Isole che scompaiono: diritti e rifugiati climatici
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- Gilberto De Angelis
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1 Isole che scompaiono: diritti e rifugiati climatici
2 Cambiamenti climatici e diritti Studio del rapporto tra mutamenti del clima e diritti soggettivi (il diritto alla vita, alla salute, ai mezzi di sussistenza, ecc..).
3 Il caso Kivalina Kivalina, piccola isola situata tra l Alaska e la calotta polare artica, è destinata ad essere sommersa dal mare tra dieci o quindici anni. Nel 1838 l isola disponeva di una superficie tre volte maggiore rispetto a quella attuale; essa cominciò ad essere abitata attorno ai primi anni del 1900, in quanto ritenuta un luogo estremamente rilevante per la pesca. Kivalina annovera 399 residenti, il 97% dei quali sono indigeni dell Alaska, costituendo una tradizionale popolazione Inupiat, termine che si riferisce alla gente e che è utilizzato dagli indigeni del nord Alaska per descrivere se stessi e la propria cultura E una tribù auto-governata, riconosciuta a livello federale conformemente a quanto prescritto dalla legge sulla riorganizzazione indiana del 1934 (Indian Reorganization Act).
4 Il problema A causa del riscaldamento globale che ha comportato lo scioglimento dei ghiacci, l isola non può più ricevere la protezione necessaria per essere difesa dalle mareggiate. La perdita di ghiaccio nel mare rende le coste di Kivalina più vulnerabili alle mareggiate, ai temporali e all erosione. Gli abitanti di Kivalina pertanto sono costretti a un prossimo trasferimento in altra area e a tal fine sono in lite con le autorità governative statunitensi per ottenere i finanziamenti necessari.
5 Azione giudiziaria Gli abitanti di Kivalina hanno promosso un azione giudiziaria chiedendo al giudice il risarcimento dei danni causati da complessi industriali (prevalentemente del settore petroliferoenergetico), in quanto attraverso le rispettive attività avrebbero contribuito a potenziare il riscaldamento globale che nel caso di Kivalina si configura come reale responsabile della lesione all identità, alla salute e al benessere degli abitanti dell isola.
6 I CONVENUTI ExxonMobil Corporation, BP P.L.C.; BP America Inc., BP Products North America, Inc., Chevron Corporation, Chevron USA, Inc, Conocophillips Company, Royal Dutch Shell Plc, Shell Oil Company, Peabody Energy Corporation, The AES Corporation, American Electric Power Company, Inc., American Electric Power Services Corporation, DTE Energy Company, Duke Energy Corporation, Dynegy Holdings, Inc, Edison International, Midamerican Energy Holdings Company, Mirant Corporation, NRG Energy, Pinnacle West Capital Corporation, Reliant Energy, Inc., The Southern Company, Xcel Energy, Inc.
7 Il negazionismo Le industrie convenute negano persino la validità di un importante studio scientifico (Arctic Climate Impact Assessment) reso pubblico nel novembre del Lo studio, commissionato dal Consiglio Artico, avvertiva che l Artico si sta riscaldando a un ritmo quasi doppio rispetto alle altre aree del pianeta e che gli impatti del cambiamento climatico, peraltro già osservabili, ridurranno drasticamente l habitat marino per gli orsi polari, le foche e alcuni uccelli marini, conducendo alcune specie verso l inevitabile estinzione. L industria ExxonMobil, una delle convenute, sottovaluterebbe ad esempio lo studio in questione al punto da negare l esistenza degli stessi cambiamenti climatici. Un rapporto del 2007 di un gruppo di scienziati che rappresentano la Union of Concerned Scientists dimostrava inoltre come ExxonMobil si fosse servita di disinformazione allo scopo di rifiutare la scienza esistente in materia di mutamenti climatici. In particolare, il rapporto evidenziava che ExxonMobil avrebbe creato incertezza, avanzando dubbi anche di fronte alla prova scientifica più certa sul riscaldamento globale e adottando una particolare strategia comunicativa, attuata grazie alla complicità di alcune organizzazioni, avente lo scopo di confondere il pubblico e i mezzi di comunicazione di massa rispetto alla scientificità del riscaldamento globale e alle sue gravi conseguenze.
8 Le prima domanda attorea Nella prima domanda gli abitanti di Kivalina, servendosi dello strumento giuridico della public nuisance (turbativa dei diritti pubblici), chiariscono che le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra determinate dall attività dei convenuti, contribuendo intenzionalmente o negligentemente al surriscaldamento globale, costituirebbero un interferenza sostanziale e irragionevole rispetto ai diritti pubblici, compreso il diritto allo sfruttamento della proprietà pubblica in Kivalina.
9 La seconda domanda Gli abitanti di Kivalina puntualizzano che in alternativa alla prima richiesta, qualora il diritto consuetudinario federale non si dovesse ritenere applicabile, i convenuti parrebbero potersi ritenere responsabili per private nuisance (turbativa dei diritti di uso e di godimento) e public nuisance. In questo motivo di azione si ribadisce sostanzialmente quanto detto nel primo, viene evidenziato che i convenuti pongono in essere azioni ed omissioni che interferiscono con l uso e il godimento delle proprietà degli attori, determinando una lesione pubblica.
10 La terza domanda Nella terza domanda gli attori ipotizzano una civil conspiracy da parte di alcuni convenuti, quali: ExxonMobil, AEP, BP America Inc., Chevron Corporation, Conoco Phillips Company, Duke Energy, Peabody, Southern. La civil conspiracy è una categoria giuridica che impone la responsabilità a coloro che, nonostante non abbiano personalmente compiuto un illecito civile, condividono con l autore diretto dell illecito un piano o un progetto comune; più precisamente, la civil conspiracy inerisce a due o più persone che, attraverso le loro azioni concertate, si riuniscono al fine di realizzare (a) un obiettivo legittimo attraverso mezzi illeciti oppure (b) uno scopo illegittimo mediante mezzi leciti. Secondo gli abitanti di Kivalina la presunta conspiracy avrebbe avuto l obbiettivo di sviare il pubblico rispetto alla conoscenza scientifica inerente al surriscaldamento globale.
11 La quarta domanda La quarta domanda, infine, è intitolata concert of action, categoria che inerisce ad una teoria sugli illeciti (torts) in considerazione della quale si impone la responsabilità a tutti i convenuti che abbiano commesso atti illeciti, avendo così contribuito al pregiudizio del ricorrente, sebbene soltanto uno abbia effettivamente causato il danno. In quest ultima domanda gli attori rilevano che i convenuti sostengano la partecipazione di terzi nella creazione, contributo e mantenimento della public nuisance, favorendo in tal modo il surriscaldamento globale. Concludendo, gli attori chiedono che il giudice ritenga i convenuti responsabili in solido per aver concorso alla determinazione di una public nuisance, imputabili per civil conspiracy e/o per concert of action, ordinando loro di risarcire i danni subiti dagli attori sulla base della responsabilità solidale accertata. Domandano altresì che l ammontare oggetto di risarcimento tenga conto delle spese e dei danni futuri connessi alla turbativa del surriscaldamento globale (nuisance of global warming).
12 La decisione In data 30 settembre 2009 il giudice Saundra Brown Armstrong, della Corte distrettuale di California, respingeva le istanze presentate dalla comunità di Kivalina, affermando che queste sarebbero caratterizzate da una qualche natura politica e rilevando altresì la mancanza di legittimazione ad agire da parte degli attori, poiché questi non avrebbero dimostrato sufficientemente il nesso di causalità esistente tra le emissioni rilasciate dai convenuti e i danni subiti. A novembre del 2009 la comunità di Kivalina presentava la domanda di appello diretta a chiedere alla Corte di respingere il diniego formulato dal giudice di prima istanza, domandando un risarcimento pari a 400 milioni di dollari, per aver sensibilmente contribuito al surriscaldamento globale attraverso le rispettive emissioni di anidride carbonica. Il 21 settembre del 2012 la Corte di appello degli Stati Uniti (nona circoscrizione) ha rigettato la domanda d appello presentata dagli abitanti di Kivalina, ritenendo che la norma federale di cui al Clean Air Act, promossa dall agenzia di protezione ambientale statunitense, supplisse in qualche modo le domande processuali. La Corte inoltre ha ritenuto che le questioni politiche trattate nella controversia fossero argomentazioni più consone ad essere considerate entro le sfere del potere esecutivo e del potere legislativo, ma non già nell alea del potere giudiziario. Nell ottobre 2012 Kivalina chiese alla Corte di Appello di riascoltare il caso en banc, ma la Corte emise il suo diniego. Gli attori proposero un appello alla Suprema Corte a febbraio 2013, ma la Corte si è rifiutata di ascoltare l appello.
13 Il caso degli Inuit La Conferenza Circumpolare degli Inuit, fondata nel 1977, è un organizzazione internazionale non governativa che rappresenta circa centocinquantamila Inuit dell Alaska, del Canada, della Groenlandia e della Russia. E dotata di organizzazioni interne ai vari Paesi che ne fanno parte e di un ufficio, quello del chair, che nel caso della Conferenza Circumpolare degli Inuit è ricoperto da Sheila Watt Cloutier (2007). Gli Inuit a cui la petizione si riferisce sono quelli delle regioni dell Artico, degli Stati Uniti e del Canada.
14 La petizione e i diritti violati Nel 2005, sotto la guida di Sheila Watt Cloutier, gli Inuit citavano gli Stati Uniti dinnanzi alla Commissione Interamericana per i diritti umani a causa delle emissioni di gas serra rilasciate dagli stessi Stati, che avrebbero contribuito a determinare il surriscaldamento globale, violando in tal modo i loro diritti. Nella petizione gli Inuit lamentavano la violazione di diversi diritti, tra i quali il diritto alla vita, il diritto alla salute e il diritto alla libertà, il diritto alla cultura, alla proprietà, all integrità fisica, alla sicurezza, ai mezzi di sussistenza, alla residenza e all inviolabilità della propria abitazione.
15 Diritto alla salute e Inuit Il diritto alla salute degli Inuit è strettamente correlato al diritto alla sopravvivenza individuale e collettiva nonché al diritto all integrità culturale. Se la caccia diviene impraticabile, ad esempio, si scelgono stili di vita alimentari che nel lungo periodo conducono a obesità, diabete ed altre malattie. La petizione menziona altresì la confusione e l alienazione della popolazione dell Artico. Nella petizione si legge anche che i mutamenti climatici trasformano il paesaggio naturale, contribuendo al deterioramento della salute of major sources of traditional subsistence protein. Il paesaggio trasformato dai mutamenti climatici determina la diffusione di nuove specie di animali come le zanzare o i topi, il che comporta un aumento del rischio di nuove infezioni e malattie per gli Inuit. Ad un aumento del diabete sono conseguiti inevitabilmente anche disturbi mentali, tra cui ansia e stress psicologico. La petizione menziona altresì il cancro, le malattie cardiovascolari, allergie e diverse patologie alla pelle.
16 Ostacoli procedurali Sebbene la Commissione Interamericana per i diritti umani facesse valere diversi ostacoli procedurali rispetto alla petizione degli Inuit (come ad esempio che gli Stati Uniti non fossero parte alla Convenzione americana sui diritti umani), uno studio dettagliato sul cambiamento climatico nell Artico denunciava che la regione artica nel suo insieme avesse subito il più grave riscaldamento verificatosi negli ultimi decenni, con temperature annuali mediamente più elevate di due o tre gradi Celsius rispetto a quelle degli anni 50. Questo cambiamento colpisce il ghiaccio della regione, in quanto il ghiaccio marino artico di tarda estate si è assottigliato del 40% in alcune parti e si è ritirato nell area di circa l 8% negli ultimi trent anni. Gli Inuit ritenevano che se gli Stati Uniti non fossero stati giudicati responsabili per le proprie emissioni nei limiti del diritto internazionale dei diritti umani, allora nessun altro Paese sarebbe stato considerato perseguibile sotto il profilo giuridico.
17 La decisione Il 16 novembre 2006 la petizione veniva respinta dalla Commissione senza pregiudizio, a causa dell impossibilità per la stessa di determinare se i diritti umani in questione fossero stati violati. La Commissione tuttavia riteneva che il rifiuto del governo statunitense di limitare le emissioni nazionali di gas a effetto serra costituisse comunque una minaccia per i diritti umani degli Inuit. Nel marzo 2007 la Commissione, pur allontanandosi dalla logica della petizione, teneva un udienza allo scopo di indirizzare la relazione esistente tra il mutamento climatico e i diritti umani, ma la stessa Commissione non ha assunto ulteriori determinazioni.
18 Fonti giuridiche e Rifugiati Alla luce della Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati (firmata a Ginevra il 28 luglio 1951) il rifugiato è colui il quale, temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure per rifugiato può intendersi colui che, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori dal Paese in cui aveva residenza abituale, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra. L espressione sfollato interno (Internally Displaced Person), invece, si riferisce a chi per motivi analoghi è stato costretto alla fuga, permanendo tuttavia all interno del territorio del proprio Paese. Il Manuale sulle procedure e i criteri per determinare la condizione di rifugiato, che è indubbiamente l interpretazione più autorevole della Convenzione per i rifugiati del 1951 e quindi del Protocollo alla Convenzione per i rifugiati del 1967, afferma che non esiste una definizione universalmente accettata di persecuzione e vari tentativi di formulare tale definizione sono stati affrontati con scarso successo. Qualsiasi possibile interpretazione delle fonti internazionali in materia non prende in considerazione la categoria delle migrazioni determinate da ragioni ambientali. Eccezione: Il Primo Protocollo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, adottato nel giugno del 1977 a Ginevra ed entrato in vigore il 7 dicembre 1978, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, considera la protezione ambientale solo nel contesto delle situazioni di guerra (Art. 55 del Protocollo).
19 Rifugiati ambientali Tra i richiedenti asilo che non rientrano nella definizione della Convenzione di Ginevra vi sono anche i rifugiati ambientali, che fuggono dalle catastrofi ambientali a cui l Alto Commissariato offre assistenza primaria per ragioni umanitarie.
20 Definizioni di «Rifugiati ambientali» Lo studioso Norman Myers definisce i rifugiati ambientali come persone che non possono più garantirsi mezzi sicuri di sostentamento nelle loro terre di origine a causa di fattori ambientali di portata inconsueta, in particolare siccità, desertificazione, erosione del suolo, deforestazione, scarsità idrica e cambiamento climatico, come anche disastri naturali quali cicloni, tempeste e alluvioni. Anche l Organizzazione internazionale per la migrazione definisce i rifugiati ambientali come persone o gruppi di persone che, a causa di improvvisi o graduali cambiamenti ambientali idonei a influenzare negativamente le loro condizioni di vita, sono obbligati ad abbandonare le proprie case o scelgono di farlo, temporaneamente o permanentemente, muovendosi all interno del proprio Paese oppure oltrepassando i confini nazionali. Secondo l Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ancora, i rifugiati ambientali sono persone costrette a emigrare per ragioni ambientali, degradazione o scomparsa delle terre dove abitano o per disastri naturali. L Istituto internazionale per l ambiente e lo sviluppo, invece, compara i rifugiati ambientali ai migranti stagionali.
21 «Rifugiati climatici» Conferenza di Nansen sul cambiamento climatico e sul trasferimento delle popolazioni (Norvegia, giugno 2011): si individuano dieci Principi su cambiamento climatico e sfollati transfrontalieri. E ribadito il ruolo: - 1. della società civile, - 2. di processi di integrazione regionale, - 3. della cooperazione internazionale. La Conferenza tenutasi a Ginevra in occasione dell annuale Dialogo Internazionale sulle Migrazioni (2011) promosso dall Organizzazione internazionale per la migrazione e dal titolo «Cambiamenti climatici, degrado ambientale e migrazioni» ha identificato tre aree entro le quali le istituzioni sono chiamate a rafforzare le proprie capacità di gestione con riferimento al rapporto tra cambiamenti climatici e migrazioni. Queste aree riguardano: - 1. la creazione di conoscenza sulla materia e il miglioramento della raccolta dei dati attraverso analisi che studino le relazioni tra i diversi fattori che contraddistinguono le migrazioni, - 2. il consolidamento del quadro giuridico, politico e istituzionale attraverso l armonizzazione e la flessibilità delle normative già esistenti nonché il miglioramento della cooperazione tra i diversi livelli (locale, nazionale e sovranazionale), - 3. lo sviluppo delle capacità tecniche e politiche (comprese quelle di gestione e prevenzione).
22 Stime - Myers stima circa duecento milioni di migranti del clima al 2050; - il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) valuta che soltanto in Africa il numero di rifugiati climatici dovrebbe attestarsi a cinquanta milioni entro il 2060; - Graeme Pearman, invece, prevede che ad un aumento di due gradi della temperatura ben cento milioni di persone saranno esposte entro il 2100 ad un serio rischio di inondazione delle coste; - Gli abitanti di Kivalina sono i prossimi «rifugiati climatici».
23 Reinsediamento La rilocazione (o reinsediamento pianificato) rappresenta una soluzione di ultima istanza che deve essere attuata su base volontaria (cioè le persone nelle comunità individuate devono essere libere di rifiutare la partecipazione ai programmi) sulla base di un attenta pianificazione. Serve un accurata valutazione della situazione socioeconomica, demografica e ambientale, le consultazioni con le comunità locali e le autorità nazionali, nonché proficui sistemi di assistenza.
24 Limiti del Reinsediamento Molti degli sfollati venutisi a determinare successivamente alle inondazioni verificatesi nella zona del fiume Zambesi dovevano tornare temporaneamente nelle loro case, coltivando i rispettivi campi, poiché era l unico modo per sostenersi. Si pensi che diversi migranti furono trasferiti in Mozambico e collocati in zone aride in cui gravava una condizione di seria siccità.
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