STUDIO DI MODELLI GESTIONALI PER IL POTENZIAMENTO DELLA FILIERA DEL SETTORE DELLA PESCA NELLA PROVINCIA DI CAGLIARI

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1 STUDIO DI MODELLI GESTIONALI PER IL POTENZIAMENTO DELLA FILIERA DEL SETTORE DELLA PESCA NELLA PROVINCIA DI CAGLIARI Coordinatore Collaboratori Dr. Salvatore Sini Dr. Roberta Kappler Dr. Claudia Wendelin Dr. Anna Lisa Sini

2 Da circa un decennio, la pesca in Europa subisce una forte crisi. Dal punto di vista economico questa è dovuta all incessante aumento dei costi di produzione e al progressivo diminuire della materia prima. Il continuo rincaro del prezzo del gasolio, che sembra non avere limiti invalicabili, aggrava una situazione ormai non più sostenibile. Da un punto di vista sociale, invece, il mancato rinnovamento tra gli operatori, con conseguente mancanza di cambio generazionale tra i pescatori, porta ad un progressivo abbandono del settore per limiti di età, al quale non segue l ingresso di giovani. I motivi di questi disagi sono molteplici e in Sardegna il fenomeno è molto sentito. Uno dei primi riflessi è sicuramente la difficoltà degli operatori ad accettare nuove regole che possano, in qualche modo, limitare l autonomia che è tipica della professione del pescatore. Accettare, quindi, di dover sottostare a degli orari per sbarcare il prodotto o per uscire a pescare, contrasta con delle abitudini ormai radicate da secoli. E quindi necessario, in considerazione del fatto che queste limitazioni e regole sono, non solo imposte dalla Comunità europea, ma sono vincolanti per accedere ai finanziamenti, aiutare gli operatori a comprendere l importanza dei nuovi modi di gestione della pesca e a capire come adattarli alle proprie abitudini senza innestare meccanismi di sconvolgimento o, peggio ancora, di totale rifiuto delle regole. L esigenza di puntare sui distretti di pesca, ovvero su nuove suddivisioni della fascia costiera, è coerente con i nuovi principi di gestione introdotti dal Fondo Europeo per la Pesca e dalla legge regionale n. 3 del 2006 che ha recepito puntualmente questi nuovi orientamenti. Per modernizzare e rilanciare il settore, occorre, oggi, uscire dalla semplice articolazione geografica, dal concetto del fai da te, ma è necessario individuare un organismo al quale affidare il compito di elaborare e attuare un piano di gestione in grado di riportare lo sfruttamento della risorsa in equilibrio e, soprattutto, una crescita del reddito degli operatori. In quest ottica, si inserisce la ricerca, finanziata dalla Camera di Commercio della Provincia di Cagliari e realizzata dalla Lega pesca Sardegna, che ha avuto come obiettivo quello di analizzare i nuovi strumenti giuridici a disposizione del settore e come questi possano essere adattati alla nostra realtà. La ricerca ha avuto come dimensione geografica di riferimento la fascia costiera della ex provincia di Cagliari e propone un modello di gestione dimensionato sui nuovi distretti di pesca. Nel far questo ci siamo ispirati al modello spagnolo, le cofradias, in quanto in questi organismi si coniugano le esigenze di fondo: regole eco compatibili di prelievo condivise e gestione unitaria della filiera. Naturalmente, nell adattare questo modello alla nostra realtà, non potevamo non proporre, per esaltare la partecipazione e la democrazia, un modello consortile nel quale la compagine sociale sia costituita dagli armatori. La presente ricerca vuole essere un contributo costruttivo ma anche uno stimolo di riflessione per gli operatori che saranno, poi, i veri protagonisti di questo grande cambiamento per un concreto rilancio della pesca e dei suoi mestieri. Dott. Giancarlo Deidda Presidente Camera Commercio di Cagliari Mariano Mocci Resp. Regionale Legapesca

3 INDICE PREMESSA...3 CAPITOLO ) INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E STRUTTURE DI SUPPORTO ) INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ) LE ZONE UMIDE...8 2) INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO DELLA PESCA IN SARDEGNA ) QUADRO NORMATIVO DELLA REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA IN SARDEGNA: CENNI ) CARATTERISTICHE DEGLI APPRODI ) LE INFRASTRUTTURE E I PUNTI DI SBARCO ) PUNTI DI SBARCO NON CONVENZIONALI...51 CAPITOLO ) LA FILIERA DELLA PESCA ) PREMESSA ) IL CICLO PRODUTTIVO ) LE ATTIVITÀ DI PESCA: I MESTIERI ) PESCA COSTIERA LOCALE (PICCOLA PESCA) ) PESCA COSTIERA RAVVICINATA (PICCOLO STRASCICO) ) TONNARA ) PESCA LAGUNARE (VAGANTIVA; RACCOLTA; ALLEVAMENTO) ) PESCA SUBACQUEA PROFESSIONALE: RACCOLTA DEI RICCI DI MARE ) TRATTAMENTO DEL PESCATO ) SBARCO TRASPORTO E COMMERCIALIZZAZIONE ) DALLA BANCHINA AL BANCO DI VENDITA. L ORGANIZZAZIONE DELLA CATENA DI COMMERCIALIZZAZIONE IN SARDEGNA...82 CAPITOLO ) LE IMPRESE: I RISULTATI DELL INDAGINE ) LE IMPRESE: IL CAMPIONE DELL INDAGINE ) LE IMPRESE CENSITE: ) INDIVIDUAZIONE PUNTI DI CONFLITTUALITÀ TRA DIVERSI SISTEMI DI PESCA E TRA PESCA E ALTRE ATTIVITÀ CAPITOLO ) ANALISI S.W.O.T E CONCLUSIONI ) ANALISI DIAGNOSTICA RELATIVA AI PUNTI DI SBARCO ) ANALISI DIAGNOSTICA RELATIVA ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DEL PRODOTTO ) CONCLUSIONI CAPITOLO ) PREMESSA ) IL FONDO EUROPEO PER LAPESCA (FEP) ) GLI ASSI DI INTERVENTO ) L ASSE PRIORITARIO 1. ADEGUAMENTO DELLA FLOTTA DA PESCA COMUNITARIA (artt ) ) I PIANI NAZIONALI ) LE COMPENSAZIONI SOCIOECONOMICHE ) L ASSE PRIORITARIO 2 ACQUICOLTURA, PESCA IN ACQUE INTERNE, TRASFORMAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE (artt ) ) ACQUACOLTURA ) TRASFORMAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE ) L ASSE PRIORITARIO 3. MISURE DI INTERESSE COMUNE (artt )

4 3.4) L ASSE PRIORITARIO 4. SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE ZONE DI PESCA (artt ) ) L ASSE PRIORITARIO 5. ASSISTENZA TECNICA (art. 46) CAPITOLO ) IL MODELLO SPAGNOLO: LE COFRADÍAS DE PESCA CAPITOLO ) LA PROPOSTA DI MODELLO DI GESTIONE PER I DISTRETTI DELLA EX PROVINCIA DI CAGLIARI

5 PREMESSA Pur profondamente radicata nella tradizione, la dimensione sociale nel settore della pesca ha subito negli ultimi decenni una profonda evoluzione. La realtà lavorativa della pesca nelle sue diverse aree occupazionali (pesca strascico, attrezzi da posta, allevamento e vagantiva) ha subito profondi e rapidi mutamenti, in parte però ancora scarsamente percepiti, con il rischio che la rappresentazione del lavoro nel mondo della pesca rimanga ancorata a pregiudizi e stereotipi, se non al romantico prevalere di modelli letterari come quelli resi immortali da Hemingway o dai verghiani malavoglia. E senz altro vero che sino a cinquant anni fa la professione si inseriva nell ambito di una tradizione quasi esclusivamente familiare e svolgere il mestiere del pescatore significava appartenere ad una comunità spesso chiusa ed isolata. Ma con la modernizzazione della flotta peschereccia e l adozione di attrezzature e tecnologie di bordo moderne, avvenuta a partire dal secondo dopoguerra, il mestiere, le tecniche, gli strumenti, dopo essersi mantenuti pressoché invariati per secoli, hanno conosciuto una rapida trasformazione. Dall introduzione dei divergenti, negli anni 50, al primo utilizzo delle reti volanti per la pesca del pesce azzurro, dei sistemi di refrigerazione del pescato negli anni 60, fino all introduzione delle più sofisticate tecnologie elettroniche o informatiche, a partire dagli anni 70 (radio, radar, gps, cartografia digitale, ecoscandaglio) la professione si è arricchita di nuove competenze, acquisendo caratteri di forte complessità e innovazione tecnologica. Anche se le tecnologie hanno sicuramente migliorato le condizioni di lavoro, la professione del pescatore rimane innegabilmente contraddistinta da una serie di oggettive difficoltà, come la scarsa qualità del riposo, durata variabile dell orario di lavoro, intemperie atmosferiche, rumori, incidenti di bordo, etc. Dal punto di vista della sicurezza si tratta ancora di un settore professionale ancora estremamente pericoloso e ad alto rischio: secondo le stime dell organizzazione internazionale del lavoro, ogni anno nel mondo perdono la vita circa pescatori, prevalentemente nei paesi in via di sviluppo 1. Pur a fronte dei numerosi passi in avanti raggiunti nel sistema delle tutele sociali, regolate dal contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale imbarcato introdotto nei primi anni 80, il lavoro nel settore della pesca mantiene forti caratteri di peculiarità, tanto da rimanere escluso, insieme ad altri settori, come ad esempio i trasporti, anche dalla applicazione della Direttiva sull orario di lavoro (93/104/CE), in ragione delle molteplici forme di organizzazione dell attività legate più spesso ai diversi usi e consuetudini locali. 1 L impresa cooperativa di pesca nel sistema alimentare europeo - XI Congresso Nazionale Roma ¾ dicembre

6 Condizioni di lavoro particolarmente usuranti, insieme alla scarsa considerazione sociale del comparto, hanno reso il lavoro di bordo poco attraente, portando negli ultimi decenni al progressivo abbandono dell attività da parte dei giovani. Per sopperire alla mancanza di manodopera è stato sempre più frequente il ricorso a lavoratori specializzati stranieri, impiegati soprattutto nella flotta a strascico di medie e grandi dimensioni. Questo quadro sociale e storico non può non avere ripercussioni sui modelli di impresa utilizzati dagli operatori della pesca. Nonostante dagli anni 50 il settore abbia visto nascere e sviluppare molte imprese cooperative, l impresa individuale è ancora molto presente mentre è pressoché assente, o irrilevante, qualsiasi altra forma societaria. Nell impresa cooperativa il pescatore più che momenti di aggregazione e condivisione, tipici della struttura cooperativa, ritrova un utilità burocratica di snellimento gestionale delle attività amministrative richieste dalle leggi. Questo perché l indole prevalentemente solitaria, insita nell attività del pescatore, lo porterebbe a lavorare da solo, in base ai suoi orari e ritmi. Questi elementi risulteranno sicuramente delle criticità nel momento in cui, dovendo sottostare a delle regole collettive per la gestione dei distretti di pesca, gli operatori si vedranno privati di parte dell autonomia gestionale che caratterizza storicamente la loro attività. 4

7 CAPITOLO 1 1) INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E STRUTTURE DI SUPPORTO 1.1) INQUADRAMENTO GEOGRAFICO L area geografica oggetto dell indagine coincide con la fascia costiera della ex provincia di Cagliari ed è delimitata, nella costa orientale, dal Comune di Villaputzu, e nella costa occidentale dal Comune di Buggerru, comprendendo anche le isole di Sant Antioco e San Pietro. I comuni interessati dall attività di pesca, sia marittima che lagunare, sono 25: Cagliari, Quartu Sant Elena, Maracalagonis, Sinnai, Villasimius, Muravera, Castiadas e Villaputzu per la costa orientale; Capoterra, Sarroch, Villa san Pietro, Pula, Domus de Maria, Teulada, Sant Anna Arresi, Masainsa, Giba, Masainas, Sant Antioco, San Giovanni Suergiu, Calasetta, Carloforte, Portoscuso, Iglesias, Gonnesa e Bugerru nella costa occidentale. L area è caratterizzata, oltre che dalla fascia costiera marina, dalla presenza di diversi stagni utilizzati per finalità di pesca e gestiti da imprese o consorzi. Il territorio della ex provincia di Cagliari occupa tutta la parte meridionale dell'isola; lungo il litorale, verso est, il suo territorio giunge fino al promontorio della Torre di Murtàs, mentre a ovest si chiude sul Golfo di Oristano con Capo Frasca e con il Piano di Santadi, una base della Nato e quindi inaccessibile. Scendendo verso sud, proprio a partire da questo promontorio, il litorale è per lo più impervio anche se interrotto qua e là da ampie spiagge, fino a giungere alla Costa Verde che termina con le dune sabbiose della zona di Piscinas. Scendendo verso sud la costa si fa aspra: alte falesie, a partire da Capo Pecora, nascondono poche baie come quella di Cala Domestica o di Portixeddu, mentre i calcari metalliferi del Golfo di Gonnesa, a partire dal Pan di Zucchero, ospitano antichi centri minerari che si stanno oggi convertendo al turismo. Superato Capo Altano, in prossimità della costa, sorgono le isole di San Pietro e Sant'Antioco con le alte coste di trachite rosa e grigia, delle due, S. Pietro è realmente un'isola, mentre S. Antioco è collegata alla terra ferma da un basso ponte adiacente l'omonimo porto di Ponte Romano. Le due isole creano un ampio tratto di mare estremamente protetto e con bassi fondali. In particolare la zona tra la terraferma e S. Antioco con un canale navigabile segnalato da paline, diviene a carattere lacustre. Il sopra citato ponte è stato aperto di recente 5

8 creando sfogo e rinnovo delle acque interne. Notevole è il traffico marittimo di traghetti tra Calasetta, Carloforte e Portoscuso. Nelle adiacenze di Portovesme vi è una struttura industriale che sottolinea pesantemente la propria presenza. Capo Sandalo rappresenta l'estremità Ovest dell'isola di S.Pietro. Il Golfo di Palmas si presenta con rilievi frastagliati e alternati a coste paludose, sabbiose e poi nuovamente di roccia e rilievi. Nella parte più interna spiccano le Saline circondate da zone acquitrinose e vegetazione di palude. Ad Est si evidenzia Punta Menga, con una costruzione sulla sommità. Più a Sud, dopo Porto Pino, inizia la zona militare. Capo Teulada rappresenta l'estremità più a Sud della Sardegna. La costa è rocciosa ed entra verticalmente nelle acque. Superato Capo Teulada inizia la Costa del Sud ricca di spiagge. Il Capo Spartivento, costituito di roccia alta e scoscesa. Il Capo di Pula ha poco al largo l'isolotto Coltellazzo roccioso ed alto circa 34 m. Capo S.Elia, dal largo simile a un'isola e dal quale conviene passare discosti per i numerosi scogli, si protende nella parte più interna del Golfo e scandisce la costa nella parte ovest con la città, il Porto di Cagliari, le saline, gli scali industriali di Sarroch e ad est con il porticciolo di Poetto, Marina di Capitana e la costa rocciosa di Capo Boi e Capo Carbonara. Nella zona di Sarroch sono ben visibili, lungo la costa, gli impianti di raffineria con grandi serbatoi. Capo Carbonara rappresenta l'estremo SE della Sardegna. Il leggero declivio del terreno ha creato secche, scogli e le note due Isole dei Cavoli e Serpentara. Sempre rocciosa ma pianeggiante è la stretta Isola Serpentara le cui coste verso terra decliviano dolcemente. A nord dell'isola si trovano tre isolotti minori. Poco all'interno spicca e domina il capo, il Monte Ferru con un'altezza di 300 m e con sopra una torre. Capo Ferrato degrada fino a 33 m. Poco prima di Punta Tramalzu offre riparo Porto Corallo. Poco a nord di Capo S. Lorenzo, spicca la piccola isola di Quirra, in realtà un grosso scoglio circondato da altri più piccoli. La costa di fronte all'isola è zona militare. Le coste sono bagnate da ovest verso est dal Mare di Sardegna, dal Canale di Sardegna e dal Tirreno Meridionale per una lunghezza complessiva di circa 350 km compresi i peripli delle isole di San Pietro e Sant Antioco. 6

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10 1.2) LE ZONE UMIDE Una trattazione a parte meritano le zone umide presenti nell ambito geografico oggetto dell indagine e utilizzate per finalità di pesca. Stagno di Santa Gilla Si trova all estremità meridionale del Campidano, a nordovest del capoluogo, nel territorio di Cagliari, Assemini, Elmas e Capoterra. La laguna comunica con il mare attraverso una bocca larga circa 150 m e profonda 3 m. I principali immissari sono il Flumini Mannu e il Cixerri che sfociano nel parte nord. Rappresenta, con oltre 3500 ha di superficie, una dei più estesi sistemi umidi costieri della Sardegna. Oltre all attività di pesca nella laguna si svolgono anche attività di educazione ambientale. L area lagunare di Cagliari, Santa Gilla, è senz altro una delle più importanti della provincia. Questa, si presenta come una vasto bacino retrocostiero di forma approssimativamente deltoide, situato tra i monti di Capoterra, a occidente e i rilievi su cui sorge la città di Cagliari, ad oriente. Il limite meridionale è costituito da un cordone litoraneo bordato da una spiaggia derivata dalla tendenza regolarizzatrice del moto ondoso, che ha distribuito i sedimenti rispettivamente a SE e a SW del bacino lagunare. Non risulta invece nettamente demarcato il margine verso terraferma della laguna (N-NW), in quanto le aree palustri si raccordano alla Pianura del Campidano in maniera molto graduale. Il collegamento con le acque costiere è assicurato dalla presenza di bocche lagunari aperte o attive di cui la principale, naturale anche se rimodellata, è posta in corrispondenza del Ponte della Scafa ed è costantemente pervia, nonostante la conformazione dei fondali prospicienti indichi una tendenza all accumulo di sedimenti. Degno di nota è il canale artificiale che si apre nel settore settentrionale del portocanale il quale, consentendo l immissione di acqua marina nella parte alta della laguna presso le saline, può essere considerato, insieme con la bocca naturale della Scafa, di fondamentale importanza per l interscambio idrico mare-laguna. La superficie umida complessiva è stimata circa ettari e il solo specchio acqueo della laguna di Santa Gilla circa ettari. 8

11 La laguna di Santa Gilla può essere approssimativamente divisa in laguna aperta, dalla bocca lagunare del Ponte della Scafa sino alle foci dei fiumi Cixerri e Mannu, e laguna chiusa adibita a salina e compresa tra le zone di Macchiareddu, Sa Illetta e foce del Rio Santa Lucia. Si precisa che seppure i bacini di prima evaporazione, in prossimità delle Peschiere, e i bacini salanti, siti nella zona di Macchiareddu, vengono prosciugati periodicamente gli specchi d acqua del bacino evaporante e del bacino di riserva invernale vengono lasciati costantemente allagati. Lo scambio idrico tra acque marine e lagunari avviene in senso alternato: acqua marina penetra e si distribuisce nella laguna (flusso) per poi rifluire in senso contrario lungo le stesse vie (riflusso) quando le condizioni di gradiente idraulico si invertono. Lo scambio idrico è condizionato dall alternanza di alte e basse maree, dalle variazioni di portata idrica degli immissari in laguna e dalle pressioni esercitate dai venti sulle bocche a mare e sugli stessi specchi d acqua, infatti i venti provenienti dai quadranti settentrionali favoriscono il riflusso, quelli provenienti dai quadranti meridionali lo ostacolano. Lo Stagno di Capoterra, sito nel settore sud-occidentale è separato dallo Stagno di Cagliari dalla strada del Consorzio Industriale e dalla S.P. 195, ha una estensione di circa 7 Ha, è circondato da terreni oggetto di sperimentazione agraria sin dall 800 ed è alimentato dal Rio di Santa Lucia, che, collettore terminale di un vasto bacino imbrifero, è stato canalizzato per garantire la salvaguardia dell abitato e delle campagne di Capoterra, nonché del settore più occidentale delle saline. La comunicazione con il mare è garantita dalla presenza delle bocche a mare di Maramura e Ponte Nuovo. Particolare attenzione, ai fini del mantenimento dell estensione dello specchio acqueo, merita la tendenza all interramento progressivo della superficie lagunare, in prossimità delle foci dei fiumi Cixerri e Mannu nel settore nord-occidentale e del Rio Santa Lucia nel settore sud-occidentale, i cui carichi sedimentari di tipo limo-argillo-sabbiosi determinano il progressivo interrimento di vaste superfici stagnali. Lo stagno è affidato alla gestione della cooperativa Su Castiau. 9

12 Stagno di Sant Efisio E di proprietà demaniale e si trova nel comune di Pula, a fianco alla zona archeologica. E in concessione alla Cooperativa Ittica Nora. Oltre alla pesca lagunare è presente un centro di turismo ambientale che offre diverse attività didattiche (acquari, vasche per lo studio del benthos, ricovero per tartarughe marine, ecc.). Laguna di Boi Cerbus La laguna del Boi Cerbus è una profonda insenatura del territorio di Portoscuso, delimitata dalla penisola punta de s aliga e da uno sbarramento artificiale, circondata da terreni incolti di proprietà demaniale. Lo stagno era interessato da scarichi industriali e ancora oggi presenta notevoli problemi ambientali. L'area confina con il bacino dei fanghi rossi che costituiscono i residui di lavorazione della bauxite. La laguna è in concessione alla cooperativa pescatori Boi Cerbus. Stagno Cirdu E un piccolo stagno di proprietà demaniale, nel territorio dei Comuni di Calasetta e Sant Antioco. E in concessione alla cooperativa pescatori La Sulcitana. Lo stagno comunica con il mare attraverso due canali. L'allevamento tipico della peschiera naturale si completa con l'attività nel settore di acquacoltura sostenuta da un moderno impianto di avannotteria di specie autoctone di pregio. Lo stagno offre inoltre un centro di turismo ittico per la pesca sportiva. Stagno di Porto Pino Il complesso di Porto Pino si trova nel territorio del Comune di Teulada e Sant Anna Arresi ed è costituito da tre bacini posti in serie: La Spiaggia, Is Brebeis e Maestrale. Il complesso di Porto Pino è in concessione alla Cooperativa Pescatori S. Giuseppe di Teulada. Il canale, la foce naturale del complesso degli stagni, è da sempre usato per l'ormeggio delle barche da pesca e, da vari decenni, dai diportisti. Sfocia protetto da un molo frangiflutti (il "primo molo") ma tende ad interrarsi spesso, rendendo necessaria una decennale manutenzione (dragaggio) per dargli un fondale accettabile. Dal 2004 è 10

13 oggetto di una grande opera di riqualificazione, che ha portato al completo banchinamento delle rive e alla costruzione di un ponte pedonale. L'acqua viene pompata attivamente da un idrovora che la aspira dal canale. Gli stagni fungono anche da primo bacino per la salina di stato di Sant'Antioco, verso cui l'acqua viene pompata da condotte sotterranee. Il ricambio delle acque è regolato dalla Saline di Stato. Stagno di Malfatano E di proprietà demaniale e si trova nel Comune di Domus de Maria da cui dista circa 13 km. Si tratta di una piccola insenatura separata dal mare da una rudimentale scogliera di pietra, in diversi parti sommersa. Come meglio descritto più avanti, funge da approdo per alcune barche della piccola pesca della zona. E gestito dalla cooperativa Spirito Santo Stagni del Sarrabus Nel territorio del Sarrabus si trovano i seguenti stagni: Notteri, Colostrai e Feraxi, lo stagno di San Giovanni, lo stagno delle Saline e quello di Piscina Rei. Nel territorio di Muravera si trovano gli stagni di Colostrai e di Feraxi, inseriti nella pianura costiera di San Priamo in una pineta che prosegue fino a Torre delle Saline. L apporto di acqua dolce proviene dal rio Picocca e dal rio Corr e Pruna. Lo stagno di Colostrai è di proprietà privata, la concessione di pesca è affidata alla Cooperativa Pescatori S. Giovanni, la quale ha in concessione anche lo stagno di S. Giovanni. Gli stagni di Colostrai e di Feraxi sono collegati tra di loro e sono stati classificati come Oasi Permanente di Protezione Faunistica. Lo stagno di Feraxi è in concessione alla Cooperativa Pescatori Feraxi. Risalendo la costa orientale, si trova la Foce del Flumendosa, con l'attiguo stagno di San Giovanni, nella località di Marina di San Giovanni di Muravera. 11

14 2) INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO DELLA PESCA IN SARDEGNA Ai fini del presente lavoro, si rende opportuno un breve cenno sull attività della pesca professionale da un punto di vista amministravo. La Sardegna, da marzo del 2006 (G.U ), è suddivisa in cinque compartimenti marittimi a ognuno dei quali corrisponde una sua Capitaneria di Porto come evidenziato nella successiva Tab. 1. Cagliari Olbia La Maddalena Porto Torres Oristano Tabella 1: Capitanerie di Porto della Sardegna CAPITANERIE Ognuna delle cinque Capitanerie è a sua volta suddivisa in Uffici Circondariali Marittimi, Uffici Marittimi Locali e Delegazioni di Spiaggia noti anche con le seguenti sigle abbreviate di : o Comparare ufficio compartimentale marittimo o Circomare ufficio circondariale marittimo o Locamare ufficio locale marittimo o Delemare ufficio delegazione di spiaggia Gli uffici circondariali marittimi operano in un settore della costa ben definito dai Limiti Territoriali i cui confini sono riassunti nella Tab.2. 12

15 Tabella 2: Circoscrizioni territoriali - Fonte G.U Serie Generale n.61 CAPITANERIE DI PORTO UFFICI CIRCONDARIALI MARITTIMI LIMITI TERRITORIALI DEI CIRCONDARI UFFICI MARITTIMI LOCALI DELEGAZIONI DI SPIAGGIA CARLOFORTE Isola di San Pietro e isolotti vicinori PORTOSCUSO Da Capo Pecora incluso a Punta Trettu esclusa CAGLIARI SANT ANTIOCO CAGLIARI Da Punta Trettu inclusa a Capo Teulada escluso compresa isola di Sant Antioco e isolotti vicinori Da Capo Teulada incluso a Capo Ferrato escluso Calasetta Porto Budello ARBATAX Da Capo Ferrato incluso a Capo Monte Santo incluso Porto Corallo (Villaputzu) OLBIA Da Capo Monte Santo escluso a Capo Bados escluso Siniscola Cala Gonone Orosei OLBIA GOLFO ARANCI Da Capo Bados incluso a Capo Ferro incluso LA MADDALENA PORTO TORRES LA MADDALENA PORTO TORRES Da Capo Ferro escluso compresa l Isola di La Maddalena e isole adiacenti, fino all estremità nord inclusa della Spiaggia di Rena Majore Dall estremità nord esclusa la Spiaggia di Rena Majore fino a Capo Falcone escluso compresa l Isola dell Asinara Palau Castelsardo Santa Teresa Stintino ALGHERO Da Capo Falcone incluso a Porto Tangone incluso Bosa Marina ORISTANO BOSA ORISTANO Da Porto Tangone escluso a Torre di Pittinuri esclusa Da Torre di Pittinuri inclusa a Capo Pecora escluso Marceddì Ogni capitaneria e ufficio minore è contraddistinto da una sigla ed un numero che vanno poi a contraddistinguere il cosiddetto numero di matricola dell imbarcazione iscritta in quel determinato compartimento od ufficio specifico di appartenenza. La sigla 01OL è omessa poiché rappresentava la località dell isola La Maddalena quando ancora faceva parte della Capitaneria di Olbia così pure la sigla 03 CA che 13

16 apparteneva a Oristano quando ancora ufficio circondariale marittimo, prima, quindi, dell elevazione a Capitaneria di Porto avvenuta come detto nel marzo Tabella 3: Sigle e località utilizzate per immatricolare le imbarcazioni SIGLA LOCALITA 00 CA CAGLIARI 01 CA Carloforte 02 CA Sant Antioco 04 CA Portoscuso 05 CA Arbatax 00 OL OLBIA 02 OL Calagonone 03 OL Siniscola 04 OL Golfo Aranci 00 LM LA MADDALENA 01 LM S. Teresa di Gallura 02 LM Palau 00 PT PORTO TORRES 01 PT Alghero 02 PT Castelsardo 00 OS ORISTANO 01OS Bosa Ai fini di una migliore visione temporale del settore è importante rimarcare che la Capitaneria di Oristano (anno 2006) è una nuova istituzione nel panorama giurisdizionale litoraneo e come tale, la sua introduzione ha di fatto modificato le abitudini di pesca della flotta della Sardegna: quando i compartimenti erano all origine solo tre, si poteva pescare in tutto il perimetro costiero sardo, oggi invece, almeno due compartimenti rimangono sempre esclusi. Questa nuova realtà vincola e limita l attività delle barche da pesca sul territorio incidendo anche sul prelievo delle risorse. 14

17 3) QUADRO NORMATIVO DELLA REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA IN SARDEGNA: CENNI La Regione Sardegna, come noto, ha competenza primaria in materia di pesca come sancito all art. 3 dello Statuto regionale. Tale competenza ha carattere pieno ed esclusivo con i limiti dati dalle disposizioni costituzionali, dai principi dell ordinamento giuridico dello stato e nel rispetto degli obblighi internazionali e comunitari. Il D.P.R. 24 novembre 1965 n. 1627, Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna in materia di pesca e saline sul demanio marittimo e nel mare territoriale, ha trasferito all Amministrazione regionale della Sardegna le funzioni amministrative relativamente al demanio marittimo ed al mare territoriale, con particolare riguardo alla regolamentazione della pesca, le concessioni e l attività di sorveglianza. Sono state altresì trasferite alla Regione le attribuzioni relative alla pesca nelle acque interne, ancorché pertinenti al demanio marittimo con le norme contenute nell art. 6 del DPR 327/50 e nell art. 1 del DPR 669/72. In tal senso sono stati numerosi gli atti legislativi che, a livello regionale, hanno regolamentato la materia della pesca e dell acquacoltura a partire dalla L.R. 28 novembre 1950 n. 65 Provvidenze a favore della piccola industria cantieristica e peschereccia che dettava gli indirizzi per la concessione di contributi al settore. La L.R. 7 marzo 1956 n. 37 Disposizioni relative all esercizio di funzioni in materia di pesca precisava quali funzioni amministrative venivano attribuite alla regione sarda. Oltre a ciò la normativa regionale si è occupata di regolare il regime giuridico delle autorizzazioni per l esercizio delle attività. In particolare la L.R. n. 39 del 2 marzo 1956 Norme per l abolizione dei diritti esclusivi perpetui di pesca e per disciplinare l esercizio della pesca in Sardegna abolì tutti i diritti esclusivi di pesca sostituendoli con un regime di concessioni temporanee (non più di 29 anni) attribuibili, di preferenza, alle cooperative di pescatori. Per dare più forza e contenuto, anche scientifico, agli interventi normativi, con la L.R. 5 luglio 1963 n 14 si istituisce il Comitato tecnico consultivo regionale per la pesca con compiti di consulenza e di autonoma proposta verso gli organi regionali. Dopo tutta questa serie di interventi, sostanzialmente di tipo economico e settoriale, a partire dalla fine degli anni 70 si è cominciato a considerare la pesca anche in termini di tutela ambientale, gestione delle risorse etc. 15

18 Di tutte le normative in questo campo si ricordano le principali: - D.P.G.R. n. 4/78 che fissa per la pesca dell aragosta limiti nelle dimensioni e nei tempi di esercizio; - L.R. n. 59/79 e n. 23/89, riguardanti la regolamentazione della pesca del corallo; - D.P.G.R. n. 162 e n. 163 del 1986 che disciplinano il primo la pesca a strascico nel mare di giurisdizione dei compartimenti marittimi della Sardegna, il secondo l esercizio della pesca con i bertovelli. Sulla base di queste vi sono, infine, numerosi decreti assessoriali che regolamentano diversi aspetti dell attività, entrando nel merito di tempi, aree di pesca, taglie minime etc. Si ricorda a tale proposito il D.A.D.A. 10 maggio 1995 n. 412 Disciplina dell attività di pesca; dimensioni dei pesci, molluschi e crostacei; disciplina della pesca del novellame, pesca del bianchetto e del rossetto e i diversi atti amministrativi che annualmente regolamentano in termini di permessi e autorizzazioni, periodi, aree, attrezzi, taglie minime etc. la pesca del corallo, la raccolta dei ricci e la pesca del novellame da consumo o da allevamento. Per quanto riguarda le disposizioni in materia di pesca e alla gestione generale, dopo vari anni di gestazione è stata emanata la L.R. 14 aprile 2006, n. 3 che disciplina, sebbene ad integrazione della L.R. 37/56 e in via transitoria, le funzioni amministrative di competenza della Regione in materia di pesca e acquacoltura in acque marine, salmastre e dolci, ivi comprese la mitilicoltura e la molluschicoltura. All art. 3 detta le linee per l adozione del Piano regionale triennale della pesca e dell acquacoltura. Il Piano viene suddiviso in diverse parti che prendono in considerazione: lo stato del settore pesca e acquacoltura in Sardegna; gli obiettivi del comparto; indicazione economica delle risorse del bilancio e la ripartizione tra i diversi settori d intervento. Lo stesso articolo elenca gli obiettivi di cui il Piano deve tenere conto: a) perseguire la durabilità delle risorse ittiche per le generazioni presenti e future e la tutela della biodiversità; b) perseguire lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione della produzione della pesca, dell acquacoltura e delle attività connesse, così come definite dalle pertinenti leggi, anche attraverso la promozione dei piani di gestione delle risorse ittiche e dei 16

19 programmi di sviluppo dell acquacoltura, sentite le associazioni, le organizzazioni di produttori e i consorzi riconosciuti in conformità con le norme comunitarie; c) sviluppare le opportunità occupazionali, il ricambio generazionale delle attività economiche e delle tutele sociali anche attraverso l incentivazione della multifunzionalità, la promozione della cooperazione, dell associazionismo e delle iniziative in favore dei lavoratori dipendenti; d) tutelare il consumatore in termini di rintracciabilità dei prodotti ittici, valorizzazione della qualità della produzione nazionale e della trasparenza informativa; e) razionalizzare e riqualificare il mercato interno; f) sviluppare la ricerca scientifica applicata alla pesca e all acquacoltura secondo i principi della programmazione nazionale della ricerca; g) semplificare le procedure amministrative relative ai rapporti tra imprese ittiche e pubbliche amministrazioni, anche attraverso l istituzione di organismi per lo svolgimento di servizi al comparto; h) promuovere l aggiornamento professionale e la divulgazione dei fabbisogni formativi del settore della pesca e dell acquacoltura ed i conseguenti interventi di formazione continua e permanente. La stessa legge all art. 5, nella parte relativa alle misure gestionali, introduce la definizione dei distretti di pesca e ne detta le regole per la loro istituzione. Le finalità sono descritte nel primo comma e sono sostanzialmente legate allo sfruttamento sostenibile delle risorse e al contenimento dell impatto della pesca sulla conservazione degli ecosistemi marini. Al comma 2 dello stesso art. 5 si prevede che la suddivisione del litorale e delle acque territoriali antistanti il territorio della Sardegna in distretti di pesca venga definita sulla base di dati scientifici su sforzo di pesca in essere e consistenza delle risorse. Tale suddivisione deve essere volta: a) all ottimale utilizzazione delle risorse attraverso la razionalizzazione dello sforzo di pesca esercitato dalle imprese di pesca iscritte nei compartimenti marittimi della Sardegna; b) alla razionale utilizzazione degli spazi disponibili a terra per le attività di pesca e acquacoltura; 17

20 c) all eliminazione preventiva di usi conflittuali del mare e del litorale della Sardegna. Il comma 4, infine, determina che la gestione dei distretti di pesca è disciplinata dall Assessore competente, sentito il parere del Comitato tecnico consultivo della pesca, ma dice anche che la stessa gestione può essere affidata a organismi di gestione costituiti fra imprese di pesca e loro associazioni. Rilevante, sempre per quanto attiene le misure gestionali, anche l art. 6 inerente Interventi per la protezione e la gestione delle risorse acquatiche. Si tratta delle linee per l adozione e la gestione del Piano triennale di protezione delle risorse acquatiche per gli anni attraverso l adozione di misure volte a migliorare la sostenibilità della pesca marittima anche mediante interruzioni tecniche dell attività di pesca, limitazione delle catture, limitazione del numero e del tipo dei pescherecci autorizzati ad operare, prescrizioni tecniche sugli attrezzi da pesca, sulle zone di divieto e sulla protezione delle zone nursery. Successivamente a tale legge è stato emanato il decreto assessoriale n. 4 del 15 maggio 2007 Definizione e delimitazione territoriale dei distretti di pesca. L art. 1 del suddetto decreto definisce meglio il Distretto di pesca e acquacoltura con la seguente dicitura: area marino-costiera con caratteristiche il più possibile omogenee dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, individuata al fine di perseguire lo sfruttamento sostenibile delle risorse, contenere l impatto della pesca sugli ecosistemi marini e permettere l attivazione di regole di gestione specifiche e concordate, nonché consentire l attiva partecipazione degli operatori alla programmazione delle attività. L art. 2 suddivide il litorale e le acque marine territoriali antistanti il territorio della Sardegna per la parte soggetta alla giurisdizione della Regione, in cinque distretti: 1) Porto Torres La Maddalena: da Porto Tangone incluso a Capo Ferro escluso 2) Olbia Arbatax - da Capo Ferro incluso a Capo Ferrato incluso 3) Cagliari - da Capo Ferrato escluso a Capo Teulada incluso 4) Portoscuso - da Capo Teulada escluso a Capo Pecora incluso 5) Oristano - da Capo Pecora escluso a Porto Tangone escluso Naturalmente, la logica della normativa pone l esigenza di definire modelli di cogestione distrettuali che potranno concretizzarsi in veri e propri piani di gestione locale. Ciò può 18

21 essere realizzato esclusivamente con una normativa che consenta di porre le regole di funzionamento di consorzi di gestione. In mancanza di questo anche la suddivisione in distretti perderebbe il senso per il quale sono stati creati. L area oggetto dell indagine è inoltre ricompresa tra tre distretti di pesca 2 : il distretto n. 2 (Olbia Arbatax) che ha come confini Capo Ferro (incluso) e Capo Ferrato (incluso); il distretto n. 3 (Cagliari) che ha come confini Capo Ferrato (escluso) e Capo Teulada (incluso); il distretto n. 4 (Portoscuso) che ha come confini Capo Teulada (escluso) e Capo Pecora (incluso). 2 I distretti di pesca sono stati istituiti con decreto dell Assessore regionale all ambiente (n. 4 del 15/5/2007) in attuazione di quanto previsto dalla L.R. 3/

22 20

23 4) CARATTERISTICHE DEGLI APPRODI Come precisato nella prima relazione, non tutti gli approdi utilizzati dai pescatori per ormeggiare le imbarcazioni da pesca sono rinvenibili nei documenti ufficiali (Portolano etc). Nella realtà infatti, è emerso che alcune imprese ormeggiano in piccoli approdi che di fatto diventano il punto di riferimento portuale per quelle barche. Per distinguere le due tipologie, si è optato per denominare con il termine convenzionali quegli approdi identificati come tali dalla letteratura in materia e, utilizzare il termine non convenzionali per gli altri casi. La fascia, estendendosi su tre lati della Sardegna, presenta aspetti eterogenei. Ad ovest prevale il vento di maestrale, le coste in gran parte rocciose, offrono rari punti di riparo per le imbarcazioni. Uno di questi è Cala Domestica che ha tratto il nome dalle proprie caratteristiche. Ciononostante anche in questa baia, durante le burrasche, le onde riescono ad arrivare all interno causando danni alle imbarcazioni ancorate. Così anche il porto di Buggerru che, prima di essere ampliato, costringeva i pescatori a mettere a secco le imbarcazioni perché le onde superavano facilmente il molo principale. Proseguendo verso sud si passa per Nebida e Masua, una zona tipicamente mineraria che ultimamente sta facendo delle proprie risorse fonte di turismo. Dopo Capo Altano sorgono le Isole di San Pietro e Sant Antioco. La prima è abitata nella parte orientale dove sorge il paese di Carloforte con l omonimo porto, a sud presenta una salina il cui canale circondariale è utilizzato come ormeggio dalle piccole imbarcazioni da diporto e dalle barche della piccola pesca. L isola di San Pietro ripara dal maestrale la parte settentrionale dell Isola di Sant Antioco dove si trova il paese di Calasetta con il porto commerciale e turistico. Le due isole creano un tratto di mare estremamente protetto e con bassi fondali. In particolare la zona tra la terraferma e la costa orientale di S. Antioco costituisce un ambiente di tipo lagunare percorso da un canale navigabile che sfocia a sud nel Golfo di Palmas dopo essere passato al disotto del famoso ponte romano riaperto alcuni anni fa per favorire il rinnovo delle acque. Il Golfo di Palmas si presenta con rilievi frastagliati alternati a coste paludose e sabbiose. Nella parte più interna spiccano le Saline di Stato che sfruttano l acqua degli stagni di Santa Caterina, Mulargia, Porto Botte e Porto Pino. Quest ultimo è utilizzato da una cooperativa di pescatori e le sue acque una volta evaporate vengono pompate 21

24 verso Porto Botte e da lì alle saline. A ridosso della nota spiaggia un canale di acqua marina recentemente è stato ristrutturato e ampliato per accogliere barche da diporto e da pesca. Verso sud la stessa spiaggia presenta le dune che segnano l inizio della base militare di Capo Teulada che termina a poche centinaia di metri dal porto di Teulada. Questo tratto di costa è ancora causa di contenziosi tra le autorità militari ed i pescatori. Nell estate 2007 sono stati presi degli accordi tra i militari e la Regione Sarda per consentire sia il passaggio delle autovetture in alcune zone della base che la navigazione e l ancoraggio delle barche da diporto. Dopo il porto di Teulada segue la Costa del Sud, rocciosa e molto panoramica che termina a Capo Spartivento. Inizia qui il Golfo di Cagliari con le estese spiagge che caratterizzano le ben note zone di Chia, Santa Margherita e Nora. In questo tratto si incontrano il porticciolo di Cala Verde utilizzato solo per il diporto e il porto di Perd è Sali. Superata Punta Zavorra appaiono i pontili della raffineria Saras di Sarroch e più in fondo Cagliari. La costa a sudovest della città è piatta e per gli ultimi 12 km una lunga e stretta striscia di terra separa il mare dallo stagno di Macchiareddu con relativa salina. Al termine di questa fascia si trova il Porto Canale che si inoltra nello stagno ed è attrezzato per il trasporto internazionale dei containers. All interno del golfo la città di Cagliari presenta il porto con le varie darsene adibite alla pesca, al diporto e al trasporto merci e passeggeri. Attualmente la nuova impronta turistica data alla struttura sta portando incoraggianti cambiamenti anche dal punto di vista estetico e della vivibilità. Proseguendo verso sudest si supera Capo Sant Elia e ci si affaccia sulla parte orientale del Golfo di Cagliari che inizia con la spiaggia del Poetto per terminare a Capo Carbonara. Lungo questa costa, sulla quale la pressione del turismo è notevole, si incontrano il porto di Marina Piccola (Cagliari), Porto Armando (Capitana) e di Villasimius. Da Capo Boi sino all altezza dell Isola di Serpentara si estende l Area Marina Protetta di Capo Carbonara che pur imponendo limitazioni alla pesca e al diporto ha decisamente migliorate le condizioni ambientali e turistiche della zona. Continuando verso nord la costa offre nuovamente lunghe spiagge e zone ricche di insediamenti turistici (Costa Rei in primis). Dopo il promontorio roccioso di Capo Ferrato riprendono le spiagge meno belle delle precedenti e con pochi insediamenti turistici. Questa zona del Sarrabus è di tipo alluvionale e quindi pianeggiante con alcuni importanti corsi d acqua (Flumendosa, Rio Picocca, Rio Quirra). Caratteristica principale è la presenza di stagni ricchi di fauna e sfruttati per la pesca professionale. 22

25 Si arriva quindi a Porto Corallo che è una struttura relativamente nuova dove trovano ormeggio sia barche da diporto che da pesca. 23

26 4.1) LE INFRASTRUTTURE E I PUNTI DI SBARCO Fonte degli immagini è G. Earth v beta. Buggerru Foto: Porto di Buggerru Il porticciolo è protetto da un molo di sopraflutto a gomito a quattro bracci banchinati ancora in fase di completamento e da un largo molo di sottoflutto, entrambi segnalati in testata da due fanali. Internamente c'è una darsena che ospita due pontili fissi e uno galleggiante. Il canale d accesso è insabbiato. I fondali in banchina vanno da 1 3 m. N posti barca totale 350 Gru sì N posti pesca professionale 5-6 Riparazione motori no Distributore di benzina e gasolio no Riparazioni elettriche no Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi sì Energia elettrica sì Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto sì Scivolo sì Rivendita ghiaccio: no Scalo di alaggio sì 24

27 Portoscuso Foto: Porto di Portoscuso Il porticciolo è costituito da un molo di sopraflutto a tre bracci e da uno di sottoflutto orientato a ovest; 150 m a nord di quest'ultimo c'è un pennello che forma con il 1 braccio del molo di sopraflutto una darsena banchinata nel cui interno sono sistemati n 6 pontili galleggianti. Il fondale e roccioso e sabbioso, la profondità in banchina varia tra 3 e 4,5 m. N posti barca totale 385 Gru sì N posti pesca professionale Riparazione motori sì Distributore di benzina e gasolio no Riparazioni elettriche sì Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica sì Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo no Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio sì 25

28 Portovesme Foto: Porto di Portovesme Il porto è situato in una insenatura naturale lungo la costa sud occidentale sarda a circa 2 m a sud-est di Capo Altano. E'un porto commerciale protetto da un molo di Ponente e uno di Levante; non è attrezzato per le imbarcazioni da diporto. Le rive sono quasi integralmente banchinate e vi sono alcuni pontili utilizzati per il carico e lo scarico delle merci. N posti barca totale 0 Gru sì N posti pesca professionale Riparazione motori no Distributore di benzina e gasolio Riparazioni elettriche no Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica no Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo no Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio no 26

29 Isola Piana Villamarina Foto: porticciolo Villamarina Il porticciolo privato si trova sulla costa SE dell'isola; è protetto da un molo foraneo a gomito orientato per SW e a ponente da un piccolo pennello formato da massi. All'interno vi sono alcuni pontili. L'isola è sede di un villaggio turistico: non vi è un centro abitato. Il fondale marino e roccioso e sabbioso. La profondità in banchina varia tra 0,5 e 2,5 m. N posti barca totale 77 Gru sì N posti pesca professionale 0 Riparazione motori no Distributore di benzina e gasolio no Riparazioni elettriche no Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica sì Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo sì Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio no 27

30 Isola di S. Pietro Carloforte Foto: Porto di Carloforte Il porto si trova sulla costa est dell'isola di San Pietro ed è protetto da due moli (molo della Sanità a nord e molo San Vittorio a sud). All'interno del porto ci sono delle banchine in cemento ed alcuni pontili galleggianti gestiti da privati. Esternamente al bacino portuale, a nord dello stesso, c'è una darsena per pescherecci protetta a sud dal primo tratto del molo della Sanità e a nord da un molo con direzione SSE, completamente banchinata; internamente ci sono due pontili galleggianti, che si dipartono perpendicolarmente dalla banchina di riva, e uno scalo d'alaggio. Il fondale marino è fangoso e sabbioso; la profondità in banchina varia tra 3 e 6,30 m. Il porto è in gestione a varie società: a) Marine Service Yacht Carloforte srl posti barca circa con acqua e luce, rimessaggio all'aperto/coperto, riparazioni motori, riparazioni scafi in vtr, guardianaggio, sommozzatori, servizi igienici e docce) b) Marine Sifredi - pontili e banchine per 630 m circa: 250 posti barca con acqua e luce, per imbarcazioni da 6 a 50 m e oltre, gru fino a 30 t; c) Lega Navale Italiana banchine per 120 m circa; 28

31 d) Marinatour banchine per 280 m circa; e) Pontili galleggianti e banchina in concessione al Comune di Carloforte all'interno del porticciolo pescatori, per complessivi m 350 circa. Banchinato di recente realizzazione tra il molo San Carlo e l'imboccatura del canale delle Saline per complessivi m 260 circa. N posti barca totale 600 Gru sì N posti pesca professionale Riparazione motori sì Distributore di benzina e gasolio sì Riparazioni elettriche sì Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica sì Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo sì Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio sì Ritiro rifiuti sì 29

32 Sant Antioco/Calasetta Darsena turistica Foto: Porto di Calasetta a sinistra la darsena turistica a destra il porto commerciale All'esterno del porto commerciale, sul versante ovest, si apre la darsena turistica di Calasetta; internamente ad essa ci sono quattro pontili galleggianti protetti da un molo di sopraflutto. Al centro della darsena troviamo bassi fondali. I fondali sono sabbiosi e fangosi. La profondità dell acqua in banchina varia da 1,5 a 3 m. I pontili sono gestiti da GEST.POR.TUR srl 30

33 Calasetta Porto commerciale Il porto commerciale è protetto da un molo di sopraflutto a gomito lungo circa 300 m e da un pontile di sottoflutto lungo 160 m Il fondale in banchina varia tra 1 e 4 m, in porto tra 1 e 5 m. Sono disponibili 2 posti barca ma solo per il transito. C è un distributore di carburante SIF, uno scivolo, una gru mobile da 8 t. N posti barca totale 232 Gru sì N posti pesca professionale Riparazione motori no Distributore di benzina e gasolio sì Riparazioni elettriche no Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica sì Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo sì Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio sì Ritiro rifuiti sì Sant Antioco Foto: Porto di Sant Antioco 31

34 L'approdo si trova nella parte nord-est dell'isola omonima, all'interno della laguna di S. Antioco; è costituito da un piccolo bacino con rive banchinate, situato nelle immediate vicinanze dell'abitato, e da alcuni pontiletti che si dipartono dalla banchina e dal moletto di sopraflutto. Nel canale d accesso il fondale è basso (max. 2 metri). Tra il ponte stradale e il mare ci sono circa 8 m. Fuori dal canale ci sono numerose secche. E navigabile solo con pilotaggio. Il fondale è fangoso. La profondità in banchina varia da 1,2 a 4,5 m, in porto da 4,5 a 15 m. Ci sono 4 pontili riservati per il diporto gestiti dalla Solkimar. Lungo la banchina sono ormeggiati i pescherecci. N posti barca totale 200 Gru sì N posti pesca professionale Riparazione motori sì Distributore di benzina e gasolio sì Riparazioni elettriche sì Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica sì Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo sì Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio sì Ritiro rifiuti sì 32

35 Sant Antioco Porto Ponte Romano Foto: Porto Ponte Romano Porto Ponte Romano è il porto commerciale di S. Antioco. E'costituito da un canale di accesso, un bacino di evoluzione protetto da scogliere e da un ampio pontile. Il fondale è fangoso profondo da 5 a 8 m circa. N posti barca totale 6 Gru sì N posti pesca professionale Riparazione motori sì Distributore di benzina e gasolio sì Riparazioni elettriche sì Acqua sì Magazzino per deposito attrezzi no Energia elettrica no Deposito per cassette per lo stoccaggio del prodotto no Scivolo no Rivendita ghiaccio no Scalo di alaggio no Ritiro rifuiti sì 33

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