Il Piano della Prevenzione: tra il Vecchio e il Nuovo

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1 Assessorato Politiche per la Salute Il Piano della Prevenzione: tra il Vecchio e il Nuovo Alberto Arlotti Servizio Sanità Pubblica Regione Emilia-Romagna Convegno Incidenti Stradali in Emilia-Romagnai Bologna, 9 Luglio

2 Sorveglianza Piano Nazionale della Prevenzione : Linee Operative per la pianificazione regionale 1) Definizione degli obiettivi: a) istituire oppure consolidare sistemi di sorveglianza dell autcome basati sui servizi di PS; auspicabile l integrazione dei loro dati con quelli di SDO e RM; b) rinforzare l analisi epidemiologica sui fattori di rischio inerenti la traumatologia stradale mediante, ad esempio: * rilevazione dell uso del casco (vedi progetto Ulisse dell ISS) * rilevazione dell uso delle cinture d.s.( ) * rilevazione dell uso del seggiolino nel trasporto dei bambini c) valutare conoscenze ed opinioni sui comportamenti alla guida e sui fattori associati all incidentalità stradale in strati di popolazione target, ad esempio: * studenti * patentandi (presso le scuole guida) * patentati (ad esempio, utenti delle AUSL in occasione del rilascio rinnovo della patente di guida) Sorveglianza 2) Piano operativo Piano Nazionale della Prevenzione : Linee Operative per la pianificazione regionale * Definizione dell evento da sorvegliare (outcome, fattori di rischio, conoscenze ed opinioni) * Definizione dell ambito territoriale di conduzione della sorveglianza * Definizione delle fonti e dei flussi informativi * Definizione dell assetto organizativo ( chi fa cosa ) * Definizione di un piano di formazione per gli operatori coinvolti nella sorveglianza * Definizione di indicatori di processo e di risultato ai fini del monitoraggio e della valutazione * Tempi per la realizzazione 2

3 Prevenzione Piano Nazionale della Prevenzione : Linee Operative per la pianificazione regionale La prevenzione degli incidenti stradali si deve basare su di un approccio integrato in cui è fondamentale un opportuna sinergia tra mondi diversi: sanità, trasporti, scuola, forze dell ordine, enti locali, lavoratori che usano la strada organizzazioni di volontariato 1) Sviluppo di alleanze con le forze dell ordine per intensificare i controlli su strada, con particolare riferimento all utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: * seggiolino di sicurezza per i bambini; * cinture di sicurezza; * casco; 2) Informazione/educazione sull uso dei dispositivi di protezione individuale, preferibilmente in associazione e sinergia con quanto visto al punto 1; 3) Sviluppo di alleanze con le forze dell ordine per la verifica della guida in stato di ebbrezza; Prevenzione Piano Nazionale della Prevenzione : Linee Operative per la pianificazione regionale La prevenzione degli incidenti stradali si deve basare su di un approccio integrato in cui è fondamentale un opportuna sinergia tra mondi diversi: sanità, trasporti, scuola, forze dell ordine, enti locali, lavoratori che usano la strada organizzazioni di volontariato 4) campagne informative con il coinvolgimento dei mass media a diffusione regionale/locale per ridurre la guida in stato di ebbrezza; 5) miglioramento della qualità delle certificazioni di idoneità alla guida, ad esempio, mediante: * formazione dei medici addetti al rilascio dei certificati di idoneità alla guida; * adozione di questionari standardizzati per l individuazione dell uso/abuso di bevande alcoliche; * screening della capacità visiva negli anziani 3

4 Prevenzione Piano Nazionale della Prevenzione : Linee Operative per la pianificazione regionale La prevenzione degli incidenti stradali si deve basare su di un approccio integrato in cui è fondamentale un opportuna sinergia tra mondi diversi: sanità, trasporti, scuola, forze dell ordine, enti locali, lavoratori che usano la strada organizzazioni di volontariato 4) campagne informative con il coinvolgimento dei mass media a diffusione regionale/locale per ridurre la guida in stato di ebbrezza; 5) miglioramento della qualità delle certificazioni di idoneità alla guida, ad esempio, mediante: * formazione dei medici addetti al rilascio dei certificati di idoneità alla guida; * adozione di questionari standardizzati per l individuazione dell uso/abuso di bevande alcoliche; * screening della capacità visiva negli anziani Delibera Giunta Regionale n. 426 del 27 marzo

5 Caratteristiche Anagrafiche I Determinanti degli Incidenti Stradali Uomo Comportamento Abilità Giovani Anziani Uso dei DPI Uso di Alcol e sostanze Giovani Stranieri Caratteristiche insediamenti Ambiente Caratteristiche infrastrutture Gli Obiettivi specifici di Sorveglianza del Piano Regionale Caratteristiche Anagrafiche Uomo Abilità Comportamento Giovani Anziani Uso dei DPI Uso di Alcol e sostanze Giovani Stranieri A) Sistema di sorveglianza degli outcome basato sui dati del SSR B) Analisi Fattori di Rischio: epidemiologica dell uso dei DPI C) Approfondimento del Rischio Percepito da popolazioni target 5

6 Gli Obiettivi specifici di Prevenzione del Piano Regionale Caratteristiche Anagrafiche Uomo Abilità Comportamento Giovani Anziani Uso dei DPI Uso di Alcol e sostanze Giovani Stranieri A) Alleanze con le FF. OO. per la repressione del non utilizzo dei DPI B) Informazione Educazione sull uso dei DPI C) Alleanze con le FF. OO. per la repressione della guida in s. di ebbrezza D) Informazione Educazione per ridurre la guida in s. di ebbrezza E) Miglioramento della qualità delle certificazioni di idoneità alla guida G) Collaborazione con l Osservatorio per l educazione alla guida sicura nelle scuole e nelle autoscuole Gli Obiettivi specifici di Prevenzione del Piano Regionale F) Valutazione della Sicurezza Stradale in ogni progetto di Pianificazione Territoriale ed infrastrutturale Caratteristiche insediamenti Ambiente Caratteristiche infrastrutture 6

7 Piano Nazionale Prevenzione Incidenti Stradali: Livelli di Responsabilità CCM Referente di Piano Regionale Alberto Arlotti Comitato tecnico-scientifico dell Osservatorio per la l educazione stradale Coordinatore Alberto Arlotti Gruppo Regionale di coordinamento del Piano R. Referenti Aziendali di Piano Maria Teresa Cella AUSL Piacenza Angela zanichelli AUSL Parma Manuela Bedeschi AUSL Reggio E. Andrea Gruppioni AUSL Modena Daniela Zoni AUSL Bologna Andrea Pizzoli AUSL di Imola Aldo De Togni AUSL Ferrara Giuliano Silvi AUSL Ravenna Oscar Mingozzi AUSL Forlì Luigi Salizzato AUSL Cesena Pier Luigi Cesari AUSL Rimini Responsabili di Obiettivo specifico Obiettivo S. Sorv. A,B,C Carlo A. Goldoni Raccolta dati sanitari esiti incidenti, Analisi fattori di rischio, Analisi rischio percepito popolazioni target Obiettivo S. Prev. A Aldo De Togni Alleanza FF.OO per il controllo uso DPI Obiettivo S. Prev. B Informazione/educazione uso DPI Obiettivo S. Prev. C Paolo Pandolfi Michele Sanza Alleanza FF.OO x verifica guida in stato di ebbrezza Esempio di inquadramento Organizzativo di ogni Obiettivo Sp. Obiettivo Specifico Responsabile: Carlo Alberto Goldoni Gruppo di Coordinamento: G.G. D.A. Servizio Sistema Informativo Sanità e Politiche Sociali RER Epidemiologo UO Epidemiologia DSP Bologna B.P. Biostatistico UO Epidemiologia DSP Bologna A.D. G.S. N.B. P.L. Epidemiologo UO Epidemiologia DSP Ferrara Epidemiologo UO Epidemiologia DSP Ravenna Epidemiologo UO Epidemiologia DSP Cesena Epidemiologo Epidemilogia Ambientale ARPA RER Ambiti territoriali di sperimentazione 7

8 L Approccio Integrato ha caratterizzato il Piano Aspetti positivi: - Creazione di reti di relazioni, centrali e periferiche, con gli altri settori - Rilancio di temi che non si affrontavano più per sfiducia - Approcci settoriali con maggiore visione del sistema - Reciproco coinvolgimento degli altri settori negli atti significativi che li toccano - Individuazione di alcuni alleanze strategiche L Approccio Integrato ha caratterizzato il Piano Aspetti negativi: - Impegno organizzativo ed esecutivo assai rilevante - Lentezza del Processo - Difficoltà a mettere a fuoco gli obiettivi - Incapacità di coinvolgere sufficientemente alcuni settori nel processo - Perdita di credibilità conseguente 8

9 Con gli alleati ci si unisce dove le strade si congiungono Sun Tzu L arte della guerra Approcci teoretici al cambiamento nella comunità: Invasione culturale gli attori traggono il contenuto tematico della loro azione dalle loro proprie valutazioni e ideologie; il loro punto di partenza è il loro mondo dal quale entrano nel mondo che invadono Sintesi culturale gli attori che vengono da un altro mondo non vengono come invasori; non vengono per insegnare o trasmettere o dare qualche cosa, piuttosto per imparare questo nuovo mondo insieme con le persone che sono in esso Gli invasi raramente sviluppano i modelli o le innovazioni loro dati Freire 9

10 La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Green and Kreuter La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze Educazione alla salute percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Green and Kreuter 10

11 La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze Educazione alla salute percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Green and Kreuter La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze Educazione alla salute percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Advocacy rivolta ai decision makers Green and Kreuter 11

12 La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze Educazione alla salute percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Advocacy rivolta ai decision makers Green and Kreuter La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze Educazione alla salute percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Ricerca partecipativa Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Advocacy rivolta ai decision makers Green and Kreuter 12

13 La sintesi culturale non nega le differenze, anzi, è basata sulle differenze Educazione alla salute percepiti dai cittadini veri misurati dai sanitari Ricerca partecipativa Percezione dei policy makers delle risorse, fattibilità, politica Advocacy rivolta ai decision makers Green and Kreuter Piano Regionale della Prevenzione

14 Piano Regionale della Prevenzione Profilo di salute dell Emilia-Romagna (bozza) Progetto formazione dell ISS/CNESPS Risultati PRP , prorogato 2008 e 2009 (A) Obiettivi consolidati vaccinazioni screening (B) obiettivi da sviluppare malattie cardiovascolari diabete programmi promozione salute incidenti stradali/domestici sicurezza lavoro (C) obiettivi nuovi ambiente /salute prescrizione attività fisica altre malattie croniche/disabilità? 14

15 15

16 Obiettivi dei Piani regionali della Prevenzione (Intesa 29 aprile 2010) 1. Continuità delle attività del piano nazionale della Prevenzione Lo sviluppo di ciascuna delle macro aree individuate dal Piano nazionale della Prevenzione e, all interno di esse, di un congruo numero di linee di intervento con il coinvolgimento di una quota significativa del target potenziale 3. La messa a regime delle attività di sorveglianza Obiettivi dei Piani regionali della Prevenzione (Intesa 29 aprile 2010) 1. Continuità delle attività del piano nazionale della Prevenzione Sviluppo dell azione sui DPI Dispositivi di ritenuta per bambini Cinture di sicurezza posteriori Sviluppo dell azione di contrasto della guida in stato di ebbrezza Sviluppo dell azione sulle condizioni ambientali che facilitano gli IS Da sviluppare con poche alleanze, ma strategiche e a rete sia a livello centrale che periferico 16

17 Obiettivi dei Piani regionali della Prevenzione (Intesa 29 aprile 2010) 1. Continuità delle attività del piano nazionale della Prevenzione Sviluppo dell azione sui DPI Dispositivi di ritenuta per bambini Cinture di sicurezza posteriori Sviluppo dell azione di contrasto della guida in stato di ebbrezza Sviluppo dell azione sulle condizioni ambientali che facilitano gli IS Studio del caso RIMINI Obiettivi dei Piani regionali della Prevenzione (Intesa 29 aprile 2010) 1. Continuità delle attività del piano nazionale della Prevenzione Lo sviluppo di ciascuna delle macro aree individuate dal Piano nazionale della Prevenzione e, all interno di esse, di un congruo numero di linee di intervento con il coinvolgimento di una quota significativa del target potenziale Sviluppo di azioni diffuse, rendicontabili con indicatori precisi 17

18 Obiettivi dei Piani regionali della Prevenzione (Intesa 29 aprile 2010) 1. Continuità delle attività del piano nazionale della Prevenzione Lo sviluppo di ciascuna delle macro aree individuate dal Piano nazionale della Prevenzione e, all interno di esse, di un congruo numero di linee di intervento con il coinvolgimento di una quota significativa del target potenziale 3. La messa a regime delle attività di sorveglianza PASSI + PASSI Cint. Post + MIStER + cosa??? Piano Nazionale della Prevenzione I bisogni emersi dal vecchio PNP 1. Migliorare la qualità della progettazione 2. Rafforzare la cultura (e la pratica) del dato 3. Sviluppare la prospettiva di un Piano che si evolve grazie all apprendimento 1. Progettare con lo stesso stile e secondo un quadro metodologico corretto (PCM) 2. Basare le scelte su prove di efficacia, utilizzare i dati in tutte le fasi progettuali (ideazione, programmazione, realizzazione, valutazione) e nella rendicontazione sociale (EBP) 3. Condividere conoscenze, esperienze, strumenti, risorse, sostenendo e stimolando il processo di autoformazione e di crescita culturale e professionale (CoP) Le risposte del nuovo PNP 18

19 PNP Modalità di programmazione regionale Supporto dell ISS-CNESPS/Ministero alle Regioni nella redazione dei 21 documenti di Piano. A tale scopo il CCM ha affidato all ISS, nel dicembre 2009, la conduzione di un apposito progetto che prevede un vero e proprio processo di accompagnamento alla ideazione dei PRP, finalizzato a: formazione supporto metodologico nella definizione dell architettura dei PRP supporto tecnico- scientifico nella redazione dei PRP Comunità di pratica (CoP) 19

20 Template di quadro logico di progetto Finalità progetto Logica dell intervento Indicatori verificabili obiettivamente Mezzi di verifica Rischi e assunzioni Obiettivo generale Obiettivo specifico Risultati attesi Attività Mezzi Costi Grazie per l attenzione! alarlotti@regione.emilia-romagna.it 20

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