Mercati del Lavoro, Organizzazione e Migrazione. Prof. Maria Concetta Chiuri Università di Bari

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1 Mercati del Lavoro, Organizzazione e Migrazione Prof. Maria Concetta Chiuri Università di Bari

2 Mercati del lavoro, organizzazione e migrazione OUTLINE I mercati del lavoro nel XX secolo Mercati del lavoro e istituzioni in Europa e USA Globalizzazione, migrazione e sviluppo economico

3 Mercati del lavoro, organizzazione e migrazione Claudia Goldin Labor Markets in the XX century. Chiuri, M.C., N. Coniglio e G. Ferri (2007) L esercito degli invisibili, aspetti economici dell immigrazione clandestina, Il Mulino collana Studi e ricerche, Bologna

4 Mercati del lavoro e organizzazione Perchè un introduzione storica? Dalla fine dell 800 alla fine del 900, i mercati del lavoro negli Stati Uniti ed Europa sono radicalmente cambiati per effetto di vari cambiamenti economici ed istituzionali. Quali cambiamenti?

5 Mercati del lavoro e organizzazione La partecipazione al mercato del lavoro degli anziani e diminuita La partecipazione delle donne è aumentata I salari sono cresciuti le diseguaglianze salariali sono diminuite. Le ore di lavoro sono diminuite (aumento del tempo libero, orari lavorativi più brevi, vacanze più lunghe, congedi, malattie). l istruzione è aumentata I differenziali di genere sono diminuiti

6 Partecipazione al mercato del lavoro negli USA ( )

7 Partecipazione al mercato del lavoro La crescita della partecipazione è in gran parte un risultato dell espansione del lavoro femminile. Nel 1890 solo il 18% delle donne lavoravano e nel 1930 solo il 26% Dal 1930, il settore del servizi e della manifattura sono diventati i settori più importanti per l occupazione femminile.

8 Partecipazione al mercato del lavoro La partecipazione degli anziani è diminuita Nel 1900 circa il 65 % della classe di età con + 64 anni lavorava Nel 1940 il 40% e nel 1960 meno del 30%.

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10 I salari I salari reali sono aumentati ma ad un tasso decrescente: Dal 1900 al 1948 aumentano Dal 1948 to 1973 aumentano ad un tasso più elevato Dal 1973 al 2000 restano stabili

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12 Salari I fase e II fase : dal 1900 al 1973: I salari aumentano in quanto: 1. La produttivita aumenta (cambiamenti tecnologici). 2. Importanti leggi che permettono l attività dei sindacati (Wagner Act 1935), 3. e che aumentano la protezione dei lavoratori e della contrattazione collettiva.

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14 Salari III Fase : Salari stabili in quanto: 1. Minore incremento di produttivita 2. Cambiamenti tecnologici 3. Ma aumento della competizione con lavoratori in paesi a più bassi salari. 4. Declino del potere sindacale.

15 Salari Dopo il 1930 aumenta il contributo degli imprenditori e del governo nel costo del salario Anche per effetto di rapporti di lavoro di più lunga durata

16 Salari

17 Diseguaglianza salariale La misura di diseguaglianza più usata è quella del rapporto interdecilico (rapporto tra il salario settimanale al 90esimo percentile e al 10mo percentile). Da forte diseguaglianza a bassissima diseguaglianza salariale :

18 Diseguaglianza salariale

19 Diseguaglianza salariale Effetti della legislazione del lavoro: I salari più bassi aumentano Salari minimi Aumento del potere sindacale

20 Diseguaglianza salariale Dopo il 1955 la diseguaglianza sale fino alla fine del secolo e continua a salire. Aumenta l immigrazione da paesi meno istruiti Cambiamenti tecnologici che distruggono lavori impiegatizi intermedi mentre aumentano lavori molto semplici e lavori molto complessi. Diminuzione del potere sindacale.

21 Ore di lavoro Le ore di lavoro diminuiscono per effetto della crescita dei periodi di ferie e di congedo per motivi di salute Maggiore diminuzione (Maximum hours laws 1920)

22 Ore di lavoro

23 Istruzione Questi progressi dipendono in gran parte dai miglioramenti nell istruzione La proporzione dei diplomati aumenta di 4 volte dal 1915 al 1940 (dal 13% al 50%).

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25 La partecipazione femminile al mercato del lavoro Recenti ricerche hanno interpretato la dinamica di alcuni di questi fenomeni ponendo domande importanti Perché il tasso di partecipazione femminile é aumentato? Perchè c era più bisogno del lavoro femminile in famiglia o nel mercato del lavoro o perchè c era più convenienza per le donne a lavorare? In altre parole un problema di domanda o di offerta?

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27 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile La risposta a questa domanda può variare a seconda delle fasi storiche Analizziamo due indicatori importanti: Elasticità dell offerta a variazioni del reddito non da lavoro (es. rendite o locazioni) o altre forme di reddito familiare Elasticità dell offerta a variazioni del salario

28 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile Pencavel ha calcolato come l offerta di lavoro femminile varia a variazioni di reddito e di salario per interpretare i vari periodi storici

29 Interpretazioni della dinamica della partecipazione al lavoro femminile In generale sappiamo dai modelli di offerta di lavoro che se aumenta il reddito familiare l offerta femminile diminuisce Quindi lavorano di più le donne quando il marito lavora di meno o e disoccupato Definiamo questo un fenomeno da offerta

30 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile Se aumenta il salario l offerta femminile aumenta. Se l offerta di lavoro femminile cresce al crescere del salario significa che sono importanti non tanto i bisogni della famiglia ma le aspettative di lavoro delle donne Definiamo un fenomeno da domanda

31 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile al lavoro L elasticità dell offerta di lavoro ai salari è molto bassa, vicino a zero. L/ W = 0 L elasticità dell offerta di lavoro ai redditi familiari è di segno negativo L/ Y = -1

32 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile al lavoro Le elasticità di reddito in questa fase sono ampie e le elasticità di salario sono basse Che cosa implica? che le sole donne nel mercato del lavoro erano prevalentemente quelle i cui mariti avevano bassi redditi L offerta spiega virtualmente tutta la crescita delle donne sposate tra 1890 e il 1930

33 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile al lavoro In questo periodo l elasticità dell offerta di lavoro ai salari diventa molto alta e resta positiva L/ W =.09 L elasticità dell offerta di lavoro ai redditi familiari rimane di segno negativo L/ Y = -.04 Ma l elasticità dell offerta di lavoro ai redditi diminuisce.

34 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile al lavoro La crescita della disponibilità di beni che possono sostituire il lavoro domestico contribuiscono a far Diminuire l effetto reddito (che causa l elasticità negativa) Crescere l elasticità al salario La domanda spiega la maggior parte della offerta di lavoro femminile in questo periodo

35 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile al lavoro Elasticità ai salari relativamente bassa e simile all elasticità ai redditi Offerta e domanda di lavoro causano entrambi la crescita della partecipazione di questo periodo

36 Interpretazioni della dinamica della partecipazione femminile al lavoro Ci sono donne nel mercato del lavoro perchè i mariti avevano bassi redditi E ci sono donne che lavorano perchè c è domanda specifica del loro lavoro Quale gruppo prevale dipende dal contesto, dalle politiche che rendono più facile per le donne lavorare.

37 Differenziali salariali La crescita dell occupazione femminile ha portato ad una diminuzione o ad aumento del differenziale salariale uomo/donna? Dipende dalle fasi storiche Se guardiamo tutti i settori : effetto positivo In 1900 Wf/Wm era 0,46 nel 1930 Wf/Wm sale a 0,55

38 Differenziali salariali Perchè? La crescita occupazionale femminile coincide con cambiamenti di crescita settoriale. Le donne lasciano occupazioni a basso salario e cominciano ad ottenere lavori impiegatizi con più elevate retribuzioni.

39 Differenziali salariali Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, la crescita di nuova occupazione femminile ha abbassato la media dell esperienza accumulata dalle donne dato che le nuove entranti hanno poca esperienza. Con effetti negativi sui differenziali di genere

40 Salari femminili/salari maschili

41 Differenziali salariali Dal 1980 in poi, i differenziali diminuiscono in quanto le donne investono di più in capitale umano ed esperienza Il differenziale Wf/Wm comincia a salire fino a 0,63 nel 1981 e a 0,79 nel 1991.

42 Disoccupazione

43 Disoccupazione La volatilità della disoccupazione non cambia nel tempo ma cambiano altre dimensioni Dalla fine del secolo è diminuita la proporzione di disoccupati, ma è aumentata la durata della disoccupazione L incidenza della disoccupazione era più bassa nel 1990 che nel 1900.

44 Disoccupazione Il numero di lavoratori manuali (in genere più caratterizzato da lavoro stagionale) diminuisce mentre aumentano i lavoratori non manuali (white collar) che diventano in numero maggiore oggi che nel 1900 e in media il loro tasso di disoccupazione è più basso.

45 Disoccupazione La durata della disoccupazione è invece maggiore nel 1990 rispetto al I sussidi alla disoccupazione incoraggiano le imprese ad usare i licenziamenti temporanei e richiamarli quando i sussidi finiscono. I sussidi incoraggiano i lavoratori medesimi ad accettare periodi di licenziamento temporaneo Diminuiscono i costi dei licenziamenti temporanei per i lavoratori

46 Verso mercati del lavoro più moderni Nel mercato del lavoro tra I lavoratori avevano considerevole insicurezza Investivano poco in capitale umano Avevano salari bassi e scarsa crescita nell arco del ciclo vitale Contratti di lavoro di breve durata:a seconda delle stagioni, del ciclo economico etc.

47 Verso mercati del lavoro più moderni Il moderno mercato del lavoro è caratterizzato da contratti di lungo periodo E il sistema di leggi, programmi e convenzioni che cambiano il mercato del lavoro verso la metà del 900. E fanno sì che funzioni diversamente dallo spot market (dove gli imprenditori possono assumere e licenziare senza preavviso e non investono in formazione degli addetti).

48 Verso mercati del lavoro più moderni Esiste un importante interazione tra caratteristiche della forza lavoro, istitituzioni, cambiamenti tecnologici e funzionamento dei mercati. La crescita dell istruzione ha fatto cambiare il contenuto del lavoro che ha trasformato le istituzioni del mercato del lavoro.

49 Verso mercati del lavoro più moderni Gli imprenditori hanno più interesse a trattenere e ad investire nella formazione di lavoratori più istruiti I lavoratori accumulano skills più specifici dell impresa quindi hanno rendimenti più alti se con capitale umano più specifico

50 Istituzioni e Mercati del Lavoro Il ruolo delle istituzioni contribuisce a cambiare il mercato del lavoro Il loro peso è però molto maggiore in Europa che negli USA. Da cui l importanza di un approccio comparato e di analisi di mercati del lavoro.

51 Istituzioni e Mercati del Lavoro Esempio: fenomeno della crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro Più elevata nei paesi del Nord Europa e nei paesi Anglosassoni (UK e USA) Più bassa nei paesi Mediterranei

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53 Istituzioni e Mercati del Lavoro In Svezia la forza lavoro femminile più elevata che in qualsiasi altro paese Tassazione che incentiva il lavoro delle donne Alta crescita del settore pubblico Servizi per l infanzia (Asili nido)

54 Istituzioni e Mercati del Lavoro In Italia (o Spagna) la forza lavoro femminile più bassa che in qualsiasi altro paese UE (circa il 40%) Lavoro part-time poco diffuso Scarsi servizi per l infanzia (Asili nido)

55 Parte 3 Migrazione e politiche migratorie 1) Alcuni fatti stilizzati delle migrazioni internazionali; 2) Le determinanti della migrazione; 3) Migrazioni e sviluppo economico nei paesi di origine Rimesse e migrazioni di ritorno; I migranti come sensori di opportunità e promotori di sviluppo; 4) Migrazione e paesi di destinazione Chi sono i migranti? Che contributo danno all economia dei paesi ospitanti? Quali sono le reazioni che determinano (politiche immigratorie)? 5) Immigrazione irregolare: vincitori (pochi) e vinti (tanti);

56 Un fenomeno nuovo? La storia dell umanità è da sempre accompagnata da storie di emigrazione di massa. Tuttavia emerge nelle emigrazioni moderne (dalla prima metà dell 800) una novità: prevalgono sempre più le emigrazioni economiche e sempre meno le migrazioni forzose. Quali sono le ragioni alla base di tale cambiamento epocale? La globalizzazione: la straordinaria riduzione di barriere fisiche, tecnologiche e culturali al movimento internazionale di beni e servizi, idee, capitali e, soprattutto, individui. Le migrazioni sono allo stesso tempo causa ed effetto della globalizzazione.

57 Globalizzazione e movimenti migratori La dimensione dei flussi I flussi di migranti sono in costante crescita: considerando solo i paesi OCSE dal 1998 al 2004 i flussi in entrata sono passati da 4,3 a 6,7 milioni di individui, un aumento del 56% in pochi anni

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60 E in Italia? La popolazione straniera residente in Italia è, al 1 gennaio 2006, pari a 2,7 milioni secondo i dati più recenti diffusi dall Istat. L incremento rispetto all anno precedente è dell 11,2%. Per maggiori dettagli Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1 gennaio 2006, Statistiche in breve, 17 ottobre 2006 ( Il 3,9% della popolazione italiana In Germania sono circa il 9% della popolazione; in Francia il 5,6%; negli Stati Uniti il 6,6% (mentre i nati all estero il 12,8%). In Lussemburgo il 39% della popolazione

61 Il nostro paese non è la meta preferita dunque...

62 Quali sono i fattori che inducono un individuo a migrare? La speranza di migliorare le condizioni di vita per sè e per la propria famiglia La pressione migratoria da un paese dipende da fattori di spinta (o fattori push ) nei paesi di origine (povertà, elevata disoccupazione, forti disuguaglianze socio-economiche, restrizioni alle libertà individuali, ecc.)......e fattori di attrazione (o fattori pull ) nei paesi di destinazione, che alimentano la speranza di accedere a buone opportunità grazie all emigrazione (lavoro e salari elevati, pieno riconoscimento delle libertà individuali, qualità della vita elevata ecc.)

63 I differenziali di reddito tra paese di origine e paese di destinazione Effetto non lineare e migration band

64 Altri fattori la distanza geografica e culturale dai principali paesi di destinazione; la qualità delle istituzioni nei paesi d origine; il verificarsi di crisi, conflitti e carestie; le disparità economiche interne nei paesi d origine; la struttura demografica dei paesi d origine (e di destinazione); le politiche migratorie nei paesi di destinazione.

65 Quali fattori push e pull per l immigrazione in Italia?

66 ...i vicini della sponda Sud del Mediterraneo

67 Migrazione e Sviluppo nei paesi di origine Due principali canali: 1. Rimesse:...una delle maggiori fonti di entrate valutarie per alcuni paesi poveri...una componente fondamentale del PIL Nel 2002, il flusso internazionale di rimesse nei PVS è stato pari a circa 80 miliardi di $ (circa il 2% del PIL). Una stabile fonte di entrate dall estero.

68 Nel 2000, le rimesse dall estero ammontavano ad oltre il 10 % del PIL per Albania, Bosnia-Herzegovina, Capo Verde, El Salvador, Jamaica, Giordania, Nicaragua, Samoa e Yemen. Le rimesse nei paesi di origine dei migranti hanno impieghi diversi: - sostengono i consumi familiari e le importazioni di beni e servizi; - forniscono le risorse necessarie a effettuare investimenti produttivi (ma anche investimenti improduttivi, beni di status sociale ) Negli ultimi anni, le rimesse dei migranti sono al centro dell attenzione di Istituzioni Pubbliche, Ricerca Scientifica e Banche Private

69 Rimesse dall Italia

70 2. Migrazioni di ritorno La scelta migratoria, soprattutto per i migranti economici, ha natura temporanea: il migrante intende ritornare nel proprio paese di origine e realizzare il proprio progetto di vita dopo aver guadagnato per alcuni anni un reddito nel paese ricco. L impatto sullo sviluppo determinato dal ritorno dopo un esperienza di lavoro in un altro paese può essere enorme: Imprenditorialità; Accumulazione di capitale umano e conoscenze (i migranti come veicolo delle innovazioni); Cambiamento socio-culturale

71 Quantità e qualità dei flussi di ritorno L impatto economico delle migrazioni di ritorno sarà tanto più positivo quanto più qualificate sono gli individui che tornano. Chi ritorna? Chi ha avuto successo o chi al contrario ha fallito il progetto migratorio? La letteratura economica esistente evidenzia che sono proprio i più qualificati che hanno una minore probabilità di tornare (Dustmann) Allo stesso tempo sono proprio gli individui più qualificati, motivati ed intraprendenti generalmente a migrare dai paesi poveri (BRAIN DRAIN O FUGA DEI CERVELLI). Questa evidenza è conosciuta come selezione positiva dei migranti.

72 Brain Drain Quando la migrazione determina effetti negativi nei paesi di origine? La perdita di lavoratori qualificati può determinare esternalità negative nei paesi di origine se si verificano le seguenti condizioni: minore produttività media della forza lavoro rimanente (es. migrazione di scienziati); minore rendimento dell investimento che la collettività ha sostenuto per la formazione e l istruzione dei migranti (pensate alla migrazione di personale sanitario dai PVS) perdita di entrate fiscali da parte dello Stato; minore capacità di finanziamento di beni pubblici.

73 LA TASSA SUI CERVELLI IN USCITA Fino agli anni Ottanta la letteratura economica appariva piuttosto unanime: il brain drain era visto come un costo notevole per i paesi di origine tanto da richiedere, secondo alcuni, Jagdish Bhagwati in particolare, strumenti correttivi come l imposizione di una tassa sul reddito dei migranti in uscita, la «tassa sui cervelli» Il brain drain è un problema potenziale sulla strada verso lo sviluppo di un paese povero: ma siamo sicuri che le cose andrebbero meglio in assenza di migrazione?

74 L ipotesi di Beneficial Brain Drain (1) Un individuo investe in capitale umano se il costo dell investimento in formazione/istruzione e inferiore al beneficio atteso. In un paese povero generalmente si assisterà ad un sottoinvestimento collettivo in capitale umano; Che ruolo può avere la mera possibilità di migrare sulla scelta di acquisire o meno capitale umano? Assai importante secondo i fautori della teoria del beneficial brain drain (Mountford, Stark e altri economisti) La possibilità di migrare in un paese ricco potrebbe indurre alcuni individui ad investire nel proprio capitale umano; Se non tutti coloro che hanno investito riescono effettivamente a migrare si potrebbe avere un accumulazione di capitale umano che più che compensa l effetto negativo del brain drain.

75 L ipotesi di Beneficial Brain Drain (2) Vediamo un esempio (sebbene ipotetico)

76 L ipotesi di Beneficial Brain Drain (3) E un ipotesi che si può concretamente realizzare? La risposta è affermativa secondo recenti ricerche lo studio di Beine, Docquier e Rapoport [2003] che conferma la validità dell ipotesi di beneficial brain drain utilizzando un campione di 50 paesi in via di sviluppo. Paesi dove non si verifica: paesi con tassi di emigrazione molto elevati e con sistemi scolastici e di formazione poco efficaci, tra i quali gran parte dei paesi dell America Latina. Al contrario, i paesi che beneficiano di tassi di crescita più elevati in virtù dell emigrazione di lavoratori qualificati sono solo 9: tra di essi India, Pakistan, Cina e Brasile, che tuttavia per la loro dimensione rappresentano la gran parte della popolazione dei PVS. I paesi «vincitori» presentano tassi di emigrazione più modesti e sistemi di istruzione più efficienti.

77 Migrazione e commercio internazionale La letteratura economica mostra che i flussi migratori interagiscono positivamente anche con l interscambio commerciale tra paesi. Gli immigrati possono influenzare gli scambi commerciali fra due paesi attraverso tre principali canali: i) preferenza per i prodotti tipici provenienti dai paesi di origine, la presenza di comunità di immigrati può stimolare l importazione di tali beni; ii) possono operare come ponte informativo e facilitare il commercio (sia l import che l export fra il paese di origine e quello di destinazione; iii) grazie all effetto network che scaturisce dall appartenenza etnica, gli immigrati godono della fiducia di coloro che restano nel paese di origine e in tal senso promuovono sia l import che l export tra i due paesi.

78 Riepilogando: La migrazione dai paesi poveri ha generalmente un effetto positivo sullo sviluppo economico degli stessi. L Italia, solo alcuni decenni fa paese di forte emigrazione, ne è un esempio emblematico. Ma non sono solo i paesi poveri a beneficiarne...anche (e forse soprattutto) i paesi di destinazione beneficiano enormemente degli immigranti: -forza lavoro indispensabile; -Migliore allocazione delle risorse; -Nuove braccia... Ma anche nuove idee, conoscenze, innovazioni; -elevato tasso di imprenditorialità degli immigrati (Saxenian [1999], circa il 24% delle imprese high-tech nate tra il 1980 e il 1998 sono state fondate da immigrati cinesi e indiani, tra le quali le note Yahoo ed Hotmail):

79 Falsi slogan l immigrazione ha un effetto negativo sia sui tassi di occupazione che sui salari nei paesi di destinazione. Ma tale paura è confermata dall evidenza empirica? Risposta: dipende in modo sostanziale da almeno tre aspetti: 1. dal grado di sostituibilità nel mercato del lavoro tra immigrati e nativi; 2. dalla fase del ciclo economico nel paese di destinazione; 3. dal periodo nel quale gli effetti vengono misurati. Nel breve periodo, allorché altri fattori produttivi (es. lo stock di capitale) sono fissi, un aumento della forza lavoro generata da copiosi afflussi migratori può determinare una riduzione dei salari e l uscita dal mercato di parte della forza lavoro preesistente. Nel lungo periodo eventuali effetti negativi sono però riassorbiti e divengono nulli. In sintesi, l evidenza empirica è piuttosto inconcludente sul segno, se negativo o positivo, dell effetto dell immigrazione su salari e occupazione. Tuttavia, l evidenza è coerente nel mostrare che tali effetti sono molto modesti.

80 Ciononostante una crescente ondata protezionistica

81 Qual è il risultato delle politiche restrittive nei paesi ricchi? Piuttosto che ridurre i flussi si sposta l ago della bilancia dalle migrazioni regolari a quelle irregolari (l esercito degli invisibili)

82 In sintesi, quali cause alimentano l esercito degli invisibili? La globalizzazione I movimenti migratori Le politiche migratorie dei paesi di destinazione Migrazione e sviluppo: il costo della clandestinità

83 La risposta protezionistica è inefficiente per tre motivi: 1. Si rinuncia agli effetti positivi dell immigrazione, generalmente superiori a quelli negativi. 2. Limitare l ingresso con politiche restrittive non funziona: ne è prova il forte incremento dell immigrazione irregolare. 3. Le politiche restrittive generano costi elevati per i migranti, per i paesi d origine e per quelli di destinazione.

84 Il costo della clandestinità per i migranti Il costo della clandestinità per i migranti: impiego inefficiente e poco remunerativo del proprio capitale umano (skill waste effect); elevati rischi di sfruttamento economico; ridotte possibilità di consumo di beni e servizi pubblici e privati. Minore rendimento della migrazione

85 Minore rendimento della migrazione Minore capacità di accumulo di risparmi; Ridotte opportunità di impiego efficiente e remunerativo del risparmio accumulato. Minore capacità di invio di rimesse nel paese di origine; Minore propensione all invio di rimesse nel paese di origine.

86 Il costo della clandestinità nei paesi di origine 1) Migrazioni di ritorno nei paesi di origine di individui che hanno accumulato scarse quantità di risorse finanziarie e capitale umano (conoscenze) 2) Ridotto incentivo ad investire nel proprio capitale umano (con istruzione e formazione) 3) Minore capacità/propensione di invio di rimesse nel paese di origine; MIGRAZIONI E SVILUPPO NEI PAESI DI ORIGINE Flusso ridotto di rimesse/risorse finanziarie; Flusso ridotto di capitale umano con le migrazioni di ritorno.

87 Il costo della clandestinità nei paesi di destinazione CONTRIBUTO ECONOMICO DEI MIGRANTI NEI PAESI DI DESTINAZIONE Uso inefficiente della risorsa migranti; Disincentivo alla formazione; Ampliamento dell economia sommersa. Scarso incentivo all integrazione sociale

88 Il costo della clandestinità per i migranti: impiego inefficiente e poco remunerativo del proprio capitale umano (skill waste effect); elevati rischi di sfruttamento economico; ridotte possibilità di consumo di beni e servizi pubblici e privati. CONTRIBUTO ECONOMICO DEI MIGRANTI NEI PAESI DI DESTINAZIONE Uso inefficiente della risorsa migranti; Disincentivo alla formazione; Ampliamento dell economia sommersa. Minore rendimento della migrazione Ridotto incentivo ad investire nel proprio capitale umano (con istruzione e formazione) Minore capacità di accumulo di risparmi; Ridotte opportunità di impiego efficiente e remunerativo del risparmio accumulato. Migrazioni di ritorno nei paesi di origine di individui che hanno accumulato scarse quantità di risorse finanziarie e capitale umano (conoscenze) Minore capacità di invio di rimesse nel paese di origine; Minore propensione all invio di rimesse nel paese di origine. MIGRAZIONI E SVILUPPO NEI PAESI DI ORIGINE Flusso ridotto di rimesse/risorse finanziarie; Flusso ridotto di capitale umano con le migrazioni di ritorno.

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