Attività B.2.3. Attività B.2.3. Preparazione delle guide sul contesto economico in entrambi i paesi e sui termini e le norme per l'esportazione.

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1 Attività B.2.3 Attività B.2.3 Preparazione delle guide sul contesto economico in entrambi i paesi e sui termini e le norme per l'esportazione.

2 INTRODUZIONE ALLA GUIDA... 3 I MARCHI DI TUTELA REGOLAMENTATI IN SICILIA... 4 LA SICILIA IN EUROPA E IN ITALIA... 4 I mutamenti in corso... 6 I PRODOTTI DOP E IGP IN SICILIA... 8 Le caratteristiche dei singoli prodotti I prodotti tradizionali Le menzioni tradizionali dei vini della Sicilia riconosciute dall UE Le produzioni biologiche Il mercato dei prodotti biologici I MARCHI DI TUTELA REGOLAMENTATI IN TUNISIA LE PRODUZIONI AOC E IP Produzioni in corso di riconoscimento I vini Le produzioni biologiche CHE COSA SONO LE PRODUZIONI AGROALIMENTARI DI QUALITÀ LA QUALITÀ NELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI LE NORME IN MATERIA DI QUALITÀ LA NORMATIVA DEI MARCHI D ORIGINE DELL UNIONE EUROPEA DOP IPG Denominazione di origine Protetta e Indicazione Geografica Protetta STG - Specialità Tradizionali Garantite Le produzioni biologiche IL REGIME DEI VINI Le modifiche della regolamentazione UE dei vini Il vino biologico LA NORMATIVA DEI MARCHI D ORIGINE DELLA TUNISIA Gli enti pubblici competenti I prodotti certificati in Tunisia L agricoltura biologica... 81

3 Introduzione alla guida Questa guida indende fornire informazioni sulle produzioni di qualità in Tunisia e in Sicilia. Le certificazioni di qualità stanno diffondendosi rapidamente, sia in Europa, sia nei Paesi che con l Unione Europea hanno i maggiori scambi di prodotti agroalimentari. Nella Guida alle produzioni di qualità saranno prese in considerazioni le certificazioni di qualità inerenti l origine e le procedure di lavorazione dei prodotti agroalimentari, mentre non saranno considerate le numerose altre altre tipologie di certificazioni, cogenti (come le certificazioni di sicurezza alimentare HACCP, l applicazione delle norme sulla rintracciabilità e l etichettatura), o volontarie (come la famiglia delle certificazioni ISO, gli Standard globali BRC, la Certificazione IFS, SA 8000, EMAS, etc.), che accompagnano le merci. Queste ultime possono essere consultate nella versione pubblicata sulla Piattaforma Web La guida si suddivide in due parti. Nella prima sono riportate analiticamente le produzioni siciliane e tunisine che possiedono certificazioni di origine agroalimentari ufficialmente riconosciute dall Unione Europea e dalla Tunisia. Le singole produzioni sono accompagnate da schede sintetiche che ne descrivono le caratteritiche e le zone di origine. Nella seconda parte si forniscono le informazioni utili a orientarsi nelle complesse normative che regolano il rilascio delle certificazioni di qualità nell UE e in Tunisia. Sono stati esaminati tutti settori della qualità certificata, dalla certificazione di origine, che include i marchi di origine dei vini, sino alle certificazioni delle produzioni biologiche.

4 I marchi di tutela regolamentati in Sicilia Le produzioni agroalimentari di qualità che hanno ottenuto le certificazioni DOP, IGP e STG nel corso degli anni sono cresciute in modo considerevole, costituendo ormai un paniere di prodotti che rappresenta l eccellenza dell agroalimentare europeo. Prima di affrontare le produzioni siciliane e delle provincie eleggibili, occorre fornire alcune informazioni di scenario europeo e italiano per consentire di valutare nel suo complesso la varietà e la distribuzione delle produzioni di qualità nel nostro continente. La Sicilia in Europa e in Italia Le produzioni con marchio distintivo registrato DOP (PDO - Protected Denomination of Origin in inglese; AOP - Appellation d'origine protégée in francese; g. U. Geschützte Ursprungsbezeichnung in tedesco) e IGP (PGI - Protected Geographical Indiction in inglese; IGP - Indication géographique protégée in francese; g. g. A. - geschützte geografische Angabe in tedesco) stanno assumendo sempre maggiore importanza nel contesto nelle produzioni di qualità. Sulla Piattaforma Web è possibile scaricare la lista completa dei prodotti certificati dall UE. La distribuzione è differente per categoria fra DOP e IGP. Le acque minerali sono esclusivamente DOP Le birre appartengono alle IGP. I formaggi e olii sono prevalentemente DOP Le carni sono in prevalenza IGP. L ortofrutta che vanta il maggior numero di registrazioni è rappresentata per entrambi i marchi distintivi. Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia rappresentano oltre l 80% dei prodotti registrati.

5 Italia e Portogallo hanno il maggior numero di marchi nella categoria dei prodotti di origine animale; L Italia è inoltre il maggior contributore per gli Oli e grassi vegetali mentre la Francia resta prima nella categoria delle Carni Fresche. I prodotti agroalimentari di qualità italiani coprono oltre un quarto del totale delle certificazioni Dop, il 17,8 per cento delle certificazioni Igp e il 6,7 per cento di quelle Stg rilasciate dalla Commissione europea. Tra le produzioni maggiormente rappresentate in Italia nel 2010 figurano gli ortofrutticoli e cereali (84 prodotti, in larga maggioranza Igp), gli olii extravergine di oliva (40, quasi esclusivamente Dop), i formaggi (41, quasi tutti Dop) e le preparazioni di carni (per un terzo Igp e Dop nel resto dei casi). Nel complesso gli operatori del settore (distinti in produttori e trasformatori) sono circa : coltivano circa 148 mila ettari e gestiscono oltre 47 mila allevamenti. A livello territoriale emergono segnali di un progressivo rafforzamento dei prodotti di qualità nelle regioni meridionali, sebbene gli operatori e le strutture produttive risultino storicamente radicati

6 soprattutto nel Nord del Paese. Tra le produzioni maggiormente rappresentate in Italia nel 2010 figurano gli ortofrutticoli e cereali (84 prodotti, in larga maggioranza Igp), gli olii extravergine di oliva (40, quasi esclusivamente Dop), i formaggi (41, quasi tutti Dop) e le preparazioni di carni (per un terzo Igp e Dop nel resto dei casi). Nel complesso gli operatori del settore (distinti in produttori e trasformatori) sono circa : coltivano circa 148 mila ettari e gestiscono oltre 47 mila allevamenti. Ben il 52,2 per cento delle aziende produttrici è localizzato in sole tre regioni, con netti orientamenti produttivi: olivicoltura in Toscana, dove è localizzato il 57,0 per cento del territorio italiano interessato da produzioni Dop e Igp; lattiero-caseario in Sardegna, al primo posto per numero di allevamenti (32,7 per cento del totale nazionale); ortofrutticolo in Trentino-Alto Adige (mele). Un ulteriore quarto dei produttori si localizza in Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna, regioni dove sono concentrati gli allevamenti (rispettivamente il 19,8, l 11,0 e il 10,4 per cento del totale nazionale) e si localizza complessivamente anche più di un terzo dei trasformatori (di insaccati in Lombardia e Emilia- Romagna; confezionatori ortofrutticoli in Veneto). Nel Mezzogiorno i numeri del settore sono più contenuti, ma alcune regioni (Basilicata, Sicilia e Calabria) segnano gli incrementi più significativi rispetto al 2009 per le attività di produzione; le prime due regioni registrano aumenti considerevoli anche per quelle di trasformazione. I mutamenti in corso L analisi territoriale dei dati evidenzia la diffusione e la consistenza delle specialità DOP, IGP e STG nelle diverse regioni italiane. Il territorio di ciascun prodotto è, infatti, determinato con esattezza dalla legislazione comunitaria e nazionale, che delimita il territorio entro cui la singola specialità può essere prodotta e/o trasformata. Per ciascun prodotto agroalimentare il territorio interessato può comprendere da un solo comune a più regioni: ad esempio, mentre per numerosi prodotti ortofrutticoli e cereali la coltivazione si deve svolgere in una sola provincia, per le principali preparazioni di carni l allevamento suinicolo è consentito in numerose regioni centro- settentrionali.

7 Rispetto al 2008 gli incrementi maggiori nel numero di operatori si verificano nel Mezzogiorno, dove aumentano i produttori ( aziende, +12,4%), i trasformatori (+194 imprese, +14,3%), gli allevamenti ( strutture, +12,6%) e la superficie (+7,9 mila ettari, pari a +28,8%). I migliori incrementi regionali sono quelli di Sardegna (1.846 produttori, +14,5% e allevamenti (+14,8%), Puglia (620 produttori, +60,7% e 6,4 mila ettari, +70,3%), Calabria (100 trasformatori, +105,3% e 104 impianti, +71,2%) ed Emilia-Romagna (68 trasformatori, +5,5% e 156 impianti, +10,1%).

8 I prodotti DOP e IGP in Sicilia Sono 17 i prodotti DOP siciliani e 11 quelli IGP. DOP Prodotto Tipo IT/PDO/0005/0572 Ciliegia dell'etna DOP IT/PDO/0005/0646 Piacentinu Ennese DOP IT/PDO/0005/0669 Arancia di Ribera DOP IT/PDO/0005/0661 Vastedda della valle del Belìce DOP IT/PDO/0005/0305 Pistacchio verde di Bronte DOP IT/PDO/0005/0577 Pagnotta del Dittaino DOP IT/PDO/0005/0647 Ficodindia di San Cono DOP IT/PDO/0005/0218 Olio extravergine di oliva Valdemone DOP IT/PDO/0005/0258 Olio extravergine di oliva Valle del Belice DOP IT/PDO/0005/0060 Olio extravergine di oliva Monte Etna DOP IT/PDO/0005/0241 Ficodindia dell'etna DOP IT/PDO/0217/1521 Olio extravergine di oliva Monti Iblei DOP IT/PDO/0005/0061 Olio extravergine di oliva Val di Mazara DOP IT/PDO/0017/1551 Oliva Nocellara del Belice DOP IT/PDO/0017/1510 Olio extravergine di oliva Valli Trapanesi DOP IT/PDO/0017/1505 Ragusano DOP IT/PDO/0017/0019 Pecorino Siciliano DOP IGP IT/PGI/0005/00892 Sale Marino di Trapani IGP IT/PGI/0005/0502 Limone di Siracusa IGP IT/PGI/0005/0522 Carota Novella di Ispica IGP IT/PGI/0005/0651 Pesca di Leonforte IGP IT/PGI/0005/0558 Limone Interdonato Messina IGP IT/PGI/0005/0332 Salame S. Angelo IGP IT/PGI/0005/0153 Pomodoro di Pachino IGP

9 IT/PGI/0005/0170 Uva da tavola di Mazzarrone IGP IT/PGI/0017/1537 Uva da tavola di Canicattì IGP IT/PGI/0017/0307 Cappero di Pantelleria IGP IT/PGI/0017/0317 Arancia Rossa di Sicilia IGP

10 Le caratteristiche dei singoli prodotti Olio extra vergine di oliva DOP Monti Iblei Varietà: Tonda Iblea Moresca Nocellara Etnea o Verdese Biancolilla Zaituna La tonda iblea dà oli fruttati medio - intensi, con sicura percezione di piccante sull amaro. Il sentore caratteristico della varietà è il pomodoro verde e la foglia di pomodoro. La verdese produce oli dal fruttato medio, con leggere sensazioni di erba fresca riconducibile all oliva verde, dal sapore lievemente piccante e moderatamente amaro. La coltura dell olivo interessa la Valle del Belice, con i terreni di Castelvetrano, Partanna, Campobello di Mazara e la Valle di Erice. Province di Ragusa e Siracusa.

11 Olio extra vergine di oliva DOP Valli Trapanesi Varietà: Nocellara del Belice Cerasuola Biancolilla Dalle tre varietà di olive si produce un olio di ottima qualità organolettica. E un olio armonico, fruttato intenso, dai toni erbacei, con sensazioni di pomodoro e carciofo e dal sapore leggermente piccante ed amaro, che si apprezza sia nell uso a crudo, che nelle pietanze cotte. L area di produzione coincide con le province di Palermo ed Agrigento. L origine della denominazione risale all epoca della dominazione Araba-Normanna, che divise la Sicilia in tre giustizierati detti Valli: Val di Mazara, Val di Noto e Val Demone. Provincia di Trapani.

12 Olio extra vergine di oliva DOP Val di Mazara Varietà: Cerasuola Biancolilla Nocellara del Belice Ogliarola messinese Giaraffa E un olio particolarmente indicato per i condimenti di insalate, carpacci di carne, piatti a base di pesce. La Biancolilla, sotto l aspetto organolettico, da sensazioni di fruttato, amaro e piccante leggero, più raramente medio, con sensazioni di mandorla e, a volte, di carciofo e pomodoro. La zona di coltivazione interessa le province di Catania, Messina ed Enna e comprende tutti i comuni del versante sud-ovest e nord dell Etna.

13 Olio extra vergine di oliva DOP Monte Etna Varietà: Nocellara Etnea Moresca Tonda Iblea Ogliarola messinese Biancolilla Brandofino Castiglione L olio Monte Etna si caratterizza per il colore giallo oro con riflessi verdi, l odore di fruttato medio, con leggere sensazioni erbacee ed il sapore dal tono lievemente piccante, con punte di amaro. Si utilizza prevalentemente per produrre olive da mensa, ma anche olio. Zona di produzione: Provincia di Catania: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Camporotondo Etneo, Castiglione di Sicilia, Maletto, Maniace, Motta S. Anastasia, Paternò, Ragalna, Randazzo, Santa Maria di Licodia, San Pietro Clarenza. Provincia di Enna: Centuripe. Provincia di Messina: Malvagna, Mojo Alcantara, Roccella Valdemone, Santa Domenica Vittoria.

14 Olio extra vergine di oliva DOP Valle del Belice Varietà: Nocellara del Belice Biancolilla Giaraffa Cerasuola Buscionetto Santagatese Ogliarola messinese La Nocellara del Belice è un frutto di grandi dimensioni che può superare i 7 grammi di peso. Si utilizza prevalentemente per produrre olive da mensa, ma anche olio. Sotto l aspetto organolettico produce un olio dal fruttato medio-intenso, amaro e piccante medio-intenso con sensazioni di carciofo, di pomodoro e odore di mandorla. Il territorio di produzione della DOP Valle del Belice comprende i terreni di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Salaparuta, Santa Ninfa e Poggioreale. Per l omogeneità delle caratteristiche pedoclimatiche e varietali della zona, la Nocellara del Belice raggiunge solo in questo territorio il massimo della sua potenzialità di produzione.

15 Olio extra vergine di oliva DOP Valdemone Varietà: Ogliarola messinese Santagatese Minuta Olivo di Mandanici Nocellara messinese Ottobratica Brandofino Verdella Dall intenso profumo di olive verdi, l olio Valdemone esprime sensazioni amare erbacee e fruttate, con sensazioni retrolfattive di mandorla, frutta, pomodoro e cardo. La zona di produzione delle olive destinate alla produzione dell'olio extravergine di oliva a denominazione di origine protetta "Valdemone" comprende i territori di tutti i comuni della provincia di Messina eccezion fatta per Floresta, Moio Alcantara e Malvagna.

16 Arancia Rossa di Sicilia IGP Varietà: Tarocco - Piu conosciuta tra le varietà, si distingue per il muso presente alla base del frutto. Dalla buccia liscia, di colore giallo arancio, pezzatura medio-grande, la sua polpa succosa presenta venature rosse. Moro - Di pezzatura medio-piccola, la sua polpa è fortemente pigmentata, dal colore rosso scuro, tendente al violaceo. Sanguinello -Di pezzatura media, il frutto ha un piccolo collare solcato attorno al peduncolo. La polpa è dolce, succosa e con caratteristiche screziature sanguigne. Ricca di antociani, vitamine A, B, B2 e C, sali minerali, sostanze antiossidanti, l Arancia Rossa di Sicilia, presente sul mercato da dicembre a maggio, è un frutto insostituibile per chi pratica un alimentazione sana ed attenta, grazie alle sue capacità di prevenire infezioni, raffreddori, l invecchiamento cellulare e di offrire un prezioso ausilio nella profilassi dei tumori. La produzione delle arance a polpa rossa è tipica del territorio della Sicilia orientale, compreso tra le province di Catania, Siracusa, Enna.

17 Arancia Ribera di Sicilia DOP Varietà: Navelina - Si distingue per l ombelico (navel),da cui prende il nome, nell estremità inferiore del frutto. La buccia ha una colorazione giallo-arancio. Completamente priva di semi, la polpa presenta una tessitura grossolana, moderatamente succosa. Brasiliano o Washington Navel - Appartiene al gruppo delle arance bionde ombelicate. Presenta una buccia con superficie papillata, apice tondeggiante e ombelico (navel) nell estremità inferiore. L Arancia Ribera di Sicilia, dal gusto gradevolissimo, è a polpa bionda e senza semi. Contiene vitamina A, B1, B2, vitamina C, sali minerali e zuccheri. Antiossidante, potenzia il sistema immunitario ed esplica un azione disintossicante, digestiva, diuretica, antinfluenzale ed antitumorale. Originaria di Ribera, la coltivazione dell Arancia Ribera di Sicilia (Riberella) si estende nei territori di parecchi comuni della provincia di Agrigento. La sua produzione inizia nella terza decade di novembre con la varietà Navelina e prosegue, fino ad aprile, con la varietà Brasiliano o Washington Navel.

18 Cappero di Pantelleria IGP La produzione di capperi predomina nell economia dell isola di Pantelleria. Diffusa sin dall antichità nell area mediterranea, la pianta del cappero è parte integrante del paesaggio dell isola. Varietà: Tondina o nocellara - produce rispetto alla varietà spinosa capperi più sodi e pesanti. Vengono raccolti da fine maggio a tutto agosto, ogni 8-10 giorni. Una volta separati dai "capperoni", i capperi vengono salati con sale marino grosso in fusti ricavati da vecchie botti tagliate a metà, dette tinedde. Travasati da una tinedda all altra, per i primi 4/5 giorni, sono pronti per il consumo dopo circa un mese. Zona di produzione: isola di Pantelleria.

19 Carota Novella Ispica IGP Varietà : Carota rossa semilunga nantese Dalla polpa tenera e croccante, si distingue per la colorazione arancione intensa ed un forte aroma con note fruttate ed erbacee. Presente sul mercato nel periodo invernale e primaverile, la Carota novella di Ispica è un concentrato di vitamina A e C, betacarotene, sali minerali e glucidi. La zona di produzione si estende nei territori di parte della province di Ragusa, Siracusa, Catania e Caltanissetta.

20 Ciliegia dell Etna DOP Varietà: Mastrantonio Napoleona Maiolina Dalla polpa tenera e croccante, si distingue per la colorazione arancione intensa ed un forte aroma con note fruttate ed erbacee. Presente sul mercato nel periodo invernale e primaverile, la Carota novella di Ispica è un concentrato di vitamina A e C, betacarotene, sali minerali e glucidi. La zona di produzione comprende i versanti Nord orientale e Sud ovest dell Etna ed interessa parecchi comuni della provincia di Catania, estendendosi fino ad un altitudine di 1600 m s.l.m.

21 Ficodindia dell Etna DOP Varietà: gialla o sulfarina rossa o sanguigna bianca o muscaredda I frutti, dalle proprietà depurative e diuretiche, vengono raccolti nella seconda decade di agosto ( agostani ) e da settembre a dicembre, ( scozzolati o bastardoni ). Pianta arborescente, nella sua parte aerea si articola in cladodi, dette pale, coronati dai frutti che, giunti a maturazione, assumono intense colorazioni. Le varietà si distinguono in base al colore della buccia e della polpa. Zona di produzione: fa parte della provincia di Catania interessata dagli effetti dell'eruzione del vulcano ed è compresa in una fascia altimetrica che va dai 150 ai 750 m s.l.m.. Ricade nel territorio dei Comuni di Bronte, Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Camporotondo, Belpasso e Paternò.

22 Ficodindia di San Cono DOP Varietà: sulfarina o gialla sanguigna o rossa muscaredda o bianca I frutti agostani e tardivi si distinguono per le grandi dimensioni, la vivace colorazione della polpa e della buccia, la particolare dolcezza e fragranza. Gli agostani si raccolgono da fine agosto a fine settembre, mentre i tardivi vengono raccolti dalla seconda decade di settembre a fine dicembre. Il microclima dell areale di produzione dà origine a frutti dalla qualità unica. La zona di produzione comprende i territori dei comuni di San Cono, San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania, nonché Piazza Armerina (Enna) e Mazzarino (Caltanissetta).

23 Limone Interdonato IGP Il litorale ionico della provincia di Messina si caratterizza per la coltivazione del Limone Interdonato, frutto fino o speciale, ottenuto dall innesto fra cedro e limone ed apprezzato in tutti i mercati nazionali ed internazionali. La produzione avviene dal mese di settembre ad aprile. Il frutto ha forma allungata, con umbone pronunciato e buccia a grana molto fine (limone fino). E ricco di succo con un elevato valore di vitamina C. Particolarmente apprezzato nei Paesi dell Europa occidentale, il suo sapore poco acidulo ne consente il consumo fresco, sia in bevande che in insalate. Varietà: Interdonato o Speciale La zona di produzione dell IGP «Limone Interdonato Messina» comprende interamente i seguenti territori comunali della Provincia jonica Messinese: Messina, Scaletta Zanclea, Itala, Alì, Alì Terme, Nizza di Sicilia, Roccalumera, Fiumedinisi, Pagliara, Mandanici, Furci Siculo, S.Teresa di Riva, Letojanni, S. Alessio Siculo, Forza D Agrò, Taormina e Casalvecchio Siculo; Giardini Naxos e Savoca.

24 Limone di Siracusa IGP La coltivazione del limone in provincia di Siracusa ha antiche origini. Apprezzato per la succosità superiore al 30%, la ricchezza di ghiandole oleifere e l elevata qualità di oli essenziali, il Limone di Siracusa è dissetante, aromatico, ricco di vitamina C e di sali minerali. Varietà: Femminello La varietà Femminello di Siracusa é la migliore per produttività e caratteristiche qualitative. E caratterizzato dalla precocità di fruttificazione, con una prevalenza di limone primofiore (ottobre/dicembre) ed invernale (gennaio/marzo), seguita dal limone bianchetto (maggio/giugno) e dal verdello (agosto/settembre). La zona geografica di coltivazione dell Indicazione Geografica Protetta Limone di Siracusa comprende i comuni di Augusta, Melilli, Siracusa, Avola, Noto, Rosolini, Floridia, Solarino, Sortino e Priolo Gargallo. Tale area geografica si estende non oltre i 10 km dal mare Ionio e non supera i 210 metri di altitudine sul livello del mare ed è delimitata a nord e a sud rispettivamente dalle valli esposte a sud del torrente Porcaria e del fiume Tellaro.

25 Oliva Nocellara del Belice DOP Le Olive da tavola Nocellara del Belice sono verdi e nere. Le olive verdi vengono trasformate secondo sistemi di deamarizzazione e fermentazione di tre tipi (sivigliano, al naturale, alla Castelvetrano o alla napoletana), mentre le olive nere possono maturare sia con che senza trattamento con mezzo alcalino. Dalla polpa croccante, che si stacca con facilità dal nocciolo, le Olive Nocellara del Belice hanno un odore acidulo ed un sapore acido, salato, leggermente piccante, con sensazioni di amaro e di dolce. E coltivata nei territori dei comuni di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, in provincia di Trapani. La raccolta viene fatta a mano (brucatura), da metà settembre a fine ottobre. La lavorazione deve essere effettuata entro e non oltre le 24 ore dalla raccolta.

26 Bianco di Leonforte e Giallone di Leonforte Varietà: Bianco e Giallone di Leonforte Le Pesche di Leonforte maturano tardivamente, dal mese di settembre fino a novembre. La coltivazione, laboriosa e delicatissima, prevede nel mese di giugno l insacchettatura manuale di ogni frutto con carta pergamenata, quando le pesche sono ancora verdi. Giunte a maturazione, chiuse nei loro sacchetti che le proteggono dai parassiti e dal vento, le Pesche di Leonforte diventano di colore giallo intenso con leggere striature rosse. La polpa gialla e soda, particolarmente dolce e gustosa, è una sana risorsa di energia. La coltivazione di questo ecotipo locale di pesca interessa i comuni di Leonforte, Enna, Calascibetta, Assoro ed Agira, nella parte centrale della Sicilia.

27 Pistacchio Verde di Bronte DOP Varietà: "Pistacia vera", cultivar "Napoletana", chiamata anche "Bianca" o "Nostrale", innestata su Pistacia terebinthus Il Pistacchio di Bronte fruttifica ad anni alterni. Grazie al suo colore verde brillante ed all intenso sapore, viene utilizzato principalmente in pasticceria. Contiene numerose varietà di oli essenziali con attività antimicrobiche, mentre l attività antiossidante è riconducibile alla presenza di biofenoli. Il pistacchio contiene inoltre apprezzabili quantità di acidi grassi saturi, ma soprattutto insaturi (71-85%), che espletano una riconosciuta attività nella modulazione della risposta alle infiammazioni ed hanno una funzione protettrice dell apparato cardiovascolare e renale. La zona di produzione del "Pistacchio Verde di Bronte", ricade nel territorio dei comuni di Bronte, Adrano, Biancavilla (Provincia di Catania).

28 Pomodoro di Pachino IGP Attraente all occhio, all olfatto ed al gusto, il Pomodoro di Pachino è un prezioso alimento, fonte di energia e benessere, perché molto ricco di licopene, una sostanza appartenente al gruppo degli antiossidanti, detti carotenoidi. Coltivato prevalentemente in serra, viene prodotto tutto l anno. Varietà: grappolo - pomodoro verde o rosso, tondo e liscio ciliegino - ha l aspetto a ciliegia su un grappolo a spina di pesce, con frutti tondi e piccoli costoluto verde scuro dalle coste marcate tondo liscio verde scuro e rotondo, dal gusto marcato La zona di produzione dell'i.g.p. «Pomodoro di Pachino» comprende l'intero territorio comunale di Pachino e Portopalo di Capo Passero e parte dei territori comunali di Noto (prov. di Siracusa) ed Ispica (provincia di Ragusa).

29 Uva da Tavola Canicattì IGP Varietà: designa i grappoli di uva da mensa della cv. Italia nota come incrocio Pirovano "65" ottenuta da incrocio Bicane x Moscato d'amburgo, adattatosi alle particolari condizioni pedologiche e climatiche della zona geografica del Canicattese. La zona di produzione comprende tutti i Comuni ricadenti nelle province di Agrigento e Caltanissetta che si caratterizzano per la coltivazione dell'uva "Italia": Provincia di Agrigento: Canicattì, Castrofilippo, Racalmuto, Grotte, Naro, Camastra. C. Bello di Licata, Ravanusa, Favara, Agrigento, Licata, Comitini, Aragona, Palma di Montechiaro. Provincia di Caltanissetta: Caltanissetta, Serradifalco, Montedoro, Butera, Sommatino, Delia, Mazzarino, Riesi, Gela, S.Cataldo, Milena.

30 Uva da Tavola Mazzarrone IGP La produzione delle varietà di Uva da tavola Mazzarrone (bianca, rossa e nera), con o senza semi, avviene in un ambiente che, grazie al clima di cui gode, offre i migliori presupposti per l ottenimento di un prodotto di alta qualità. Dal sapore dolce e gustoso, è prodotta da luglio ad ottobre, in vigneti coltivati a tendone. Varietà: Uva nera Uva rossa Uva bianca E coltivata nell area di Mazzarrone, al limite della provincia di Catania e nei comuni di Acate, Caltagirone, Chiaramente Gulfi, Comiso e Licodia Eubea, tra i territori di Catania e Ragusa.

31 Pecorino Siciliano DOP E il piu antico formaggio della Sicilia, citato già nel IX sec. a.c., in uno dei passi più famosi dell Odissea di Omero e nell opera Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. E un formaggio a pasta dura, semicotto, prodotto con latte intero crudo di pecora. La produzione avviene da ottobre a giugno e per ottenere la DOP deve stagionare almeno quattro mesi. Il colore bianco è tipico delle produzioni invernali, tende a divenire paglierino nelle produzioni primaverili ed estive. Ha forma cilindrica a facce piane con crosta bianca giallognola, rugosa per la modellatura lasciata dal canestro di giunco "fascedda". La salatura a secco viene effettuata il giorno successivo alla produzione, sull intera superficie della forma, che viene nuovamente salata dopo dieci giorni. Dal sapore deciso, fruttato e piccante, ha un intenso aroma. La salatura del Pecorino avviene a secco, per sfregamento. Viene stagionato in appositi locali, dai tre ai dodici mesi. Prodotto anche nella versione pepata, con aggiunta di grani di pepe nero interi nella cagliata. Viene prodotto in tutta la Sicilia e principalmente nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani.

32 Piacentinu Ennese DOP Prodotto in tutti i comuni della provincia di Enna, è unico per l aggiunta di zafferano nel latte ovino. Il Piacentinu Ennese è un formaggio a pasta compatta pressata ottenuto con latte ovino intero, crudo ad acidità naturale di fermentazione, prodotto dalle razze ovine autoctone siciliane Comisana, Pinzirita, Valle del Belice e loro meticci. La pasta è compatta e gialla per la presenza di zafferano; frequente l aggiunta di pepe nero in grani. Dall aroma floreale e fruttato, il Piacentinu Ennese ha un gusto aromatico, dolce e piccante. La zona di produzione del latte, di caseificazione, di stagionatura del Piacentinu Ennese comprende l intero territorio dei Comuni di Enna, Aidone, Assoro, Barrafranca, Calascibetta, Piazza Armerina, Pietraperzia, Valguarnera, Villarosa della provincia amministrativa di Enna.

33 Ragusano DOP E uno dei formaggi piu antichi della Sicilia, sin dal XIV secolo ha fatto parte di un fiorente commercio oltre i confini del Regno di Sicilia. Veniva chiamato caciocavallo, per il sistema di stagionatura delle forme appese a cavallo di una trave. E un formaggio a pasta filata dalla forma a parallelepipedo, con un peso che va dai 10 ai 16 kg. La crosta è liscia, sottile e compatta; il colore è giallo dorato e paglierino. Il sapore varia da dolce e delicato, nei primi mesi di stagionatura, a piccante e saporito, a stagionatura più avanzata. Prodotto con latte vaccino intero crudo e caglio in pasta di agnello o capretto, il formaggio Ragusano deriva da bovine alimentate prevalentemente con essenze foraggere spontanee e pascoli del tavolato ibleo. Per ottenere la DOP deve stagionare almeno tre mesi. E prodotto nella provincia di Ragusa e nei comuni di Noto, Palazzolo Acreide, Rosolini in provincia di Siracusa.

34 Vastedda Valle del Belice DOP Formaggio a pasta filata, ottenuta da latte ovino crudo intero, la Vastedda ha origini remote e prende il nome dalla razza ovina autoctona Valle del Belice. La caseificazione avviene durante i mesi estivi, quando il latte è più ricco di aroma e di componenti che ne consentono il tipico procedimento di lavorazione. Di forma piccola e delicata, simile ad una focaccina, è di un tenue color avorio e dal sapore dolce, e retrogusto leggermente acido. La zona geografica di allevamento degli ovini, di produzione del latte, di trasformazione e di condizionamento del formaggio Vastedda della valle del Belìce DOP, è compresa nell ambito dei territori amministrativi dei seguenti comuni: a) in provincia di Agrigento: Caltabellotta, Menfi, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belìce e Sciacca; b) in provincia di Trapani: Calatafimi, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Gibellina, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa e Vita; c) in provincia di Palermo: Contessa Entellina e Bisacquino limitatamente alla frazione denominata San Biagio.

35 Pagnotta Valle del Dittaino DOP La produzione di questa DOP ha origini remote nel territorio compreso tra la provincia di Enna e Catania. La Pagnotta del Dittaino, dalla caratteristica forma tondeggiante e dal peso di circa 1,2 kg, è un pane ottenuto mediante un particolare processo di lavorazione, basato sull impiego del lievito naturale, detto criscenti, e della semola rimacinata di grano duro delle varietà Simeto, Duilio, Arcangelo, Mongibello Ciccio e Colosseo, coltivate in quest area. Si caratterizza per la consistenza della crosta, per il colore giallo tenue e per l alveolatura fine ed uniforme della mollica. La Dop Pagnotta del Dittaino, mantiene inalterate per cinque giorni le sue caratteristiche di freschezza, odore e sapore tipici ed è caratterizzata da un ottimo apporto proteico e da elevati valori di calcio e ferro. Zona di produzione: comuni di Agira, Aidone, Assoro, Calascibetta, Enna, Cagliano Castelferrato, Leonforte, Nicosia, Nissoria, Piazza Armerina, Regalbuto, Sperlinga, Valguarnera Caropepe, Villarosa in provincia di Enna ed i comuni di Castel di Iudica, Raddusa e Ramacca in provincia di Catania.

36 Salame Sant Angelo IGP Prodotto solo a Sant Angelo di Brolo in provincia di Messina, è un salame che deriva esclusivamente da carni suine, insaccato in budella naturali di suini. La carne fresca utilizzata proviene da razze selezionate tradizionali (Large White, Landrance e Duroc) o da animali derivanti da incroci tra queste razze e quelle autoctone. La stagionatura del prodotto, variabile in funzione della pezzatura, delle caratteristiche chimico-fisiche e merceologiche, avviene in ampie sale adeguatamente aerate e separate tra loro, ove gli insaccati s'inebriano con i profumi della fresca vegetazione circostante. La produzione del SALAME S. ANGELO avviene solo nel territorio del Comune di Sant Angelo di Brolo in provincia di Messina.

37 Sale Marino di Trapani Il Sale marino di Trapani viene prodotto con il metodo della precipitazione frazionata dei composti e degli elementi contenuti nell'acqua marina, per evaporazione dell'acqua di mare in ordini successivi di vasche a concentrazione crescente, in modo tale da ridurre la presenza dei composti indesiderati, quali ad esempio solfati (solfato di calcio/gesso in particolare) e carbonati. La "coltivazione" della salina ha periodicità annuale. Ha inizio ad aprile con la prima immissione di acqua nelle vasche di prima entrata, chiamate localmente vasche fridde, procede per l intero periodo estivo culminando in uno o due raccolti tra la seconda metà di luglio e la prima metà di settembre. Un terzo raccolto nel mese di ottobre è possibile solo in caso di prolungata siccità. La zona geografica di produzione comprende i territori dei Comuni di Trapani, Paceco e Marsala (Provincia di Trapani). Più in particolare tale area geografica ricomprende le saline della fascia costiera ( La Via del Sale ) delimitata a Sud dall'abitato della città di Marsala, a Nord da quello della città di Trapani, ad ovest dal mar Mediterraneo (includendo le Isole dello Stagnone di Marsala: Isola Grande, Isola di Mothia, Isola Santa Maria), ad Est dalla strada statale 115 (S.S. 115)

38 I prodotti tradizionali I prodotti denominati tradizionali sono prodotti agroalimentari i cui metodi produttivi sono stati eseguiti in maniera simile e secondo le regole tradizionali per almeno 25 anni. Spesso sono prodotti di nicchia, talvolta delle vere e proprie rarità, che difficilmente potranno accedere ai sistemi di tutela, come i marchi DOP e IGP, ma sui quali è stato necessario intervenire per disinnescare il probabile processo di scomparsa. Al fine di censire e valorizzare il patrimonio gastronomico italiano e di consentire le deroghe relative ai prodotti tradizionali riguardanti l'igiene degli alimenti, consentite dalla regolamentazione comunitaria, con il D.Lgs. n. 173 del 30 aprile 1998 e con il successivo D.M. n. 350 del 8 settembre 1999 è stata regolamentata la modalità di censimento di tali produzioni. Sono censiti nell elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, pubblicato annualmente sulla Gazzetta Ufficiale del Ministero. Le denominazioni nazionali italiani ammontano ormai a I prodotti devono essere, su segnalazione di Enti, organismi interessati o privati, autorizzati dalla Giunta Regionale, che ne tiene aggiornati gli elenchi, suddivisi per categoria: bevande analcoliche, distillati e liquori; carni e frattaglie fresche e loro preparazione; condimenti; formaggi; paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria della pasticceria e della confetteria; piatti composti; preparazione di pesci, molluschi e crostacei e tecniche particolari di allevamento degli stessi; prodotti di origine animale; prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati. Di particolare rilevanza Il Reg. Ce 2074/2005 introduce la possibilita di deroghe in materia igienico-sanitaria per i prodotti tradizionali, che consentono ai produttori di non rispettare le normative previste dai Regolamenti (CE) n. 853/2004 del 29 aprile 2004 e (CE) N. 852/2004 del 29 aprile 2004 sull'igiene dei prodotti alimentari. Ciò consente di mantenere i caratteri organolettici che ne hanno consolidato nel tempo la reputazione presso il pubblico e che la rigida applicazione dei protocolli igienico-sanitari snaturerebbe. Sono i prodotti che:

39 presentano origini storiche che li rendono tradizionali; conservano un procedimento tecnologico tradizionale autorizzato, codificato in un apposito disciplinare; sono classificati come prodotti tradizionali in base a norme Comunitarie, nazionali, regionali o locali. Rientrano pienamente in questa categoria i prodotti DOP, IGP e STG nonché i prodotti tradizionali di cui al D.M. del e sue successive modificazioni e integrazioni. Per i prodotti tradizionali, come stabilito nell Accordo Stato Regioni del , possono essere concesse deroghe in relazione a: o requisiti ambientali dei locali necessari a conferire loro caratteristiche specifiche; in particolare i locali possono presentare pareti, soffitti e porte non costituite da materiale liscio, impermeabile, non assorbenti o costruiti con materiale non resistente alla corrosione e pareti, soffitti e pavimenti geologici naturali; o requisiti relativi alla tipologia di materiale che costituisce gli strumenti per la preparazione, il confezionamento e l imballaggio di tali prodotti; o frequenza della pulizia e disinfezione degli ambienti che può essere idonea al mantenimento della flora microbica specifica. Gli operatori che intendono richiedere una deroga perché in possesso di una o più delle fattispecie sopra indicate, dovranno inoltrare apposita domanda al Ministero della Salute. I Prodotti Tradizionali Siciliani sono 233.

40 Le menzioni tradizionali dei vini della Sicilia riconosciute dall UE Attualmente sono 23 le menzioni tradizionali di vini siciliani DOC, una DOCG e 7 IGT. Nella colonna Province di produzione sono evidenziate le province eleggibili del Programma Italia - Tunisia (Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa, Trapani). Denominazioni dei vini Province di produzione Vini a Denominazione di origine controllata e garantita Cerasuolo di Vittoria, accompagnato o no dalla Ragusa, Caltanissetta e Catania sottozona: classico Vini a Denominazione di origine controllata Alcamo accompagnata o no dalla sottozona: Trapani e Palermo classico Contea di Sclafani Agrigento, Caltanissetta e Palermo Contessa Entellina Delia Nivolelli Eloro, accompagnata o no dalla sottozona: Pachino Erice Etna, consentito: l'uso di menzioni geografiche aggiuntive Faro Malvasia delle Lipari Mamertino di Milazzo o Mamertino Marsala Menfi, accompagnata o no dalle sottozone: Feudo dei Fiori o Bonera Monreale Moscato di Pantelleria, Passito di Pantelleria e Pantelleria Noto Riesi Salaparuta Sambuca di Sicilia Santa Margherita di Belice Sciacca, accompagnata o no dalla sottozona: Rayana (obbligatoriamente preceduta dalla menzione: Riserva) Sicilia Palermo Trapani Ragusa e Siracusa Trapani Catania Messina Messina Messina Trapani Agrigento e Trapani Palermo Trapani Siracusa Caltanissetta Trapani Agrigento Agrigento Agrigento Tutte le province

41 Siracusa, consentito: l uso della menzione Vigna Siracusa Vittoria Caltanissetta, Catania e Ragusa Vini ad Indicazione Geografica Tipica Avola Siracusa Camarro Trapani Fontanarossa di Cerda Palermo Salemi Trapani Salina Messina Terre siciliane Tutte le province Valle Belice Agrigento e Palermo

42 Le produzioni biologiche Dall analisi dei dati forniti al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dagli Organismi di Controllo (OdC) operanti in Italia al 31 dicembre 2010, sulla base delle elaborazioni del SINAB Sistema d Informazione Nazionale sull Agricoltura Biologica, risulta che gli operatori del settore sono di cui: produttori esclusivi; preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione; 44 importatori esclusivi; 220 importatori che effettuano anche attività di produzione o trasformazione. Rispetto ai dati riferiti al 2009 si rileva una riduzione complessiva del numero di operatori dell 1,7%. La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all Emilia Romagna seguita da Veneto e Lombardia. La superficie interessata, in conversione o interamente convertita ad agricoltura biologica, risulta pari a ettari, con un incremento rispetto all anno precedente circa dello 0,6%. I principali orientamenti produttivi sono i cereali, il foraggio e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita ad olivicoltura. Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano rispetto allo scorso anno un consistente aumento del numero di capi per quasi tutti gli allevamenti. (dati SINAB 2010).

43 L'Agricoltura Biologica in Sicilia Nell ambito delle produzioni di qualità un ruolo importante per l agricoltura regionale è rivestito dal comparto dell agricoltura biologica. La Sicilia può annoverarsi tra le regioni con le più ampie basi produttive, come attestano i numeri del comparto: aziende di produzione/trasformazione, di cui 482 aziende di trasformazione (dati SINAB 2010).

44 Per quanto riguarda i principali indirizzi produttivi prevalgono tra tutti i seminativi, che rappresentano poco oltre il 40% della superficie biologica totale: tra questi rilevante importanza ha soprattutto la superficie investita a foraggiere e leguminose, che occupa poco oltre un quarto della superficie biologica regionale, e quella coltivata a grano duro, spesso in rotazione con le precedenti, che incide nella misura del 13% circa sul totale delle superfici biologiche e occupa complessivamente circa 22 mila ettari, soprattutto nei comuni di Enna, Troina, Regalbuto, Agira e Piazza Armerina, in provincia di Enna, e nei comuni di Castel di Judica, Vizzini, Ramacca, in provin cia di Catania (Schifani, 2007). Tra le superfici interessate dalle colture arboree, che da un punto di vista eco nomico, insieme a quelle orticole rivestono grande interesse anche per le opportunità di valorizzazione delle produzioni, prevalgono quelle olivicole, quasi esclusivamente orientate alla produzione di olio extravergine, che si estendono su circa ettari, concentrati per il 25% circa del totale nella provincia di Palermo, per poco oltre il 20% in quella di Messina, e per il 14% nella provincia di Enna.

45 Alle superfici olivicole seguono per estensione quelle viticole, in gran parte orientate alla produzione di uva da vino, che interessa complessivamente ettari e rappresentano il 4,5% della superficie biologica della regione; la coltivazione è localizzata per il 50% nella provincia di Trapani e in quella di Palermo, dove si trova il 35% della superficie viticola biologica regionale, mentre la provincia di Catania occupa il 5%. Le superfici investite a frutta fresca biologica, che occupano poco oltre ettari, si trovano in prevalenza nelle due province di Siracusa (32,2%) e di Catania (20,6%), e danno luogo a produzioni di mele, pesche, pere, ciliegie, ecc., destinate in gran parte al mercato locale, più raramente all'esportazione; la frutta secca, mandorle, nocciola dell'etna, pistacchio di Bronte, si estende su una superficie di circa ettari concentrati soprattutto sui Nebrodi, sulle Madonie e nel parco dell Etna; la superficie agrumicola, che si estende su oltre ettari è in larghissima parte destinata alla produzione di arance e limoni, ed è localizzata prevalentemente nelle province di Siracusa (29% del totale regionale) e di Catania (23,2%). La superficie orticola biologica regionale, investita soprattutto a carote, patate, zucchine, pomodoro e fragole, occupa circa ettari per il 70% concentrati nelle due province di Ragusa e di Siracusa, nei comuni di Ispica, Ragusa, Siracusa, Vittoria, e Scicli, che rappresentano uno dei più importanti poli produttivi di ortaggi biologici d'europa. Il mercato dei prodotti biologici I limiti della filiera dei prodotti biologici riguardano attualmente sia la fase della trasformazione che quella del commercio. Per quanto riguarda questi aspetti, al notevole potenziale produttivo della regione non corrisponde un adeguato numero dei cosiddetti "preparatori", categoria che include tutte le imprese che trasformano, comprese quelle di produzione/trasformazione, e quelle che si occupano del condizionamento, confezionamento, e della commercializzazione dei prodotti biologici. Seppure la filiera di produzione e trasformazione abbia talora una limitata integrazione si nota tuttavia negli ultimi anni una rapida evoluzione: il numero delle aziende agroalimentari di trasformazione (concentrate soprattutto nelle province di Messina, Palermo e Catania) è cresciuto dalle 283 unità del 1998 alle 482 unità del 2010.

46 Nella commercializzazione un ruolo di una certa importanza è svolto dal settore dell'associazionismo e in particolare dalle numerose cooperative che operano nella regione che molto spesso dispongono anche di impianti propri per la trasformazione e/o il condizionamento dei prodotti, e di dedicate strutture commerciali e per il marketing. Si tratta per la maggior parte di cooperative affermate, che esportano prevalentemente sul mercato comunitario e internazionale prodotti ad elevato valore aggiunto, che attraverso un efficiente organizzazione orizzontale e verticale riescono a superare quelle difficoltà tipiche delle piccole imprese, che invece molto spesso non riescono a fornire quantitativi adeguati alle esigenze dei mercati, rimangono escluse dai rapporti con la GDO, non dispongono per la loro modesta dimensione economica di capitali sufficienti per un efficiente politica commerciale e di promozione. Per la loro commercializzazione i prodotti biologici siciliani si avvalgono di diversi marchi di garanzia della loro tipicità (DOC, DOGC, DOP, IGT, IGP, STG ecc), che tutelano buona parte delle produzioni regionali. Tra i prodotti che trovano favorevole collocazione nei mercati esteri si ricorda l'olio, che può avvalersi delle DOP "Olio extravergine della Val di Mazzara, Olio extravergine dell'etna, Olio extravergine Valdemone, ecc., esportato in molti Paesi della Comunità quali Inghilterra, Germania, Danimarca, ecc., e all'estero (USA, Giappone); alcuni tipi di miele, come quello di nespolo e di agrumi, particolarmente apprezzato nel mercato giapponese; il vino, commercializzato in Inghilterra e in parte sul mercato tedesco; il grano duro, in alcuni casi venduto in Francia e poi importato trasformato in pasta, in altri casi commercializzato dopo essere stato trasformato da piccoli pastifici artigianali locali in paste dalle caratteristiche di elevato pregio; gli agrumi, venduti soprattutto nel mercato europeo (Svizzera, Germania,Tranci Belgio, Regno Unito); gli ortaggi freschi (carote, pomodoro, zucchine, carciofi, melanzane, ecc.), i derivati della loro trasformazione (salsa, preparati sott'olio sotto aceto, ecc.) piccole quantità di frutta fresca, gli agrumi e relativi trasformati (confetture e marmellate di agrumi, pesche, albicocche, ciliegie, ecc.) nei vari Paesi della Comunità (Schifani, 2008).

47 I marchi di tutela regolamentati in Tunisia Mentre nel settore del vino la Tunisia ha una tradizione che risale al 1942, la tutela di origine sulle produzioni agroalimentari ha inizio più recentemente. Per questo motivo e per le diverse dimensioni territoriali, la gamma delle denominazioni di origine in Tunisia è meno ampia rispetto all Italia e, per le province eleggibili, alla Sicilia. Tuttavia la Tunisia ha imboccato con decisione la strada della qualità nella convinzione che il futuro del settore si misurerà su questo terreno, soprattutto negli interscambi con l Europa e con le aree del mondo maggiormente sviluppate. Le produzioni AOC e IP Attualmente sono sei i prodotti che possono avvalersi della denominazione d origine: Prodotto Governatorato IP melograni di Gabès Gabès IP mele di Sbiba Kasserine IP olio di oliva di Monastir Monastir AOC fichi di Djebba Béja IP Deglet Ennour tunisina Tozeur, Gafsa, Kébili IP menta el Ferch Tataouine IP melograni di Gabès L'IP copre tutto il governatorato di Gabès, noto per la qualità dei suoi melograni, generalmente prodotti nelle oasi, raccolti in ripiani all'ombra delle palme da dattero. E la varietà Gabsi che dovrebbe prevalere nelle colture, con il 90% della superficie assegnata ai melograni. Sino al 2010, un anno dopo la sua emanazione, l autorità vigilante ha censito 38 membri aderenti all IP Melograno di Gabès. IP mele di Sbiba L'Indicazione di Provenienza (IP), come nel caso precedente, è stata ufficialmente riconosciuta con pubblicazione del decreto del Ministro dell'agricoltura e delle Risorse Idriche del 3 febbraio 2009 L'IP copre tutto il governatorato di Kasserine, in cui le condizioni climatiche e del terreno conferiscono

48 una specificità alle mele di questa regione. La composizione delle varietà di mele nella coltivazione dovrebbe essere: 60% varietà Golden Delicious, 30% varietà Richared Delicious, e il 10% altre varietà. Nel caso delle mele Sbiba IP, dopo un anno il numero dei membri aderenti è stato di 23 agricoltori. IP olio di oliva di Monastir Questa è la prima IP per l'olio d'oliva. E' stata ufficialmente riconosciuta nel L'IP copre le delegazioni Jemmal, Zarmdine, Bni Hassen Moknine e Ouerdanine del governatorato di Monastir. La maggioranza (98%) delle olive utilizzate sono della varietà chemlali. Il resto può venire da altre varietà. AOC fichi di Djebba Questo è il secondo prodotto che ottiene la AOC dopo il vino. L'AOC fichi di Djebba è stata ufficialmente riconosciuta nel 2012 e copre solo la circoscrizione di Djebba nella delegazione di Thibar del governatorato di Beja. Il capitolato d oneri di questa AOC specifica, tra le altre cose, le dimensioni del frutto, che può essere suddiviso in tre categorie in base al suo diametro. La varietà dominante nelle parcelle coltivate deve essere quella di Bouholi (80%), il resto può includere le seguenti varietà: Zidi, Soltani, Hamri, Khenziri, Nemri Boukhobza, Fawari, Ouahchi, Thgagli etc. IP Deglet Ennour tunisina L'IP Deglet Ennour tunisina, ufficialmente riconosciuta nel 2012, copre i governatorati di Tozeur, Gafsa e Kébili. La composizione delle varietà di datteri nelle coltivazioni dovrebbe comprendere il 60% della varietà Deglet Ennour e 40% di altre varietà (Alig, Kinta, Khaout Alig, ecc.). La specifica comprende anche i dettagli dei metodi di raccolta, stoccaggio e conservazione, confezionamento, ecc. Questo marchio di qualità è stato a lungo atteso dagli agricoltori e dagli esportatori, in particolare dato che l'esportazione dei datteri occupa un posto di rilievo nelle esportazioni alimentari tunisine. IP menta el Ferch L'IP menta El Ferch, ufficialmente riconosciuta nel 2012, copre il Governatorato di Tataouine, nella Tunisia meridionale. Come nel caso di altri IP o AOC, il beneficiario della provenienza è soggetto al pagamento di un contributo economico. La menta El Ferch è caratterizzata da una composizione ricca

49 di oli essenziali, carphone (40%) e limonene (26%). Il capitolato specifica che bisogna tagliare la menta in estate, e durante la fioritura, per l'estrazione degli olii essenziali e dell acqua di menta. Produzioni in corso di riconoscimento Accanto a questo primo nucleo di prodotti, la Tunisia ha avviato le procedure per il riconoscimento di altre produzioni maggiormente diffusi e dotati di elevata specificità: Prodotto Governatorato Carne di agnello di razza ovina Noir de Thibar Béja Formaggio al latte di pecora di razza Siculo-sarda Béja Ricotta al latte di pecora di razza siculo- sarda Béja Carne di agnello di razza Barbarine del Centro Tunisino Sidi Bouzid / Kairouan Gamberi reali di Gabès Gabès Pomodori geotermali del Sud Tunisino Gabès, Tozeur, Kébili Carciofi della bassa valle del Medjerda Béja, Manouba, Ariana, Bizerte Arancia Maltaise semi-sanguinea dal Capo Bon Nabeul Albicocca Amor Leuch di Kairouan, Kairouan Uva apyrène di Regueb Sidi Bouzid Fico d india di Zelfène Kasserine I vini Il rimodellamento delle AOC ha dato vita a 27 unità territoriali locali (UTL). La maggior parte dei vini AOC si trovano in governatorati costieri le cui condizioni climatiche sono favorevoli per la semina e la crescita della vite. Quasi tutti i vini AOC si trovano nei governatorati eleggibili. Denominazione Grand Cru Mornag Mornag Coteaux de Tébourba Sidi Salem Kélibia Thibar Coteaux d Utique Governatorato Ben Arous Nabeul - Ben Arous Manouba Nabeul Nabeul Béja Bizerte

50 Le produzioni biologiche Legge tunisina sull'agricoltura biologica è stata emanata nel Essa afferma che lo scopo della produzione biologica è quello di produrre prodotti agricoli naturali o trasformati senza l'uso di sostanze chimiche di sintesi. In Tunisia vi sono due principali agenzie che si occupano di agricoltura biologica. Una è il Centro Tecnico per l'agricoltura Biologica (CTAB), l altra la Direzione Generale Agricoltura Biologica (DGAB) in seno al Ministero dell'agricoltura. Il CTAB è stato ufficialmente istituito il 2 ottobre 1999 con l'obiettivo principale di sviluppare l'agricoltura biologica giocando il ruolo di collegamento tra gli istituti e gli agricoltori onde garantire il trasferimento rapido ed efficace del progresso tecnico scientifico di ricerca a questi ultimi. IL CTAB ha dunque un ruolo di diffusione, divulgazione, formazione, riqualificazione e sostegno. La Direzione Generale Agricoltura Biologica (DGAB) è stata recentemente istituita in seno al Ministero dell'agricoltura. Questo organo ha un ruolo di supervisione. E l'autorità che sovrintende e accredita gli organismi di ispezione e certificazione. Il DGAB mira ad aiutare e sostenere l'agricoltura biologica in Tunisia, attuando una strategia di sviluppo. Per migliorare la propria presenza sul terreno, la direzione generale è coadiuvata in ogni governatorato da un commissariato regionale per lo sviluppo agricolo, in seno al quale un rappresentante è dedicato all'agricoltura biologica. E stato creato un marchio biologico specifico per i prodotti biologici tunisini che consenta l'identificazione da parte dei consumatori di prodotti provenienti da agricoltura biologica. E l equivalente dell etichetta francese "agricoltura biologica" o di altri marchi francesi o internazionali. Dal 19 giugno 2009, la Tunisia è tra i paesi che hanno ottenuto il riconoscimento europeo del riferimento all agricoltura biologica. Il logo bio tunisino è composta principalmente da una palma da dattero, qualche oliva e una goccia di olio di oliva, e una spiga di grano. Ciò dimostra l'importanza di questi prodotti nella produzione biologica, in Tunisia e per le esportazioni. In effetti, le esportazioni di olio d'oliva biologico hanno raggiunto quasi tonnellate nel 2010 generando entrate in valuta estera per 23 milioni di euro, e quelle di datteri (2.720 tonnellate), un valore di 6 milioni di euro. Nella tabella che segue sono riportate le superfici delle principali produzioni biologiche in Tunisia. Coltura Superfice (Ha) Ulivi Palme da dattero 1.094

51 Legumi 170 Colture cerealicole Forraggi 297 Alberi da frutta Cactus Piante aromatiche e medicinali Percorsi Superfici agricole biologiche Foreste Piante spontanee biologiche Totale La Tunisia occupa la seconda posizione in Africa in termini di aree biologiche e la ventisettesima a livello globale. Inoltre, in termini di zone olivicole biologiche, la Tunisia è al primo posto nel mondo con più di ettari. Gli obiettivi del DGAB entro il 2016 sono: raggiungere 500 mila ettari di terra attraverso il sostegno della ricerca bio, la prospezione del settore, onde soddisfare la domanda del mercato e di puntare su prodotti ad alto valore aggiunto; portare all 1% del consumo nazionale di prodotti biologici e assicurare una continua offerta del mercato raggiungere i 120 milioni di dinari di valore delle esportazioni, con un migliore posizionamento dei prodotti tunisini ad alto valore aggiunto. Si segnala la scarsa presenza di prodotti biologici di origine animale, a eccezione del miele e qualche centinaio di chili di carne di pollame prodotti. In Tunisia ci sono attualmente sette enti di certificazione internazionali approvati dal Ministero delle Politiche Agricole Nazionali. Queste organizzazioni devono ispezionare gli operatori del settore (agricoltori, trasformatori, commercianti) e verificare se sono soddisfatte tutte le condizioni. Secondo i capitolati di agricoltura biologica, l'organismo di certificazione esegue ispezioni presso l'operatore almeno due volte l anno (una visita annunciata e una visita non annunciata) e deve redigere ogni volta un rapporto di ispezione, che deve essere controfirmato dal gestore. In caso di dubbio, vanno effettuate campionature. Dal lancio dell agricoltura biologica in Tunisia, il governo sta incoraggiando gli agricoltori e gli altri operatori a investire nel bio. Sono state adottate una serie di misure sono per sostenere il settore, che

52 includono: la concessione di una sovvenzione per gli investimenti in materiale specifico per l'agricoltura biologica; la fornitura di un contributo del 70% del costo di certificazione per un periodo di 5 anni; la sospensione dei dazi doganali e dell'iva su alcuni prodotti biologici importati; la sovvenzione del 50% sui costi delle analisi per l'esportazione; un premio annuale per il miglior operatore bio. Come in Italia e nel resto d Europa le imprese agroalimentari sono assoggettate a misure governative obbligatoria volte a garantire la sicurezza alimentare. In particolare, in Tunisia è stato avviato nel 1999 un programma pilota per l'applicazione del sistema HACCP. La gestione di questo programma è stata affidata al Centro Tecnico per l Agro Alimentare (CTAA) per introdurre questo sistema di qualità nelle aziende. Accanto a queste certificazione, le aziende possono volontariemente aderire ai numerosi marchi di qualità (SO 9000 TUV, AFAQ, AIB-VINCOTTE, SGS, BVQI, DNV, Certo, ProCert Veritas, etc) da spendere sui mercati nazionali e internazionali quali ulteriori certificazioni a garanzia delle qualità dei prodotti.

53 Che cosa sono le produzioni agroalimentari di qualità La qualità nelle produzioni agroalimentari I prodotti agroalimentari presentano aspetti del tutto particolari circa la definizione, la misura, l ottenimento e la garanzia di un dato livello qualitativo. Anzitutto la definizione di qualità non è, né può essere, univoca in quanto è ormai noto che essa deve essere definita rispetto alla capacità di un dato bene o servizio di soddisfare i bisogni espressi o latenti dei consumatori e/o dei clienti. Nel caso dei prodotti alimentari, inoltre, data la forte sensibilità dei consumatori finali, in particolare rispetto a talune delle caratteristiche qualitative, c è una sensibilità del tutto particolare rispetto alle stesse: si pensi ai contenuti nutrizionali e salutistici degli alimenti, senza escludere gli aspetti igienici e di sicurezza sanitaria, per fare solo alcuni esempi. Il concetto di qualità, in generale e nella sua applicazione agli alimenti, appare in forte evoluzione sia nel tempo sia nello spazio e varia molto anche da settore a settore e da prodotto a prodotto. Lo sviluppo di un processo definitorio si scontra perciò con una realtà e un senso comune in continua evoluzione, che quindi non accettano facilmente di essere cristallizzati in una definizione che per sua natura è fortemente statica. Sulla base di tali premesse, secondo una lettura empirica (Oxford Dictionary of Business) la qualità può essere definita come l insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o servizio che si riferiscono alla sua capacità di soddisfare bisogni espliciti o impliciti. Come si vede si tratta di una definizione molto aperta e che consente di comprendere nel termine un infinità di accezioni: accanto alla qualità intesa come rispetto e conformità a certi criteri o parametri e quella legata alle caratteristiche organolettiche di un prodotto possono prendere posto nuove qualità (qualità ambientale, tipico, biologico, etico, ecc.). Nel tempo si sono aggiunti, quindi, molti aspetti che non erano stati considerati e, contemporaneamente, si è evoluto il concetto stesso di qualità. Il riferimento a caratteristiche intrinseche ed estrinseche, perciò, pur nella sua vaghezza, sembra fornire un interpretazione che contiene anche tutto ciò che l opinione pubblica classifica

54 automaticamente come qualità, compreso il fatto che, mentre in origine il termine si prestava ad applicazioni a diversi livelli, oggi, di fatto, viene inteso quasi sempre come buona o alta qualità, con esclusione di quella inferiore o bassa. Si torna così a quello che in questa fase sembra essere il vero problema della qualità e cioè la percezione da parte degli acquirenti di tutte le caratteristiche che concorrono a formarla. In sostanza ci si deve per forza impegnare a mettere a confronto i parametri analitici di un prodotto con i giudizi organolettici o addirittura con quelli legati a caratteri che non sono dimostrabili in modo oggettivo, ma che comunque vengono apprezzati dal consumatore ed entrano nel suo giudizio. In questo senso può essere interessante ricondurre tutti gli elementi che concorrono a formarlo in base alla qualità a tre categorie contraddistinte da tre sostantivi: 1. search: (evidenza) sono quegli attributi rilevabili e valutabili prima dell acquisto direttamente sulla base della rispondenza a ben definiti caratteri; 2. experience: sono quelli che si rilevano solo dopo l acquisto attraverso l utilizzo del bene e che, a seguito di ripetuti acquisti, vengono classificati e consolidati nelle scale di giudizio. Da ciò deriva il riferimento al concetto esperienza ; 3. credence (fiducia): sono, di fatto, gli attributi del prodotto la cui presenza si fonda sulla fiducia dell acquirente che il bene presenti caratteristiche che non possono essere rilevate direttamente e per le quali egli deve fare affidamento su elementi non oggettivi. Sono queste ultime caratteristiche fiducia quelle che specificamente si riferiscono alla questione delle aspettative che il consumatore ha nei confronti del prodotto e per le quali, tuttavia, non può avere certezze, se non con un importante atto di fiducia nel produttore. Queste caratteristiche, oggi, sembrano acquistare una rilevanza crescente e, soprattutto, sempre più decisiva nel determinare i comportamenti degli acquirenti. In realtà si sente la necessità di organizzare un sistema, in cui soggetti dotati di sufficiente autorevolezza possano svolgere compiti tipici di diverse figure riconducibili, almeno alle seguenti: 1. controllori, 2. garanti, 3. fiduciari.

55 È importante, infatti, che esse riescano ad assicurare i necessari controlli, a garantire il rispetto di determinati elementi e, infine, a instaurare un rapporto di fiducia da un lato con i consumatori e dall altro con i produttori. In questo senso si può notare che la figura del controllore-garante può essere assunta, in luogo di quelle pubbliche istituzionali, da soggetti realmente terzi, come enti di certificazione, consorzi misti produttori- utenti, entità costituite ad hoc. Si identifica pertanto un tratto comune nella ricerca della sicurezza e della qualità alimentare: un atteggiamento sempre più consapevole e razionale maturato dal consumatore, che ne indirizza scelte e comportamenti. La richiesta di garanzie di sicurezza e di standard di qualità riconoscibili che ne deriva, da un lato, ha stimolato l attività del soggetto pubblico, che nel corso degli ultimi anni e con particolare riferimento alla scala europea è intervenuto con produzioni normative coerenti alle istanze del consumo, e, dall altro, ha indirizzato con i relativi comportamenti di acquisto il mercato e quindi le imprese. Il soggetto pubblico svolge, quindi, la determinante funzione di definire il sistema di regole che governa la produzione e commercializzazione dei prodotti alimentari, a garanzia e tutela sia degli operatori economici che dei consumatori finali. Questo sistema presenta oggi un livello di complessità elevato, che non si esaurisce più come avveniva un tempo in un sistema di leggi statali, ma risulta stratificato a molti livelli, da quello locale (deleghe alle regioni), a quello statale, fino a quello comunitario (Libro Bianco sulla Sicurezza alimentare, Reg. CE 178/2002 per citare i più recenti interventi) e internazionale (Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie SPS del WTO, Codex Alimentarius di FAO OMS). Un sistema di norme adeguato deve pertanto intervenire definendo i principi e gli standard di garanzia e di sicurezza di un prodotto alimentare e nell organizzazione e gestione dei relativi controlli lungo la filiera produttiva e di commercializzazione (le norme igienico-sanitarie, la tracciabilità dei prodotti, il sistema HACCP e le disposizioni in materia di responsabilità del produttore), applicando ove necessario le opportune sanzioni. Ma esso può spingersi anche nella codifica della qualità per una sua differenziazione sul mercato (ad esempio Regolamenti comunitari che disciplinano le denominazioni di origine, i sistemi di produzione biologica).

56 Obbligatorietà a garanzia della sicurezza e volontarietà a tutela e promozione della qualità rappresentano pertanto gli indirizzi dell azione pubblica. A ciò si aggiunge il tema della tutela degli standard di sicurezza e qualità definiti. In un mercato sempre più aperto e quindi più ampio la sicurezza/qualità può rappresentare un bene comune per i consumatori e un vantaggio competitivo per le imprese solo quando abbia una riconoscibilità internazionale. Le norme in materia di qualità L insieme delle norme che disciplinano le certificazioni di qualità e i relativi marchi di riconoscimento costituiscono un mosaico di disposizioni legislative europee, di norme italiane di recepimento delle direttive europee, di accordi e di trattati internazionali. In effetti, il quadro è molto complesso ed è difficoltoso districarsi tra le varie disposizioni che si sono sovrapposte nel tempo, anche per effetto degli adeguamenti normativi e disciplinari che si sono susseguiti. Possiamo distinguere tra due ampie famiglie di procedure di controllo e di certificazione della qualità: quelle obbligatorie e quelle volontarie. Sono obbligatorie, ad es, le certificazioni di sicurezza alimentare HACCP, l applicazione delle norme sulla rintracciabilità e l etichettatura, o, ancora le norme del Regolamento Ce 182/2009 del 6 marzo 2009 che impone di indicare l origine comunitaria o non comunitaria delle olive con cui è confezionato l olio di oliva. Sono volontarie tutte le altre certificazioni, la cui adesione comporta il rispetto di determinati regolamenti e disciplinari previsti dall organizzazione o associazione cui si aderisce e che ha il compito di controllare la corrispondenza del prodotti degli aderenti a quanto dichiarato nel marchio o nell etichetta. Anche nel caso delle certificazioni volontarie occorre distinguere tra due tipologie: quelle si basano su legislazioni cogenti, dei singoli Stati o dell Unione Europea, e quelle, private, che si basano sulla stipula di contratti che, a fronte di controlli e verifiche da parte dell Organismo di Certificazione terzo, prevedono il rilascio della certificazione di qualità in uno specifico campo di applicazione.

57 A titolo di esempio, un caseificio potrà dare al suo prodotto un nome generico o di fantasia non accedendo ad alcuna certificazione di qualità e, quindi non dovrà seguire determinate procedure specifiche, salvo quelle obbligatorie, dall autocontrollo sanitario, all etichettatura della confezione messa in commercio, che dovrà indicare gli elementi utili alla rintracciabilità delle materie prime, rispondendo così a quanto previsto dalla normativa nazionale ed europea. Ma, se, volontariamente, il produttore vorrà avvalersi del marchio DOP Cacio della Valle xxxx dovrà attenersi a quanto previsto dal disciplinare in vigore, incorrendo nelle relative sanzioni anche penali qualora, in seguito a successivi controlli, le caratteristiche del prodotto non rispondessero a quanto indicato. Se, ancora, lo stesso produttore volesse, sempre volontariamente, aggiungere sulla confezione la certificazione ISO 22005:2008, Rintracciabilità nelle filiere agroalimentari, dovrà avvalersi della certificazione di un Organismo di Certificazione terzo, sottoponendosi ai sistemi di controllo previsti dietro pagamento del corrispettivo a fronte del servizio reso.

58 La normativa dei marchi d origine dell Unione Europea DOP IPG Denominazione di origine Protetta e Indicazione Geografica Protetta Il regolamento (CE) n 510/2006 del 20 marzo 2006 stabilisce norme relative alla protezione delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche dei prodotti agricoli destinati al consumo umano e prodotti alimentari. Se c'è un legame tra le caratteristiche di determinati prodotti e della loro origine geografica, si qualificano da marcare Indicazione Geografica Protetta (IGP) è la designazione di riferimento di origine protetta (DOP). L'uso di simboli corrispondenti comunitario di etichettatura dei prodotti in questione permetterà ai consumatori di avere informazioni chiare e concise sulle loro origini. Inoltre l'introduzione di questi riferimenti presenta vantaggi per l'economia rurale, il miglioramento dei redditi degli agricoltori e l'impostazione rurale nelle aree svantaggiate o remote. Denominazione d'origine (DOP) e indicazione geografica (IGP) I due livelli di riferimento geografico sono diversi. DOP indica il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare - originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e - la cui qualità o le cui caratteristiche siano dovute essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori naturali e umani e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano nell'area geografica delimitata.

59 I prodotti DOP, per le loro caratteristiche e il loro legame con il territorio, sono quelli che maggiormente valorizzano la tradizione e la biodiversità locale. In particolare, il marchio DOP è applicato a beni per i quali tutto il processo produttivo, compreso l approvvigionamento della materia prima, avviene in un area geografica delimitata e nella quale si determina un legame univoco e specifico tra prodotto e territorio, secondo precisi standard. IGP indica il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare - originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e - di cui una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica possa essere attribuita all'origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengano nell'area geografica determinata. Sono prodotti unici per gusto e tradizione: i prodotti IGP, per le loro caratteristiche inimitabili e inscindibili dal territorio, hanno ottenuto dall Unione Europea la registrazione come Indicazione Geografica Protetta. Un marchio riservato a quegli alimenti il cui processo produttivo deve avvenire almeno per una parte nella zona geografica di riconoscimento. I nomi che sono diventati generici, cioè quelli che sebbene si rapportino al luogo o alla regione in cui il prodotto è stato inizialmente ottenuto o commercializzato, rappresentano il nome comune di un prodotto nella Comunità (mostarda di Digione), non possono essere registrati. Un nome in conflitto con il nome di una varietà vegetale o razza animale e suscettibile di indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto non può essere registrato.

60 La registrazione di una denominazione omonima o parzialmente omonima di una denominazione già registrata deve tener conto di usi locali e tradizionali e degli effettivi rischi di confusione. Una DOP o IGP non può essere registrata se, tenuto conto della fama, della notorietà e della durata di utilizzo di un marchio privato, la registrazione può indurre in errore il consumatore sulla vera identità del prodotto. Disciplinari Per beneficiare di una DOP o IGP, un prodotto agricolo o alimentare deve essere conforme alle specifiche, che deve includere le seguenti: il nome comprende la denominazione d'origine o indicazione geografica protetta; la descrizione del prodotto e le sue principali caratteristiche fisiche, chimiche, microbiologiche e organolettiche; delimitazione della zona geografica; gli elementi che comprovano che il prodotto proviene da quella zona; gli elementi che giustificano il legame tra il prodotto e l'area geografica; la descrizione del metodo di ottenimento del prodotto e, se del caso, i metodi locali, consolidati e costanti, nonché gli elementi relativi al confezionamento effettuati nella zona geografica in questione, al fine di salvaguardare la qualità o garantire l'origine o per assicurare il controllo; il nome e l'indirizzo delle autorità o organismi che verificano il rispetto delle disposizioni del disciplinare; qualsiasi regola specifica per l'etichettatura del prodotto in questione; i requisiti da rispettare ai sensi delle disposizioni comunitarie o nazionali. Domanda di registrazione La domanda di iscrizione può essere presentata soltanto da un gruppo di produttori o di trasformatori o, eccezionalmente, da una singola persona fisica o giuridica. Se si tratta di una zona di confine geografico, può essere presentata congiuntamente da diversi gruppi. La domanda di registrazione deve contenere:

61 il nome e l'indirizzo del richiedente; il disciplinare; un unico documento che fissa gli elementi principali del disciplinare e una descrizione del legame fra il prodotto e la sua origine geografica d origine. La domanda è presentata allo Stato membro nel cui territorio ricade l'area geografica. Lo Stato membro esamina e avvia una procedura nazionale di opposizione, assicurando adeguata pubblicità e la concessione di un periodo durante il quale qualsiasi persona fisica o giuridica avente un interesse legittimo e stabilita o residente sul suo territorio possa opporsi alla richiesta. Qualora lo Stato membro ritiene che la richiesta è accettabile, trasmette alla Commissione il documento unico, accompagnato da una dichiarazione che tutte le condizioni necessarie sono soddisfatte. Quando la domanda di registrazione riguarda una zona geografica situata in un paese terzo, essa è rivolta alla Commissione direttamente o tramite le autorità di quel paese terzo. Esame della Commissione La Commissione verifica che la richiesta sia giustificata e soddisfi tutti i requisiti. Questo dovrebbe avvenire entro dodici mesi. Ogni mese la Commissione rende pubblico l'elenco delle denominazioni che sono stati oggetto di una domanda. Se le condizioni sono soddisfatte, la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'unione europea (GU), il documento unico e il riferimento al disciplinare. In caso contrario, la Commissione decide di respingere la domanda di registrazione. Controlli ufficiali Il controllo sul rispetto del regolamento è esercitato nel quadro del regolamento (CE) n 882/2004. In questo contesto, la verifica che i prodotti siano conformi al disciplinare può essere esercitato da uno o più autorità pubbliche designate a tale scopo o da uno o più organismi di certificazione. Per le denominazioni comunitarie i costi di tale verifica sono supportati dagli operatori interessati. Protezione Le denominazioni registrate sono tutelate contro:

62 usurpazione, imitazione o evocazione, anche se l'origine vera del prodotto è indicata o se il nome protetto è una traduzione o è accompagnata da espressioni quali "genere", "tipo", "metodo", "stile", "imitazione" o simili; altra indicazione falsa o ingannevole relativa alla provenienza, le qualità, origine, la natura o le qualità essenziali del prodotto che appaiono sulla confezione interna o esterna, nel materiale pubblicitario o di documenti relativi ad esso, anche contro l'uso di confezionamento di un contenitore tale da indurre in errore circa l'origine; altra prassi che possa indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto; uso commerciale di una denominazione registrata per prodotti che non sono oggetto di registrazione se sono paragonabili a quelli registrati o se questa utilizzazione permette di sfruttare indebitamente la reputazione della denominazione protetta.

63 STG - Specialità Tradizionali Garantite Il Regolamento n. 509/2006 del Consiglio, del 20 marzo 2006 stabilisce i criteri e le procedure per il riconoscimento di specialità tradizionali garantite (STG) per i prodotti agricoli e alimentari destinati all'alimentazione umana. Un prodotto agricolo o alimentare destinato all'alimentazione umana con una composizione tradizionale, o prodotto(a) in modo tradizionale, può diventare una specialità tradizionale garantita (STG). L'introduzione di una STG migliora i redditi degli agricoltori e mantiene la popolazione in zone svantaggiate o periferiche favorendo l'economia rurale. Aumenta anche il valore commerciale dei prodotti degli operatori economici, garantendo che le loro caratteristiche li distinguano da altri prodotti simili. Inoltre, i consumatori potranno, grazie all'introduzione di questa denominazione, orientare meglio le proprie scelte, disponendo di informazioni chiare sulle caratteristiche specifiche dei prodotti che comprano. Registro dei prodotti Le STG riconosciute a livello europeo sono iscritte in un registro, tenuto dalla Commissione. Sono ripartite in due elenchi a seconda che l'uso del nome sia o meno riservato ai produttori che rispettano il relativo disciplinare. Un prodotto può essere registrato solo se: è ottenuto utilizzando materie prime tradizionali;

64 è caratterizzato da una composizione tradizionale o da un metodo di produzione e/o di trasformazione che rispecchia un tipo tradizionale di produzione e/o di trasformazione. Per essere registrato, il nome deve: essere di per sé specifico; indicare la specificità del prodotto agricolo o del prodotto alimentare. I nomi facenti unicamente riferimento ad affermazioni di carattere generale utilizzate per un insieme di prodotti o previste da una particolare normativa europea e i nomi ingannevoli per i consumatori non potranno essere registrati. Inoltre il presente regolamento si applica ferme restando le norme che disciplinano la proprietà intellettuale o quelle relative alle indicazioni geografiche e ai marchi.

65 Le produzioni biologiche Dal 1 gennaio 2009 sono entrate in vigore le nuove direttive UE relative alla produzione, al controllo e all etichettatura dei prodotti biologici. Nel mese di giugno 2007 il Consiglio europeo dei ministri dell agricoltura aveva approvato un nuovo Regolamento del Consiglio inteso a disciplinare le questioni relative all agricoltura biologica e all etichettatura dei prodotti biologici. Questo nuovo regolamento del Consiglio include gli obiettivi chiaramente definiti, i principi di base e le norme generali per la produzione biologica. Il nuovo quadro normativo si prefigge di avviare un nuovo piano di orientamento per lo sviluppo continuo dell agricoltura biologica al fine di ottenere sistemi colturali sostenibili ed un ampia varietà di prodotti di alta qualità. Nell ambito di questo processo, in futuro sarà data sempre piu importanza alla protezione dell ambiente, alla biodiversità e a standard elevati in materia di protezione degli animali. La produzione biologica deve rispettare i sistemi e i cicli naturali. E necessario mirare ad ottenere una produzione sostenibile, per quanto possibile, utilizzando processi produttivi biologici e meccanici, attraverso una produzione legata alla terra ed evitando l impiego di organismi geneticamente modificati (OGM). Nell ambito dell agricoltura biologica i cicli chiusi che si basano su un ricircolo delle risorse interne sono da preferirsi ai cicli aperti che utilizzano input esterni. E auspicabile che l uso delle risorse biologiche esterne si limiti all uso di risorse biologiche provenienti da altre aziende agricole, di materiali naturali o ottenuti con metodi naturali e di fertilizzanti minerali a scarsa solubilità. Solo in circostanze eccezionali e in mancanza di alternative valide è consentito l uso di risorse ottenute per sintesi chimica. Queste sostanze vengono autorizzate ed inserite nelle liste positive dell Allegato al

66 Regolamento della Commissione solo dopo un indagine approfondita da parte della Commissione e degli Stati Membri. Dal momento che l Unione Europea si estende dall estremo nord all Europa meridionale ed orientale, le differenze climatiche locali, culturali o strutturali si potranno compensare con le norme di flessibilità previste. Può essere utilizzata la dicitura biologico per gli alimenti solo se almeno il 95% degli ingredienti agricoli proviene da produzione biologica. Gli ingredienti biologici presenti nei prodotti alimentari non biologici possono essere riportati come biologici nell elenco degli ingredienti, purchè tali alimenti siano stati prodotti in conformità alla normativa relativa alla produzione biologica. Sarà inoltre obbligatorio indicare il numero di codice dell Organismo di Controllo al fine di garantire una maggiore trasparenza. Nell ambito della produzione biologica è ancora vietato l uso di organismi geneticamente modificati (OGM) e di prodotti ottenuti con OGM. I prodotti che contengono OGM possono essere etichettati come biologici solo se gli ingredienti contenenti OGM sono stati inclusi nei prodotti involontariamente e se la percentuale di OGM negli ingredienti è inferiore allo 0,9%. Secondo la nuova normativa, i produttori di alimenti biologici confezionati devono utilizzare il logo biologico UE a decorrere dal 1 luglio L utilizzo del logo su eventuali alimenti provenienti da paesi terzi è, tuttavia, facoltativo. A partire dal 1 luglio 2010, qualora si utilizzi il logo biologico UE, sarà obbligatorio indicare il luogo di produzione degli ingredienti agricoli. La distribuzione di prodotti biologici provenienti da paesi terzi è consentita nel mercato comune solo se sono prodotti e controllati nelle stesse condizioni o in condizioni equivalenti. Il regime di importazione è stato ampliato con la nuova legislazione. In precedenza potevano essere importati solo prodotti biologici provenienti da paesi terzi riconosciuti dall UE o merci la cui produzione era controllata dagli Stati Membri e che avevano ricevuto una licenza d importazione. La procedura per le licenze d importazione sarà in futuro sostituita da un nuovo regime d importazione. Gli organismi di controllo che operano in paesi terzi saranno quindi direttamente autorizzati e monitorati dalla Commissione Europea e dagli Stati Membri. Questa nuova procedura consente alla Commissione europea di controllare e monitorare meglio

67 l'importazione di prodotti biologici e di garantire l integrità del biologico. Inoltre, nella nuova legislazione sono state poste le basi per l accettazione delle norme comunitarie in materia di acquacoltura ed alghe biologiche. Regolamento del Consiglio IL regolamento costituisce il quadro giuridico di riferimento per tutti i livelli di produzione, distribuzione, controllo ed etichettatura dei prodotti biologici che possono essere offerti e commercializzati nell'ue. Esso determina il continuo sviluppo della produzione biologica fornendo obiettivi e principi chiaramente definiti. Le linee guida generali in materia di produzione, controllo ed etichettatura sono state stabilite dal Regolamento del Consiglio e pertanto possono essere modificate soltanto dal Consiglio Europeo dei ministri dell agricoltura. Il precedente Regolamento (CEE) n. 2092/91 è contemporaneamente abrogato. L applicazione della nuova normativa in materia di etichettatura e l uso obbligatorio del logo biologico UE sono stati rinviati al 1 luglio 2010 secondo un emendamento al Regolamento del Consiglio. Area di applicabilità Il Regolamento del Consiglio si applica ai seguenti prodotti agricoli, compresa l'acquacoltura e il lievito: Prodotti vivi o non trasformati Alimenti trasformati Alimenti per animali Sementi e materiali di moltiplicazione vegetativa Nel campo di applicazione del presente Regolamento è inclusa anche la raccolta di piante selvatiche e di alghe marine Non sono inclusi nel campo di applicazione: Prodotti provenienti dalla caccia e dalla pesca di animali selvatici. Regolamenti della Commissione Finora sono stati adottati i seguenti Regolamenti della Commissione: Regolamento della Commissione (CE) n. 889/2008 del 5 settembre 2008 che riporta le norme dettagliate di produzione, etichettatura e controllo incluso il suo primo emendamento alle

68 norme di produzione per il lievito biologico Primo Regolamento modificativo, che stabilisce nuove regole di produzione per la produzione di lievito biologico. Regolamento della Commissione (CE) n. 1235/2008 dell 8 dicembre 2008 che riporta norme dettagliate in materia di importazione di prodotti biologici provenienti da paesi terzi Successivmente sono stati adottati Regolamenti di Esecuzione che hanno aggiornato e modificato la normativa relativa all ettichettatura e al regime di importazione dai paesi terzi. Nel Regolamento della Commissione (CE) n. 889/2008 sono regolamentati tutti i livelli di produzione vegetale ed animale, dalla coltivazione del terreno e dall allevamento di animali alla trasformazione, alla distribuzione e al controllo degli alimenti biologici. Tale Regolamento riporta numerosi dettagli tecnici e rappresenta, per la maggior parte, un ampliamento del Regolamento originale sul settore biologico, tranne che nelle parti in cui questo è stato regolamentato in maniera differente nel Regolamento del Consiglio. Molteplici Allegati sono acclusi al Regolamento della Commissione. Tra questi si possono trovare: Prodotti consentiti in agricoltura biologica, come fertilizzanti, ammendanti del suolo e pesticidi Requisiti minimi delle dimensioni degli alloggi e degli spazi, compresi i pascoli per gli allevamenti biologici, a seconda delle specie animali e delle fasi di sviluppo. Alimenti per animali non-biologici, additivi per mangimi e coadiuvanti tecnologici per la produzione di mangimi composti e premiscele consentiti in agricoltura biologica. Ingredienti non biologici, additivi e coadiuvanti tecnologici consentiti nella produzione di alimenti biologici (compresa la produzione di lievito). Requisiti per il logo comunitario. Questi Allegati e altre parti di questo Regolamento della Commissione possono essere integrati dalla Commissione per inserirvi eventuali aggiornamenti concernenti la continua evoluzione della tecnologia, della scienza e del mercato biologico. Sono state introdotte misure aggiuntive al fine di agevolare l'attuazione delle nuove norme e di includere alcune esenzioni in scadenza del precedente Regolamento biologico. In aggiunta alla normativa UE in materia di agricoltura e produzione biologica, gli operatori che lavorano nel settore dell agricoltura e della trasformazione biologica devono rispettare le regole generalmente applicabili alla produzione e alla trasformazione dei prodotti agricoli. Ciò significa che in generale tutte le norme generalmente applicabili in materia di regolamentazione di produzione, trasformazione, commercializzazione, etichettatura e controllo dei prodotti agricoli si applicano anche ai cibi biologici.

69 Nuovo Regolamento d importazione Occorre assicurare la continuità degli abituali accordi bilaterali di riconoscimento dei paesi terzi da parte della Commissione in cooperazione con gli Stati Membri. In tal modo la Commissione, con il sostegno degli Stati membri, sovrintende alla produzione e al controllo dei prodotti biologici, che devono essere conformi agli obiettivi e ai principi della legislazione biologica, ma non devono essere esattamente gli stessi. Un elenco di paesi terzi riconosciuti è riportato nell Allegato III del Regolamento d importazione. Le nuove norme per l importazione garantiscono la possibilità dell importazione di prodotti biologici da paesi terzi che non hanno ancora stipulato accordi bilaterali di riconoscimento. I prodotti che sono sottoposti alle stesse procedure di produzione e di controllo adoperate nell UE devono avere, in futuro, anche libero accesso al mercato comune. Gli organismi che intendono effettuare tali controlli devono farne richiesta alla Commissione Europea e devono essere autorizzati dalla Commissione e dagli Stati Membri. La supervisione di tali organismi è direttamente a carico della Commissione che viene coadiuvata in tale compito dagli Stati Membri. Tuttavia, poiché le condizioni di produzione nei paesi terzi sono di solito molto diverse da quelle in Europa, spesso non è possibile applicare esattamente le stesse regole per la produzione o il controllo. Pertanto, deve anche essere possibile consentire l applicazione di regole simili che si adattino in linea di principio agli obiettivi e ai principi della legislazione biologica. In precedenza l ispezione doveva essere effettuata dagli Stati Membri per ciascun singolo prodotto in una procedura di autorizzazione dell importazione. Questo complesso sistema sarà ora sostituito da un sistema più semplice. In futuro gli organismi di controllo autorizzati a tale scopo potranno effettuare l'ispezione in loco. Tali organismi di controllo devono anche essere direttamente autorizzati a tale scopo dalla Commissione Europea e dagli Stati Membri e restano sotto la loro diretta supervisione. Sono state pubblicate delle Linee Guida che illustrano le modalità con cui gli organismi di controllo possono fare richiesta della suddetta autorizzazione, le modalità di supervisione e tutte le eventuali ulteriori misure che saranno necessarie per l importazione dei prodotti biologici e per il loro controllo. In futuro i nuovi regolamenti d importazione faciliteranno l'importazione di prodotti biologici nell'ue

70 nel complesso, al tempo stesso promuovendo una migliore sorveglianza e contrastando quindi l inganno e la frode. Database delle sementi biologiche Un principio fondamentale dell agricoltura biologica è l'utilizzo di sementi prodotte biologicamente con tecniche agricole. Gli Stati Membri mantengono un database on-line al fine di agevolare l'acquisto di tali sementi. I fornitori possono inserire in questo elenco sementi prodotte biologicamente e tuberiseme che sono disponibili per l'acquisto. Procedure di lavoro nell UE Numerose istituzioni europee partecipano al processo decisionale, come nel caso delle decisioni relative ai nuovi Regolamenti sull agricoltura biologica. La nuova legislazione UE ed il Regolamento del Consiglio (CE) n. 834/2007, sono stati proposti dalla Commissione (tramite la Direzione Generale dell agricoltura e lo sviluppo rurale), promulgati dal Consiglio Europeo dei ministri dell agricoltura ed infine approvati previa consultazione del Parlamento. Il Regolamento della Commissione (CE) n. 889/2008 è stato proposto dalla Commissione ed è stato necessario il supporto degli Stati Membri nel comitato disciplinare, il Comitato permanente dell agricoltura biologica. Nel corso di questa procedura, i rappresentanti degli Stati Membri in seno al Comitato permanente devono approvare la proposta a maggioranza qualificata. Comitato permanente dell agricoltura biologica Il Comitato permanente dell agricoltura biologica è costituito da rappresentanti degli Stati Membri ed è presieduto da un rappresentante della Commissione. Il Comitato è stato istituito allo scopo di favorire una stretta collaborazione tra le autorità responsabili del settore biologico e di garantire un applicazione uniforme della legislazione UE per il biologico. La Commissione Europea è affiancata da due ulteriori organismi che cooperano nel processo decisionale in materia di agricoltura biologica: Il comitato consultivo per l' Agricoltura Biologica Il gruppo di esperti per la promozione dell agricoltura biologica

71 Il comitato consultivo riunisce rappresentanti dei vari gruppi tecnici ed economici di interesse quali IFOAM, BEUC, COPA/COCEGA, COFALEC ed altri. Questo facilita lo scambio di esperienze e di pareri su vari argomenti relativi alla produzione biologica, al fine di promuovere il continuo aggiornamento della normativa biologica. Il gruppo di esperti per la promozione dell'agricoltura biologica da parte sua fornisce consigli alla Commissione sulle questioni riguardanti le campagne informative e promozionali dell'agricoltura biologica che sono attuate nell ambito del Piano d'azione Europeo per l'agricoltura biologica. La Commissione può consultare il comitato consultivo e il gruppo di esperti in tutte le occasioni. Al tempo stesso, i presidenti della Commissione possono presentare le loro proposte e chiedere che il comitato consultivo o il gruppo di esperti vengano consultati su questioni che rientrano nel loro ambito di competenza. Le decisioni del comitato consultivo o del gruppo di esperti non sono vincolanti per la Commissione, ma sono tenute in grande considerazione e i membri sono informati di tutte le attività intraprese in relazione a tali decisioni. Ulteriori importanti contributi di questi due organismi sono: L instaurazione di una stretta collaborazione tra le organizzazioni internazionali, le organizzazioni degli Stati Membri e la Commissione Il monitoraggio degli sviluppi in campo politico La facilitazione dello scambio di informazioni, esperienze e buone pratiche Sistema informativo sull agricoltura biologica (OFIS) Gli Stati Membri e la Commissione europea utilizzano il sistema informativo come strumento fondamentale per scambiare dati agricoli relativi ai prodotti biologici e per fornire informazioni aggiornate al pubblico. Il database dell OFIS include: Le autorizzazioni date dai paesi membri per la commercializzazione dei prodotti importati da paesi terzi Le autorizzazioni per l'utilizzo temporaneo di ingredienti di origine agricola convenzionale che non possono essere prodotti biologicamente in quantità sufficienti L elenco degli organismi o delle autorità di controllo

72 Il regime dei vini La storia della tutela di origine dei vini inizia in Italia ben prima dell'introduzione dei marchi DOP, IGP e STG: sin dal lontano 12 luglio 1963 con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 930 "Norme per la tutela delle denominazioni di origine dei mosti e dei vini". Con questa legge si stabilirono precise regole in merito alla tutela dell'origine geografica dei vini e dei mosti, definendo tre livelli di riconoscimento: a) denominazioni di origine «semplice» b) denominazioni di origine «controllata» c) denominazioni di origine «controllata e garantita» L'Italia e la sua cultura vinicola imboccano una nuova strada, puntando decisamente verso i prodotti di qualità e associando i caratteri distintivi di ciascun vino tutelato ai caratteri e alle proprietà organolettiche, delle metodologie produttive e della composizione delle uve, legandoli indissolubilmente ai vitigni di origine e ai territori in cui sono coltivati. Le modifiche della regolamentazione UE dei vini Il regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio Europeo, che norma l organizzazione comune dei mercati agricoli e fornisce disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM), ha rielaborato i ventuno regolamenti relativi alle organizzazioni comuni dei mercati (OCM) settoriali, accorpandoli in un unico regolamento onnicomprensivo, nell'intento di snellire e semplificare il quadro normativo senza modificare le rispettive politiche e costituire quindi un unico complesso di norme armonizzate negli ambiti classici della politica di mercato, come l'intervento, l'ammasso privato, i contingenti tariffari d'importazione, le restituzioni all'esportazione, le misure di salvaguardia, gli aiuti di Stato e le norme sulla concorrenza, nonché la comunicazione e la trasmissione di dati. Dall 1 agosto 2009 è entrata in vigore la nuova classificazione dei prodotti vinicoli introdotta in Unione Europea da primo con il Regolamento del Consiglio 479/2008 abrogato con il regolamento 491/2009.

73 Le denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari sono disciplinate in Europa dal Regolamento del Consiglio 1234/2007, che, con le modifiche introdotte dal Regolamento 491/2009, codifica il sistema di classificazione dei prodotti vitivinicoli istituendo le DOP (denominazione di origine protetta), le IGP (indicazione geografica protetta) e le menzioni tradizionali anche per il vino. Il Regolamento 607/2009 è il regolamento applicativo della Commissione che codifica, tra l altro, le procedure relative alle caratteristiche dei disciplinari, alla richiesta di riconoscimento, alle modalità relative ai controlli. Il principio posto alla base di questa normativa si riallaccia alla necessità di proteggere il sistema produttivo che rende determinante, per il successo e la qualità di un prodotto, l indicazione della sua provenienza e del metodo produttivo utilizzato. La normativa in vigore fino al 31 luglio 2008 prevedeva la classificazione in: vino da tavola, senza indicazione di vitigno e di annata vino da tavola con indicazione geografica tipica (IGT) con la possibilità di indicare il vitigno previsto dal disciplinare di produzione e l annata di produzione; vini di qualità prodotti in regione determinate: vini a denominazione d origine controllata (DOC) e vini a denominazione d origine controllata e garantita (DOCG) Secondo la nuova normativa il vino prodotto in Unione Europea è così classificato: Vino senza denominazione d origine: vino; vino con indicazione di vitigno e annata Vino con denominazione d origine: vino DOP e vino IGP. L indicazione della classificazione prevista dalla normativa precedente (IGT, DOC, DOCG) è permessa nell etichettatura dei prodotti IGP e DOP. Si definisce "denominazione d'origine", il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese, che serve a designare un prodotto vitivinicolo, conforme ai seguenti requisiti: la sua qualità e le sue caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente al particolare ambiente geografico e ai suoi fattori naturali e umani; le uve da cui è ottenuto provengono esclusivamente da tale zona geografica; la sua produzione avviene in detta zona geografica; è ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera.

74 Si definisce "indicazione geografica", l indicazione che si riferisce a una regione, a un luogo determinato o, in casi eccezionali, a un paese, che serve a designare un prodotto vitivinicolo conforme ai seguenti requisiti: possiede qualità, notorietà o altre caratteristiche specifiche attribuibili a tale origine geografica; le uve da cui è ottenuto provengono per almeno l 85% esclusivamente da tale zona geografica; la sua produzione avviene in detta zona geografica; è ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis. Taluni nomi usati tradizionalmente costituiscono una denominazione di origine se: designano un vino; si riferiscono a un nome geografico; soddisfano i requisiti relativi alle denominazioni; sono sottoposti alla procedura prevista per il conferimento della protezione alla denominazione di origine e all indicazione geografica. Per menzione tradizionale s intende l espressione usata tradizionalmente negli Stati membri, in relazione ai prodotti vitivinicoli, per indicare: che il prodotto reca una denominazione di origine protetta o un indicazione geografica protetta dal diritto comunitario o nazionale; il metodo di produzione o d invecchiamento oppure la qualità, il colore, il tipo di luogo o ancora un evento particolare legato alla storia del prodotto a denominazione di origine protetta o a indicazione geografica protetta. Le menzioni tradizionali sono riconosciute, definite e protette dalla Commissione. Qui di seguito una tabella riassuntiva delle menzioni tradizionali previste dall ordinamento italiano:

75 Denominazione di origine controllata (D.O.C.) Denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G.) Indicazione geografica tipica (IGT) «Per denominazione di origine dei vini si intende il nome geografico di una zona viticola particolarmente vocata utilizzato per designare un prodotto di qualità e reputato, le cui caratteristiche sono connesse all ambiente naturale e ai fattori umani». La legge citata disciplina, per i vini italiani, la menzione specifica tradizionale «D.O.C.» illustrando l importanza essenziale degli aspetti qualitativo e tradizionale. [Legge n. 164 del ]. È simile alla definizione della D.O.C., ma in più contiene il termine «garantita»: è riservata ai vini di particolare pregio già riconosciuti D.O.C. da almeno cinque anni. Questi vini sono immessi al consumo in recipienti della capacità non superiore a 5 litri e sono muniti di un contrassegno di Stato volto a tutelare meglio i consumatori. [Legge n. 164 del ] Menzione esclusivamente italiana prevista dalla legge n. 164 del 10 febbraio 1992 per designare i vini italiani con indicazione geografica, la cui natura specifica e il cui livello qualitativo sono dovuti alla zona geografica di produzione delle uve. Il vino biologico Recentemente è entrato in vigore il Regolamento di Esecuzione (Ue) N. 203/2012 della Commissione dell'8 marzo 2012 che modifica il regolamento (CE) n. 889/2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio in ordine alle modalità di applicazione relative al vino biologico. Le principali novità del nuovo regolamento sono le seguenti: - l introduzione di una definizione tecnica di vino biologico ; - l elencazione delle tecniche enologiche e delle sostanze autorizzate per la produzione del vino biologico. Viene ad esempio stabilito che il tenore massimo di solfito per il vino rosso sarà di 100 mg per litro (150 mg/l per il vino convenzionale) mentre per il vino bianco/rosé sarà di 150mg/l (200 mg/l per il vino convenzionale), con un differenziale di 30mg/l quando il tenore di zucchero residuo è superiore a 2 g/l. Sono poi vietati l acido sorbico e la desolforazione.

76 - la possibilità per i viticoltori biologici di utilizzare sull etichetta il termine vino biologico ; - la necessità di riportare sull etichetta il logo biologico dell UE e il numero di codice del competente organismo di certificazione. Il nuovo regolamento, oltre a completare la normativa in materia di agricoltura biologica dell UE, renderà anche più semplice il funzionamento del mercato interno e rafforzerà la posizione dei vini biologici dell UE a livello internazionale, a fronte del fatto che altri Paesi produttori di vino, quali gli USA, il Cile, l Australia e il Sudafrica, hanno già provveduto alla regolamentazione dei propri vini biologici.

77 La normativa dei marchi d origine della Tunisia L'esistenza di marchi di qualità legati alla provenienza dei prodotti alimentari in Tunisia risale al periodo del protettorato francese (1942) (GI Frutta, 2013), dove alcuni vini sono stati classificati VQPRD (vini di qualità prodotti in una regione determinata) ottenendo così la Denominazione d'origine Controllata (AOC). Da allora la normativa riguardante i marchi di qualità dei prodotti agricoli e agroalimentari si è evoluto, integrando nuovi concetti e nuovi prodotti. E stato necessario prendere in considerazione l'apertura di nuovi mercati e le esigenze dei paesi destinatari in materia di sicurezza alimentare e tracciabilità, così come le aspettative dei consumatori. In questa direzione è stata promulgata la legge del 28 giugno 1999, relativa alle denominazioni di origine e delle indicazioni d'origine dei prodotti agricoli ed agroalimentari (Gazzetta Ufficiale, 1999). Questa legge rende esplicita, nei sette capitoli che la formano, la definizione dei marchi di qualità legati alla provenienza, le loro caratteristiche, limitazioni, i beneficiari, le autorità e gli organismi di controllo e regolamentazione, le sanzioni in caso di non conformità, ecc. Questa legge definisce due tipi di marchi di qualità legati all'origine (SQO) ovvero la Denominazione di Origine Controllata (AOC) e l'indicazione di Provenienza (IP). Le definizioni di questi due SQO sono le seguenti: L'AOC è il nome di un luogo, di una regione o parte di essa, da cui proviene il prodotto, trovando il

78 suo valore in riferimento al suo particolare ambiente geografico, costituito da elementi naturali e umani. L IP è il nome di un luogo, di una regione o parte di essa, da cui il prodotto riceve la sua specificità, e in cui viene prodotto o trasformato. L'AOC e l IP tunisini trovano il loro corrispondente nella legislazione europea, rispettivamente nella denominazione di origine protetta (DOP) e nell indicazione geografica di provenienza (IGP). Gli enti pubblici competenti La legge specifica gli enti pubblici responsabili dell implementazione delle norme e dei marchi SQO, che sono: la Direzione Generale della Protezione Agricola (APD), designata quale autorità competente. Essa fornisce il segretariato del Comitato Tecnico Consultivo, e il suo Direttore Generale presiede il comitato tecnico consultivo; la Direzione Generale della Protezione e del Controllo della Qualità dei Prodotti Agricoli (DGPCQPA) il cui ruolo è quello di controllare i prodotti agricoli con marchio di qualità; l agenzia di Promozione degli Investimenti nell Agricoltura (APIA), la cui missione in questo contesto si basa sulla promozione di investimenti in progetti innovativi in ambito agricolo; il Consiglio di Accreditamento Nazionale (TUNAC) è l organismo responsabile del monitoraggio, dell accreditamento e della certificazione dei prodotti con SQO; l Istituto Nazionale per la Standardizzazione e la Proprietà Industriale (INNORPI) si occupa della standardizzazione, certificazione e registrazione della proprietà industriale. Per il momento, il

79 ruolo di INNORPI si limita alla registrazione degli SQO; il Servizio di repressione frodi del Ministero del Commercio e Artigianato, il cui ruolo è quello di monitorare la conformità dei prodotti immessi sul mercato; La Direzione Generale delle industrie alimentari presso il Ministero dell'industria, che riferisce alla Commissione di Certificazione Tecnica (CTC). I prodotti certificati in Tunisia Mentre nel settore del vino la Tunisia ha una tradizione che risale al 1942, la tutela di origine sulle produzioni agroalimentari ha inizio più recentemente. Per questo motivo e per le diverse dimensioni territoriali, la gamma delle denominazioni di origine in Tunisia è meno ampia rispetto all Italia e, per le province eleggibili, alla Sicilia. Tuttavia la Tunisia ha imboccato con decisione la strada della qualità nella convinzione che il futuro del settore si misurerà su questo terreno, soprattutto negli interscambi con l Europa e con le aree del mondo maggiormente sviluppate. Attualmente sono sei i prodotti che possono avvalersi della denominazione d origine. Accanto a questo primo nucleo di prodotti, la Tunisia ha avviato le procedure per il riconoscimento di altre undici produzioni maggiormente diffusi e dotati di elevata specificità. Il rimodellamento delle AOC ha dato vita a 27 unità territoriali locali (UTL). La maggior parte dei vini AOC si trovano in governatorati costieri le cui condizioni climatiche sono favorevoli per la semina e la crescita della vite. Quasi tutti i vini AOC si trovano nei governatorati eleggibili. Legge tunisina sull'agricoltura biologica è stata emanata nel Essa afferma che lo scopo della produzione biologica è quello di produrre prodotti agricoli naturali o trasformati senza l'uso di sostanze chimiche di sintesi. In Tunisia vi sono due principali agenzie che si occupano di agricoltura biologica. Una è il Centro Tecnico per l'agricoltura Biologica (CTAB), l altra la Direzione Generale Agricoltura Biologica (DGAB) in seno al Ministero dell'agricoltura. Il CTAB è stato ufficialmente istituito il 2 ottobre 1999 con l'obiettivo principale di sviluppare l'agricoltura biologica giocando il ruolo di collegamento tra gli istituti e gli agricoltori onde garantire il trasferimento rapido ed efficace del progresso tecnico scientifico di ricerca a questi ultimi. IL CTAB ha dunque un ruolo di diffusione,

80 divulgazione, formazione, riqualificazione e sostegno. La Direzione Generale Agricoltura Biologica (DGAB) è stata recentemente istituita in seno al Ministero dell'agricoltura. Questo organo ha un ruolo di supervisione. E l'autorità che sovrintende e accredita gli organismi di ispezione e certificazione. Il DGAB mira ad aiutare e sostenere l'agricoltura biologica in Tunisia, attuando una strategia di sviluppo. Per migliorare la propria presenza sul terreno, la direzione generale è coadiuvata in ogni governatorato da un commissariato regionale per lo sviluppo agricolo, in seno al quale un rappresentante è dedicato all'agricoltura biologica. E stato creato un marchio biologico specifico per i prodotti biologici tunisini che consenta l'identificazione da parte dei consumatori di prodotti provenienti da agricoltura biologica. E l equivalente dell etichetta francese "agricoltura biologica" o di altri marchi francesi o internazionali. Dal 19 giugno 2009, la Tunisia è tra i paesi che hanno ottenuto il riconoscimento europeo del riferimento all agricoltura biologica. Il logo bio tunisino è composta principalmente da una palma da dattero, qualche oliva e una goccia di olio di oliva, e una spiga di grano. Ciò dimostra l'importanza di questi prodotti nella produzione biologica, in Tunisia e per le esportazioni. In effetti, le esportazioni di olio d'oliva biologico hanno raggiunto quasi tonnellate nel 2010 generando entrate in valuta estera per 23 milioni di euro, e quelle di datteri (2.720 tonnellate), un valore di 6 milioni di euro. La Tunisia occupa la seconda posizione in Africa in termini di aree biologiche e la ventisettesima a livello globale. Inoltre, in termini di zone olivicole biologiche, la Tunisia è al primo posto nel mondo con più di ettari. Gli obiettivi del DGAB entro il 2016 sono: - raggiungere 500 mila ettari di terra attraverso il sostegno della ricerca bio, la prospezione del settore, onde soddisfare la domanda del mercato e di puntare su prodotti ad alto valore aggiunto; - portare all 1% del consumo nazionale di prodotti biologici e assicurare una continua offerta del mercato - raggiungere i 120 milioni di dinari di valore delle esportazioni, con un migliore posizionamento dei prodotti tunisini ad alto valore aggiunto. Si segnala la scarsa presenza di prodotti biologici di origine animale, a eccezione del miele e qualche centinaio di chili di carne di pollame prodotti.

81 In Tunisia ci sono attualmente sette enti di certificazione internazionali approvati dal Ministero delle Politiche Agricole Nazionali. Queste organizzazioni devono ispezionare gli operatori del settore (agricoltori, trasformatori, commercianti) e verificare se sono soddisfatte tutte le condizioni. Secondo i capitolati di agricoltura biologica, l'organismo di certificazione esegue ispezioni presso l'operatore almeno due volte l anno (una visita annunciata e una visita non annunciata) e deve redigere ogni volta un rapporto di ispezione, che deve essere controfirmato dal gestore. In caso di dubbio, vanno effettuate campionature. I principali atti giuridici (leggi e decreti) in materia di SQO: - Legge n del 28 giugno 1999, relativa alle denominazioni di origine e delle indicazioni di origine dei prodotti agricoli (GU, 1999). - Decreto n del 17 ottobre 2000 che definisce la composizione e il funzionamento del Comitato Tecnico Consultivo per le AOC e le IP. Modificato dal decreto n del 25 marzo, che modifica il decreto n del 17 ottobre 2000 che definisce la composizione e il funzionamento del Comitato Tecnico Consultivo delle denominazioni di origine e indicazioni di provenienza (Gazzetta Ufficiale, 2005). - Decreto n del 24 marzo 2008, che fissa l'importo, le modalità di percezione e l'uso di contributi per beneficiare di una denominazione d'origine o l'indicazione di provenienza di un prodotto agricolo (JORT 2008a). - Decreto n del 7 aprile 2008 che stabilisce la forma del registro ufficiale delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli, e le modalità di iscrizione (Gazzetta ufficiale, 2008b). - Decreto n del 13 maggio 2008, che definisce la composizione dell organismo di controllo e di certificazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli, e le condizioni della sua nomina (Gazzetta ufficiale, 2008c). L agricoltura biologica La certificazione biologica è compresa nei marchi di qualità legati alla tutela dell'ambiente. E, per una parte dei consumatori, un marchio di qualità in grado di garantire che il prodotto è privo di prodotti

82 chimici o pesticidi nocivi per la salute umana e l'ambiente. Legge tunisina sull'agricoltura biologica è stata emanata nel 1999 (Gazzetta Ufficiale, 1999). Essa afferma che lo scopo della produzione biologica è quello di produrre prodotti agricoli naturali o trasformati senza l'uso di sostanze chimiche di sintesi. In Tunisia vi sono due principali agenzie che si occupano di agricoltura biologica. Una è il Centro Tecnico per l'agricoltura Biologica (CTAB), l altra la Direzione Generale Agricoltura Biologica (DGAB) in seno al Ministero dell'agricoltura. Il CTAB è stato ufficialmente istituito il 2 ottobre 1999 con l'obiettivo principale di sviluppare l'agricoltura biologica giocando il ruolo di collegamento tra gli istituti e gli agricoltori onde garantire il trasferimento rapido ed efficace del progresso tecnico scientifico di ricerca a questi ultimi. IL CTAB ha dunque un ruolo di diffusione, divulgazione, formazione, riqualificazione e sostegno. La Direzione Generale Agricoltura Biologica (DGAB) è stata recentemente istituita (nel mese di aprile 2010) in seno al Ministero dell'agricoltura. Questo organo ha un ruolo di supervisione. E l'autorità che sovrintende e accredita gli organismi di ispezione e certificazione. Il DGAB mira ad aiutare e sostenere l'agricoltura biologica in Tunisia, attuando una strategia di sviluppo. Per migliorare la propria presenza sul terreno, la direzione generale è coadiuvata in ogni governatorato da un commissariato regionale per lo sviluppo agricolo, in seno al quale un rappresentante è dedicato all'agricoltura biologica. E stato creato un marchio biologico specifico per i prodotti biologici tunisini che consenta l'identificazione da parte dei consumatori di prodotti provenienti da agricoltura biologica. E l equivalente dell etichetta francese "agricoltura biologica" o di altri marchi francesi o internazionali. Dal 19 giugno 2009, la Tunisia è tra i paesi che hanno ottenuto il riconoscimento europeo del riferimento all agricoltura biologica.

83 Il logo bio tunisino è composta principalmente da una palma da dattero, qualche oliva e una goccia di olio di oliva, e una spiga di grano. Ciò dimostra l'importanza di questi prodotti nella produzione biologica, in Tunisia e per le esportazioni. In effetti, le esportazioni di olio d'oliva biologico hanno raggiunto quasi tonnellate nel 2010 generando entrate in valuta estera per 23 milioni, e quelle di datteri (2.720 tonnellate), un valore di 6 milioni di euro. La Tunisia occupa la seconda posizione in Africa in termini di aree biologiche e la 27esima a livello globale. Inoltre, in termini di zone olivicole biologiche, la Tunisia è al primo posto nel mondo con piu di ettari. Gli obiettivi del DGAB entro il 2016 sono: - raggiungere 500 mila ettari di terra attraverso il sostegno della ricerca bio, la prospezione del settore, onde soddisfare la domanda del mercato e di puntare su prodotti ad alto valore aggiunto - portare all 1% del consumo nazionale di prodotti biologici ed assicurare una continua offerta del mercato - raggiungere i 120 milioni di dinari di valore delle esportazioni, con un migliore posizionamento dei prodotti tunisini ad alto valore aggiunto. Si segnala la scarsa presenza di prodotti biologici di origine animale, ad eccezione del miele e qualche centinaio di chili di carne di pollame prodotti. In Tunisia ci sono attualmente sette enti di certificazione internazionali approvati dal Ministero delle Politiche Agricole Nazionali. Queste organizzazioni devono ispezionare gli operatori del settore (agricoltori, trasformatori, commercianti) e verificare se sono soddisfatte tutte le condizioni. Secondo i capitolati di agricoltura biologica, l'organismo di certificazione esegue ispezioni alll'operatore almeno due volte all'anno (una visita annunciata e una visita non annunciata). Egli deve redigere ogni volta un

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