare di scienza nell'armenia antica senza soffermarci su quello che fu probabilmente il maggiore scienziato del medioevo armeno: Anania Širakac c i. Vissuto nel VII secolo, in un periodo in cui, alla tradizionale rivalità tra Bizantini e Persiani andava progressivamente sostituendosi la minaccia araba, questo scrittore fu ad un tempo astronomo, geografo, cronografo, matematico, forse cosmografo. Buona parte della sua produzione, originale o di traduzione, dovette confluire in un'unica opera, una sorta di enciclopedia scientifica intitolata, con parola di incerta intrerpretazione, K c nnikon 16. Di essa, solo alcune sezioni sono giunte fino a noi. Anania ci ha però anche lasciato un'autobiografia, in cui ci informa tra l'altro del fatto che dovette abbandonare l'armenia per acquisire una conoscenza scientifica superiore. Così egli si esprime: Avendo un gran desiderio della matematica, pensavo che nulla ha fondamento senza numeri, ritenendola la madre di tutte le scienze. Ora, nel mio paese, l'armenia, non si trovava nessuno che conoscesse la filosofia, anzi non si trovavano neppure libri al riguardo. Allora mi diressi verso il paese dei Greci Per spiegare tale parola si è pensato ad un ibrido armeno-greco formato da ùýý»é 'indagare' più il suffisso -ÇÏáÝ, oppure ad un adattamento di greco kanoniko/n o croniko/n. 17 ÚáÛŠϳñ³õï»³É ³ñáõ»ëïÇ Ñ³Ù³ñáÕáõû³Ýݪ ËáñÑ»ó³Ûª»Ã áãçýã Û³ñÙ³ñÇ ³é³Ýó Ãáõáóª Ù³Ûñ ϳñÍ»Éáí ³Ù»Ý³ÛÝ ÇÙ³ëïÇó ºõ í³ëý ½Ç áã ï³ý ñ Û³ß˳ñÑÇë гÛáó Ù³ñ¹ áù, áñ Çï ñ ÇÙ³ëï³ëÇñáõÃÇõÝÝ, ³ÛÉ 164

13 E nel paese dei Greci, a Trebisonda, Anania fu per otto anni allievo alla scuola di Tichico (îçõùçïáë), un dotto greco che parlava anche l'armeno. Ne uscì con una profonda competenza in matematica, ed una buona conoscenza delle altre scienze. Di Anania non ci è giunto alcuno scritto medico: la sua cosmografia, tuttavia, fa riferimento ai quattro elementi, che possiamo supporre costituissero per lui anche il corpo umano. Può poi essere interessante ricordare alcune sue idee nel campo dell'astronomia, come la concezione per cui la via lattea sarebbe un ammasso di stelle (Tiezeragitowt c iwn, cap. 7), o l'idea che il cosmo sia simile ad un uovo, in cui il tuorlo, posto al centro e di forma sferica, rappresenterebbe la terra, l'albume occuperebbe il posto dell'aria ed il guscio quello del cielo (ibid., cap. 3) 18. Quanto alla luna, essa è per lui un corpo oscuro, che riceve luce dal sole. Le fasi lunari sono conseguenza del fatto che i due astri si muovono continuamente, sicché cambia la parte della superficie lunare di volta in volta raggiunta dalla luce solare (ibid., cap. 9).»õ áã ³Ý ³Ù Çñù ³ñáõ»ëïÇó áõñ»ù ï³ý ÇÝ ²å³»õ Ç ÚáõݳóÝ ¹ÇÙ»óÇ Û³ß˳ñÑ [Ink c nakensagrowt c iwn, 4-6]. Testo armeno in MH 4, p Il paragone con l'uovo si legge in MH 4, pp Commentando questo passo, Petri 1964, ne confronta il contenuto con simili concezioni presenti nella filosofia greca (Empedocle, orfismo), ma anche in ambito indiano, cinese ed iranico. Prescindendo dal raffronto coll'india e con la Cina, ed anche dal frammento orfico (Diels 1 B 13) che sembra fare riferimento ad altra concezione, il paragone con Empedocle (Diels 31 A 50, tramandato da Aezio) pare pertinente, ma lo sembra anche quello con diversi testi mediopersiani, come l'antologia di Zādspram, il Dādestān ī Dēnīg e la relativa Rivāyat, e il Dādestān ī Mēnōg ī Xrad. Per questi testi si veda Bailey 1971, pp ed anche 126; sull'argomento si veda anche Zaehner 1940, pp

14 Facciamo ora un salto nel tempo, per arrivare all'xi secolo: nel regno armeno dei Bagratowni (Bagratidi), indipendente dalla fine del secolo precedente, si assiste ad un incremento della cultura, che si concretizza, da un lato, nella creazione di centri di sviluppo e diffusione del sapere, che a buon diritto possiamo chiamare università, nella capitale, Ani, ma anche a Hałbat e Sanahin. In questi luoghi, accanto alle discipline umanistiche, venivano anche insegnate le scienze naturali e la medicina. D'altra parte si assiste anche all'instaurarsi di un nuovo atteggiamento, ben sintetizzato nelle parole di un dotto dell'epoca, Yovhannēs Sarkawag ('diacono') detto anche Imastasēr ('filosofo', 1129): Chi si occupa di queste cose [= il ricercatore] deve avere ampie conoscenze, non solo delle sacre Scritture, ma anche delle opere profane [...]. Tuttavia, anche se le conosce perfettamente, senza l'esperienza i suoi pensieri non potranno essere resi certi, mentre l'esperienza è incrollabile e inconfutabile 19. Parlando di medicina, viene a questo punto da chiedersi se un tal richiamo all'esperienza non possa essersi concretizzato anche nella 19 ²Ù»Ý»õÇÝ µ³½ù³ñùáõï å³ñï áé Ó»éݳñÏáÕÇÝ ³ÛëÙ, áã ÙdzÛÝ ëñµáó»õ ³ëïáõ³Í³ßáõÝã ñáó, ³ÛÉ»õ ³ñï³ùÝáó [...] ³ñÓ»³É ûõ ëáùûù ÏÇñûõ í³ñå, ³é³Ýó áñóçª Ï³ñÍÇùÝ Ñ³õ³ï³ñÙ³Ý³É áã ϳñ³ëó»Ý.»õ áñóýª ѳëï³ïáõÝ»õ ³Ý»ñϵ³Û. Traiamo questo testo dalla sommaria citazione contenuta in Ališan 1921, p

15 dissezione di cadaveri a fini anatomici o senz'altro nella vivisezione, ed in effetti ci sono testimonianze che sembrerebbero deporre in tal senso. Invero, nelle opere di alcuni autori un po' più tardi, per esempio Yovhannēs Erznkac c i e Vahram Rabowni, entrambi vissuti nel XIII secolo, si trovano chiari riferimenti alla vivisezione praticata a scopo anatomico. Citiamo dall'omelia sul salmo 107 di Yovhannēs Erznkac c i: Così un medico intelligente e saggio, preso un condannato a morte, lo uccide in varie maniere, con svariati tormenti ed incisioni [lett. 'scorticandolo'], finché non scopre come sono fatte tutte le articolazioni, i nervi, le vene e le viscere: in questo modo, grazie alla sofferenza di una sola persona, ne aiuterà molte 20. Alcuni studiosi hanno considerato questa ed altre simili testimonianze come prova inconfutabile del fatto che la pratica in questione era eseguita in Armenia. Altri hanno invece sollevato obiezioni. Si è fatto intanto notare che mai, in questi testi, c'è un esplicito riferimento all'armenia. Si è poi pensato che essi, piuttosto che rispecchiare la realtà, traessero origine dalla tradizione libresca, e si sono additate 20 ¼áñ ûñçý³ï µåçßï Ñ³Ý ³ñ»Õ»õ ÇÙ³ëïáõÝ ½Ù³Ñ³å³ñï áù ³é»³É µ³½ù³¹çùç Ù³Ñáõ³Ùµ ëå³ý³ý»õ ³½ Ç ³½ Ç Ïïï³Ýûù»õ ϻջù»Éáí, ÙÇÝã ï³ý ½³Ù»Ý³ÛÝ Ûû¹áõ³ÍáóÝ»õ ½çɳóÝ»õ ½»ñ³Ï³óÝ»õ ½ áñáﻳóý ½áñåÇëáõÃÇõÝ, Ç Ó»éÝ ÙÇáÛ ÉÉÏ³Ý³ó µ³½ù³ó ³ñ³ëó û áõï Matenadaran ms. 2173, f. 214 v, cit. in Xač c ikean 1999, p. 363 e Grigoryan 1962, p

16 anche, come loro possibili fonti, Gregorio di Nissa o il de Anatomia Mortuorum di Galeno, di cui ci sarebbe giunta una traduzione araba. Comunque stiano le cose al riguardo, ci sembra di poter dire che la pratica della vivisezione non scandalizzava più di tanto autori come Yovhannēs Erznkac c i, che abbiamo appena citato: dunque, se anche essa non faceva parte della pratica medica armena, non doveva comunque essere estranea alla forma mentis dell'epoca. Aggiungiamo solo che un atteggiamento simile si riscontra anche nel mondo bizantino, come documentano alcuni testi redatti dal IV al XII secolo 21. Caduto nel 1045 il regno dei Bagratowni, un nuovo stato armeno indipendente venne a formarsi in Cilicia, sotto il principato dei Ŕowbinean (Rubenidi), un cui rappresentante ottenne il titolo di re nel In quest'epoca accademie erano presenti nella capitale, Sis, nella sede patriarcale, Hŕomklay, e importante fu anche la biblioteca e scriptorium di Skewray. I dinasti Ŕowbinean-Het c owmean (Rubenidi- Hetumidi) si preoccuparono di costruire ospedali, lebbrosari ed ospizi, cui spesso erano associate scuole di medicina. Anche la farmacia ebbe un particolare sviluppo in questo periodo. È interessante notare come anche i legislatori vollero tener conto dell'operato dei medici. Citiamo al riguardo l'articolo 179 del codice di Smbat sparapet, redatto nel XIII secolo per il regno di Cilicia, ma 21 Cfr. Bliquez-Kazhdan

17 ancor oggi non privo di una certa attualità. L'articolo è intitolato Sulla medicina. Grande cosa è la medicina per la cura dell'uomo, ma in questo campo molte uccisioni accadono per sbaglio, e c'è chi lo fa apposta, e c'è chi ignora e non riconosce la malattia e per questo uccide il malato, oppure lo fa perché è invidioso del collega, e ci sono quelli che congedano gli studenti quando ancora non sono preparati, dando loro il permesso di esercitare. E spesso la causa di tali misfatti dipende dal fatto che i medici confondono i vari tipi di malattie, e tutti questi casi per la legge sono da considerarsi omicidi volontari. Ci sono peraltro anche cause di morte che dipendono dal malato, quando egli non presta ascolto al medico circa la dieta, il vestiario 22, o altre cose simili, o quando la causa della morte è collegata alla paura di coloro che attendono all'infermo. Può poi anche accadere che il medico sia molto occupato, valuti erroneamente la situazione e non possa andare dal malato, oppure somministri un farmaco ritenendolo utile e questo si riveli dannoso; lo stesso può accadere se si deve incidere, aprire o cauterizzare una ferita. Ora, riguardo a tutto questo bisogna indagare e determinare se l'errore è stato commesso volontariamente o per 22 Lett. 'lo scoprirsi, il non vestirsi convenientemente'. 169

18 trascuratezza, ed allora il medico sia condannato a morte come un assassino. Se invece l'errore è stato involontario e lui stesso lo rivela in confessione, il medico sia sottoposto a penitenza. Se poi il fatto è presentato al tribunale e si stabilisce che l'errore non è stato commesso né volontariamente né involontariamente, ma è una via di mezzo, si punisca il medico con multa e prigione, a seconda dei casi, in modo che anche gli altri siano spinti ad agire con prudenza 23. Ma torniamo al regno di Cilicia, in cui progressivamente emerge un nuovo tipo di lettore, costituito da funzionari e tecnici, per il quale vengono redatti o tradotti testi con finalità eminentemente pratiche, manuali di medicina, veterinaria, agricoltura, diritto etc.. E poiché 23 ì²êü ÄÞÎàôº²Ü Ø»Í µ³ý µåßïáõãçõýý Ç ëï³íáõùý Ù³ñ¹Ï³Ýõ ß³ï ëå³ýýáõã»ýý»ñ Ïáõ ÉÇÝÇ Áݹ ˳ɳïÝ»õ áñ ϳٳõùõ áñ ã Çï»õ ã ³Ýã ½ó³õÝ áõ ³ÛÝáí ëå³ýý «Ï³Ù áñ Áݹ ÁÝÏ»ñÝ Ù³Ë³Û»õ ³ÛÝáí«Ï³Ù áñ ½³ßÏ»ñïÝ Ë³Ï µ³åý»ý áõ Ññ³Ù³Ýù ï³ý»õ ³ÛëåÇëÇ å³ï ³éÝÇë ß³ï»Ý«áñ ß³ï ³½ ó³õ»ñ ˳éÝ»Ýõ ³ÛëåÇëÇùë ³Ù ÝÝ Ï³Ù³õáñ ëå³ýýáõùý ѳٳñ³Í Ç ÛÇñ³õáõÝùë ºõ áñ Ç ÑÇõÁݹÇÝ ¹»ÑÝ ÉÇÝÇÝ å³ï ³éùª ݳ ³Ûë»Ý«áñ ϳ٠ÉÇÝÇ Ç ÑÇõÁݹÇÝ Û³ÝÉëáñ¹áõÃ»Ý «Ï³Ù Ûáõï»Éá۫ϳ٠µ³óáõ»éáûõ ϳ٠۳ÛÉ ³ÛëåÇ뻳óëõ Ï³Ù Ç Í³éáõÃñ³óÝ Û³Ý³ñÇáõÃ»Ý ºõ ¹»é ϳñ ÉÇݻɫáñ ѳÛÝó Ù»Í Ñ³ñÏ Ñ³Ý¹ÇåÇ µåßïçý«áñ ëõ³é áõ ãï³ñ ³É ³é ÑÇõ³Ý¹Ý«Ï³Ù áñ í³ëý ³Õ ÏÇ ¹»Õ ï³û«ý³ å»õí µ»ñ ÝáÛÝå ë»õ à Ëáó ÉÇÝÇ»Õù»É ϳ٠Ïïñ»É ϳ٠˳ñ»É ºõ Û³Ûë ³Ù ÝÇë í»ñ³û ݹé»É åçïç»õ ßÙ³ñï»É«áñ à ϳٳõù ÉÇÝÇ ëõ³éý»õ ϳ٠í³ëý å½ù³ýª ݳ ½ ¹ ٳѳå³ñï ½ÇÝù ëå³ýý»ý ²å³ Ã Ç Ûáã ϳٳó ÉÇÝÇ«áñ ÇÝù Ëáëïáí³ÝǪ ݳ ³ÛÝ ³å³ß˳ñáõÃÇõÝ ù³ß ºõ Ã Ç ¹³ñå³ë ÁÝÏÝÇõ Ï»óóÝíÇ«áñ áã Ç Ï³Ù³óÝ»õ áã ۳ϳٳÛݪ»õ ÙÇç³Ï ÉÇÝÇ ëõ³é³ýùýª ݳ ïáõ ݳõù»õ ½Ý¹³Ýáí ¹³ï»Ý ½ÇÝùÝ Áëï ³ñųݻ³óÝ«áñ»õ ³ÛÉùÝ Ëñ³ïíÇÝ Ç ½ ³ëïáõÃÇõÝ. Testo in Smbat 1958, pp

19 questo nuovo lettore spesso non padroneggia l'armeno classico, tali opere sono scritte in una varietà linguistica più vicina al parlato. La maggiore personalità medica del tempo fu senza dubbio Mxit c ar Herac c i, del resto considerato il fondatore della scuola medica di Cilicia. Delle diverse opere da lui redatte ci è giunto solo il trattato intitolato Ĵermanc c mxit c arowt c iwn ('Consolazione delle febbri') e c'è probabilmente un'ironia voluta nel fatto che un autore, il cui nome significa 'consolatore' (mxit c ar ha questo significato in armeno), componga una 'consolazione' (mxit c arowt c iwn). D'altro canto dall'uso dell'ironia, anche verso le loro opere, i medici armeni non erano affatto alieni: basti qui ricordare che uno di loro, Amirtovlat c Amasiac c i, vissuto nel XV secolo, dà ad un suo repertorio farmacologico il titolo perentorio di 'Inutile agli ignoranti' (Angitac c anpēt). Ma torniamo alla Consolazione delle febbri. La ragione del titolo ce la fornisce l'autore stesso nell'introduzione all'opera. Egli scrive: L'abbiamo chiamata Consolazione delle febbri, affinché essa consoli il medico istruendolo, ed il malato guarendolo, con la misericordia e l'aiuto di Dio creatore 24. Tuttavia, in questa introduzione, l'autore dice parecchie altre cose interessanti: dice di aver studiato le opere dei medici arabi, persiani e 24 ²Ýáõ³Ý»ó³ù æºðø²üò ØÊƲðàôÂÆôÜ ½Ç ë³ ÙËÇóñ ½µÅÇßÏÝ áõëù³ùµ ÇëÏ ½ÑÇõ³Ý¹Ý ³éáÕçáõû³Ùµª áõáñùáõ㻳ùµ»õ û ݳϳÝáõû³Ùµ ³ñ³ñã³ áñíçý ²ëïáõÍáÛ. Testo in Mxit c ar 1832, pagina non numerata. 171

20 greci, e di averle trovate di gran lunga superiori a quelle degli Armeni, dato che queste ultime fornivano tutt'al più qualche indicazione circa la cura da seguire. Quindi, spinto dal kat c ołikos Grigor Tłay, avrebbe composto il libro, ultimato nel 1184, facendovi confluire quanto aveva trovato nelle opere straniere, e lo avrebbe redatto in lingua volgare, in modo che fosse fruibile da qualsiasi lettore. D'altra parte, la scelta dell'argomento del trattato non è affatto casuale: la febbre è un'affezione più frequente di altre malattie ed è anzi essa stessa possibile causa di diverse patologie. Inoltre, le altre malattie colpiscono di regola un limitato numero di organi, mentre la febbre ha un effetto generalizzato sul corpo umano. Circa le cause delle febbri, esse, secondo il nostro autore, possono essere esterne al corpo, climatiche per esempio; ma sono nocivi anche i bagni in acque particolari, come quelle sulfuree, e naturalmente gli errori nell'alimentazione. Sono però possibili anche cause interne: preoccupazioni, paure, lutti o anche intensi desideri. Quanto ai tipi di febbre, Mxit c ar distingue quelle acute da quelle croniche (ëáõñ»ñï³ñûñ»³û), quelle intermittenti da quelle non intermittenti (Ýáå³ÛÝáí ³ÝÝáå³Û: con o senza momenti di crisi) e quelle dovute o meno a muffa (µáñµáë³ûçý ³Ýµáñµáë). In effetti, a suo avviso, ci sono febbri causate dal fatto che tutti e quattro gli umori del corpo umano (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) possono muffire, e questa muffa sembrerebbe provocata da agenti esterni al corpo umano. 172

21 Peraltro, come abbiamo visto, la febbre può anche avere una base psicologica, ed allora i rimedi saranno adeguati alle circostanze. Ecco cosa il nostro medico prescrive nel caso di una febbre giornaliera, dovuta a turbamento o paura: La sua cura è questa: con giochi e scherzi e cose del genere si tenga allegro il malato ed egli stia occupato [con la mente] e, per quanto possibile, ascolti il canto di un menestrello o il suono di uno strumento a corda e dolci melodie, e si dedichi a quelle cose che producono gioia interiore 25. Il regno di Cilicia è una società etnicamente composita, in cui si incontrano Orientali ed Occidentali. Per l'argomento che stiamo considerando, è particolarmente interessante la presenza di dotti siriani, come Abowsayid, contemporaneo di Mxit c ar Herac c i, e del quale ci è giunta, tradotta in armeno, un'opera dal titolo Yałags kazmowt c ean mardoyn ('Sulla costituzione dell'uomo'), che costituisce il primo trattato di anatomia armeno. Di origine siriaca era anche Išox, vissuto nel XIII secolo e di cui ci è giunto un Girk c i veray bnowt c ean ('Libro sulla natura'). Vorremmo ora soffermarci su un terzo scrittore di origine siriaca, di cui però non ci è pervenuta un'opera medica, ma di veterinaria, più esattamente di ippiatria, quasi un unicum nella storia della letteratura 25 ºõ Çõñ ëï³íáõùý ³Ûë, áñ Áݹ ˳ջõ Áݹ ϳï³Ï»õ Áݹ ³Ù»Ý³ÛÝ Çñù áõñ³ëáõãçõý µ»ñ»õ ½ÁÙµ³ÕÇ»õ áñ㳠ϳñ ª áõë³ýç»õ ɳñÇ»õ ³Ýáõ߻ճݳϳó Ó³ÛÝ Éë»õ Ç Û³ÛÝ ÇñíÇÝ ½ÁÙµ³ÕǪ áñ óý»ñùë áõñ³ëáõãçõý µ»ñ (cap. 10). Testo in Mxit c ar 1832, p

22 scientifica armeno-medievale, dato che, se si eccettua questo scritto, troviamo argomenti analoghi trattati praticamente solo in alcuni capitoli della traduzione dei Geoponica (Girk c vaštakoc c ) di Cassiano Basso. Anche i Geoponica armeni sono peraltro frutto dell'attività di traduzione realizzata in Cilicia. L'autore dell'opera di cui vogliamo parlare si chiama Faraĵ (ü³ñ³û ), si presenta come medico (µåçßï), il che può intendersi anche come veterinario, e dice di essere siriano di origine e religione, di aver studiato per lunghi anni a Bagdad e quindi di aver lavorato come traduttore a Sis, la capitale del regno di Cilicia. Il libro da lui redatto, intitolato Bžškaran jioy ew aŕhasarak grastnoy ('Medicina del cavallo e degli altri animali da soma') 26 è stato composto durante il regno di Smbat e per suo ordine, quindi tra il 1296 ed il 1298, a partire da fonti arabe, persiane, ma anche indiane, peraltro conosciute grazie a traduzioni in arabo. L'autore dovette tuttavia anche conoscere usi occidentali, come dimostreremo con un solo esempio. Al cap. 23 del suo lavoro (p. 49 r del ms.), si dice che il cavallo può essere addestrato, fra l'altro, a buhurdel (åáõñáõñï»é). Questo termine, che compare anche al cap. 25, altro non è che un adattamento dall'antico francese bohorder 'combattere in un torneo', bo(h)ort 'torneo', passato anche al medio alto tedesco bûhurt. Il libro di Faraĵ, scritto anch'esso in una lingua vicina al parlato, comincia col trattare delle caratteristiche degli animali da soma, quindi dei difetti e delle malattie degli stessi. Interessante è 26 Per il testo armeno si veda Bžškaran Importante è anche il recente Dum- Tragut

23 un'immagine di un cavallo in cui sono indicate le varie caratteristiche o mancanze in corrispondenza delle parti del corpo che le posseggono. Non meno curiose sono alcune decine di marchi che si usavano per indicare i possessori degli animali. Con la fine del regno di Cilicia, nel 1375, ha termine anche l'esistenza dell'ultimo stato armeno indipendente prima del XX secolo. Naturalmente gli Armeni, come etnia, continuano, bene o male, ad esistere, ed alcuni di essi continuano ad occuparsi di scienze, talvolta anche in maniera eccellente. I limiti imposti al presente lavoro, tuttavia, ci impongono di concludere qui la nostra rassegna. Alessandro Orengo Dipartimento di Linguistica 'T. Bolelli' Università di Pisa orengo@ling.unipi.it BIBLIOGRAFIA Ališan Ł. ALIŠAN, Sarkawag Sop c estēs, in: ID., Yowšikk c Hayreneac c Hayoc c, vol. 2, Venezia, , pp

24 Ananikian M. H. ANANIKIAN, Armenian, in: AA.VV., The Mythology of All Races, vol. 7, New York, 1964, 1-100; ; ; Bailey H. W. BAILEY, Zoroastrian Problems in the Ninth Century Books, Oxford, Bliquez-Kazhdan L. J. BLIQUEZ - A. KAZHDAN, Four Testimonia to Human Dissection in Byzantine Times, «Bulletin of the History of Medicine», 58, 1984, pp Bžškaran Bžškaran jioy ew aŕhasarak grastnoy (XIII dar). Ašxatasirowt c yamb B. L. Č c OWGASZYANI, Erevan, Dum-Tragut J. DUM-TRAGUT, Kilikische Heilkunst für Pferde. Das Vermächtnis der Armenier. Kommentar - Übersetzung - Glossar, Hildesheim-Zurigo-New York, Eznik EZNIK DI KOŁB, Confutazione delle sette (Ełc Ałandoc c ). Introduzione, traduzione e note a cura di A. ORENGO, Pisa, Grigoryan G. GRIGORYAN, Miĵnadaryan Hayastanown diaherjman goyowt c yownə havastoł mi nor p c ast, «Banber Matenadarani», 6, 1962, pp

25 Ishkol-Kerovpian K. ISHKOL-KEROVPIAN, Mythologie der vorchristlichen Armenier, in: H. W. HAUSSIG (Hrsg.), Götter und Mythen der kaukasischen und iranischen Völker, Stoccarda, 1986, pp Kanonagirk c 1964, Kanonagirk c Hayoc c. Ašxatasirowt c yamb V. HAKOBYANI, vol. 1, Erevan, Kirakos KIRAKOS GANJAKEC c I, Patmowt c iwn Hayoc c. Ašxatasirowt c yamb K. A. MELIK c -ŌHANĴANIANI, Erevan, MH 1-4. Matenagirk c Hayoc c, voll. 1-4, Antelias, Miller T. S. MILLER, The Birth of the Hospital in the Byzantine Empire, Baltimora-Londra, Mxit c ar 1832 MXIT c AR HERAC c I, Ĵermanc c Venezia, mxit c arowt c iwn, Oganesjan L A. OGANESJAN, Istorija mediciny v Armenii s drevneĭšix vremen do našix dneĭ, vol. 1-2, Erevan,

26 Orengo A. ORENGO, Owrbat c agirk c (Il Libro del Venerdì), «Memorie dell'accademia dei Lincei», serie IX, vol. I, fasc. 5, 1991, pp Orengo A. ORENGO, Society and Politics in 4th- and 5th- Century Armenia. The Invention of the Armenian Alphabet, in: A. K. ISAACS (ed.), Languages and Identities in Historical Perspective, Pisa, 2005, pp Orengo A. ORENGO, Medicina e astrologia nel trattato teologico di Eznik di Kołb, scrittore armeno del V secolo, in: AA.VV., La cultura scientifico-naturalistica nei Padri della Chiesa (I-V sec.). XXXV Incontro di Studiosi dell'antichità Cristiana, 4-6 maggio 2006, Roma, 2007, pp Petri W. PETRI, Ananija Schirakazi - ein armenischer Kosmograph des 7. Jahrhundert, «Zeitschrift der Deutschen Morgenländischen Gesellschaft», 114, 1964, pp Russell J. R. RUSSELL, Zoroastrianism in Armenia, Cambridge [MA]-Londra, Smbat SMBAT SPARAPET, Sudebnik. Sostavlenie teksta, perevod s drevnearmjanskogo, predislovie i primečanija A. G. GALSTJANA, Erevan,

27 Ter-Połosyan A. G. TER-POŁOSYAN, Biologiakan mtk c i zargac c owmə Hayastanowm hnagowyn žamanakneric c minč c ew XVIII darə, Erevan, Vardanyan S. A. VARDANIAN, Histoire de la médecine en Arménie de l'antiquité à nos jours. Traduction de l'arménien [par] R. H. KÉVORKIAN, Parigi, Vardanyan S. VARDANYAN, Hayastani bžškowt c yan patmowt c yown hnagowyn žamanakneric c minč c ew mer ōrerə, Erevan, Vardanyan S. VARDANIAN, La medicina in Armenia, in: A. SIRINIAN - S. MANCINI LOMBARDI - L. D. NOCETTI (a cura), Le scienze e le 'arti' nell'armenia medievale. Seminario internazionale (29-30 ottobre 2001), Bologna, 2003, pp Waszink J. H. WASZINK, Epilepsie. B. Christlich, in: Reallexikon für Antike und Christentum, vol. 5, Stoccarda, 1962, coll Xač c ikean 1999 L. XAČ c IKEAN, Diaherjowmə hin Hayastanowm, in: ID., Ašxatowt c iwnner, vol. 2, Erevan, 1999, pp

28 Zaehner R. C. ZAEHNER, A Zervanite Apocalypse II, «Bulletin of the School of Oriental and African Studies», 10, 1940, pp

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