Il metodo dell economia politica

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1 Capitolo 3 Il metodo dell economia politica Si è detto che l economia politica studia problemi di scelta e di coordinamento, ponendo l accento non sul caso speci co (cosa distingue una situazione dall altra) ma sulla loro dimensione generale (cosa hanno in comune le varie situazioni). In particolare, è possibile ravvisare tre importanti caratteristiche nel metodo della scienza economica: (i) la rappresentazione dei problemi mediante modelli; (ii) l ipotesi di razionalità delle decisioni; (iii) l ipotesi di equilibrio. Che cos è un modello? A prima vista, la parola modello può incutere soggezione, e forse anche un po di spavento. Essa evoca infatti pagine o lavagne tte di intricati gra ci e complicate formule matematiche, orientarsi tra le quali comporta spesso un gran mal di testa. Qualche volta quest immagine corrisponde alla realtà, soprattutto quando i modelli sono quelli utilizzati dagli addetti ai lavori. Ma si tratta di un immagine distorta, che non ci aiuta a capire cosa è davvero un modello e a che serve. I primi studiosi che hanno cominciato a costruire modelli per analizzare la realtà sono stati i sici. Siccome il loro modo di procedere aveva successo, otteneva risultati, gli economisti li hanno imitati (a dire il vero con successi un po minori e con qualche di coltà in più). I sici costruiscono modelli per cercare di sempli care un analisi che altrimenti si rivelerebbe troppo complessa. Un modello, appunto, non è altro che una rappresentazione sempli - cata (spesso stilizzata) della realtà, con la quale chi costruisce il modello ne mette a fuoco alcuni aspetti, quelli che giudica più importanti per orientarsi nel problema, e trascura il resto. Si pensi al famoso esperimento di Galilei sul piano inclinato. Esso è stato 15

2 fatto per studiare la legge della caduta dei gravi. Far cadere degli oggetti dalla torre di Pisa (come racconta la leggenda) non sarebbe servito a nulla: sarebbero caduti troppo velocemente, e comunque i risultati sarebbero stati alterati da troppe circostanze, come la resistenza dell aria, la forma degli oggetti, ecc. Galilei ottenne il suo scopo costruendo una situazione arti ciale ma semplice, un modello appunto, in cui l e etto di quella legge viene isolato e rallentato, sicché può essere analizzato scienti camente e sottoposto a esperimento. Un modello è ben costruito se serve allo scopo. Si consideri la mappa che rappresenta su un foglio di carta un quartiere cittadino. Essa costituisce un buon modello del quartiere se deve servire a trovare un indirizzo. Per questo scopo le cose che non trovano posto nel modello, per esempio l altezza degli edi ci, sono e ettivamente irrilevanti. Non trascurarle potrebbe rendere il modello meno maneggevole: se si sta cercando un indirizzo, sarebbe decisamente più scomodo andare in giro per le strade portandosi dietro un plastico del quartiere. Compatibilmente con lo scopo per cui è costruito, un modello è tanto più buono quanto più è semplice. D altra parte è molto raro che si riesca a costruire un modello senza difetti. Si consideri il problema di disegnare una carta geogra ca della terra (un mappamondo o un planisfero) o di un continente. Come sanno bene i cartogra e i geogra, ogni tentativo di rappresentare sul piano una super cie sferica ne deforma alcuni aspetti. Questo esempio suggerisce che i modelli riescono a mettere in luce qualcosa al costo di oscurare qualcos altro: ogni modello è un po una caricatura. Di questo si deve tener conto quando si passa all interpretazione dei risultati. Abbiamo già detto che quando si parla di modelli viene subito in mente la matematica, con i suoi gra ci e le sue equazioni. In e etti, parecchi modelli sono costruiti così, ma non per una malintesa passione per le formule. Ciò avviene solo perché la matematica è un linguaggio, che facilita la comprensione e rende rigoroso il ragionamento. Ma abbiamo visto pure che non tutti i modelli fanno uso della matematica. In questo testo di elementi di economia politica se ne farà l uso più parco possibile, appunto cercando di rispettare il principio che un modello buono deve essere semplice. 16 La razionalità I soggetti considerati dall economia sono assunti essere razionali. Cosa vuol dire? La nozione di razionalità che ci interessa riguarda innanzitutto le sole decisioni economiche, e cioè la scelta di come impiegare risorse scarse quando si ha a disposizione un ventaglio di alternative. In un quadro così

3 delimitato, un soggetto è razionale se: (a) considera con precisione l insieme delle alternative possibili (scartando subito, cioè, quelle che, date le risorse a disposizione, risultano irrealizzabili 1 ); (b) formula una graduatoria completa e coerente di tutte le alternative sulla base delle proprie preferenze; (c) sceglie, tra quelle realizzabili, l alternativa più alta in graduatoria. Come si vede, il nostro soggetto economico razionale è un calcolatore freddo e preciso, che non si pente mai delle proprie scelte; non è un sognatore, non è incoerente, non è capriccioso e non dà retta agli amici. Sa quel che vuole e non sbaglia mai. È chiaro che un soggetto del genere non esiste in realtà. Di questo gli studiosi di economia sono ben consapevoli, al punto che per questo soggetto ipotetico hanno coniato l espressione homo oeconomicus. I soggetti razionali che popolano i modelli dell economia appartengono appunto a questa categoria astratta. I soggetti che prendono le decisioni economiche nella realtà sono un po diversi. Nelle scelte di qualunque soggetto, infatti, c è in genere molto di più, nel senso che possono essere rilevanti e- lementi e motivazioni che non sono compresi all interno dell approccio della razionalità della decisione e che perciò non possono essere trattati dalla teoria economica. Richiamando la famosa distinzione di Albert Otto Hirschman ( ) tra passioni e interessi (Le passioni and gli interessi. Argomenti politici in favore del capitalismo prima del suo trionfo, 1979), si può dire che la teoria economica si occupa soprattutto delle conseguenze sulle scelte dei secondi e non delle prime. 2 Viene quasi da domandarsi come un tale modello sia venuto in mente agli economisti. 3 Essi danno tre risposte principali. La prima si basa sull osservazione che i comportamenti irrazionali ( stupidi ) sono molto più numerosi di quelli razionali: in ogni situazione, per ogni scelta razionale ce ne è un numero enorme che razionali non sono. È molto più di cile, perciò, costruire una teoria del comportamento non razionale. Inoltre, se siamo in grado di de nire con precisione qual è il comportamento razionale per una determi- 1 Il soggetto razionale non vuole la luna. 2 La teoria economica ha poco di signi cativo da dire sugli omicidi passionali, sulla violenza in famiglia, sugli stupri, ecc. Tuttavia, anche limitando il ragionamento alla considerazione dei soli interessi, può andare parecchio lontano per aiutarci a comprendere le azioni criminali (cfr. Giorgio Rodano, Economia e criminalità, 2009). 3 Va aggiunto, tuttavia, che, a partire da una quarantina d anni, nella teoria economica un numero crescente di lavori ha preso a esaminare le implicazioni di comportamenti non (pienamente) razionali. Il ramo della disciplina che considera queste situazioni si chiama economia comportamentale. Vi hanno contribuito, e continuano a contribuire, studiosi di grande levatura, alcuni dei quali, negli anni passati, sono stati premiati col Nobel per l economia (Herbert Simon nel 1978 e Daniel Kahneman nel 2002). Resta il fatto, però, che l ipotesi di razionalità continua ad avere uno spazio largamente prevalente nella teoria economica. 17

4 nata situazione, questo può essere impiegato come termine di confronto per gli altri comportamenti. La seconda risposta si basa sull idea che le persone tendono a non ripetere gli errori che hanno commesso, ovvero imparano dall esperienza. Andando avanti, perciò, le loro scelte saranno sempre migliori, avvicinandosi così alle scelte razionali. In molti casi, si pensi alle imprese, sarà il gioco della concorrenza a eliminare le imprese peggiori, mettendole fuori mercato; per loro diventare razionali è una vera e propria questione di sopravvivenza. La terza risposta si basa sul fatto che l ipotesi di razionalità permette di modellare i problemi di scelta in modo matematicamente semplice e rigoroso, cosa che consente ai modelli che la incorporano di fornire risposte chiare e precise. 18 L equilibrio Un sistema economico è in equilibrio quando sono soddisfatte due condizioni: (a) ciascun soggetto non ha motivo di cambiare la propria scelta (si tratta della cosiddetta condizione soggettiva ); (b) le scelte dei vari soggetti coinvolti sono compatibili tra loro (si tratta della cosiddetta condizione oggettiva ). Come la razionalità, anche l equilibrio non è una caratteristica della realtà, ma è un ipotesi che serve per costruire i modelli economici. In particolare, l ipotesi di razionalità è rilevante soprattutto per i problemi di scelta; l ipotesi di equilibrio è rilevante soprattutto per i problemi di coordinamento. Tuttavia, a nché il modello abbia senso, non è su ciente dimostrare l esistenza di uno stato di equilibrio. Occorre dimonstrarne la stabilità: si tratta cioè di veri care se, dato uno stato iniziale qualsiasi, lontano dalla posizione di equilibrio, il complesso delle forze e delle reazioni che regolano i diversi comportamenti degli agenti economici fa convergere il sistema economico verso lo stato di equilibrio. 4 Solo in tal caso il modello ha un potere descrittivo. Microeconomia e macroeconomia La scienza economica si articola in due grandi suddivisioni disciplinari: la microeconomia e la macroeconomia. La microeconomia pone l accento sulla dimensione individuale dei vari problemi economici: la scelta del singolo 4 A rigore, andrebbe veri cata anche l unicità o meno dell equilibrio. Un sistema potrebbe infatti possedere più di uno stato di equilibrio, ciascuno con proprietà potenzialmente di erenti.

5 consumatore, la scelta della singola impresa, il funzionamento di un determinato mercato, la determinazione di un prezzo, ecc. La macroeconomia studia il funzionamento del sistema economico nel suo complesso: il prodotto nazionale, la disoccupazione, l in azione, il debito pubblico, le relazioni economiche internazionali, ecc. Essa concentra l attenzione sulla trasmissione degli e etti economici da un mercato all altro. Con una semplice analogia si potrebbe dire che, se la scienza economica si occupasse di alberi, la microeconomia studierebbe il funzionamento del singolo albero mentre la macroeconomia studierebbe il funzionamento della foresta nel suo complesso. 19

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