Panel aziende agricole: l agricoltura italiana e la nuova PAC

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1 Industria e Distribuzione Monografiche - Agricoltura Panel aziende agricole: l agricoltura italiana e la nuova PAC Ottobre 2005 Introduzione La riforma Fishler, con le sue molteplici e profonde innovazioni, ha impresso alla PAC una nuova fisionomia che influenzerà, dal 2005 in poi, il modo di fare agricoltura nell Unione Europea. Completando, infatti, il processo di cambiamento già avviato con Agenda 2000, ha introdotto misure finalizzate ad accrescere la competitività economica e il ruolo socio-territoriale dell agricoltura comunitaria, per conferirle la dignità di settore economico pienamente integrato con le altre componenti del più ampio sistema economico e non economico. Da qui le misure di disaccoppiamento, di condizionalità, di modulazione e di rafforzamento delle politiche di sviluppo rurale. Malgrado il Ministero italiano delle Politiche Agricole, di concerto con le Regioni, si sia prontamente adoperato per rendere operativa tale riforma a decorrere dall 1 gennaio 2005, attualmente tra gli operati del settore primario italiano si riscontrano una diffusa disinformazione su quanto la riforma concretamente comporterà e diverse preoccupazioni, derivate dal temuto smantellamento del sostegno agricolo. Queste le percezioni emerse nell ambito dell indagine condotta a mezzo del Panel aziende agricole di ISMEA, il cui field di lavoro è coinciso con i mesi di aprile-maggio In particolare, l indagine è stata strutturata nelle due seguenti sezioni: 1) Andamento dell agricoltura italiana nel triennio , 2) Riforma PAC: cambiamenti ed effetti. Profilo del Panel Il Panel ISMEA strumento di indagine consta di circa 3mila aziende del settore agricolo italiano, ripartite in 5 macro aree (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud, Isole) e in 12 settori individuati per orientamento tecnico economico (OTE) (cereali, piante industriali, ortive, fiori e piante ornamentali, frutticoltura, olivicoltura, vite per vini, da latte, altro bestiame, policoltura, poliallevamento, coltivazione-allevamento) (per maggiori approfondimenti sul profilo del Panel si rimanda alla Nota Metodologica). In questa sede, tuttavia, tenendo conto che la riforma della PAC non ammette talune coltivazioni al nuovo sistema di pagamento degli aiuti (si ricorda che il premio unico per azienda istituito col disaccoppiamneto non si estende alle colture permanenti, agli ortofrutticoli freschi e da trasformazione, nonché alle patate per il consumo diretto), dal Panel aziende agricole Ismea, per lo svolgimento di tale indagine, sono state escluse le aziende appartenenti ai settori floricolo, ortofrutticolo e vitivinicolo, per le quali sono state sviluppate parallelamente delle indagini ad hoc. Conseguentemente, il Panel intervistato risulta composto da aziende, ripartite territorialmente e per attività prevalente come descritto ai grafici 1 e 2. 1

2 Grafico 1 Ripartizione territoriale del Panel Sud 17,4% Isole 10,3% Nord Ovest 25,3% Centro 19,7% Nord Est 27,3% Grafico 2 Ripartizione del Panel per attività prevalente(%) 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 17, 6 24,0 3,3 42,3 1,3 1, 6 2,2 7,6 carne latte: latte: non Cereali Riso Tabacco Altri seminativi Olivicolo Andamento dell agricoltura italiana nel triennio La sezione dell indagine relativa all andamento dell agricoltura italiana nel triennio , si è basata su una serie di domande qualitative relative all andamento: dei ricavi (opzioni di risposta: rimasti invariati, aumentati, diminuiti, non so/ n.r.), dei costi (opzioni di risposta: rimasti invariati, aumentati, diminuiti, non so/ n.r.), e della redditività del settore d appartenenza (opzioni di risposta: più redditizio, meno redditizio, ugualmente redditizio, non so/ n.r.). Andamento dei ricavi Relativamente all andamento dei ricavi negli ultimi tre anni ( ), il 61% degli intervistati ha dichiarato di avere assistito ad una flessione degli stessi, il 32% si è espresso per un livello pressoché stabile, il 6% per un aumento e solo poco più dell 1% non è stato in grado di esprimere un parere (tabelle 1 e 2). Tale scenario lo si riscontra analogo nelle diverse aree geografiche del Paese e nei diversi settori considerati, sebbene talune regioni e comparti abbiano registrato particolari punte di massimo e di minimo. Segnatamente, a livello territoriale, la maggiore percentuale di risposte 2

3 negative (ricavi in diminuzione) è stata registrata nelle Isole (66%) e quella più contenuta nelle regioni del Nord Ovest (56%). A livello settoriale, invece, gli operati del riso sono coloro che hanno espresso la più elevata negatività (ricavi in diminuzione: 78%), a fronte di quelli olivicoli a parere dei quali l andamento triennale dei ricavi è stato decisamente più stabile (il 41% ha dichiarato la stabilità, il 40% una diminuzione, il 15% un aumento). Tab. 1 - Andamento dei ricavi per area geografica: triennio (%) Area geografica Invariati Aumentati Diminuiti Non so, n.r. Saldo netto Nord Ovest 35,0 8,0 56,0 1,0-48,5 Nord Est 32,0 6,0 61,0 1,0-55,6 Centro 33,0 4,0 61,0 2,0-58,2 Sud 29,0 8,0 62,0 1,0-54,5 Isole 28,0 5,0 66,0 1,0-61,6 Totale 32,0 6,4 60,5 1,2-54,7 Tab. 2 - Andamento dei ricavi per attività prevalente: triennio (%) OTE Invariati Aumentati Diminuiti Non so, n.r. Saldo netto carne 36,0 9,0 53,0 2,0-44,9 latte: 34,0 8,0 57,0 1,0-49,5 latte: non 29,0 8,0 63,0 0,0-55,0 Cereali (riso escluso) 29,0 3,0 67,0 1,0-64,6 Riso 16,0 6,0 78,0 0,0-72,0 Tabacco 42,0 3,0 55,0 0,0-52,0 Altri seminativi 22,0 2,0 74,0 2,0-73,5 Olivicolo 41,0 15,0 40,0 4,0-26,0 Totale 32,0 6,4 60,5 1,2-54,7 Andamento dei costi In riferimento ai costi, nel triennio sono stati dichiarati in aumento dall 85% degli intervistati, stabili dal 10% e in diminuzione dal 4%. Anche in questo caso, l 1% del Panel non ha saputo esprimersi al riguardo (risposte Non so e Non risponde ) (tabelle 3 e 4). Entrando nel merito della territorializzazione, tra le aziende delle regioni del Nord Est, del Centro e del Sud l incremento dei costi si è rivelato più diffuso (88% dei casi), mentre è risultato lievemente meno accentuato tra le imprese del Nord Ovest (79%) e delle Isole (80%). Dall analisi settoriale, poi, si evince che il settore più colpito dall incremento dei costi è stato quello cerealicolo (fenomeno confermato dal 91% delle aziende intervistate); il dato, diversamente, appare un po più mitigato per i settori olivicolo e dell allevamento da carne (79%) Tab. 3 - Andamento dei costi di produzione aziendali per area geografica: triennio (%) Area geografica Invariati Aumentati Diminuiti Non so, n.r. Saldo netto Nord Ovest 15,0 79,0 5,0 1,0 74,7 Nord Est 9,0 88,0 2,0 1,0 86,9 Centro 7,0 88,0 4,0 1,0 84,8 Sud 7,0 88,0 4,0 1,0 84,8 Isole 12,0 80,0 8,0 0,0 72,0 Totale 10,3 84,8 4,3 0,6 81,0 3

4 Tab. 4 - Andamento dei costi di produzione aziendali per attività prevalente: triennio (%) OTE Invariati Aumentati Diminuiti Non so, n.r. Saldo netto carne 15,0 79,0 6,0 0,0 73,0 latte: 12,0 83,0 4,0 1,0 79,8 latte: non 8,0 84,0 8,0 0,0 76,0 Cereali (riso escluso) 6,0 91,0 3,0 0,0 88,0 Riso 10,0 84,0 6,0 0,0 78,0 Tabacco 6,0 85,0 6,0 3,0 81,4 Altri seminativi 14,0 84,0 0,0 2,0 85,7 Olivicolo 15,0 79,0 5,0 1,0 74,7 Totale 10,3 84,8 4,3 0,6 81,0 Andamento della redditività Chiamati, quindi, gli operatori ad esprimere un giudizio complessivo sull andamento nazionale della redditività del settore d appartenenza, dalle loro risposte è emerso che il triennio non è stato particolarmente brillante: dal confronto col passato, infatti, il triennio analizzato è stato giudicato peggiorativo dai 2/3 degli intervistati, stazionario dal 20% e migliorativo da appena l 1%. La percentuale di risposte inespresse, in questo caso si è attesta al 4% (tabelle 5 e 6). Disaggregando, poi, le risposte per area geografica, non emergono diversità regionali significative rispetto allo scenario nazionale complessivo. Diversamente, i risultati per settore, in taluni casi, attestano condizioni reddituali differenti: a fronte del dato medio nazionale, infatti, le aziende di allevamento da latte non bovino, nella stragrande maggioranza dei casi (88%), si sono espresse per un forte calo della redditività del loro settore; viceversa, la percentuale di risposte negative scende considerevolmente nel caso delle aziende del tabacco e olivicole (55% in entrambi i casi). Per questi due ultimi settori, d altronde, la stabilità reddituale è stata dichiarata da una percentuale significativa di operatori (31% nel caso del tabacco e 34% nel caso delle aziende olivicole), decisamente più elevata di quella media nazionale del 20%. Tab. 5 - Andamento della redditività nel settore d'appartenenza per area geografica: triennio (%) Area geografica Più redditizio Meno redditizio Ugualmente redditizio Non so, n.r. Saldo netto Nord Ovest 2,0 73,0 21,0 4,0-74,0 Nord Est 0,0 78,0 18,0 4,0-81,3 Centro 2,0 73,0 20,0 5,0-74,7 Sud 1,0 75,0 19,0 5,0-77,9 Isole 1,0 77,0 18,0 4,0-79,2 Totale 1,1 75,1 19,5 4,3-77,3 4

5 Tab. 6 - Andamento della redditività nel settore d'appartenenza per attività prevalente: triennio (%) OTE Più redditizio Meno redditizio Ugualmente redditizio Non so, n.r. Saldo netto carne 1,0 76,0 20,0 3,0-77,3 latte: 2,0 72,0 21,0 5,0-73,7 latte: non 0,0 88,0 9,0 3,0-90,7 Cereali (riso escluso) 1,0 80,0 16,0 3,0-81,4 Riso 0,0 61,0 39,0 0,0-61,0 Tabacco 6,0 55,0 31,0 8,0-53,3 Altri seminativi 2,0 76,0 14,0 8,0-80,4 Olivicolo 2,0 55,0 34,0 9,0-58,2 Totale 1,1 75,1 19,5 4,3-77,3 Andamento congiunto di ricavi, costi e redditività Da una considerazione congiunta dell andamento dei ricavi, dei costi e della redditività nel triennio , e facendo assegnamento sul saldo delle percentuali di risposta (differenza tra la percentuale di risposte aumento e la percentuale di risposte diminuzione, rispetto al totale delle risposte al netto di quelle non so, n.r. ), emerge che i settori più penalizzati dal trend negativo sono quelli dei seminativi, caratterizzati da un forte incremento dei costi e da una contestuale flessione dei ricavi e, quindi, della redditività. Insoddisfacente anche la redditività del settore dell allevamento da latte di non. D altra parte, il settore olivicolo risulta essere quello che ha meglio arginato la tendenza del triennio, grazie a fenomeni più contenuti di incremento dei costi e di calo dei ricavi (tabella 7). Tab. 7 - Andamento dei ricavi, dei costi e della redditività del settore d'appartenenza per attività prevalente: triennio OTE Flessione dei Incremento dei Flessione della redditività ricavi costi settoriale carne latte: latte: non Cereali (riso escluso) Riso Tabacco Altri seminativi Olivicolo Totale Legenda: in base ai saldi delle % di risposta di cui alle tabelle 2, 4 e 6: corrisponde al range 0-20% corrisponde al range 20-40% corrisponde al range 40-60% corrisponde al range 60-80% corrisponde al range % Riforma PAC: cambiamenti ed effetti Diversi i cambiamenti e gli effetti connessi all attuazione della riforma della PAC, che riguarderanno le scelte produttive degli agricoltori e il modo di fare agricoltura, con un maggiore orientamento al mercato e una maggiore attenzione per le politiche di sviluppo rurale. 5

6 Ferma restando la novità della riforma e considerato, soprattutto, che l erogazione degli aiuti secondo il nuovo sistema tramite l Agea e gli Organismi pagatori regionali avrà corso a decorrere dal 1 dicembre 2005, in questa sezione dell indagine sono state raccolte le percezioni delle aziende del Panel sui seguenti temi di approfondimento: 1) i cambiamenti nelle procedure da seguire per accedere agli aiuti, 2) i cambiamenti settoriali connessi all eventuale abbandono della coltivazione originaria, 3) gli effetti sull entità degli aiuti, 4) gli effetti sulle scelte produttive e organizzative aziendali, 5) gli effetti sulla redditività aziendale, 6) l equità della riforma nei confronti degli agricoltori italiani. Nuove procedure d accesso agli aiuti Sotto il profilo prettamente burocratico, l entrata in vigore del nuovo regime di pagamento unico aziendale (dall 1 gennaio 2005), ha richiesto agli agricoltori del nostro Paese una determinata procedura d accesso che li ha impegnati sostanzialmente in due momenti: 1) quello della verifica della corrispondenza dei dati contenuti nella scheda aziendale predisposta dall Agea e loro inviata, con la reale identità della propria azienda (verifica questa le cui eventuali correzioni e/o modifiche andavano comunicate all Agea entro il 10 dicembre 2004), 2) quello della presentazione all AGEA della domanda di fissazione definitiva dei titoli all aiuto e di ammissione al regime unico di pagamento (entro il 15 maggio 2005). Pertanto - e tenendo presente che: 1) il nuovo sistema in vigore prevede che i titoli agli aiuti spettano solo a coloro che hanno ricevuto pagamenti diretti nel triennio (ed eventualmente a quanti hanno beneficiato del trasferimento della titolarità di detti titoli); 2) l accesso agli aiuti è subordinato al rispetto del principio di condizionalità; 3) in forza della modulazione, gli aiuti per azienda di importo superiore a subiranno una decurtazione progressiva nel tempo per un abbattimento finale complessivo del 5% -, nel corso dell indagine si è voluto verificare se gli operatoti del Panel per accedere agli aiuti, dopo l introduzione della riforma della PAC, hanno dovuto seguire/dovranno seguire delle procedure nuove rispetto a quelle del passato. Dalle risposte è emerso che soltanto il 41% del Panel (ossia, nemmeno la metà), all epoca del field work, era ricorso alle nuove procedure, che il 25% non si era adeguato e che ben il 29% non si considerava abbastanza informato sull argomento. Il rimante 5%, poi, non ha saputo esprimersi al riguardo (risposte Non so e Non risponde ). A livello territoriale, i risultati rivelano talune differenze (tabella 8). In particolare, scende al Nord, pur rimanendo pregnante, la percentuale di quanti si reputano poco informati (23%, rispetto al dato medio nazionale del 29%), dove invece sale la percentuale di quanti hanno risposto di essere ricorsi alle nuove procedure d accesso (45% nel Nord Ovest e 42% nel Nord Est) e, lievemente, anche quella di quanti non vi sono ricorsi (27%). Nel resto del Paese, viceversa, l incidenza dell informazione carente cresce, per attestarsi al 32% al Centro e nelle Isole e, addirittura al 43% al Sud. Contestualmente, al Centro l adesione alle nuove procedure viene confermata dal 43% degli operatori, mentre nelle Isole e al Sud soltanto, rispettivamente, dal 38% e dal 31%. 6

7 Tab. 8 Adesione alle nuove procedure per l'accesso agli aiuti dopo la riforma della PAC, per area geografica Non sono Si No abbastanza Non so, n.r. Totale informato Area Aziende Aziende Aziende Aziende Aziende geografica num % num % num % num % num % Nord Ovest , , ,0 27 4, ,3 Nord Est , , ,4 45 7, ,2 Centro , , ,1 21 4, ,7 Sud , , ,1 19 4, ,4 Isole 91 38, , ,4 14 5, ,3 Totale , , , , ,0 Dall analisi settoriale, invece, emerge che l adesione alle nuove procedure è più diffusa tra le aziende risicole (58% dei casi) e meno tra quelle olivicole (19%) (tabella 9). A quest ultimo proposito va ricordato che per le aziende produttrici riso il sistema di disaccoppiamento è parziale e che per le aziende dedite all olivicoltura - pur trattandosi di coltura permanente e quindi non ammessa direttamente al sistema del premio unico per azienda in forza dell ultima OCM (Regolamento (CE) del Consiglio n. 865/2004) il regime del sostegno diretto alla produzione è stato abbandonato per quello degli aiuti unici disaccoppiati, con l introduzione del pagamento unico. In particolare, questa nuova disciplina stabilisce che almeno il 60% degli aiuti alla produzione elargiti durante il triennio venga indirizzato al regime del pagamento unico e che la parte rimanente venga utilizzata per un aiuto alla superficie istituito per la manutenzione degli oliveti che presentano un valore sociale o ambientale. Il fatto che questo nuovo sistema di aiuti entrerà in vigore a partire dalla campagna di commercializzazione , spiega la bassa percentuale di aziende olivicole che alla data dell indagine si era già adeguata alle nuove procedure, nonché l elevata incidenza di coloro che si sono dichiarati non abbastanza informati sulla revisione della PAC (55%). Le aziende ad altri seminativi, invece, risultano essere quelle dove è maggiore l incidenza di operatori che non si sono adeguati alle nuove procedure (29%) e che non si sono espressi (risposte non so e non risponde : 16%); tuttavia, questo settore si distingue per la percentuale particolarmente bassa di aziende poco informate sulla riforma della PAC (14%). Speculari i risultati del settore del tabacco: qui, scende addirittura al 3% la percentuale di operatori che non si è adeguata alle procedure del nuovo sistema, mentre si mantiene piuttosto elevata l incidenza delle aziende non abbastanza informate sulla riforma (47%). In questo caso, tali percentuali sono giustificate dall attuazione parziale e graduale della riforma. Infatti, l OCM relativa al tabacco greggio (Regolamento (CE) del Consiglio n. 864/2004) prevede che il passaggio completo al sistema di pagamento unico per azienda attraverso il disaccoppiamento venga realizzato in quattro anni, a decorre dal Solo dal 2010, quindi, la riforma sarà pienamente operativa, con un totale disaccoppiamento degli aiuti, i quali verranno convogliati per il 50% al sistema del pagamento unico aziendale e per il rimanente 50% alle Regioni nell ambito delle politiche di sviluppo rurale, allo scopo di finanziare i programmi di ristrutturazione. Infine, in riferimento al settore lattiero-caseario, la posticipazione dell attuazione della riforma al 2006 giustifica l elevata percentuale di 7

8 operatori che non si considera ancora sufficientemente informata sui contenuti e sugli effetti della stessa (il 29% delle aziende nel caso dell allevamento da latte bovino, il 37% nel caso di quello da latte non bovino). Tab. 9 - Adesione alle nuove procedure per l'accesso agli aiuti dopo la riforma della PAC, per attività prevalente Non sono Si No abbastanza Non so, n.r. Totale informato Aziende Aziende Aziende Aziende Aziende Attività prevalente num % num % num % num % num % carne , , ,0 23 5, ,6 latte: , , ,4 31 5, ,0 latte: non 31 40, , ,8 2 2,6 76 3,3 Cereali (riso escluso) , , ,9 53 5, ,3 Riso 18 58,1 8 25,8 5 16,1 0 0,0 31 1,3 Tabacco 16 44,4 1 2, ,2 2 5,6 36 1,6 Altri seminativi 21 41, ,4 7 13,7 8 15,7 51 2,2 Olivicolo 34 19, , ,5 7 4, ,6 Totale , , , , ,0 Prima di entrare nel merito delle altre tematiche di approfondimento, si evidenzia che per le aziende che hanno dichiarato di non essere abbastanza informate sulla riforma della PAC (ossia il 29% del Panel, corrispondenti a 677 aziende su 2.305), l intervista loro somministrata si è qui conclusa. Pertanto, i temi di indagine nel prosieguo approfonditi, sono stati analizzati sulla scorta delle risposte delle restanti aziende (ossia il 71% del Panel, corrispondenti a aziende su 2.305). Cambiamenti settoriali Come già sopra detto, un punto saliente della riforma della PAC riguarda il disaccoppiamento, principio in base al quale l erogazione degli aiuti avviene indipendentemente dalla produzione. L agricoltore, pertanto, sulla superficie sulla quale vanta dei titoli di diritto agli aiuti, può sostituire la coltura originariamente praticata con qualsiasi altra attività agricola (anche solo con la coltivazione di erba medica, pascolo, ecc.), ad eccezione delle colture permanenti, dell orticoltura e della produzione di patate per il consumo diretto, esplicitamente vietate sulle superfici ammesse ai diritti. La sostituzione della coltivazione/allevamento originario con una nuova attività agricola non deve comunque significare l abbandono della pratica agricola, né tanto meno dei terreni. L introduzione del principio di ecocondizionalità si giustifica proprio nella logica della prevenzione di tale evenienza. L agricoltore, infatti, pur nel caso in cui decida di abbandonare l attività originaria, per accedere agli aiuti è chiamato a mantenere le proprie terre in buone condizioni agronomiche e a rispettare le norme in materia di sanità pubblica, di salute delle piante e degli animali, di ambiente e benessere degli animali. Ciò premesso, attraverso le interviste somministrate alle aziende del Panel, e tenendo conto dell attività prevalente originariamente da loro svolta, si è voluta conoscere la loro percezione riguardo alla variazione degli aiuti in caso di abbandono della coltivazione originaria. Complessivamente, i risultati hanno rivelato uno scenario alquanto articolato, con un elevata percentuale di giudizi inespressi. Infatti, dopo l attuazione della riforma: per il 27% degli intervistati la situazione è rimasta immutata rispetto 8

9 Effetti sulle entità degli aiuti al passato, per il 34%, nel caso di abbandono della coltivazione, gli aiuti risultano inferiori rispetto a quelli percepiti in passato, per il 15%, gli aiuti sono della stessa entità di quelli precedenti, anche in caso di abbandono della coltivazione, per il rimanete 24%, non è stato possibile dare risposta a tale quesito (risposte non so, non risponde ). Con segnata attenzione ai singoli settori (tabella 10), i risultati rivelano che la percezione dello status quo rispetto al passato è più diffusa tra le aziende zootecniche da carne e da latte bovino (32%), mentre lo è meno tra gli operatori dediti agli altri seminativi (18%). La riduzione degli aiuti in caso di abbandono della terra è, invece, maggiormente denunciata dalle imprese agricole del tabacco (47% delle risposte) e meno da quelle del riso e degli altri seminativi (27% in entrambi i casi). Il parere, poi, secondo il quale si percepiscono gli stessi aiuti anche in caso abbandono della coltivazione, è principalmente condiviso dalle aziende di allevamento da latte non bovino (23%), mentre risulta più contenuto tra gli operati della zootecnia da carne e del tabacco (10%). Infine, l elevata incidenza media di risposte inespresse (24%) è stata essenzialmente determinata dalle aziende del riso (la cui percentuale corrispondente è stata del 31%); viceversa, il minore ciìontributo è stato dato dalle aziende del tabacco (16%). Tab Conseguenze dei cambiamenti della riforma della Pac nel settore d'appartenenza dell'intervistato, per attività prevalente Situazione immutata Riduzione degli aiuti in caso di abbandono coltivazione Stessi aiuti, anche in caso di abbandono coltivazione Non so, n.r. Totale Attività Aziende Aziende Aziende Aziende Aziende prevalente num % num % num % num % num % carne 86 32, , , , ,5 latte: , , , , ,0 latte: non 11 22, , , ,1 48 2,9 Cereali (riso escluso) , , , , ,2 Riso 6 23,1 7 26,9 5 19,2 8 30,8 26 1,6 Tabacco 5 26,3 9 47,4 2 10,5 3 15,8 19 1,2 Altri seminativi 8 18, ,3 7 15, ,6 44 2,7 Olivicolo 22 27, , , ,3 80 4,9 Totale , , , , ,0 Premesso che l obiettivo della riforma della PAC, con l introduzione del premio unico aziendale disaccoppiato dalla produzione, è quello di riorientare l agricoltura al mercato senza compromettere il livello di aiuti diretti elargiti in passato dagli agricoltori, alle aziende agricole intervistate è stato chiesto di esprimere le loro attese sul livello degli aiuti che percepiranno in forza del nuovo sistema rispetto al precedente. 9

10 Le percezioni degli operatori rivelano un netto timore per l erosione degli aiuti fino ad adesso percepiti, che sottende la paura più grande del progressivo smantellamento del sostegno agricolo comunitario. Infatti, rispetto al pregresso, dal nuovo sistema: il 53% si attende un livello di aiuti inferiore, il 26% un livello uguale, il 6% un livello superiore, il 15% non si è espresso (risposte non so, non risponde ). Dall analisi territoriale, e facendo assegnamento sui saldi netti delle percentuali di risposta, si evince che rispetto al dato medio nazionale (pari a - 55,3) solo le regioni del Nord Ovest hanno conseguito una performance migliore, sebbene pur sempre negativa (-41,0); peggiori sono risultate invece quelle del Centro e delle Isole (-67,1 nel primo caso e -65,1 nel secondo); in linea col risultato medio nazionale, infine, quelle del Nord Est e del Sud (rispettivamente, -57,6 e -56,0) (grafico 3). Grafico 3 Attesa nei riguardi del sistema degli aiuti alle aziende con la nuova PAC, per area geografica (saldo netto delle percentuali di risposta) 0 Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole , ,6-67,1-56,0-65,1 saldo netto medio nazionale: -55,3 A livello settoriale, d altronde, le attese maggiormente pessimistiche sono state manifestate dalle aziende cerealicole (saldo netto: -67,8), a fronte di quelle meno negative degli operati del riso (-15,6). Pressoché in linea con la media nazionale, le attese delle aziende olivicole (-54,2) e quelle delle aziende zootecniche da carne (-57,9). Leggermente migliori, infine, quelle degli allevamenti da latte bovino (-34,9), degli agricoltori del tabacco (-47,2), delle aziende ad altri seminativi (-49,3) e quindi degli allevamenti da latte non bovino (-47,9). 10

11 Grafico 4 Attesa nei riguardi del sistema degli aiuti alle aziende con la nuova PAC, per attività prevalente (saldo netto delle percentuali di risposta) 0,0 carne latte: latte: non Cereali (riso escluso) Riso Tabacco Altri seminativi Olivicolo -10,0-20,0-15,6-30,0-40,0-34,9-50,0-60,0-70,0-80,0-57,9-47,9-67,8-47,2-49,3-54,2 saldo netto medio nazionale: -55,3 Effetti sulle scelte produttive e organizzative aziendale A questo punto dell indagine, gli intervistati sono stati invitati ad esprimersi sulle loro intenzioni circa le scelte future organizzative e produttive della propria azienda. Sulla scorta di una rosa di possibilità di risposte predeterminata, i risultati hanno indicato le soluzioni di seguito riportate: il 60% degli operatori, anche dopo l attuazione della riforma, manterranno lo status quo aziendale, con l attività produttiva precedentemente svolta e con le medesime modalità organizzative, il 16% manterrà un attività produttiva analoga a quella precedente adottando, però, modalità organizzative differenti (a seconda dei diversi settori, potrebbe trattarsi dell adozione di nuove soluzioni organizzative ravvisabili nell apertura ad iniziative di sviluppo rurale, o piuttosto in un maggiore ricorso al contoterzismo, come pure nella gestione e produzione in proprio dei foraggi per il bestiame), il 6% ha dichiarato che si sposterà verso altre produzioni agricole, il 4% abbandonerà l attività pur mantenendo l azienda nel rispetto dei requisiti dettati dalla ecocondizionalità, il 2% darà in affitto l azienda, il 3% pensa che venderà l azienda, il 9% non ha risposto (risposte non so, non risponde ), solo uno 0,4% non si è identificato nelle scelte precedenti, indicando nella voce generica altro le proprie intenzioni sul futuro aziendale. Rispetto a tale scenario nazionale complessivo, tuttavia, a livello di singoli settori emergono talune differenze. Tra le aziende zootecniche da carne è risultata più diffusa l intenzione di mantenere lo status quo aziendale, senza alterare l assetto produttivo né, tanto meno, quello organizzativo (65% dei casi, a fronte del 60% medio nazionale). Si è rivelata meno incisiva, viceversa, la considerazione delle altre soluzioni e più elevata la percentuale di non risposte (15%). 11

12 Nell ambito dell allevamento da latte, i due segmenti latte bovino e latte non bovino hanno manifestato anch essi un elevata propensione a mantenere invariato il proprio indirizzo produttivo ed organizzativo (63% per il primo e 65% per il secondo). Sulle altre possibilità di scenario futuro, invece, i due segmenti hanno manifestato orientamenti differenti: il segmento del latte bovino ripete pressappoco lo scenario emerso a livello generale; quello del latte non bovino, invece, si è mostrato meno propenso ad indirizzarsi verso altre produzioni o a dare in affitto l azienda, preferendo le soluzioni dell abbandono dell attività mantenendo l azienda e della vendita aziendale. Per le aziende cerealicole, poi, le percentuali di scelta sono risultate analoghe a quelle medie nazionali. Diverso il contesto del settore del riso. In questo caso, le aziende sono risultate più propense a mantenere lo status quo produttivo a fronte di nuove modalità organizzative (31% dei casi, contro il 16% nazionale complessivo), più inclini a dare in affitto e/o a vendere l azienda, ma meno disposte a mantenere lo status quo produttivo e organizzativo, ad indirizzarsi verso nuove produzioni e, soprattutto, affatto disincentivate dall abbandonare l attività pur mentendo l azienda (0% di risposte). Gli operatori del tabacco, rispetto ai pareri complessivamente considerati, hanno palesato una maggiore disponibilità a cambiare attività (16%, contro il 6% medio nazionale) e a dare in affitto l azienda (5%, a fronte del 2%), mentre hanno escluso all unisono le soluzioni di abbandono dell attività e di vendita dell azienda. Per le aziende ad altri seminativi, invece, l ipotesi di mantenere lo status quo produttivo, sia in assenza che in presenza di un nuovo assetto organizzativo, è risultata meno diffusa che negli altri settori, mentre si è rivelata molto più opzionata la soluzione di abbandono dell attività pur mantenendo l azienda (21% dei casi, rispetto al 4% medio nazionale) e, quindi, quelle di dare in affitto e/o vendere l azienda. Questi dati confermano il disagio e i timori diffusi tra gli operatori di questo settore nei confronti delle novità introdotte dalla riforma. Infine, per il settore olivicolo, come per quello dei cereali, si osserva una situazione analoga a quella nazionale complessiva, sebbene il mantenimento dello status quo produttivo sia risultato più apprezzato se combinato a nuove soluzioni organizzative piuttosto che a quelle precedenti. Tab Comportamenti dell'azienda rispetto alla nuova PAC, per attività prevalente (% di aziende) carne Allevamento: latte bovino latte non bovino Cereali Riso Tabacco Altri semin. Olivicolo Totale Status quo 65,3 62,9 64,6 58,2 50,0 63,2 50,0 53,8 60,2 Status quo con nuove modalità organizzative 9,3 13,3 12,5 18,6 30,8 15,8 9,1 18,8 15,5 Verso altre prod.agricole 3,0 4,9 2,1 7,0 3,8 15,8 4,5 5,0 5,6 Abbandono dell'attività, mantenendo l'azien. 3,0 3,8 8,3 3,2 0,0 0,0 20,5 3,8 3,9 Dare in affitto l'azien. 1,5 2,3 0,0 2,3 11,5 5,3 4,5 3,8 2,4 Vendere l'azienda 2,2 2,0 4,2 3,1 3,8 0,0 4,5 2,5 2,7 Altro 0,7 0,5 0,0 0,1 0,0 0,0 0,0 1,3 0,4 Non so, n.r. 14,9 10,2 8,3 7,4 0,0 0,0 6,8 11,3 9,3 Totale 16,5 24,0 2,9 46,2 1,6 1,2 2,7 4,9 100,0 12

13 Effetti sulla redditività aziendale Circa, invece, le aspettative sull andamento della reddito aziendale complessivo dopo l introduzione della nuova riforma reddito proveniente sia dalle produzioni sia dagli aiuti comunitari -, è emerso che: il 39% degli intervistati si attende un diminuzione, l 11% un aumento, il 37% che rimarrà invariato, il 13%, invece, non si è espresso (risposte non so, non risponde ). Facendo assegnamento sul saldo netto delle percentuali di risposta, e tenendo presente che il saldo medio nazionale si è attestato a -32, le attese di reddito futuro degli operatori del Nord Ovest e del Sud si sono rivelate le meno negative (-17,2 nel primo caso e -24,1 nel secondo), mentre quelle degli operatori delle altre regioni sono apparse più pessimistiche (Nord Est: -39,1; Centro: -42,5; Isole: -40,2) (grafico 5). Grafico 5 Attesa per l evoluzione futura del reddito aziendale complessivo (produzione e aiuto comunitario), per area geografica (saldo netto delle percentuali di risposta) 0,0 Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole -10,0-20,0-17,2-30,0-24,1-40,0-39,1-42,5-40,2-50,0 saldo netto medio nazionale: -32,0 Ancora più marcate le differenze emerse a livello settoriale. Le maggiori preoccupazioni di flessione del reddito sono state espresse dalle aziende di allevamento da latte non bovino e ad altri seminativi (saldo: in ordine -56,5 e -51,2), subito seguite dalle aziende produttrici riso e cerali (-43,8 nel primo caso e -43,2 nel secondo). Più contenute, in progressione, le attese reddituali negative degli operatori olivicoli e del tabacco (-22,3 e -22) e, quindi, di quelli della zootecnia da carne (-19,2) e degli allevamenti da latte (-13,5). 13

14 Grafico 6 Attesa per l evoluzione futura del reddito aziendale complessivo (produzione e aiuto comunitario), per attività prevalente (saldo netto delle percentuali di risposta) 0 carne latte: latte: non Cereali (riso escluso) Riso Tabacco Altri seminativi Olivicolo ,2-13,5-22,0-22, ,5-43,2-43,8-51,2-70 saldo netto medio nazionale: -32,0 Equità della riforma per gli agricoltori italiani Infine, chiamati gli intervistati ad esprimere un giudizio sull equità o meno della nuova PAC nei confronti degli agricoltori italiani, hanno così risposto: per il 52,9% è da considerarsi non equa (risposte no ), per il 25,2% si (risposte si ), il rimante 21,9% non si è espresso (risposte non so, non risponde ). Dal dettaglio territoriale, tuttavia, emerge che i giudizi positivi sull equità della riforma sono stati maggiormente determinati dalle risposte delle aziende del Sud (30% dei casi) e meno da quelle delle aziende del Centro (19%). Nel Centro Italia, d altronde, è stata riscontrata la più alta incidenza di giudizi negativi (60%) (garfico 7). Grafico 7 Pareri sull equità della nuova PAC nei confronti degli agricoltori italiani, per area geografica (percentuali di risposta) 70,0% 60,0% 50,0% 47% 55% 60% 52% 51% 53% 40,0% 30,0% 20,0% 28% 30% 25% 25% 25% 24% 25% 20% 21% 22% 19% 18% 10,0% 0,0% Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Totale si no non so, n.r. 14

15 Anche considerando i dati disaggregati per settore, si evince che le percentuali medie nazionali non sono altro che la sintesi di scenari talvolta molto diversificati tra di loro. Invero, nell ambito delle risposte confermanti l equità della riforma si oscilla dal 42% dei consensi degli operatori del riso all appena 13% di quelli del segmento dell allevamento da latte non bovino. Per i giudizi negativi, a fronte del risultato più estremo del settore del tabacco (74% dei casi), nel settore olivicolo si ravvisa quello più contenuto (48%). In questo caso, anche per risposte non esplicitate (ossia, le risposte non so, non risponde ) si passa dall 8% del settore del riso al 30% di quello di altri seminativi (grafico 8). Complessivamente, il settore dove l equità della riforma della PAC è stata messa meno in discussione risulta essere quello del riso, nell ambito del quale i pareri negativi non hanno superato il 50% e quelli positivi sono stati i più alti ovunque registrati. Grafico 8 Pareri sull equità della nuova PAC nei confronti degli agricoltori italiani, per attività prevalente (percentuali di risposta) 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 74% 65% 56% 53% 49% 50% 50% 50% 48% 42% 27% 30% 30% 29% 24% 24% 24% 25% 20% 23% 20% 20% 22% 16% 13% 8% 11% 0% carne latte: latte: non Cereali (riso escluso) Riso Tabacco Altri seminativi Olivicolo Totale Si No Non so, n.r. Considerazioni conclusive Delle informazioni complessive e interessanti possono essere tratte analizzando congiuntamente i diversi risultati emersi nel corso dell indagine. In particolare, da un lato, si vuole mettere in evidenza come e se le percezioni degli operatori sui cambiamenti della nuova PAC stiano influenzando le loro prospettive produttive e organizzative; dall atro, se le loro attese sui nuovi livelli di sostegno, e quindi di reddito aziendale complessivo, siano migliorative dello scenario reddituale degli ultimi tre anni. Riguardo al primo aspetto, e premesso che: 1) nell ambito di ogni singolo settore si è fatto riferimento alla tipologia di cambiamento maggiormente attesa e condivisa; 2) gli operatori di tutti i settori, a prescindere dalle loro percezioni sui cambiamenti della riforma, nella stragrande maggioranza dei casi (almeno il 50%) hanno dichiarato di mantenere lo status quo produttivo e organizzativo anche dopo l entrata a regime della riforma, nel grafico di sotto riportato (grafico 9), per ogni settore, è stata evidenziata la corrispondenza tra cambiamento principalmente atteso e conseguente prospettiva aziendale (produttiva e organizzativa), diversa dal mantenimento dello status quo. 15

16 Le maggiori concordanze vanno ravvisate tra gli operatori del tabacco, dei cereali, olivicoli e dell allevamento da latte non bovino, i quali attendendosi una riduzione degli aiuti in caso di abbandono dell attività originaria, intendono mantenere l attività produttiva esercitata, pur ricorrendo a nuove soluzioni organizzative. Grafico 9 Nuova PAC: cambiamenti attesi e comportamenti aziendali conseguenti per attività prevalente Attività prevalente Cambiamenti principali attesi Comportamento conseguente dell'azienda, diverso dallo status quo Allevamento da latte bovino Allevamento da carne Situazione immutata Non so, non risponde Status quo produttivo, con nuove modalità organizzative Tabacco Cereali Olivicolo Allevamento da latte non bovino Riduzione degli aiuti in caso di abbandono coltivazione Status quo produttivo, con nuove modalità organizzative Altri seminativi Riso Non so, n.r. Abbandono dell'attività, mantenendo l'azienda Status quo produttivo, con nuove modalità organizzative Riguardo al secondo aspetto, ossia se le attese sui nuovi livelli di sostegno e, quindi, di reddito aziendale complessivo siano migliorative dello scenario reddituale degli ultimi tre anni, i risultati (sulla base dei saldi delle percentuali di risposta) mettono in evidenza uno contesto affatto negativo. Infatti, il dato medio nazionale rivela che le attese pessimistiche circa i nuovi ammontari di aiuti comunitari (saldo: -55) ingenerano aspettative di ulteriore flessione dei redditi (saldo: -32) rispetto ai bassi livelli già denunciati dagli operatori in riferimento al triennio (saldo: -77). Dal dettaglio dei dati territoriali (grafico 10), si evince che i nuovi livelli di reddito attesi nelle diverse aree geografiche sono direttamente influenzati dalle aspettative sui nuovi livelli di aiuti: al Centro e nelle Isole, dove è stata riscontrata la maggiore percezione di una flessione degli aiuti con l introduzione del nuovo sistema (saldo: rispettivamente: -67 e -65), è risultata più forte la preoccupazione per una contrazione futura del reddito aziendale (-42 nel primo caso e -40 nel secondo). Viceversa, nel Nord Ovest, ad una previsione pessimistica più contenuta sul nuovo livello di aiuti (-41) è corrisposta un attesa negativa più moderata sui futuri redditi (-17). 16

17 Grafico 10 Livelli di redditività pregressi e attesi in forza del nuovo sistema di aiuti, per area geografica (saldi delle percentuali di risposta) 0,0-10,0-20,0-30,0-40,0-50,0-60,0-70,0-80,0-90,0 Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Totale redditività nuovo livello aiuti reddito nuovo sistema Diversi gli scenari che emergono dall analisi dei dati settoriali. Segnatamente, per gli operatori dell allevamento da latte non bovino le attese negative sui futuri livelli di reddito appaiono molto più influenzate dalla bassa redditività riportata nel triennio che, piuttosto, dalle attese sul nuovo ammontare degli aiuti comunitari. Lo stesso dicasi per gli operatori dediti al riso i quali, peraltro, hanno denunciato le attese negative più moderate nei confronti del nuovo sistema di aiuti e per quelli dediti ad altri seminativi. Va, invece, evidenziato che nella zootecnia da carne, a fronte di aspettative piuttosto negative sul nuovo sistema di aiuti, le attese sul livello reddituale aziendale futuro figurano tra le meno pessimistiche (saldo: -19), rivelando così delle attese positive degli operatori circa l andamento del settore. Grafico 11 Livelli di redditività pregressi e attesi in forza del nuovo sistema di aiuti, per attività prevalente (saldi delle percentuali di risposta) carne latte: latte: non Cereali (riso escluso) Riso Tabacco Altri seminativi Olivicolo Totale 0,0-10,0-20,0-30,0-40,0-50,0-60,0-70,0-80,0-90,0-100,0 redditività reddito nuovo sistema nuovo livello aiuti 17

18 Ismea Direzione Mercati e Risk Management - Unità Operativa Osservatori e Panel Responsabile Unità: Franca Ciccarelli (+39) Redazione: Giovanna Maria Ferrari (+39) Valerio Torriero (+39)

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