GUIDA ALLA FORMAZIONE DEI PROBLEMI

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1 Stefano Benemeglio GUIDA ALLA FORMAZIONE DEI PROBLEMI Le dinamiche analogiche che sussistono alla formazione dei problemi che affliggono l Uomo CID-CNV Via Battistotti Sassi, MILANO Copyright Stefano Benemeglio Gennaio

2 LA FORMAZIONE DEL PROBLEMA Quando parliamo di problema facciamo riferimento a quella condizione di disagio che l individuo si trova a vivere quando la sua parte logica e la sua parte emotiva sono tra loro dissociate. Utilizziamo il termine dissociazione poiché trattasi di una vera e propria mancanza di allineamento, riscontrabile nel diverso atteggiamento adottato dalle due parti di fronte all offesa alla dignità di Uomo/Donna o Maschio/Femmina subita dall individuo. Laddove infatti una giustifica l offesa, ossia il torto ricevuto, l altra si pone con essa in contrasto non giustificando. Ma approfondiamo il concetto andando alle origini di questo meccanismo. La profezia genitoriale, frutto del primo conflitto dell individuo ossia del turbamento base, nelle sue accezioni di presagio, incapacità o impedimento produce nell individuo quella sensazione di inadeguatezza capace di condizionare l intero suo agire. È proprio la profezia, a cui fa seguito il dubbio legato alla sua veridicità (definito dubbio profetico), a creare le basi affinchè la dissociazione possa proliferare. Il contrasto delle sensazioni vissute dall individuo in relazione a quanto espresso con la profezia e con il dubbio, che spinge l individuo all accertamento e alla successiva conclamazione (vedi problem solving), lo portano ad una vera e propria ribellione il cui obiettivo finale è dimostrare l infondatezza della profezia medesima e dissipare il dubbio di una reale incapacità che lo attanaglia. In gioco c è infatti la sua dignità di Uomo/Donna o di Maschio/Femmina da difendere e il dubbio profetico va assolutamente risolto se si vuole evitare una crisi di identità. Il dubbio è infatti l espressione del difetto alla conquista o alla decisione che affligge l individuo e che, se quantitativamente elevato, lo può condurre nel baratro dell aberrazione. Il turbamento relativo, intesa come reincarnazione del turbamento base nelle successive circostanza di vita, entra qui in gioco con un ruolo importante: quello di verificare l esistenza del difetto decisionale o di conquista. Il difetto decisionale comporta un problema di libertà, mentre quello alla conquista un problema di sogno. Da un punto di vista puramente energetico, il difetto presente nell individuo che si trova afflitto da una di queste due problematiche, espressione di una condizione tuttavia ordinaria di disagio, è frutto della presenza di una scarsa determinazione (se trattasi di problema di libertà) nel superamento delle difficoltà quotidiane o di uno scarso entusiasmo nel perseguimento dei propri obiettivi (se trattasi di problema di sogno). Al suddetto meccanismo si accompagna poi l azione dei sigilli che, ponendosi in difesa dell individuo e della sua parte emotiva con l obiettivo di impedire la sofferenza, limitano il suo agire più di quanto l individuo vorrebbe. I sigilli, con la loro azione inibitoria, creano le condizione per la creazione, l alimentazione e il rafforzo del meccanismo di difesa. Parliamo di dinamismi inconsci, di cui spesso l individuo non ha piena consapevolezza, per questo molto spesso non è in grado di comprendere il motivo di certi suoi freni e blocchi all azione. Ciascuna accezione si attribuisca quindi al problema dell individuo, essa porta comunque con sé i suoi sigilli tipici, che ricordiamo essere per il problema di libertà il timore del rifiuto, della comparazione fallimentare e del condizionamento, mentre per il problema di sogno quelli dell abbandono affettivo, dei sensi di colpa, della disistima e del giudizio negativo altrui. La composizione del problema, intesa come i livelli dei coefficienti di Pathos e Reattività che governano ciascun turbamento, determinano la natura originaria o artificiale dello stesso. Quando un problema si presenta con l egemonia della sofferenza, del dolore dell anima, parliamo di problema originario (Pathos>Reattività); quando invece egemoni sono la rabbia e il risentimento parliamo di problema artificiale (Reattività>Pathos). Tale distinzione è fondamentale poiché la composizione del 2

3 turbamento definisce non solo il tipo di problema originario o artificiale, ma anche il possibile percorso evolutivo del problema stesso verso una direzione nevrotica (emotiva) o piscotica (reattiva). Nonostante la forte terminologia utilizzata per definire la natura originaria o artificiale di un problema, è bene sottolineare che Pathos e Reattività, essendo elementi sempre presenti in qualsiasi dimensione il problema si manifesti, sono da considerarsi nella loro espressione quantitativa e non qualitativa. Diverse sono infatti le forme sotto le quali possiamo incontrarle, ciò che assume per noi rilievo sono piuttosto i coefficienti quantitativi che presentano. Quantificando a 100 il massimo livello di sofferenza sopportabile dall individuo di fronte al turbamento, una stima corretta di valori sotto forma dei quali è auspicabile si presentino Pathos e Reattività consistono rispettivamente in 70 per il primo e in 30 per il secondo. Superati tali livelli, con contestuale superamento del limite 100 della sofferenza patibile, Pathos e Reattività si trasformano facilmente in Rimpianti, Rimorsi e Rancori, definiti come i sigilli del problema di coscienza. Oltrepassati certi valori non solo si assiste a quanto descritto, ma anche ad un cambio delle carte in tavola. Se la condizione ordinaria del problema prevede il mantenimento di una relazione di causa-effetto con relativa identificazione dell oggetto di sofferenza (Ragione > Riflessione), nella dimensione aberrante, identificata quale evoluzione di quella ordinaria preesistente, tale relazione perde di valore, poiché l individuo non è in grado di individuare in maniera specifica l origine dei disagi vissuti (Riflessione>Ragione). Ciò non è sinonimo di una qualche forma di pigrizia, piuttosto di una vera e propria incapacità da parte dell individuo di dare una definizione delle reali cause. Il dominio della componente della Riflessione rispetto a quella della Ragione costringe infatti l individuo a una iperlogicità che prendendo il sopravvento lo spinge alla costante ricerca di una causa analogica (ossia riconducibile a simili accadimenti del passato) da attribuire alla sua sofferenza, mettendo in secondo piano la sofferenza stessa. Sfociato in tale dimensione, l individuo si trova a dover fare i conti con numerose conseguenze: ciò che era specificatamente individuabile e imputabile quale causa di sofferenza ora non ha più forma tanto da divenire generico, il che implica un atteggiamento simile anche di fronte alle difficoltà; ciò che fino alla permanenza di una condizione ordinaria era un semplice ostacolo alla felicità, superabile grazie al supporto dei consiglieri, ora diventa vero e proprio blocco che costringe alla posizione ortostatica e alla delega delle proprie capacità di decisione e di conquista ai doganieri, il che altro non può comportare se non una progressiva depersonalizzazione e la condanna ad una vita vissuta da spettatore. La scissione della parte logica in Ragione e Riflessione contribuisce alla denominazione del problema di coscienza in Sindrome del Dott. Jeckyll e Mr. Hyde, evoluzione delle sindromi di Romeo e Giulietta (problema di libertà) o di Dante e Beatrice (problema di sogno) esistenti in origine. Il subentro della condizione aberrante nelle dinamiche mentali dell individuo ha notevoli influenze anche per quanto riguarda i sigilli. Da semplici timori si trasformano in pentimenti per non aver preso decisioni necessarie e opportune (rimpianti) o per averle prese ma in maniera errata (rimorsi), oppure ancora per aver serbato rancore e rabbia e non averla espressa (rancori). Sotto il profilo comportamentale l individuo afflitto da un problema di coscienza vive sotto l influenza della punta ossessiva, di livello uno o di livello due a seconda della profondità dell aberrazione, che lo governa. Nel primo livello di aberrazione tale punta si manifesta sottoforma di ansie e paure, che sfociano in forme di panico e di angoscia nel secondo livello. L aberrazione umana di secondo livello rappresenta l ultima possibile tappa in quella che è l evoluzione progressiva della crisi di identità che colpisce l individuo. 3

4 In sintesi, l aberrazione passa per alcuni principali step: LIVELLO BASE: la profezia genitoriale nell accezione di presagio, incapacità o impedimento e il relativo dubbio profetico (causa del problema ordinario o aberrante); LIVELLO 1: PUNTA DISSOCIATIVA psicotica (Reattività>Pathos) o nevrotica (Pathos>Reattività) dovuta a DISSOCIAZIONE e disagi frutto dell azione dei sigilli del problema di libertà e di sogno, con conseguente crisi di identità; LIVELLO 2: PUNTA OSSESSIVA psicotica (Reattività>Pathos) o nevrotica (Pathos>Reattività) con assenza di relazione di causa-effetto (SCISSIONE), disagi frutto dell azione dei sigilli del problema di coscienza e aspetti sintomatici di paura e ansia; LIVELLO 3: PUNTA MANIACALE psicotica (Reattività>Pathos) o nevrotica (Pathos>Reattività) con aspetti paranoici che trasformano la paura in panico e l ansia in angoscia. LIVELLO 4: PUNTA VIRTUALE con perdita di cognizione del reale. Delirio. I livelli qui sopra codificati sono caratterizzati da una progressione quantitativa di sofferenza e disagio e non qualitativa. Ciascun problema trae sempre origine dal cosiddetto livello base, dove la profezia genitoriale nelle diverse possibili accezioni infonde nell individuo il dubbio profetico che conduce l individuo ad una crisi di identità che può coinvolgere l aspetto dell espressione (Maschio/Femmina) o del ruolo (Uomo/Donna). Tale situazione è un terreno fertile per lo sviluppo di un aspetto dissociativo, caratterizzato da una punta dissociativa, che coinvolge parte logica e parte emotiva il cui contrasto dà vita al problema di natura ordinaria nelle sue possibili varianti di problema di libertà o di sogno. Una sofferenza eccessiva, che sfora gli indici di tolleranza, porta l individuo all aberrazione e alla relativa punta ossessiva, caratterizzata da disagi quali ansia (alla conquista) e paura (alla decisione). Tale grado di disagio, rappresentato dal livello due, non rappresenta tuttavia l ultimo possibile stadio di crisi per l individuo che, provato dall eccessiva sofferenza causata dai sigilli del problema di coscienza e dagli aspetti sintomatici della paura e dell ansia, può sfociare addirittura in una dimensione di aberrazione assimilabile alla follia, dove punte maniacali di panico e angoscia fanno da padrone a quella che è l espressione bipolare del problema. Sebbene già a questo punto dell analisi riscontriamo espressioni di sofferenza che eccedono fortemente i limiti di tollerabilità, esistono ulteriori forme di disagio che possiamo definire quasi surreali per i connotati virtuali, lontani da qualsiasi logica, di cui sono caratterizzate. Possiamo dire che ogni connessione con il reale perde di significato di fronte a quella che definiamo punta virtuale, qui classificata quale livello quattro nella scala di progressione di un problema, poiché espressione della perdita di senno da parte dell individuo che si trova in una condizione di vero e proprio delirio. In tale trattazione, che racchiude il cuore delle più recenti scoperte benemegliane in materia di problematiche umane, non si vuole certamente apparire presuntuosi nel voler dare una così specifica definizione dei livelli di sofferenza e aberrazione in cui l Uomo moderno si trova spesso incastrato. Tuttavia la cultura logica alla quale siamo abituati tende a soffocare quelle che sono le manifestazioni di tale aberrazione, non consentendone spesso una disquisizione esaustiva utile a chi invece, come gli operatori delle Discipline Analogiche, si trova quotidianamente a supportare soggetti afflitti da stati di disagio che gli impediscono di dare forma alla vita che desiderano. Tale premessa ha uno scopo preciso: se la filosofia clinica tende a etichettare la schizofrenia quale forma di malattia, la psicologia analogica si impegna piuttosto ad analizzare tale fenomeno e a classificarlo come stadio di infelicità le cui radici non affondano più nel reale, che appare anestetizzato, ma in una dimensione parallela in cui la realtà è frutto della percezione soggettiva dell individuo che soffre. 4

5 Se la sofferenza porta infatti l individuo alla percezione di una realtà non più oggettiva ma piuttosto sfalsata, definita appunto aberrante dal termine proprio oculistico, allora anche la soggettività può talvolta sfociare nella creazione di una realtà parallela, più consona al disagio che lo affligge. Ecco quindi che anche la schizofrenia, con il suo delirio, trova posto in quella che è l evoluzione dei problemi umani nell ottica analogica. Abbiamo accennato all esistenza di una possibile punta virtuale in tale evoluzione ed è pertanto opportuno analizzarne le specifiche. Il primo dato che merita attenzione è il passaggio da una dimensione reale ad una virtuale, passaggio che abbiamo avuto modo di comprendere poche righe fa. La sofferenza, che sfora più dell immaginale la tollerabilità dell individuo, conduce ad una percezione della realtà priva di qualunque connessione oggettiva. Oggetto di alcuni recenti studi benemegliani è stata proprio la realtà parallela che è possibile ricreare, in maniera quasi esoterica, attraverso gli strumenti della fantasia e del gioco. Tale realtà parallela è stata in tale occasione battezzata con il nome Matrix e la popolazione di tale universo con il nome di Avatar, da considerarsi come le diverse maschere, nonché personalità, indossate dall individuo. Se in quella occasione tuttavia lo scopo dell indagine era la creazione di una dimensione dove indossando una maschera volta a celare i propri difetti poteva rappresentare un modo per risolvere i disagi di oggi, nell ottica dell evoluzione dei problemi umani la dimensione di Matrix rappresenta quella in cui la punta virtuale trova espressione e dove i diversi Avatar si alternano in una continua lotta tra bene e male. È infatti la lotta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato a caratterizzare l aspetto delirante dell individuo preda di una punta virtuale, in cui rispettivi Avatar del Bene e Avatar del Male si susseguono e si alternato nello sdoppiamento della personalità dell individuo. Così come avviene per il livello due, anche il livello tre è caratterizzato infatti da un alternanza ciclica di aspetti psicotici e nevrotici, ciascuno dei quali sfocia in specifici aspetti comportamentali. Se l aberrazione 1, altrimenti definita aberrazione monopolare, porta con sé disturbi ossessivi persecutori (DOP) sotto il profilo psicotico e disturbi ossessivi compulsivi (DOC) sotto il profilo nevrotico, l aberrazione 2, definita aberrazione bipolare, si caratterizza non solo per la presenza di manie, fobie e paranoie ma soprattutto per la loro alternanza ciclica nelle dinamiche mentali dell individuo. L accezione psicotica e nevrotica perde pertanto il valore di cui era portatrice nel precedente stadio, poiché l alternanza costante di aspetti una volta nevrotici e una volta psicotici sfocia nell impossibilità di definire con chiarezza quale dei due sia prevalente. Se già con l aberrazione 2 prende vita l assenza di specificità nelle alterazioni comportamentali, con l aberrazione 3 assistiamo solo ed esclusivamente a fenomeni di tipo paranormale o deliranti quali schizofrenia (l individuo avverte e percepisce presenze esoteriche esterne) e lo sviluppo di facoltà extrasensoriali (veggenza, precognizione, telepatia, etc.) generate dallo stato di follia nel quale il soggetto è immerso. Un altro aspetto fin qui non ancora trattato ma che appare quale ulteriore dinamismo comportamentale connesso ai diversi stadi analizzati è quello del meccanismo di difesa. A ciascuno dei livelli analizzati corrisponde infatti uno specifico meccanismo di reazione messo in atto dall individuo volto a celare il difetto, la carenza, presente in lui. A tal proposito si assiste all adozione in prima istanza di una maschera rappresentativa dell eccesso opposto rispetto al difetto accusato, ossia all esaltazione dell aspetto di uomo/donna o di maschio/femmina a seconda che la carenza riguardi uno dei due aspetti. Poiché il troppo è la maschera del poco, colui difettoso nel ruolo tenderà a mostrare un eccesso di espressione e viceversa. Quando tuttavia la maschera indossata non riesce comunque a celare il difetto accusato, l individuo sfocia in un aspetto dissociativo rappresentato da un eterno conflitto tra istanza logica ed emotiva che inibiscono la sua azione. Il timore di compiere determinati atti o di prendere determinate decisioni è infatti frutto del carattere sanzionatorio di cui sono portatori i sigilli responsabili dell inibizione medesima. 5

6 È un meccanismo complesso: la dissociazione porta l individuo ad un conflitto fra la sua parte istintuale e quella razionale, conflitto che mina fortemente la sua capacità di azione a causa delle paure insite in lui. Tali paure non solo bloccano il suo agire, ma sono avvertite dal soggetto in qualità di sanzione che si troverebbe a pagare qualora agisse per i suoi obiettivi. L aspetto sanzionatorio si fa via via più vivo quando l individuo sfocia in una dimensione aberrante del problema, dove l autoattribuzione delle cause dei propri disagi, spinge l individuo a sentirsi in un primo momento meritevole della sanzione inflitta dal doganiere tanto da arrivare a pentirsi per aver compiuto o non compiuto determinati atti (aberrazione 1 rimorsi, rancori e rimpianti). Il doganiere responsabile della sofferenza dell individuo comincia da questo momento a giocare un ruolo centrale nelle sue successive dinamiche comportamentali. In virtù di una più agevole comprensione di dinamismi tanto complessi, utilizziamo la metafora della commissione esaminatrice per meglio spiegare il ruolo del doganiere. Poiché parliamo di commissione esaminatrice, è chiaro che il ruolo del doganiere seppur di prim ordine è comunque supportato dal ruolo di alcuni soggetti che favoriscono il suo agire. Trovano spazio in tale contesto gli esempi delle vittime di azioni costrittive da parte di persone significative della sua vita ma che sono poi in realtà poste in essere da altri, utilizzati quale mezzo per realizzare gli scopi della persona significativa che sta al vertice del sistema. Al pari di una vera e propria commissione esaminatrice quindi, il doganiere, presidente di tale commissione, valuta con molta attenzione l operato dell individuo, tanto da incutere in lui un timore tale della sanzione che lo spinge ad una forma di perfezionismo narcisista che diventa per lui l unica via d uscita per non incappare nella sanzione medesima. Il perfezionismo infatti si presenta come una valida maschera dietro la quale celare la possibilità di errori: la continua ricerca di perfezione si rivelerà infatti come lo strumento utile a impedire proprio quegli sbagli che comporterebbero l inflizione della sanzione tanto temuta. Ecco che a fronte di un tale carico emotivo scattano i disturbi compulsivi ossessivi o persecutori (DOC e DOP) che porteranno l individuo alla ricerca della perfezione in maniera ossessiva o persecutoria a seconda che l individuo adotti una filosofia psicotica o nevrotica quale filo conduttore della sua vita. È bene sottolineare che una tale ricerca di perfezione non gli garantirà comunque mai la salvezza dalla sanzione, che verrà sempre vista con timore e paura. È qui che pende forma la scintilla che darà vita poi all espressione bipolare del problema: dietro al perfezionismo si nasconde un individuo diverso da quello che egli tenterà di mostrare invece al mondo esterno. Un dettaglio che non va poi tralasciato e che segna la netta distinzione tra i gradi 1 e 2 di aberrazione è il fatto che l individuo con l aberrazione 1 si considera comunque meritevole della sanzione nel momento in cui cade dal palcoscenico del perfezionismo. Questo perché la sua morale è perfettamente in linea con l etica di cui la commissione esaminatrice si fa rappresentante (non a caso egli accetta regole e motivazioni) ed è qui che il monopolarismo trova piena espressione. Le conseguenze di ciò sono presto dette: in virtù delle dinamiche del verso e dell inverso che dominano il sistema binario della mente umana, il perfezionismo ostentato e la convinzione della meritevolezza della sanzione spingeranno l individuo alla ricerca volontaria della sanzione medesima sottoforma di etero o di auto induzione a seconda del percorso psicotico o nevrotico protagonista del quale è protagonista. Quando l individuo sfocia poi in un stato di aberrazione 2, le carte in tavola cambiano: pur permanendo l autoattribuzione della causa dei suoi problemi, tipica della condizione di scissione, l individuo non accetta l inflizione della sanzione da parte di una commissione esaminatrice e per questo motivo è con lei in continua lotta. Questo perché la morale dell individuo si scontra con l etica imposta dalla commissione esaminatrice costringendolo alla non accettazione delle motivazioni che sussistono al rispetto delle regole. Il fatto che tuttavia l individuo non accetti regole e motivazioni non implica l eliminazione del giudizio da parte della commissione esaminatrice. Così come esiste infatti lo scrupolo di coscienza che frena il 6

7 compimento di talune azioni, esiste sempre e comunque nell individuo il timore dell inflizione di una sanzione conseguente. Per comprendere meglio ciò che accade in tale dimensione, basti considerare l individuo che pur rifiutandosi di accettare determinate regole imposte dalle diverse persone significative protagoniste della sua vita (genitori, partner, amico del cuore, etc.) e comportandosi in maniera del tutto contraria rispetto ad esse, la possibilità di giudizio negativo inflitto dagli stessi soggetti pesa su di esso come una mannaia. Prende vita così lo sviluppo di fobie, manie, paranoie, legate al terrore di un eventuale sbaglio che comporterebbe inevitabilmente la sanzione della commissione esaminatrice. Il semplice timore quindi, tipico della condizione di aberrazione 1, muta in tale contesto in vero e proprio terrore della sanzione, che non solo si manifesterà sia di fronte alla possibilità di un etero che di un auto inflizione ma anche in maniera ciclica, come tipico dell espressione bipolare del problema. Seguire un filo conduttore di quanto finora trattato in merito ai meccanismi di difesa anche nell ambito della punta virtuale appare un po complesso. Ciò che si può dire è sicuramente che anche in tale circostanza le dinamiche che sono alla base della sofferenza dell individuo appaiono le medesime, seppur con protagonisti diversi. Se all origine di tutto vi è sempre il conflitto genitoriale, nella dimensione virtuale assistiamo al medesimo conflitto ma tra il bene (avatar del bene) e il male (avatar del male). Da tale conflitto prende vita l individuo quale condensazione dei due avatar che, poiché rappresentativi di simboli antitetici tra loro, altro non possono produrre che un individuo nel quale si alternano diverse personalità (che appunto definiamo avatar). Ciò comporta l attribuzione della causa dei propri problemi a testimoni ideali, frutto di fantasia, anzichè reali (mutazione della dimensione reale in virtuale). Seppur oltre ogni limite immaginabile quindi, l individuo afflitto da tale stato di disagio oltre a non essere consapevole della sua condizione, percepisce la realtà, nonostante puramente soggettiva, quale oggettiva. Ciò comporta che egli vive le medesime dinamiche che caratterizzano i precedenti livelli di aberrazione e con essi quindi anche il timore della sanzione. Abbiamo parlato di testimoni ideali, frutto di immaginazione, pertanto anche la commissione esaminatrice apparirà composta da Avatar appartenenti alla dimensione di Matrix dell individuo. 7

8 CID-CNV Via Battistotti Sassi, MILANO 8

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