IL COLLEGIO DI ROMA. [Estensore] Finanziario

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1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: Dott. Giuseppe Marziale Presidente Prof. Avv. Pietro Sirena Avv. Massimiliano Silvetti Avv. Michele Maccarone Prof. Avv. Marco Marinaro Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Membro designato dal Conciliatore Bancario Finanziario Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 06/12/2012 dopo aver esaminato il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell'intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica, FATTO In data 15 gennaio 1976 il defunto coniuge della ricorrente diveniva titolare di un libretto di deposito al portatore, nella attuale disponibilità della ricorrente, che riporta un saldo di Con reclamo del 30 gennaio 2012, la ricorrente chiedeva alla banca la restituzione delle somme depositate. Con missiva del 2 febbraio 2012, la banca riscontrava negativamente il reclamo, precisando che non è stato possibile reperire alcuna evidenza contabile riguardante l importo portato dal libretto di deposito e che è ormai ampiamente decorso il termine decennale previsto dall art c.c. per la conservazione delle scritture contabili. Con ricorso depositato il 24 febbraio 2012, la ricorrente chiede all Arbitro Bancario Finanziario di voler ordinare all intermediario la restituzione delle somme portate dal libretto de quo, oltre agli interessi. Pag. 2/7

2 Nel costituirsi in giudizio, l intermediario eccepisce, in via preliminare, l incompetenza ratione temporis del Collegio, posto che le operazioni risalgono al Nel merito, la banca afferma di aver sempre risposto negativamente alle richieste di corresponsione del saldo portato dal libretto perché, nonostante le accurate ricerche effettuate sia presso la banca dati attualmente in uso, che presso gli archivi delle banche che sono negli anni state incorporate dall intermediario resistente, non è stata rinvenuta traccia dell esistenza del libretto in questione. Peraltro, in considerazione dell'esito infruttuoso delle verifiche di volta in volta poste in essere, la banca ha più volte rappresentato alla ricorrente il decorso della prescrizione di cui all art c.c. e la decorrenza del termine decennale di conservazione delle scritture contabili di cui all'art c.c. La banca eccepisce inoltre che, secondo la prevalente giurisprudenza della Cassazione, il termine di prescrizione del diritto del titolare di un libretto di deposito decorre dal giorno in cui il depositante o chi ne fa le veci può chiederne la restituzione, vale a dire dal giorno stesso della costituzione del rapporto, ovvero dall'ultima operazione compiuta. Pur dicendosi consapevole dell'esistenza di un orientamento difforme secondo il quale il termine di prescrizione decorre dalla domanda di restituzione delle somme da parte del depositante, potendosi assimilare il deposito a risparmio alla fattispecie del mutuo la banca ritiene che l'applicazione di tale diversa tesi anche a libretti di deposito a risparmio così risalenti nel tempo farebbe giungere all'assurdo giuridico di premiare l'inerzia del depositante. Sotto altro profilo, la banca sostiene che l'assenza di evidenze nei suoi archivi fa ritenere verosimile che il rapporto sia stato estinto ben oltre dieci anni fa, da parte del titolare o da chi ne aveva diritto, tramite procedura di ammortamento. Alla luce di quanto precede, l intermediario chiede il rigetto del ricorso. DIRITTO 1. La questione su cui si fonda il ricorso attiene alla esigibilità delle somme risultanti da un libretto di deposito emesso nel 1976 e dal quale non risultano successive annotazioni. Pag. 3/7

3 2. Si deve preliminarmente verificare la fondatezza dell eccezione preliminare sollevata dalla banca in ragione dell asserita incompetenza ratione temporis dell Arbitro Bancario Finanziario. Posto che i fatti oggetto del ricorso sarebbero avvenuti nel 1976, il Collegio non potrebbe conoscere della controversia, a norma della Sez. I, 4, Disposizioni sui sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari nel testo applicabile alla fattispecie, dal momento che si tratta di operazioni antecedenti al 1 gennaio L eccezione è priva di fondamento. Al riguardo, giova richiamare il consolidato orientamento del Collegio, secondo cui la competenza dell Arbitro Bancario Finanziario non può essere esclusa, ratione temporis, quando si tratta, come nel caso di specie, di vagliare comportamenti e rapporti che tuttora perdurano, o che comunque hanno avuto un periodo di vigenza e di durata successivo al 1 gennaio 2007, quand anche l atto o il contratto in cui essi hanno origine risalga ad epoca anteriore a tale data (Collegio di Roma, decisione n del 18 maggio 2012). Sebbene il ricorso tragga origine da un rapporto instaurato tra banca e cliente nel 1976, le conseguenze di esso non si sono certo esaurite in quel momento, ma si sono prodotte e continuano a prodursi anche per tutto il periodo successivo. 3. Venendo quindi al merito della controversia, l intermediario convenuto contesta la pretesa della ricorrente, eccependo l estinzione del rapporto in base all intervenuta prescrizione a norma dell art c.c. Si deve pertanto verificare se l inerzia del titolare del libretto di deposito nell esercizio del credito ivi risultante, per un periodo pari o superiore a dieci anni, ne abbia comportato l estinzione per prescrizione ai sensi dell art c.c., in relazione al successivo art Giova prendere le mosse osservando che, in tema, si sono formati due diversi orientamenti, sia in giurisprudenza, sia in dottrina. Il tradizionale orientamento della giurisprudenza di legittimità afferma che il contratto di deposito bancario rappresenta un ipotesi di deposito irregolare, nel quale la funzione di prestito (tipica del mutuo) prevale rispetto a quella di mera custodia (tipica del deposito). Da ciò discenderebbe la prevalenza, in capo al depositario, dell obbligo di restituzione del tantundem rispetto all obbligo di custodia e la nascita fin dalla costituzione del rapporto del relativo diritto di credito in capo al depositante. La prescrizione di tale diritto, pertanto, inizierebbe a decorrere dal momento della conclusione Pag. 4/7

4 del contratto o dalla scadenza di un eventuale vincolo e sarebbe di volta in volta interrotta dal compimento delle singole operazioni (cfr. Cass. 3 maggio 1999, n. 4389, sulla scorta di Cass. 24 gennaio 1979, n. 535 e di Cass. 21 marzo 1963, n. 689: quest ultima, tuttavia, riferentesi a un caso di conto corrente; nello stesso senso, tra le pronunce di merito, cons. Trib. Salerno 5 maggio 2004). Ciò in quanto, essendo il diritto alla restituzione un diritto di credito nel quale si è convertito il diritto di proprietà del depositante, il mancato esercizio di siffatto diritto di credito dà luogo immediatamente a quello stato di inerzia che è il presupposto tipico della prescrizione (Cass. 19 giugno 2009, n ). Una diversa tesi seguita dalla parte prevalente della dottrina e della giurisprudenza di merito, nonché dalla più recente giurisprudenza di legittimità (Cass. del 20 gennaio 2012, n. 788), considera la funzione tipica del deposito bancario sottostante alla emissione del libretto di deposito quella della custodia, sicché risulterebbe irragionevole e contraddittorio con lo scopo negoziale tipico assumere che il depositante possa esigere la restituzione di quanto depositato dal momento della creazione del rapporto o dalla scadenza del vincolo. In tale prospettiva, il termine prescrizionale non decorre dalla costituzione del rapporto, bensì soltanto dal momento della richiesta di restituzione da parte del cliente. Di conseguenza, il mancato esercizio del diritto alla restituzione non configurerebbe quello stato d inerzia idoneo a far decorrere la prescrizione, ma piuttosto costituirebbe esercizio da parte del depositante della facoltà rispondente all interesse alla custodia dei beni conferiti. 4. Il Collegio ha già avuto occasione di affermare la maggiore fondatezza del secondo degli anzidetti orientamenti (cfr. decisioni n del 13 settembre 2012, n del 19 maggio 2011 e n. 229 del 31 gennaio 2010), dal quale non si intravede ragione per doversi discostare anche nel caso di specie. Per stabilire la sussistenza dell inerzia costitutiva del presupposto della prescrizione occorre fare riferimento non già a una mera inazione del titolare del diritto, bensì a un inerzia circostanziata e significante, che possa essere univocamente interpretata quale comportamento abdicativo del diritto. Con specifico riguardo al deposito bancario, detto presupposto non può essere individuato nel comportamento del depositante che mantenga la somma presso l intermediario astenendosi dal chiederne la restituzione. Tale condotta, invero, costituisce semplicemente l esercizio di un diritto, poiché funzionale al soddisfacimento dello specifico interesse del depositante. È, in altri termini, la stessa causa tipica del contratto a venire in rilievo, se solo si considera che l interesse alla movimentazione (pur ammessa nel Pag. 5/7

5 deposito a risparmio) resta sullo sfondo rispetto all interesse diretto all incremento della provvista. Può, quindi, affermarsi che l inerzia del depositante nell esercitare il proprio diritto di credito, lungi dall assumere i contorni dell inerzia abdicativa del diritto, che è presupposto della prescrizione, fa parte dello stesso profilo causale del contratto in parola. In tale direzione pare deporre anche il dato normativo. L art c.c. prevede l obbligo della banca di restituire la somma depositata «alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante», con la conseguenza che solo al verificarsi di uno di questi presupposti (scadenza del termine o richiesta del cliente) potranno divenire attuali l obbligo dell intermediario di rimborsare il saldo e il diritto del depositante di ottenere la restituzione. Ne deriva, quindi, che nessun termine prescrizionale può essere fatto decorrere prima e a prescindere da detti presupposti. 5. Sulla base delle considerazioni che precedono, priva di fondamento risulta l eccezione di prescrizione sollevata dalla banca resistente, poiché, nonostante la costituzione del rapporto sia avvenuta nel 1976, la ricorrente si determinava alla riscossione delle somme in data 30 gennaio 2012, con richiesta scritta alla banca, stando a quanto risulta dalla documentazione offerta in comunicazione al Collegio. Né, peraltro, risulta convenuto un termine di rimborso anteriore a tale ultima data. Fondata, pertanto, è la domanda della ricorrente rispetto alla somma capitale riportata sul libretto. 6. Diversi presupposti giuridici sussistono invece con riferimento alla prescrizione degli interessi maturati sul capitale depositato. Si ritiene infatti che il debito per interessi costituisca un obbligo accessorio che, in mancanza di prelevamenti, pur aggiungendosi al capitale come base di calcolo per gli interessi ulteriori, risulta strutturalmente autonomo rispetto all obbligo di restituzione del capitale medesimo. L obbligazione principale e quella accessoria sono, ai fini della prescrizione, distinte anche se funzionalmente collegate nella causa del contratto di deposito bancario (cfr. Collegio di Roma, decisione n. 856 del 26 aprile 2011). Per espressa previsione legislativa infatti il diritto alla corresponsione degli interessi sulle somme depositate si prescrive in cinque anni dalla scadenza e/o maturazione degli stessi (art. 2948, 1 comma, n. 4, c.c.). Inoltre gli interessi riconosciuti periodicamente sul deposito devono essere annotati sul libretto e il depositante ha il diritto di chiedere l annotazione presentando il libretto allo sportello. Le annotazioni sul libretto, firmate Pag. 6/7

6 dall impiegato della banca che appare addetto al servizio, fanno piena prova nei rapporti tra banca e depositante (artt. 1834, 2 comma e 1835 c.c.). Nella specie, non avendo la ricorrente, né il suo dante causa, effettuato alcun movimento e richiesto alcuna annotazione successivamente al gennaio 1976, il Collegio considera estinto per prescrizione il diritto della ricorrente alla percezione degli interessi, ad esclusione di quelli maturati nell ultimo quinquennio il cui diritto quindi non è ancora prescritto sul saldo presente sul libretto. 7. Per quanto precede, il Collegio, in accoglimento del ricorso, dichiara l intermediario tenuto al versamento in favore della ricorrente della somma di 5.681,03 (pari a ,00), nonché degli interessi corrispettivi maturati negli ultimi cinque anni. P.Q.M. Il Collegio accoglie il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone inoltre che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 7/7