Prot.n.014/08-PFV Mz/em-ag Bergamo - Cenate Sopra, 5 dicembre 2008
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- Fabio Villa
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1 WWF Italia Sede Locale di Bergamo c/o R.n.r. di Valpredina Via F.Lussana, Cenate Sopra (BG) Tel: 035/ Fax: 035/ bergamo@wwf.it sito: Prot.n.014/08-PFV Mz/em-ag Bergamo - Cenate Sopra, 5 dicembre 2008 Spett.le Provincia di Bergamo Settore Agricoltura caccia e pesca Servizio Faunistico-ambientale Via S.Giorgio, 5/A Bergamo OGGETTO: osservazioni alla proposta di Piano di miglioramento ambientale a fini faunistici presentata il 5 novembre L Associazione per il WWF Italia - Sezione locale di Bergamo, con la presente in relazione all oggetto comunica quanto segue. La materia di tale pianificazione è già stata oggetto di ricorso nel 2001 e valutata dal CTU dott.walter Pandini; la sua analisi è stata recepita integralmente dalla Sentenza n.46/03 del TAR di Brescia con conseguenziale annullamento del Piano di miglioramento ambientale di cui alla D.C.P n.77 del Nel successivo atto amministrativo -approvato con D.C.P.n.28 del non venivano sostanzialmente recepite le indicazioni richieste dalla sentenza, in quanto su richiesta dell Amministrazione Provinciale si era concordato che per ragioni di tempo ed essendo imminenti le elezioni amministrative, il piano di miglioramento ambientale e alcune richieste di adeguamento dello stesso piano faunistico- venatorio sarebbero state adeguate con la nuova Amministrazione. Non è questa la sede per approfondire o valutare le risultanze e quanto sia poi stato travagliato il proseguo dei piani faunistici in questa provincia, ma certamente vale la pena ricordare che questa Amministrazione nel merito si è poi adeguata ai soli interessi venatori dimenticando ogni buona intenzione espressa in quell accordo informale. Ad oggi si arriva di nuovo con una pianificazione sottosposta dal TAR di Brescia con una valutazione tecnica depositata dal CTU incaricato dott. Massimo Zanetti, con conclusioni non di poco conto e che dovrebbero incidere notevolmente sulla attuale pianificazione faunisticovenatoria, a cui dovrebbe riferirsi il piano di miglioramento ambientale a fini faunistici oggi proposto. Nelle osservazioni presentate da questa Associazione il c.a. prot.14/08, si chiedava che il termine per la consegna delle osservazioni al P.F.V venisse unificato con il termine per la consegna delle osservazioni al P.M.A. in oggetto, in quanto riteniamo che le due pianificazioni siano connesse e come recita la D.G.R. del n.5/40995 i Piani di miglioramento ambientale sono a corredo delle proposte relative ai piani faunistico-venatori. E quindi con queste premesse e con la evidente difficoltà a considerare da parte di questa Associazione l attuale P.F.V. quale stumento definitivo e coerente, che con il solo fine di contribuire in modo costruttivo di seguito si analizzano i contenuti del P.M.A. a fini faunistici. La gestione dei Soci e del Tesseramento WWF è certificato ISO 9001:2000 (cert. n ) Lo scopo finale del WWF è fermare e far regredire il degrado dell ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire un futuro in cui l umanità possa vivere in armonia con la natura. Registrato come: WWF Italia Via Po, 25/c Roma Cod.Fisc P.IVA IT Ente morale riconosciuto con D.P.R. n.493 del Schedario Anagrafe Naz.le Ricerche N. H 1890AD2. O.N.G. idoneità riconosciuta con D.M. 2005/337/000950/5 del ONLUS di diritto
2 Inoltre, come evidenziato negli incontri per la VAS dal nostro rappresentante Enzo Mauri, si conferma che l attuale proposta di piano, si delinea con contenuti migliorativi dei precedenti e in parte condivisibili. ANALISI E OSSERVAZIONI PIANO DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI (PROPOSTA) Premessa Ci appare significativo che nella premessa del piano non vi sia alcun riferimento ai precedenti piani di miglioramento ambientale ( ) in particolare per l analisi e valutazione degli interventi che sono stati finanziati con i bandi 2005 e 2006 (citati anche dal PFV vigente). Tale valutazione riteniamo sia necessaria per la predisposizione del nuovo P.M.A., salvo che il mancato riferimento sia il riconoscimento della inadeguatezza e inefficacia della pianificazione precedente. Inoltre rileviamo che nel 2007 non sarebbero stati approvati bandi in merito senza che sia stato reso noto se per mancanza di fondi o per distrazione degli stessi per altri fini; tale aspetto non ci appare di secondaria importanza e sarebbe utile che questa Amministrazione lo evidenziasse nel piano. 1. Riferimenti normativi Rileviamo la mancanza dei seguenti riferimenti normativi: - Legge regionale n.26/93 e succ. mod. art.15, art.14 comma 3 lett.i - D.G.R. 14 settembre 1993 n.5/40995 Inoltre vi è un errore (probabilmente di battitura) in riferimento alla legge forestale che non è la n.7 ma la n Obiettivi della pianificazione Il capitolo appare fortemente semplificato con riferimento ai soli articoli di legge e richiama macro aree, unità territoriali omogenee e sottounità di pianificazione che ci appaiono invece riferimenti alla metodologia seguita per la stesura del piano, piuttosto che una puntuale esposizione analitica degli obiettivi che attraverso opportuni interventi sulle caratteristiche dell ambiente hanno lo scopo di incrementare la recettività di un territorio per la fauna selvatica (pag.32 Sent.n.46/03 TAR Brescia). 3. I caratteri ambientali del Territorio provinciale Se l analisi delle tipologie paesistiche non è discutibile, l utilizzo della sola cartografia DUSAF aggiornata al (per quanto ci è dato desumere dalle note bibliografiche) e non altri strati informativi più aggiornati e completi come il MISURC (Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali) è limitante; è a ns. avviso auspicabile in contesti di programmazione territoriale che non vengano redatti in un ottica di breve periodo, l uso di strumenti aggiornati (vedi relazione peritale del CTU dott.massimo Zanetti incaricato dal TAR di Brescia). 2
3 3.6 Aspetti faunistici L analisi del capitolo lascia spazio ad osservazioni in merito alla cronica carenza di studi riguardanti la componente faunistica della Provincia di Bergamo; anche per il PMA in oggetto, le basi di dati sono riferite allo studio di vocazionalità ambientale del 2003 realizzato dalle Università di Milano, Pavia e Varese per la Provincia (limitato ad alcune specie di interesse venatorio). La realizzazione di Piani tanto importanti per la gestione del territorio, dovrebbe essere occasione di revisione ed aggiornamento della letteratura scientifica a disposizione - infatti, solo dati aggiornati possono essere una solida base per la pianificazione. Un osservazione di carattere generale : corredare la presente proposta di piano e i futuri lavori che richiedono un espressione di osservazioni da parte di soggetti, di una chiara indicazione della bibliografia di riferimeto, per consentire un confronto dei dati trattati nel piano. Le carte delle vocazionalità faunistica riportate nel piano, sono esclusivamente riferite a Starna e Fagiano, e riferite all ATC Pianura Bergamasca. La documentazione necessaria, a ns. avviso, dovrebbe essere ben più completa, in particolare andrebbe realizzata nel dettaglio delle Unità territoriali individuate. Di fondamentale rilevanza nel contesto di questo P.M.A. sarebbe la realizzazione di Carte della Vocazionalità al miglioramento ambientale che individuino le aree maggiormente interessate da interventi di tipo antropico peggiorativi per le possibilità di riproduzione della fauna selvatica autoctona. Per un maggior coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali (soggetto della suddivisione territoriale per unità di gestione), sarebbe ancor più importante che le stesse potessero disporre di tale cartografia ad una scala di almeno 1: in modo da poter pianificare e proporre opere di miglioramento ambientale in un ottica realmente organica e logica sul loro territorio. Si segnala la poca chiarezza delle tabelle pubblicate, nonché alcuni errori a pagg. 30, 31 e Le unità territoriali La definizione delle unità territoriali individuate (montagna, collina, pianura) è corretta ma proponiamo di definirle aree territoriali. Nel merito (forse per nostro limite) non riusciamo a comprendere i dati espressi nelle pag.47,50,53 per quanto riguarda le percentuali degli ambiti boscati e dei paesaggi naturali o naturaliformi i cui conti non tornano (salvo nella scheda della pianura). Inoltre nelle schede riteniamo necessario inserire gli Enti gestori delle aree protette quali Enti di gestione faunistica; ci sembra riduttivo identificare gli ATC o i CA i soli Enti di gestione faunistica, questi ultimi ovviamente e legittimamente concentrati a gestire interessi e finalità squisitamente venatorie. Relativamente al capitolo 4.2. La collina, si rileva a pag.51 che non vi è alcun riferimento ai valichi interessati dalle rotte di migrazione, che si concentrano in buona parte in questa unità. Non è dato sapere quali siano le aree vocazionali al transito migratorio e alla nidificazione dei rapaci nonostante si riconosca l indubbio valore di tali aree per la conservazione di queste specie. 4.4 L analisi SWOT Nulla da eccepire sull utilizzo della metodologia SWOT anche se come ben ricordato l efficacia dell analisi SWOT dipende dalla qualità dell osservazione che la precede restando comunque influenzata dalla soggettività di chi la esegue. 3
4 Qui ovviamente vi è ampio spazio di osservazione. Senza troppo dilungarsi nelle osservazioni che porterebbero a una lunga discussione, dobbiamo rilevare alcuni errori nella tabella, come ad esempio alcuni punti di forza chiaramente da inserire nei punti di debolezza (vedasi pag.57 Aree naturali.). Inoltre appare incomprensibile aver completamente ignorato tra i punti di debolezza o nelle minacce/rischi la pressione venatoria, la quale in particolare verso talune specie di fauna selvatica autoctona risulta conclamata, se non addiritta il fattore limitante agli obbiettivi dello stesso piano proposto. Altrettanto incomprensibile è l esclusione tra i punti di forza individuati per le Aree protette delle oasi di protezione della fauna. Ci si chiede se l esclusione possa essere conseguenza diretta dell attuale PFV 2008, dove solo una media del 10% è effettivo territorio agro silvo-pastorale protetto, con Oasi di protezione che non ci sono o sono inadeguate alla funzione di tutela della fauna selvatica. Dobbiamo anche segnalare la necessità di maggiore chiarezza per il riferimento a pagg.58 e 59 dove nei punti di debolezza in relazione alle risorse forestali si sostiene che l evoluzione dei popolamenti forestali può essere non consone con la conservazione degli ungulati e di molte specie ornitiche silvicole. Tale affermazione sembra escludere che possa verificarsi una naturale evoluzione dell ecosistema naturale senza alcun intervento umano, in grado di sostenere popolazioni naturali di fauna selvatica. Dal nostro punto di vista sarebbe stato meglio precisare che l evoluzione dei popolamenti forestali possa essere non consona al sostegno della fauna selvatica solo nel caso in cui gli stessi siano stati oggetto di sfruttamento antropico non sostenibile. Concordiamo invece nell analisi di scarsa o mancata implementazione di programmi o piani di gestione faunistica da parte degli Enti gestori delle aree protette, i quali investono ancora poco in interventi di miglioramento ambientale o non sostengono gli interventi selvicolturali con valenza naturalistica. Infine sul capitolo riteniamo necessario estendere anche alle sottounità, che proponiamo di identificare come unità, l analisi SWOT. Dall unità territoriale da noi proposta (in questo P.M.A. identificata come sottounità) derivano le sottounità a livello delle quali, a nostro avviso, sarà concretamente possibile determinare gli interventi di miglioramento ambientale. Infatti nell ambito di un razionale processo di pianificazione delle aree l individuazione delle aree discende, in maniera coerente e ripercorribile, dalla valutazione e dal confronto della qualità dell habitat, con la definizione di sottounità territoriali discrete con dimensioni significativa di 400/900ha (vedi relazione tecnica CTU dott.walter Pandini). Tali sottounità potranno essere facilmente identificate su cartografia 1:10.000, consentendo ai diversi soggetti coinvolti una definizione dei progetti coerenti agli obbiettivi del piano. 7. misure e previsioni di piano Come per il capitolo precedente sono omessi dagli Enti di gestione faunistica gli Enti gestori delle aree protette. Seppur gli obbiettivi specifici di pianificazione possono essere in larga parte condivisibili non possiamo che evidenziare il carattere generale degli obbiettivi espressi, conseguenti ad una suddivisione territoriale, come già osservato, troppo ampia. 4
5 Analogo rilievo vale per il punto sugli Interventi prioritari che a loro volta riflettono la mancata individuazione della pressione venatoria quale indice di debolezza ad esempio per gli interventi di ripopolamento a fini di costituzione di popolazioni naturali di fagiano e starna. L analisi degli Interventi prioritari lascia spazio ad una osservazione relativa all effettiva efficacia degli interventi prioritari. Ci si chiede se ad esempio gli interventi realizzati secondo i bandi abbiano dato dei risultati e se questi ultimi siano in linea con gli obbiettivi previsti. Tale semplice curiosità nasce dalla considerazione che con interventi che favoriscano le specie guida, che dovrebbero favorire il livello di biodiversità locale, non si vada contemporaneamente a favorire anche specie che determinano un impatto negativo sulla zoocenosi. Il riferimento non è certo casuale visto la rilevanza della presenza di popolazioni di cinghiali ormai diffusi in tutto il territorio provinciale in una evoluzione pressochè incontrollabile. Nel merito, torna nuovamente ad evidenziarsi lo squilibrio di documentazione a disposizione dei pianificatori: da un lato risulta ampia la conoscenza per quanto concerne gli impatti sulle colture agrarie, a fronte di una sensibile carenza di pubblicazioni scientifiche che chiariscano e valutino l impatto sulla zoocenosi da parte del cinghiale (vedi Carta delle Vocazioni Faunistiche 2003 già precedentemente citata). Data la rimarcata limitatezza delle risorse economiche disponibili non si può non osservare la mancanza di un capitolo dedicato al monitoraggio per quanto riguarda eventuali correzioni degli interventi suggeriti, qualora questi si siano rivelati inefficaci o addirittura controproducenti. In riferimento all aspetto economico inoltre, a nostro avviso, si dovrebbe anche considerare una diluizione nel tempo dei contributi assegnati per la realizzazione dei progetti, per mantenere in un tempo adeguato l impegno e la responsabilità al raggiungimento degli obbiettivi preposti. Infine ed è forse una delle questioni più rilevanti (che si collegano anche alla limitatezza delle risorse economiche), nella definizione delle Priorità territoriali degli interventi la identificazione troppo ampia di zone e ambiti non appartenenti a territori con responsabilità gestionale, al di là della proprietà privata o della conduzione del terreno. Ciò non esclude comunque che in casi di aree di rilevante valore naturalistico si possa intervenire. Riteniamo che le priorità siano da ricondurre esclusivamente ai territori dove almeno teoricamernte lla pressione venatoria sia esclusa (ad es. Oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, riserve naturali ecc.). 9.La pianificazione faunistico/ambientale degli Ambiti di gestione In riferimento alle competenze degli ambiti di gestione e in particolare alla possibilità di realizzare con proprie risorse interventi di miglioramento ambientale, a nostro avviso, potrebbe rivelarsi strategico il concentrarsi degli interventi nelle zone di rifugio e ambientamento (Z.R.A.) anche perché istituite o rimosse sotto la diretta responsabilità degli Ambiti stessi. Ovviamente tali interventi dovranno attenersi alle disposizioni e metodologie individuate dal P.M.A. provinciale. E necessario fermamente ribadire che le Z.R.A. per la spiccata connessione con i diversi interessi venatori del tutto legittimi, non potranno essere annoverate tra le priorità territoriali degli interventi ed accedere a contributi provinciali. Tale aspetto consentirà di non disperdere le esigue disponibilità finanziarie e sollecitare gli ambiti di gestione venatoria ad investire responsabilmente al miglioramento ambientale; ad oggi rileviamo 5
6 che a fronte di cospicue disponibilità di bilancio, l investimento in progetti di miglioramento ambientale è nell ordine del 2%. 12. Localizzazione soggetti coinvolti ecc. Le nostre osservazioni in merito agli aspetti finanziari e alle priorità previste nel capitolo sono già state elencate nei punti precedenti. In merito alla nomina di una apposita commissione tecnico consultiva, si ritiene che l attuale Consulta faunistico-venatoria già operante ai sensi della L.R.n.26/93, potrebbe benissimo essere destinata anche a tale ruolo. Tale suggerimento prende spunto dalla inattività e mancanza di coinvolgimento della Consulta attualmente insediata. A nostro avviso la commissione comunque indipendentemente da specifiche richieste dell Assessore - dovrebbe sempre essere chiamata a formulare proposte e partecipare alla elaborazione dei conseguenti atti amministrativi sulla pianificazione di miglioramento ambientale. PIANO DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI (PROPOSTA) QUADERNO DELLE OPERE E DEGLI INTERVENTI TIPO Il Volume è una ricca esposizione delle possibili opere di miglioramento che potrebbero essere realizzate. Inoltre è una buona base di indicazioni per Enti e privati che volessero progettare interventi nei territori di propria conduzione, anche se riteniamo opportuno suggerire l inserimento di una selezionata bibliografia per l approfondimento delle modalità di realizzazione che comprensibilmente non potrebbero trovare spazio nella proposta presentata. Ad esempio consigliamo il volume Uccelli e campagna Conservare la Biodiversità di ecosistemi in mutamentio R.Groppali G.Camerini Auspicando nell accoglienza delle nostre osservazioni e proposte, restando a disposizione per ogni chiarimento si rendesse necessario, ringraziando per l attenzione, è gradita l occasione per porgere distinti saluti. WWF Italia Sezione Locale di Bergamo Il Responsabile Ing. Mario Zamboni 6
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