3.2 Caratteristiche ed evoluzione dell agricoltura regionale
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- Adriano Valente
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1 3.2 Caratteristiche ed evoluzione dell agricoltura regionale Come si è potuto leggere nel paragrafo precedente, il settore agricolo regionale è in grado di determinare l andamento complessivo dell agroalimentare regionale sia per la numerosità delle imprese che vi operano ma soprattutto per il suo tendenziale declino strutturale. In questo paragrafo l analisi è focalizzata su questo settore così da isolare i fenomeni evolutivi di fondo e cogliere quindi meglio gli aspetti congiunturali. Il calo progressivo del numero di aziende agricole potrebbe indurre a pensare che si traduca in una contrazione continua della produzione complessiva ma in realtà non è così, sia per il fatto che la produttività media aziendale tende ad aumentare, ma anche per la variabilità dei prezzi e per l effetto della stagionalità delle produzioni. Nel lungo periodo, la contrazione del valore della produzione agricola regionale è abbastanza evidente 71, specie se viene misurata a prezzi costanti, ma nel breve le annate agrarie possono alternare incrementi e diminuzioni anche in maniera consistente. Figura Variazione % del valore della produzione agricola a prezzi di base - Anni Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [6] Considerando la produzione agricola regionale a valore corrente, il 2011 può essere considerato un anno positivo in quanto ha registrato un incremento del 10% rispetto all anno precedente, raggiungendo quasi 1,2 miliardi di euro 71 Dal 2000 al 2011 la diminuzione in valore reale è stata pari al 16% nelle Marche e al 3% in Italia. 118
2 (Tabella in appendice). Questo aumento che è stato di tre punti superiore alla media italiana e la scomposizione di questa variazione nelle singole componenti settoriali (Figura 3.2.1) attribuisce il merito in particolare alle coltivazioni erbacee, ma anche la zootecnia, le attività di supporto e quelle secondarie 72 hanno contribuito alla crescita economica. Le uniche variazioni negative riguardano le produzioni foraggere e quelle legnose, con la differenza che le seconde seguono il calo, meno consistente, del dato nazionale, mentre le prime hanno un andamento opposto alla dinamica media di tutte le regioni italiane. Le analisi delle singole produzioni agricole sono sviluppate nei paragrafi successivi. La valorizzazione a prezzi concatenati della produzione agricola regionale, smorza però la valutazione positiva in quanto di fatto azzera la variazione annuale (-0,2%), fatto che sta ad indicare come l aumento di valore corrente è da attribuire quasi esclusivamente all incremento dei prezzi. Questa situazione non può essere considerata del tutto positiva in quanto non c è stato un aumento dei volumi produttivi, fenomeno che probabilmente avverrà nel 2012 con la conseguente espansione dell offerta in risposta ai prezzi più favorevoli. Le statistiche sulle superfici sono in ritardo di un anno 73 rispetto a quelle sul valore delle produzioni per cui non è possibile un confronto temporale diretto. Nel biennio le superfici coltivate nella regione sono diminuite del 6,5% (circa 29 mila ettari) contro lo 0,9% della media nazionale, attestandosi ad un livello di 414 mila ettari circa. Ad incidere maggiormente su questo calo sono stati i cereali con una contrazione di oltre 36 mila ettari (-18%) seguiti da patate ed ortaggi (-6,3%). Si espandono invece i legumi (27%) e le coltivazioni industriali di oltre 5 mila ettari (16%). In calo anche i frutteti (-4%) che essendo coltivazioni pluriennali, non dovrebbero mostrare ampie variazioni annuali, come in effetti accade per vite ed olivo. Questo consistente scostamento può essere quindi il segnale di un processo in atto di espianto delle piantagioni. Il netto calo delle superfici cerealicole ha fatto diminuire la loro quota sulle coltivazioni totali dal 47 al 41%, mentre sono cresciute le foraggere dal 36 al 38%, e probabilmente i due andamenti contrapposti sono correlati in quanto se i prezzi dei cereali scendono, come è avvenuto nel 2010, le foraggere diventano più interessanti per gli agricoltori che non intendono cambiare radicalmente l indirizzo produttivo. A conferma di questa ipotesi si consideri 72 Le attività di supporto sono quelle conto terzi (esclusa raccolta) e di prima lavorazione dei prodotti agricoli, mentre le attività secondarie sono quelle connesse, come l agriturismo o quelle svolte da soggetti extragricoli (es. imprese commerciali). In quest ultimo caso è una componente negativa del valore della produzione agricola. 73 Alla data di pubblicazione (settembre 2012) i dati per l annata 2011 dell indagine congiunturale ISTAT non sono ancora completi. 119
3 F che la ripresa della produzione cerealicola avvenuta nel 2011 (paragrafo 6.1) è quasi interamente attribuibile ad un incremento dei prezzi. Figura Variazione % delle superfici agricole Anni % & ' & ( ) * + &, -. * / ( 0 ( 0 & & 1 ' 0 (,, * : ; 9 < = 8 : > >? * 0 & A ) * B 1 C ' ( % 1 ) 0 * B ( D * 1 E * ( ) *! " # " " # "! " $ " G : 8 H I? 2 7 : ; 9 : Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [2] Il confronto delle variazioni tra Marche e Italia di Figura 3.2.2, enfatizza l aumento di superfici delle leguminose, ben più alto della media nazionale, così come la crescita delle industriali ed il calo dei cereali. Altre peculiarità regionali riguardano la stazionarietà delle superfici vitate e olivicole mentre in Italia le prime sono diminuite di quasi il 7% e le seconde aumentate del 3,7%. Il dato però più preoccupante resta il calo delle superfici coltivate totali con un tasso nettamente più elevato della media italiana. Passando dalle coltivazioni agli allevamenti, il patrimonio zootecnico marchigiano calcolato in UBA dai dati ISTAT (paragrafo 6.2), vede la prevalenza nel 2011 dei bovini (41%), seguiti dai suini (38%). In questa statistica non sono però rilevati gli avicunicoli che secondo il Censimento del 2010 rappresentano il 29% delle UBA totali, e fanno scendere bovini e suini al 21%. Le due fonti non sono comunque comparabili essendo la prima una indagine campionaria che a differenza della rilevazione censuaria consente però di analizzare le variazioni di breve periodo. In termini di capi (Tabella in appendice), l indagine campionaria pone al primo posto nelle Marche gli ovini (182 mila) seguiti da suini (167 mila) e bovini-bufalini (69 mila). Nel paragrafo 6.2 sono contenute le analisi distinte 120
4 f per le principali specie zootecniche. Figura Variazioni % delle consistenze zootecniche Anni P Q R S T S U V W X Y Z S T S [ W S T S \ R S T S ] ^ _ ` a b a c d e a b a J K L J M L J N L J O L L g Y h i j U k l Y Z S Y Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [2] Dal confronto temporale rappresentato nella figura precedente, risalta l ampia variazione negativa del 38% degli equini che pone qualche dubbio sull affidabilità della statistica, dato che l analisi delle strutture zootecniche sviluppata nel paragrafo 4.2 non ha messo in evidenza una dinamica così accentuata degli allevamenti 74. Per le altre specie in evidenza l incremento dei bovini, in misura nettamente superiore alla media nazionale (4% contro l 1%), in calo invece i caprini e sostanzialmente stabile la consistenza delle altre specie zootecniche. Come si è visto in precedenza e come può essere approfondito nei paragrafi che seguono, la zootecnia regionale nel 2011 ha incrementato il valore della produzione e tendenzialmente aumentato la quota di incidenza sull intera produzione agricola regionale, di poco superiore al 30% nel La contenuta variazione della consistenza zootecnica non si traduce in un aumento dei volumi produttivi, per cui si è trattato di un aumento che è avvenuto grazie ad un recupero dei prezzi di vendita. Le produzioni vegetali ed animali costituiscono i due pilastri di ogni sistema 74 Da un confronto con l anagrafe zootecnica, che non fornisce però per gli equini dati antecedenti al 2011, sembra esserci stato un riallineamento della rilevazione ISTAT al dato anagrafico pari a equidi al 31/12/
5 agricolo ma al loro interno è possibile distinguere la componente orientata alla qualità che statisticamente viene associata alle produzioni certificate ed a quelle biologiche. In realtà c è una marcata differenza tra le certificazioni di prodotto (es. IGP, DOP) e di processo (biologico) ma il consumatore le percepisce simili per cui vengono analizzate di seguito come espressione e segnale dell agricoltura di qualità. Come emerge dall analisi contenuta nel paragrafo 6.4, le produzioni certificate stanno attraversando un periodo di stagnazione, sia per la contrazione dei consumi, ma anche per la polverizzazione dell offerta costituita da innumerevoli denominazioni di cui solo poche raggiungono dimensioni economiche rilevanti. L ISTAT realizza annualmente una specifica indagine sui prodotti a denominazione comunitaria rilevando il numero di operatori economici per tipologia di certificazione (Tabella in appendice). I dati per le Marche relativi al biennio indicano una decisa contrazione del numero complessivo dei produttori (-19%), mentre i trasformatori diminuiscono molto meno (-3%). Figura Variazione % dei produttori e trasformatori di prodotti a denominazione q r s t u v w x y z { } ~ { ƒ ƒ ƒ ƒ ˆ s Š v Œ u Ž ˆ s x q r s v Š v Ž t Ž x t x v x u Ž } ~ { y z { ƒ ƒ ƒ u x m n o m p o o p o u v t š x q u Ž u Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [2] Per avere un termine di raffronto, la Figura mostra le variazioni regionali rispetto a quelle nazionali evidenziando come la situazione per le Marche sia nettamente più sfavorevole rispetto a quanto accaduto in Italia nel complesso. Le variazioni nelle Marche sono di segno prevalentemente negativo ed opposto agli incrementi medi nazionali. Solo nel caso delle IGP e DOP 122
6 preparazione carni la situazione si inverte. Anche l ampiezza dei decrementi regionali è maggiore in particolar modo per le imprese operanti nella filiera DOP dei formaggi. Altre fonti informative (Qualivita) forniscono indicazioni su alcuni prodotti regionali che sono coerenti con quanto misurato dalle statistiche: la Casciotta di Urbino segna un ristagno dei consumi così come l olio extravergine di Cartoceto ed il prosciutto di Carpegna. Leggermente migliore la situazione per i vini grazie soprattutto all export. In sintesi il quadro regionale per le produzioni certificate del 2010 è sostanzialmente negativo. Sicuramente ha influito il calo dei consumi interni, ma nei prodotti a marchio è anche forte la concorrenza extraregionale e internazionale favorita anche dal fatto che le principali catene di distribuzione alimentare raramente valorizzano le produzioni locali. Non da ultimo i produttori lamentano un peso eccessivo degli adempimenti e dei controlli amministrativi che diventano un deterrente per l ingresso di nuove imprese o un motivo per abbandonare i disciplinari di produzione. Le difficoltà che stanno incontrando gli imprenditori regionali che operano nelle produzioni di qualità, sono in parte confermate anche dai dati relativi all agricoltura biologica. I dati riferiti al biennio (Tabella in appendice) registrano un incremento di 30 operatori biologici totali (+1,4%), ma un quasi corrispondente calo dei produttori. La figura che segue fa comprendere che l incremento degli operatori è dovuto ai trasformatori e ai produttori-trasformatori, un chiaro segnale dello sviluppo di filiera corta e lunga. C è da sottolineare come il seppur modesto incremento degli operatori totali rappresenta una inversione di tendenza rispetto al calo degli anni precedenti. Una delle principali minacce per le produzioni biologiche regionali ma non solo, è quello delle importazioni come conferma l ampia variazione del dato nazionale che segnala come questo canale commerciale sia in rapida espansione. Il settore biologico regionale appare più esposto a questo rischio per la scarsa rilevanza di alcuni produzioni certificate, come ad esempio le orticole e quelle zootecniche. C è infine anche da sottolineare come il passaggio tra il precedente e l attuale periodo di programmazione del PSR, che finanzia le azioni agroambientali, ha indotto una generalizzata riduzione degli aiuti al biologico e quindi molte aziende hanno deciso di non rinnovare l impegno quinquennale. Le criticità evidenziate dalle statistiche sulle produzioni di qualità, devono comunque far riflettere in termini di opportunità di sviluppo dell agricoltura regionale, che punta molto su questo approccio strategico. 123
7 ³ Figura Variazioni % degli operatori biologici - Anni ª «ª ª «± ª ª ² œ œ ž Ÿ ª µ ª ² ª Fonte: nostre elaborazioni su dati SINAB [7] L ultimo aspetto analizzato in questa sintesi è quello relativo alle attività connesse alla produzione agricola (paragrafo 6.5). Si tratta, come noto, di attività che utilizzano le risorse e le strutture dell azienda agricola per fornire solitamente servizi in parte direttamente remunerati dal mercato. Nel caso dell agriturismo, uno de pochi servizi di cui si dispone di dati statistici, si tratta di un attività economica che ha avuto ampia diffusione in Italia e nelle Marche. Sono quasi 750 le aziende agrituristiche autorizzate nella regione nel 2010, in leggero calo rispetto all anno precedente (-3%). Quasi il 90% di queste offrono servizi di alloggio, e poco più della metà si occupa di ristorazione. Le variazioni annuali risultano quasi sempre in diminuzione ad esclusione della categoria residuale delle altre attività che comprende quasi il 40% del imprese. Escludendo questa categoria, la dinamica regionale si contrappone con quella nazionale in crescita del 5% nel complesso e con variazioni di fatto speculari al calo rilevato dall ISTAT nelle Marche. Probabilmente lo sviluppo agrituristico regionale è stato più rapido di quello di diverse altre regioni, specie del Sud, per cui si è arrivati ora ad un livello di quasi saturazione, mentre in altri territori la crescita continua. Un chiaro segnale della rilevanza che assumono le attività connesse per lo sviluppo rurale regionale è dato dalla recente emanazione di una legge specifica (L.R. n.21 del 14/11/2011). L obiettivo è di promuovere la 124
8 diversificazione produttiva e l integrazione con altri settori come appunto il turismo. Figura Composizione % degli operatori agrituristici autorizzati per servizio fornito - Anno 2010 º»» ¼ ½»» ¾ À ¾ Á Â Â Ã Ä Å Æ Ç È Ä Ã É Å È Ê Ë Á Â Â Ã Ì Ë Í Î Æ Ç Ã É Å È Ê Ë º» Ï Ð Ñ ½ Ï Ï À Ò À Ï Ó Ô È Ç Ã Â Ë Å Õ Ö Ä Ë Æ Ë ¹ ¹ ¹ ¹ Ø ½ Ð Ù Ú Ñ Û Ï ½» À ½ Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [5] Il tema della diversificazione produttiva è un utile spunto per arrivare ad una sintesi delle analisi fin qui esposte che riguardano il settore agricolo in senso stretto. Il 2011 mostra segnali positivi per l agricoltura regionale che recupera parte delle perdite degli anni precedenti, ma la sensibilità dei risultati rispetto ai prezzi è molto elevata ed è una criticità che espone gli agricoltori ai rischi derivanti dalla volatilità dei mercati. Il forte orientamento cerealicolo è da questo punto di vista un elemento di debolezza, che però riguarda in particolare le migliaia di aziende di piccola dimensione, mentre per quelle strutturate si tratta di una specializzazione produttiva da collocare in un ottica di filiera. La diversificazione produttiva comporta quindi anche una attenuazione dei rischi di impresa ed un posizionamento strategico in segmenti di mercato meno esposti al commercio internazionale. La congiuntura generale sfavorevole rende ancora più complicato questo processo di riorganizzazione produttiva, ma i segnali di ripresa, seppur deboli ci sono, ed occorre consolidarli con un atteggiamento che non segue 125
9 passivamente la fluttuazione dei prezzi e delle politiche ma che anticipa alcune tendenze di fondo, quali la sostenibilità e la qualità delle produzioni, e lo sviluppo dei servizi connessi all agricoltura. Riferimenti e fonti [1] INEA (2011), Annuario dell agricoltura italiana, Volume LXIV, 2010, INEA, Roma [2] ISTAT (2011), I prodotti agroalimentari di qualità DOP e IGP, anni 2009 e 2010 [3] ISTAT (2011), Sistema informativo sulle statistiche in agricoltura, [4] ISTAT (2012), Conti economici regionali, anni [5] ISTAT (2012), Le aziende agrituristiche in Italia, anno 2010 [6] ISTAT (2012), Valore aggiunto agricolo per regione, anni [7] SINAB, Statistiche sul biologico, vari anni ( 126
10 Ü Appendice statistica Tabella Produzione agricola a prezzi di base nelle Marche (migliaia di euro) Ý Þ ß à á Ý â â ß Þ ã ä á ã ß ä Ý æ â ã ä ß ä Ý Þ è Ü Ý à å æ ç é ê ë ê é ê ë ë é ê ë ê é ê ë ë ì í î ï ð ñ ò ó ð í ô ð ò õ ö ð ì í î ø ù ú û ü ù ý þ þ ø û þ ÿ ý ú þ ø ÿ ý ø ü ý ì þ û ù ÿ ø ú û ú ø þ ú ý ú ù þ ù ì þ û ý ø ÿ ú ú ù û ý ù ø þ ý ø ù ø î ÿ û ø ü ÿ ÿ û ø ú ý ù ý ÿ ý þ ø ù û ù ø û ú þ þ ø ý ú ý ð ú ÿ û ú þ û ü ú ø ý û ü ÿ ý û ÿ ý ø ÿ ý ù ì ø ù û ø ü û ý ø ÿ ø ÿ ø ý ì ù û þ ø û ú ü ü ü ù þ ü ø ý û ø þ ø ý û ü ú ý ü þ û ý û ú ø ý ú ù ÿ ò ý ý ý ý ý ý ý ý û ÿ û ú ø ø ú ý ò ù û ý ù û ý ý ý ÿ ò î î ñ ò ô ï ð ó í í ï ì ô ð ì ð ü û ù ý ü ú û ø ý ú þ ÿ ü û ú ý ü û þ ù ý ú þ þ ì ú ÿ ÿ û ü ø ü ú ù ü û þ ý ÿ ú ø ù ú þ ú î ú þ û þ ú ú ü û ü ü ú ú ø ú ø ø û þ ú ø ø û ü ü ú ù ø û ü û ø ÿ ú ý ý ý ü ø þ ý ý ò ï ï ð ñ ð ï ò ð ö ñ ð ó ð ì í ô ô ð ú û ú þ ú ú û ø ÿ ù ù ù ò! " ú ü û ÿ ø ú ù û ü ü ù ø ú þ ú þ # à ß $ ã % á ß & è $ è Þ Þ Ý ' à Ý & ( Ý Ý ) à á ( ß Þ ä ã à Ý ë å ê * ë å ë ë + ë å ë *, å - ê ê ë ê. ë / / Fonte: ISTAT [6] 127
11 n / n C Tabella Superfici investite nelle Marche < 6 = >? A D E : 6 ; 8 A B C F 0 0 G F 0 / 0 F 0 0 G F 0 / 0 H I J I K L M N O P Q P R R S T O Q O N O U S T V T W P V T W S V S X I Y Z [ M \ Q T W W T Q N ] S N P V ] S V R S V ^ _ K ` K ` I I a J ` K Y Y M S R Q S R \ S N Q R S W U P V R R V O R V O b c d Z e ` J M K L M R S Q ] W N R T Q S \ P S P V R T V N ] V O f a J K Y Y I J I S \ T Q R O S S \ ] Q S ^ T S V N R \ V \ R ^ V W g M ` I S T Q N R O S T Q N N N O V O R V ] W V N h L M i a ] Q R W O ] Q W P R S V R N V S N V R f J Z ` ` K S Q \ ^ P S Q \ N N U W V O O V W O V W j k j l m ; n n G / / o p q r 1 p / / Fonte: ISTAT [2] Tabella Consistenza zootecnica nelle Marche s t E u 6 E 2 8 t 6? F 0 / 0 F 0 / / 8 A v a i M c M I w Z x K L M c M P P Q N ^ R P ^ Q ] ^ N W V S y Z M c M S P P Q N S S S P T Q S \ S O V P h i M c M S ^ N Q O O ^ S ^ N Q W \ S O V N H K z J M c M P Q ^ N ^ P Q T N R U S V \ { Z M c M S W Q \ N O ^ Q ] ^ ^ U R ^ V S Fonte: ISTAT [4] 128
12 n G n C C C Tabella Produttori e trasformatori di prodotti a denominazione nelle Marche : 6 5? A D E } E : 3 ~ 6 : : E 8 A B C F 0 0 G F 0 / 0 F 0 0 G F 0 / 0 b _ K J c I P ] N \ P ] U S T V ^ T R V ^ T S V ^ b _ I ƒ h _ z J I z K J K M a c M d M K J c M S O R S S T S R V P S S V O S W V ^ ƒ h _ x a J [ K Y Y M S O R P ] U R R V O S S V O ^ V T ƒ h _ I b _ a J ` a x J Z ` ` M a L M I I J I K L M S ^ S T U \ V P S V ] N V S ƒ h _ I b _ a L M M I ` J K i I J Y M c I N N N O U ] V S N V R N V \ j E G o G F q / p 1 r / / U z J a d Z ` ` a J M T R ^ \ ] ^ U S ] V O S O O V O S O O V O U ` J K e x a J [ K ` a J M N O O S ] W U R V O S O O V O S O O V O Fonte: ISTAT [2] Tabella Operatori biologici nelle Marche : 6 5? A D E j 6 t ˆ A B C F 0 / 0 F 0 / / F 0 0 G F 0 / 0 _ J a d Z ` ` a J M S Q T ^ R S Q T \ ^ U S V W ^ \ V O ^ N V T J K e x a J [ K ` a J M S ^ T N N ^ N S V ] ^ V ] S O V T _ J a d Q I J K e x Q S N P S W S S S V ] P V O P V P b [ z a J ` K ` a J M Š S S O U O V O O V O j E 0 G o / F o / 1 Œ Ž š œ ž š Ÿ ž š š š š Ÿ š œ ž š Ÿ ž š š Fonte: INEA da dati SINAB [1], [7] Tabella Operatori agrituristici autorizzati nelle Marche s E < < : / / : 6 5? A D E 8 A B C F 0 0 G F 0 / 0 F 0 0 G F 0 / 0 L L K L L a Y Y M a P ] T P \ \ U P V O ] O V W ^ T V W L L K J M e ` a J K M a c I W S T R ^ ^ U T V O \ W V S \ S V ^ L L K d I Y Z e ` K M a c I W S T R P P U S N V N \ W V S W ^ V ] L ` J I K ` ` M i M ` N T R N ] W T V T R \ V W R ] V R j E 6 ~ t < E D E o o / o Fonte: ISTAT [5] q F 1 G 129
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