Linee Guida per il Piano Generale di Difesa delle Coste

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1 REGIONE LAZIO Dipartimento Territorio Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Direzione Regionale Ambiente Area Difesa del Suolo Osservatorio dei Litorali Laziali Linee Guida per il Piano Generale di Difesa delle Coste A cura dell Osservatorio Regionale dei Litorali ( ) (Ing. Paolo Lupino, Ing. Ciro Riccardi, Geom Fabio Fabbri, Geom. Alessandro Bratti)

2 Indice 1. INTRODUZIONE LA DINAMICA COSTIERA LA DINAMICA COSTIERA E LE CAUSE DEI FENOMENI EROSIVI I FENOMENI EROSIVI DELLA COSTA LAZIALE LE ANALISI DIACRONICHE DELLA COSTA LAZIALE VALUTAZIONE COMPLESSIVA DELLO STATO EROSIVO DEI LITORALI LAZIALI VERIFICA DEI TREND EROSIVI RISPETTO ALLE CONDIZIONI LOCALI VALUTAZIONE DEI FABBISOGNI SISTEMI DI PROTEZIONE DELLE COSTE ADOTTATI SULLA COSTA LAZIALE GLI INTERVENTI EFFETTUATI ED IN CORSO DI ESECUZIONE LE SCOGLIERE EMERSE I PENNELLI CON RIPASCIMENTI MISTI LE BARRIERE SOFFOLTE CON RIPASCIMENTI I RIPASCIMENTI MORBIDI ANALISI COSTI-BENEFICI LE RISORSE NATURALI LE CAVE MARINE I DRAGAGGI PORTUALI ALTRE FONTI ASPETTI GIURIDICI E COMPETENZE IN MATERIA DI DIFESA DELLE COSTE IL NUOVO SCENARIO DELLE COMPETENZE: LA LEGGE REGIONALE 53/ I PROTOCOLLI D'INTESA STRUMENTI OPERATIVI PER L ATTUAZIONE DEL PIANO DELLE COSTE CONSIDERAZIONI DI PIANIFICAZIONE GENERALE L OSSERVATORIO DEI LITORALI CAVE MARINE DEL LAZIO Le zone di prelievo e le problematiche per la coltivazione Campagne di acquisizione dei dati geofisici e sedimentologici Zona A Zona A1/Ansedonia - Caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Zona A2/Montalto di Castro - Caratterizzazione sedimentologica dei depositi Zona B e C Zona B/Capo Dinaro - Caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Individuazione di un sito per il prelievo di inerti Zona C1/TORVAIANICA NORD-Caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Zona C2/Torvaianica sud-caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Zona D1/Capo d Anzio Zona D1/Capo d Anzio Caratterizzazione sedimentologica dei depositi con carote Zona D1/Capo d Anzio Individuazione di un nuovo sito per il prelievo di inerti ZONE D2, D3, D4, E0, E1, E linee guida Piano_coste_07 2

3 Zona D2/Nettuno Zona D3/Latina Zona D4/Sabaudia Zona E0/Terracina Zona E1/Gaeta- S. Agostino-Caratterizzazione Geofisica Dei Depositi Zona E2/Gaeta-Garigliano-Caratterizzazione Geofisica e Sedimentologica dei depositi e individuazione di 2 siti per il prelievo di inerti CONFRONTO CAROTE ANZIO CON SEDIMENTI SPIAGGE LADISPOLI, FOCENE, ANZIO E OSTIA DERIVA DELLE SABBIE CLIMA E LINEA DI COSTA HABITAT FONDALI La metodologia di studio Caratterizzazione in dettaglio delle zone di interesse (fase C1) Giacimenti sabbiosi Le spiagge Il caso dei molluschi bivalvi del Lazio La caratterizzazione durante e dopo i lavori delle zone di interesse (fase C2 e C3) I giacimenti sabbiosi Le spiagge WEB-METEO-CAM SOTTOPROGETTO SO-08 BANCA DATI INTERATTIVA TECNICHE INNOVATIVE E MODALITA DI INTERVENTO PER LA MANUTENZIONE DEGLI ARENILI CON PRELIEVO DI SABBIA DA CAVE MARINE SU ALTI FONDALI I mezzi draganti CENTRO DI MONITORAGGIO E RILIEVI AMBITI COSTIERI INTERVENTI DI DIFESA COSTIERA. PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ PROGETTUALI OBIETTIVI GENERALI, ESIGENZE E STRATEGIA INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI IDENTIFICAZIONE DEL PROCEDIMENTO TECNICO-AMMINISTRATIVO DI ATTUAZIONE VERIFICA DELLE POTENZIALITÀ ESTRATTIVE DEI SITI DI PRELIEVO DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA DI MARINA DI MONTALTO, LOCALITÀ TOMBOLO DEL PAGLIETO INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA IN LOCALITÀ SALINE INTERVENTO DI DIFESA DELLA SPIAGGIA DI S.MARINELLA IN LOCALITÀ S.SEVERA INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA DI LADISPOLI TRA LA FOCE DEL FOSSO VACCINA E TORRE FLAVIA INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA DI FIUMICINO IN LOCALITÀ FOCENE INTERVENTO DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA DEL LITORALE DI OSTIA CENTRO E LEVANTE INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA DI ANZIO SUL LITORALE DI PONENTE INTERVENTO SUL LITORALE DI LATINA CON PROTEZIONE DELLA FOCE DEL CANALE MASCARELLO E DIFESA DELLA SPIAGGIA A LEVANTE CON BARRIERE SOFFOLTE INTERVENTI PER LA DIFESA E LA RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA DI LATINA E SABAUDIA MEDIANTE RIPASCIMENTO MORBIDO, SALVAGUARDIA DELLE DUNE E SISTEMAZIONE DELLE FOCI ARMATE DEI CANALI INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DEI LITORALI DI S.FELICE CIRCEO E TERRACINA DA TORRE OLEVOLA A PORTO BADINO INTERVENTO SUL LITORALE DEL COMUNE DI FONDI TRA TORRE CANNETO E IL CANALE S. ANASTASIA INTERVENTO SUL LITORALE DEL COMUNE DI SPERLONGA PER LA PROTEZIONE CON SCOGLIERE DELLA VILLA DI TIBERIO INTERVENTI DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DELLA SPIAGGIA DI FORMIA IN LOCALITÀ S.JANNI INTERVENTO DI DIFESA E RICOSTRUZIONE DEL LITORALE DI MINTURNO, LOCALITÀ SCAURI MONTE D ARGENTO QUADRO DELLE STIME ECONOMICHE DI MASSIMA DEGLI INTERVENTI...93 linee guida Piano_coste_07 3

4 7.7. ASPETTI FINANZIARI ALLEGATI BIBLIOGRAFIA...99 linee guida Piano_coste_07 4

5 1. Introduzione Le Linee Guida per il Piano Regionale di Difesa delle Coste rappresentano una analisi ed una verifica critica delle attività svolte nel campo della protezione delle coste da parte della Regione Lazio ed una proposta organica per la predisposizione del piano generale in materia. Litorali rocciosi e opere fisse ; 72,25 Km ; 25% Spiagge rilevate; 217,75 Km ; 75% Costa Laziale Sui circa 350 Km di litorale laziale, di cui 230 costituiti da spiagge, sono stati difatti realizzati innumerevoli interventi di protezione di diversa tipologia ed efficacia che hanno modificato in maniera a volte anche molto impattante il naturale paesaggio litoraneo. Il problema della protezione delle coste ha assunto un carattere emergenziale di esigenza sociale a partire dagli anni per una serie di fattori diretti ed indiretti tra cui possono essere indicati come principali: decremento generalizzato del trasporto solido da parte dei fiumi per effetto di dighe, delle escavazioni di inerti dagli alvei, della protezione del suolo nell entroterra con conseguente inversione di tendenza di molti litorali (da avanzamento a regressione) incremento dell urbanizzazione della costa con distruzione delle dune (riserva naturale di sabbia per la compensazione di eventi estremi) e realizzazione di opere rigide nei pressi della battigia (muri di contenimento, scogliere, ecc.) incremento delle affluenze turistiche con nuova richiesta di aree per le attività balneari Questi fattori derivano da cause di ordine generale e riguardano precise scelte di sviluppo socio-economico su cui sarebbe opportuno riflettere per trovare rimedi che ne attenuino gli effetti più rovinosi. Gli effetti di tali scelte hanno comportato, nelle aree litoranee, deficit strutturali di dimensioni così macroscopiche da non poter essere più affrontati con logiche di difesa passiva e locale tendenti a diminuire o contenere i fenomeni erosivi. Si pone infatti ormai l esigenza di un piano generale di ricostituzione delle spiagge perdute e di mantenimento di ampi settori litoranei. La rilettura e l analisi critica delle esperienze maturate, specie di quelle più recenti, dimostra che è possibile affrontare il problema con questa nuova impostazione e con un approccio ancora più avanzato rispetto alle esperienze degli anni 80 con i primi tentativi di difesa morbida dei litorali di Terracina, Foce Verde, Formia e Tarquinia. Questo lavoro, che vuole porre le basi per un Piano Regionale della Difesa delle Coste, si fonda su numerosi temi di ricerca e studio, in parte già sviluppati, in parte ancora in fase di approfondimento, che hanno consentito di impostare un programma coordinato ed organico di attività da intraprendere. linee guida Piano_coste_07 5

6 Fra tali temi si anticipano in sintesi i seguenti: Monitoraggi a larga scala: l esame delle basi cartografiche e delle foto aeree consente un confronto delle linee di riva e la loro evoluzione nel tempo (analisi diacroniche). Questo sistema ha consentito di valutare a larga scala lo stato dei litorali e di conseguenza di definire le macro-esigenze che costituiscono il punto di partenza per i programmi di intervento. Verifica dei sistemi di difesa adottati: per organizzare un programma organico di interventi è necessario uscire dall ambito delle sperimentazioni a tutto campo ed operare delle scelte di indirizzo giustificate dall oggettivo esame dei risultati ottenuti con i differenti interventi eseguiti. Le verifiche eseguite non si limitano alla sola valutazione dei risultati rispetto alla capacità protettiva ed all efficacia degli interventi ma hanno riguardato anche l analisi costi-benefici per tener conto dell effettiva convenienza del sistema adottato. Tale verifica non preclude ma ridefinisce il campo delle ulteriori ricerche e sperimentazioni finalizzate alla individuazione delle tecnologie più efficaci. Verifica delle risorse naturali: l esigenza di ingenti quantità di sabbia per ricostruire e mantenere le spiagge soggette ad erosione, ha spinto alla ricerca di risorse sfruttabili a basso impatto ambientale ed a basso costo. Dalle attività svolte emerge un quadro di notevoli disponibilità potenziali in particolare per quanto riguarda cave marine, non trascurando le risorse sinergiche legate al dragaggio degli avanporti e le risorse (di più difficile impiego) bloccate nei bacini artificiali dalle opere di sbarramento esistenti. Recepimento organico delle nuove competenze in materia: il trasferimento delle competenze in materia di difesa delle coste e di impiego dei materiali di ripascimento (D.Lgs. 112/19898 Bassanini ter, D.Lgs. 152 /1999 Testo sulle Acque, L. 179/2002) ha notevolmente cambiato le modalità di approccio con le quali la Regione deve e può affrontare la materia, facilitando forme di gestione integrata dei litorali. Sulla base delle macro-esigenze individuate, delle tipologie di intervento delineate e della verifica di fattibilità degli interventi stessi, è stato possibile delineare una traccia di programma operativo che costituirà lo spunto, dopo i dovuti approfondimenti, alla stesura del programma del Piano Regionale. Altri aspetti legati alle iniziative assunte in materia di controllo, ricerca, monitoraggio e verifica delle attività progettuali e dei lavori eseguiti, saranno oggetto di una sintetica presentazione come parte integrante del Piano Regionale. linee guida Piano_coste_07 6

7 2. La Dinamica Costiera 2.1. La Dinamica Costiera e le Cause dei Fenomeni Erosivi Per inquadrare correttamente il problema fisico delle trasformazioni morfologiche dei litorali, è opportuno introdurre preliminarmente un concetto di equilibrio morfologico del territorio nel suo complesso che comprende l insieme delle trasformazioni territoriali e delle loro fondamentali interconnessioni. La morfologia territoriale, ovvero le forme caratteristiche che il suolo assume (monti, valli, alvei fluviali, linee di battigia, ecc), è schematizzabile in una superficie di confine (suolo) soggetta ad un equilibrio dinamico in continua evoluzione e trasformazione: le pendici dei monti vengono erose e chimicamente trasformate da agenti atmosferici, tellurici, ecc.; le valli raccolgono i prodotti dell erosione e riforniscono i fiumi di materiale solido che a loro volta li trasportano fino al mare, ecc. I fenomeni naturali che innescano i processi di trasformazione morfologica sono molteplici e vanno da quelli a carattere repentino e catastrofico (terremoti, piene fluviali, grandi mareggiate, frane, ecc.) a quelli di carattere continuo e percettibili come effetti solo nei tempi lunghi. Il suolo è quindi in continua evoluzione e, anche se gli interventi dell uomo sono ormai in grado di innescare trasformazioni morfologiche del territorio, la capacità di trasformazione della natura è incommensurabilmente superiore. Un primo punto da avere ben chiaro per la comprensione del problema nel suo aspetto generale è che la nostra percezione delle trasformazioni morfologiche territoriali è fortemente distorta dalla nostra visione antropocentrica: una spiaggia in avanzamento su un litorale deserto viene appena rilevata a livello locale mentre una spiaggia in arretramento su un litorale in voga diventa un motivo di scandalo di gestione territoriale; eppure ambedue rappresentano fenomeni del tutto equivalenti di dinamica morfologica. Il nostro sensore di dissesto del territorio, infatti, è rappresentato dal complesso di infrastrutturazioni antropiche che, nelle società industrializzate, è estremamente sensibile alle modifiche morfologiche territoriali, anche a quelle più modeste. Questa ipersensibilità alle mutazioni morfologiche deriva sia dalla rigidità infrastrutturale intrinseca alla tipologia degli interventi antropici (scalzamento di pile di ponti, lesioni strutturali per subsidenze, ecc.) ma anche da una acquisita rigidità culturale dove la messa in discussione, per eventi naturali, di diritti acquisiti in termini di proprietà e benessere in generale, comporta fortissime reazioni che obbligano di fatto l intervento pubblico, lasciando in secondo ordine considerazioni globali su quanto e fino a che punto è naturale difendere un territorio. Ogni modificazione morfologica del territorio comporta quindi costi di adattamento altissimi e mai completamente valutabili in quanto questi ultimi non sono solo legati ai danni da rifondere ed alle nuove opere da realizzare per proteggere quelle già esistenti, ma sono legati anche agli altri danni ed alle altre opere che sarà necessario realizzare per mitigare gli effetti del secondo ordine, del terzo e così via. linee guida Piano_coste_07 7

8 L apparente lentezza dei fenomeni di metamorfosi territoriale si deve ormai confrontare con i tempi della grande occupazione del territorio con infrastrutture di pregio e lunga durata (strade, ferrovie, centri industriali, insediamenti abitativi, ecc.) che mostra un trend evolutivo ultracentennale. Tutti i punti fissi stabiliti da queste infrastrutture risentono di modificazioni che, anche se lente, hanno acquistato nella scala secolare valori non più trascurabili. Ad esaltare ulteriormente gli effetti di questa nostra rigidità insediativa sta il fatto che territori un tempo naturalmente scartati per instabilità geomorfologica ai fini di nuovi insediamenti antropici, vengono oggi considerati utilizzabili in quanto il loro alto valore aggiunto sembra compensare gli oneri di difesa. In effetti la logica della collocazione delle infrastrutture antropiche è dominata da motivazioni di carattere economico di breve respiro (convenienza economico-logistica momentanea di collocazione) e soffre moltissimo ad accettare diversi tipi di approccio. Tornando agli aspetti più puramente fisici, si osserva il fatto che se un corso d acqua nel suo regime torrentizio tende ad erodere il piede di una scarpa ed a provocarne quindi il suo franamento, questo è un processo evolutivo del tutto naturale ed a nessuno può venire in mente di definire tale circostanza come una manifestazione del dissesto idrogeomorfologico. Se tuttavia sul pendio insiste una infrastruttura (ferrovia, pila di viadotto, casa, traliccio energia elettrica, ecc.) che risente del fenomeno, scatta l allarme del dissesto e quindi si provvederà a sistemare il torrente con opere che bloccano la naturale tendenza erosiva (briglie, soglie, rivestimento della scarpa, ecc.) e che quindi bloccano il naturale trasporto solido e quindi infine il naturale ripascimento sulle coste. Nello stesso senso agiscono opere di altrettanta riconosciuta utilità quali un esteso rimboschimento (ossigenazione e ripopolamento floro-faunistico), una centrale idroelettrica (energia pulita e rinnovabile), coltura di aree collinari (regimazione ruscellamenti, consolidamento versanti), ecc.: tutti questi interventi bloccano in forma più o meno completa il trasporto solido. Considerando che il ciclo dei sedimenti prevede, a scala biologica, un bilancio negativo ovvero una perdita netta per un flusso verso gli abissi marini, la diminuzione degli apporti solidi da terra, comporta inevitabilmente un generale arretramento delle spiagge. Tanto più l opera di sistemazione montana, di rimboschimento o di difesa in genere è quindi fatta bene, tanto più sarà elevato l effetto di arretramento dei litorali alimentati dal trasporto solido interrotto. In sostanza si può dire che tutto l impegno che la pubblica amministrazione mette nella difesa del territorio dall erosione e dal dissesto in genere per consentire il consolidamento e lo sviluppo degli insediamenti nell entroterra, si riflette in un minor apporto di materiale per il ripascimento naturale delle spiagge limitrofe e quindi in un loro più o meno marcato arretramento. I danni sui litorali sono certamente aggravati da una molteplicità di cattive pratiche antropiche (escavazione degli alvei, impermeabilizzazione d estese superfici, ecc.) che certamente esistono e che senz altro devono essere inibite, ma dev essere ben chiaro che anche la loro eventuale totale eliminazione non risolve il problema dell equilibrio tra controllo dell erosione nell entroterra e apporto di materiale sulle spiagge che è, e rimane, un problema strutturale della gestione del territorio nell attuale modello di sviluppo. linee guida Piano_coste_07 8

9 Un primo livello per affrontare gli squilibri strutturali è la Pianificazione di Bacino. Il ripristino di parte delle caratteristiche del reticolo idrografico regionale potrà sicuramente incide positivamente sui fenomeni erosivi costieri I Fenomeni Erosivi della Costa Laziale Le analisi diacroniche della costa laziale Nei documenti elaborati nel passato dalla Regione Lazio, l analisi dello stato delle coste era stato fatto in riferimento all Atlante delle Spiagge Italiane ( 1 ) del CNR datato 1981 e sulla base dei dati estrapolati da singoli studi eseguiti lungo il litorale. E apparso subito evidente che per una pianificazione degli interventi, oltre ad una valutazione qualitativa degli arretramenti dei litorali, era necessario uno strumento conoscitivo più avanzato con le seguenti caratteristiche minime: 1. aggiornabilità 2. stima numerica degli arretramenti 3. valenza generale ed uniforme per tutto l arco costiero laziale Il sistema adottato è quello delle analisi diacroniche delle linee di costa individuate su basi cartografiche o foto aeree. Il procedimento seguito è stato il seguente: Reperimento di basi cartografiche e foto aeree e loro georeferenziazione sull intero arco del litorale. Sono state elaborate le seguenti basi: a) Carta Tecnica Regionale 1979 b) Carta Tecnica Regionale 1990 c) Foto aeree volo RAF d) Foto aeree volo SARA 1955 e) Foto aeree studio RILTER 1992 f) Foto aeree regionali 1994 g) Foto aeree AIMA 1996 h) Foto CGR Regione Lazio 1998 i) Foto aeree AGEA 2002 j) Foto da satellite ad alta risoluzione Quick Birda 2005 Tracciamento delle linee di costa sulle basi elaborate Individuazione di punti progressivi sulla linea considerata come anno 0 (ogni 50 m) Determinazione degli scostamenti delle linee di riva estrapolate dalle basi sopra indicate rispetto alla linea individuata di riferimento (raggio del cerchio con centro sul punto progressivo e tangente alla linea analizzata) Formazione del data-base degli scostamenti. Calcolo di aree e volumi Il tracciamento delle linee di costa è stato effettuato con l inserimento anche delle sagome delle infrastrutture esistenti sulla Carta Tecnica Regionale (porti, pontili, ecc.) e questo per stabilire uno standard ed evitare interpretazioni soggettive nei tracciamenti successivi. linee guida Piano_coste_07 9

10 Montaggio della linea di costa Calcolo dei discostamenti I limiti del sistema sono legati alle distorsioni delle basi impiegate, all approssimazione del tracciamento delle linee, all algoritmo di calcolo degli scostamenti (metodo del cerchio tangente), all algoritmo per il calcolo dei volumi ( 1 mt di scostamento = 6,5 m3 = profondità di chiusura di riferimento). Peraltro i dati ottenuti sono stati verificati con altre fonti con esito buono (vedi paragrafo successivo), sono stati depurati dei ripascimenti intervenuti tra il 1990 ed il 2005 e sono comunque previste ulteriori attività di controllo. Per garantire l aggiornabilità del sistema di analisi è inoltre prevista, nel piano delle attività di studio, l acquisizione periodica di ulteriori immagini satellitari ad alta risoluzione e l adozione di programmi automatici per il calcolo degli scostamenti. Sperimentazioni in questo senso si stanno compiendo nell ambito del progetto BEACHMED, promosso e coordinato dalla Regione Lazio - Osservatorio Regionale dei Litorali nell ambito dei programmi promossi dalla Comunità Europea Valutazione complessiva dello stato erosivo dei litorali laziali Il grafico che riassume i risultati dell analisi eseguita è riportato di seguito e contiene i seguenti elementi principali: Curva di bilancio medio annuale dei volumi in perdita ed in recupero calcolata dalla comparazione delle linee di costa analizzate. Tratti di costa che presentano estesi fenomeni erosivi. Tratti di costa con particolari aspetti circa l interpretazione degli scostamenti Numerazione dei tratti di costa in erosione o singolari con valutazione della velocità d erosione in m3/anno medio/km (trend erosivo) linee guida Piano_coste_07 10

11 Dalla curva emerge un bilancio dell intero arco costiero che da positivo ( m3 tra il 1990 e 1998) tende sempre a ridursi, giungendo a circa m3 tra il 1996 ed il 1998 (ultimo biennio esaminato). Questo dato, da verificare con ulteriori misurazioni, mette in evidenza un peggioramento della situazione erosiva. In termini di larga massima ed a scala territoriale generale, si individuano 7 tratti di litorale soggetti a fenomeni erosivi a larga scala, ovvero per tratti di alcune decine di Km di ampiezza, che emergono rispetto ad un andamento che presenta tuttavia molte oscillazioni di minor raggio da esaminare più in dettaglio in altre sedi. TRATTO 1 Montalto di Castro- Tarquinia: il tratto è caratterizzato per tutti i periodi osservati, da un trend in crescita nella parte Nord ed un tratto in erosione nella parte Sud. Questo andamento conferma una capacità di apporto da parte dei corsi d acqua locali (Fior, Marta, Arrone, Mignone) con una deriva verso nord. Il trend erosivo stimato è medio-alto di circa m3/anno/km con una perdita complessiva media di circa m3/anno Regione Lazio: Stato dei litorali sabbiosi ( ) stabile; 47,25 Km 22% erosione; 71,90 Km 33% deposito; 98,60 Km 45% TRATTO 2 Cerveteri- Ladispoli: salvo che per il biennio 96-98, il tratto è caratterizzato da un trend erosivo di intensità medio-bassa di m3/anno/km ed una perdita media complessiva annua di circa m3/anno. Occorre precisare tuttavia che in molte zone l arretramento della linea di riva è impedito dal fatto che si è già raggiunta una linea inerodibile. In tali condizioni il trend erosivo potenziale potrebbe risultare significativamente superiore. TRATTO 3 Fiumicino-Roma: rappresenta il tratto con il fenomeno erosivo di natura macrospoica più evidente e corrisponde all apparato fociale del Tevere. Tra le due zone di accrescimento laterale (Fiumicino Nord-Fregene e Roma Sud-Castel Fusano-Pomezia) si incunea un fenomeno erosivo con trend erosivo alto di m3/anno/km ed una perdita complessiva di m3/anno. Nel biennio si osserva un forte incremento delle perdite lorde medie che giungono a circa m3/anno, estendendosi la zona in erosione anche al tratto di Fiumicino Nord TRATTO 4 Pomezia-Ardea-Anzio: questo tratto rappresenta una nuova manifestazione del fenomeno erosivo a grande scala in quanto costituisce una inversione di tendenza del periodo rispetto a tutti i periodi precedenti. L attacco erosivo interessa la zona di Torvaianica-Lido dei Pini, tradizionalmente stabile o addirittura in avanzamento nel periodo tra il 1990 ed il Il trend erosivo è di circa m3/anno/km con una perdita lorda annua media stimabile intorno ai m3/anno TRATTO 5 Latina-Sabaudia: il tratto in erosione parte da Torre Astura (Nettuno) e coinvolge in forma marcata il tratto di Foce Verde (Latina) per poi diminuire di intensità linee guida Piano_coste_07 11

12 lungo il litorale di Sabaudia. Il dato è costante nei periodo e 94-98, con una perdita lorda di circa m3/anno, ma assume una intensità maggiore nel biennio con perdite medie annue lorde di circa m3/anno. Il trend erosivo è medio alto pari a m3/anno/km. TRATTO 6 Terracina-Fondi : nei periodi di monitoraggio considerati, non emerge un trend erosivo particolare e solo nel biennio si delinea una condizione erosiva con trend contenuto di m3/anno/km per una perdita totale annua di circa m3/anno. Questo tratto viene messo in evidenza perché le condizioni stanno sensibilmente peggiorando in questi ultimi anni. TRATTO 7 Formia-Minturno: il tratto è caratterizzato da un trend erosivo medi-alto di m3/anno/km ed interessa in particolar modo il litorale di Minturno (Scauri) con una perdita media lorda annua di circa m3. Altro aspetto interessante è la valutazione dell intensità del fenomeno erosivo che vede tratti ad elevata velocità di erosione ( m3/anno/km) e tratti con intensità minore ( m3/anno/km). Questo aspetto costituirà un elemento importante nella valutazione dell efficacia delle opere rigide o semi-rigide di difesa nonché un parametro di confronto per la determinazione dei climi ondosi locali. linee guida Piano_coste_07 12

13 Curva di Bilancio e Velocità Erosive ( Regione Lazio da CTR e aerofoto Osservatorio dei Litorali) Montalto di Castro Montalto di Castro Tarquinia Tarquinia Civitavecchia Civitavecchia Civitavecchia S.Marinella S.Marinella Ladispoli Fiumicino Fiumicino Fiumicino Roma Roma Pomezia Anzio Anzio Nettuno Nettuno Latina Sabaudia Sabaudia S.Felice Circeo Terracina Terracina Fondi Itri Gaeta Gaeta Formia Minturno mc/y/km VELOCITA' EROSIVA TEVERE mc/y/km mc/y/km mc/y/km mc/y/km mc/y/km mc/y/km mc/y/km mc/y/km mc/y/km 5 Litorale cum cum Progr. mcx1000/year

14 Verifica dei trend erosivi rispetto alle condizioni locali Nel presente paragrafo si confrontano le stime effettuate sulla base di singoli studi, a suo tempo presentate nel Rapporto sui fenomeni erosivi della costa laziale ( 2 ), con i risultati delle analisi globali effettuate con il confronto delle linee di costa, procedendo nell esame delle singole realtà da nord a sud lungo tutta la costa laziale. Nella zona Nord di Montalto di Castro è stato stimato un trasporto solido longitudinale netto di circa m3/anno ( 3 ) in direzione Nord-Ovest; tale trasporto longitudinale si pensa alimentato dal tratto in erosione a partire da Capo Linaro (ca. 15 Km), ottenendo una perdita specifica compresa tra di circa m3/anno per Km di costa. Questo dato è confermato dalle analisi globali che, nell ambito delle approssimazioni generali, individua per tale tratto un trend erosivo medio di m3/anno/km. Lido di Tarquinia Anche gli studi dei fenomeni erosivi nella zona di Tarquinia confermano una deriva longitudinale dei sedimenti verso Nord ( 4 ), ma in questo caso risulta dominante la circostanza di un notevolissimo apporto solido artificiale effettuato tra il 1950 ed il 1963 per la realizzazione delle saline. In questo caso quindi, stando ai risultati degli studi effettuati, non si tratta di un nuovo fenomeno di erosione del litorale bensì di un naturale riequilibrio di materiale artificialmente apportato. Rimane tuttavia la circostanza di un fenomeno erosivo particolarmente intenso in corrispondenza delle saline e nella zona immediatamente più a Nord (tra Porto Clementino e la foce del Marta) per le quali si delinea la necessità di un intervento urgente. Ladispoli Nord Un arco di litorale particolarmente esposto a fenomeni erosivi è quello di S.Marinella, Cerveteri, Ladispoli per il quale può senz altro confermarsi l elevato trend riscontrato dalle analisi globali di m3/anno/km. Numerose sono le segnalazioni pervenute dalle Amministrazioni locali ed in alcuni tratti il limite di battigia lambisce l abitato. Un rilevante fenomeno di arretramento è in atto nel tratto di litorale compreso tra Focene e Ostia Lido, attribuito principalmente alla drastica diminuzione di trasporto solido da parte del Tevere. Per quanto a questa diminuzione venga data da tutti gli Autori un importanza fondamentale con effetti estesi anche sui litorali a Sud del Circeo ( 3 ), le valutazioni quantitative sono ancora scarse ed incerte. Da quelle disponibili risulterebbe che nel periodo compreso tra il 1962 (anno di costruzione del bacino di Corbara) ed il 1973, il trasporto solido di fondo del Tevere si sia più che dimezzato ( 5 ) ed attestato intorno a valori compresi tra 20 e 50 ton/kmq/anno ( m3/anno). Considerando che la capacità di trasporto solido potenziale stimata ( 6 ) risulta di m3/anno verso Nord e

15 m3/anno verso Sud (con approssimazione del ± 50%), risulterebbe un sostanziale equilibrio fra apporti e capacità di trasporto longitudinale con addirittura un bilancio positivo di apporto. Pur non avendo tenuto conto della deriva trasversale, i valori citati devono evidentemente subire una correzione verso quelli che sono i valori estremi (per es.: m3/anno di apporto e m3/anno di capacità di trasporto solido potenziale); in tal caso si otterrebbe un deficit globale di m3/anno ed un deficit unitario di ca m3/anno/mt che, su litorali con pendenza dell 1%, significa all incirca un arretramento medio dei litorale compreso tra 0,5 e 1,0 mt all anno. Tale valore risulta ancora sottostimato in quanto l arretramento medio registrato su tale arco di litorale, supera abbondantemente il metro all anno. Basti pensare d altronde che dai monitoraggi effettuati tra il 1994 ed 1995 dal G.C. del Ministero LL.PP. 7 su un tratto di 3 Km dove era stata realizzata un opera di difesa (barriera soffolta e ripascimento), l ordine delle perdite riscontrato è di circa m3/anno ovvero m3/anno/km. Da questo punto di vista risulta quindi confermata la stima complessiva effettuata con le analisi diacroniche che per tale tratto individuano un trend erosivo di m3/anno/km. Un estesa ed articolata area di arretramento è quella compresa tra Capo d Anzio ed il Circeo con fenomenologie peraltro distinte nelle due sotto aree comprese tra Capo d Anzio e Torre Astura e fra Torre Astura ed il Circeo. La parte di ponente della prima area è, come accennato nel paragrafo precedente, in atto un Foce Verde Focene fenomeno ciclico di avanzamento e arretramento che peraltro mette in crisi le spiagge con limitata capacità di recupero (spiagge sotto falesia). Sul tratto di litorale di levante, anche in relazione alle opere di sistemazione del bacino del corso d acqua Loricina, è in corso un marcato fenomeno di arretramento dell ordine di 1mt /anno ( 5 ) valutabile fra i m3/anno che, per fondali con pendenza media dell 1%, corrisponde ad una perdita di circa m3/anno/km. Nella seconda area si individua un area di accumulo sottoflutto al promontorio di Torre Astura ed un fronte di arretramento di circa Km (Foce Verde - Rio Martino - Sabaudia) con un deficit globale di alimentazione di circa m3/anno ( 3 ) e un corrispondente deficit unitario di circa m3/anno/km. Le analisi globali confermano questi dati di natura bibliografica individuando un trend di m3/anno/km a levante di Nettuno e Foce Verde ed un trend sensibilmente più elevato per un tratto dell arco di Sabaudia che presenta valori di m3/anno/km. Per quanto riguarda quest ultimo valore si mette in evidenza che il Sabaudia linee guida Piano_coste_07 15

16 trend nel quadriennio risulta inferiore e quindi si è di fronte ad una intensificazione del fenomeno. Questi risultati sono stati ulteriormente verificati sulla base un recente studio studio specifico ( 8 ) che fra l altro ha messo in evidenza lo stato di sofferenza di gran parte dell apparato dunario esistente. Altri 30 Km di litorale in erosione sono rintracciabili nell arco di litorale compreso tra il Circeo e Fondi. Particolarmente studiato è il tratto tra il Circeo e Terracina ( 9 e 3 ) dove si è dedotto un trasporto longitudinale crescente verso Est con valori di circa m3/anno all altezza di Porto Badino. Supponendo che tale trasporto venga alimentato completamente da questo tratto di litorale (12 Km), si stimò un deficit unitario di m3/anno/mt. Le analisi globali mostrano un trend sensibilmente minore (2.000 m3/anno/km) ma tale differenza è spiegabile con il fatto che in quest ultimo caso il deficit annuo (che si conferma di m3) è stato distribuito per uniformità su circa 20 Km. Nell ultimo arco di litorale compreso tra Formia e la foce del Liri-Garigliano si distinguono due aree soggette ad arretramento costituite dalle spiagge di Vindicio e S.Janni (Formia) e di Scauri (Minturno) per le quali peraltro non erano state sviluppate stime di erosione. Le analisi globali riportano un trend medio-basso di m3/anno/km. Da quanto riportato risulta una generale conferma dei risultati ottenuti con le analisi delle linee di costa che verranno ulteriormente verificati in fase di predisposizione del Piano Regionale e che soprattutto verranno integrate con le linee di costa ottenute da immagini del Valutazione dei Fabbisogni Per fabbisogni si intendono i quantitativi di sabbia necessari alla ricostruzione di spiagge ed alla loro manutenzione in assenza di opere di difesa. E bene precisare che l introduzione di opere di difesa tendenti a diminuire il trasporto solido longitudinale non incide sui fabbisogni per la ricostruzione delle spiagge che in ogni caso occorre soddisfare. Non si è voluto prendere in considerazione il fenomeno di avanzamento della battigia in corrispondenza di opere di difesa in quanto tali accumuli di sabbia, in mancanza di ripascimento, sono sempre a detrimento dei litorali limitrofi e tale risultato rappresenta un danno assolutamente da evitare. Per quanto riguarda la capacità di attenuare i trend erosivi da parte di opere di difesa si rimanda al prossimo capitolo un esame di dettaglio dell argomento, mettendo peraltro in evidenza che tale capacità è sempre parziale e che, a parte gli effetti indesiderati, la reale stima di questa efficacia è un presupposto indispensabile per la verifica costi-benefici rispetto a soluzioni senza difesa. Sulla base di queste ipotesi e dalle analisi delle linee di costa emerge il seguente quadro dei fabbisogni globali per la manutenzione: linee guida Piano_coste_07 16

17 Stima del fabbisogno globale per la manutenzione delle spiagge laziali Progr.va iniziale (mt) Progr.va finale (mt) Tratto in erosione (mt) Comuni Rispetto alle valutazioni del 1997 ( 2 ) risulta confermato un fabbisogno globale di circa un milione di m3/anno, con un incremento dei litorali in erosione da 125 Km a 158 Km. In sede di Piano Regionale, la stima del fabbisogno globale per la manutenzione dei litorali andrà corretta in base alle seguenti attività: aggiornamento della stima al 2000 inserimento di coefficienti riduttivi in corrispondenza di opere di difesa eventualmente previste verifiche a campione con stime effettuate sull effettivo computo dei volumi verifiche locali per la rimozione o la neutralizzazione di eventuali manufatti od opere che favoriscono il trend erosivo valutazione del periodo medio ottimale tra una manutenzione e l altra tenendo conto degli interventi di ricostruzione previsti E importante sottolineare che molte situazioni di litorali in crisi latente, possono essere Deficit sabbia medio annuo (mc) Velocità erosiva (mc/anno/km) Montalto di Castro, Tarquinia S.Marinella, Cerveteri, Ladispoli Fiumicino Fiumicino, Roma Roma Anzio Nettuno, Latina Sabaudia S.Felice Circeo,Terracina Terracina, Fondi Formia, Minturno Totale affrontate con programmi di manutenzione prioritari modulati su cicli pluriennali che, oltre a costituire una oggettiva economia, rappresentano interventi di notevole consistenza in termini volumetrici e di spiaggia realizzata. Il calcolo del fabbisogno per la ricostruzione delle spiagge è stato effettuato sulla base dei parametri standard di ripascimento (300 m3/mt per un avanzamento di progetto di circa 30 mt) che consentono oltre che allo sviluppo di attività balneare anche una efficace difesa di eventuali infrastrutture presenti a tergo. Argomento particolarmente complesso è la valutazione delle opportunità e delle priorità degli interventi. Il criterio seguito è stato principalmente quello della difesa di archi di litorale di particolare pregio turistico ed ambientale ma è evidente che alcuni tratti di litorale presentano priorità di difesa e/o indotti turistici di natura diversa da altri. L ipotesi di fabbisogno per ricostruzione di spiagge viene quindi prospettata come prima ipotesi di ricostruzione di spiagge in crisi strutturale sulla quale occorrerà, in sede di Piano Regionale, operare le opportune scelte di priorità ed opportunità. Una prima delineazione del quadro degli interventi di ricostruzione inteso come sopra descritto, può essere il seguente: linee guida Piano_coste_07 17

18 Stima del fabbisogno per la ricostruzione di spiagge in crisi Comune Località Tratti di litorale da ricostruire (mt) Fabbisogno sabbia (mcx1000) Tarquinia Tarquinia Lido Tarquinia Saline S.Marinella S.Severa Cerveteri Ladispoli Fiumicino Focene Ostia Anzio Latina Foce Verde Terracina Foce Sisto Terracina Porto Badino Minturno Scauri TOTALE In sede di Piano Regionale, la stima del fabbisogno per la ricostruzione di litorali in crisi andrà corretta in base alle seguenti attività integrative: aggiornamento della stima in base a sopralluoghi di approfondimento valutazione dei parametri di priorità per la difesa di infrastrutture e beni ambientali valutazione dei parametri di opportunità socio-economica progettazione di massima degli interventi con determinazione dei volumi necessari linee guida Piano_coste_07 18

19 3. Sistemi di Protezione delle Coste Adottati sulla Costa Laziale 3.1. Gli Interventi Effettuati ed in Corso di Esecuzione Un quadro sintetico dei lavori di difesa e ripascimento effettuati a partire dal 1985 dalla Regione Lazio od in corso di esecuzione è il seguente: Comune Titolo Progetto Str. Volumi di ripascimento (m3) Importo Q.E. (mld) Anno inizio lavori Impresa Esecutrice Anno fine lavori NOTE Tarquinia Progetto generale del riequilibrio della spiaggia di Tarquinia L. 2, FERRARA Geom. Mariano (Napoli) 1995 Pennelli e ripascimento. Monitoraggi stimati per L. 1 mld Tarquinia 3 A L. 2, SALES (Roma) 1998 Pennelli e ripascimento Tarquinia 3 B L. 1, FERRARA Francesco (Napoli) Fiumicino (Focene) Fiumicino (Focene) Roma (Ostia) Opere di difesa e riequilibrio del litorale a Nord della Foce del Tevere 1999 Pennelli e ripascimento 1 0 L. 10, CIR (Ferrara) 1999 Pennelli e barriera soffolta L. 5, SALES (Roma) 1999 Ripascimento Lavori a difesa del Litorale di Ponente 1-2 A L. 9, SALES (Roma) 2000 Pennelli soffolti e ripascimento. Monitoraggi stimati per L. 40 ml/anno Roma (Ostia) 2 B L. 4, MARINO LAVORI (Napoli) Roma (Ostia) Ricostituzione del litorale di Levante del lido di Ostia Anzio Anzio Nettuno Latina Verde) Latina Verde - Rio Martino) Sabaudia Martino) S. Felice Circeo- Terracina (Badino-Sisto) S. Felice Circeo- Terracina (Badino-Sisto) Terracina (Foce Sisto) S. Felice Circeo Terracina (Badino-Sisto) Refluimento dragaggio su litorale di ponente Progetto Generale di difesa del litorale Progetto Generale di difesa del litorale In Ripascimento spostato sul corso litorale di Ostia Centro L. 21, SIDRA (Roma) 1999 Ripascimento morbido con prelievo di sabbia da cava marina alti fondali L. 1, GATTI (Roma) 1999 Ripascimento con materiale di dragaggio 2 A 0 L. 3, LAVORI MARITTIMI E DRAG. (Venezia) 2000 Solo scogliere L. 5, IGECO (Lecce) In Barriera e ripascimento corso (Foce Intervento urgente L. 1, Ripascimento (Foce Riequilibrio spiagge Foce Verde Rio Martino (Rio Riequilibrio spiagge Foce Verde Rio Martino Riequilibrio spiagge Badino - Sisto Riequilibrio spiagge Badino - Sisto Riequilibrio spiaggia in sinistra Foce Sisto Riequilibrio spiaggia in destra Foce Sisto L. 2, GATTI (Roma) L. 3, SOCOMAR L. 4, CARPINETO L. 5, LEONE & OTRANTO 1995 Eseguiti con finanziamento del Min. Prot. Civile L. 1, In Pennelli soffolti e corso ripascimento L. 2, THETYS In Pennelli soffolti e corso ripascimento linee guida Piano_coste_07 19

20 Terracina (Foce Sisto) Terracina, Fondi Sperlonga Completamento intervento sinistra Foce Sisto Riequilibrio spiagge T. Truglia - T.Gregoriana Terracina (Torre Riequilibrio spiagge T. Gregoriana - Truglia - T.Gregoriana Foce Canneto) Formia (Vindicio) L. 1, L.T.M. In Pennelli soffolti e corso ripascimento L. 3, FERRARA 2000 Pennelli soffolti e ripascimento L. 2, FERRARA 2000 Pennelli soffolti e ripascimento L. 6, RIZZI 1991 Minturno (Scauri) L. 2, GATTI (Roma) 1991 TOTALI L. 102,80 L Ufficio del Genio Civile per le OO.MM. del Ministero dei LL.PP. ha eseguito diversi interventi a difesa della costa, peraltro realizzati prevalentemente con scogliere emerse a ridosso dei manufatti da proteggere o a qualche distanza dalla battigia. Nell ambito dei ripascimenti artificiali protetti sono tuttavia da segnalare un intervento dell estensione di circa 3 Km, realizzato sul litorale di Ostia dall Ufficio del Genio Civile (1991) su progetto elaborato dalla Delft Hydraulics, costituito da una barriera di scogli soffolta posta a circa 200 mt dalla riva e da un ripascimento in sabbia di 1,2 milioni di m3 posti a tergo della stessa. Ad Ostia ponente si segnala un altro intervento del Ministero LL.PP. costituito dalla ricollocazione delle barriere emerse in una configurazione soffolta posta a circa 50 mt dalla riva a tergo della quale la Regione Lazio ha realizzato pennelli soffolti e un ripascimento di m3 di sabbia Le scogliere emerse Questo tipo di opere è stato molto impiegato negli anni e sul litorale laziale si possono ancora rintracciare in diverse località (S.Severa, Ladispoli, Fiumicino, Ostia, S.Felice Circeo, ecc.) per uno sviluppo complessivo di Km. Il principio di funzionamento è quello di contrastare in forma pressoché totale l azione del moto ondoso, lasciando tra le scogliere degli intervalli che generano erosioni localizzate con la caratteristica formazione di tomboli. L efficacia locale di tale intervento è in genere assicurata nel medio-breve periodo ma presenta i seguenti inconvenienti: completa snaturalizzazione del litorale formazione di specchi acquei con scarso ricambio esportazione dell erosione verso i litorali sottoflutto in condizioni di trend erosivo elevato il litorale, ancorché protetto, è soggetto comunque ad erosione necessita di manutenzione periodica soprattutto alle punte che vengono scalzate dalle veloci correnti che si generano linee guida Piano_coste_07 20

21 per effetto della riflessione dell onda, genera un approfondimento dei fondali latomare Per i motivi suesposti, questo tipo d intervento è stato generalmente abbandonato ed in molte zone, demolito e sostituito con altre opere (Ostia Ponente, Nettuno, ecc.) I pennelli con ripascimenti misti Sulle coste della Regione Lazio sono stati realizzati Tarquinia numerosi interventi con pennelli soffolti, realizzati con sacchi di sabbia, e ripascimento con materiale ghiaioso-sabbioso. Questi interventi hanno riguardato tutti zone con basso trend erosivo ( m3/anno/km) ed hanno presentato risultati di difficile interpretazione. Nel litorale di Tarquinia (in figura) l intervento non ha dato risultati apprezzabili se non in alcuni tratti a ridosso degli stessi pennelli. Non essendo stati eseguiti monitoraggi periodici e non avendo, per la verità, la stessa impostazione progettuale alcun parametro di riferimento per valutare l efficacia nel tempo (riduzione trend erosivo), non è possibile tirare alcuna conclusione. Il sistema si presenta poco impattante a meno che, in presenza di forti fenomeni di trasporto, non avvii processi di riallineamento della riva con erosioni sottoflutto, fenomeno particolarmente evidente con i pennelli emersi. Il costo di questi interventi è assolutamente variabile in funzione della lunghezza dei pennelli e del loro interasse. Un sistema costituito da 4 pennelli/km della lunghezza di 100 mt può essere stimato in circa 3 M /Km. Foce Verde Focene I ripascimenti misti adottati per questi interventi hanno presentato invece grossi problemi per quanto riguarda la fruibilità delle stesse spiagge. Il materiale ghiaioso oltre a costituire un indubbia snaturalizzazione dell arenile, non sembra mostrare quella stabilità rispetto ai materiali più fini in virtù della quale si giustifica il suo impiego. Il materiale ha invece un alta capacità di migrazione ed infesta i litorali sottoflutto con velocità a volte sorprendenti. linee guida Piano_coste_07 21

22 Linee Guida per il Piano Regionale della Difesa delle Coste Le barriere soffolte con ripascimenti Le barriere soffolte sono scogliere sommerse realizzate parallelamente alla linea di riva, collegate o meno a quest ultima con pennelli. Lo scopo della protezione è quello di provocare la rottura di una determinata fascia d onde e la conseguente perdita d energia erosiva. Sulla costa laziale sono presenti cinque interventi di una certa importanza: 1. Focene (1.300 mt, due pennelli di testata, 4,5 M m3 di ripascimento ): per contenziosi sorti in sede di costruzione, la barriera presenta un varco nella zona centrale che peraltro non sembra aver prodotto particolari problemi; risulta evidente invece la deriva del materiale di ripascimento dopo appena 6 mesi dalla posa in opera ed il suo accatastamento sul pennello di sottoflutto; non risulta fuoriuscito materiale. 2. Ostia Centro (2.500 mt, 3 pennelli ex-piste, barriera a 1,50, m3 di ripascimento, 15M 1990): questo intervento presenta le stesse caratteristiche del primo con un accentuata deriva del materiale verso il molo di sottoflutto, apparsa sin dal primo anno di realizzazione; il materiale di ripascimento, raggiunto il limite del molo, attualmente fuoriesce imbonendo il linee guida Piano_coste_07 22

23 Canale dei Pescatori; questo intervento ha più anni di monitoraggio ed è ormai accertato che il trend di erosione esistente è identico a quello esistente sul litorale sottoflutto privo di qualsiasi difesa; anche in questo caso l impiego di materiale ghiaioso provoca, a distanza di 10 anni, infestazione dei litorali sottoflutto con alta velocità di migrazione. 3. Ostia Ponente (1.300 mt, 12 pennelli soffolti, barriera semi-emersa, 5 M m3 di ripascimento, 4,5 M ): questo intervento si presenta con caratteristiche differenti in quanto la barriera è semi-emersa ed è molto ravvicinata alla linea di riva (40-45 mt); sono stati inoltre realizzati pennelli relativamente ravvicinati (100 mt di interasse). I monitoraggi sono in corso ma i dati non saranno particolarmente significativi in quanto nel frattempo è stato realizzato un ripascimento ulteriore con sabbia prelevata dall escavo del porto di Ostia. In generale tuttavia il sistema sembra aver ridotto considerevolmente il trend erosivo salvo Ostia Ponente nella parte di ponente (testa della naturale deriva) dove si è assistito ad un progressivo arretramento della linea di battigia. Nel complesso l esperienza delle barriere soffolte non presenta risultati sufficientemente positivi per costituire una sicura alternativa in quanto, fra l altro, il costo di tali opere è notevole (4M /Km). Gli elementi che rallentano in qualche misura la deriva del materiale sono i pennelli di sottoflutto (il molo del Canale nel caso di Ostia Centro) con effetti peraltro devastanti sul litorale sottoflutto. Il sistema di Ostia Ponente presenta senz altro una risposta migliore ma il costo lordo complessivo di tale opera (senza ripascimento) è dell ordine di 5 M /Km. Altro elemento che non si è potuto appurare è l effetto di questo intervento sul litorale sottoflutto in quanto anche quest ultimo è stato oggetto di un ripascimento I ripascimenti morbidi La tecnica dei ripascimenti morbidi è in uso nei paesi del Nord Europa e negli U.S.A. da almeno un decennio, con risultati estremamente positivi. Il successo di tale tecnologia sta probabilmente nella sua estrema semplicità concettuale: la sabbia che non arriva più con il naturale trasporto solido viene sostituita integralmente o in parte con sabbia prelevata dai fondali marini. Un approccio progettuale così diretto, che difficilmente può far commettere errori, si è reso possibile solo con la maturazione di due condizioni: linee guida Piano_coste_07 23

24 1. tecnologie di dragaggio avanzate 2. disponibilità di cave marine Il ripascimento morbido riunisce nella sabbia di apporto la duplice funzione di difesa e di ricostruzione dell arenile e quindi differisce progettualmente dai ripascimenti assistiti da opere di difesa (in genere pennelli o barriere soffolte). Il quantitativo di sabbia per un ripascimento morbido, a parità di avanzamento progettuale della linea di riva, è in genere superiore a quello di un ripascimento assistito in quanto è da prevedere una distribuzione trasversale superiore (pendenze di equilibrio minori) ed una quantità supplementare per la formazione delle barre (secche). Il principio di ricostruire una spiaggia con tutte le sue strutture naturali, richiederebbe un ulteriore contributo di sabbia per la formazione delle dune (laddove carenti o scomparse) nonché opere specifiche per la loro permanenza. Purtroppo la conformazione di gran parte dei litorali laziali (ed italiani in genere) attrezzati per il turismo, è caratterizzata da infrastrutture ricettive collocate proprio in corrispondenza dell apparato dunario che, per tale costume, risulta completamente smantellato. Gli interventi di ripascimento in questi litorali non possono quindi provvedere a tale funzione. Il prelievo di sabbia da cave marine caratterizza questi interventi anche per quel che riguarda gli aspetti granulometrici del materiale impiegato. L impiego di ghiaia, ammesso che abbia qualche utilità, è in tali circostanze impossibile in quanto di difficile gestione nelle operazioni di refluimento. Nel Lazio (e in Italia) il primo intervento di ripascimento morbido è stato effettuato ad Ostia Levante nel 1999, con il versamento di circa 1 milione di m3 su un fronte di spiaggia di 3,5 Km., per un area di nuovo arenile di mq ed un costo lordo di 10,5 M ( 3 M /Km). Ad un anno dalla realizzazione l intervento si presenta con una superficie di nuovo arenile pari a oltre mq (94% della spiaggia di progetto) senza tener conto delle nuove aree venutesi a formare sottoflutto, oltre il limite di ripascimento. Gli arretramenti peraltro non sono avvenuti in maniera uniforme e si sono concentrati nella zona sottoflutto al molo del Canale dei Pescatori per un tratto di circa 600 mt. Nel complesso l intervento ha mostrato una indiscussa efficacia e una più che soddisfacente rispondenza alle aspettative progettuali. linee guida Piano_coste_07 24

25 linee guida Piano_coste_07 25

26 Analisi Costi-Benefici Una volta stimato il beneficio che un opera di difesa riesce ad offrire in termini di ridotta erosione, rimane da valutare se l entità di questo beneficio compensa i costi dell opera stessa. Come illustrato nei paragrafi precedenti, rare sono le stime di quanto un opera di difesa abbia ridotto il trend erosivo; nel caso di Ostia Centro si è addirittura valutato nullo. E stata sviluppata un analisi del Valore Attualizzato Netto su un periodo di 25 anni, per confrontare in termini economici un ripascimento morbido ed un ripascimento assistito da una barriera soffolta. La validità dell intervento di difesa sussiste se il suo costo è ripagato dalla sabbia di manutenzione che in sua assenza, si sarebbe dovuta ripascere in più. Per rimanere in un ambito particolarmente cautelativo, sono state formulate le seguenti ipotesi: efficacia riduttiva del trend erosivo da parte della barriera = 60% efficacia riduttiva del trend erosivo da parte del solo ripascimento = 0% costi di manutenzione della barriera = 0 costo unitario lordo (IVA inclusa) scogliera = 30/m3 del prezzo di mercato per ripascimenti dell ordine di 1 milione di m3 (ad Ostia 11,07 con 45 Km di distanza dalla cava), risulta che anche se si riuscisse a dimostrare un efficacia riduttiva pari al 60% del trend erosivo da parte di un opera di difesa, questa non converrebbe rispetto ad un ripascimento morbido. Tenendo fissi tali parametri, si è voluto individuare il costo limite per la sabbia affinché risulti conveniente il solo ripascimento, a parità di altre condizioni. Dalle verifiche effettuate risulta che tale prezzo limite è di 10/ m3 lorde. Considerato che tale cifra, salvo casi particolari, è perfettamente nei limiti linee guida Piano_coste_07 26

27 4. Le Risorse Naturali 4.1. Le Cave Marine Per quanto riguarda il costo del materiale di base, c è da osservare che il prelievo da cave dell entroterra di materiale da ripascere sulle spiagge oltre a rappresentare una diseconomia in termini commerciali è una grave diseconomia in termini eco-ambientali. Come già ricordato in precedenza, il materiale sabbioso delle spiagge è un materiale di transito che viene costantemente sottratto alla terraferma ed avviato dalle correnti (e ovviamente dalla forza di gravità) verso gli abissi marini. Le correnti longitudinali spostano lungo i litorali il materiale sabbioso ma non lo sottraggono ad essi; le correnti trasversali invece lo sottraggono in maniera definitiva. Nel momento in cui ci si deve porre il problema di contrastare il fenomeno dell erosione delle coste, il punto più naturale ed ecologico di captazione del materiale sabbioso è situato all inizio del suo tragitto verso gli abissi, ovvero ai limiti della zona attiva di trasporto longitudinale (usualmente oltre la batimetrica -10 mt). Le cave a mare sono il luogo più naturale di prelievo, perché il materiale che si preleva è quello che preesisteva sulle spiagge e perché ad esse tornerà di nuovo; se la coltivazione delle cave è calibrata con il loro ricostituirsi, si tratterebbe di un ciclo il cui unico fattore significativo di decadimento ecologico è costituito dall energia necessaria per il trasporto del materiale. In questo caso oltre al rispetto di un naturale ciclo sedimentologico si aggiunge un notevole risparmio in termini di costo del materiale di ripascimento (valutabile nell ordine di 5-7,50 /m3 contro i 15,00 /m3 della sabbia di cava) nonché un ridottissimo impatto costruttivo (eliminazione trasporto da terra, solo trasporto via mare). Il problema è costituito dalla reperibilità di stratificazioni consistenti di materiale sabbioso con granulometria tollerabile ed a profondità sicuramente non interessate da fenomeni di trasporto da parte del moto ondoso (oltre -15 mt s.l.m.m.). Nel passato non sono stati effettuati studi sistematici, con un dettaglio operativo, dei sedimenti sottocosta prelevabili ai fini del ripascimento anche se un significativo quadro d'insieme è stato definito con la Carta della distribuzione dei sedimenti e delle praterie di posidonia oceanica 10 che indica significativi giacimenti sabbiosi oltre la batimetrica -15 a sud di Nettuno, a sud di Foce Verde e ad Ovest del Circeo. Scaturito dalle analisi riportate nel volume Il mare del Lazio, pubblicato dall Università La Sapienza di Roma per la Regione Lazio, lo studio in corso del Dipartimento Scienze della Terra ha come scopo l Individuazione e caratterizzazione dei depositi sabbiosi presenti sulla piattaforma continentale della Regione Lazio e valutazione di un loro utilizzo ai fini del ripascimento dei litorali in erosione. Tale iniziativa, nata dall esigenza economica e sociale di proteggere e ricostituire le spiagge del litorale laziale in erosione tramite ripascimento artificiale a minor impatto ambientale, intende porre la base scientifica per il reperimento di sabbie necessarie a quegli interventi di ripascimento cosiddetto morbido tesi ad evitare l innesco e l aggravarsi della spirale erosiva causata dall utilizzo di barriere e/o pennelli frangiflutti più o meno sommersi. linee guida Piano_coste_07 27

28 Questo tipo di intervento non deturpa il paesaggio costiero, non altera le condizioni idrogeologiche delle aree di cava e non ha sfavorevoli ripercussioni sul regime dei litorali adiacenti che, anzi, non possono che essere favoriti da un incremento di apporti di sedimenti. Lo strumento messo in campo per individuare, mappare e quantificare i possibili giacimenti d inerti sul fondo e sottofondo marino è rappresentato dalle prospezioni sismiche a riflessione ad alta risoluzione che forniscono informazioni sulla stratigrafia del fondo che sarà poi possibile verificare e dettagliare con campionamenti diretti e altre analisi. Attualmente, al termine della prima fase, sono state indagate 5 aree lungo tutto il litorale laziale; di queste verranno prese in considerazione almeno tre zone che per caratteristiche di posizionamento (aree con battente d acqua limitato a mt e copertura pelitica tra 0 e 3 mt), qualità (caratteristiche granulometriche delle sabbie adatte al ripascimento, spessori del banco consistenti e comunque cubature complessive di prelievo superiori ai m3) e dislocazione rispetto alla costa, rappresentano le possibili cave di approvvigionamento di materiale sabbioso per il ripascimento dei litorali prospicienti. Tuttavia le continue innovazioni in materia di mezzi draganti, consentono di poter spingere il campo di indagine anche su fondali di 100 mt. Al momento si è in attesa di verificare, tramite campionamenti diretti sul fondo, la qualità, consistenza e posizione effettiva dei giacimenti individuati che risultano approssimativamente di circa 4 miliardi di m I dragaggi portuali Nel considerare il ripascimento morbido come punto fermo di una nuova strategia di intervento sul litorale laziale, non possono essere trascurati i quantitativi di sabbia che si depositano alle imboccature dei porti che costituiscono un punto di facile approvvigionamento delle sabbie. La metodologia impiegata per la ricostruzione degli arenili con sabbia prelevata dalle imboccature portuali presenta le stesse caratteristiche dei ripascimenti effettuati con sabbia proveniente da cave marine, senza tuttavia l onere di particolari verifiche di convenienza economica sul costo delle operazioni in quanto gli escavi sono comunque considerati interventi dovuti. Nel tratto di costa Laziale che si estende da Anzio a Sperlonga, trovano sede porti che presentano fenomeni d insabbiamento e necessitano di operazioni di dragaggio su base annuale nelle seguenti misure: Porto di Anzio Rio Martino Porto Badino Foce Sisto Porto di Terracina Porto di Sperlonga dragaggio di m3/anno; dragaggio di m3/anno; dragaggio di m3/anno; dragaggio di m3/anno; dragaggio di m3/anno; dragaggio di m3/anno. Sarebbe opportuno inserire tutti i bacini portuali e foci considerando che su alcuni bisogna ancora fare delle indagini, anche per quelli privati che comunque sono in concessione e che sono una fonte di materiale da riutilizzare linee guida Piano_coste_07 28

29 Un totale, quindi, di m3/anno di materiale dragabile ed impiegabile per il ripascimento. Tale valore, da accertare mediante rilievi e studi opportuni, corrisponde a circa il 15% del fabbisogno globale di manutenzione e quindi rappresenta una preziosa risorsa anche in considerazione del fatto che possono essere impiegati mezzi medio-piccoli di basso costo. Per quanto riguarda i sistemi di dragaggio si segnala come ormai questo tipo applicazione fruisca delle esperienze consolidate compiute in altri paesi, che di questa tecnica si avvalgono anche per il recupero di terre dal mare. Qualunque siano gli scopi di queste operazioni, esse si avvalgono di draghe aspirantirefluenti costituite da vere e proprie navi particolarmente attrezzate. La mobilitazione di tali mezzi ha costi molto elevati e possono essere impiegati, anche a causa della loro mole, in progetti che coinvolgano grandi quantità di materiali e notevoli risorse economiche. Al fine, pertanto, di rendere conveniente ed efficace l uso di tali mezzi è ormai necessario un coordinamento dei vari interventi di dragaggio delle imboccature portuali attivando nel contempo una rete di monitoraggio che stabilisca, con assoluta attendibilità, lo stato dei fondali e la qualità del materiale di dragaggio. È nell interesse, pertanto, sia degli operatori portuali che dei fruitori degli arenili, che si stabilisca un tavolo comune tra le parti interessate (Regione, Capitanerie di Porto, Ministero dell Ambiente, operatori portuali e balneari) al fine di concordare procedure autorizzative più agili e coordinare i vari interventi di dragaggio e ripascimento. La Regione Lazio ha già avviato lavori di dragaggio all imboccatura del Porto di Anzio e successivo ripascimento con diversi interventi per complessivi m3 ed è in procinto di avviare altri interventi sia ad Anzio sia al Porto di Terracina Altre fonti Il ripascimento delle spiagge richiede quantitativi così ingenti di materiale sabbioso da far risultare sconveniente l uso di cave terrestri sia per i prezzi, sia per tempi di lavorazione, sia infine per il notevole impatto ambientale del trasporto gommato. Tuttavia si profilano occasionalmente opportunità che vanno colte in quanto sinergiche ed in definitiva economiche. E il caso per esempio di importanti lavori di escavo presso cantieri limitrofi alla costa che possono consentire attività di ripascimento ad ottime condizioni. In tal senso la Regione Lazio ha preso contatti, per esempio, con la società Aeroporti di Roma che prevede nel prossimo futuro scavi dell ordine di m3. Per questo tipo di fonte è però molto delicato il problema qualitativo del materiale che necessita di un controllo particolarmente accurato. Questo genere di fonti per il materiale sabbioso non può presentare carattere di sistematicità e quindi non si presta ad una pianificazione. Altra fonte potenziale e, come già indicato, problematica, è costituita dagli sbarramenti artificiali in relazione alla loro capacità di trattenimento dei sedimenti e quindi al loro effetto linee guida Piano_coste_07 29

30 sull erosione costiera. L argomento di per sé molto complesso da tempo è stato affrontato dall Assessorato all Ambiente della Regione Lazio. Prima di entrare nell ambito delle soluzioni prospettabili e dei problemi connessi, occorre fare chiarezza su alcuni punti specifici. In primo luogo occorre specificare che sulla rete idrografica che interessa il versante laziale, insistono circa 40 sbarramenti artificiali per un totale di capacità di invaso di circa 1,17 miliardi di m3, di cui la quasi totalità (97%) riferita a sbarramenti sul Tevere. Considerato che la cosiddetta capacità morta degli invasi, ovvero quel volume di invaso che progettualmente è destinato ad accogliere e trattenere i sedimenti in arrivo, si aggira intorno al 5-10% della capacità di invaso totale, si ottiene che l attuale sistema di sbarramenti è in grado di trattenere circa milioni di m3 di sedimenti di cui verosimilmente milioni costituiti da sabbie utili al ripascimento naturale. Questi valori estremamente significativi, sono tuttavia legati alle grandi dighe che si caratterizzano per grandi capacità di invaso (circa il 90% della capacità totale) e per l effetto di trattenimento permanente del sedimento. Gli altri sbarramenti, tra cui Castel Giubileo, sono di natura diversa (traverse) e si caratterizzano per basse capacità di invaso e per la possibilità di rilasciare naturalmente, durante le piene, gran parte del sedimento trattenuto. Dal grafico sotto riportato, si distinguono per la capacità d invaso le principali dighe dalle traverse o dalle dighe minori. linee guida Piano_coste_07 30

31 Il problema quindi va affrontato per quegli invasi che rappresentano effettivamente un ostacolo significativo al deflusso dei sedimenti e tra questi non può annoverarsi la traversa di Castel Giubileo. Sbarramenti Artificiali della rete idrografica sversante sul litorale laziale (da Servio Dighe Nazionale) Capacità di invaso (mc x mil.) 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 - SALTO CASANUOVA CORBARA MONTEDOGLIO TURANO CASTEL GIUBILEO NAZZANO VULCI ALVIANO CESIMA MARROGGIA SAN LIBERATO PONTE FELICE AJA ELVELLA SUIO MARMORE PONTEFIUME SELVA MADONNA DELLE ACCIANO PONTECORVO RIO CANCELLO SAN ELEUTERIO COLLEMEZZO GROTTACAMPANARO FOSSO DEL PRETE LA MORICA SUGARELLA SOVARA SAN COSIMATO CERVENTOSA STERPETO SAN FELICE DI GIANO SAN CASSIANO COLLECHIAVICO CASALE DEI SASSI Lo sbarramento significativo più prossimo alla foce e quindi di primario interesse per affrontare il problema del trattenimento dei sedimenti, è rappresentato dalla diga di Corbara (oltre 200 milioni di m3 di invaso), situata nel comune di Orvieto, il cui ente gestore è l ENEL Produzione. L ENEL Produzione è stata contattata nella persona dell Ing. Manes Vittorino e si è preso atto della disponibilità da parte della stessa società nel voler affrontare il problema. Tuttavia l attuale normativa (D.Lgs. 152/1999) stabilisce che le operazioni di movimentazione dei sedimenti trattenuti dalle dighe (sghiaiamento, sfangamento) devono essere sottoposte, nell ambito di uno specifico piano di gestione, all approvazione della Regione competente (art.40, comma 5) che, nella fattispecie della diga di Corbara, è la Regione Umbria. L ente Gestore deve quindi attenersi a tale piano di gestione e non può assumere autonome iniziative a riguardo. La Regione Lazio ha quindi provveduto ad investire del problema l Autorità del Bacino del Tevere, in quanto istituto preposto alla pianificazione coordinata della difesa del suolo nell ambito di tutto il bacino e nei cui organi tecnici ed istituzionali sono presenti, fra gli altri, rappresentanti sia della Regione Lazio che della Regione Umbria (nota assessorile n 1013 del ). Si fa presente che comunque il problema si presenta di grande complessità e che il ripristino del trasporto solido a valle della diga di Corbara potrà avvenire solo con una gradualità estrema. In effetti il materiale rilasciato tende ad innalzare l alveo del fiume e potrebbe distribuirsi in maniera non uniforme lungo il suo corso (in corrispondenza di opere, di cambi di pendenza, ecc.). linee guida Piano_coste_07 31

32 Tale circostanza, di controllo estremamente difficile, può creare restringimenti di sezione locali con effetti idraulici molto incerti e rischi di rigurgiti con innalzamento dei livelli di piena e conseguenti rischi di esondazione. L ipotesi di ristabilire un trasporto solido naturale (accertate le condizioni ambientali, verificate le condizioni idrauliche, approntato un piano di gestione della diga) comporterà quindi un eventuale comparsa a lungo termine ( 5-10 anni) di risultati apprezzabili sulla costa mentre innescherà da subito contenziosi che, in tali circostanze, insorgeranno inevitabilmente per qualsiasi comportamento idraulico anomalo del Tevere in quanto, data la complessità dei fenomeni coinvolti, sarà difficile se non impossibile dimostrare l estraneità dell intervento proposto rispetto a tali anomalie. L ipotesi di dragare i sedimenti dal bacino artificiale e di trasportarli con mezzi meccanici sulle coste da ripascere è senz altro più fattibile ma il solo costo del trasporto, anche nell ipotesi di servire i litorali più prossimi, si aggira intorno a /m3. Tale cifra è da confrontare con i /m3 del costo in opera della sabbia di cava (ad esempio: cava della Magliana per i litorali di Ostia) e contro i 7,5 /m3 del costo in opera della sabbia da cava marina (ad esempio: cava a largo di Anzio per i litorali di Ostia). La differenza di costo è tale da scoraggiare qualsiasi iniziativa in merito, non tenendo conto dell impatto ambientale di decine di migliaia di viaggicamion sulla rete autostradale e stradale cittadina. In conclusione mentre sono chiaramente identificabili gli effetti degli sbarramenti maggiori sui fenomeni erosivi delle coste, resta molto difficile ripristinare le condizioni naturali e le soluzioni che si presentano comportano a loro volta altri problemi che potrebbero risultare più dannosi dei rimedi ipotizzati. Ciò nondimeno la questione è in corso di studio ed analisi da parte degli uffici dell Assessorato Ambiente della Regione Lazio. linee guida Piano_coste_07 32

33 5. Aspetti Giuridici e Competenze in materia di Difesa delle Coste 5.1. Il nuovo scenario delle competenze: la legge regionale 53/98 L'articolazione delle competenze in materia di difesa delle coste ha subito una lenta ma importante evoluzione nel corso del tempo. Con la prima attribuzione delle deleghe dello Stato alle Regioni, si ebbe solo un parziale passaggio di competenze sancito dall art. 69, 6 comma, del DPR 24 luglio 1977 n. 616: Le Regioni possono altresì provvedere alle opere destinate alla difesa delle coste interessanti il rispettivo territorio previa autorizzazione dello Stato. La Regione Lazio, con la legge regionale 18 novembre 1977 n. 44, istituì uno specifico capitolo di spesa per studi e per la realizzazione di opere anche di carattere sperimentale (ripascimenti artificiali di sabbia difesi da opere trasversali, pennelli, o longitudinali, barriere soffolte. La realizzazione delle opere era subordinata all autorizzazione dello Stato. L Autorità marittima (Capitanerie di Porto) per consegnare le aree per i lavori, doveva in ogni caso acquisire il parere dell organo tecnico preposto (Genio Civile per le Opere Marittime del Ministero dei Lavori Pubblici) il quale a sua volta poteva chiedere il conforto del parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. A modificare tale quadro di competenze ed a sancire una più ampia responsabilità regionale è intervenuta, poi, la legge 183/89 (art. 10 comma 7) che ha introdotto la piena delega della difesa delle coste alle regioni territorialmente competenti, fatte salve le aree prospicienti i bacini di interesse nazionale. Si è così definito il seguente nuovo quadro di riferimento per l esercizio delle competenze in materia di difesa delle coste, reso operativo, peraltro, solo nel 1998 dal confine con la Toscana fino ai Ruderi di S. Nicola (Ladispoli): competenza regionale; dalla località Ruderi S. Nicola a Capo d Anzio: competenza statale (litorale prospiciente il bacino nazionale del Tevere); da Capo d Anzio a Monte d Argento (Minturno): competenza regionale; da Monte d Argento al confine con la Campania: competenza statale (litorale prospiciente il bacino nazionale del Liri-Garigliano). Con il Decreto Legislativo 112/1998, art. 89 comma 1 lett. h), infine, sono state definitivamente trasferite alle Regioni le funzioni relative alla programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi di difesa delle coste e degli abitati costieri. La piena attuazione del Decreto Legislativo 112/1998 consentirà dal 1 gennaio 2001, finalmente, di superare una situazione operativa complessa in quanto, anche dove era affermata la competenza regionale, rimaneva in ogni caso il parere vincolante di strutture tecniche dello Stato per l esecuzione di lavori su proprietà demaniale marittima. linee guida Piano_coste_07 33

34 Il nuovo sistema di competenze, nel Lazio, è regolamentato dalla legge regionale 53/98 che ha introdotto significative innovazioni rispetto alla legislazione preesistente. Ci si riferisce in particolare: alla ridefinizione delle finalità e delle tipologie d intervento in materia di difesa delle coste. L art. 7 della legge regionale 53/98 stabilisce che le opere a difesa delle coste hanno ad oggetto: a) la protezione di abitati e di importanti infrastrutture costiere; b) il contenimento dei processi erosivi e la ricostituzione delle spiagge anche attraverso ripascimenti artificiali; c) la rinaturalizzazione della fascia costiera, la tutela e la ricostituzione della duna litoranea. Per gli interventi debbono essere adottate tecniche atte a minimizzare l'impatto ambientale e consentire, nel lungo periodo, l'obiettivo di una generale rinaturalizzazione delle spiagge e la ricostituzione degli habitat acquatici in prossimità delle coste. I progetti di intervento sono predisposti sulla base di idonee misure del moto ondoso, di studi sulla natura geologica e stratigrafica della costa e sull'habitat costiero e di previsioni sulla evoluzione dei processi litoranei. alla riorganizzazione delle competenze d'intervento assegnando all'ardis, l'agenzia regionale per la difesa del suolo, le responsabilità operative in materia di difesa delle coste. L ARDIS svolge attività tecnico-operative connesse all esercizio delle funzioni pubbliche relative alla realizzazione, gestione e manutenzione delle opere di difesa del suolo di competenza regionale (opere idrauliche relative alle aste principali dei bacini idrografici nazionali, interregionali e regionali individuate con apposita deliberazione della Giunta regionale, opere di difesa delle coste). alla costituzione dell'osservatorio regionale dei litorali che ha il compito specifico di monitorare le coste e la loro evoluzione. L Osservatorio regionale dei litorali opera in stretto collegamento con le Autorità di bacino ed i Servizi tecnici nazionali ed ha, in particolare, il compito di assicurare: a) la costituzione di una rete di capisaldi sulla fascia costiera e lungo i principali corsi d acqua cui riferire rilievi periodici; b) il rilevamento del trasporto solido fluviale dei principali corsi d acqua che sfociano nel mare Tirreno; c) il rilevamento continuo delle condizioni meteomarine presenti al largo e sottocosta; d) il controllo delle caratteristiche qualitative dei sedimenti superficiali e delle acque di fondo nella zona costiera; e) il monitoraggio della qualità delle acque sotterranee al fine di controllare i fenomeni di intrusione salina; f) l individuazione di cave di prestito e corpi sedimentari sottomarini utilizzabili quali possibili fonti di approvvigionamento per il ripascimento artificiale. all'affidamento ai Comuni delle opere di ripascimento e di protezione delle coste e della responsabilità della loro manutenzione L art. 33 della legge regionale 53/98 stabilisce che la Giunta Regionale, all'atto del finanziamento delle opere di difesa delle coste di competenza regionale, deve stipulare, con i Comuni territorialmente interessati, apposite convenzioni che prevedono l'affidamento ai linee guida Piano_coste_07 34

35 Comuni stessi, delle opere realizzate e collaudate e le modalità per la loro manutenzione, nel rispetto della normativa vigente. I Comuni possono provvedere alla gestione e manutenzione delle opere mediante affidamento all'agenzia regionale per la difesa del suolo, sulla base di apposite convenzioni. alla corresponsabilizzazione degli operatori balneari nella manutenzione e nel controllo delle opere L art. 33 della legge regionale 53/98 stabilisce infatti che per le spiagge, oggetto di ripascimento o comunque sedi di opere di protezione, le concessioni d'uso per l'utilizzazione turistica e ricreativa, sono subordinate alla stipula, con i Comuni interessati, di apposite convenzioni che assicurino, con oneri a carico dei concessionari, la manutenzione ed il controllo delle opere. Le convenzioni sono definite sulla base della convenzione-tipo approvata dalla Giunta regionale. Gli elementi di maggior novità sono costituiti dalla preferenza esplicitamente assegnata, per ciò che riguarda le tipologie d intervento, alle azioni di ripascimento ed agli interventi a basso impatto ambientale e dal ruolo strategico attribuito alle azioni di monitoraggio ed alla manutenzione. Per quanto attiene il monitoraggio sono state avviate avvalendosi di Istituti Universitari, dei Servizi Tecnici Nazionali e dell ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare) ricerche e studi di fondamentale importanza che verranno nel seguito illustrati ed è stato costituito uno specifico Centro di Monitoraggio, operativo dal mese di Giugno 2000, con il compito di gestire strumentazioni, rilievi ed indagini ed organizzare la raccolta, l archiviazione, l elaborazione dei dati e la sistematizzazione di studi e ricerche. Per la corretta organizzazione delle attività di manutenzione sono state approvate dalla Giunta Regionale, in applicazione della legge regionale 53/98 la convenzione tipo regolante i rapporti tra Comuni ed imprenditori balneari Regione (deliberazione n. 965 del 28 marzo 2000) e le convenzioni tra la Regione Lazio ed i comuni di Roma (22 febbraio 1999) e di Tarquinia (14 luglio 1999). Sono già state predisposte ulteriori Convenzioni in corso di stipula con i comuni di San Felice Circeo, Terracina, Anzio, Nettuno, Latina, Fiumicino, Sperlonga, Fondi I protocolli d'intesa Nell'organizzazione e nella realizzazione degli interventi di salvaguardia delle coste, a causa della frammentazione delle competenze e della sovrapposizione dei ruoli, è risultato estremamente importante, se non decisivo per la effettiva concretizzazione delle iniziative, il coordinamento dei diversi soggetti interessati (uffici statali e regionali, enti locali, operatori balneari). Gli uffici statali svolgono infatti, tutt ora, compiti generali di controllo essendo la realizzazione degli interventi a mare subordinata a molteplici permessi ed autorizzazioni (Ministero Ambiente, Ministero Lavori Pubblici, Capitanerie di Porto). La legge regionale 53/98, inoltre, prevede, come si è visto, il diretto coinvolgimento dei Comuni e degli operatori privati beneficiati dalle opere. Stabilire modalità efficaci di rapporto tra i diversi soggetti interessati è, pertanto, il presupposto della buona riuscita degli interventi. linee guida Piano_coste_07 35

36 Un'esperienza pilota estremamente positiva è stata compiuta, sotto questo profilo, con i Protocolli d'intesa per la ricostruzione e la difesa del litorale di Ostia e Fiumicino stipulati rispettivamente il 20 febbraio1998 ed il 29 febbraio In particolare il Protocollo d'intesa per Ostia, stipulato tra la Regione Lazio, il Ministero dei Lavori Pubblici, il Comune di Roma e l'associazione Balneari, (successivamente i gruppi di lavoro sono stati integrati con il Ministero dell Ambiente e la Capitaneria di Porto), ha permesso di sperimentare una procedura particolarmente efficace in quanto tutte le decisioni sugli interventi e sulle azioni da realizzare per la salvaguardia della spiaggia di Ostia sono state confrontate e verificate nell'ambito di molteplici riunioni con i diversi soggetti interessati. Il calendario delle decine di riunioni tenutesi dal 1998 ad oggi ha scandito tutti i passaggi cruciali del programma regionale di intervento permettendo di effettuare scelte condivise sia sulle tipologie di intervento (ivi compresa la scelta, per Ostia Levante, del ripascimento morbido con sabbia prelevata da cave marine), che per quanto attiene alle modalità ed ai tempi di esecuzione, al monitoraggio ed alla manutenzione delle opere, ai ruoli ed alle responsabilità dei diversi soggetti interessati. Talmente efficace è risultato il lavoro di concertazione tra i diversi soggetti pubblici e privati che, nell ambito delle riunioni del Protocollo d intesa, sono state affrontate anche altre problematiche (Canale dei Pescatori, Porto di Ostia, ecc.) facendo partecipare di volta in volta i nuovi soggetti interessati. Va sottolineato che gli imprenditori balneari di Ostia, anticipando la legge regionale 53/98 che rende obbligatoria la compartecipazione degli operatori balneari alla manutenzione delle opere, avevano deciso, in sede di stipula del Protocollo d'intesa, di accollarsi una quota dei costi di manutenzione delle opere. Sull esempio dei protocolli d intesa di Ostia e Fiumicino sono in corso di definizione ulteriori iniziative in altre zone critiche sotto il profilo erosivo (ad Anzio e nel sud del Lazio). Questa procedura risulta infatti estremamente efficace se si tiene conto della crescente complessità dei problemi da affrontare, non soltanto nella fase di definizione delle modalità d intervento (tipologia, priorità, tempi, ecc.), ma, soprattutto, nella fase esecutiva. Basta pensare alla vastità delle problematiche (ambiente, pesca, ecc.) che vanno affrontate nell utilizzazione di cave marine per il prelievo della sabbia necessaria per i ripascimenti che rappresenta la soluzione obbligata per poter affrontare in modo incisivo i problemi dell erosione delle spiagge. linee guida Piano_coste_07 36

37 6. Strumenti Operativi per l Attuazione del Piano delle Coste 6.1. Considerazioni di Pianificazione Generale Le molteplici esperienze compiute nel passato hanno consentito di chiarire numerosi aspetti sulla difesa delle coste mettendo in evidenza i seguenti punti cardine: Le cause che sono alla base della crisi di estesi archi di litorale non solo nel Lazio ma in tutte le coste dei paesi industrializzati, sono di natura strutturale e, a meno di casi specifici e locali, non possono essere rimosse nel breve e medio periodo Nel lungo periodo la pianificazione di Bacino deve puntare a ristabilire gli equilibri ambientali compromessi. Questo, anche se non porterà ad una soluzione immediata e definitiva, concorrerà ad attenuare gli effetti dannosi sull ambiente Circa 160 Km della costa laziale sono in arretramento con differenziati trend erosivi con un deficit globale di circa 1 milione di m3 di sabbia all anno Circa 17 Km della costa laziale necessitano di una ricostruzione della stessa spiaggia I sistemi di difesa passivi (rigidi o semi-rigidi), quando sono in grado di attenuare i trend erosivi, non possono annullare la necessità di ripascimenti che sono in ogni caso necessari per la manutenzione ed indispensabili per una effettiva ricostruzione delle spiagge senza creare danno ai litorali sottoflutto L orientamento generale di tutti i paesi industrializzati è quello di un ricorso sempre più intenso al ripascimento dei litorali mediante il ricorso alle nuove tecnologie di dragaggio in fase di continua specializzazione La Regione Lazio dispone di giacimenti marini di sabbia di una capacità potenziale estremamente elevata rispetto ai fabbisogni (oltre milioni di m3 su un fabbisogno quinquennale di 10 milioni di m3) Il ripascimento di Ostia Levante sta dando ottimi risultati salvo in quelle zone dove sono presenti elementi di disturbo al trasporto solido (Canale dei Pescatori) Gli studi di natura ambientale condotti sulla cava di Anzio hanno dimostrato l assenza di impatti significativi e quindi la fattibilità di un programma di interventi di ripascimento basato sull utilizzazione di sabbia proveniente da cave marine Gli interventi di ricostruzione e manutenzione delle coste coinvolgono in maniera diretta gli interessi di Amministrazioni Locali e di Imprenditori che devono partecipare alla definizione delle esigenze ed all onere manutentivo Tutti questi elementi consentono di poter impostare un piano operativo in grado di concludere una lunga fase sperimentale a tutto campo e di dare le certezze di un quadro di interventi programmato e comunque monitorato per il suo graduale perfezionamento. Le linee guida per la predisposizione di un Piano Regionale possono essere quindi così concepite: sviluppo di accordi programmatici con le Istituzioni Centrali e Locali e con le realtà sociali e produttive linee guida Piano_coste_07 37

38 potenziamento delle attività di ricerca, di studio e di monitoraggio della costa per consolidare gli elementi di conoscenza definizione degli interventi di ricostruzione delle spiagge per la difesa delle infrastrutture e del patrimonio ambientale ed il rilancio delle attività turistiche definizione degli interventi di manutenzione per la salvaguardia degli interventi effettuati e per i tratti di litorale in sofferenza promozione e ricerca di nuove soluzioni tecniche per la diminuzione dei costi di intervento valutazione di un azione di riequilibrio ambientale determinata dalla realizzazione di interventi a livello di Bacino idrografico definizione delle fonti finanziarie Per quanto riguarda il primo punto è emersa, nel corso delle esperienze di questi ultimi anni, la necessità di una preliminare concertazione degli intenti fra i diversi soggetti interessati che ha trovato una prima forma di espressione mediante i protocolli di intesa. La strutturazione di tali protocolli può essere ulteriormente sviluppata dando effettivamente luogo a specifici gruppi di lavoro che avranno il compito di esaminare e di trovare soluzioni tecnico-gestionali nell ambito progettuale in genere e nell ambito delle spesso numerose e contrastanti istanze locali. La consistenza e la credibilità tecnico-scientifica del Piano dovrà fondarsi su un potenziamento delle attività di studio e ricerca che peraltro è stato già avviato nell ambito del progetto Osservatorio dei Litorali è articolato in un insieme di iniziative mirate al rafforzamento di quel bagaglio informativo che ha già consentito concreti ed importanti passi in avanti e che dovrà garantire una sempre maggiore consapevolezza in materia di difesa delle coste. Il nucleo del futuro Piano Regionale sarà costituito dal programma degli interventi che dovrà rispondere alle aspettative di natura sociale ed ai criteri tecnico-economici definiti nell ambito delle attività di studio. Il quadro degli interventi che si delinea in questa sede costituisce quindi una traccia di lavoro per quanto dovrà essere fatto in sede di Piano. La struttura del Piano Regionale dovrà essere inoltre aperta alla ricerca a tutto campo ed alla promozione di iniziative tendenti alla diminuzione dei costi di intervento che potranno essere individuate nelle opere di difesa a basso impatto (pennelli soffolti, sistemi drenanti, ecc.), nella promozione di tecnologie di dragaggio più adeguate alle esigenze delle coste laziali, nell intervento su alcune delle cause strutturali di diminuzione degli apporti solidi. Le condizioni per la realizzabilità di un Piano che richiede un così notevole impegno finanziario, sono legate a forme di compartecipazione tra Regione, Amministrazioni Locali e Imprenditori balneari. Queste modalità di compartecipazione per la definizione delle fonti finanziarie delineate nella L.R.53/98 richiedono una taratura sulle singole situazioni ed in base agli elementi oggettivi riscontrati. Altro elemento da considerare con particolare attenzione è la possibilità di accedere a finanziamenti europei per il sostegno anche parziale degli interventi di ricostruzione di spiagge. Si segnala a tal proposito l attivazione dei finanziamenti previsti per Agenda 2000 e la possibilità di attivare ulteriori finanziamenti, per la progettazione, nell ambito del programma comunitario Interreg. linee guida Piano_coste_07 38

39 6.2. L Osservatorio dei Litorali L'Osservatorio Regionale dei Litorali Laziali è stato istituito con la Legge Regionale 53/98 nell'ambito delle strutture organizzative regionali con il compito specifico di controllare fattori influenti sulla dinamica dei litorali regionale e di realizzare il monitoraggio delle azioni e degli interventi autorizzati. In quest ambito sono state sviluppate attività nel campo del monitoraggio, della ricerca di risorse, della valutazione di impatto ambientale, della progettazione di interventi di difesa ed altre attività connesse al controllo della costa. L'Osservatorio dei litorali, che è una struttura operativa, fa riferimento al Centro di Monitoraggio che è una specifica struttura chiamata a svolgere anche un importante ruolo di catalogazione dei dati raccolti Vengono ora sinteticamente presentate le attività alcune dalle quali già avviate mentre altre sono in via di predisposizione Cave Marine del Lazio La Regione Lazio e l Università di Roma La Sapienza,Dipartimento Scienza della Terra (Proff. G. B. Lamonica - F. L. Chiocci), che già avevano collaborato nella prima metà degli anni 90 in una ricerca multidisciplinare per la conoscenza della piattaforma continentale del Lazio, iniziarono nella seconda metà dello stesso decennio un programma per la ricerca, la caratterizzazione e lo sfruttamento di depositi sabbiosi giacenti sulla piattaforma continentale. Una Convenzione di prima fase portò all analisi in chiave mineraria di una grande quantità di dati acquisiti negli anni per scopi scientifici dall Università e da altri Enti. Tale fase si finì con l individuazione delle aree potenzialmente idonee al reperimento di inerti. Con un accelerazione imposta dalle pressioni socio-economiche, già nel 1999 venne effettuato, per la prima volta in Italia, un ripascimento artificiale di grandi dimensioni e senza alcuna opera di protezione o contenimento, con sabbie prelevate in una cava al largo di Capo d Anzio. Contemporaneamente fu avviata una Convenzione di seconda fase, rivolta all esecuzione di prospezioni mirate per l individuazione delle aree di interesse minerario, ossia di zone all interno delle quali le risorse di sabbia esistevano ed erano definite nella loro cubatura e caratteristiche sedimentologiche generali. linee guida Piano_coste_07 39

40 La ricerca applicativa ha previsto indagini sempre di maggior dettaglio, compreso il prelievo di campioni in profondità (carotaggi), e costituisce la base conoscitiva per tutti i futuri programmi di ripascimento Le zone di prelievo e le problematiche per la coltivazione Gli studi effettuati, in questi ultimi anni, sul litorale laziale forniscono confortanti indicazioni relativamente alla presenza di depositi sabbiosi da utilizzare per il ripascimento delle spiagge in erosione. La lettura in chiave mineralogica di oltre Km di profili sismici a diverso grado di risoluzione e penetrazione ha permesso di individuare cinque zone, nelle quali sono presenti depositi che potenzialmente potrebbero essere di natura sabbiosa. Lo scopo del lavoro è stato l individuazione e la quantificazione di massima di corpi deposizionali potenzialmente sfruttabili come inerti per il ripascimento delle spiagge in erosione del litorale laziale. Un deposito per essere di interesse minerario deve soddisfare contemporaneamente le condizioni di: essere costituito da sabbie di caratteristiche granulometriche idonee; avere spessori consistenti (> di ~ 3-4 m); essere affiorante o con limitata copertura pelitica (< di ~3-4 m); essere localizzato in aree con limitato battente d acqua (< di ~ 100 m); avere una cubatura significativa (> di ~ m 3 ). La sintesi generale dei risultati sinora acquisiti è indicata in tabella e figura seguenti. Inoltre nei paragrafi successivi sono descritti i principali studi e indagini realizzati. Zona Cava Denominazione Profondità in mt Spessore Pelite Spessore Sabbie in mt Superficie in miloni di mq Cubatura in milioni di m3 A A1 Ansedonia max 2 mt A2 Montalto di Castro B B Capo Linaro max C C1 Torvaianica nord max , e C2 Torvaianica sud max 3 oltre D D1 Capo D'Anzio Sito A Coltivati 2 milioni di m3 nel 1999 Sito F ,618 6 D2 Nettuno Localizzazione dati D3 Latina Localizzazione dati E E0 Terracina Localizzazione dati E1 Gaeta - S.Agostino Individuazione di tre depositi di scarso interesse minerario E2 Gaeta - Garigliano Sito ,2 6,3 Sito ,5 6 linee guida Piano_coste_07 40

41 Campagne di acquisizione dei dati geofisici e sedimentologici Nel Rapporto conclusivo di I FASE sono indicate tutte le informazioni di tipo generale, concernenti gli studi scientifico-tecnici realizzati precedentemente alla convenzione, l inquadramento geologico/fisiografico della piattaforma continentale anche in rapporto ai tratti costieri antistanti e la definizione di uno schema sismostratigrafico generale di riferimento. L illustrazione dei risultati della ricerca, elaborati di I FASE, sono articolati su base geografica e il rapporto descrive i risultati ottenuti nelle 5 zone (da A ad E) in cui è stato suddivisa la piattaforma laziale in riferimento alle risorse di inerti per ripascimento. Non tutte le zone hanno raggiunto un uniformità di conoscenze, pertanto con lo svolgimento di una II FASE si è rimodulata in corso d opera la serie di attività previste di Convenzione,. Nel dettaglio è possibile definire una conoscenza di seconda fase, con definizione di una zona di interesse, che rappresenta una zona ampia in genere decine o centinaia di km2, all interno della quale è stata verificata l esistenza di risorse minerarie, ne è stata valutata la cubatura e le caratteristiche tessiturali. Tale area rappresenta quindi la zona dove iniziare le indagini di tipo ambientale e sulle cui caratteristiche è possibile parametrizzare i fabbisogni tecnici ed economici per lo sfruttamento. La conoscenza di III FASE, anticipata per alcune aree, porta invece all individuazione di un sito per il prelievo di inerti, ampio in genere pochi km2, in cui la densità di campionamento e le verifiche sismostratigrafiche indicano con certezza la possibilità di svolgere con successo il prelievo di inerti. Tale condizione non può tuttavia prescindere, in fase esecutiva, dall esecuzione linee guida Piano_coste_07 41

42 di indagini tecniche per la verifica dello stato dei fondali e la definizione delle strategie e tecniche di coltivazione. Nella Tabella è riportata la suddivisione dei contenuti della ricerca che costituiscono lo stato delle conoscenze raggiunto per ciascuna delle zone di indagine. I fase Dati acquisiti II fase III fase A1/Ansedonia x A2/Montalto di Castro x x(a2a) B/Capo Linaro x C1/Torvaianica nord x C2/Torvaianica sud x x D1/Capo d Anzio x x D2/Nettuno x D3/Latina x D4/Sabaudia x E0/Terracina x E1/Gaeta S.Agostino x E2/Gaeta Garigliano x linee guida Piano_coste_07 42

43 Zona A Zona A1/Ansedonia - Caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Il dettaglio delle conoscenze nella zona A1/Ansedonia è molto diverso rispetto a quello raggiunto nelle altre zone essenzialmente per la scarsa penetrazione del segnale sismico. L area compresa tra la foce del Fosso Chiarone e il Promontorio dell'argentario è stata inclusa nello studio solo nelle fasi finali della ricerca, essenzialmente a causa degli impedimenti alla coltivazione della zona A2. In particolare, è stato eseguito dapprima un rilievo sismico e multibeam a maglia larga (Campagna Odin Finder 2001) su di un area di circa 500 km2 per un totale di 260 km di navigazione (densità della maglia sismica 0,5 km/km2) e, successivamente, sono state raccolte 8 carote di sedimento (Campagna Odin Finder 2001). L interpretazione dei dati raccolti (sismici e sedimentologici), oltre alla consultazione di dati di carotaggio eseguiti per altri scopi (VM00/23) ha permesso di definire una zona di interesse localizzata tra Ansedonia e la foce del Fosso Chiarone. linee guida Piano_coste_07 43

44 Zona di interesse e stratigrafia delle carote nel settore Fosso Chiarone/Argentario Sulla base dei dati è stata definita una zona di interesse individuata con le sue coordinate; all interno di questa zona si potranno identificare, in base a nuovi rilievi, le aree che potrebbero risultare maggiormente idonee per delle operazioni di dragaggio. La zona di interesse, ha forma di poligono irregolare perché ci si è mantenuti ad una distanza minima di 1,5 km dall'alto morfologico con fondali rocciosi delle Formiche di Burano, è localizzata a profondità comprese tra i 35 e i 60m e ha una superficie complessiva di 25 km2. In tale area, al disotto di una copertura pelitica in genere minima e con spessori comunque mai superiori a 2 m, sono presenti sabbie con un D50 intorno a 200 micron. Data la scarsissima penetrazione del segnale sismico ad alta frequenza e la scarsa risoluzione di quello a maggiore penetrazione, gli spessori del deposito non sono ben definiti; è comunque verosimile presumere uno spessore di almeno 2-3 m. Di conseguenza, si potrebbe avere una cubatura totale di circa milioni di m3. Queste considerazioni si basano su di un'analisi di dati sismici e sedimentologici (carotaggi) a larga maglia in quanto l'interdistanza tra le linee sismiche varia tra 1 e 3 km e la distanza minima tra i carotaggi è di 2 km. Di conseguenza, per la localizzazione delle zone di escavo, è assolutamente necessaria la realizzazione d ulteriori indagini al fine di una più precisa conoscenza della morfologia del fondo e della stratigrafia e sedimentologia del sottofondo marino che permetterà la delimitazione di un corridoio di dragaggio. Tuttavia è estremamente probabile che il possibile sito di coltivazione verrà collocato nella parte centro-occidentale della zona di interesse, dove i dati tessiturali e stratigrafici indicano una situazione migliore dal punto di vista minerario. linee guida Piano_coste_07 44

45 Zona A2/Montalto di Castro - Caratterizzazione sedimentologica dei depositi Nella II FASE la Zona A2 è stata investigata con rilievi geofisici (Sparker) e sedimentologici (vibrocarotaggi) raccolti in due campagne oceanografiche. Nella prima sono stati acquisiti profili sismici per un totale di 40 km al fine di posizionare con esattezza i 14 vibrocarotaggi eseguiti nella seconda campagna, svolta con la Nave Mare Oceano Per la caratterizzazione sismostratigrafica della Zona A2 Montalto di Castro si rimanda al Rapporto finale della I FASE (luglio 1999) perché già da allora erano disponibili un gran quantitativo di dati, qualitativamente buoni e correttamente localizzati, in quanto nell area era stata recentemente svolta una ricerca per la realizzazione dei Fogli Geologici Montalto di Castro e Tarquinia. Per la caratterizzazione dei depositi della Zona A2 non ci si è basati soltanto sulle 14 carote raccolte nell ambito della Convenzione, ma sono stati consultati un gran numero di dati di carotaggio raccolti per altri scopi (Progetto CARG, il Mare del Lazio ecc.). In questo Rapporto vengono quindi illustrati i risultati delle indagini sedimentologiche, in base alle quali è stato possibile delineare una possibile zona di interesse per lo sfruttamento minerario. L analisi e interpretazione dei dati geofisici e sedimentologici e la disponibilità di un gran numero di carotaggi, provenienti anche da passati progetti ha permesso di definire con dettaglio l assetto sismostratigrafico della piattaforma, individuando una possibile zona di interesse minerario. Al contrario di quanto ipotizzabile sulla base dei risultati di I FASE, tale zona non coincide con la culminazione (e quindi con i massimi spessori) dei depositi trasgressivi. Infatti la presenza di un fondo duro concrezionato in corrispondenza delle culminazioni, se da una parte costituisce un vincolo di natura ambientale per la presenza di ecosistemi di pregio, dall altro costituirebbe anche un ostacolo alle eventuali operazioni di dragaggio in quanto i crostoni concrezionati (costituiti essenzialmente da alghe calcaree) formano ammassi rocciosi anche di grandi dimensioni, che non riescono ad essere penetrati neppure con carotieri a gravità di grande massa. Occorre piuttosto osservare che le biocostruzioni s impostano sugli alti morfologici corrispondenti con le culminazioni dei paleocordoni, dove sul fondo altrimenti pelitico affiora il sedimento sabbioso relitto. La strategia che è quindi stata attuata per il campionamento, e che potrebbe essere ripresa per un eventuale dragaggio, è stata quella di spostarsi dalle aree di culminazione alle aree contigue, dove il sedimento sabbioso è coperto da un sottile intervallo pelitico che ha impedito lo sviluppo delle biocenosi costruttrici. linee guida Piano_coste_07 45

46 Su queste basi, tenendo conto delle caratteristiche tessiturali dei depositi, è stata definita una zona di forma rettangolare, allungata parallelamente alla linea di costa e a una distanza da essa di circa 7 km, posta ad una profondità compresa fra i 40 e i 50m tra i paleoalvei del F. Fiora e del T.te Tafone ed estesa circa m2. Lo spessore della copertura pelitica è compreso tra 1 e 2 m al massimo mentre la cubatura del giacimento non è ben definita in quanto la scarsa penetrazione del segnale sismico in questa zona non permette di individuare con esattezza la base del deposito. Comunque è ragionevole presumere uno spessore medio di 3-4 m per cui si ottiene una cubatura totale compresa tra 21 e 28 milioni di m3. Nella zona di interesse sono disponibili solo tre vibrocarotaggi (il VM00/28 raccolto per lo scopo della ricerca e altri due raccolti per altri scopi, ma consultati e reinterpretati in chiave mineraria). Di conseguenza, al fine di individuare un possibile sito per il prelievo di inerti, considerata la scarsa penetrazione del segnale sismico, saranno necessari ulteriori vibrocarotaggi Zona B e C Zona B/Capo Dinaro - Caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Individuazione di un sito per il prelievo di inerti Sito costituito da un cuneo deposizionale a profondità comprese tra mt di scarso interesse minerario per la modesta superficie coltivabile e presenza di ambienti marini pregiati. Inoltre l area individuata risulta molto prossima alla costa. Lo scopo dei rilievi è stato, oltre quello di individuare altri eventuali depositi presenti nella Zona B Capo Linaro, di localizzare, definire e caratterizzare con precisione il cuneo deposizionale marino individuato al traverso di Capo Linaro e di valutarne l utilizzo ai fini del ripascimento dei litorali in erosione. L'area maggiormente idonea per una eventuale operazione di dragaggio è il poligono riportato in figura. In tale area ampia 400 m ed estesa m (superficie totale m2), sono presenti sabbie di spessore compreso tra i 2 m e i 10 m per un totale di di m3. Su tale zona le peliti sovrastanti le sabbie hanno spessore compreso tra il decimetro e 6m e un volume di m3. Per quanto riguarda le profondità, queste sono comprese tra i 50 m e i 74 m e riguardano fondali con pendenza fra 0,6 1. Considerando solo la porzione di poligono con spessore di pelite inferiore a 4 m, la cubatura del deposito sabbioso utilizzabile scende a m3. Dall analisi delle 6 carote prelevate con e i risultati delle analisi granulometriche è risultato che il primo paio di metri di questo deposito, giacente sotto spessori variabili di pelite, è costituito da un livello superiore, con spessori variabili da qualche decimetro a più di un metro, di sabbia con D50 = 120 micron e da un livello inferiore, di cui non è stata mai raggiunta la base, di sabbia con D50 = 180 micron; lo spessore di questo deposito, che è il principale obiettivo minerario, è stato verificato per almeno 2 m, ma probabilmente si estende fino alla base del linee guida Piano_coste_07 46

47 cuneo deposizionale marino in quanto sulle registrazioni sismiche non si riscontrano significativi salti di impedenza acustica a evidenziare disomogeneità litologiche Zona C1/TORVAIANICA NORD-Caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi Sulla base degli scarsi dati a oggi disponibili e considerando come limite per la coltivazione una copertura pelitica massima di 4 m, è stato delimitato, in prima approssimazione, un poligono entro cui potrebbero ricadere delle operazioni di dragaggio. Il poligono individuato, ha una superficie totale di 3,5 milioni di m2, è posto a profondità comprese tra i 75 e gli 85 m e presenta, al disotto di una copertura pelitica i cui spessori sono al massimo di 3 m, un deposito sabbioso potente tra 4 e 9 m. Il volume complessivo pertanto potrebbe superare i 13 milioni di m3. L analisi delle due carote disponibili indica che il deposito è costituito nella parte nordoccidentale da sabbia fine (al limite fra le sabbie e le sabbie limose) con un D50 di 0,131 mm; nella parte sud orientale da materiale prevalentemente grossolano (sia sabbia grossolana sia ghiaietto in matrice sabbiosa) con un D50 compreso fra 0,267 e 1,8 mm. Questi dati lascerebbero presumere un miglioramento delle caratteristiche granulometriche procedendo da nord ovest verso sud est. Tuttavia queste considerazioni si basano sull analisi di una quantità di dati non sufficienti per una caratterizzazione geofisica e sedimentologica corretta del deposito. Quindi si raccomanda, nel caso si intendesse procedere alla sua coltivazione, di effettuare ulteriori indagini di dettaglio, in particolare vibrocarotaggi Zona C2/Torvaianica sud-caratterizzazione geofisica e sedimentologica dei depositi La Zona C/2 Torvaianica sud rappresenta il più grande e promettente dei depositi sabbiosi presenti sulla piattaforma continentale del Lazio. L estensione dell area, la sua articolazione e la diversità delle facies acustiche (e quindi probabilmente sedimentarie) che lo costituiscono rendono questo giacimento particolarmente complesso dal punto di vista dello sfruttamento, tuttavia le ingentissime quantità e la buona qualità del sedimento recuperato nei carotaggi, fanno dei depositi di Torvaianica sud la principale risorsa mineraria su cui impostare strategie di ripascimento di lungo periodo. Tale zona di interesse ha forma irregolare in quanto il limite verso costa è stato fatto coincidere all incirca con l isopaca dei 3 m della pelite e il limite verso mare segue l isopaca dei due m della sabbia. Inoltre, dalla zona di interesse è stata esclusa l area in cui affiora il substrato acustico e quelle nei dintorni delle carote carota VOF/T4 (tutta fangosa) linee guida Piano_coste_07 47

48 e VOF/T6 (con caratteristiche granulometriche scadenti). Dall analisi dei dati sismici e di carotaggio risulta che il deposito è eterogeneo sia in senso verticale sia laterale: dal punto di vista sismico si presenta composto da tre sub unità una superiore mediamente trasparente, una intermedia poco trasparente (quasi sorda) e una inferiore a geometria tabulare; dal punto di vista granulometrico, i sedimenti campionati variano dalle sabbie fini (D50 da 0,125 a 0,128 mm) a ghiaia (D50 pari a 7,8 mm). Sia la sub unità mediamente trasparente superiore che quella tabulare inferiore non sono presenti dappertutto, ma si riscontrano prevalentemente in corrispondenza delle culminazioni maggiori delle ondulazioni e delle zone di maggior spessore del deposito. Per quanto riguarda le cubature, quelle di tutto il deposito (comprendente le sub unità superiore, intermedia, inferiore) si aggira intorno ai 450 milioni di m3 mentre quelli della sub unità superiore è di circa 56 milioni di m Zona D1/Capo d Anzio Zona D1/Capo d Anzio Caratterizzazione sedimentologica dei depositi con carote 1999 Le ricerche geofisiche effettuate durante la I FASE e riportate nel relativo Rapporto avevano evidenziato la possibilità che al largo di Anzio fossero presenti adunamenti sabbiosi di cubatura sufficiente a fornire inerti per un intervento di ripascimento e che fossero ubicati ad una profondità tale da essere estraibili con i mezzi tecnologici attualmente disponibili sul mercato. Si trattava di due corpi sedimentari con facies acustica caratteristica (che lasciava presupporre la loro costituzione sabbiosa) localizzati in una fascia batimetrica compresa fra -60 e -110 m; il primo a circa 12 km da costa nel tratto compreso fra Capo d Anzio e Nettuno, il secondo a 15 km da costa, al traverso del Lago di Fogliano. Poiché il litorale da sottoporre a ripascimento era la spiaggia di Ostia, la scelta di quale dei due corpi sedimentari sfruttare era caduta su quello di Anzio in quanto più prossimo alla zona su cui effettuare l intervento. Prima di procedere ad un progetto di sfruttamento dell eventuale giacimento era necessario accertare la reale costituzione granulometrica del sedimento e fu pertanto progettata una campagna di campionatura nella zona di interesse mediante una serie di vibrocarotaggi. Dall analisi delle carote e dalla elaborazione e interpretazione dei dati derivanti dall analisi granulometrica si può dedurre quanto segue: in tutta l area sottoposta a linee guida Piano_coste_07 48

49 campionatura tramite carotaggi sono presenti sabbie, il cui spessore dovrebbe essere superiore ai 4 m; le sabbie sono notevolmente pulite in quanto la matrice fangosa è solitamente inferiore al 5%; le sabbie, almeno localmente, divengono più grossolane scendendo verso gli strati più profondi del deposito; nell accumulo sabbioso, in particolare verso il basso, sono frequenti le intercalazioni di sedimento più grossolano, a volte con piccoli ciottoli; il granulo medio delle sabbie è abbastanza costante e, fatte poche eccezioni, è di circa 0,200 mm; la qualità delle sabbie verso il basso è migliore in quanto diminuisce nettamente la frequenza dei bioclasti (facilmente erodibili) e, localmente, aumenta la quantità di minerali di elevata densità; al di sopra delle sabbie lo spessore dello strato superficiale di sedimento fine è molto variabile, così come è variabile la sua composizione granulometrica; per quanto concerne l utilizzo del sedimento ai fini del ripascimento artificiale, esso, anche se leggermente più fine del sedimento naturalmente presente alla battigia (0,200 mm rispetto a 0,250) può ritenersi sfruttabile. Questo in considerazione del fatto che le quantità a disposizione sono notevoli, che la sabbia è priva di matrice, che, se si sceglie la località più opportuna, l intervallo argilloso può considerarsi inesistente, che il dato 0,250 mm per il granulo medio della sabbia naturale si riferisce alla battigia, senza tenere conto della spiaggia sottomarina, ove il sedimento diviene sempre più fine all aumentare della profondità Zona D1/Capo d Anzio Individuazione di un nuovo sito per il prelievo di inerti Facendo seguito alla richiesta di individuare un nuovo sito nell'area già utilizzata per il prelievo di inerti per il ripascimento di Ostia Levante nell'estate 1999, questo rapporto definisce la migliore posizione possibile del nuovo sito tenuto conto dei vincoli imposti dalla Regione (ubicazione all'interno dell'area poligonale già autorizzata per l'escavo 1999, parziale sovrapposizione con le zone già interessate da dragaggio per ridurre l'impatto ambientale, area di dimensioni 1500x400 m). Per motivi di tempo (altro vincolo dalla Regione) la definizione del nuovo sito non poteva che essere basata su rilievi sismici e sui carotaggi già effettuati per lo studio generale dell'area di Anzio; una volta definito con precisione il corridoio di dragaggio, prima dell'inizio delle operazioni sarebbe comunque doveroso procedere a nuovi carotaggi mirati del fondale per una verifica puntuale delle informazioni estrapolate da quanto riportato in altro capitolo di questo Rapporto e nel linee guida Piano_coste_07 49

50 Rapporto delle attività di I FASE. Assetto morfologico della cava di Anzio La zona a suo tempo indicata come idonea al reperimento di inerti è una sella che si sviluppa in direzione nord-est dalla Secca di Costacuti, con profondità minime di m ed un andamento piuttosto regolare. La secca ha una profondità minima di 36 m, si sviluppa per circa 1600 m in direzione nordovest-sudest, costituendo un rilievo di oltre 10 m rispetto al fondale circostante. La sella presente tra la secca e la costa è delimitata verso sudest da un declivio (pendente 1,5 ) orientato N60E e verso ovest da un più blando pendio di 0,6 orientato N20W. La zona per cui è stata concessa l'autorizzazione al dragaggio è un poligono irregolare, con distanza minima dalla secca di 1500 m; operazioni di dragaggio svolte nel 1999 hanno comportato una modifica morfologica come indicato nelle figure successive. Su tali figure la zona A rappresenta quella in cui teoricamente si sarebbero dovute svolgere le operazioni di dragaggio e che in realtà è stata disturbata solo parzialmente da tentativi di prelievo che hanno ribassato il fondale solo di pochi decimetri, similmente a quanto avvenuto nell'area D. Nell'area C sono state effettuate limitate operazioni di dragaggio con un disturbo moderato del fondale; anche in questo caso la variazione di profondità é stata di pochi decimetri. L'area indicata con B é quella in cui si sarebbero dovute effettuare operazioni di discarica delle peliti superficiali di copertura delle sabbie che dovevano essere eliminate dall'area A. L'area E è quella che è stata interessata da più intenso dragaggio e risulta ribassata rispetto al fondale circostante di circa 3 m; essa è solo parzialmente sovrapposta all'area A. L'area F è quella proposta per le nuove operazioni di dragaggio. linee guida Piano_coste_07 50

51 Considerazioni minerarie Oltre ai vincoli imposti dalla Regione Lazio e già indicati nella premessa, la scelta del nuovo sito di dragaggio é stata effettuata cercando di soddisfare i seguenti parametri: 1. minima copertura pelitica, per evitare la rimozione dello sterile dal fondale e per non avere sospensione di sedimento fine nelle fasi di dragaggio; 2. presenza di uno spessore consistente di sabbie, possibilmente all'interno della stessa unità sismica (intermedia) oggetto del dragaggio 1999; 3. minime variazioni batimetriche all'interno dell'area e minima profondità del battente d'acqua, per facilitare le operazioni di dragaggio. Sulla base di questi parametri, si propone di ubicare il nuovo escavo nella parte più meridionale dell'area per cui è stata concessa autorizzazione; così facendo si avrebbero batimetrie quasi costanti, coperture pelitiche nulle, spessori dell'unità sabbiosa variabili tra 5 e 11 m e ci si troverebbe al di fuori dell'area in cui affiora sul fondo l'unità sismica intermedia, presente solo nella parte orientale dell'area. Nell'area (1500x400 m) proposta per il dragaggio la cubatura dei depositi sabbiosi ottenuta dai profili sismici è di 5,5 milioni di metri cubi, tenendo conto, anche se in modo approssimativo, dell'escavo effettuato nel Lo spessore minimo delle sabbie non dovrebbe mai scendere sotto i 5-6 m, spessore probabilmente sufficiente per operazioni di dragaggio anche intense. Nel progettare le operazioni di dragaggio occorrerà considerare che l'area è comunque morfologicamente disomogenea per la presenza, nella parte più occidentale, della depressione creata dalle operazioni di dragaggio 1999, in cui le condizioni del fondale sono al momento non conosciute ZONE D2, D3, D4, E0, E1, E Zona D2/Nettuno Nella Zona D2, tra i 60 e i 110 m di profondità, è presente un deposito promettente localizzato circa 12 km al largo di Nettuno. Tale deposito nel Rapporto di I FASE è stato interpretato come un cuneo sedimentario sabbioso, è in parte affiorante sul fondo del mare con spessori massimi di 16 m e una cubatura di circa m3, distribuiti su una superficie di circa 21 km2. Sono stati raccolti dati sia geofisici sia sedimentologici. In particolare sono stati acquisiti circa 100 km di profili sismici (con Sub Bottom Profiler Sparker e Multibeam) nella campagna Odin Finder 2001 e prelevata una carota di sedimento (con vibrocarotiere) nella campagna Mare Oceano Inoltre, nella campagna sedimentologica dell aprile 2002, di cui è stata curata la progettazione e la supervisione a bordo, sono state prelevate altre 4 carote mediante vibrocarotiere. I dati raccolti confermano le indicazioni emerse nella prima fase della ricerca con l analisi delle prospezioni sismiche. Per quanto riguarda la natura del sedimento, l analisi speditiva del bottom dei vibrocarotaggi effettuati indica la presenza di sedimento sabbioso fine per le carote VT00/1 e V02/A8 e sabbioso medio-fine per i restanti vibrocarotaggi. linee guida Piano_coste_07 51

52 Zona D3/Latina Nella Zona D3, tra i 60 e i 120 m di profondità, circa 15 km dalla costa al traverso di Latina, è presente un deposito sabbioso interpretato anch esso come un cuneo deposizionale marino (I FASE). Nel rapporto di I FASE si precisa che tale deposito, che presenta una scarsa copertura pelitica (da qualche decimetro a massimo 2 m), ha spessori fino a 16 m e una cubatura di m3 distribuiti su di una superficie di circa 12 km2. Sono stati raccolti dati sia geofisici sia sedimentologici. In particolare sono stati acquisiti circa 40 km di profili sismici (con Sub Bottom Profiler, Sparker e Multibeam) nella campagna Odin Finder 2001 e prelevata una carota di sedimento nella campagna Mare Oceano Inoltre, nella campagna sedimentologica dell aprile 2002, di cui era stata curata la progettazione e la supervisione a bordo, sono state prelevate altre 2 carote mediante vibrocarotiere Zona D4/Sabaudia Nella Zona D4, in un area a forma di lente allungata in direzione E-W al largo di Sabaudia, si riscontra un deposito caratterizzato da una morfologia di tetto che varia da ondulata a frastagliata e una facies acustica caotica. Nel Rapporto di I FASE tale deposito è stato interpretato come un cuneo deposizionale fluvio-marino con spessori fino a 16 m, ricoperto da uno spessore di peliti compreso da qualche decimetro ad oltre 20 m. Per quanto riguarda le cubature, quella di tutto il deposito è stata stimata in circa m3 mentre si raggiunge una cubatura di di m3 se si considera l area in cui la copertura pelitica è al massimo 4 m. Sono stati raccolti dati sia geofisici sia sedimentologici. In particolare sono stati acquisiti circa 50 km di profili sismici (con Sub Bottom Profiler Sparker e Multibeam) nella campagna Odin Finder 2001 e prelevate 4 carote di sedimento nelle campagne Mare Oceano 2000 (3 carote) e Odin Finder 2001 (1 carota). Inoltre, nelle campagne aprile 2001 (sedimentologica) e agosto 2002 (geofisica) sono state prelevate altre 4 carote di sedimento e acquisiti ulteriori 70 km di profili Sub Bottom Profiler, Ecoscandaglio e Side Scan Sonar (con il SSS si è ottenuta la copertura totale del fondale) Zona E0/Terracina In questa Zona nella campagna luglio 2002, di cui è stata curata la progettazione e la supervisione a bordo, sono stati acquisiti 200 km di profili Sub Bottom Profiler, Side Scan Sonar ed Ecoscandaglio (con il SSS si è ottenuta la copertura totale del fondale). Dall analisi speditiva dei dati sonar eseguita a bordo, risulta la presenza in alcune zone di una mal definita facies sonar ad alto backscatter che indicherebbe la presenza sul fondo marino di sedimenti con tessiture grossolane Zona E1/Gaeta - S. Agostino - Caratterizzazione Geofisica Dei Depositi linee guida Piano_coste_07 52

53 Sulla piattaforma continentale compresa tra S. Agostino e Gaeta (Zona E1) sono state eseguite indagini geofisiche (Campagna Odin Finder 2001) con Sub Bottom Profiler, Sparker e Multibeam per un totale di 60 km di navigazione. In particolare sono state investigate tre piccole aree: una settentrionale, una centrale e una meridionale. L area occidentale, che è quella più estesa (24 km2), ha forma rettangolare allungata parallelamente alla costa tra S. Agostino e P.ta Stendardo ed è posta ad una distanza minima da essa di 2 km. L area centrale, ha una superficie di 6 km2 (è la più piccola delle tre), è di forma rettangolare allungata perpendicolarmente alla costa al traverso di S. Agostino e dista circa 3,5 km dalla linea di riva. L area orientale, ha una superficie di 7 km2 ed è quella più vicina alla costa (la distanza minima dalla costa è di 300 m al traverso di P.ta Stendardo). Essa è localizzata a profondità comprese tra 30 e 60 m; l andamento delle isobate è regolare, con pendenza quasi costante di circa 0,6. Dall analisi e dall interpretazione dei dati sismici risulta che nelle tre aree in cui è stata suddivise l area E1 sono presenti depositi che, per le loro caratteristiche acustiche, stratigrafiche e morfologiche sono presumibilmente di natura sabbiosa (sabbie relitte), Tali depositi sono: nell area occidentale, localizzati ad una profondità compresa tra i 60 e i 76 m, hanno spessori massimi di 5 m, sono ricoperti da uno spessore di pelite compreso tra 6 e 10 e hanno una cubatura totale di 8 milioni di m3 distribuita su di una superficie totale m2; nell area centrale, localizzati ad una profondità compresa tra i 60 e i 90 m, ha spessori massimi di 7 m, sono ricoperti da uno spessore di pelite compreso tra 6 e 11 m e hanno una cubatura totale di 20 milioni di m3 distribuita su di una superficie di m2; nell area orientale, localizzati ad una profondità compresa tra i 25 e 58 m, ha spessori massimi di 5 m, sono ricoperti da uno spessore di pelite compreso tra 8 e 16 m e hanno una cubatura totale di 23 milioni di m3 distribuita su di una superficie di 6,5 milioni m2. Purtroppo questi depositi debbono essere considerati di scarso interesse dal punto di vista minerario sia per la notevole copertura pelitica (almeno 5 m nelle aree occidentale e centrale e 8 metri in quella orientale), sia per la limitata estensione e cubatura (se si considera l area con al massimo 6 m di copertura pelitica, per l area occidentale e centrale si ha una cubatura di 2-2,5 milioni di m3). Inoltre, l area orientale è notevolmente vicina alla costa (300 m) e quindi la sua coltivazione creerebbe notevoli problemi di carattere ambientale e tecnico. linee guida Piano_coste_07 53

54 Sulla base di queste considerazioni non si è ritenuto di dover procedere alla campionatura dei depositi e alle successive analisi sedimentologiche Zona E2/Gaeta-Garigliano-Caratterizzazione Geofisica e Sedimentologica dei depositi e individuazione di 2 siti per il prelievo di inerti La Zona E2 Gaeta-Garigliano è stata investigata in 4 campagne oceanografiche: Lo scopo della prima campagna geofisica (con Sub Bottom Profiler e Side Scan Sonar) e di quelle dei campionamenti (con vibrocarotiere) è stato quello di localizzare, definire e caratterizzare con precisione il deposito sabbioso, individuato nella I FASE della Convenzione, al traverso della foce del F. Garigliano. Lo scopo della seconda campagna geofisica è stato quello di: 1. Eseguire un rilievo morfobatimetrico di dettaglio (con Side Scan Sonar e Multibeam a copertura totale del fondale) di una zona che, in base all interpretazione dei dati sismici e di carotaggio è risultata essere quella di maggiore interesse dal punto di vista minerario. Tale zona ha forma rettangolare (8,5 x 2 km) allungata parallelamente alla linea di costa tra il traverso di Baia Domizia e Marina di Minturno ed è posta ad una distanza da costa di circa 11 km. 2. Estendere le ricerche nella Zona E2 verso SE, oltre il limite regionale, fino alla foce del F. Volturno, in modo da individuare altre possibili zone di interesse minerario e determinare la chiusura dei depositi trasgressivi. A tal proposito è stato eseguito un rilievo sismico a larga maglia con Sub Bottom Profiler, Sparker e Multibeam. L analisi e interpretazione dei dati raccolti ha permesso di delimitare due possibili siti di coltivazione, entrambi all interno della zona di interesse. Lo stato di conoscenza raggiunto tuttavia non si può compiutamente definire di III FASE essenzialmente a causa della mancanza di una sufficiente quantità di vibrocarotaggi nelle aree di maggior interesse, dovuta a impedimenti nella concessione di permessi al campionamento da parte delle competenti Autorità. Sulla base dei dati a oggi disponibili e cercando di soddisfare i requisiti di minima copertura pelitica possibile, consistente spessore di sabbie, minimo battente d'acqua e migliori caratteristiche granulometriche, sono stati individuati due possibili siti idonei per delle operazioni di dragaggio. Il sito 1 ha una superficie di 1,2 milioni di m2, si trova a una profondità compresa tra 67 e 74 m e presenta, al disotto di una copertura pelitica i cui spessori sono compresi tra 3 e 6 m, un deposito sabbioso con spessori compresi tra 4 e 6 m. Il deposito nella parte orientale è costituito da sabbie fini con un D50 compreso tra i 150 e i 170 micron. La cubatura del deposito nel sito 1 è di m3. Il sito 2 ha una superficie di 1,5 milioni di m2, si trova a una profondità compresa tra 67 e 77 m e presenta, al disotto di una copertura pelitica con spessori compresi tra 4 e 5 m, un deposito sabbioso con spessori compresi tra i 3 e i 6 m. Il deposito, nella parte orientale, è costituito da sabbie fini con un D50 compreso tra 107 e 130 micron. La cubatura del deposito nel sito 2 è di 6 milioni di m Confronto carote Anzio con sedimenti spiagge Ladispoli, Focene, Anzio e Ostia linee guida Piano_coste_07 54

55 Al fine di rispondere al quesito sulla idoneità granulometrica dei sedimenti sabbiosi presenti nella così detta Area F, ubicata al largo di Anzio, per un ripascimento delle spiagge di Anzio, Ostia, Focene e Ladispoli, i risultati delle analisi granulometriche effettuate sui campioni provenienti dalle carote prelevate nel 2002 nell Area F sono stati confrontati con quelli già acquisiti dalla Regione Lazio (settembre 2000) e relativi ai carotaggi effettuati nell area (Area A dicembre 2000) già utilizzata per il prelievo di sedimenti e il ripascimento della spiaggia di Ostia, fra il Canale dei Pescatori e lo Stabilimento la Bicocca. Un confronto, poi, è stato effettuato anche fra tali sedimenti (prelevati in pochi punti discreti a rappresentare quanto presente in un area relativamente vasta) e quanto trasportato dalla draga e poi effettivamente riversato sulla spiaggia. In questo caso i campioni analizzati sono stati quelli forniti dalla S.I.DRA. e sono campioni compositi (ciascun campione analizzato è il risultato della miscelazione di campioni relativi a viaggi diversi compiuti dalla draga). In questo caso i campioni, pur se derivanti da singoli viaggi, sono maggiormente rappresentativi di quanto genericamente prelevato e inoltre risentono delle perdite legate alla metodologia di prelievo e di trasporto. I tre insieme di dati, infine, sono stati confrontati con i dati derivanti dalle analisi di campioni provenienti solo da due delle quattro spiagge da sottoporre a intervento: per Focene i dati granulometrici sono stati forniti dalla Regione Lazio, per Ladispoli erano disponibili dati derivanti da altre ricerche in corso presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell Università; per Ostia non sono stati effettuati confronti anche perché ritenuti superflui considerato che tale spiaggia è già stata soggetta a un ripascimento; per Anzio il Centro di Monitoraggio della Regione non ha potuto fornire dati, ma è noto dalla letteratura che quelle spiagge sono caratterizzate da sabbie un po più fini di quelle presenti sul litorale di Ostia. L analisi granulometrica e il confronto fra i dati evidenziano fondamentalmente due aspetti: a) Le operazioni di dragaggio e trasporto tendenzialmente migliorano la qualità del sedimento che verrà utilizzato per il ripascimento; infatti si ha un incremento della granulometria media a seguito della perdita di una certa quantità delle particelle più fini. Ne consegue, anche, che minori saranno i problemi derivanti dalla torbidità che si origina all atto del ripascimento. b) I sedimenti oggi presenti sulle spiagge di Focene e Ladispoli sono mediamente più grossolani di quelli che si intendono utilizzare per la ricostruzione di quegli arenili. E però da puntualizzare che per le spiagge sopra citate i dati granulometrici si riferiscono alla fascia di battigia, zona ove le sabbie sono più grossolane rispetto alle altre aree della spiaggia emersa e sottomarina. Poiché, nel tempo, il sedimento riversato interesserà tutto il profilo di spiaggia, e non soltanto la sua parte emersa, è presumibile che le eventuali consistenti perdite dalla spiaggia emersa vadano a vantaggio non solo delle spiagge limitrofe, ma anche dei fondali antistanti la spiaggia ricostruita, diminuendone la profondità e quindi aumentando la loro capacità di dissipazione dell energia incidente. La conseguenza è una maggiore protezione della spiaggia emersa e un incremento dell intervallo di tempo fra ripascimenti successivi. linee guida Piano_coste_07 55

56 Un caso particolare è rappresentato dalla spiaggia di Ladispoli non solo per la granulometria delle sabbie alla battigia, ma anche per la loro composizione mineralogica: si tratta di un sedimento estremamente ricco di minerali femici (ad elevato peso specifico) e quindi abbastanza diverso da quello che eventualmente sarà dragato nell Area F. Quest ultimo, infatti, ha si livelli a elevata concentrazione di minerali femici, ma nella maggior parte del sedimento è la frazione sialica (minerali a basso peso specifico, ad esempio il quarzo) a prevalere. Poiché il versamento dovrebbe avvenire nel tratto di spiaggia a NW dell abitato di Ladispoli, tenuto conto che in quella zona esistono opere di difesa sia longitudinali che trasversali (forse oramai in equilibrio idrodinamico), una ipotesi potrebbe essere quella di ripristinare al meglio tali opere, si da ingabbiare l inerte che verrà riversato, limitandone al minimo gli spostamenti sia trasversali che verso Ladispoli ove la spiaggia, molto particolare, è oggi in equilibrio. In assenza di dati sulle spiagge di Ostia e di Anzio, l unica considerazione è che la spiaggia di Ostia è già stata sottoposta a ripascimento e quindi è l esperienza acquisita che deve fare da guida; per la spiaggia di Anzio la letteratura riporta sedimenti relativamente fini e quindi l uso di sabbie prelevate dall Area F non dovrebbe comportare problemi Deriva delle Sabbie L attività è stata avviata con una convenzione stipulata con l Università di Roma La Sapienza Dipartimento Scienza della Terra (Proff. G. B. La Monica - F. L. Chiocci) per l esecuzione di tre campagne per l analisi della deriva del materiale sabbioso impiegato per il ripascimento di Ostia levante (1999). L intervento di Ostia Levante 1999 è il primo ripascimento morbido effettuato in Italia e costituisce un banco di prova di interesse unico. E di fondamentale importanza quindi il controllo di tutti gli aspetti collegati alle attività svolte ed in particolare la verifica della mobilità del materiale impiegato per il ripascimento. La rintracciabilità sul litorale ed il mescolamento del linee guida Piano_coste_07 56

57 materiale di apporto con quello autoctono, possono essere verificati tramite successive campagne di prelievo di campioni di sabbia e tramite l esame mineralogico degli stessi campioni. Il risultato atteso è quindi quello di una stima della deriva del materiale di ripascimento ed una più completa considerazione dei fenomeni erosivi Clima e Linea di Costa L incremento degli interventi sul litorale attuato dalla Regione Lazio ha comportato un proporzionale incremento delle attività di controllo e di rilievo del litorale. Si è quindi posta la necessità di affiancare alla pianificazione degli interventi, la pianificazione di un sistema di riferimento per la caratterizzazione morfologica e meteo-climatica della costa. Individuazione di riferimenti topografici univoci, analisi della linea di costa, censimento delle opere litoranee, caratterizzazione dell intera costa sotto il profilo meteorico e climatico, analisi dei profili tipo, studio e l analisi applicata degli aspetti morfo-dinamici della costa mediante elaborazioni modellistica e loro taratura: sono questi alcuni dei temi trattati nell ambito dello studio del clima e della linea di costa. L attività è stata avviata per mezzo di due convenzioni principali stipulate con l Università di Roma La Sapienza Dipartimento Scienza dell Ingegneria (Proff. A. Noli, P. Di Girolamo) e il CNR-ISMAR Sezione di Ricerca Sistemi Marini e Costieri di Venezia (Dott. Luigi Alberotanza, Dott. Mauro Sclavo). Una prima fase dello studio ha riguardato una serie di indagini conoscitive, volte al reperimento ed all analisi dei dati esistenti relativi alle caratteristiche meteomarine che rappresentano le forzanti di base per un corretto inquadramento dei fenomeni di idrodinamica e morfodinamica dei litorali. In particolare al fine di fornire un quadro conoscitivo dell esposizione meteomarino dei litorali laziali, si è ritenuto necessario definire preliminarmente il regime del moto ondoso nonché le oscillazioni del livello marino su scala regionale. I temi d indagine principali sono stati così articolati: caratteristiche geo-orografiche del paraggio; esposizione al moto ondoso; variazioni dei livelli marini; correnti. Si è proceduto raccogliendo i dati storici disponibili, e con successive analisi ed elaborazioni numeriche sono state derivate le condizioni meteomarine al largo in corrispondenza delle seguenti porzioni del litorale laziale: linee guida Piano_coste_07 57

58 TRATTO D INTERESSE Capo Ansedonia Tarquinia Palo Laziale Tor Vajanica Tor Vajanica Torre Astura Sabaudia Terracina Sperlonga Garigliano ELEMENTO GEOGRAFICO DI RIFERIMENTO Foce del fiume Fiora Foce e fiume Tevere Capo d Anzio Promontorio del Circeo Promontorio di Gaeta In figura si forniscono in modo sintetico le descrizioni delle ubicazioni del paraggio relativo ai cinque siti suddetti, e della loro esposizione al moto ondoso, nonché la descrizione delle caratteristiche meteomarine al largo di ogni paraggio. Si sta, inoltre, provvedendo all installazione di ondametri lungo la costa laziale per la taratura dei modelli di trasposizione del clima ondoso. Infatti, il riesame di numerosi progetti di opere marittime ha messo in evidenza la disomogeneità di analisi per la caratterizzazione del clima ondoso caratteristico di un ambito costiero. Se da una parte si cercano sistemi anche sofisticati di analisi per affinare i risultati, dall altra si assumono dati di partenza del moto ondoso così scarsamente attendibili da rendere inutili questi ultimi. Gli obiettivi di pianificazione generale della difesa delle coste esigono un sistema di valutazione dei climi ondosi in grado di sostenere il grado di approssimazione necessario alle scelte ed alle decisioni operative che ne conseguono. Gli studi finora condotti hanno portato all elaborazione dei seguenti rapporti: 1. Rapporto Università Di Roma LA SAPIENZA Dipartimento Di Idraulica,Trasporti e Strade Caratterizzazione Climatica e Modellistica Litoranea Delle Coste Laziali Cartografia di riferimento e rete topografica di supporto alle attività di monitoraggio costiero Regime Moto Ondoso Lungo Il Litorale Laziale Studio meteo marino della costa laziale Supporto tecnico-scientifico per il monitoraggio del litorale di Ostia Analisi dei dati morfologici e meteo marini anno 2001 Analisi dell intervento di ripascimento di Ostia levante anno Rapporto Consiglio Nazionale Delle Ricerche Rapporto Conclusivo Novembre 2001 Rapporto Conclusivo Anno Rapporto Studio HydroSoil Studio Dell Evoluzione Morfologica Dei Litorali Di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, Finalizzato Alla Gestione Degli Interventi Di Ripascimento Delle Spiagge anno Rapporto Studio Contini - Landolfi Litorale Tra Capo Circeo e Terracina o Studio Meteomarino anno 2003 o Studio Morfodinamico o Studio Morfologico Litorale Tra Terracina e Sperlonga o Studio Meteomarino o Studio morfodinamico o Studio Morfologico Litorale da Scauri al Liri-Garigliano o Studio Meteomarino anno 2003 o Studio Morfodinamico o Studio Morfologico linee guida Piano_coste_07 58

59 Habitat Fondali L attività è stata avviata con una convenzione stipulata con l Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare (ICRAM) per l impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale. La condizione essenziale per lo sfruttamento delle risorse minerarie sommerse per le attività di ripascimento è la tutela degli aspetti ambientali connessi. Dopo l esperienza pilota di Ostia Levante 1999 sviluppata dallo stesso Istituto, è stata concordata una attività di ricerca per la caratterizzazione ambientale dell intera piattaforma continentale laziale suscettibile di sfruttamento minerario. Una sintesi del lavoro svolto e delle procedure seguite per determinare i parametri caratteristici dell ambiente esaminato è di seguito descritto La metodologia di studio Lo studio e la valutazione delle problematiche ambientali connesse allo sfruttamento dei depositi sabbiosi del largo a fini di ripascimento devono tenere conto delle alterazioni indotte sulle caratteristiche ambientali in tutti gli ambiti coinvolti (area di dragaggio, area di trasporto e area di ripascimento). Durante tali attività, infatti, si verificano fenomeni di sospensione di materiale e modificazioni morfologiche del fondale e della linea di costa, con conseguente variazione delle caratteristiche granulometriche dei sedimenti, che potrebbero alterare gli ecosistemi presenti. Allo stesso tempo vanno considerati gli effetti di turbativa ambientale che possono avere ricadute su attività economiche, quali ad esempio la pesca. Le operazioni di dragaggio a fini di ripascimento causano impatti diretti sull ambiente fisico e sugli organismi animali e vegetali interessati dalle operazioni. Questi impatti sono dovuti principalmente alle variazioni indotte dal dragaggio sulla qualità delle acque, con l immissione in sospensione di significative quantità di sedimento sottile e sulla topografia del fondo (alterazione morfologica e batimetrica del fondale e della linea di costa, variazione delle caratteristiche tessiturali e geotecniche dei sedimenti superficiali). Dall esperienza acquisita in tale ambito dall ICRAM negli ultimi anni, in particolare con gli studi condotti lungo la piattaforma continentale laziale, è emerso come per valutare la compatibilità e gli eventuali impatti, sia fondamentale disporre di un quadro sufficientemente dettagliato dell ambiente coinvolto. E risultato pertanto necessario acquisire informazioni relativamente ai seguenti parametri: Morfologia e caratteristiche del fondo. La caratterizzazione della morfologia del fondo permette l inquadramento generale dell area in cui sono presenti i depositi sabbiosi anche in termini di natura dei fondali, come tipologia del sedimento affiorante ed evidenzia l eventuale presenza di substrati rocciosi e di ecosistemi sensibili quali biocenosi del coralligeno e/o praterie di Posidonia oceanica. Nel caso specifico dell area di dragaggio, la caratterizzazione fisiografica del fondale ha lo scopo, una volta effettuato il dragaggio, di evidenziare le variazioni morfologiche indotte e di determinare con esattezza l estensione dell area movimentata. A tal fine vengono eseguiti rilievi tramite linee guida Piano_coste_07 59

60 sonar a scansione laterale (Side Scan Sonar) e Multibeam, rispettivamente per quanto attiene agli aspetti morfologici e batimetrici. Le indagini condotte sulle caratteristiche granulometriche del sedimento affiorante nell area di dragaggio permettono, invece, di evidenziare le caratteristiche tessiturali del fondale e di valutare l eventuale frazione fine che potrebbe essere messa in sospensione dalle attività di dragaggio. Le analisi chimiche dei sedimenti (metalli e contaminanti organici) forniscono informazioni sulla qualità del sedimento che deve essere movimentato. Il sedimento fine che spesso ricopre i depositi sabbiosi sommersi, infatti, per la sua stessa natura (elevata superficie specifica), costituisce un ambiente preferenziale per l accumulo di contaminanti in genere. Per questo motivo le analisi chimiche dei metalli contenuti nel sedimento devono poter evidenziare l origine (naturale o secondaria) dei metalli presenti. In mancanza di limiti normativi, bisognerà accertarsi che i livelli rinvenuti siano quindi Box-corer ed esempio di un campione di sedimento riferibili a concentrazioni di background e, soprattutto, che gli stessi non siano biodisponibili. Per la caratterizzazione granulometrica e chimica dei sedimenti i campioni vengono raccolti mediante box-corer che permette di ottenere campioni indisturbati in cui viene mantenuta la stratificazione originale del sedimento. Le analisi granulometriche dovranno permettere la rappresentazione della distribuzione di frequenza con intervallo di 0,5 phi. Caratteristiche idrologiche e dinamiche delle masse d acqua. La movimentazione dei fondali può comportare, come già detto, effetti rilevanti sulla qualità dell acqua, con l immissione di quantità anche significative di solido sospeso. Per questo motivo è importante conoscere nelle aree di interesse sia le concentrazioni naturali di solido sospeso sia le caratteristiche chimico-fisiche (profondità, temperatura, salinità, ossigeno disciolto, densità e trasmittanza ottica) e dinamiche (correntometria) della colonna d acqua al fine di valutare le modalità di diffusione del solido sospeso durante le attività di movimentazione dei fondali. Il sedimento risospeso, portato in carico dalle correnti, potrebbe anche raggiungere ambienti sensibili eventualmente presenti, quali praterie di Posidonia oceanica, con danni importanti a tutto l ecosistema. Rosette con bottiglie Niskin Popolamento bentonico. Lo studio dei popolamenti bentonici permette di disporre di utili informazioni sulle condizioni generali dell ambiente. Inoltre, gli organismi bentonici rappresentano un utile strumento per studiare i cambiamenti, naturali o di origine antropica, del sistema marino grazie alla loro stretta associazione con il fondale e alla loro scarsa vagilità. Per il campionamento del macrobenthos potrà essere utilizzata una benna Van Veen, eseguendo più repliche in ogni stazione prevista dal disegno di campionamento. Nello studio del popolamento bentonico presente lungo le coste oggetto di ripascimento sarà necessario porre particolare attenzione alla fauna a molluschi di interesse commerciale. A tal fine linee guida Piano_coste_07 60

61 potrebbero essere previsti dei campionamenti ad hoc mediante attrezzi da pesca tradizionali quali rastrello a mano e turbosoffianti. Popolamento ittico. La caratterizzazione dei popolamenti ittici demersali delle aree potenzialmente oggetto di prelievo di sabbie relitte e delle aree adiacenti è importante al fine di evidenziare particolari situazioni come presenza di specie sensibili o di fasi critiche del ciclo biologico di specie commerciali in determinati periodi dell anno. La stretta associazione con il fondo delle specie demersali le rende, infatti, più direttamente interessate dalle eventuali attività di movimentazione dei fondali. Nel caso dell area di dragaggio, le indagini sul popolamento ittico devono essere svolte stagionalmente, mediante campagne di pesca a strascico sperimentali, predisponendo un piano di campionamento stratificato in base alla profondità, che consenta di identificare aree di nursery e aree di riproduzione. Vincoli e usi del mare. L individuazione degli usi del mare, che riguarda esclusivamente l area di dragaggio, permette di individuare le aree in cui sono presenti usi legittimi del mare non compatibili con la movimentazione (vincoli) ovvero che possono limitare o condizionare significativamente tali attività. Deve pertanto essere segnalata, nell area di interesse, l eventuale presenza di aree marine protette, parchi nazionali e oasi blu, aree di sversamento dei materiali portuali, cavi e condotte, terminali off-shore, zone di divieto di ancoraggio e pesca, barriere artificiali e poligoni militari, nonché la fascia delle 3 miglia nautiche dalla costa o in alternativa la fascia compresa entro i 50 m di profondità (Legge 963/ e DPR 1639/ ). Le esperienze acquisite dall ICRAM nell ambito degli studi condotti per i ripascimenti del litorale laziale, hanno permesso di definire una procedura di indagine per la valutazione della compatibilità ambientale e dell eventuale impatto generato dalle attività di dragaggio e di ripascimento. In particolare, tale procedura prevede un programma di indagini articolato in tre Fasi principali, denominate Fase A, Fase B e Fase C, ciascuna con un obiettivo specifico. La Fase A, che ha lo scopo di fornire un quadro il più completo possibile delle conoscenze attualmente disponibili per le varie discipline riguardanti il dominio marino, viene condotta su un area sufficientemente estesa (denominata area vasta) tale da coprire sia le aree di intervento (siti di dragaggio e spiagge da ripascere) che le aree circostanti per un ampio raggio e prevede la raccolta e l analisi critica dei dati di letteratura esistenti. 1 Legge 14/07/1965 n. 963 Disciplina della pesca marittima 2 D.P.R. n 1639 del 2 ottobre 1968 "Regolamento per l'esecuzione della Legge 14 luglio 1965, n. 963, concernente la disciplina della pesca marittima" linee guida Piano_coste_07 61

62 Nella Fase B, al fine di fornire un quadro di maggior dettaglio e colmare le eventuali lacune bibliografiche emerse nella Fase A, si procede alla caratterizzazione dell area vasta mediante indagini dirette. La Fase C prevede indagini di dettaglio, da effettuare prima (C1), durante (C2, controllo in corso d opera) e dopo (C3, monitoraggio) le attività in oggetto, sia nei siti di intervento (in tutti i siti in cui sono stati individuati giacimenti potenzialmente sfruttabili e nelle spiagge oggetto di ripascimento) sia nelle aree immediatamente circostanti. L obiettivo è, una volta caratterizzati nel dettaglio i siti di intervento, quello di rilevare eventuali cambiamenti nell ambiente indotti dalle attività di movimentazione delle sabbie e l eventuale capacità di recupero nell intorno dei siti sia di dragaggio sia di ripascimento. Si precisa che le fasi C2 e C3 sono ripetute ogniqualvolta è individuato e coltivato un giacimento di sabbia Il riepilogo delle indagini svolte sinora lungo la piattaforma continentale della regione Lazio è indicato nella tabella. CAVA Fase A B C1 C2 C3 A1/Ansedonia x A2/Montalto di Castro x x x x x B/Capo Linaro x C1/Torvaianica nord x C2/Torvaianica sud x x x x x D1/Capo d Anzio x x x x x D2/Nettuno x D3/Latina x D4/Sabaudia x E0/Terracina x E1/Gaeta S.Agostino x E2/Gaeta Garigliano x Gli studi finora condotti hanno portato all elaborazione di una serie di rapporti che vengono riportati nei paragrafi successivi. linee guida Piano_coste_07 62

63 Fase A Valutazioni preliminari a scala regionale Fase B Caratterizzazione dell area Fase C Caratterizzazione e monitoraggio del sito di prelievo linee guida Piano_coste_07 63

64 Caratterizzazione generale delle zone di interesse (fasi A e B) Prima di avviare le attività di dragaggio dei depositi sabbiosi sommersi per il ripascimento delle spiagge, è fondamentale poter disporre, per le aree interessate, di un quadro sufficientemente dettagliato, dal punto di vista ambientale (fisico, chimico e biologico), di un area vasta intorno al deposito sabbioso individuato o alla spiaggia da ripascere, la cui estensione dovrà essere definita di volta in volta sulla base delle specificità del sito. La Fase A prevede, relativamente all area vasta, la raccolta e l analisi critica dei dati di letteratura relativi ai seguenti parametri: morfologia e caratteristiche del fondo (granulometria e chimica dei sedimenti), caratteristiche chimico-fisiche e dinamiche delle masse d acqua, particellato sospeso, organismi marini (popolamento bentonico e popolamento ittico) e usi legittimi del mare. Per lo svolgimento di tale attività, essenzialmente basata sull integrazione e sul confronto di dati non omogenei e afferenti a diverse discipline, si utilizza un sistema multidisciplinare di pianificazione, mediante l utilizzo di un G.I.S. che, nell immediato, permette sia la visualizzazione dei dati raccolti nelle diverse discipline in una serie di carte tematiche sia, mediante processi di overlay, la visualizzazione delle eventuali aree ambientalmente non compatibili con l estrazione delle sabbie e/o con le attività di ripascimento. Il G.I.S. è un sistema di software, apparati, metodi e dati in grado di analizzare, progettare e gestire l'ambiente e il territorio. I dati di diversa natura possono essere considerati come strati di informazioni spaziali e come tali registrati in un unico database, che può essere integrato con nuovi dati. Un G.I.S. consente di gestire questi strati, di combinarli visivamente (cartografia) e di utilizzarli per correlazioni spaziali, analisi ed elaborazioni, permettendo sia una più facile comprensione dei fenomeni complessi sia la valutazione dei possibili scenari futuri (previsione), consentendo di mettere a punto specifiche e mirate metodologie di analisi per la pianificazione e la gestione degli interventi sul territorio. I dati bibliografici utilizzati per la costruzione del G.I.S. permettono quindi di condurre, nell area vasta, un analisi specifica mirata ad evidenziare la presenza eventuale di zone in cui si suggerisce una particolare attenzione ai fini della movimentazione delle sabbie (compatibilità ambientale). I possibili motivi di impedimento per tali attività possono essere diversi, come la presenza di aree marine protette e parchi nazionali, la presenza di zone già destinate allo sversamento dei materiali portuali, la presenza di cavi e condotte, di terminali off-shore e di zone di divieto di ancoraggio e pesca, la presenza di zone tutelate come la fascia delle 3 miglia dalla costa, nonché la presenza di specie sensibili e/o da tutelare come la Posidonia oceanica. In particolare, la prateria di Posidonia oceanica è riconosciuta habitat prioritario ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), recepita in Italia con il DPR 357/1997 e successive modifiche e integrazioni. Qualora nell area vasta siano presenti Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e/o Siti di Importanza Comunitaria proposti (SICp) e, soprattutto, habitat prioritari, che possano essere interessati dalle attività di movimentazione delle sabbie, dovrà allora essere attivata la valutazione di incidenza, disciplinata in Italia dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n.120 e redatta secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR 357/97. linee guida Piano_coste_07 64

65 Carte tematiche: Carta dei vincoli e usi del mare (in alto) e Carta delle biocenosi bentoniche (in basso) linee guida Piano_coste_07 65

66 Carte tematiche: Carta dei sedimenti superficiali e dei principali lineamenti morfologici (in alto) e Carta delle aree di nursery delle principali specie demersali (in basso) linee guida Piano_coste_07 66

67 Nella fase successiva (Fase B) si procede alla caratterizzazione dell area vasta mediante indagini dirette relative a: granulometria e chimica dei sedimenti superficiali; popolamento bentonico; popolamento ittico; caratteristiche idrologiche e dinamiche della colonna d acqua e particellato sospeso. Lo scopo è, quindi, quello di colmare le eventuali lacune bibliografiche emerse nella Fase A, fornire un quadro di maggior dettaglio per descrivere l area alla scala della caratterizzazione richiesta ed evidenziare tutte quelle caratteristiche ambientali presenti nella zona, che possano venire alterate, o in qualche modo disturbate, dalle attività di dragaggio. Devono pertanto essere previste campagne sperimentali mirate, con piani di campionamento specifici e per i quali dovrà essere adottato un disegno di campionamento ampio e regolare, per caratterizzare in maniera approfondita l area oggetto di studio. La scelta delle stazioni di campionamento sarà decisa sulla base sia delle caratteristiche dell area sia delle eventuali lacune emerse nella fase A. L integrazione di tutte le informazioni raccolte, integrate con i dati relativi alla Fase A mediante sistema G.I.S., permette, infine, di fornire indicazioni sugli eventuali impatti che potrebbero scaturire sia dalle attività di dragaggio sia e dalle attività di ripascimento, e permette di valutare la loro fattibilità. Tali informazioni forniscono, inoltre, il supporto su cui programmare le future attività di controllo in caso di dragaggio e di ripascimento ed il successivo monitoraggio al termine dei lavori. In particolare, si dovrà tenere conto del fatto che alcuni dei parametri considerati nell analisi di compatibilità ambientale sono e/o possono essere soggetti a significative variazioni stagionali, come ad esempio l idrologia e la dinamica delle masse d acqua e la composizione e struttura dei popolamenti ittici e bentonici. Le operazioni di dragaggio dovrebbero quindi essere limitate a quei periodi dell anno in cui l impatto potenziale su tutte le specie è minimo (environmental windows) Caratterizzazione in dettaglio delle zone di interesse (fase C1) Giacimenti sabbiosi Nella Fase C1 si effettuano indagini ambientali di dettaglio in un area di dimensioni ridotte rispetto all area vasta e che racchiude al suo interno il sito di dragaggio, al fine di evidenziare specifici impedimenti alle attività di estrazione delle sabbie. In caso non sussistano impedimenti al dragaggio, i dati acquisiti costituiranno il bianco da utilizzare nel confronto con i risultati ottenuti nelle fasi successive, per valutare gli eventuali effetti indotti dal dragaggio e i tempi di recupero dell ambiente coinvolto. Il disegno di campionamento è impostato sulla base delle ipotesi di impatto scaturite nelle fasi A e B; in ogni caso, le stazioni saranno poste sia all interno del sito previsto per il dragaggio sia all esterno, a distanze progressive. linee guida Piano_coste_07 67

68 Le spiagge La caratterizzazione ambientale che viene condotta lungo i litorali da ripascere ha lo scopo di acquisire tutti i dati necessari per evidenziare l eventuale presenza di specifici impedimenti al ripascimento stesso, nonché di valutare tutti quegli aspetti sui quali lo stesso può indurre effetti non trascurabili. Gli impatti principali causati dal ripascimento sono quelli indotti sul benthos e sul popolamento ittico demersale, nonché sulla pesca delle specie di interesse commerciale, per effetto sia del ricoprimento vero e proprio sia delle modificazioni indotte sull ambiente fisico (caratteristiche del substrato e qualità dell acqua). In generale, a seguito del ripascimento della spiaggia, si ammette la perdita, almeno nell immediato, delle comunità bentoniche ivi presenti per seppellimento e/o per allontanamento. Si è, inoltre, considerato l effetto che l aumento di torbidità e la rimobilizzazione del sedimento appena deposto sulle spiagge può generare sugli ecosistemi sensibili eventualmente presenti (ad es. Posidonia oceanica). A ciò si aggiungono gli effetti derivanti dall utilizzo di materiale con caratteristiche (granulometriche e composizionali) diverse da quelle del sedimento che originariamente formava le spiagge. Da sottolineare che il problema del seppellimento viene in particolare condizionato dalle modalità progettuali con cui viene eseguito il ripascimento stesso (in particolare durata e stagione di esecuzione) e i suoi effetti possono essere diversi al variare delle specie coinvolte. Infatti, il recupero della comunità bentonica avviene sia per migrazione di organismi adulti dalle aree adiacenti sia attraverso l insediamento di forme larvali e quindi la velocità di recupero è strettamente dipendente dal periodo stagionale in cui si opera Il caso dei molluschi bivalvi del Lazio L ICRAM, per valutare le possibili interazioni tra il ripascimento e i popolamenti bentonici costieri, ha condotto recentemente uno studio conoscitivo rivolto ai molluschi bivalvi di interesse commerciale quali telline (Donax trunculus) e vongole (Chamelea gallina). Questi bivalvi sono oggetto di pesca professionale in tutte le marinerie laziali e costituiscono un importante risorsa economica. Essi, per il loro particolare ciclo vitale, sono particolarmente sensibili all alterazione della granulometria dei sedimenti. Se queste condizioni variano, ad esempio per un mancato equilibrio del regime sedimentario delle spiagge, i popolamenti presenti possono soffrirne e addirittura scomparire. Lo studio, effettuato nell arco di un anno in diversi tratti del litorale laziale, ha permesso di determinare le specie presenti e stimarne distribuzione, abbondanza, struttura della popolazione, periodi di riproduzione e di reclutamento. In particolare, è emerso che la tellina preferisce un range batimetrico compreso tra 0 e 2 metri e un range granulometrico piuttosto ampio ma compreso tra 125 e 250 µm. I risultati ottenuti hanno evidenziato, in generale, un lungo periodo di reclutamento da luglio a settembre, a volte esteso fino all inverno successivo. Il linee guida Piano_coste_07 68

69 reclutamento avviene a m di profondità e gli individui man mano che crescono si spostano fino a m di profondità. Inoltre, è emerso come fattori meteomarini di particolare intensità siano in grado di variare la granulometria del sedimento costiero e pertanto causare morie di telline o il loro allontanamento verso il largo. Le vongole si trovano in un range batimetrico tra 4 e 7 m di profondità su fondali sabbiosi. In seguito ai lavori di ripascimento eseguiti su alcune spiagge della costa laziale, le telline sono scomparse, sepolte dalla nuova sabbia immessa sul fondale. Alcune sono riuscite a spostarsi attivamente verso il largo per poi ricolonizzare successivamente fondali della giusta profondità e granulometria. Comunque, a distanza di pochi mesi dal ripascimento e dopo un periodo di assestamento dei sedimenti, è stato rilevato quasi ovunque l arrivo di giovani di telline. Il popolamento a vongole non ha invece risentito di tali attività. Da questo studio emerge l importanza di conoscere i periodi di riproduzione e reclutamento delle principali specie di bivalvi di interesse commerciale, al fine di poter minimizzare gli impatti in caso di attività di ripascimento. Un indicazione di carattere gestionale potrebbe essere quindi quella di effettuare il ripascimento nel periodo di riproduzione della specie di interesse (che nel Lazio coincide con il tardo periodo invernale) per lasciare al sedimento il tempo di riequilibrarsi in attesa del reclutamento (nel Lazio il periodo estivo). E opportuno infine segnalare che a seguito del ripascimento di una spiaggia in erosione, con il ripristino del substrato sabbioso, può anche verificarsi un miglioramento delle condizioni ecologiche generali con il ritorno di specie bentoniche che erano scomparse a seguito dell esposizione di substrati diversi per effetto dell erosione, come da noi osservato lungo il litorale laziale. Per il popolamento bentonico, con particolare riguardo alle specie di interesse commerciale, deve essere noto il ciclo vitale, in particolare il periodo di riproduzione e quello di reclutamento. Per lo studio della Posidonia oceanica deve, infine, essere condotta, prima dell inizio del ripascimento, almeno una campagna di rilevamento con S.S.S. e riprese R.O.V., da cui sia possibile realizzarne la mappatura. linee guida Piano_coste_07 69

70 La caratterizzazione durante e dopo i lavori delle zone di interesse (fase C2 e C3) I giacimenti sabbiosi Fase di controllo in corso d opera (C2) In tale fase devono essere verificate le eventuali variazioni significative dei parametri ambientali, tali da poter compromettere l assetto naturale dell area e il suo recupero ambientale. In particolare, si valuta l effetto fisico (torbidità) prodotto sulla colonna d acqua in seguito alle attività di scavo e si esegue il monitoraggio del biota per valutarne le variazioni in risposta alla movimentazione del fondale. La frequenza delle attività e il numero delle campagne da effettuare viene stabilita di volta in volta sulla base delle ipotesi di impatto, come emerse nelle fasi precedenti, e sulla base delle indicazioni progettuali, tra le quali è fondamentale la durata prevista delle attività. In particolare, durante la fase di controllo in corso d opera, occorre verificare se al vettore di carico siano associati fenomeni di overflow e se gli stessi possano interessare gli ecosistemi sensibili presenti. In particolare, sono previste indagini specifiche sulla colonna d acqua (caratteristiche fisico-chimiche, dinamiche e particellato sospeso). Qualora durante questa fase risultassero dei patterns di distribuzione del sedimento tali da interessare gli ecosistemi sensibili eventualmente presenti, questi dovranno essere sottoposti a specifico monitoraggio. Fase di monitoraggio post-operam (C3) Lo scopo delle indagini condotte al termine delle operazioni di dragaggio è di fornire dati relativi alle variazioni dei parametri indagati, causate dalle attività di movimentazione del fondale e stimare i tempi di recupero dell ambiente coinvolto. In particolare, nel quadro degli studi di carattere ambientale, il monitoraggio permette di comprendere le modalità con cui gli ecosistemi reagiscono alle alterazioni indotte sull ambiente da tali attività e a stabilire e stimare eventuali danni al fine di valutare vantaggi e/o svantaggi che comporta per l ambiente il ripascimento con sabbie marine. Le indagini che si effettuano durante la fase di monitoraggio riguardano diversi parametri e si articolano in diversi cicli temporali, da decidere in base alla tipologia dell ambiente in cui si trova il sito di dragaggio. Il monitoraggio deve essere in grado di valutare i tempi di recupero e coprire un arco temporale minimo di 1 anno. linee guida Piano_coste_07 70

71 Le spiagge Nell area di ripascimento non è prevista la fase di controllo in corso d operama soltanto la fase di monitoraggio (C3) se, nella fase di compatibilità ambientale viene evidenziata la presenza di comunità bentoniche sensibili. Il monitoraggio ha principalmente lo scopo di seguire l evoluzione nel tempo, fino alla loro scomparsa o, almeno, fino al raggiungimento di nuove condizioni di equilibrio, delle alterazioni prodotte dalle attività di ripascimento sulle comunità bentoniche presenti sia sulla spiaggia sommersa sia nelle immediate vicinanze. In accordo con quanto detto in precedenza circa i principali effetti attesi dalle attività di ripascimento sulle risorse biologiche, il monitoraggio sarà mirato a seguire nel tempo gli effetti indotti sulle popolazioni a molluschi bivalvi di interesse commerciale e sugli ecosistemi sensibili. Per il monitoraggio dei popolamenti bentonici, in particolare delle specie di interesse commerciale, è opportuno eseguire una serie di campagne sperimentali per la raccolta di campioni sia di sedimento superficiale sia delle specie oggetto di indagine. In presenza di Posidonia oceanica devono essere effettuate delle campagne di monitoraggio (riprese R.O.V. del fondale e mappatura della prateria) per verificarne lo stato di salute. La frequenza delle attività e il numero delle campagne sperimentali devono essere stabilite di volta in volta e basate sia sulle caratteristiche ambientali sia sulle indicazioni progettuali Web-Meteo-Cam L attività prevede il monitoraggio visivo e il rilievo delle condizioni meteorologiche in ambiti costieri laziali con trasmissione a tempo reale nel web di internet. Dopo l esperienza delle prime due web-cam sperimentali collocate lungo la spiaggia di Ostia, si è compresa l importanza di avere un occhio puntato sulla costa e la potenzialità di un tale strumento per gli obiettivi del progetto generale Osservatorio dei litorali. Operatori del settore, studiosi, semplici turisti ed altri diversi soggetti hanno apprezzato l iniziativa sotto tanti punti di vista: facilità di accesso, verifica delle condizioni del mare e meteorologiche in tempo reale, controllo della battigia, ecc. Il sistema utilizzato è il DigiMapper 500 un sistema autonomo per il monitoraggio della linea di costa costituito da una centralina alimentata da rete o a pannelli solari che acquisisce, elabora e trasmette, tramite GSM, le immagini della costa. L'immagine viene acquisita da una telecamera fissa, filtrata per eliminare aventuali oggetti in movimento e quindi rettificata per ottenere una vista aerea. Attualmente il sistema è installato esclusivamente a: Tarquinia, Ladispoli, Circeo e Minturno, ed è visibile sul sito Sull'immagine filtrata viene quindi applicato un algoritmo di riconoscimento che consente di individuare la linea di costa come elemento di discontinuità tra il mare e la spiaggia. Tale linea viene sovraimpressa alla foto. linee guida Piano_coste_07 71

72 L'ultima operazione consiste nell'ortorettificaizone dell'immagine. In pratica utilizzando un set parametri definiti durante la fase di calibrazione del sistema l'immagine viene 'deformata' in modo da riprodurre una vista dall'alto. Tale immagine viene poi georeferenzianta in modo da poter essere caricata sui più diffusi GIS Sottoprogetto SO-08 Banca dati interattiva Il sottoprogetto è in fase di avvio mediante appalto pubblico per la fornitura di servizi relativi alla produzione di immagini satellitari del territorio laziale ed alla implementazione della banca dati interattiva. Sulla base della banca dati interattiva avviata dall Autorità dei Bacini Regionali del Lazio con caratteristiche altamente qualificate (cartografia on-line, ricerca spaziale dei dati, ecc), si è programmata l implementazione della stessa a tutto il territorio laziale ed in particolare a tutta la costa. L appalto prevede in particolare la fornitura periodica di immagini satellitari per attività legate al monitoraggio della linea di costa finalizzato anche alla valutazione dei trend erosivi. Tutti i dati raccolti nell ambito del Progetto Osservatorio dei Litorali saranno implementati e presentati all interno della Banca Dati Interattiva ristrutturata e rinnovata nell ambito del sottoprogetto SO Tecniche innovative e modalita di intervento per la manutenzione degli arenili con prelievo di sabbia da cave marine su alti fondali La Regione Lazio da tempo si è preoccupata di ricercare nuove tecnologie per la difesa delle coste. In quest ambito sono stati sviluppati diversi studi riguardanti le tecniche di dragaggio di cave marine e i relativi interventi di manutenzione degli arenili. L obiettivo che ci si pone è quello di individuare le principali caratteristiche degli scavi subacquei finalizzati al prelievo di sabbia di ripascimento da cave sottomarine. A tal fine sono stati analizzati nell ordine i mezzi d opera, le caratteristiche dell area di prelievo, le operazioni di trasporto e messa in opera della sabbia ed i vincoli cui sono sottoposte. Infine si sono considerati gli oneri economici con l intento di dare un indicazione di massima sul prezzo unitario di coltivazione delle cave sottomarine anche se ogni opera di questo tipo costituisce un caso unico per via delle proprie specificità I mezzi draganti Le draghe sono costituite da un complesso di attrezzature che eseguono scavi subacquei di rocce o materiali sciolti. In alcuni casi le draghe possono anche trasportare il materiale scavato a grande distanza; le draghe sono sempre galleggianti e possono essere anche automotrici. Lo scavo subacqueo prende il nome di dragaggio dal mezzo che lo esegue. I dragaggi sono eseguiti per diversi scopi, ad esempio la creazione di fondali necessari per il transito, la manovra e attracco dei natanti ovvero il prelievo da cave di sedimenti sottomarine di sabbia per ripascimenti. In base al modo in cui il materiale rimosso dal fondale marino viene trasportato fino in superficie, si possono distinguere due principali tipi di draghe: a) le draghe meccaniche; b) le draghe idrauliche. linee guida Piano_coste_07 72

73 Da queste categorie sono escluse le draghe di piccole dimensioni, a volte uniche nel modello, e realizzate per situazioni particolari e lavori in piccola scala quali ad esempio il livellamento di piccoli canali o di bacini industriali. Le draghe meccaniche sono di scarso interesse per le applicazioni di interesse e comunque rappresentano una tecnologia in fase di superamento. Le draghe idrauliche, dette anche aspiranti o a suzione, sono in grado di aspirare, per mezzo di una pompa centrifuga, una miscela costituita da acqua e materiale sciolto del fondo. La miscela, una volta percorsa la condotta d aspirazione, è avviata per mezzo di un sistema idraulico rifluente direttamente al sito di scarico o è depositata nel pozzo di carico della draga o di una betta. Nel caso di materiali sciolti la singola suzione può essere sufficiente a mettere in sospensione il materiale, ma nel caso di materiali dotati di coesione può essere necessario l ausilio di dispositivi aggiuntivi incorporati nella bocca d aspirazione. Tali dispositivi possono essere ad azione meccanica, come ad esempio le frese terminali, o ad azione idraulica, come i getti addizionali d acqua. Le frese terminali sono delle teste draganti sono a lame. Le draghe a suzione più comuni sono: a) la draga stazionaria aspirante con disgregatore (cutter suction dredger); b) la draga aspirante semovente con pozzo di carico (trailing hopper suction dredger). La dimensione di una draga stazionaria aspirante con disgregatore è commisurata al diametro della condotta di aspirazione; tale diametro è compreso tra 100 e mm. Una moderna draga di questo tipo, altamente automatizzata, è in grado di mantenere per un periodo di tempo prolungato un tasso di produzione settimanale di m3. La draga è fornita di piloni scorrevoli verticalmente che, con l infissione alternata, permettono il posizionamento e l avanzamento dell unità in fase di dragaggio. Le draghe esistenti hanno una potenza installata compresa tra 100 e HP, ed una profondità di scavo variabile tra 3 e 45 m. Alcune unità di questo tipo sono anche autopropulse. La draga aspirante semovente con pozzo di carico è capace di operare senza l ausilio di boe di ancoraggio o cavi e ha lo scafo con la forma di una comune imbarcazione. Le draghe esistenti hanno una capacità di carico compresa tra 100 e m3 e possono operare tra una profondità minima, dettata dal pescaggio della draga, di 5-8 m e una massima di oltre 100 m. Navigando a bassa velocità sull area di scavo, il materiale sciolto viene aspirato da una condotta trascinata sul fondo e scaricato nel pozzo di carico situato nello scafo della draga. Per eliminare la parte più fina del materiale sciolto aspirato, durante il dragaggio viene utilizzato un sistema di over-flow ad altezza regolabile con scarico al livello della chiglia della nave. La condotta aspirante è posta di fianco allo scafo ed è dotata di giunti ed articolazioni che le conferiscono un adeguata flessibilità. Lo scarico del materiale sul sito di deposito può avvenire per refluimento o per apertura della parte inferiore dello scafo. Per la sua versatilità, questo tipo di draga si è dimostrata di ottime caratteristiche per quanto riguarda il prelievo di sabbia di linee guida Piano_coste_07 73

74 ripascimento da cave a mare. Infatti, anche a profondità elevate dell area di prelievo e in condizioni meteomarine non favorevoli, è in grado eseguire prelievi di sabbia superficiali, intermedi (al di sotto di uno strato superficiale di cattive caratteristiche granulometriche) e profondi Centro di Monitoraggio e Rilievi ambiti costieri Per gli impegni assunti e per la complessità delle attività da svolgere nell ambito dell Osservatorio dei Litorali, si è reso necessario l approntamento di un adeguato apparato logistico in grado di organizzare la raccolta, l archiviazione, l elaborazione e la diffusione dei dati raccolti e la sistematizzazione delle analisi e degli studi svolti e commissionati. Il Centro di Monitoraggio istituito per lo scopo sopra indicato nel 1999 si è, inoltre, organizzato per provvedere all'esecuzione di rilievi plano altimetrici, della costa emersa, di rilievi plano batimetrici, dei fondali marini, d indagini geofisiche e geognostiche e di prelievi di campioni per analisi fisico chimiche, riguardanti l intero litorale laziale. Per tale fine si è provveduto a fornire l Osservatorio di strumentazione idonea ad effettuare detti servizi di monitoraggio costituita da imbarcazione idrografica e strumentazione scientifica per l ispezione dei fondali marini. Dopo una breve descrizione della strumentazione, di proprietà della Regione Lazio, utilizzata per provvedere alle indagini di campo, sono esposte le principali specifiche tecniche con cui sono realizzati i rilievi topo-batimetrici. Nel fascicolo tecnico (vedi Annesso) vengono presentate le schede di sintesi dei lavori eseguiti dalla costituzione dell Osservatorio ad oggi. Per ogni Comune del litorale è indicata la rete di caposaldi materializzata lungo la costa, le indagini più significative svolte nell area e i fusi granulometrici dei prelievi di sabbia prelevati sotto costa. Sono inoltre rappresentate analisi e schede di alcune delle attività più rilevanti. Il riepilogo generale delle attività svolte è di seguito indicato: Realizzazione di una rete GPS costituita da n 151 caposaldi Attività di rilevamento topobatimetrico per complessivi 296 Kmq Attività di caratterizzazione sedimentologica per complessivi n 616 campioni Attività di caratterizzazione morfologia e stratigrafica per complessivi 1.337,20 Km Attività di rilevamento topobatimetrico in ambito portuale per complessivi 7 Kmq Attività di indagini visive per complessivi n 2 campagne ROV linee guida Piano_coste_07 74

75 Attività di campionamento per complessivi n 29 Vibrocarotaggi L imbarcazione utilizzata per i rilievi batimetrici è uno Sciallino 33 le cui caratteristiche principali sono indicate in tabella. La Strumentazione a corredo dell imbarcazione idrografica è costituita da: Rilievi Topobatimetrici o Posizionamento plano-altimetrico RTK Leica SR530 o Sistema Multibean Reson 8101 Octans SVP 15 o Sistema Single beam Navisound 210 Dati Mareografici o Mareografo Valeport Model 730T Caratterizzazione Morfologica o Side Scan Sonar Towfish Model 272 Series Caratterizzazione Stratigrafica o Sub Bottom Profiler BENTHOS CAP-6600 Indagini Visive o ROV Prelievi e campionamenti o Benna tipo Shipek linee guida Piano_coste_07 75

ELENCO PRINCIPALI OPERE COSTIERE LAZIALI ( )

ELENCO PRINCIPALI OPERE COSTIERE LAZIALI ( ) Montalto di Castro Tombolo di paglieto Somma urgenza Rhode Nielsen (Copenhagen) 2004 2004 4,000 4,600 sabbie da cava marina 30.000 Montalto di Castro Punta Morelle Somma urgenza Cicinelli ARDIS ARDIS 2005

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