A cura del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette della Provincia di Siena

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1 PIANO FAUNISTICO VENATORIO DELLA PROVINCIA DI SIENA VOLUME II PIANIFICAZIONE FAUNISTICA E VENATORIA A cura del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette della Provincia di Siena

2 ALLEGATO A2

3 INDICE PREMESSA...1 Cap. 1 - OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI FAUNISTICI E VENATORI... 5 CAP. 2 - DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO AGRICOLO FORESTALE SITI DI IMPORTANZA REGIONALE CRITERI PER L ISTITUZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PUBBLICI A TUTELA DELLA FAUNA CRITERI PER L AUTORIZZAZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PRIVATI AREE PER L ADDESTRAMENTO, L ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI FONDI CHIUSI CRITERI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO A CACCIA PROGRAMMATA CAP. 3 - FAUNA SELVATICA: CONSERVAZIONE E INCREMENTO DELLA FAUNA SELVATICA, ANCHE AL FINE DI GARANTIRNE LA COESISTENZA CON LE ATTIVITÀ ANTROPICHE PRESENTI SUL TERRITORIO, E CRITERI UNIFORMI PER LA GESTIONE DEGLI UNGULATI SUL TERRITORIO CRITERI GESTIONALI PER LA PICCOLA FAUNA STANZIALE CRITERI GESTIONALI PER LA FAUNA MIGRATRICE CRITERI GESTIONALI PER GLI UNGULATI SPECIE OGGETTO DI PIANI DI LIMITAZIONE NUMERICA INCIDENTI STRADALI, RECUPERO FAUNA SELVATICA, SMALTIMENTO DELLE CARCASSE FAUNA VERTEBRATA OMEOTERMA DI ELEVATO VALORE CONSERVAZIONISTICO CAP. 4 - CRITERI E MODALITÀ PER IL MONITORAGGIO DELLA FAUNA MONITORAGGIO DEGLI UNGULATI MONITORAGGIO DELLA PICCOLA SELVAGGINA STANZIALE E DEI PREDATORI CAP. 5 CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DEI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NEGLI ISTITUTI FAUNISTICI PUBBLICI CAP. 6 - CRITERI E MODALITÀ PER LA PREVENZIONE E PER IL RISARCIMENTO DANNI IN FAVORE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI PER I DANNI ARRECATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ALLE OPERE APPRONTATE SUI FONDI Competenze Soggetti beneficiari Prevenzione danni Procedure per l erogazione dei contributi per le opere di prevenzione Risarcimento danni Procedure per il risarcimento dei danni Procedure per il risarcimento dei danni alle opere funzionali all attività agricola Commissione arbitrale Liquidazione del danno Banca dati georeferenziata Cap. 7 LA VIGILANZA VENATORIA CAP. 8 - QUADRO FINANZIARIO DI RIFERIMENTO ALLEGATI TABELLE E TAVOLE... 71

4 PREMESSA La Provincia di Siena si trova oggi a gestire un patrimonio faunistico rilevante, il cui valore intrinseco è sempre meglio compreso dall opinione pubblica e la cui rilevanza economica e sociale appare sempre più evidente. In quest ottica siamo chiamati a realizzare una moderna politica di conservazione e gestione delle risorse faunistiche e a incardinare il Piano Faunistico Venatorio Provinciale in un progetto più ampio di tutela e valorizzazione della biodiversità e di riduzione del conflitto fauna selvatica attività produttive. Negli ultimi anni la gestione della fauna è diventata sempre più difficile e complessa e la pianificazione dell attività venatoria ha assunto un ruolo marginale rispetto ad altre operazioni gestionali, quali per esempio il controllo delle specie predatrici e delle specie problematiche nei confronti delle colture agricole e il recupero della fauna in difficoltà. L impianto normativo esistente andrebbe in tal senso adeguato, perché non risolve alcune problematiche, di seguito sinteticamente elencate. - Il controllo della fauna è consentito per una serie di finalità (LR 3/94 art. 37 co. 2), tra le quali non è elencata quella della sicurezza stradale. Dove la gestione ai sensi della LR 3/94 è stata effettuata correttamente e la densità di ungulati raggiunta è ritenuta sostenibile per l agricoltura, ma si verificano comunque incidenti stradali con fauna selvatica, oggi proprio le carenze normative lasciano intravedere nelle Provincie la responsabilità al risarcimento, senza che le Provincie stesse abbiano né la delega né gli strumenti per effettuare un controllo mirato specifico. - Al di là delle finalità del contenimento, le modalità (peraltro estese dalla Regione Toscana rispetto alla normativa nazionale, che non prevede le guardie volontarie né i cacciatori abilitati agli interventi) utilizzabili dalle Provincie sono comunque divenute insufficienti rispetto alla dimensione del problema. Occorre quindi in primo luogo incrementare le conoscenze sulla dinamica di popolazione degli ungulati nella nostra Provincia, potenziando e migliorando i metodi e le attività di monitoraggio (soprattutto sulla specie cinghiale); in secondo luogo dovremo adottare strategie efficaci sulla base di (anche nuove e/o diverse) indicazioni tecnicoscientifiche (ISPRA) e considerazioni socio-economiche. Le criticità sopra citate sono aggravate da alcuni fattori quali: - la diminuzione del numero di cacciatori e l età media sempre più alta, che rende sempre più difficile il coinvolgimento in attività che in pratica si svolgono tutto l anno; la gestione del territorio e della fauna non può più reggersi solo sul mondo del volontariato (cacciatori e guardie volontarie) perché sono diventati troppo onerosi gli sforzi richiesti per catture e lanci, contenimenti, opere di prevenzione, censimenti, vigilanza, manutenzioni del bosco, delle strade bianche e dei fossi, ecc.; - la crisi economica in genere e del comparto agricolo in particolare ha inasprito il rapporto caccia/agricoltura e rischia di compromettere un equilibrio faticosamente raggiunto, che ha visto destinare una parte consistente delle risorse della Provincia e degli ATC (e nella nostra Provincia della Fondazione MPS) agli agricoltori per i miglioramenti ambientali a fini faunistici, ha visto i cacciatori impegnati nel controllo e nelle opere di prevenzione, i proventi delle quote dei cacciatori utilizzati per la gestione faunistica e ambientale, ecc - le modificazioni socio-economiche intervenute nel territorio rurale hanno in alcuni casi creato una diversa percezione dell importanza di un territorio correttamente gestito dal punto di vista faunistico-venatorio, abbassando la soglia di sostenibilità del conflitto uomo/fauna selvatica, e si è affievolita la consapevolezza della figura del cacciatore, non solo come elemento di cultura e tradizione tipico delle aree rurali della nostra Provincia, ma anche del ruolo sociale di soggetto regolatore; sempre di più (anche indipendentemente dai danni alle colture) si assiste alla realizzazione di fondi chiusi, che oltre a creare un impatto paesaggistico, ostacolano una corretta gestione del territorio e della fauna selvatica, soprattutto degli ungulati; - l affermarsi, nelle diverse componenti sociali, di posizioni fondamentaliste che, unite alla scarsa conoscenza delle complessità gestionali, rischiano di esasperare la conflittualità e destabilizzare equilibri faticosamente raggiunti tra il mondo agricolo, ambientalista e venatorio; - le risorse da destinare alla gestione della fauna selvatica sono sempre più ridotte, quando invece la complessità delle norme, delle competenze e le modificazioni del territorio imporrebbero sempre più soldi da destinare ai miglioramenti ambientali, agli investimenti, agli studi e monitoraggi, a compensi per chi è chiamato a contribuire alla gestione. Pagina 1

5 CAP. 1 - OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE La principale finalità del Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) è quella di definire, nel rispetto della L. 157/1992 (1) e della legge di recepimento regionale LR 3/1994 (2) e in coerenza con le indicazioni contenute nel Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF) , gli obiettivi, le strategie di intervento, le priorità e gli strumenti di intervento oltre alle risorse necessarie che saranno alla base della gestione faunistica per il periodo di programmazione , con particolare riferimento agli interventi di urgenza. Nell individuazione degli obiettivi, la Provincia fa propri i presupposti regionali in merito alla progressiva integrazione della programmazione faunistico-venatoria nelle politiche complessive di governo del territorio, alla visione unitaria del territorio rurale e al ruolo della gestione faunistica per il rilancio dell economia agricola. La pianificazione faunistica e venatoria interessa l intero territorio provinciale e prevede il coordinamento di linee programmatiche omogenee sull intero mosaico territoriale di strutture e istituti, anche se soggetti a vincolo o a regime di protezione, che nel rispetto delle normative specifiche e delle differenti finalità dei diversi comprensori territoriali perseguano interessi collettivi e obiettivi unitari, tra cui il conseguimento della densità ottimale delle specie selvatiche. E importante sottolineare che la pianificazione faunistica e venatoria avviene in conformità e in coerenza non solo con la conservazione delle specie faunistiche di interesse venatorio, ma anche con la tutela e conservazione della biodiversità e dell ambiente in generale. Per questo motivo, il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena rientra tra gli atti di pianificazione che, ai sensi dell articolo 5, comma 2, punto b) della L.R. 10/2010 (3), sono obbligatoriamente soggetti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Ai fini di questa valutazione, il Piano contiene quindi il Rapporto Ambientale e, per il territorio ricadente nei 19 SIR/SIC/ZPS, anche un apposito Studio di Incidenza, facenti parte integrante e sostanziale del Piano stesso. Il presente Piano recepisce tutte le misure di mitigazione individuate dal Rapporto Ambientale e dallo Studio di Incidenza, dandone in parte attuazione nel Piano stesso. Le misure di mitigazione che riguardano azioni non disciplinate nel dettaglio dal presente Piano Faunistico saranno invece applicate nei successivi strumenti di attuazione (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, singoli atti autorizzativi ecc ), comunque entro il periodo di efficacia del Piano stesso. Gli strumenti di attuazione del PFVP dovranno tener conto anche di eventuali aggiornamenti del quadro conoscitivo derivanti da studi e indagini su specie di interesse conservazionistico effettuati durante il periodo di vigenza. Andranno pertanto sottoposte a specifica valutazione di Incidenza solo quelle azioni non previste dal presente Piano Faunistico e dunque non valutate nello Studio di Incidenza. In recepimento del Parere Motivato, si prevede che gli strumenti attuativi del presente Piano (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, singoli atti autorizzativi ecc ) saranno impostati al fine di permettere il raggiungimento degli obiettivi di Piano, nell arco della sua validità, con particolare riferimento agli obiettivi di densità sostenibile degli ungulati e alla previsione di idonee ed efficaci misure di controllo delle popolazioni di gabbiani 1.1 OBIETTIVI GENERALI La pianificazione faunistico-venatoria è orientata al raggiungimento dei seguenti obiettivi generali. 1) La Provincia, nell ambito delle competenze assegnategli dalla normativa vigente, intende svolgere pienamente il ruolo di programmazione, pianificazione, studio, monitoraggio, oltre a quello di coordinamento e controllo della loro attuazione pratica per mezzo dell azione gestionale degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei titolari degli Istituti faunistici e venatori privati. Note: (1) Legge 11 febbraio 1992, n.157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio (2) (3) Legge Regionale 12 gennaio 1994, n. 3 Recepimento della Legge 11 febbraio 1992, n Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" Legge Regionale 12 febbraio 2010, n. 10 Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza Pagina 2

6 In particolare deve essere potenziato il coordinamento delle strutture tecniche degli ATC, sia attraverso riunioni periodiche presso il Servizio Risorse Faunistiche, sia attraverso la stesura di un protocollo per uniformare il più possibile le tecniche di raccolta, archiviazione e elaborazione dati e per standardizzare procedure gestionali su tutto il territorio provinciale, anche attivando ove possibile procedure informatiche, fatto salvo il rispetto di alcune modalità operative legate a particolari situazioni locali e a progetti sperimentali. La Provincia inoltre interviene a disciplinare specifici aspetti della gestione faunistica e venatoria (p.es. modalità di gestione delle Aziende Venatorie, delle AAC e degli istituti pubblici, Progetto di riqualificazione ambientale e di produzione del fagiano di qualità) attraverso regolamenti, disciplinari o altri atti amministrativi, per esercitare, nel rispetto delle normative regionali, nazionali e comunitarie, la facoltà di individuare percorsi operativi idonei alla specifica realtà provinciale e a regolamentare settori specifici (p.es. gestione faunistica e venatoria di Cervidi e Bovidi, gestione faunistica e venatoria del cinghiale, appostamenti fissi di caccia). Quanto detto deve tuttavia essere limitato a quegli ambiti in cui le determinazioni regolamentari della Provincia appaiono necessarie o quantomeno fortemente opportune, tenuto conto della complessità della normativa esistente. 2) Per l attuazione degli obiettivi programmatici previsti nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale appare fondamentale il metodo della concertazione e del confronto con le varie componenti sociali e con i vertici degli ATC. Si conferma il ruolo del Tavolo di concertazione provinciale in materia di Gestione Faunistica Venatoria (istituito con Delib. G.P. n. 198 del ), di cui fanno parte le organizzazioni professionali agricole, venatorie, ambientaliste, l Ente Produttori Selvaggina e gli Ambiti Territoriali di Caccia, quale strumento di supporto alla definizione degli obiettivi della programmazione provinciale, nonché per contribuire a rendere coerenti le azioni degli organismi politici e di indirizzo della Provincia e dei soggetti portatori di interessi (economici, sociali e ambientali rappresentativi delle imprese agricole, del mondo venatorio ed ambientalista, nonché degli Ambiti Territoriali di Caccia) provinciali, al fine di favorire la convergenza operativa attraverso l espressione di diversi contributi. Altre forme di partecipazione da incentivare sono gli incontri annuali con i responsabili dei distretti di gestione al cinghiale, i responsabili dei distretti di gestione dei cervidi e bovidi, i direttori concessionari delle strutture private sia per fornire e acquisire informazioni che per valutare congiuntamente i risultati raggiunti e raccogliere opinioni e suggerimenti, nell ottica di una sempre maggiore responsabilizzazione e consapevolezza dei soggetti in campo Imprescindibile il raccordo con Enti e amministrazioni locali (p.es. Comuni, AUSL) per affrontare in maniera strutturale e sinergica problematiche specifiche legate in particolare alla conflittualità fauna selvatica e pubblica incolumità. 3) Di importanza rilevante appare il confronto e la collaborazione con l ISPRA, concretizzabile dove possibile con lo strumento del protocollo d intesa, per fornire linee programmatiche e operative condivise e snellire gli aspetti burocratici della gestione (p.es. protocollo d intesa per gli interventi di controllo art. 37 della LRT 3/1994, protocollo per la gestione faunistica e venatoria degli ungulati). 4) Si conferma la politica di formazione e aggiornamento dei soggetti che operano nel settore della gestione faunistico-venatoria (p.es. abilitazione per il controllo dei capi abbattuti in caccia di selezione e della stima dell età dall analisi della dentatura, conduttori cani da traccia, aggiornamenti specifici finalizzati a mitigare i fattori di rischio per le specie di interesse conservazioni stico, azioni di sensibilizzazione/informazione per prevenire l abbandono dei bossoli esplosi delle cartucce utilizzate). Si può prevedere uno schema articolato, che preveda sia corsi veri e propri, della durata di alcune ore e suddivisi in vari giorni, sia delle iniziative formative più puntuali, di carattere quasi seminariale. Il coordinamento generale sarà compito della Provincia che si potrà avvalere delle associazioni venatorie, agricole e ambientaliste, degli ATC, di professionisti e docenti con essa convenzionati e del proprio personale. Pagina 3

7 5) Di primaria importanza appare l individuazione di un percorso operativo che consenta di portare avanti una gestione sostenibile, sociale e partecipata, per sfruttare al meglio le risorse umane a disposizione e non disperdere il patrimonio di volontari che partecipano attivamente alla gestione. Nel contempo, è necessario ottimizzare le risorse economiche a disposizione per la gestione faunistico venatoria, per non arretrare rispetto ai livelli gestionali raggiunti. 6) Attraverso la revisione critica delle procedure amministrative, si promuove ove possibile una semplificazione degli adempimenti a carico dell utenza, sia in fase di richiesta, di rilascio di atti autorizzativi che di rendicontazione. Si promuove nel contempo il potenziamento di strumenti (accertamenti sul campo, rendicontazione) per la verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati, in particolare per gli istituti pubblici e privati e le altre unità di gestione. Pagina 4

8 1.2 OBIETTIVI FAUNISTICI E VENATORI Con il PFVP si delineano le strategie e gli strumenti di intervento per il raggiungimento degli obiettivi faunistici e venatori individuati come prioritari per il periodo di programmazione ) Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale provinciale, per garantire la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge (art. 6 bis della LR 3/1994) nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione e funzionali al raggiungimento degli obiettivi generali e faunistici venatori provinciali. L individuazione degli istituti e strutture deve avvenire in una più attenta verifica delle finalità istitutive e degli obiettivi previsti con il presente Piano, per una loro riqualificazione. 2) Gestione della fauna selvatica, anche al fine di garantirne la coesistenza con le attività antropiche presenti sul territorio. Variazioni oggettive del quadro ambientale, faunistico e sociale verificatesi negli ultimi anni (p.es. affermazione degli ungulati, rarefazione della piccola fauna stanziale, andamenti fluttuanti della migrazione, riduzione numerica dei cacciatori, diminuzione delle risorse economiche e umane disponibili per il comparto) hanno determinato condizioni che richiedono la massima attenzione per utilizzare al meglio gli strumenti della pianificazione e della gestione. In quest ottica, nel rispetto dei criteri gestionali individuati dal PRAF, sono individuati come prioritari per il PFVP i seguenti obiettivi faunistici e venatori: individuazione dei criteri gestionali per la piccola fauna stanziale, con particolare attenzione alla valorizzazione del fagiano, per la fauna migratrice e per le specie di interesse conservazionistico; definizione dei criteri gestionali per gli ungulati per il raggiungimento di densità sostenibili, anche attraverso una gestione non conservativa delle specie per tutelare le produzioni agricole e per ridurre lo stato di rischio e preoccupazione per la pubblica incolumità (incidenti stradali, frequentazione di aree periurbane e residenziali); determinazione dei criteri gestionali anche per i selvatici diversi dagli ungulati, per la valorizzazione e tutela delle specie di interesse conservazionistico e per la difesa delle colture e in generale delle attività antropiche attraverso piani di limitazione dei danni delle specie predatrici e concorrenti (art. 37 della LR 3/1994) e delle specie "problematiche" allo scopo di aumentare il valore delle risorse faunistiche riducendo al tempo stesso gli aspetti negativi. 3) Criteri e modalità per il monitoraggio della fauna (ungulati, piccola fauna stanziale, predatori). Nel PFVP si individuano i criteri e le modalità per il monitoraggio qualitativo e quantitativo della fauna selvatica, soprattutto in riferimento agli ungulati e alla piccola fauna stanziale, da applicarsi in maniera standardizzata sul territorio provinciale tenuto conto delle finalità e caratteristiche dei singoli Istituti. 4) Criteri e modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi. In coerenza con il PRAF il presente Piano definisce i criteri e le modalità per l erogazione dei contributi per le opere di prevenzione, delle procedure di accertamento e risarcimento dei danni alle colture agricole. Pagina 5

9 CAP. 2 - DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO AGRICOLO FORESTALE La Regione Toscana, con Delib. G.R. n. 262 del , ha individuato la nuova superficie agro-forestale (SAF) delle Province, che nel caso di Siena è quantificata in ettari, pari al 94,3% dell intero territorio provinciale, con una riduzione di ettari rispetto a quella deliberata nel Ai fini della pianificazione faunistica si conferma l articolazione del territorio provinciale nei 3 comprensori omogenei. COMPRENSORIO Superficie Comprensorio (ha) SAF Comprensorio (ha) Siena1 (SI 17) Siena2 (SI 18) Siena3 (SI 19) I numerosi elementi di criticità che si sono venuti a evidenziare in ambito faunistico e venatorio (p.es. rarefazione di specie di interesse venatorio, incremento della presenza di specie problematiche, difficoltà nella gestione delle stesse, sia in termini di possibilità normative, sia in termini operativi) hanno mostrato la necessità di procedere a un analisi critica dell attuale assetto del territorio provinciale e alla valutazione di percorsi alternativi che seppur di complessa applicazione appaiono risolutivi per il raggiungimento degli obiettivi individuati. Con il presente Piano si intende pertanto garantire la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge, nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione, attraverso la conferma di alcune strutture e il riassetto di altre. Di seguito è riportata la destinazione differenziata della SAF provinciale proposta per il prossimo periodo di programmazione: - QUOTA DI TERRITORIO UTILIZZATA PER LA PROTEZIONE DELLA FAUNA. Nel rispetto della percentuale prevista dalla normativa (co. 5 art. 6 LR 3/1994), la quota che si intende destinare alla protezione della fauna selvatica per il prossimo periodo di programmazione è compresa tra ettari (20% circa della SAF provinciale) e ettari (30% circa). Fermo restando l attuale assetto delle Riserve Naturali Statali, delle Riserve Naturali Regionali, delle aree sottratte all esercizio venatorio per effetto della proprietà demaniali, di fondi chiusi e delle aree istituite ai sensi dell art. 25 LR 3/1994, le altre strutture pubbliche finalizzate alla protezione della fauna (Zone di Protezione - ZP, Oasi di Protezione, Zone di Ripopolamento e Cattura - ZRC, Zone di Rispetto Venatorio ZRV - superiori a 150 ha e di durata pari al PFVP) che si propongono con il presente PFVP coprono nel complesso una superficie di circa ha (si veda anche Tabella allegata 1). Sono ricomprese in tale superficie anche le Oasi di protezione da istituire sulle Aree di Rilevanza Faunistica individuate nel Rapporto Ambientale che non sono già tutelate da istituti faunistici preesistenti (Tabella allegata 2 e Tavola 1). TERRITORIO SOTTOPOSTO A DIVIETO DI CACCIA ETTARI SUPERFICIE (ha) % SAF Cornocchia 521 Riserve naturali statali Palazzo 218 Palazzo di Montecellesi ,5% Tocchi 894 Riserve regionali Alto Merse ,5% Basso Merse 1374 Bosco di Santa Agnese 262 Castelvecchio 626 Cornate e Fosini 392 Farma 69 Lago di Montepulciano 456 La Pietra 71 Lucciolabella 1181 Pietraporciana 336 Pigelleto 833 Il Bogatto 588 Pagina 6

10 TERRITORIO SOTTOPOSTO A DIVIETO DI CACCIA ETTARI SUPERFICIE (ha) % SAF Ripa d Orcia 274 Crete dell Orcia 521 Demanio a divieto di caccia ,7% Art. 25 e fondi chiusi ,2% Zone di Protezione ,2% Zone di Ripopolamento e cattura ,8% Zone di Rispetto Venatorio ,4% Oasi di Protezione (Aree di Rilevanza Faunistica) 70 0,0% TOTALE ,2% QUOTA DI TERRITORIO RISERVATA ALLA GESTIONE PRIVATA (art. 18, 20 e 21 LR 3/1994). Nel rispetto della percentuale massima prevista dalla normativa (15%; co. 7 art. 6 LR 3/1994), la quota che si intende destinare alla gestione privata (Aziende Faunistiche Venatorie - AFV, Aziende Agrituristico Venatorie - AAV, Centri Privati Riproduzione della Fauna Selvatica - CPRFS) per il prossimo periodo di programmazione non può superare il 12,5% (ca ettari) di SAF provinciale, e deve tendere alla più uniforme distribuzione di questi istituti tra i tre comprensori (si veda Tabella allegata 1). - QUOTA DI TERRITORIO RISERVATA ALLE AREE PER L ADDESTRAMENTO, ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI. La superficie massima destinata alle Aree per l addestramento, l allenamento e le gare dei cani (AAC) non deve superare il 2% del territorio agro-silvo-pastorale provinciale, di cui lo 0,5% destinato alle AAC in cui è consentito l abbattimento su fauna selvatica di allevamento appartenente alle specie quaglia, fagiano, starna e pernice rossa, nel rispetto di cui stabilito all art. 24 co. 6 LR 3/1994 (si veda Tabella allegata 1). La parte del territorio agro-silvo-pastorale di ogni comprensorio che residua dalla presenza sullo stesso degli istituti e delle strutture di cui all art. 6bis co. 4 della LR 3/1994 e che non è soggetta ad altra destinazione, è destinata alla caccia programmata ed è gestita dal rispettivo Ambito Territoriale di Caccia (ATC): ATC SI 17; ATC SI 18, ATC SI 19. All interno di ciascun comprensorio le strutture e gli istituti di competenza del Servizio Risorse Faunistiche della Provincia di Siena sono autorizzati in ottemperanza a quanto previsto dal presente Piano e restano immutati per tutta la durata del Piano stesso fatte salve eventuali revoche. L atto provinciale di istituzione esplicherà i suoi effetti alla chiusura della stagione venatoria e la collocazione (o rimozione) delle tabelle di segnalazione di cui art. 26 della LR 3/1994 sui confini individuati potrà avvenire dal 15 marzo successivo (e comunque almeno entro 30 giorni prima dell inizio della stagione venatoria). Ai sensi degli artt. 20 e 21 della LR 3/1994, le AFV e le AAV non possono essere confinanti e tra loro deve intercorrere la distanza di almeno 500 metri. Tale distanza deve essere rispettata anche nei confronti di altri istituti o strutture già presenti nella precedente programmazione. Per congruenza, quanto detto si applica anche alle AAC e al CPRFS. Una distanza compresa tra 250 e 500 metri va garantita da fondi chiusi con estensione superiore ai 3 ettari esistenti al momento dell autorizzazione. Qualora il fondo chiuso sia di proprietà del concessionario o di altri proprietari o conduttori dei fondi inclusi nell azienda, va garantita la distanza di metri 500 anche nel caso di rinnovo. In subordine al corridoio di metri 500, il medesimo fondo chiuso, può essere incorporato, previa completa rimozione della recinzione. Il fondo riaperto e incorporato nella Azienda Venatoria dovrà essere permutato con una identica superficie in altra parte del perimetro. Per le AFV, qualora la superficie offerta in permuta sia boscata è sufficiente una equivalenza del 80%. Gli istituti faunistici pubblici (ZRC, ZRV, ZP) non possono essere confinanti e tra loro deve intercorrere una distanza non inferiore a 400 metri. Tale distanza deve essere rispettata anche nei confronti di altri istituti faunistici o faunistici venatori privati già presenti nella precedente programmazione (AFV, AAV, CPRFS, AAC). Pagina 7

11 Si conferma l utilità della creazione di corridoi tra gli istituti faunistici e i confini della Provincia, confermando, altresì, come questi ultimi debbano essere, in ogni caso, di limitate dimensioni e comunque tali da non compromettere la funzionalità faunistica complessiva dell'istituto interessato. Sono fatte salve le situazioni già consolidate nella precedente programmazione, i casi in cui l operazione garantisca la ricomposizione di situazioni di emergenza nella gestione faunistica del territorio che non abbiano altre soluzioni praticabili e le situazioni che scaturiscono dal recepimento delle misure di mitigazione individuate nello Studio di Incidenza e nel Rapporto Ambientale. La Provincia, in seguito all approvazione del presente Piano, provvederà a trasmettere al Settore Sistema Informativo Territoriale Ambientale gli elaborati cartografici redatti in formato digitale e georeferenziati secondo le specifiche tecniche approvate con Decreto Dirigenziale n del 24/03/ SITI DI IMPORTANZA REGIONALE I SIR Siti di Importanza Regionale (SIC, ZPS, Sir) della Provincia di Siena sono descritti nel Cap. 1.4 del Volume I. Il Volume III PFVP Studio di Incidenza è dedicato alla valutazione dei possibili effetti della gestione faunistico venatoria sui SIR, tenuto conto dei loro obiettivi di conservazione, così come previsto dalla LR 56/2000 (4) art. 15, affinché i piani e gli interventi previsti nel presente PFVP nei SIR siano integrati e redatti nel rispetto della pianificazione della tutela e conservazione degli habitat naturali e semi-naturali e delle specie di fauna e flora di importanza conservazionistica. Il grado di dettaglio dello Studio di Incidenza e delle relative misure di mitigazione consentirà una semplificazione per i cittadini delle procedure di rilascio delle autorizzazioni/concessioni, che nella maggior parte dei casi non dovranno presentare lo Studio di Incidenza in quanto le attività e gli interventi saranno già stati valutati nel Piano faunistico. E importante tuttavia sottolineare che la valutazione di incidenza riguarda le attività e le strutture che sono autorizzate per quanto di competenza della Provincia, ma la loro validità è subordinata all acquisizione di atti di consenso, comunque denominati, previsti dalla normativa vigente di competenza di altre amministrazioni pubbliche. 2.2 CRITERI PER L ISTITUZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PUBBLICI A TUTELA DELLA FAUNA ZONE DI PROTEZIONE DELLA FAUNA Premessa La valutazione delle finalità istitutive delle sei Zone di Protezione attualmente presenti nel territorio provinciale, eseguita con il progetto Monitoraggio dell avifauna migratoria nelle Zone di Protezione (ZP) della Provincia di Siena ( ), ha evidenziato una loro diversa importanza per la protezione dell avifauna e in particolare per la presenza-assenza di flussi di avifauna migratoria, con particolare riferimento alle specie di interesse venatorio. Una valutazione più complessiva di questi istituti pubblici che tiene conto invece dei criteri e delle tecniche gestionali ha evidenziato ulteriori fattori di criticità (p.es. mancanza di coordinamento delle attività di gestione, caratteristiche ambientali che per conformazione e copertura vegetazionale favoriscono la presenza di ungulati, ubicazione in territorio vocato al cinghiale con effetto serbatoio per i cinghiali durante la stagione venatoria). Sulla base di quanto detto, si propone il riesame degli istituti esistenti per garantire l assolvimento delle finalità conservative previste per legge e per individuare, tenuto conto del sistema Natura 2000, un adeguata rete di territori protetti per la tutela di aree critiche e di specie in difficoltà, con conferma dell attuale assetto o con modifiche di confini di quelle che svolgono un ruolo nell ambito della conservazione della fauna migratoria. Note: (4) Legge Regionale 6 aprile 2000, n. 56 Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali della flora e della fauna Pagina 8

12 Nell arco di vigenza del presente Piano verrà valutata in maniera più approfondita, attraverso un Piano Operativo di Revisione, e previo Tavolo di ascolto e confronto con le componenti sociali e gli Enti Locali interessati, la funzionalità delle ZP esistenti in funzione delle specie in stato di conservazione sfavorevole o comunque di accertato declino, tenuto conto anche delle ricadute che l istituto avrà sulle colture agricole presenti nell area e nelle zone limitrofe, sulle altre specie faunistiche e sul territorio circostante a caccia programmata. La Provincia redige per le ZP un adeguato piano di gestione mirato a evidenziare eventuali criticità faunistiche e ambientali, a garantire i censimenti delle specie selvatiche e il controllo del cinghiale. Inoltre, la provincia costituisce una commissione composta da rappresentanti di associazioni culturali, ambientaliste, venatorie e agricole per una migliore gestione delle stesse. Per la realizzazione degli interventi di miglioramento ambientali, finalizzati al ripristino e la salvaguardia degli ecosistemi, si privilegiano forme associate di proprietari e conduttori di fondi inclusi. Per il controllo del cinghiale, da realizzarsi per quanto possibile in modo coerente e conforme rispetto al territorio circostante, la Provincia può avvalersi dell ATC di competenza territoriale. INDICAZIONI PER L ISTITUZIONE DELLE ZONE DI PROTEZIONE (Tabella allegata 3 e Tavola 1). 1 - AMIATA Comune: ABBADIA S.S., CASTIGLION D'ORCIA, PIANCASTAGNAIO Conferma della ZP con ampia ristrutturazione dei confini finalizzata alla riduzione di superficie fino alla coincidenza con il SIC 117 Cono Vulcanico del Monte Amiata (SIC IT51A0017). 2 - CAPANNELLE Comune: GAIOLE IN CHIANTI Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 3 - LAGO DI CHIUSI Comune: CHIUSI Conferma della ZP con ristrutturazione dei confini finalizzata a ricomprendere l area individuata con LR 56/2000 come SIR 95 Lago di Chiusi (SIC/ZPS IT ). 4 - MONTEMAGGIO Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZP fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 5- PESCINALE Comune: SOVICILLE Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 6 - RICAVO Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA Nell ambito complessivo della gestione, la provincia di Siena ha sempre assegnato un ruolo centrale a questi istituti, destinati al mantenimento e miglioramento degli habitat e alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa per l immissione e il suo irradiamento sul territorio, in tempi e condizioni utili all ambientamento, fino alla Pagina 9

13 ricostituzione e alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale per il territorio (art. 16 LR 3/1994). L analisi dei risultati faunistici conseguiti in questi ultimi anni dalle ZRC senesi (cfr. par. 3.1 Vol. I) ha evidenziato alcune difficoltà gestionali (risorse finanziarie insufficienti, scarsa motivazione e/o competenza delle Commissioni di verifica e controllo, carenza di volontariato, ridotta vigilanza, elevata presenza di ungulati e in particolare di cinghiale) che hanno portato alcuni istituti a disattendere le finalità istitutive (densità di lepre e fagiano medio basse; ridotte catture). In particolare la valutazione dei dati relativi al precedente periodo di programmazione , forniti dagli ATC che gestiscono convenzionalmente queste strutture, hanno mostrato una situazione ambientale, faunistica e gestionale molto variegata, con indici di presenza e di produttività faunistica diversificati tra le varie ZRC, evidenziando in alcuni casi riscontri gestionali positivi o comunque stabili nel tempo, mentre in altri casi i risultati di gestione possono essere definiti critici: - densità della specie in indirizzo (lepre) decisamente basse che non superano i 5 capi/100 ettari oppure densità inferiori a 10 capi/100 ha per un certo numero di anni; - decremento delle catture di fauna selvatica senza una giustificazione motivata, soprattutto in quelle strutture dove la densità della specie in indirizzo sono soddisfacenti e per le quali quindi la criticità è da attribuirsi solamente all organizzazione delle operazioni di cattura; - zone per le quali l indirizzo faunistico è in parte compromesso dalla presenza di specie concorrenti o antagoniste e in particolare del cinghiale. Alla luce di quanto detto, si intende rivalorizzare questi istituti destinati alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura di una frazione della popolazione prodotta annualmente. Alle catture si associa la possibilità di uno sfruttamento della fauna a fini venatori attraverso l'irradiamento naturale nel territorio limitrofo, una funzione che tuttavia è svolta in sinergia e in via prioritaria dalle ZRV. Sulla base di queste premesse, il presente piano, intende: - confermare il ruolo fondamentale svolto dalle ZRC, valorizzando questo tipo di istituto nel perseguire le finalità istitutive; - confermare l affidamento della gestione delle ZRC agli ATC per il prossimo periodo di programmazione, attraverso il rinnovo della convenzione da approvare con apposito atto sulla base delle risorse finanziarie disponibili (ZRC convenzionate) e attraverso un accordo di collaborazione da stipulare soprattutto in funzione della disponibilità della mano d opera volontaria e quindi dell autonomia economica di gestione degli ATC. La convenzione/accordo è comprensiva di un nuovo disciplinare contenente norme di dettaglio per la gestione e la verifica del raggiungimento degli obiettivi attraverso la misurazione della produttività reale e potenziale che tengano conto della tipologia e dell entità economica degli investimenti effettuati. Appare opportuno concentrare risorse finanziarie e umane in quelle aree (4-5 ZRC convenzionate per ATC) che per potenzialità faunistiche (p.es. alto rendimento di catture e vocazione per la piccola selvaggina) entrano a far parte della rete di istituti pubblici sperimentali finalizzati a garantire una dotazione annua di selvaggina naturale nel territorio provinciale attraverso l irradiamento e le catture. In queste strutture è attivato il progetto sperimentale di riqualificazione ambientale e riequilibrio faunistico (vedi par. 3.1), con il potenziamento degli interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici, attraverso l uso di risorse trasferite dalla Regione. Gli interventi di miglioramento ambientale dovranno essere rendicontati per tipologia colturale impiegata, per Azienda Agricola destinataria e finanziamento impegnato ed effettivamente erogato e dovranno essere mappati e informatizzati su cartografia GIS. Nella gestione di questi istituti sperimentali ad alto rendimento saranno prevalentemente concentrati i finanziamenti provinciali (ca %); la rendicontazione degli ATC dovrà essere precisa e distinta per voci di spesa destinate a queste ZRC. Il finanziamento per ogni struttura sarà stabilito su base annua prioritariamente sulla base della produttività della ZRC. Si prevede la conferma delle ZRC, già presenti nella precedente programmazione, caratterizzate da elevate potenzialità faunistiche e capacità operative e conformi ai parametri sotto descritti e per le quali l ATC si impegna a garantire un idonea gestione principalmente attraverso il coordinamento del volontariato, mentre le altre sono state trasformate in ZRV in Pagina 10

14 cui la gestione permane comunque finalizzata alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (cd. ZRV a gestione naturale). Le ZRC non convenzionate, le ZRC convenzionate fino alla definizione degli accordi economici subordinati ai trasferimenti regionali, e tutte le ZRV saranno finanziate dagli ATC con proprie risorse derivanti dalle quote cacciatori, oltre che con il rimanente finanziamento provinciale (ca %) e con eventuali risorse aggiuntive che fossero nella disponibilità della Provincia. La Provincia individua con il presente PFVP le ZRC su proposta dell ATC valutando: - caratteristiche ambientali: vocazionalità ambientale per le specie in indirizzo, specie migratrici e altre specie di interesse conservazionistico o venatorio; assenza di estesi appezzamenti forestali che possono creare problemi per il concentrarsi di cinghiali; colture non suscettibili di danni gravi e non sostenibili p.es. assenza di colture di elevato pregio; - ubicazione della struttura: le ZRC devono ricadere all interno dell area non vocata al cinghiale e non devono essere confinanti con l area vocata, con la quale di norma deve intercorrere la distanza di almeno 500 metri, o comunque non devono essere a essa interconnesse con corridoi ecologici che facilitano il diffondersi del cinghiale (p.es. presenza di appezzamenti boschivi nelle ZRC direttamente collegati a boschi abitualmente abitati da cinghiali). La distanza dei confini delle ZRC dalle strade a elevato rischio di incidenti stradali con fauna selvatica (ungulati) deve essere tale da lasciare un area cuscinetto di territorio non vincolato soprattutto in quei punti dove statisticamente tali incidenti avvengono con maggiore frequenza; - dati pregressi: monitoraggio faunistico nel quinquennio precedente (densità delle specie in indirizzo e delle altre specie di interesse gestionale), capacità organizzativa e disponibilità di mano d opera (dati di cattura), sostenibilità sociale di eventuali danni, efficacia della vigilanza, densità di ungulati e attività di controllo; - dimensioni adeguate alla riproduzione e al mantenimento di popolazioni stabili delle specie in indirizzo (lepre, fagiano) (di norma comprese tra 700 e ettari) e confini il più possibili lineari, naturali e facilmente sorvegliabili. La scelta dei confini deve considerare anche i criteri che favoriscano l irradiamento naturale della fauna in indirizzo sul territorio adibito alla caccia programmata. Gli obiettivi gestionali specifici e le principali scelte operative per le ZRC sono i seguenti: - incremento di popolazioni stabili delle specie in indirizzo (lepre e fagiano). Le densità della piccola fauna stanziale devono essere tali da favorire il loro irradiamento e la loro diffusione nel territorio circostante ed eventualmente la cattura della stessa per l immissione nelle ZRV o nel territorio a caccia programmata. Considerati i dati positivi sulla produttività della lepre in alcuni recinti posti all interno delle ZRC e a suo tempo utilizzati per starna e pernice rossa, è auspicabile il ripristino e l utilizzo di quelli non più gestiti da tempo ma che comunque avrebbero delle potenzialità; - potenziamento delle stime delle densità faunistiche all interno delle ZRC, in coerenza con quanto indicato nel successivo Cap. 4; - le catture sono autorizzate solo al raggiungimento di determinati valori soglia di densità, per salvaguardare la popolazione riproduttiva, individuati in: 15 lepri/100 ha 25 fagiani/100 ha. Nelle catture deve essere rispettato il più possibile un rapporto sessi di 1 maschio: 1 femmina; - non sono ammesse nelle ZRC immissioni delle specie di indirizzo. Solo per il fagiano possono essere previste operazioni di immissione nella fase di primo impianto, con animali di cattura, quando sia accertato un palese declino della popolazione dietro autorizzazione provinciale; - nelle ZRC appare ancora più rilevante rispetto al restante territorio il maggiore coinvolgimento degli agricoltori nelle politiche di tutela della piccola selvaggina e di miglioramenti ambientali a fini faunistici, attraverso l attivazione di una collaborazione con le associazioni agricole allo scopo di una diffusa sensibilizzazione degli agricoltori all attività di salvaguardia e recupero delle covate e anche mediante il coinvolgimento del Settore Sviluppo Agricolo per l individuazione di adeguati strumenti di partecipazione; - rafforzamento negli istituti pubblici individuati dell attività di vigilanza e di controllo attraverso l incentivazione dell opera di personale volontario e l impiego regolare di Agenti di cui all art. 51 della LR 3/1994 che in collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale Pagina 11

15 intervengano a minimizzare i fattori limitanti per la piccola selvaggina. Il finanziamento per attivare forme di convenzione con le Associazioni Venatorie per la vigilanza e per decurtare o rimborsare le quote di iscrizione di ATC ai volontari degli Istituti pubblici potranno essere coperte da un eventuale e auspicato aumento della quota di iscrizione all ATC sia per i cacciatori fuori regione che per i cacciatori toscani; - prosecuzione delle attività di controllo sulla fauna selvatica ai sensi dell art. 37 della LR 3/1994 per limitare la predazione da parte di specie, in coerenza con il Protocollo d intesa tra la Provincia di Siena e l Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sugli indirizzi tecnici per gli interventi di controllo ; - densità sostenibile tendente a 0 per il cinghiale; questo obiettivo va perseguito con metodi di controllo individuali o con l utilizzo del cane limiere; - percentuale di danni alle colture causati dalle specie ungulate tendente a zero o comunque inferiore a quella che si verifica nel territorio a caccia programmata circostante; - si sottolinea l importanza della Commissione di verifica e controllo istituita dalla Provincia per ogni ZRC e facente parte dell atto di istituzione della zona stessa; è composta in misura paritetica da 3 rappresentanti dei proprietari o conduttori dei fondi ricompresi nelle zone e da 3 rappresentanti dei cacciatori, che eleggono al loro interno un Presidente. Le commissioni di verifica e controllo sono designate dal comitato di gestione dell ATC competente per territorio. Le Commissioni di verifica e controllo nella gestione delle ZRC hanno principalmente il compito di coadiuvare le seguenti operazioni: realizzazione dei piani di gestione ambientale e faunistica dettagliati nell apposito disciplinare; realizzazione dei piani di miglioramento ambientale a fini faunistici; realizzazione dei piani di foraggiamento della piccola selvaggina; realizzazione delle opere necessarie all attivazione del progetto sperimentale di riqualificazione ambientale e riequilibrio faunistico finalizzato alla produzione del Fagiano di qualità; rispetto dei piani di cattura e di ripopolamento; messa a punto dei piani di controllo di specie ungulate, predatrici e antagoniste (eradicazione nel caso del cinghiale) redatti ai sensi dell art. 37 LR 3/94; adozione di eventuali misure di prevenzione danni a carico di colture agricole soprattutto se di pregio; raccordo, anche attraverso le riunioni mensili della vigilanza venatoria, con un gruppo di agenti volontari (GAV, GGVV) che svolgono la loro attività di vigilanza in maniera prevalente all interno dell istituto (si veda Cap. 7). Maggiori dettagli su questo argomento saranno trattati nel nuovo Disciplinare provinciale per la gestione delle Zone di Ripopolamento e cattura. All interno del Disciplinare sarà valutata la possibilità di erogare incentivi economici agli agricoltori non soltanto in funzione dei miglioramenti ambientali, ma anche sulla base dei risultati di gestione conseguiti in termini di cattura di lepri e fagiani. L ATC potrà valutare la possibilità di stipulare convenzioni annuali/pluriennali con quegli agricoltori presenti all interno degli istituti pubblici che si impegnino a collaborare attivamente alla gestione attraverso impegni definiti quali l ordinamento colturale, l uso ridotto di prodotti chimici, la rotazione delle colture, programmi di miglioramenti ambientali condivisi ecc INDICAZIONI PER L ISTITUZIONE DELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA In attuazione del presente PFVP, tutte le ZRC che si intendono confermare (anche con variazione di tipologia in ZRV e/o con variazione di confini) e che erano presenti nel precedente periodo di programmazione sono prorogate in via provvisoria fino al completamento dell iter di nuova istituzione (art. 16, co. 2, LR 3/1994). Le ZRC che non sono riconfermate decadono automaticamente al termine della stagione venatoria 2013/2014 (15 marzo 2014). (Tabella allegata 4 e Tavola 2). Pagina 12

16 Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) 1 - BARONTOLI Comune: SOVICILLE Conferma della ZRC con limitata modifica dei confini 2 - BASCIANO Comune: MONTERIGGIONI, CASTELLINA IN CHIANTI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 3 - COLLE VAL D ELSA Comune: COLLE DI VAL D ELSA Conferma della ZRC, con piccole modifiche dei confini volte a migliorare la funzionalità della struttura 4 - IL PALAZZONE Comune: CHIUSDINO Revoca della ZRC 5 - IL PIANO Comune: CASOLE D ELSA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 6 - MENSANELLO Comune: COLLE DI VAL D ELSA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 7 - RACCIANO Comune: SAN GIMIGNANO Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata alla risoluzione dei problemi relativi alla vicinanza con l area vocata al cinghiale 8 - STROZZAVOLPE Comune: POGGIBONSI Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata alla risoluzione dei problemi relativi alla vicinanza con l area vocata al cinghiale 9 - VAL D ELSA CHIANTI Comune: POGGIBONSI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) 1 - BIBBIANO Comune: BUONCONVENTO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 2 - CASANOVALPINO Comune: RAPOLANO TERME Conferma della ZRC con modifica confini per l eliminazione di aree faunisticamente improduttive 3 - CASTELVERDELLI Comune: S. GIOVANNI D ASSO Conferma della ZRC con diminuzione di superficie e modifica dei confini tesa all aumento dell irradiamento della piccola selvaggina Pagina 13

17 4 - CITTA DI SIENA Comune: SIENA Conferma della ZRC con moderata modifica dei confini 5 - I SOLI Comune: S. GIOVANNI D ASSO Revoca della ZRC con parziale trasformazione dell istituto in ZRV 6 - IL DESERTO Comune: MONTERONI D ARBIA Conferma della ZRC con scorporo di superficie mirato all eliminazione di aree faunisticamente improduttive 7 - IL PECORILE Comune: ASCIANO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 8 - LE PALAIE Comune: ASCIANO Revoca della ZRC con parziale trasformazione dell istituto in ZRV 9 - LEONINA Comune: ASCIANO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 10 - MONTAPERTI Comune: CASTELNUOVO B.GA Conferma della ZRC con limitato aggiustamento dei confini 11 - S. MARTINO S. FABIANO Comune: MONTERONI D ARBIA Conferma di parte della ZRC con ristrutturazione ed istituzione di una ZRV a salvaguardia della fauna preesistente 12 - VAL DI CAVA Comune: MONTALCINO Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata all allontanamento dall area vocata al cinghiale 13 - VESCONA Comune: ASCIANO Conferma della ZRC con ristrutturazione finalizzata alla sottrazione di aree a scarso valore faunistico 14 - VILLE DI CORSANO Comune: MONTERONI D ARBIA Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata all allontanamento dall area vocata al cinghiale della ZRC Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19) 1 - ACQUAVIVA Comune: MONTEPULCIANO Conferma della ZRC con parziale modifica dei confini finalizzata al miglioramento della produttività faunistica 2 - BELSEDERE Comune: TREQUANDA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto Pagina 14

18 3 - CASA DEL CORTO Comune: PIANCASTAGNAIO Conferma della ZRC con variazione dei confini tesa a migliorare l irradiamento della piccola selvaggina della ZRC 4 - CHIANCIANO Comune: CHIANCIANO TERME Conferma della ZRC con limitate diminuzioni di superficie 5 - COLLE MOSCA Comune: PIENZA Conferma della ZRC con limitata correzione dei confini 6 - CONTIGNANO Comune: RADICOFANI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 7 - CORSIGNANO Comune: PIENZA Conferma della ZRC con aumento di superficie 8 - I POGGI Comune: TORRITA DI SIENA Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione sostanziale di superficie 9 - IL POLIZIANO Comune: MONTEPULCIANO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 10 - LA FOCE Comune: CHIANCIANO TERME Revoca della ZRC con istituzione ZRV e sostanziale diminuzione di superficie 11 - LA NOVELLA Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI Conferma della ZRC con modifica dei confine 12 - LA TROVE Comune: TREQUANDA Revoca della ZRC con istituzione ZRV e sostanziale diminuzione di superficie 13 - LE PIANINE Comune: RADICOFANI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 14 - MACCIANO Comune: CHIUSI Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine 15 - MALTAIOLO - MATERO Comune: CETONA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 16 PALAZZO DI PIERO Comune: SARTEANO Conferma della ZRC con modesta variazione di confini Pagina 15

19 17 POGGI GIALLI Comune: SINALUNGA Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine 18 VAL DI PAGLIA Comune: ABBADIA S. SALVATORE Conferma della ZRC con variazione dei confini tesa a migliorare l irradiamento della piccola selvaggina e con diminuzione della superficie 19 VAL D ORCIA Comune: CASTIGLIONE D ORCIA Conferma della ZRC con ristrutturazione e con sostanziale diminuzione della superficie mantenendo all interno dell istituto le aree con maggiore valenza faunistico ambientale (interne al SIR), in particolare dal punto di vista delle risorse idriche. E necessario altresì l individuazione di confini tali da garantire un sufficiente irradiamento della piccola selvaggina stanziale 20 VIGNONI Comune: S. QUIRICO D ORCIA Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine ZONE DI RISPETTO VENATORIO Le recenti integrazioni alla LR 3/94 individuano in maniera specifica le ZRV come strutture destinate all attuazione di opere di miglioramento ambientale tramite programmi predisposti dagli ATC che ne propongono l istituzione e le gestiscono direttamente ai sensi di legge. I dati faunistici in nostro possesso evidenziano un evoluzione nell utilizzo delle Zone di Rispetto Venatorio e un notevole discostarsi dalla loro finalità iniziali: mentre nei primi anni della loro istituzione la gestione delle ZRV era finalizzata alla ricostituzione di popolazioni sempre più vicine a quelle selvatiche, con diminuzione graduale di immissione di fagiani allevati, successivamente le ZRV hanno assunto una connotazione più prettamente venatoria con un potenziamento delle immissioni (cfr. par. 3.2 del Volume I), anche se ciò è avvenuto in maniera completamente diversa nei tre ATC senesi. Con il presente Piano si intende creare una rete diffusa di ZRV di dimensioni variabili, che contribuisca alla valorizzazione della fauna stanziale attraverso diverse due modalità di gestione: - le ZRV afferenti ai comparti di caccia: le ZRV con dimensioni relativamente ridotte (con un range dimensionale indicativo di ettari), di durata pari al PFVP, finalizzate all attuazione di programmi di miglioramento ambientale e, ove ritenuto opportuno, di riequilibrio faunistico basati anche sull adesione al progetto provinciale del fagiano di qualità (si veda il successivo par. 3.1) che prevede piani eccezionali d immissione (con durata predefinita pari al periodo di vigenza del presente PFVP) finalizzati all incremento numerico di nuclei naturali di fagiano; detti piani devono impiegare selvaggina traslocata proveniente da catture condotte sul territorio provinciale oppure giovani prodotti con tecniche di allevamento seminaturali immessi previa stabulazione in recinti a cielo aperto. Si ritiene positivo valorizzare e incrementare la vecchia esperienza dell allevamento semi naturale della lepre all interno dei recinti di ambientamento sulla scia di quelli all interno delle ZRC. Queste ZRV infatti esplicano la loro funzione soprattutto attraverso l irradiamento spontaneo della fauna selvatica; le dimensioni pertanto devono essere tali da favorire la dispersione e lo sconfinamento degli animali presenti al loro interno e i confini devono consentire un prelievo venatorio continuativo nel tempo (percorribilità da parte del cacciatore dei confini). - le ZRV a gestione naturale che derivano dalla trasformazione di ZRC, con dimensioni maggiori, finalizzate alla ricostituzione e al mantenimento di popolazioni di fauna selvatica allo stato naturale attraverso opere di miglioramento ambientale e di interventi gestionali. Su tali ZRV non sono consentite immissioni di fauna selvatica di allevamento o preambientata. Pagina 16

20 Le aree in cui istituire le ZRV, stabilite di concerto con gli ATC, dovranno avere caratteristiche ambientale idonee; particolarmente adatte risultano quelle aree con terreni agricoli interessati da rotazioni agrarie e agricoltura biologica, mentre non devono ricomprendere superficie di bosco superiore al 50% e comunque non superiore al 60% se particolarmente frammentata. Le motivazioni che portano a incrementare rispetto alla precedente programmazione la creazione di tali zone risiedono: 1) nella necessità di superare la fase critica di rarefazione della piccola fauna selvatica, attraverso il mantenimento di una rete di aree ambientalmente favorevole alla piccola selvaggina e attraverso l attivazione, nelle aree di ridotte dimensioni e strettamente afferenti ai comparti di caccia, di programmi di riequilibrio faunistico, anche basati sulla produzione e sull ambientamento di piccola fauna stanziale, che consentano una soddisfacente fruizione venatoria della quota naturalmente irradiata lungo i confini; 2) nel fatto che le ZRV sono istituti con vincolo all esercizio venatorio di tipo parziale: il programma di valorizzazione delle specie di piccola fauna selvatica stanziale può essere affiancato e rinforzato da scelte gestionali mirate ad esempio a ridurre la presenza di specie problematiche come nel caso degli ungulati attraverso l attività venatoria (senza il ricorso alle più complesse operazioni di controllo ai sensi dell art. 37 della LR 3/1994). Anche nelle ZRV va posta attenzione al problema dei danni alle colture agricole a carico di specie ungulate, in quanto alcune di esse sono situate in prossimità dell area vocata al cinghiale; tali danni non dovranno superare quelli che si verificano nel territorio a caccia programmata circostante o essere tendenzialmente inferiori considerata la possibilità che si ha all interno di questi istituti di esercitare un prelievo venatorio programmato. Per ogni ZRV è costituita una commissione di gestione, composta in misura paritetica da rappresentanti dei proprietari o conduttori dei fondi ricompresi nella zona e da rappresentanti dei cacciatori designati dal comitato di gestione dell ATC in cui essa ricade. INDICAZIONI PER L ISTITUZIONE DELLE ZONE DI RISPETTO VENATORIO In attuazione del presente PFVP, tutte le ZRV che si intendono confermare (anche con variazione di tipologia in ZRC e/o con variazione di confini) e che erano presenti nel precedente periodo di programmazione sono prorogate in via provvisoria fino al completamento dell iter di nuova istituzione (art. 16, co. 2, LR 3/1994). Le ZRV che non sono riconfermate decadono automaticamente al termine della stagione venatoria 2013/2014 (15 marzo 2014). (Tabella allegata 5 e Tavola 3). Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) 1 BADESSE Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 2 BELFORTE Comune: RADICONDOLI Conferma della ZRV con moderata modifica dei confini 3 CAMPOMAGGIO Comune: RADDA IN CHIANTI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 4 CASTELLINA Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Conferma della ZRV con aggiustamento dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina 5 CASTELLO DI MONTERIGGIONI Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto Pagina 17

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