PIANIFICAZIONE ATTIVITA DI ESPORTAZIONE

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1 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare PIANIFICAZIONE ATTIVITA DI ESPORTAZIONE Ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 1 A cura di Luigi Sisi 1

2 SOMMARIO 4 Presentazione 7 Introduzione 9 ATTIVITÀ DI COMMERCIO ESTERO DELLE IMPRESE Le esportazioni italiane Lo scambio commerciale nel mondo Trend export italiano Tipologia di prodotti esportati dall Italia Destinazione esportazioni italiane Esportazioni agroalimentari italiane Tipologia di esportazioni agroalimentari dell Italia Destinazioni delle esportazioni agroalimentari italiane Le esportazioni in Calabria Trend export della Calabria Tipologia di esportazioni della Calabria Destinazione export della Calabria Le esportazioni agroalimentari della Calabria Destinazione esportazioni agroalimentari della Calabria Esportazioni provinciali 41 LE FASI DEL PROCESSO DI COMMERCIO INTERNAZIONALE Considerazioni sulle metodologie da adottare nell attività di internazionalizzazione Le attività di crescita internazionale Sviluppo dell attività di commercio estero Analisi dell ambiente interno all impresa Considerazioni introduttive I Prodotti La Qualità Il Prezzo La capacità produttiva Il mercato attuale La strategia aziendale Analisi dell ambiente esterno all impresa Considerazioni introduttive Esportazioni generali Export dei prodotti di interesse nei mercati di riferimento 2

3 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Concorrenza ed importazioni da altri paesi dei prodotti di Interesse Caratteristiche economiche e sociali dei paesi e del segmento di mercato individuati Il sistema distributivo nella categoria di prodotti di interesse L asimmetria informativa nei prodotti agroalimentari Marketing delle esperienze Il marketing delle esperienze applicato all area del Monte Poro Il Marketing emozionale Individuazione dei paesi esteri e metodi di ingresso Scelta dei paesi di ingresso Metodologia di selezione dei paesi esteri di interesse L esportazione indiretta L esportazione diretta Attuazione piano di marketing Definire obiettivi Individuare investimento Indicare paese e segmento di mercato estero Sviluppo del programma promozionale Individuazione dei canali commerciali esteri Programmazione dei tempi di attuazione Controllo, consolidamento e sviluppo delle propria Posizione Schede dati paese 135 Bibliografia 3 3

4 PRESENTAZIONE Negli attuali sistemi impresa-ambiente, caratterizzati da elevati dinamismo e complessità, generanti e generati dall eccesso di offerta, le tematiche dell internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari continuano ad essere un tema cruciale, per i contenuti in sé, ma anche per gli aspetti etici, sociali e culturali di cui sono impregnate. Lo sviluppo del settore agroalimentare italiano non può prescindere dall internazionalizzazione. La concorrenza dei sistemi esteri, caratterizzati spesso da costi di produzione inferiori a quelli italiani, sposta il focus della competitività verso i livelli qualitativi che devono essere necessariamente superiori e che peraltro sono sanciti e salvaguardati anche dalla normativa europea, attraverso la regolamentazione dei marchi di tutela, la tracciabilità e la rintracciabilità. Peculiarità qualitativamente superiori costituiscono importanti leve di marketing. La maggiore qualità di un prodotto, infatti, consente la fissazione di prezzi di vendita più elevati, la scelta di canali distributivi più esclusivi, maggiori e migliori strategie di marketing. Il libro di Luigi Sisi avvia, con chiarezza ed esaustività, la trattazione del tema del commercio con l estero, dall analisi delle esportazioni italiane e, più segnatamente, calabresi. Quindi, affronta le fasi del processo di commercio internazionale, analizzando l ambiente interno all impresa, ossia le politiche di prodotto, necessariamente basate su livelli qualitativi elevati che determinano il grado di competitività, le decisioni di marketing, le scelte strategiche. Successivamente, incentra l attenzione sul sistema esterno alle imprese, tratteggiando, dettagliatamente, il sistema-export di varie nazioni, nonché gli aspetti sociali, economici e culturali, indispensabili per avviare qualsivoglia strategia di internazionalizzazione. Il piano di marketing, infine, costituisce un valido strumento in cui far confluire informazioni, tecniche, metodologie e competenze, per avviare efficienti ed efficaci attività di commercio con l estero. Il volume, dunque, costituisce una valida guida per chi volesse approcciare i contesti del commercio internazionale e, al contempo, genera diversi spunti di riflessione sulla rilevanza di tali tematiche, in relazione anche a problemi di più ampio raggio che riguardano, le aree povere del mondo e le generazioni future, secondo un ottica che non può essere più limitata ai meri aspetti aziendali e/o economici, ma deve necessariamente considerare le componenti etiche a ciò interrelate. Rende, 30/1/2015 Prof. Ing. Antonella Reitano Dipartimento Scienze Aziendali e Giuridiche Università della Calabria 4

5 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Intervento del Co. G.A. L. Monte Poro Serre Vibonesi al Convegno Mercati Esteri e Sviluppo delle Imprese in Calabria tenutosi presso La Sala University Club dell Università della Calabria, mercoledì 25 marzo Marina Rossetto Per avere un idea precisa e dettagliata dell utilizzo del marketing delle esperienze in un territorio rurale a vocazione agroalimentare, si può analizzare l operato svolto dal Co. G. A. L. Monte Poro Serre Vibonesi 1 dal momento della sua costituzione fino ad oggi, impegnato in diverse iniziative di valorizzazione e promozione del territorio della provincia di Vibo Valentia e, di conseguenza, della diffusione delle produzioni agroalimentari all estero. Di recente, la valorizzazione delle produzioni agro alimentari tipiche e di qualità ha assunto valenza economica produttiva e socio -.culturale favorendo la creazione di sinergie con altri settori economici di vitale importanza per l intero territorio vibonese (il turismo e l artigianato locale). Da ciò si deduce che dal legame con il luogo di produzione, i prodotti tipici acquisiscono una valenza territoriale in grado di metterne in evidenza le componenti tangibili ed intangibili. La promozione e salvaguardia dei prodotti tipici ottiene un valido riscontro nei marchi DOP, IGP, STG, introdotti nel 1992 dalla Comunità Europea allo scopo di promuovere e tutelare le produzioni agroalimentari tipiche e di qualità. Tali certificazioni, infatti, stabiliscono la conformità del prodotto alla specifica disciplina di produzione e a determinati standard qualitativi. Ne deriva che la predisposizione del disciplinare di produzione risulta necessaria per accedere all utilizzo di una denominazione o di un marchio di riconoscimento poiché essa stabilisce e decodifica i parametri che caratterizzano la tipicità del prodotto (nome del prodotto, logo, le principali caratteristiche fisiche - chimiche, microbiologiche e organolettiche), la delimitazione dell area geografica e In aggiunta alle certificazioni di qualità sono previste anche quelle volontarie o di prodotto che garantiscano la sicurezza alimentare (ISO 22000, BRC, IFS, Europgap). Il Gruppo Consortile d Azione Locale Monte Poro Serre Vibonesi ha realizzato progetti di particolare importanza per i prodotti tipici locali nell ambito del Programma Comunitario Leader + ( ), il Progetto di Cooperazione Transnazionale ed Interterritoriale comprendeva: Progetto per la Realizzazione di una Banca Dati sulle qualità merceologiche dei prodotti agroalimentari; Progetto Pilota di certificazione dei prodotti tipici agroalimentari in ambiti territoriale a forte valenza turistico ambientale; Valorizzazione della qualità e tipicità agroalimentari locali. 5 Il progetto di Cooperazione Interterritoriale coinvolge diversi territori appartenenti alla stessa regione, i quali agiscono in sinergia al fine di massimizzare e potenziare le azioni di valorizzazione. In particolare, il lavoro, sopra menzionato, rappresenta il prosieguo e l approfondimento dei risultati conseguiti nell ambito del Progetto intitolato Il paniere per la valorizzazione delle tipicità e delle qualità dei prodotti agroalimentari locali che ha permesso di conoscere nel dettaglio le produzioni agroalimentari e i relativi contesti d interesse attraverso 1 Piano di Sviluppo Locale Programmazione Il Co. G. A. L. Monte Poro Serre Vibonesi è stato costituito nel 1994 per la realizzazione di un progetto di sviluppo nell ambito del Leader II ed interessa diversi comuni della provincia di Vibo Valentia. Il gruppo aderisce alla rete transnazionale del turismo rurale e dell agriturismo. 5

6 la realizzazione di schedature descrittive delle produzioni più significative di tre zone della regione: Serre Calabre, Lametino e Provincia di Vibo Valentia. Sono state realizzate 32 Schede, 9 per i prodotti agricoli e 23 per i prodotti trasformati; di queste: - 19 Schede descrivono i prodotti del Vibonese; - 10 Schede descrivono i prodotti del Lametino; - 2 Schede descrivono i prodotti del Serrese; - Ed, infine, l ultima scheda descrive le sei tipologie di mieli appartenenti alle tre aree geografiche considerate. In tutte e tre le aree, sopra riportate ci sono prodotti contrassegnati da un marchio di qualità: - Vibo Valentia detiene il marchio I G P sulla Cipolla Rossa di Calabria varietà Tropea e il marchio collettivo sul Tartufo di Pizzo (il marchio collettivo è stato approvato dal Ministero delle Attività Produttive e contestualmente è stata valutata la proposta di un marchio IGP ); - Lamezia Terme detiene il marchio DOP su Olio Lametia e quello DOC sui Vini Lametia Scavigna e Savuto ; - Le Serre detengono il marchio DOC sul vino Bivongi. Dopo la Creazione del Paniere dei prodotti tradizionali, sono stati rilevati altri prodotti suscettibili di certificazione, tra questi ricordiamo; i fileja del Vibonese, la nduja di Spilinga, i mieli di Calabria e il Pecorino del Monte Poro. Altri prodotti di qualità che ci permettono di arricchire il paniere sono: il fagiolo varietà janca e russa coltivato nell area appartenente al territorio di San Nicola da Crissa e Vallelonga; le carni bovine provenienti dagli allevamenti delle aree di Maierato, Sant Onofrio e Stefanaconi; altro prodotto ad alto valore proteico, ricco di ferro, sono le lenticchie piccolo bruno scuro di Petrosa coltivate dai contadini di Rombiolo e di San Calogero. Ricordiamo che le leguminose erano considerate un tempo la carne dei poveri perché ricche di ferro e più digeribili rispetto alle carni. Per queste tipologie di prodotti l approccio utilizzato è analitico: grazie a questa impostazione sono stati individuati, in seguito, riferimenti di prodotto e di processo determinanti al fine di stabilire il livello di qualità ed eventuali elementi caratterizzanti. Il peperoncino del Poro è un prodotto necessario per garantire la riuscita e il successo della nduja di Spilinga, un connubio Il vino di Comerconi, una delle frazioni di Nicotera, che vanta da sempre un antica tradizione per il vino e per l olio, prodotti di qualità in grado di generare micro economie capaci di far crescere l indotto economico. Concludendo, le piccole imprese che si occupano delle produzioni agroalimentari hanno un incarico considerevole: mettere in evidenza gli elementi della cultura di un popolo, i saperi della tradizione locale e le peculiarità geografiche attraverso le fragranze i sapori unici ed insostituibili delle tipicità agroalimentari locali. Una semplice strategia di marketing aziendale non riuscirebbe a conseguire risultati efficaci ed efficienti di medio lungo termine. Occorrerebbe una chiave di lettura integrata: le produzioni agroalimentari per generare indotti economici al di fuori dei contesti d origine, necessitano di un vero e proprio Network, formato da portatori d interesse a vario titolo che si muovano in sinergia con l ambiente circostante. 6

7 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare INTRODUZIONE Con l aumento della competitività del mercato e la debolezza della domanda interna italiana, il ricorso allo sviluppo di attività che consentono di portare i nostri prodotti oltre confine, diventa molto importante, soprattutto per quelle imprese con prodotti di qualità e che sono state particolarmente legate al mercato locale, se non si vuol vedere ridotti i propri volumi di vendita per la stagnante ripresa dei consumi interni ed il calo del potere d acquisto di una fascia specifica di mercato. Ha soffrire di più sono le piccole imprese meno dotate di tecniche e strumenti che consento loro di sviluppare ed attuare dei piani e strategie per ampliare il loro orizzonte commerciale. Per tali imprese, iniziare ad avere una visione chiara sull attività di internazionalizzazione del settore e sulle metodologie che si possono adottare per rivolgersi a mercati oltre confine, costituisce una fase indispensabile per prendere coscienza e poi poter attuare dei programmi di crescita nei mercati esteri. La descrizione dell attività attuale delle imprese nei confronti dei paesi esteri, con la presentazione di dati per rendere evidente la performance nazionale e l andamento delle aree regionali, sono indispensabili per avere un quadro più preciso sui settori maggiormente rivolti ai mercati esteri, affinché gli imprenditori ed operatori di settore, possano comprendere meglio i risultati attuali dell attività commerciale estera delle imprese del settore di interesse. Queste informazioni sono necessarie per elaborare successivamente un programma di sviluppo dei mercati esteri, così com è esposto nella seconda parte di questa pubblicazione, in modo che si abbia la possibilità di poter approfondire ancora tali tecniche di commercio estero e poter operare in modo professionale nello sviluppo di pianificazione dei mercati internazionali. E necessario per l impresa eseguire una analisi delle proprie attività e dei propri prodotti, del contesto esterno in cui opera, intende operare e rivolge i propri prodotti e la propria attività imprenditoriale. Sono delle fasi guida per elaborare in modo corretto e non improvvisato, delle attività che consentono le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, di avvicinarsi ai mercati internazionali riducendo i rischi di insuccesso, considerando che oltre confine troveranno non solo consumatori con esigenze e gusti diversi da quelli del mercato di origine, ma anche una competizione di imprese di altri paesi esteri, con prodotti che possono essere similari e creare confusione in un consumatore delle volte poco informato sulle caratteristiche dei prodotti provenienti dal nostro paese, soprattutto su alcune specialità. Lo studio e la valutazione dei comportamenti di acquisto e consumo dei paesi esteri e dei potenziali consumatori consentiranno di capire meglio come proporre i prodotti ed eventuali modalità di utilizzo per rendere più efficace la loro presentazione ed introduzione nel paese e mercato individuato. Considerato che la scarsa propensione ai mercati esteri della nostra regione è spesso dovuta ad una carenza gestionale dell attività di internazionalizzazione da 7 7

8 parte delle nostre imprese, poter divulgare delle formule maggiormente comprensibili e facilmente attuabili diventa importante per iniziare ad acquisire e realizzare programmi di crescita nei confronti di paesi e mercati esteri. Va specificato, in ogni modo, che i risultati delle attività che si deciderà di intraprendere, possono richiedere molto tempo per poterli concretizzare, dai tre ai cinque anni circa. Per tale motivo è indispensabile anche una continuità delle attività e programmi che si andranno a realizzare. 8

9 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare ATTIVITÀ DI COMMERCIO ESTERO DELLE IMPRESE 9 9

10 1. LE ESPORTAZIONI ITALIANE 1.1 Lo scambio commerciale nel mondo Lo scambio mondiale di merci nel 2013 è stato di 17,9 mila miliardi di dollari (fonte WTO), ripartito per i vari paesi così come indicato nella figura sottostante. Negli ultimi dieci anni la crescita è stata rilevante, infatti, nel 2003 il commercio mondiale era di 7,3 mila miliardi di dollari. E un dato che si è più che raddoppiato, che ha visto crescere le esportazioni di tutti i paesi ma soprattutto la quota di alcuni di quelli in via di sviluppo. Per quanto riguarda l Italia, nel 2003 la quota di export su quella mondiale era del 4%, scesa al 2,8% nel Questo non vuol dire che l Italia ha diminuito le esportazioni, sono le nazioni emergenti che hanno accresciuto il loro volume delle esportazioni. Al primo posto, per quantità di esportazioni, si posiziona la Cina con una quota dell 11,4%, seguita da USA 8,6% e Germania 7,8%. Fig. 1.1 QUOTA PERCENTUALE PRINCIPALI PAESI ESPORTATORI (2013) 11,4 7,8 8,6 3,2 2,8 2,6 1,6 2,5 2,9 4,5 3,6 3 2,1 1,4 2,7 2,4 2,3 Germania Francia Italia U. K. Spagna USA Canada Russia Cina Giappone Paesi Bassi Korea del Sud Messico Australia Hong Kong Belgio Singapore Fonte: elaborazioni su dati WTO 10

11 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Per quanto riguarda i paesi importatori troviamo al primo posto gli Stati Uniti con il 12,6% di importazioni mondiali, mentre la Cina segue al secondo posto con il 9,8%. La Germania conquista il terzo posto con il 6,3% delle importazioni mondiali. La quota delle importazioni mondiali dell Italia è stata nel 2012 del 2,6% %, scesa al 2,4% nel Fig. 1.2 QUOTA PERCENTUALE PRINCIPALI PAESI IMPORTATORI (2012) 12,6 9,8 6,3 4,8 3,6 3,7 3,2 2,6 2,4 3 2,6 1,8 2 1,8 2,6 1,4 2,8 2 USA Germania Cina Giappone Francia Regno Unito Paesi Bassi Fonte: elaborazioni su dati WTO Italia Belgio Hong Kong Canada Spagna Messico Russia India Australia Korea del Sud Singapore 11 Nel settore agroalimentare, troviamo al primo posto come paese esportatore, gli Stati Uniti, con una quota mondiale del 10,5%. Seguono i Paesi Bassi che conquistano una quota del 6,4% (il dato è riferito all anno 2010), la Germania con il 6,4%, il Brasile con il 5,9% e la Francia con il 5,8%. L Italia si colloca al decimo posto con il 3,2% delle esportazioni mondiali di prodotti agroalimentari nel 2011, preceduta dall Argentina e dal Canada. Mentre il Regno Unito occupa la quindicesima posizione, preceduto dalla Malesia e dalla Tailandia per quantità percentuali esportate di prodotti agroalimentari. 11

12 PRINCIPALI PAESI DEL MONDO ESPORTATORI DI PRODOTTI AGROALIMENTARI (2011) Tab. 1.1 EXPORT MILIONI DI US $ QUOTA % Stati Uniti ,5 Paesi Bassi* ,4 Germania ,4 Brasile ,9 Francia ,8 Cina ,4 Belgio ,4 Argentina ,4 Canada ,4 Italia ,2 Spagna* ,2 Indonesia ,5 Tailandia ,4 Malesia ,4 Regno Unito ,4 *Per Paesi Bassi e Spagna l ultimo dato disponibile è del 2010 Fonte: elaborazione su dati Un-Comtrade E importante osservare come i primi dieci paesi realizzano il 53% delle esportazioni mondiali, mentre i primi 25 paesi quasi il 60% delle esportazioni mondiali di prodotti agroalimentari. Anche per le importazioni di prodotti agroalimentari, troviamo al primo posto gli Stati Uniti che realizzano nel 2011 una quota del 9,5% delle importazioni mondiali. La Germania, in questo caso, occupa la seconda posizione con il 7,7%, mentre al terzo posto troviamo il Giappone con il 6,3% di quota percentuale di importazione di prodotti agroalimentari, paese che per le esportazioni non figurava nemmeno tra i primi quindici paesi esportatori. La Cina occupa, in questo caso, la quarta posizione con il 5,9% mentre il Regno Unito lo troviamo al quinto posto con una quota del 5,1% delle importazioni di settore. L Italia occupa la settima posizione con una quota di importazione mondiale del 4,2%, sempre nel periodo indicato. 12

13 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare PRINCIPALI PAESI DEL MONDO IMPORTATORI DI PRODOTTI AGROALIMENTARI (2011) Tab. 1.2 IMPORT MILIONI DI US $ QUOTA % Stati Uniti ,5 Germania ,7 Giappone ,3 Cina ,9 Regno Unito ,1 Francia ,9 Italia ,2 Paesi Bassi ,0 Belgio ,2 Russia ,1 Spagna ,9 Canada ,7 Korea ,0 Messico ,0 Hong Kong ,7 Arabia Saudita ,4 Polonia ,3 Malesia ,3 Svezia ,3 Indonesia ,2 India ,2 Danimarca ,1 Svizzera ,0 Egitto ,0 Singapore ,0 Fonte: elaborazione su dati Un-Comtrade 13 I primi dieci paesi realizzano il 54% delle importazioni mondiali, mentre i primi 25 realizzano il 77% delle importazioni mondiali di prodotti agroalimentari. Una pianificazione di commercio estero dovrà considerare e valutare le caratteristiche di questi paesi maggiori importatori di prodotti agroalimentari, per individuare la strategia di ingresso che possa portare i migliori risultati e ridurre i rischi di insuccesso e spreco di risorse. 13

14 1.2 Trend export italiano L importanza ed il successo dei prodotti Made in Italy nel mondo sono ormai consolidati, soprattutto nei paesi maggiormente industrializzati, più evoluti economicamente e culturalmente, anche se altri paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, hanno iniziato ad apprezzare ed acquistare i prodotti italiani. Le esportazioni italiane contribuiscono alla crescita imprenditoriale ed all incremento del loro fatturato. Il contributo dell attività di esportazione italiana al prodotto interno lordo nel 2013 è stato di circa il 30%, ma ha sempre avuto un valore significativo per la produzione industriale nazionale. Tale risultato, negli ultimi anni, ha compensato la diminuzione della domanda interna la quale si è riflessa sulle importazioni italiane, in diminuzione negli ultimi anni, consentendo ad avere un dato positivo nella bilancia commerciale con l estero di circa 8,9 miliardi di euro, riducendo il deficit rispetto l anno precedente. Le aziende di più grande dimensione sono solitamente più sviluppate nell attività di commercio estero, quelle che determinano in percentuale il maggior volume dell export nazionale. Su 189 mila aziende esportatrici, quelle di grandi dimensioni sono poco più dell 1% ma realizzano il 46% delle esportazioni nazionali. Le piccole e medie aziende costituiscono il rimanente 98,9% delle imprese esportatrici con circa 174 miliardi di euro di export nel Questo non esclude le piccole imprese dalla possibilità di crearsi delle quote di mercato nei paesi esteri, concentrandosi su segmenti di mercato specifici ai quali proporre i loro prodotti di qualità, seguendo delle strategie adatte alle loro caratteristiche e dimensioni. In ogni modo, va specificato che i settori determinanti per lo sviluppo dei mercati esteri sono da sempre i settori tipici della produzione nazionale, come l abbigliamento-moda, automazionemeccanica, arredo-casa ed agroalimentare, caratterizzati da una forte identità con il nostro territorio e che contribuiscono per circa la metà alle esportazioni italiane. Le esportazioni del nostro paese, dopo un periodo di crescita, hanno rivelato una flessione significativa nel Nel 2011 le esportazioni registrano un ulteriore aumento rispetto agli anni precedenti, precisamente dell'11,3%. In particolare, le esportazioni italiane nel 2010 sono state il 24,7% del valore aggiunto, che nel periodo indicato ha raggiunto quota 1.367,727 miliardi di euro. Nel 2012, le esportazioni italiane hanno avuto un aumento del 3,7% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente, raggiungendo i 389,725 miliardi di euro. Un andamento positivo che ha sostenuto la produttività manifatturiera nazionale, indebolita dal calo dei consumi interni. Nel 2013 le esportazioni non hanno manifestato nessun aumento rilevante rispetto l anno precedente, con un volume di miliardi di euro di prodotti esportati. 14

15 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Fig. 1.3 EXPORT ITALIA 2013 (Valori in milioni di euro) Fonte: elaborazione su dati Ministero sviluppo economico 15

16 Le prime cinque regioni italiane realizzano circa il 73% delle esportazioni totali italiane. Sono la Lombardia con il 27,7%, il Veneto con il 13,5%, l Emilia Romagna con il 13%, il Piemonte con il 10,6% e la Toscana con l 8%. 1.3 Tipologia di prodotti esportati dall Italia I prodotti manifatturieri costituiscono la gran parte delle esportazioni dell Italia, rivelando come la nostra nazione sia un paese trasformatore, capace di attribuire un elevato valore aggiunto ai prodotti. PRODOTTI ESPORTATATI DALL ITALIA (2013) Tab. 1.3 TIPOLOGIA DI PRODOTTI Valore in Mln di Euro Prodotti agricoli Prodotti e sostanze minerali Alimenti e bevande Prodotti tessili Articoli in pelle e simili Articoli abbigliamento Legno, prodotti in legno Coke e prodotti petroliferi Sostanze e prodotti chimici Articoli farmaceutici Articoli in gomma e plastica, minerali non metallici Metalli di base e prodotti in metallo Computer, apparecchi elettrici e ottici Apparecchi elettrici Macchinari ed apparecchi n.c.a Autoveicoli e rimorchi Altri mezzi di trasporto Prodotti altre attività manifatturiere di cui mobili Altri prodotti Fonte: elaborazione su dati Ministero sviluppo economico 16

17 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare Nello specifico, così come indicato nella tabella, i prodotti maggiormente esportati sono macchinari ed apparecchi n.c.a. con oltre 71 miliardi di euro, corrispondente al 18,2% delle esportazioni totali nazionali nel Seguono i metalli di base e prodotti in metallo con 45,4 miliardi di euro ed una quota dell 11,5%. I prodotti alimentari e bevande occupano il terzo posto con 27,4 miliardi di euro ed una quota del 6,9%, in aumento rispetto allo stesso periodo dell anno precedente del 4,8%. Se consideriamo tale categoria insieme ai prodotti agricoli, corrispondenti a 5,9 miliardi, la quota sale all 8,5%. Seguono poi gli autoveicoli e rimorchi con 26,4 miliardi di euro, le sostanze e prodotti chimici con 25,4 miliardi e gli articoli in gomma, plastica e minerali non metallici con 23,1 miliardi di euro esportati. 1.4 Destinazione esportazioni italiane L andamento delle esportazioni italiane nei vari paesi del mondo nel 2012 è molto simile a quello realizzato nell anno precedente. Ad assorbire la quantità di esportazioni maggiore di prodotti nazionali sono i paesi aderenti all Unione Europea con il 53,2% corrispondente a 207 miliardi di euro. Se a tali volumi si aggiungono le esportazioni verso i paesi europei non appartenenti all Unione Europea, che corrispondono all 11% (circa 42 miliardi di euro), la percentuale raggiunge il 64% di destinazione verso paesi vicini. I paesi che realizzano i volumi di importazioni più alti dall Italia sono la Germania con 48,7 miliardi di euro il 12,5%, seguita dalla Francia con 43,1 miliardi di euro l 11%. Il primo paese extra europeo di destinazione sono gli USA, terzo paese al mondo di destinazione delle esportazioni italiane con 26,6 miliardi di importazioni dall Italia, il 6,8 %. La Svizzera è il secondo paese extra U.E. (ma europeo) per importazioni con oltre 22 miliardi di euro. Il terzo paese dell U.E. ed il quarto mondiale è il Regno Unito con 18,9 miliardi di euro, seguito dalla Spagna che raggiunge quota 18,2 miliardi. Pertanto, sono cresciute le esportazioni verso i paesi extra europei rispetto a quelli dell Unione Europea. Nel 2013, i paesi appartenenti all U.E. a 28 hanno totalizzato 209,2 miliardi di euro corrispondente al 53,7% del totale delle esportazioni, con una diminuzione dell 1,2% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Se si aggiungono anche i paesi europei non aderenti all U.E. la percentuale sale al 66,5%. In particolare, sono cresciute le esportazioni nei confronti dei paesi emergenti come l Asia Orientale passati dal 6% all 8,3%, quindi da 22,3 a 32,4 miliardi di euro, così come sono aumentate le esportazioni verso i paesi dell America Centro Meridionali dal 3,3% al 3,7%, quindi da 12,2 a 14,6 miliardi di euro. Dal 2008 al 2013 le esportazioni verso i paesi dell Unione Europea sono diminuite del 4%, perdendo, in tale periodo, circa 11 miliardi di euro. Secondo l ISTAT, tale andamento verificatosi nei confronti dei paesi extra U.E. è dovuto ad un deprezzamento 17 17

18 dell euro nei confronti di tali paesi, favorendo una politica di prezzo nei confronti della concorrenza. Se consideriamo, invece, le percentuali di prodotti italiani importati da alcuni paesi nel periodo 2012, la Germania importa il 6,3% dei prodotti dalla nostra nazione, occupando la 5 posizioni tra tutti i paesi fornitori. Il primo paese fornitore della Germania è l Olanda con il 12,6% dei prodotti acquistati. Nello specifico, la Germania acquista dall Italia il 7,4% dei prodotti alimentari ed il 21% delle bevande. IMPORTAZIONI DALL ITALIA DI ALCUNI PAESI (Quota percentuale dei prodotti italiani sul totale delle importazioni dei paesi indicati) Tab Totale % Posizione Quota % Italia 1 paese Alimenti % Bevande % GERMANIA 6,3 5 Olanda 12,6 7,4 21 FRANCIA 8,4 3 Germania 21 9,0 9,5 REGNO UNITO 3,6 7 Germania 13,7 5 11,7 SPAGNA 8,6 3 Germania 15,3 4,6 11,1 CINA 1,3 8 Giappone 14 0,7 2,7 GIAPPONE 1,7 7 Cina 33,4 1,4 6,3 STATI UNITI 1,9 9 Cina 22,9 2,7 10,3 Fonte: elaborazione su dati Ministero sviluppo economico Gli Stati Uniti invece acquistano dall Italia l 1,9% dei prodotti, collocandosi al nono posto tra i paesi fornitori. Il primo paese fornitore degli USA è la Cina con il 22,9% dei prodotti forniti. In compenso, gli Stati Uniti acquisto dall Italia il 2,7% di tutti i prodotti alimentari importati e il 10,3% di tutte le bevande che arrivano da tutti i paesi del mondo. 18

19 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare DESTINAZIONE DELLE ESPORTAZIONI ITALIANE NEL MONDO Gennaio-dicembre 2012 (Mln ) Fig. 1.4 Extra UE Paesi UE Australia Svezia Grecia Rep. Ceca Hong Kong Brasile Emirati Arabi U. Giappone Cina Usa Turchia Svizzera Russia Regno Unito Polonia Spagna Paesi Bassi Germania Francia Belgio Austria Fonte: elaborazione su dati Ministero sviluppo economico 19

20 1.5 Esportazioni agroalimentari italiane I prodotti agroalimentari italiani, soprattutto quelli Made in Italy, hanno una forte identificazione all estero ed elevata riconoscibilità, connotati da qualità e genuinità per il loro riferimento al territorio ed al sistema culturale di appartenenza. Le esportazioni agroalimentari occupano il quinto posto rispetto a tutti gli altri settori di esportazione contribuendo per oltre l 8,5% sul totale delle esportazioni nazionali. Nel 2011, la quota percentuale del settore agroalimentare sul totale delle esportazioni (8,1%) è di poco inferiore a quella registrata nel 2009 (8,4%), mentre nel 2012 la percentuale dell export agroalimentare si è stabilizzata sull 8% del totale, poiché l aumento di tale settore ha seguito l aumento generale delle esportazioni nazionali. Possiamo dire che il trend di esportazione del settore agroalimentare italiano si è rivelato più costante negli ultimi dieci anni rispetto agli altri settori produttivi italiani. Negli ultimi cinque anni, l export del settore agricolo è cresciuto complessivamente del 23%, mentre quello alimentare del 20,3%. Nel 2012, il settore agricolo ha subito un leggero rallentamento, perdendo l 1,4% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente, mentre il settore alimentare è aumentato, sempre nello stesso periodo, del 6,6% rispetto al Evidentemente, avendo recuperato molto nei due anni precedenti, nel 2012, il settore agricolo, ha subito un effetto di stabilizzazione e di contrazione dei prezzi all ingrosso, mentre i prodotti trasformati, caratterizzati da un più alto valore aggiunto, non hanno perso la loro posizione di insostituibilità sul mercato internazionale. Nel complesso, le esportazioni agroalimentari totali nel periodo gennaio-dicembre 2013 sono state di miliardi di euro, rilevando un aumento del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente, corrispondente a 1,53 miliardi di euro. L aumento maggiore è stato nel settore alimenti e bevande, che è cresciuto, rispetto all anno precedente, del 5,2% corrispondente a 1,341 miliardi di euro. Il settore agricolo ha avuto invece una crescita, sempre nel periodo indicato, del 3,2%, passando da miliardi di euro nel gennaio-dicembre 2012 a miliardi di euro nello stesso periodo del Entrambi i settori merceologici hanno registrato un aumento percentuale, superiore per quanto riguarda i prodotti alimentari e bevande. Le regioni che esportano di più nel settore agroalimentare sono, l Emilia Romagna con 5,440 miliardi di euro nel 2013, la Lombardia con 5,308 miliardi, il Veneto con 5,117 miliardi ed il Piemonte con 4,561 miliardi, sempre nel periodo indicato. Al quinto posto si posiziona la Campania, prima al Sud, con miliardi di euro. La figura sottostante evidenzia i quantitativi di esportazioni del settore agroalimentare per ciascuna regione italiana. 20

21 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare EXPORT AGROALIMENTARE ITALIA 2013 (Valori in milioni di euro ) Fig Fonte: elaborazione su dati Ministero sviluppo economico 21

22 Le prime cinque regioni italiane realizzano circa il 69,2% delle esportazioni agroalimentari nazionali. Nello specifico sono, l Emilia Romagna con il 16,3%, la Lombardia con il 15,9%, il Veneto con il 15,3%, il Piemonte con il 13,6% e la Campania con l 8%. TREND EXPORT AGROALIMENTARE ITALIA ULTIMI 10 ANNI Fig Prodotti agricoli Alimenti e bevande Fonte: elaborazioni su dati ministero sviluppo economico E da notare, così com è indicato nella figura esposta sopra, l interessante crescita delle esportazioni agroalimentari italiane dal 2003 al Infatti, si è passati dai 18 miliardi di euro ad oltre i 33 miliardi del 2013, con un aumento dell 83% in dieci anni, precisamente di 15 miliardi di euro. La variazione più consistente è stata, tuttavia, quella dei prodotti alimentari e bevande, con un aumento, sempre nello stesso periodo, del 92%, corrispondente a tredici miliardi di euro, mentre l export dei prodotti agricoli è cresciuto del 47,5%, corrispondente a circa 1,9 miliardi di euro. L andamento delle esportazioni italiane totali invece, hanno avuto un aumento percentuale, sempre nel periodo , del 48%, più contenuto ma incisivo per lo sviluppo delle imprese nel contesto internazionale. Questo rivela l importanza sempre crescente dei prodotti agroalimentari Made in Italy di qualità all estero, una risorsa sulla quale le imprese devono sempre puntare per affrontare in modo competitivo il mercato internazionale. 22

23 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 1.6 Tipologia di esportazioni agroalimentari dell Italia I prodotti agroalimentari italiani maggiormente esportati e rappresentativi all estero sono quelli che hanno una grande tradizione gastronomica nazionale, legati al territorio di produzione, distinguibili e differenziabili rispetto alla concorrenza. Il vino rappresenta il prodotto più esportato e ben identificato all estero con il Made in Italy. I volumi di esportazione nel 2012 sono stati di 4,6 miliardi di euro corrispondente ad una quota del 15% sul totale agroalimentare esportato. ESPORTAZIONI AGROALIMENTARI DEL MADE IN ITALY (Gennaio-Dicembre 2012) Tab. 1.5 Tipologia di prodotti Milioni di euro Vini e mosti Pasta Formaggi e latticini Frutta secca e fresca Preparazione di ortaggi, legumi e frutta Prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria Prodotti dolciari a base di cacao Olio di oliva Preparazioni e conserve suine Ortaggi freschi (escl. Cipolle, patate) 931 Riso semilavorato e lavorato 406 Aceti commestibili 224 Vermouth 172 Fonte: elaborazione ISMEA su dati ISTAT 23 Le esportazioni di frutta secca e fresca raggiungono un volume di esportazione di 2,87 miliardi di euro ed una quota sul totale agroalimentare del 9,1% nel La preparazione di ortaggi, legumi e frutta si trovano al terzo posto per volumi di esportazione con 2,84 miliardi di euro ed una quota del 9%. Segue la pasta, altra categoria molto rappresentativa e connotata al territorio italiano, con oltre 2 miliardi di euro di prodotto esportato ed una quota del 6,6% sul totale dei prodotti agroalimentari. Altra categoria rappresentativa dell Italia sono i formaggi e latticini con 1,97 miliardi di euro di export ed una quota del 6,3%. Altra categoria di prodotti sono quelli della panetteria e pasticceria con 1,44 miliardi, prodotti dolciari a base di cacao con 1,9 miliardi e l olio di oliva con 1,2 miliardi di euro nel

24 1.7 Destinazione delle esportazioni agroalimentari italiane Individuare ed analizzare i paesi di maggiore destinazione dei prodotti agroalimentari italiani, rende evidente l interesse e il grado di attenzione ed apprezzamento che tali paesi hanno nei confronti dei prodotti italiani ed in particolare quelli Made in Italy. Questi aspetti ed informazioni sono anche indispensabili per programmare con maggiore attenzione e precisione l attività di pianificazione e commercializzazione che si intende intraprendere nei confronti dei mercati internazionali. I paesi dell Unione Europea a 28, nel 2013, sono quelli che hanno assorbito il 66,9% dei prodotti agroalimentari italiani, mentre il rimanente 33,1% è stato destinato ai paesi extra Unione Europea. Nello specifico, i paesi dell U.E. hanno importato dall Italia 22,508 miliardi di euro, mentre i paesi extra U.E. hanno importato 11,136 miliardi di euro, sempre nell anno Analizzare e valutare la dinamica delle esportazioni nei vari paesi, rappresentano dei passaggi importanti per qualsiasi programma ed attività di internazionalizzazione estera dell impresa, così come anche per istituzioni ed enti che hanno esigenza di rivolgersi e proporsi a paesi esteri. La vicinanza dei paesi europei, in questo caso, costituisce un fattore di scelta per la commercializzazione di molte imprese agroalimentari italiane, molto probabilmente dovuto anche alla maggiore presenza della popolazione di origine italiana e ad una maggiore conoscenza da parte dei paesi europei della gastronomia italiana. La presenza turistica nel nostro territorio garantisce anche una diffusione della conoscenza dei nostri prodotti nei confronti della popolazione estera, così come le promozioni istituzionali all estero e le continue presenze alle fiere delle nostre imprese contribuiscono, di conseguenza, alla diffusione della conoscenza del nostro sistema agroalimentare e gastronomico nei mercati internazionali. In molti casi, i nostri prodotti sono entrati a far parte del sistema alimentare del paese estero, nella loro abituale alimentazione. Il paese estero che acquista di più prodotti agroalimentari italiani è la Germania, con una quota del 18,7% nel 2013 (era del 19,5% nel 2010), raggiungendo i 6,294 miliardi di euro. Segue la Francia con il 11,6%, gli Stati Uniti d America con l 8,5%, primo paese extra europeo e terzo mondiale (era quarto nel 2011) per importazioni di prodotti agroalimentari dall Italia, il Regno Unito con l 8,2% e la Svizzera con il 3,95%. I prodotti agricoli, a più alta deperibilità, sono destinati maggiormente ai paesi europei, più vicini geograficamente. Nello specifico, il 20% dei prodotti agricoli raggiunge i paesi extra europei, mentre per quelli alimentari il 34,7% delle esportazioni raggiungono i paesi extra europei. 24

25 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare DESTINAZIONE DELLE ESPORTAZIONI AGROALIMENTARI ITALIANE NEI PRINCIPALI PAESI DEL MONDO 2013 (Mln ) Fig. 1.7 Mondo Slovenia Cina Repubblica Ceca Australia Danimarca Svezia Polonia Grecia Canada Russia Giappone Belgio Paesi Bassi Spagna Austria Svizzera Regno Unito USA Francia Germania Fonte: elaborazione su dati INEA Si può notare come solo i primi tre paesi europei per importazione, la Germania, la Francia ed il Regno Unito, acquistano dall Italia circa il 38,6% dei prodotti agroalimentari, in concreto quasi 13 miliardi di euro nel

26 Se si aggiungono gli USA e la Svizzera, la quale importa 1,32 miliardi di euro, tale quota arriva al 51% corrispondente a 17,1 miliardi di euro di prodotti agroalimentari assorbiti da questi paesi. Come si può notare l importazione di cinque paesi determinano oltre la metà delle esportazioni italiane nel settore agroalimentare. Si tratta di paesi evoluti economicamente e socialmente con un elevato livello di conoscenza dei prodotti italiani e delle loro peculiarità e caratteristiche storiche e qualitative. Questo rivela quanto può essere importante, per le aziende italiane, la politica commerciale del settore in tali paesi, ma anche quanto si potrebbe fare in altri paesi europei ed extra europei, in cui il Made in Italy agroalimentare non è ancora così diffuso. Oltre che sviluppare il mercato in nuovi paesi, bisognerebbe incrementare le quote in quelli in cui i prodotti agroalimentari italiani sono già presenti, ma non hanno ancora volumi di vendita interessanti, come quei prodotti di cui si ha ancora una percentuale di esportazione bassa. 26

27 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 2. LE ESPORTAZIONI IN CALABRIA 2.1 Trend export della Calabria Dopo la crisi economica del 2009, con relativo calo dei consumi nella maggior parte dei paesi industrializzati, influendo anche sulle esportazioni italiane, l attività di commercio estero recupera ed aumentano, negli anni successivi, le esportazioni nazionali e regionali. La Calabria recupera quota, raggiungendo nel milioni di euro, ritornando quasi ai livelli di export del 2008, ancora però inferiore al dato realizzato nel 2007 di 428 milioni di euro, corrispondenti allo 0,1% delle esportazioni nazionali. L aumento dell export nel 2011 rispetto al 2009 è stato del 10,6%, inferiore, comunque, a quello realizzato dall Italia nello stesso periodo. Le imprese calabresi rivelano, comunque, una debolezza nella capacità di elaborare programmi commerciali nei confronti dei mercati esteri rispetto a molte altre regioni italiane, soprattutto in alcuni settori, mentre altri si sono rivelati più dinamici ed intraprendenti. Le esportazioni realizzate nel 2013 sono di 351 milioni di euro, con una perdita rispetto all anno precedente del 7%. Tali volumi di export delle imprese calabresi sono ancora inferiori di 77 milioni di euro, il 18% rispetto ai volumi raggiunti, in ogni modo, nel 2007, anno in cui si è registrata la migliore attività di esportazione degli ultimi dieci anni delle imprese regionali. Pertanto, il recupero, rispetto agli anni passati, è ancora basso e la crescita non segue la stessa quota percentuale di quella registrata dall Italia, o comunque di molte altre regioni italiane. Nel periodo gennaio-dicembre 2013 la Calabria ha rallentato le esportazioni totali rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Non sono stati realizzati, tuttavia, i volumi ottenuti nell anno Occorrono, a questo punto, ulteriori e più specifici programmi commerciali nei confronti dei mercati esteri, per cercare almeno di seguire l andamento di altre regioni nella performance commerciale nei confronti dei mercati esteri, anche se, nell anno 2013, altre regioni hanno registrato delle diminuzione delle esportazioni totali. In ogni modo, in queste situazioni, diventa importante riuscire ad instaurare un rapporto di cooperazione e collaborazione tra aziende, associazioni di categoria ed enti per rendere più competitiva ed incisiva la proposta dei prodotti all estero. Nella figura sottostante, sono indicati i volumi di esportazioni per ciascuna provincia nel periodo gennaio-dicembre 2013, in cui si può notare l attività più evoluta di alcune province rispetto ad altre

28 EXPORT CALABRIA GENNAIO-DICEMBRE 2013 (Valori in milioni di euro) Fig Fonte: elaborazione su dati ISTAT La provincia di Reggio Calabria e quella di Catanzaro realizzano il 60,3% di tutte le esportazioni regionali (rispettivamente il 32% ed il 28,3%). Segue la provincia di Cosenza con il 22,2%, quella di Vibo Valentia con l 11,3% ed infine quella di Crotone con il 6%, per un totale di 351 milioni di euro. 28

29 Pianificazione attività di esportazione: ricerca e sviluppo programmi di marketing agroalimentare 2.2 Tipologia di esportazioni della Calabria Per quanto riguarda i settori merceologici più esportati dalle imprese della Calabria, il settore di esportazione principale è quello degli alimenti e bevande, il quale ha totalizzato nel milioni di euro, con un aumento percentuale rispetto l anno precedente del 9,9%, corrispondente a 9 milioni di euro. Se si considera anche il settore agricolo, si raggiungono i 136 milioni di euro. Il settore dei prodotti agricoli ha perso 13 milioni di euro di esportazioni rispetto al TIPOLOGIA DI PRODOTTI ESPORTATATI DALLA CALABRIA Tab. 2.1 Tipologia di prodotti Valore in Mln di Euro Var. % Prodotti agricoli Prodotti e sostanze minerali di cave 0,1 0,0-45 Alimenti e bevande ,9 Prodotti tessili 1 0,4-36 Calzature e articoli in pelle Articoli abbigliamento Legno, prodotti in legno, carta e stampe Coke e prodotti petroliferi 0,0 0,0-94 Sostanze e prodotti chimici e farmaceutici ,1 Articoli in gomma e plastica, minerali non metallici Metalli di base e prodotti in metallo ,9 Computer, apparecchi elettrici e ottici ,5 Macchinari ed apparecchi meccanici n.c.a Autoveicoli e rimorchi Altri mezzi di trasporto Prodotti altre attività manifatturiere di cui mobili Altri prodotti Fonte: elaborazione su dati Ministero sviluppo economico 29 I prodotti in metallo e metalli di base si attestano al secondo posto con una quota sul totale esportato del 22%, corrispondente a 77 milioni di euro ed una perdita rispetto all anno precedente del 13,9%. In effetti, le diminuzioni hanno interessato diversi settori, soprattutto quelli con minor riferimento produttivo al territorio. Un altro settore di esportazione importante, al terzo posto nella graduatoria, sono le sostanze e prodotti chimici e farmaceutici, con una quota del 14,8%, 29

30 corrispondente a 52 milioni di euro ed una perdita rispetto al 2012 dello 0,1%. Seguono i macchinari ed apparecchi meccanici n.c.a. con 44 milioni di euro di esportazioni corrispondente ad una quota del 12,5%, in aumento del 5% nel 2013 rispetto all anno precedente. Negli ultimi cinque anni alcuni settori hanno registrato una flessione delle esportazioni. Quella più consistente è stata registrata dai settori dei prodotti tessile e dell abbigliamento, i quali hanno perso complessivamente dal 2006 al 2013 circa l 85% delle esportazioni, passando dai 20 milioni di euro nel 2006 ad appena 3 milioni di euro nel I prodotti agricoli si attestano al quinto posto con 38 milioni di euro, perdendo quota rispetto all anno precedente. Se consideriamo solo questi primi cinque settori merceologici, si raggiunge una quota di esportazione nel 2013 di 309 milioni di euro, corrispondente all 88% del totale delle esportazioni della Calabria, anche se il settore predominante rimane sempre quello agroalimentare, che costituisce, come ribadito più volte, un settore che ha un forte legame con il territorio di produzione. Gli altri settori merceologici, se pur con volumi interessanti, in percentuale rispetto al totale realizzato, hanno avuto nel corso degli anni andamenti altalenanti nelle esportazioni, caratterizzandosi come prodotti sostitutivi e più facilmente attaccabili dalla concorrenza. Nel 2013 i settori che hanno registrato un aumento delle esportazioni sono stati, oltre a quello degli alimenti e bevande, quello delle calzature e pelletteria con il 14%, articoli in gomma e plastica e minerali non metallici con il 16%, macchinari ed apparecchi meccanici n.c.a. con il 5% ed autoveicoli e rimorchi con il 28%. La perdita più consistente in percentuale, sempre nel 2013 rispetto l anno precedente, è stata quella del settore abbigliamento, con meno 80%. Mentre per quanto riguarda la perdita in valore, quella più alta è stata registrata nel settore agricolo che ha perso, come indicato in precedenza, 13 milioni di euro, seguito dal settore dei metalli di base e prodotti in metallo che ha perso 12 milioni di euro, sempre nel periodo indicato. In ogni modo, il settore della trasformazione alimentare continua ad essere quello più rappresentativo della regione, con volumi e qualità sempre più identificativi del territorio. Altri settori rivelano delle attività di esportazione non costanti negli anni, considerando, tra l altro, che non si tratta di settori con una produzione di tradizione regionale. 2.3 Destinazione export della Calabria L andamento delle destinazioni delle esportazioni della regione Calabria è molto simile a quello realizzato dall Italia. Infatti, anche in questo caso, la maggior parte delle esportazioni sono indirizzate nei confronti di paesi europei, anche se con una lieve differenza rispetto al dato nazionale. 30

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