MINORI, DISAGIO E BULLISMO SCUOLA E PEDAGOGIA. Prof. Luigina Cappelloni
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- Giuseppa Baldi
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1 MINORI, DISAGIO E BULLISMO SCUOLA E PEDAGOGIA Prof. Luigina Cappelloni
2 ..
3 EDUCAZIONE Compiti art. 26 Dichiaraz. Diritti dell Uomo 1948 Riconoscimento diritti, civili, politici, economici,sociali, culturali e di solidarietà di tutti gli esseri umani.
4 Maria Montessori la società riconosca pienamente i diritti sociali del bambino Convenzione Internazionale sui diritti dell Infanzia (1989).
5 AZIONE EDUCATIVA - Opportunità educative. - Stili di apprendimento
6 Diritto alla diversità Identità Uguaglianza: intesa come pari dignità
7 Handicap L HANDICAP,è lo svantaggio sul piano sociale,derivante all individuo dalla disabilità, quindi si tratta di un divario relativo alle richieste dell ambiente rispetto al livello di abilità possedute da una determinata persona. Ciò che differenzia dunque l handicap rispetto alle altre situazioni problematiche è una disabilità derivata da un danno oggettivo; ma l oggettività dell handicap può essere annullata quando l ambiente sociale mette il disabile nella condizione di fornire prestazioni uguali a quelle dei cosiddetti NORMODOTATI.
8 Scuola ed Handicap Integrazione
9 L OMS: 2 forme DISADATTAMENTO Disturbo (causa interna al soggetto) Disagio (contesto ambientale di riferimento) Entrambi indicano una condizione di difficoltà e sofferenza
10 Integrazione minori stranieri i problemi Mantenimento della identità culturale,tutela della lingua e della cultura di origine,fruizione di corsi di lingua e cultura italiana ed insegnamenti integrativi nella lingua e sulla cultura di origine.
11 Società Muticulturale e Coeducazione L inserimento e l integrazione dei minori stranieri,avviene principalmente attraverso la scuola
12 Educazione come coeducazione Atteggiamento costante di ricerca Lo sviluppo di un bambino,non è il risultato di un azione pedagogica isolata,ma di una serie CONTINUA e GLOBALE di atti educativi che coinvolge l ambiente familiare,lo spazio sociale e le strutture educative e scolastiche
13 Adolescenza
14 Adolescenza - fase fondamentale Transizione dall infanzia all età adulta Caratterizzata da un problema psicologico: Sviluppare un senso d identità stabile Prendere consapevolezza della propria personalità Attitudini Desideri Aspirazioni Potenzialità e Limiti 14
15 Adolescenza Crisi di identità dovuta a 2 tendenze in lotta Difficoltà o Spinta verso rifiuto ad il mondo abbandonare adulto l universo ancora cognitivo sconosciuto e affettivo dell infanzia 15/05/
16 Ricerca di autonomia ed emancipazione dalle famiglie di origine Adottando comportamenti Oppositivi rispetto a quelli suggeriti 15/05/
17 Ruolo della Scuola la società richiede alla scuola di normalizzare l adolescente 15/05/
18 Ruolo della Scuola Dare all adolescente attenzione ed ascolto non conformistico, rispettando l individualità L insegnante è la variabile intermedia tra scuola ed adolescente 15/05/
19 L insegnante Deve conoscere i tratti fondamentali dell adolescenza: -Diffidenza sistematica; -Piacere dell opposizione L insegnante deve talvolta rendersi anche spontanemente complice 15/05/
20 L insegnante deve sapere che l adolescente Ha dei propri schemi: -l ossessione delle mode; -l adesione a forme ideologiche contrastanti; -l idealizzazione dei sentimenti; -l appartenenza a gruppi di coetanei fortemente coesi 15/05/
21 Gruppi di pari 15/05/
22 Gruppi di pari tra adolescenti - Stessa età - Elevata Solidarietà - Codice di comportamento proprio (estraneo agli adulti) Il gruppo conferisce a chi ne fa parte: - Senso di appartenenza - Autostima (non ci si sente soli) - Aiuta costruzione personalità e identità 15/05/
23 Prezzo dell appartenenza Seguire Regole rigide di conformismo - Frequentare stessi posti -Vestirsi allo stesso modo -Avere stesso linguaggio - Difendere le stesse Idee - Obbedire ad una gerarchia (implicita o esplicita) 15/05/
24 Tipi di gruppi FORMALI es scuola squadra sportiva INFORMALI Gestiti da adulti Gestiti Autonomamente senza specifiche finalità 15/05/
25 Rischio e deviazione -Eccesso nel bisogno di infrangere le regole - Compiere Azioni sconsiderate o contrarie ai propri principi per timore di contraddire il gruppo e restare soli 15/05/
26 Deviazione relazionale Il Bullismo Lo psicologo norvegese Dan Olweus Definì bullismo i comportamenti di esclusione o aggressione deliberata Individuati soprattutto in ambito scolastico 15/05/
27 Il Bullismo in generale -E un interazione deviata che si esprime con un comportamento vessatorio del Bullo verso la Vittima che rischia di compromettere l integrità psicologica, emotiva e fisica. Caratteristiche: Intenzionalità, Persistenza e Disequilibrio 15/05/
28 Comportamento del Bullo -Comportamenti persecutori con desiderio deliberato di dominare e fare del male al coetaneo: -Botte, minacce, richieste di denaro, prepotenze, umiliazioni 15/05/
29 Comportamento della Vittima -Forte sentimento di paura e impotenza, emarginazione svalutazione identità, e sofferenza. Conseguenze: Fragilità, pianto, compromissione integrità psicologica - Spontaneo allontanamento dalla scuola e dai luoghi di possibile incontro 15/05/
30 Bullismo - tipologie DIRETTO Umiliazione minacce e aggressione fisica, furto di oggetti, vessazione, molestie sessuali ridicolizzazione INDIRETTO più sottile Pettegolezzi, calunnie, umiliazione verbale finalizzate all isolamento della vittima 15/05/
31 Dati del Bullismo Dati in Italia Il Bullismo è un fenomeno maschile ma anche femminile Percentuale di bambini che ammette di subire prepotenze con regolarità Scuole primarie 13-19% Scuole medie 10-11% 15/05/
32 Aggressivo Il più diffuso - E il capo - fisicamente ed emotivamente forte, impulsivo, sicuro di sé indifferente ai sentimenti altrui suscita timore e ammirazione PROFILI DEI BULLI Ansioso Problematico fragile insicuro e poco amichevole condivide caratteristiche delle vittime, aggredisce ragazzi più forti e provoca scontri con altri bulli Passivo Non particolarmente aggressivo, si aggrega al gruppo ed assiste alle violenze. Tende a sentirsi in colpa e confessare. Manifesta scarsa stima di sè 15/05/
33 FATTORI DI INFLUENZA DEL BULLISMO RELAZIONI FAMILIARI Relazioni disfunzionali, con disimpegno educativo, senza buon grado di comunicazione e Oppure coesione tra i genitori Modelli familiari O relazioni anaffettive violenti con dove godono di ricorso alla un esagerata permissività punizione fisica 15/05/
34 STRATEGIE Oltre a: sostegno familiare, individuale attraverso i mezzi istituzionali va svolta Attività preventiva nella scuola - Promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà - Coinvolgere le famiglie per favorire la comunicazione ed aiutare vittime e carnefici a sentirsi meno soli - Utilizzare punizioni esemplari senza clemenza e buonismo e stabilendo autorevolezza 34
35 RUOLO DELLA SCUOLA SCUOLA = Comunità che protegge i deboli e punisce i violenti E che combatte la noia e la mancanza di stimoli che favoriscono la nascita dell aggressività e gli atteggiamenti antisociali 35
36 RUOLO DELLA SCUOLA SCUOLA = Comunità che si assume responsabilità e sviluppa una mentalità antibullismo SPORT Occorre promuovere le attività sportive per scaricare l aggressività all interno di regole nel rispetto dell avversario 15/05/
37 RUOLO DELLA SCUOLA SCUOLA = Comunità che si assume responsabilità e sviluppa una mentalità antibullismo Attraverso la conoscenza e canalizzazione delle subculture giovanili che gli insegnanti devono essere in grado di comprendere 15/05/
38 RUOLO DELLA SCUOLA Conoscenza delle Subculture giovanili Conoscenza e sviluppo delle aspirazioni dei giovani e le specificità - 15/05/
39 RUOLO DELLA SCUOLA Sviluppo delle attività extracurricolari per impostare attività didattiche, accorgimenti educativi ed interventi diversificati 15/05/
40 Fine Domande. parliamone insieme 40
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