Quadro Conoscitivo- Attività I

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1 Quadro Conoscitivo- Attività I

2 Quadro Conoscitivo- Attività I Dott. Giuseppe Bortone: Responsabile Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua - Regione Emilia-Romagna Coordinamento generale: Ing. Tiziano Draghetti Responsabile della Pianificazione Sostenibile della Risorsa Idrica - Regione Emilia-Romagna Responsabile di Progetto: Dott.ssa Rosanna Bissoli - ARPA Ingegneria Ambientale Responsabile dell Attività I: Ing. Paolo Spezzani - ARPA Ingegneria Ambientale Gruppo di lavoro: - Ing. Tiziano Draghetti - Regione Emilia-Romagna (coordinatore) - Dott. Claudio Marchesini - Autorità di Bacino del Reno - Dott. Dino Fontana - Regione Emilia-Romagna - Dott.ssa Sandra Monducci - Regione Emilia-Romagna - Ing. Paolo Spezzani - ARPA Ingegneria Ambientale La segreteria tecnica è stata curata da ARPA Ingegneria Ambientale: - Dott.ssa Tanya Fontana - Sig. Andrea Bondi La cartografia è stata curata dal Centro Cartografico di ARPA Ingegneria Ambientale: - Dott.ssa Monica Carati - Dott.ssa Monica Branchi - Dott.ssa Maria Cristina Masti La grafica è stata curata da ARPA Ingegneria Ambientale: - Sig.ra Leda Ferrari - P.I. Giuseppe Vasta Si ringraziano per la collaborazione prestata e/o per i dati forniti: - Dott.ssa C. Marchiani - Dipartimento di Scienze Ambientali dell Università di Parma - Ing. A. Pistocchi - Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli

3 Quadro Conoscitivo- Attività I SOMMARIO 1. Stato della conoscenza e obiettivi 1 2. Analisi condotte sul territorio regionale Metodologia e risultati del precedente studio regionale di tipo idrologico Progetto Speciale dell Autorità di Bacino del Fiume Po Studio dell Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli Altre analisi sperimentali Considerazioni sulle analisi sperimentali condotte Criteri di regolazione delle portate in alveo definiti dall Autorità di Bacino del Fiume Po Analisi dell applicazione della formula dell Autorità di Bacino del Fiume Po a tutto il territorio regionale Applicazione del criterio dell Autorità di Bacino del Fiume Po sulle sezioni fluviali oggetto del monitoraggio storico dell idrometria da parte del Servizio Idrografico Applicazione del criterio dell Autorità di Bacino del Fiume Po alle sezioni di riferimento di cui alla prima fase di attività sul D.Lgs. 152/99 e confronto con precedenti valutazioni, deflussi idrologici di magra e dati sperimentali Valori idrologici di riferimento dopo le correzioni individuate e cenni sui parametri moltiplicativi connessi alla qualità e alla modulazione dei deflussi Effetti dell applicazione dei DMV sul comparto irriguo Ambito di applicazione, Deroghe, tempistica e coefficienti correttivi Ambito di applicazione La deroga sulle derivazioni storiche Tempistica e coefficienti correttivi Sintesi delle attività condotte in funzione dell applicazione dei DMV 43 I

4 Quadro Conoscitivo- Attività I 1. STATO DELLA CONOSCENZA E OBIETTIVI Delle diverse problematiche che riguardano le acque sicuramente quella dei DMV è al primo posto in termini di difficoltà di risoluzione. Questo perché la richiesta di lasciare acqua al fiume si scontra con gli usi in atto, in particolare nel periodo estivo, quando la risorsa disponibile è minima e le richieste raggiungono il massimo livello. Si tratta nella maggior parte dei casi di usi storici, cioè con derivazioni e rete distributiva già presenti nei secoli scorsi per finalità irrigue e molitorie, a cui si sono aggiunte nella prima metà del ventesimo secolo una serie di utenze idroelettriche e più di recente un significativo numero di prelievi acquedottistici diretti o di subalveo. La presente attività ha lo scopo di proporre un sintetico quadro della situazione regionale in termini di studi esistenti relativi alle modalità tecniche di calcolo dei DMV, di definire un criterio di base applicabile alla maggior parte delle aste idrografiche naturali della regione, di proporre una deroga parziale e temporanea e di evidenziare gli effetti macroscopici dei diversi provvedimenti. L esigenza di disporre di una metodologia condivisa con le Autorità di Bacino per la determinazione dei DMV deriva dal fatto che nel Piano di Tutela delle Acque di cui all Art. 44 del D. Lgs. 152/99 si richiede (Allegato 4), per il miglioramento delle condizioni qualitative dei corpi idrici, una analisi integrata dei diversi fattori che concorrono a determinare la stato di qualità ambientale dei corpi idrici, in particolare vanno presi in considerazione quelli riguardanti la situazione quantitativa del corpo idrico in relazione alle concessioni in atto, vi deve cioè essere una azione non solo connessa alla riduzione dei carichi inquinanti sversati, ma anche una azione integrata di controllo quantitativo, al fine della diluizione dei carichi e di una migliore ricarica delle falde. Viene inoltre proposta una tempistica graduale relativa all applicazione dei diversi criteri, che arriva fino al , anche in relazione agli obiettivi qualitativi sulle acque richiesti dal D. Lgs. 152/99 per tale orizzonte. 1

5 Quadro Conoscitivo- Attività I 2. ANALISI CONDOTTE SUL TERRITORIO REGIONALE Gli elementi salienti sono il lavoro Criteri Inerenti l Applicazione del DMV nel Territorio della Regione Emilia-Romagna (Regione Emilia-Romagna - ARPA-E.R., 1997), il Progetto Speciale 2.5 Azioni per la predisposizione di una normativa riguardante il minimo deflusso vitale negli alvei - dicembre dell Autorità di Bacino del Fiume Po e lo Studio per la determinazione del minimo deflusso costante vitale nel bacino campione del F. Lamone ( ) e nel bacino campione del F. Savio ( ) - marzo dell Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli. Si possono individuare due criteri principali di indagine per il calcolo dei DMV, da intendersi non necessariamente alternativi ma bensì, in molti casi, complementari tra loro: Metodi a regionalizzazione - Prevedono il calcolo del minimo deflusso vitale a partire da parametri sintetici, quali: l'area del bacino sotteso dalla sezione di interesse, la portata media del corso d'acqua, un particolare valore di portata legato ad una prefissata durata dei deflussi, ecc.. Di solito tali metodi sono tarati su valori di portata che assicurano, in ambienti tipici, il normale sviluppo di una o più specie ittiche di riferimento (generalmente salmonidi) ed esprimono l'esigenza di generalizzare i risultati su ambiti territoriali più ampi di quelli di campionamento, mediante tecniche di regionalizzazione. Metodi sperimentali - Sono basati su tecniche di rilevamento sperimentali finalizzate all'accertamento puntuale delle condizioni ambientali ottimali per una prefissata specie, per la quale siano noti i valori di idoneità ambientale, solitamente espressi in termini di profondità delle acque, velocità della corrente e caratteristiche del substrato di scorrimento. Di norma, al termine delle campagne di misura vengono costruite delle curve che esprimono, in funzione della portata, la larghezza dell'alveo o la sezione bagnata disponibile. Dalla individuazione di caratteristiche geometriche sufficienti per lo sviluppo della specie di riferimento deriva il valore minimo di portata da assicurare in alveo. I risultati di una campagna di rilevamento condotta in tal senso su scala di bacino, possono inoltre costituire la base per successive elaborazioni regionali. 2.1 METODOLOGIA E RISULTATI DEL PRECEDENTE STUDIO REGIONALE DI TIPO IDROLOGICO Nel lavoro Supporto per la predisposizione di criteri tecnici e procedurali ai fini di una metodologia omogenea alla istruttoria dei prelievi idrici - Criteri Inerenti l Applicazione del DMV nel Territorio della Regione Emilia-Romagna e Discretizzazione del DMV sul reticolo idrografico regionale (Regione Emilia-Romagna - ARPA-E.R., 1997)è stata individuata una metodologia per la definizione del DMV sulle aste fluviali appartenenti al territorio della Regione Emilia-Romagna. Per un certo numero di stazioni del Servizio Idrografico poste sul territorio regionale, a seguito di una serie di confronti tra i valori dei DMV ricavati con alcune metodologie già impiegate in diverse realtà appenniniche, si è ritenuta valida, quale valore di riferimento, la media di: 2

6 Quadro Conoscitivo- Attività I DMV unitario ottenuto con il metodo "Piemonte" 1 ; DMV unitario ottenuto con il metodo dell Autorità di Bacino del Tevere 2 ; DMV unitario sulla base delle portate naturali dei 3 mesi estivi di luglio, agosto e settembre, con probabilità di superamento del 60%. Quest'ultimo valore è anche apparso, in generale, quale estremante superiore dei DMV, in quanto in grado di assicurare condizioni di "naturalità" ai deflussi fluviali durante i periodi di magra estiva. Sui valori medi così ottenuti, per i tratti in esame, si è tarato il metodo Valtellina 3 ; il criterio individuato fissa una portata uniforme di riferimento pari a 1.7 l/s/km 2 (q d.m.v. ); la modulazione del deflusso unitario di base avviene facendo poi richiamo ad alcune grandezze e condizioni proprie di ciascun bacino imbrifero considerato, sulla base della: D = q d.m.v. *G*P*A*Q*N (l/s/km 2 ) dove i coefficienti adimensionali al secondo membro rappresentano rispettivamente: G = fattore geografico, il cui scopo è quello di ridurre il deflusso unitario di base negli ambiti del bacino del Reno e dei bacini romagnoli, caratterizzati da condizioni climatiche e idrologiche più povere in termini di deflussi naturali, in particolare nei periodi di magra; i valori indicati sono pari a 1 per i bacini emiliani escluso il Reno, a 0.75 per il Reno e a 0.50 per gli altri corsi d'acqua della Romagna. P = fattore di precipitazione, con valori di 1.0, 1.65, 2.30 e 2.95 per piogge medie annue sul bacino rispettivamente inferiori a 1350 mm, comprese tra 1350 e 1600 mm, tra 1600 e 2050 mm e superiori a 2050 mm. Per valori di pioggia interni ad una data classe si ritiene consigliabile l'utilizzo di valori continui di P, ottenuti per opportuna interpolazione lineare. A = fattore di altitudine, riflette essenzialmente la proporzione dei mesi non gelivi rispetto al totale; operativamente è legato alla suddivisione del bacino in zone a seconda dello scioglimento nivale e pertanto, per bacini non molto estesi, all'altitudine media del bacino imbrifero sotteso. L unico valore di soglia consigliato è di 1200 m s.l.m., con coefficiente pari a 1 per altitudini inferiori a 1200 m s.l.m., a 0.8 per valori superiori; per l'areale emiliano-romagnolo la sua importanza è limitata, esistendo soltanto piccoli bacini montani con quote medie superiori ai 1200 m. Q = fattore di qualità ambientale, riferito allo stato di inquinamento delle acque, con suddivisione in classi il cui campo di variazione viene assunto tra 1 e 1.4. Le classi considerate sono in numero di cinque, in quanto legate alle cinque classi di qualità stabilite dalla metodologia IBE, che si basa sulla tipologia e sul numero di Da Piano Direttore regionale per l approvvigionamento idropotabile e l uso integrato delle risorse idriche Istruzioni Tecniche - Determinazione del DMV deflusso minimo vitale in un corso d acqua naturale Regione Piemonte Novembre Da Gestione integrata degli invasi e definizione del minimo vitale IV Rapporto Autorità di Bacino del Fiume Tevere Dicembre Il nome Valtellina deriva dal fatto che esso è stato messo originariamente a punto dall Autorità di Bacino del Fiume Po sulle grosse derivazioni idroelettriche nel territorio della Valtellina. Il criterio è stato tratto dallo studio Legge 2 maggio 1990 n.102 recante disposizioni per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina: analisi delle portate minime vitali per l adeguamento delle concessioni idroelettriche - ex Art.8 Comma 1 - Autorità di Bacino del Fiume Po - Settembre

7 Quadro Conoscitivo- Attività I macroinvertebrati bentonici presenti, assunti quali indicatori biologici di riferimento; i valori adottati sono: 1.0 per la Classe I (ambiente non inquinato o non alterato in modo sensibile); 1.1 per la Cl. II (ambiente in cui sono evidenti alcuni effetti dell'inquinamento); 1.2 per la Classe III (ambiente inquinato); 1.3 per la Classe IV (ambiente molto inquinato); 1.4 per la Classe V (ambiente fortemente inquinato). N = fattore naturalistico, che esprime i pregi naturalistici e paesaggistici e le esigenze di protezione e valorizzazione dell'ambito fluviale; il valore di N viene assunto in funzione delle zonizzazioni previste dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, relativamente al corso d'acqua e/o alle zone circostanti. Sono stati adottati i seguenti valori, corrispondenti ad un grado di tutela via via inferiore: 1.2 se il tratto è all'interno o sul perimetro di un'area che fa parte di un Parco Regionale, o in una zona che il Piano definisce di Particolare Interesse Paesaggistico Ambientale o di Tutela Naturalistica; 1.1 se il tratto è localizzato entro le zone indicate dal Piano Territoriale Paesistico Regionale come di Tutela dei Caratteri Ambientali di Laghi, Bacini e Corsi d'acqua, Invasi ed Alvei di Piena Ordinaria, Zone di Tutela dei Corpi Idrici Superficiali e Sotterranei, oppure presenti nell'elenco dei "Corsi d'acqua meritevoli di tutela non interessati dalle delimitazioni delle tavole di piano" dell'allegato M del Piano stesso; 1.0 se il tratto nel suo intorno non è soggetto ai vincoli territoriali di cui ai precedenti due punti. L'utilizzo come elemento discriminante per il fattore naturalistico delle delimitazioni contenute nel Piano Paesistico è legato al fatto che lo stesso costituisce l'applicazione sul territorio della Regione Emilia-Romagna della L. 431/85 "Galasso". Essendo il fattore di precipitazione P quello che presenta il maggiore peso percentuale nella determinazione del DMV unitario, allo scopo di non avere variazioni rilevanti per tratti contigui, si è ritenuta opportuna per P l'assunzione di una variazione lineare tra i punti discreti rappresentati da (altezza media di pioggia H p ; fattore di precipitazione P) che è la seguente: (0,1.00), (1200,1.00), (1600,1.975), (2050,2.625), (2275,2.95), (2500,2.95). Un elemento saliente da evidenziare è il cospicuo incremento che si registra nei deflussi unitari, per i tratti montani che sottendono bacini di dimensioni contenute, in quanto caratterizzati da alti valori di afflusso medio annuo. Dall'analisi dei valori di DMV ottenuti, sulla base del criterio assunto, per le stazioni del Servizio Idrografico utilizzate relativamente ai diversi confronti effettuati, emerge che gli stessi oscillano quasi sempre tra portate naturali di durata 320 e 340 giorni, con un valore medio prossimo ai 330 giorni, il che significa, nella generica sezione, un prelievo nullo, mediamente, per 35 giorni all'anno. Nel lavoro si è anche operata una discretizzazione in tratti della rete idrografica regionale e su ciascuno è stato condotto il calcolo del deflusso minimo vitale, al fine di 4

8 Quadro Conoscitivo- Attività I fornire uno strumento per l individuazione delle portate minime da mantenere nei corsi d acqua al fine di garantire la presenza dell ecosistema idrico. Il lavoro di discretizzazione e numerazione dei tratti è stato svolto per il reticolo idrografico regionale costituito dai corsi d acqua principali che solcano il territorio, a cui sono stati aggiunti gli affluenti di maggiore importanza, scendendo in alcuni casi sino alla rete del quarto ordine. La rete dei canali di bonifica non è stata considerata. Il numero complessivo dei tratti analizzati è pari 1331; la lunghezza dei tratti risulta mediamente di circa 2.5 Km fino alla chiusura del bacino montano; nell area di pianura, a valle del perimetro pedecollinare, nella quale le portate naturali sono pressochè costanti a meno dei drenaggi verso le falde, non si è ritenuta necessaria una discretizzazione così minuta, pertanto sono stati presi come estremi dei tratti i punti di confluenza successivi. Poiché l obbiettivo del lavoro era quello di rendere disponibile il valore del DMV in ciascun tratto elementare, sono stati individuati, sulla base della discretizzazione effettuata, i valori dei singoli fattori che intervengono nel calcolo del DMV del metodo Valtellina tarato, cui si fa riferimento. A ciascun tratto è stato associato un codice numerico univoco, assegnando prima i valori al corso d acqua principale e proseguendo la numerazione sui suoi affluenti da monte a valle. Nella numerazione dei tratti dei corsi d acqua si è proceduto da ovest verso est, partendo dagli affluenti emiliani del Po e procedendo con quelli romagnoli che sfociano in Adriatico. Sulla base dei coefficienti di taratura individuati per il metodo "Valtellina" sul territorio della Regione Emilia-Romagna, è stato effettuato il calcolo dei DMV, sia in termini di deflussi unitari (l/s/km 2 ), che assoluti (m 3 /s), per tutti i tratti regionali in cui è stato discretizzato il reticolo idrografico. Le elaborazioni condotte nell ambito dello studio hanno portato alla realizzazione sia di una carta alla scala 1: del reticolo idrografico regionale discretizzato in 1331 tratti, sia di una tabella che fornisce, per ciascun tratto, i valori del DMV unitario (l/s/km 2 ) e totale (m 3 /s). Di interesse risultano i valori calcolati in chiusura di bacino montano, a questo scopo in Tab. 2.1 si analizzano i principali corsi d acqua che solcano la regione. 5

9 Quadro Conoscitivo- Attività I Tab. 2.1 Deflusso minimo vitale alla chiusura dei principali bacini montani BACINO DMV BACINO DMV MONTANO (m 3 /s) MONTANO (m 3 /s) Torrente Tidone 0,82 Fiume Reno 2,53 Fiume Trebbia 2,27 Torrente Samoggia 0,29 Torrente Nure 0,85 Torrente Idice 0,41 Torrente Chiavenna 0,27 Torrente Savena 0,31 Torrente Riglio 0,18 Torrente Sillaro 0,24 Torrente Arda 0,26 Torrente Santerno 1,17 Torrente Ongina 0,06 Torrente Senio 0,45 Fiume Taro 3,82 Fiume Lamone 0,31 Torrente Stirone 0,36 Torrente Marzeno 0,31 Torrente Parma 0,89 Fiume Montone 0,34 Torrente Baganza 0,35 Fiume Rabbi 0,24 Torrente Enza 1,54 Fiume Ronco 0,49 Torrente Crostolo 0,21 Fiume Savio 0,78 Fiume Secchia 2,72 Fiume Rubicone 0,05 Torrente Tresinaro 0,37 Torrente Uso 0,15 Fiume Panaro 2,55 Fiume Marecchia 0,29 Torrente Marano 0,08 Torrente Melo 0,04 Torrente Conca 0,21 Torrente Ventena 0,05 Torrente Tavollo 0, PROGETTO SPECIALE DELL AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO Il Progetto Speciale 2.5 Azioni per la predisposizione di una normativa riguardante il minimo deflusso vitale negli alvei, terminato nel dicembre 98, si articola su una serie di corpose attività, che partono dalla Revisione degli studi pubblicati sul DMV (4.2); viene poi effettuata la Caratterizzazione dei bacini campione (4.3) nella quale, sulla regione Emilia-Romagna, sono considerati il Panaro e il Taro; si passa quindi per tutti i bacini campione individuati alla Caratterizzazione idrologica delle portate di magra (4.4); al Programma delle indagini sperimentali (4.5); alla Esecuzione delle campagne di indagine (4.6), alla Valutazione dei parametri di definizione della regola per la quantificazione del DMV (4.7); agli Elementi di ordine tecnico-quantitativo per la valutazione delle conseguenze dell applicazione della norma ai bacini campione (4.8); fino al Programma di monitoraggio (4.9). Di notevole rilievo, oltre alle analisi finalizzate alla definizione della regola di calcolo dei deflussi minimi, qui considerata al Cap. 3, vi è quella relativa alla applicazione di metodi idraulico-biologici ( ). Il criterio applicativo è quello dei Microhabitat. Relativamente ad esso, scelta la specie ittica di riferimento (bersaglio) per un dato tratto fluviale, viene individuata, attraverso un certo numero di sezioni trasversali, la dimensione areale dell habitat utile allo sviluppo della specie nei sui diversi stadi di vita (giovanile, adulto, riproduttivo). I parametri utilizzati per caratterizzare l idoneità di una porzione della sezione idrica (cella di area A) sono la velocità (v), la profondità dell acqua (p) e le caratteristiche del substrato (s). L idoneità di ciascuna cella è pesata mediante indici variabili da 0 a 1, che 6

10 Quadro Conoscitivo- Attività I di norma sono espressi graficamente in funzione dei 3 parametri indicati (curve di idoneità o preferenza). Individuato un breve segmento morfologicamente e idraulicamente rappresentativo del tratto di corso d acqua in esame, si procede al rilievo delle sezioni trasversali e alla loro suddivisione in celle elementari (n), per ciascuna di esse si individuano i valori medi dei 3 parametri. La dimensione areale dell habitat utile, ovvero l Area Disponibile Ponderata (ADP) vale: ADP= 1,n A i f(v i ) g(p i ) h(s i ) con f, g, h funzioni delle curve di idoneità. Il substrato è fisso per ogni cella, la velocità e la profondità sono funzione del deflusso, l ADP può essere quindi espressa in funzione della portata per diversi stati idraulici. La curva ADP Q che ne consegue passa per l origine ed è caratterizzata spesso o da un massimo o da una sorta di ginocchio (oltre il quale l ADP cresce più lentamente), la portata relativa a tale condizione rappresenta un valore significativo per la specie considerata in riferimento ad un dato stato vitale. Nel lavoro dell Autorità di Bacino per la valutazione della portata di riferimento, ricostruita la curva di durata nella sezione e quindi individuata la Q 274, si è visto se nell intervallo 0 Q 274 la curva ADP Q (solitamente per lo stadio adulto ritenuto quello più critico) presenta un punto significativo; se il punto è individuabile la portata di riferimento per la ADP (QRIFADP) è rappresentata da quella relativa al 40% dell ADP del punto significativo; se non è individuabile, la portata di riferimento è rappresentata da quella relativa al 40% dell ADP della Q 274. La Tab. 2.2 fornisce l indicazione delle aree regionali campione, delle superfici di bacino sottese, delle specie ittiche bersaglio, della Q 274 e della portata di riferimento individuabile. Tab. 2.2 Tratti di campionamento per il metodo dei Microhabitat e relative grandezze caratteristiche Localizzazione del tratto Specie di riferimento Superficie Q274 Portata di riferi_ mento (QRIFADP) (km 2 ) (m 3 /s) (m 3 /s) Panaro a Ponte Samone Trota Fario Panaro a Marano Barbo Panaro a Bomporto Cavedano Non significativa Leo a Montespecchio Trota Fario Scoltenna a Ponte Strettara Trota Fario Taro a S.Maria Barbo Taro a Pradella Trota Fario Taro a Solignano Barbo Taro a Giarola Barbo Taro a S.Quirico Barbo Ceno ad Anzola Trota Fario Ceno a Vianino Trota Fario

11 Quadro Conoscitivo- Attività I 2.3 STUDIO DELL AUTORITÀ DEI BACINI REGIONALI ROMAGNOLI Relativamente allo Studio per la determinazione del minimo deflusso costante vitale nel bacino campione del F.Lamone (Provincie di Firenze e di Ravenna) e nel bacino campione del F.Savio (Provincie di Forlì-Cesena e di ravenna) - Marzo dell Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli, una prima fase ha riguardato la raccolta ed organizzazione dei dati in un sistema informativo geografico. Nel GIS sono confluite le informazioni di base relative alle caratteristiche geografiche e fisiografiche dei bacini, l ubicazione dei dati idrologico-idraulici utilizzati per l analisi delle portate minime, etc.. E seguita una fase di esame generale dei bacini imbriferi che, per mezzo di una opportuna caratterizzazione di molteplici sezioni, ha permesso una prima valutazione complessiva dello stato di qualità degli alvei fluviali da monte a valle, ed ha portato alla scelta di 10 sezioni su cui effettuare le valutazioni sul deflusso minimo vitale. Si sono quindi applicati diversi metodi di calcolo, tra i quali il Montana, ma soprattutto quello dei Microhabitat. Il bilancio idrologico dei bacini idrografici è stato condotto sulla base dell implementazione e applicazione di un modello di trasformazione afflussi-deflussi che ha permesso, sulla base dei dati pluvio-termometrici acquisiti, di ricostruire le portate giornaliere per il trentennio lungo le aste simulate. La determinazione del deflusso minimo vitale con l applicazione di criteri basati sugli aspetti idrobiologici ha fatto riferimento al metodo dei Microhabitats ed al metodo HQI dell EPA. Per l applicazione del primo metodo sono state realizzate campagne per il rilievo sperimentale della fauna ittica, delle caratteristiche topografiche e geometriche locali, nonché per il rilievo idrodinamico di portate e livelli. I dati di base raccolti hanno consentito di scegliere le specie ittiche bersaglio per l applicazione del metodo dell Area Disponibile Ponderata e di sviluppare opportuni modelli bidimensionali del deflusso di magra che sono serviti per definire le condizioni di moto sulle celle, utilizzate per l applicazione del metodo dei Microhabitat. La Tab. 2.3 è relativa alle caratteristiche salienti delle sezioni considerate e ai risultati di interesse ottenuti. I dati di Macrobenthos determinati a cura dell Autorità e le caratteristiche idrodinamiche determinate con i modelli locali del moto hanno quindi consentito l applicazione del metodo HQI. Le risultanze del metodo HQI confermano quasi ovunque quelle ottenute coi Microhabitat. 8

12 Quadro Conoscitivo- Attività I Tab. 2.3 Elementi caratteristici per le sezioni di studio considerate F. LAMONE Sezione S.Martino Gattara Brisighella Faenza Ronco Rivalta (Marzeno) Specie bersaglio Barbo/caved. Barbo/caved. Barbo/caved. Cavedano Cavedano Superficie sottesa (km 2 ) Qmedia (m 3 /s) Q182 (m 3 /s) Q274 (m 3 /s) Q355 (m 3 /s) MONTANA Qminima (m 3 /s) MONTANA Qbuona (m 3 /s) Microhabitats limite superiore (m 3 /s) (Q182) (Q182) (Q182) (Q182) Microhabitats limite inferiore (m 3 /s) (Q274) (Q274) (Q274) (Q274) (Q274) F. SAVIO Sezione Fiume Molino Quarto Mercato Saraceno Mensa Matellica Borello Specie bersaglio Fario/barbo Barbo/caved. Barbo/caved. Barbo/caved. Barbo/caved. Superficie sottesa (km 2 ) Qmedia (m 3 /s) Q182 (m 3 /s) Q274 (m 3 /s) Q355 (m 3 /s) MONTANA Qminima (m 3 /s) MONTANA Qbuona (m 3 /s) Microhabitats limite superiore (m 3 /s) (QMEDIA) (Q182) (Q182) (Q182) (Q182) Microhabitats limite inferiore (m 3 /s) (Q182) (Q274) (Q274) (Q274) (Q274) A differenza di quanto fatto sul territorio dell Autorità di Bacino del Fiume Po, i valori di riferimento non sono relativi alle portate al 40% dell ADP significativa, ma a quelle dell intera ADP, anche se i limiti inferiore e superiore derivano dall esame congiunto delle diverse specie bersaglio ai diversi stadi vitali. Il lavoro suggerisce l adozione del valore della Q182 da novembre a maggio e della Q274 da giugno a Ottobre. 2.4 ALTRE ANALISI SPERIMENTALI Uno studio è stato condotto negli anni sul Fiume Taro per il segmento interessato dal Parco Fluviale Regionale del Taro, a cura del Dipartimento di Scienze Ambientali dell Università di Parma, al fine della preservazione e del recupero degli ambienti acquatici sul tratto. Le relative risultanze sono fornite in Atti SitE 19: EAEME International Workshop Minimum River Flow: solution for complex problems Parma APR

13 Quadro Conoscitivo- Attività I Relativamente agli aspetti quantitativi occorre evidenziare che all inizio del tratto interno al Parco sono presenti, a breve distanza, due importanti derivazioni irrigue, quella del Canale del Duca (in sx) e quella del Canale Naviglio Taro (in dx). Per quanto riguarda la relazione tra deflussi e disponibilità di habitat per i pesci, è stata applicata una procedura semplificata basata sui concetti che stanno alla base della metodologia PHABSIM (o Microhabitat); sono stati al riguardo considerati due tratti fluviali, uno a monte della diversione del Canale Naviglio Taro (Fornovo) e l altro a valle (Giarola). Sui 2 tratti lunghi 500 m sono state svolte opportune indagini sulle caratteristiche idraulico-morfologiche (utilizzando il profilo longitudinale di massima profondità). Le informazioni idrauliche sono state integrate con quelle biologiche mediante l uso di curve di idoneità per i pesci, assumendo come specie chiave il barbo e il cavedano. Per entrambe le specie è stata valutata l idoneità per gli stadi adulti e giovanili; le riduzioni di deflusso determinano diverse conseguenze sui due stadi vitali: per gli adulti è individuata una riduzione del numero di sezioni disponibili, mentre per gli stadi giovanili si indica un aumento di disponibilità. Dall analisi delle curve di idoneità per adulti e giovani, in relazione all entità dei deflussi, valutando la portata del punto di intersezione delle curve (entro il limite di confidenza del 95% di probabilità) si ottiene un valore approssimativo di 1.8 m 3 /s. Tale valore di riferimento dovrebbe essere in grado di mantenere un ambiente idoneo a soddisfare i bisogni ecologici, considerando che è opportuno raggiungere un livello di protezione delle acque adatto ai giovani, a scapito degli adulti, poiché esiste una coincidenza tra il periodo delle schiuse e i livelli idrologici minimi. Dalla relazione Applicazione di metodologie finalizzate alla stima del DMV in due corsi d acqua dell Appennino Reggiano tratta dagli atti del convegno di Reggio-Emilia sui DMV del marzo 97 si evince che su due sezioni fluviali della provincia di Reggio- Emilia, una sul piccolo bacino del Riarbero (Secchia) di 18 km 2 alla chiusura, l altra sull Enza entro il comune di Canossa (ex Ciano d Enza), in questo secondo caso con un bacino sotteso di circa 430 km 2, sono stati condotti metodi sperimentali per la stima dei DMV. Sul Riarbero è stato utilizzato il metodo HQI (Habitat Quality Index) che si basa su una regressione multipla tra la biomassa ittica (in questo caso la trota fario) e nove parametri ambientali di tipo fisico, chimico e biologico relativi al corso d acqua di interesse. Per stabilire una relazione tra portata e biomassa si sono quindi analizzati i parametri che variano con la portata, al fine di ottenere una curva di variazione della bomassa delle trote al variare del deflusso. Viene fornita la curva ma non un valore di riferimento. Se il DMV individuabile deve essere finalizzato ad ottenere una non elevata perdita di biomassa ittica rispetto alla situazione naturale, tenuto conto che la Q 270 nella sezione è dell ordine di 0.3 m 3 /s, per esempio il 50% della biomassa corrispondente alla Q 270 si avrebbe per un deflusso di circa 0.14 m 3 /s. Sul Torrente Enza si è applicato il metodo dei microhabitat (detto anche PHABSIM) in tre sezioni il cui posizionamento ha lo scopo di rispettare il rapporto tra le diverse tipologie idraulico-morfologiche locali. Le specie ittiche considerate sono state il barbo comune e il cavedano. Dall analisi della curva dell Area Disponibile Ponderata (ADP) si evidenzia nettamente un punto caratteristico attorno agli 0.6 m 3 /s, che viene quindi assunto quale valore del DMV. 10

14 Quadro Conoscitivo- Attività I Sempre negli atti già citati è presente La valutazione delle portate minime per la vita acquatica sul Fiume Savio nei pressi di Cesena (Fo). Il tratto preso in esame si trova immediatamente a monte di Cesena e ha una lunghezza di circa 12 km. Si sono considerate 11 sezioni fluviali e si è applicato il metodo dei microhabitat. Le specie bersaglio sono state il cavedano e il barbo. Tralasciando lo stadio riproduttivo, poco significativo sul tratto esaminato, il novellame presenta una ADP elevata per deflussi ridotti, mentre lo stadio adulto ha il massimo dell ADP per deflussi sui 5 m 3 /s, ma valori già attorno al 70% del massimo per il cavedano e al 50% del massimo per il barbo si individuano già con deflussi dell ordine dei 2 m 3 /s. 2.5 CONSIDERAZIONI SULLE ANALISI SPERIMENTALI CONDOTTE Dall esame delle diverse rilevazioni sperimentali di rilievo condotte in riferimento al territorio regionale, si evince quasi ovunque l utilizzo del criterio dei microhabitat. Da una lettura dei diversi documenti prodotti occorre però rilevare che il criterio viene variamente specificato, sia in riferimento al numero e alle caratteristiche delle sezioni di rilievo e quindi di risultanze in termini di relazione ADP (preferenza) portate, sia come lettura di queste ultime. Ne derivano valori spesso non confrontabili e non sempre congruenti. Si ritiene quindi che prima di procedere ulteriormente a necessarie indagini sperimentali, occorra definire una metodologia comune di applicazione del criterio dei microhabitat, da proporre tenendo conto delle peculiarità morfologico-idrologicheidrauliche, della fauna ittica, etc., dei corsi d acqua di provenienza appenninica della regione. 11

15 Quadro Conoscitivo- Attività I 3. CRITERI DI REGOLAZIONE DELLE PORTATE IN ALVEO DEFINITI DALL AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO La Delibera n.7/2002 dell Autorità di Bacino del Fiume Po Adozione degli obiettivi e delle priorità d intervento ai sensi dell Art. 44 del D.lgs.152/99 e successive modifiche e aggiornamento del programma di redazione del Piano Stralcio di Bacino sul bilancio idrico nell Allegato B Criteri di regolazione delle portate in alveo del marzo 2002, utilizzando le risultanze del Progetto Speciale 2.5 Azioni per la predisposizione di una normativa riguardante il minimo deflusso vitale negli alvei (dicembre 1998), della stessa Autorità, definisce una regola di calcolo del deflusso minimo vitale per i corsi d acqua naturali, ad esclusione dell asta del Po (le parti in corsivo sono riportate integralmente). Innanzitutto dà la seguente definizione: Il deflusso minimo vitale (DMV) è il deflusso che, in un corso d acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati. Il DMV si compone di una componente idrologica, stimata in base alle peculiarità del regime idrologico, e da eventuali fattori correttivi che tengono conto delle caratteristiche morfologiche dell alveo del corso d acqua, della naturalità e dei pregi naturalistici, della destinazione funzionale e degli obiettivi di qualità definiti dalle Regioni nell ambito dei Piani di tutela delle acque. Il deflusso minimo vitale (DMV) in una determinata sezione del corpo idrico è calcolato secondo la formula seguente: DMV = k q meda S *M*Z *A *T (in l/s) Dove: k = parametro sperimentale determinato per singole aree idrografiche q meda = portata specifica media annua per unità di superficie del bacino (in l/s km 2 ) S = superficie del bacino sottesa dalla sezione del corpo idrico (in km 2 ) M = parametro morfologico Z = il massimo dei valori dei tre parametri N, F, Q, calcolati distintamente, dove: N = parametro naturalistico F = parametro di fruizione Q = parametro relativo alla qualità delle acque fluviali A = parametro relativo all interazione tra le acque superficiali e le acque sotterranee. T = parametro relativo alla modulazione nel tempo del DMV. Il valore del termine k*q meda *S rappresenta la componente idrologica del DMV; in esso q meda *S (l/s) rappresenta in pratica la portata media annua nella sezione. Gli altri parametri rappresentano dei fattori di correzione che tengono conto, ove necessario, delle particolari condizioni locali. 12

16 Quadro Conoscitivo- Attività I In particolare i parametri M ed A esprimono la necessità di adeguamento della componente idrologica del DMV alle particolari caratteristiche morfologiche dell alveo e delle modalità di scorrimento della corrente, nonché degli scambi idrici tra le acque superficiali e sotterranee. I parametri N, F, Q esprimono la maggiorazione della componente idrologica del DMV necessaria in relazione alle condizioni di pregio naturalistico, alla specifica destinazione d uso della risorsa idrica e al raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti dal Piano di Tutela delle Acque o in altri piani settoriali. Nel caso in cui ricorrano le condizioni per l applicazione di almeno due dei suddetti parametri, si dovrà considerare il valore numericamente più elevato, idoneo a garantire una adeguata tutela anche per le altre componenti. Spetta alle Regioni, nell ambito dei propri Piani di Tutela delle Acque o attraverso altri strumenti regionali di pianificazione, nel rispetto dei criteri stabiliti dall'autorità di bacino del Po: definire le modalità di calcolo del fattore q meda sulla base dei criteri di seguito illustrati, e aggiornare, sulla base di approfondimenti svolti sui propri corsi d acqua, la determinazione del fattore k; individuare i corsi d acqua superficiali o tratti di essi su cui saranno applicati i parametri M, A, Z, T; assegnare ai corsi d acqua di cui sopra, il valore dei parametri M, A, Z, T. Determinazione del parametro k Il parametro k esprime la percentuale della portata media che deve essere considerata nel calcolo del deflusso minimo vitale. Bacini idrografici di superficie inferiore o uguale a 50 km 2 In considerazione delle caratteristiche peculiari di ogni singolo bacino idrografico, è opportuno che il parametro k sia determinato a livello regionale sulla base degli elementi acquisiti attraverso gli studi finalizzati alla redazione dei Piani di Tutela delle Acque. Bacini idrografici di superficie superiore a 50 km 2 Il parametro k è diversificato a seconda dei bacini idrografici; per l area dei bacini appenninici dal Panaro allo Staffora (affluente in destra Po a valle di Voghera) vale: k = S con S in km 2 Determinazione di q meda La metodologia per la valutazione della portata specifica media annua per unità di superficie del bacino q meda deve considerare le seguenti possibilità: espressioni di regionalizzazione adatte alla dimensione del bacino idrografico in esame; trasferimento dei dati di monitoraggio delle stazioni esistenti di misura delle portate, fatti salvi gli opportuni vincoli in merito alla rappresentatività della stazione rispetto alla sezione di interesse e alla idoneità dei dati ad esprimere la situazione idrologica naturale di riferimento; 13

17 Quadro Conoscitivo- Attività I impianto di una stazione di monitoraggio specifica e acquisizione di almeno un quinquennio di osservazioni (anche in questo caso da ricondurre alla situazione naturale di riferimento); analisi idrologica avanzata, con il supporto di modellistica idrologico-idraulica specifica. Per i bacini regolati q meda deve rappresentare, con la migliore approssimazione consentita dai dati idrometrici disponibili, il valore medio annuale delle portate specifiche naturali defluenti nella sezione del corso d acqua, in assenza delle derivazioni idriche e degli invasi. Determinazione del parametro S Il parametro S rappresenta la superficie del bacino idrografico sotteso dalla sezione del corpo idrico nella quale è calcolato il deflusso minimo vitale. Determinazione del parametro M Il parametro morfologico M esprime l attitudine dell alveo a mantenere le portate di deflusso minimo in condizioni compatibili, dal punto di vista della distribuzione del flusso, con gli obiettivi di habitat e di fruizione. I valori del parametro M sono compresi tra 0.7 e 1.3. La metodologia per la determinazione del parametro M deve considerare almeno i seguenti aspetti: pendenza dell alveo, tipologia morfologica, presenza di pools, permeabilità del substrato. Determinazione del parametro N Il parametro N esprime le esigenze di maggiore tutela per ambienti fluviali con elevato grado di naturalità. I valori del parametro N sono maggiori o uguali a 1; devono essere previsti valori di N maggiori di 1 almeno per: i corsi d acqua compresi nel territorio di parchi nazionali e riserve naturali dello Stato; i corsi d acqua compresi nel territorio di parchi e riserve naturali regionali; i corsi d acqua compresi nel territorio delle zone umide dichiarate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, resa esecutiva con il decreto del Presidente della Repubblica del 13 marzo 1976, n. 448, sulla protezione delle zone umide; i corsi d acqua compresi nel territorio dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuate ai sensi delle direttive 92/43/CEE Conservazione degli habitat e 79/409/CEE, di cui al decreto ministeriale 3 aprile 2000 del Ministro dell Ambiente, pubblicato sulla G.U. 22 aprile 2000, n.95, supplemento ordinario n.65; i corsi d acqua che, ancorché non compresi nelle precedenti categorie, presentino un rilevante interesse scientifico, naturalistico, ambientale e produttivo in quanto costituenti habitat di specie animali o vegetali rare o in via di estinzione, ovvero in quanto sede di complessi ecosistemi acquatici meritevoli di conservazione o, altresì, sede di antiche e tradizionali forme di produzione ittica, che presentano un elevato grado di sostenibilità ecologica ed economica. 14

18 Quadro Conoscitivo- Attività I Su questi tratti per la determinazione del coefficiente N può essere consigliabile approfondire le esigenze di deflusso legate alla tutela della vita acquatica, mediante l applicazione di metodologie sperimentali, quali il metodo dei microhabitat. Determinazione del parametro F Il parametro F esprime le esigenze di maggiore tutela per gli ambienti fluviali oggetto di particolare fruizione turistico-sociale, compresa la balneazione. I valori del parametro F sono maggiori o uguali a 1. Determinazione del parametro Q Il parametro Q esprime le esigenze di diluizione degli inquinanti veicolati nei corsi d acqua in funzione delle attività antropiche esistenti. I valori del parametro Q sono maggiori o uguali a 1. Valori maggiori di 1 devono essere previsti laddove la riduzione dei carichi inquinanti provenienti da sorgenti puntiformi, ottenuta applicando le più efficaci tecniche di depurazione, e da sorgenti diffuse non sia sufficiente a conseguire gli obiettivi di qualità. Determinazione del parametro A Il parametro A descrive le esigenze di maggiore o minore rilascio dovute al contributo delle falde sotterranee nella formazione del deflusso minimo vitale. I valori del parametro A sono compresi tra 0.5 e 1.5. Si ritiene opportuno che le analisi relative all interazione delle acque superficiali con le acque sotterranee siano svolte almeno per i tratti di alveo ad elevata permeabilità del substrato. Determinazione del parametro T Il parametro T descrive le esigenze di variazione nell arco dell anno dei rilasci determinate dagli obiettivi di tutela dei singoli tratti di corso d acqua. Di seguito si riportano alcune indicazioni relative agli obiettivi di tutela in relazione ai quali deve essere valutata l opportunità di modulare il valore del deflusso minimo vitale durante determinati periodi dell anno: Esigenze di tutela dell ittiofauna Può essere necessario aumentare i rilasci in alveo nei periodi critici per l ittiofauna: la riproduzione e la prima fase del ciclo vitale. Tale valutazione deve essere effettuata prioritariamente per i corsi idrici evidenziati per la determinazione del parametro N. I periodi di riferimento variano da bacino a bacino in funzione delle specie di riferimento e dei parametri climatici. E pertanto ipotizzabile una modulazione diversificata per bacino e riferita a specifici tratti fluviali di interesse. A titolo orientativo si può fare riferimento ai periodi sotto indicati: 1. salmonidi in ambiente alpino: novembre gennaio; 2. salmonidi in ambiente appenninico: dicembre febbraio; 3. ciprinidi: maggio luglio. Nella fase riproduttiva devono essere evitate brusche variazioni delle portate in alveo prodotte dalle opere di derivazione, che possono provocare l asciutta delle aree di frega o comunque alterazioni delle caratteristiche idrauliche del deflusso non compatibili con il necessario equilibrio degli habitat riproduttivi. 15

19 Quadro Conoscitivo- Attività I Fruizione turistico-sociale L aumento delle portate in alveo come strumento per tutelare la fruizione turisticosociale dei corsi d acqua già stato esaminato nell ambito della determinazione del parametro F. L utilizzo a tal fine del parametro T può avvenire in quei casi in cui la fruizione sia limitata a brevi periodi dell anno (ad esempio in caso di forti variazioni dell affluenza turistica). Diluizione di inquinanti L aumento delle portate in alveo come strumento per aumentare la diluizione dei carichi inquinanti è già stato esaminato nell ambito della determinazione del parametro Q. L utilizzo a tal fine del parametro T può avvenire in quei casi in cui la necessità di diluire gli inquinanti sia limitata a brevi periodi dell anno (ad esempio in caso di aumento del carico antropico per affluenza turistica). Diversificazione del regime di deflusso La diversificazione del regime di deflusso può essere necessaria per mitigare situazioni di stress sulle biocenosi indotte dalla costanza del regime idraulico. L opportunità di tale provvedimento deve essere valutata prioritariamente nei corsi idrici evidenziati nella determinazione del parametro N. Oltre al criterio di calcolo l Autorità di Bacino del Fiume Po indica anche una serie di altri importanti termini: Campo di applicazione La componente idrologica del DMV si applica a tutte le derivazioni d acqua pubblica da corsi d acqua. L applicazione dei fattori correttivi è limitata ai soli corsi d acqua individuati dalle Regioni nell ambito dei loro strumenti di pianificazione. Le Regioni adottano un proprio regolamento di attuazione entro il 31 dicembre 2003 nel rispetto dei principi e delle indicazioni tecniche del presente documento. Determinazione dei fattori correttivi Le Regioni nell ambito dei propri Piani di tutela delle acque e comunque entro il 31 dicembre 2003 individuano i corsi d acqua o i tratti di corsi d acqua sui quali occorre applicare i parametri correttivi. Le Regioni entro il 31 dicembre 2008 definiscono il valore dei singoli parametri correttivi per i corsi d acqua o per i singoli tratti come sopra definiti. Gradualità nell applicazione Nuove concessioni d acqua pubblica Il DMV, calcolato tenendo conto della componente idrologica e degli eventuali fattori correttivi, è imposto dall Autorità competente contestualmente al rilascio della concessione. Sono considerate nuove concessioni tutte quelle il cui procedimento amministrativo non sia ancora concluso alla data di emanazione del regolamento attuativo da parte delle Regioni. Concessioni d acqua pubblica esistenti 16

20 Quadro Conoscitivo- Attività I Le Regioni, nell ambito dei propri Piani di Tutela delle Acque o dei loro strumenti di pianificazione, disciplinano l applicazione graduale alle grandi e alle piccole derivazioni, comunque in atto alla data di emanazione del regolamento attuativo di cui sopra, del DMV calcolato tenendo conto della componente idrologica e degli eventuali fattori correttivi e nel rispetto dei seguenti obiettivi intermedi: entro il 31 dicembre 2008 tutte le derivazioni dovranno essere adeguate in modo da garantire, a valle delle captazioni, la componente idrologica del DMV; entro il 31 dicembre 2016, la componente idrologica del DMV dovrà essere integrata con la l applicazione dei fattori correttivi, ove necessario. Le disposizioni di cui sopra si applicano anche alle derivazioni che, alla data di emanazione del regolamento attuativo regionale, pur non essendo ancora in esercizio, dispongano di un titolo di concessione di derivazione o di una autorizzazione provvisoria all esecuzione delle opere ai sensi dell art..13 del Regio Decreto 1775 del 11 dicembre Deroghe Le Regioni, nell ambito dei propri strumenti di pianificazione, individuano le aree che presentano deficit di bilancio idrico e le aree a rischio di ricorrente crisi idrica, al cui interno l autorità competente al rilascio delle concessioni d acqua pubblica potrà autorizzare i concessionari a ridurre, per limitati e definiti periodi, le portate da rilasciare in alveo rispetto al valore del DMV. Le Regioni contestualmente alla definizione dei criteri di applicazione della deroga di cui sopra stabiliscono anche le misure atte alla razionalizzazione dei prelievi idrici. Controlli Il rispetto del valore del DMV, immediatamente a valle delle opere di captazione può essere verificato dall Autorità concedente in ogni momento e, in particolare, quando in alveo si riscontrino condizioni anomale di flusso della corrente. Le Regioni, nell ambito degli stessi Piani di tutela, svolgono le attività di monitoraggio e di approfondimento necessarie a migliorare la determinazione del DMV nei propri corsi d acqua. Asta del Po Per il Fiume Po l Autorità di Bacino definisce il DMV soltanto sui tratti in cui la presenza di determinate derivazioni idriche causa dei problemi di insufficienza delle portate defluenti. L unico di tali tratti che interessa la Regione Emilia-Romagna è quello di Isola Serafini (PC), per il quale il DMV si è assunto in 98 m 3 /s, pari al 10% della portata media misurata alla sezione di Piacenza. Tale valore deve essere considerato equivalente alla componente idrologica del DMV. L Autorità di Bacino precisa inoltre che con riferimento a eventuali nuove rilevanti derivazioni idriche il DMV è quantificato, ove necessario, in conformità ai valori già definiti, quindi per l intero tratto che interessa la regione, vale la regola del 10% della portata media storica transitata. Tempistica Sulla base dei diversi elementi che compaiono nella Delibera, questa è la tempistica complessiva che ne consegue, relativamente ai singoli ambiti regionali. 17

21 Quadro Conoscitivo- Attività I Anno Fine 2003 fine 2008 Fine 2016 Azioni Adottare il regolamento regionale di attuazione Applicare il DMV idrologico alle nuove derivazioni Individuare i tratti su cui prevedere i coefficienti correttivi Garantire la componente idrologica dei DMV su tutti i prelievi/diversioni, salvo deroga Definire i valori dei fattori correttivi Applicare i fattori correttivi sui tratti individuati 18

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