MISE UNIONCAMERE Progetti sperimentali per la valorizzazione e la tutela dei titoli di proprietà industriale

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1 MISE UNIONCAMERE Progetti sperimentali per la valorizzazione e la tutela dei titoli di proprietà industriale Analisi degli intangibili del settore TESSILE Novembre 2013 A cura di Politecnico di Torino Camera di Commercio di Torino

2 Agenda Il Progetto MISE Unioncamere Inquadramento del settore Descrizione del campione Analisi economico finanziaria Analisi brevettuale Analisi dei marchi Legame tra performance economico finanziarie e IPRs Conclusioni 2

3 Il progetto MISE Unioncamere 3

4 Il Progetto MISE Unioncamere Tale progetto si inserisce in un contesto di attività di supporto alle innovazioni delle imprese sui temi della proprietà industriale L obiettivo del progetto èfornire una metodologia volta ad effettuare un analisi preliminare rispetto alla valutazione degli asset intangibili a livello aggregato di distretto L obiettivo finale consiste nel pervenire ad una base di dati che integri informazioni di carattere economicofinanziario ed informazioni su dotazioni di specifici diritti di proprietà intellettuale (IPRs Intellectual Property Rights), nella fattispecie brevetti e marchi, per le imprese appartenenti ai distretti in esame 4

5 Specifiche metodologiche L analisi viene effettuata su uno specifico campione caratterizzato da aziende appartenenti ad un settore industriale e localizzate in una determinata area geografica Considerando la dimensione dei campioni oggetto di analisi, le evidenze riscontrate non hanno valenza statistica generale, ma sono volte a fornire una specifica visione delle dinamiche di settore e delle indicazioni strategiche legate alla gestione degli asset intangibili 5

6 Settori analizzati Settore Livello Tecnologi co Area geografica prevalente Presenza attesa di IPR Orafo Basso Alessandria (Valenza) e Torino Marchi (quasi esclusivamente) Tessile Medio Biella Meccatronica Alto Torino Brevetti e Marchi (con intensità media) Brevetti (quasi esclusivamente) 6

7 Possibili approcci metodologici per la costruzione dei campioni Specifiche Logica Risorse Limiti Settoriale puro Istituzionale Basato su IPRs Identificazione dei soggetti a partire dai codici ATECO di riferimento (Classificazione delle attività economiche) Applicabile in ambiti caratterizzati da una chiara corrispondenza tra tecnologie e settori merceologici Bilanci IPRs Dataset per elaborazioni Database e strumenti per analisi di bilanci aziendali, di brevetti (es. Thomson Innovation) e di marchi (es. WIPO Romarin) Limiti della classificazione ATECO Esclusione di IPRs della tecnologia in esame assegnati ad imprese non incluse nel settore di partenza Identificazione diretta delle imprese affiliate ad un distretto o forme assimilabili Utile in contesti con evidente trasversalità tecnologico/settoriale Ragioni sociali Bilanci IPRs Dataset Lista di imprese tramite contatto diretto, DB e strumenti per analisi di bilanci aziendali, ricerca brevettuale e marchi Incertezza sulla esaustività della base informativa Inclusione di imprese che hanno aderito al distretto /polo per motivazioni non legate 7 ad affinità tecnologica Identificazione del portafoglio brevettuale complessivo di una certa area geografica su di una certa area tecnologica Utile in mancanza di dati secondari sulle potenziali imprese target IPRs Imprese Bilanci Dataset DB e strumenti per analisi di bilanci aziendali, ricerca brevettuale localizzata (es. RegPat) Necessità di competenze specialistiche per la fase iniziale di raccolta dati Focalizzazione su brevetti e non altre forme di IPRs

8 Analisi per settore Settore Approccio Metodologic o Riferimenti N imprese Orafo Settoriale puro Osservatorio Distretti 71 Tessile Settoriale puro Osservatorio Distretti 162 Meccatronica Istituzionale Elenco imprese fornito dal polo MESAP 126 8

9 Inquadramento del settore TESSILE 9

10 Le ragioni della scelta Tessile Abbigliamento: industria della tradizione manifatturiera piemontese (Unionfiliere e Ist. G. Tagliacarne, 2012; CSS EBLA e Step Ricerche, 2013; Istat; Oss. Naz. Distretti Italiani) Presenza di lungo periodo (XVIII XIX secolo) che sopravvive nonostante la lunga crisi del settore Immagine esterna legata a grandi nomi del Made in Italy tra cui Ermenegildo Zegna, Loro Piana, Piacenza, Vitale Barberis Canonico, Cerruti Importante presenza del modello organizzativo distrettuale marshalliano (Cesdi, 1999; Alberti e Sciascia, 2004; Maggioni, 2008) Nei territori di Biella e Borgosesia: presenza di una moltitudine (sciame) di PMI specializzate che presiedono tutte le fasi della filiera produttiva del tessile laniero e dell abbigliamento Il distretto di Biella, in particolare, ètra i più grandi e noti in Italia 10

11 Dinamiche di settore Nell industria italiana del tessile abbigliamento, il Piemonte mantiene un peso discreto, soprattutto per quel che attiene il tessile (inferiore solo a Lombardia e Toscana; CSS EBLA e Step, 2013) Tessile Abbigliamento al 2010: 7 posto per n. di imprese (5,6%), 5 per fatturato (9,0%), 5 per occupati (8,6%), 4 per valore aggiunto (9,9%), 4 per investimenti (13,5%) (Fonte dei dati: Istat; cod. Ateco 13 14) Nonostante il forte l impatto della crisi Tra il 2008 e il 2010: 7,3% n. di imprese, 31,0% occupati,, 32,5% dipendenti, 30,5% fatturato, 33,1% valore aggiunto, 58,3% investimenti (Fonte dei dati: Istat; cod. Ateco 13 14) dinamismo delle realtà distrettuali nei pochi segnali di ripresa Contributo importante di alcuni distretti (tra cui Biella) nel sostenere il fatturato e, soprattutto, l export del settore del tessile abbigliamento italiano (Federazione dei Distretti Italiani, 2012 e 2013) 11

12 Il distretto di Biella Al 2010, il distretto conta circa 17 mila addetti su poco più di imprese e genera un valore dell export di milioni (Cfr. Tab1) Distretto tessileabbigl di Biella N. Imprese (2011) Tot fino a 49 addetti (2010) N. Addetti (2010) Export 2011 (Ml Euro) Var.% Imprese (2011/2010) Var.% Addetti (2010/2009) Var.% Export (2011/2010) (93,39%) ,06 6,65 +16,83 Tab. 1. Fonte: Osservatorio Nazionale Distretti Italiani (cod. Ateco: 13,14,15,28.94) Èquesto l esito di un processo di continuo ridimensionamento che, iniziato negli anni 90, ha però dimostrato di recente alcuni elementi di dinamismo, tra cui: Una lieve crescita della redditività e della struttura patrimoniale dopo il 2008 (Cfr. Tab2) Nuove specializzazioni emergenti: lusso, tessile tecnico e meccanotessile (Ceipiemonte, 2011) Var % Totale attivo 3,8 +5,8 +2,8 Var % Fatturato 21,8 +21,4 +11,9 Margini operativi lordi in % fatturato 5,0 7,7 7,3 ROI margini operativi netti in % del totale attivo 1,5 4,3 4,7 ROE risultato netto rettificato in % patrimonio netto 6,0 1,3 3,2 Leva finanziaria 49,6 50,1 46,4 Tab. 2. Fonte: Federazione dei Distretti Italiani, 2013 (Dati dei distretti di Biella e Vercelli, campione di 179 imprese) 12

13 Caratteristiche salienti Iter evolutivo caratterizzato da una lunga fase (10 15 anni) di contrazione e ristrutturazione del distretto (Centro Studi UIB, 2003) Peculiarità (Federazione dei Distretti Italiani, 2012): Polarizzazione del mercato attorno a alcuni grandi gruppi industriali Apertura del ciclo produttivo distrettuale Delocalizzazione all estero di parte della produzione Nuovi modelli e strumenti di governance locale Tale processo ha determinato una contrazione in termini di volumi produttivi, numero di imprese e addetti, e di specializzazione, ma ha rafforzato l immagine esterna e la capacità di presidio dei mercati esteri per i prodotti di alta gamma (lusso e innovativi) Nel distretto le aziende più significative oltre a leader e marchi storici sono quelle specializzate nella realizzazione di macchinari specializzati e di prodotti innovativi in settori spesso di nicchia (es. tessuti e abbigliamento tecnicosportivo) (Alberti e Sciascia, 2004; sito dell Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani) 13

14 Intangibili di distretto Fonte: Elaborazione da vari studi, tra cui: CCIAA Biella e Centro Studi dell U.I.B. (1992), Cesdi (1999), Alberti e Sciascia (2004), Centro Studi U.I.B. (2005), Maggioni (2008), U.I.B. e Ufficio Studi della CCIAA Biella (2009), Ceipiemonte (2011), Unionfiliere e Istituto Guglielmo Tagliacarne (2012), CSS EBLA e Step Ricerche (2013), Strocco (2012), sito dell Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani 14

15 Riferimenti bibliografici Alberti F., Sciascia S. (2004), Le politiche di marchio per i distretti industriali: i casi di Como e Biella, LIUC Papers, 147 (supplemento a marzo 2004) CCIAA Biella e Centro Studi UIB (2005) "Biella nei Censimenti: l evoluzione del distretto negli ultimi trent anni", Biella. Ceipiemonte Centro Estero per l Internazionalizzazione (2011), Biella. Piemonte, North West Italy. descrizione generale.pdf Centro Studi dell Unione Industriale Biellese (1992), Biella Sistema Aperto, Quaderni di Ricerca, Unione Industriale Biellese, no. 7, Biella. Cesdi (1999), Il distretto biellese nel mercato globale, Milano, Franco Angeli. CSS EBLA e Step Ricerche (a cura di) (2013), L industria della moda in Piemonte tra creatività e innovazione, Unioncamere Piemonte, Torino. Federazione dei Distretti italiani (2012), Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, III Rapporto, pdf Federazione dei Distretti Italiani (2013), Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani. IV Quarto Rapporto. rapporto osservatorio distretti.pdf Maggioni M.A. (a cura di) (2008), Il distretto tessile biellese. L eccellenza sfida la crisi. Quaderni di Fondazione Fiera Milano, vol. 5, supplemento n 13, anno VIII, giugno 2008 UIB e Ufficio Studi CCIAA Biella (2009) Tessile e... L'industria biellese e il settore alimentare, Quaderni di ricerca, 23. Unionfiliere e Istituto Guglielmo Tagliacarne (2012), I numeri mai visti delle filiere. Oreficeria, Tac, nautica, edilizia sostenibile, 15

16 Descrizione del campione 16

17 Criteri di selezione del campione Attività: codici ATECO caratterizzanti 13: Industrie tessili 14: Confezione di articoli di abbigliamento (14.12, 14.13, 14.14, 14.19, 14.3) 28.94: Fabbricazione di macchine tessili Dimensione aziendale: > 10 dipendenti Localizzazione: Provincia di Biella (sede aziendale) Campione di 177 aziende 17

18 Età delle aziende Le aziende del campione risultano fondate a partire dalla fine del 1800, ma lo sviluppo più consistente del settore è avvenuto a partire dagli anni 70 Quasi il 40% delle aziende del campione analizzato riportano un anno di fondazione tra il 1990 e il

19 Numero di dipendenti Il valore medio di dipendenti èpari a 116, mentre il valore mediano è decisamente più basso (34), a conferma del fatto che il campione è costituito da un numero rilevante di imprese piccole, sotto i 50 dipendenti (69% del campione) e medie, fino a 250 dipendenti (25%) a fronte di poche imprese grandi (6%) Tra queste ultime, il Lanificio Ermenegildo Zegna e Figli S.P.A., con più di 7000 dipendenti rappresenta un outlier: le tabelle riportano i dati con e senza tale azienda Valore medio e mediano del numero dei dipendenti Valore medio e mediano del numero dei dipendenti senza outlier 19

20 Analisi economico finanziaria Fatturato e attività totali 20

21 Fatturato aggregato di distretto Il valore del fatturato complessivo assume in anni recenti, dal 2003 al 2011, un andamento discontinuo dovuto al forte rallentamento del comparto in particolare nel 2009, a cui successivamente èseguita una nuova crescita L andamento èconfermato anche se si limita l osservazione alle sole aziende di cui ènoto il fatturato per tutti gli anni considerati (56% elle imprese del campione) Nota: Il grafico è costruito fissando a 1 il fatturato del 2003 e rapportando ad esso il fatturato degli anni successivi. 21

22 Distribuzione delle imprese su classi di fatturato Nel 2011, la maggior parte delle aziende del campione ha un fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro; il resto del campione si ripartisce più o meno equamente tra imprese con fatturato inferiore a 2 M e imprese con più di 10 M. Come anticipato dall analisi del numero di dipendenti, il campione risulta dunque costituito da molte imprese piccole, alcune imprese medie e qualche grande azienda (tra le aziende con fatturato superiore a 10 M, quelle con più di 50 M sono un terzo) 22

23 Trend di fatturato medio L andamento del fatturato medio ha registrato un forte calo nel 2009, seguito nei due anni successivi da una netta ripresa, tale da riportare i valori a quelli del 2007 Ripresa che, come dimostrano i valori mediani, si è realizzata attraverso una più spiccata polarizzazione del settore, ovvero con un aumento del divario tra le aziende con un fatturato più alto e quelle con un fatturato più basso 23

24 Tasso medio di crescita del fatturato Mentre tra il 2003 e il 2007 il fatturato è cresciuto con un tasso medio del 5,82%, il periodo registra un calo pari a 0,56% Per questo secondo periodo, il valore risulta influenzato dal dato molto negativo del 2009, che ha fatto registrare una forte diminuzione ( 19%) del fatturato rispetto al 2008 Tasso di crescita del fatturato (pre post 2007) Calcolato come Cagr del fatturato = [(fatturato 2007 /fatturato 2002 )^[1/( )]] 1 Calcolato come Cagr del fatturato = [(fatturato 2011 /fatturato 2008 )^[1/( )]] 1 Il dato aggregato si basa sulla media aritmetica dei Cagr del fatturato delle singole imprese del campione 24

25 Andamento degli asset 1/2 Gli asset totali registrano una crescita del 8,29% nel periodo e del 3,80% nel periodo Rispetto all andamento del fatturato si presenta dunque una situazione migliore, con asset totali che continuano a crescere anche in anni più recenti, sia pure a un tasso più che dimezzato: in particolare nel 2010, gli asset sono cresciuti dell 8,51% rispetto al Ciò potrebbe suggerire la tendenza delle imprese a tornare ad investire anche in un periodo di difficile quadratura economica Tasso di crescita degli asset totali (pre post 2008) Calcolato come Cagr degli asset = [(asset 2007 /asset 2003 )^[1/( )]] 1 Calcolato come Cagr degli asset = [(asset 2011 /asset 2008 )^[1/( )]] 1 Il dato aggregato si basa sulla media aritmetica dei Cagr degli asset delle singole imprese del campione 25

26 Andamento degli asset 2/2 L incremento relativo degli asset sul totale del campione risulta distribuito come illustrato nella tabella sottostante Tale distribuzione suggerisce che la crescita media degli asset sembra guidata da alcune aziende (circa il 20% del campione) che riportano incrementi relativi superiori al 10%. Per il restante 80%, più della metà riportano una variazione relativa negativa, indipendentemente dal periodo considerato Dopo il 2008 aumenta in particolare la quota delle delle aziende con tasso di variazione degli asset negativo, mentre le aziende con crescita tra 0% e 10% diminuiscono a fronte di una tendenziale stabilità della quota parte di quelle che aumentano maggiormente i propri asset. Distribuzione delle aziende per tasso di crescita degli asset totali (pre post 2007) 26

27 Immobilizzazioni immateriali Nel periodo la quota di aziende del campione che registra a bilancio delle Immobilizzazioni Immateriali (II) ha una tendenza nel complesso crescente Considerando le sole aziende che registrano a bilancio delle immobilizzazioni immateriali positive (II>0), l andamento medio della loro incidenza sulle attività totali èin crescita fino al 2008 (da 1,8% a 3,0%). Successivamente, l incidenza si riduce considerevolmente e solo dal 2011 si assiste a una nuova inversione di tendenza 27

28 Evidenze Sebbene in un momento di particolare difficoltà economica, il settore tessile biellese ha incrementato il proprio valore in termini di fatturato complessivo (andamento mantenuto anche depurando il campione dell influenza di un outlier con elevata incidenza sul fatturato) Nell ultimo triennio ( ), il tasso medio di crescita del fatturato (3,80%) si mantiene positivo, sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, mentre quello delle attività totali assume segno negativo ( 0,56%) L incidenza delle immobilizzazioni immateriali sulle attività totali risulta marginale con andamenti che oscillano tra 1,65% (dato al 2003) e 2,70% (dato al 2008) 28

29 Analisi economico finanziaria Indicatori di redditività 29

30 Indicatori di redditività: : ROS Il valore medio del rapporto tra reddito operativo e fatturato (ROS) ha registrato un vero e proprio crollo nel periodo tra il 2007 e il 2009, toccando il valore di 7,7%:in particolare nel 2009 meno del 50% delle aziende èriuscita a mantenere un ROS positivo. Segue un biennio di rapida ripresa senza però tornare ai valori positivi precedenti Distribuendo le aziende per classe di ROS, si nota che la quota di aziende con ROS negativo non solo è quasi sempre molto inferiore alla quota di aziende con ROS positivo, ma riduce anche la sua incidenza relativa. Di contro, superato il flesso negativo del 2009, aumentano le imprese con ROS positivo *ROS = (Reddito Operativo / Fatturato )* Distribuzione delle aziende per classe di ROS Classi < 0% 34,9% 51,6% 25,8% 22,2% 0 10% 59,7% 42,1% 61,9% 64,1% > 10% 7,2% 6,3% 12,3% 13,7%

31 Indicatori di redditività: : ROS Se si calcola il ROS medio per classi di fatturato, emerge che le aziende con le performance più negative sono quelle che hanno un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro Le aziende con fatturato superiore ai 10 milioni di euro sono quelle che registrano i risultati meno negativi in termini di redditività delle vendite e, nel 2011, sono le uniche a registrare un valore positivo di ROS medio Classi di fatturato ROS medio per classi di fatturato < 2 M 13,1% 16,5% 0,7% 3,3% 2 10 M 0,6% 5,5% 1,4% 0,7% > 10 M 1,2% 1,8% 0,1% 2,2% 31

32 Indicatori di redditività: : ROI L andamento del rapporto tra il reddito operativo e il capitale investito netto (ROI) nel periodo ha registrato un deciso calo tra il 2005 e il 2009, arrivando a toccare il valore minimo di 1,36%. Il successivo trend di rapida crescita riporta il valore del ROI a 2,53%. Distribuendo le aziende per classe di ROI, si nota che, dopo essere aumentate nel 2009, la quota di aziende con ROI negativo diminuisce significativamente; mentre le aziende con ROI compreso tra 0 e 10% e quelle con ROI superiore al 10% dapprima diminuiscono e poi aumentano Distribuzione delle aziende per classe di ROI Classi < 0% 35,7% 50,9% 25,8% 24,1% 0 10% 55,2% 42,9% 63,2% 60,1% > 10% 9,1% 6,2% 11,0% 15,8% *ROI = (Reddito operativo/ CIN)*100 32

33 Indicatori di redditività: : ROI Se si calcola il ROI medio per classi di fatturato, si evince una situazione di valori tale per cui le aziende con fatturato inferiore ai 2 milioni e superiore a 10 milioni hanno andamenti comparabili: negativi negli anni , positivi e in crescita nel biennio successivo Nel caso delle imprese con fatturato compreso tra 2 e 10 milioni il ROI medio assume segno negativo nel solo 2009, mentre nell ultimo biennio si attesta sui valori di 1,8% 1,9% ROI medio per classi di fatturato Classi di fatturato < 2 M 4,7% 0,2% 1,7% 3,0% 2 10 M 1,1% 2,3% 1,8% 1,9% > 10 M 0,6% 0,9% 1,2% 3,1% 33

34 Indicatori di redditività: : ROE Il rapporto medio tra utile e patrimonio netto (ROE) ha registrato un deciso calo negli anni 2008 e 2009, toccando il valore di 2,9% nel 2009, per poi tornare, nel 2010, sui livelli (comunque negativi) del biennio Distribuendo le aziende per classe di ROE, si nota un andamento simile a quello del ROI: la quota di aziende con ROE negativo è diminuita significativamente dal 2009 al 2011; mentre negli ultimi due anni le aziende con ROE compreso tra 0 e 10% sono aumentate fino a pesare più della metà del campione. Nello stesso periodo, aumentano anche le aziende con ROE superiore al 10% Distribuzione delle aziende per classe di ROE Classi < 0% 56,2% 62,1% 40,6% 37,3% 0 10% 38,6% 33,5% 54,2% 55,1% > 10% 5,2% 4,3% 5,2% 7,6% *ROE = (Utile / Patrimonio Netto )*100 34

35 Indicatori di redditività: : ROE Come già per il ROS, se si calcola il ROE medio per classi di fatturato, si evince una situazione di valori quasi sempre negativi per tutte le classi Le aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro registrano un miglioramento della redditività del capitale dal 2008 al 2011 Classi di fatturato ROE medio per classi di fatturato < 2 M 5,4% 1,1% 2,0% 0,4% 2 10 M 1,4% 4,3% 0,1% 1,6% > 10 M 3,2% 2,4% 1,1% 0,8% 35

36 Evidenze L analisi degli indicatori di redditività evidenzia che il settore tessile biellese ha sentito fortemente gli effetti della crisi tanto che, nonostante la ripresa degli ultimi anni ( ), nel complesso le imprese non sono riuscite a tornare ai livelli di redditività pre crisi La crescita della quota di aziende con ROE positivo negli anni recenti suggerisce un potenziale di ripresa negli anni futuri: è possibile ipotizzare che alcune delle aziende che hanno registrato performance particolarmente negative negli anni dal 2008 al 2010 non siano più operative e che le «sopravvissute» si stiano riorganizzando per recuperare l efficienza e la redditività degli anni precedenti a quelli della cosiddetta «crisi» che ha avuto effetti a livello globale In particolare le aziende medio grandi sembrano essere quelle che stiano recuperando più in fretta i valori di performance del primo quinquennio degli anni

37 Analisi economico finanziaria Liquidità e indebitamento 37

38 Liquidità generale L indice di liquidità generale (o current ratio) esprime la capacità dell impresa di far fronte alle uscite correnti, generate dalle passività a breve, con le entrate correnti, generate dalle attività a breve Tra il 2003 e il 2011 l andamento dell indice risulta pressoché costante attestandosi su valori positivi ma contenuti *Indice di liquidità = (Crediti a breve + Disponibilità liquide) / Debiti a breve 38

39 Liquidità primaria L indice di liquidità primaria (o quick ratio) esprime la capacità dell impresa di far fronte alle uscite correnti, generate dalle passività a breve, con le poste maggiormente liquide delle attività a breve Il grafico si sviluppa in maniera abbastanza stabile intorno a valori oscillanti tra 0,35 e 0,37, quindi su livelli di attenzione *Indice di liquidità primaria = Disponibilità liquide / Debiti a breve 39

40 Crediti e debiti commerciali Tra il 2003 e il 2011, sia pur con un andamento leggermente altalenante, l incidenza dei crediti commerciali sul fatturato cresce leggermente attestandosi in genere attorno al 29 30% del fatturato Anche l incidenza dei debiti commerciali sul fatturato ha un andamento piuttosto stabile e in crescita, attestandosi però su livelli più bassi pari a circa il 20% del fatturato 40

41 Copertura degli oneri finanziari Ad eccezione degli anni 2008 e 2009, nel complesso i valori dell indice che misura la copertura degli oneri finanziari suggeriscono una discreta capacità delle aziende del settore di coprire sia gli interessi sul debito D altra parte la forte crescita dell indicatore dopo il 2009 èimputabile all uscita dal mercato delle imprese più indebitate e ad un generale minor ricorso a fonti esterne di finanziamento *Copertura On. Fin. = Reddito Operativo / Oneri finanziari totali 41

42 Evidenze Nonostante il periodo di crisi economica internazionale che ha avuto come picco il 2009 e ha causato una dilazione dei pagamenti dei clienti, il comparto sembra non avere subito forti variazioni nella quota di crediti e debiti commerciali sul fatturato Nel complesso, con l eccezione del 2009, per le aziende del campione si registra una sufficiente capacità di copertura degli oneri finanziari. Ciò èperò in parte legato alla rilevante incidenza nel campione di imprese che fanno ricorso in misura ridotta all indebitamento, probabilmente a causa di difficoltà nell acceso al credito 42

43 Analisi brevettuale 43

44 Metodologia DB brevettuali Database utilizzato: Thomson Innovation Ricerca dei brevetti sulla base del nome dell azienda titolare Creazione di un database con le informazioni di base di ogni singolo brevetto (anno di pubblicazione, classe tecnologica, paese, ecc.) Analisi ed elaborazione dei dati raccolti 44

45 Evoluzione temporale dei brevetti Il numero totale di brevetti raccolti senza limitazioni temporali è 341: appartengono a 37 imprese (poco più del 20% del campione) Più di due terzi (67%) dei brevetti sono precedenti al 2000 I brevetti depositati dal 2000 in poi appartengono a 22 aziende: il settore del tessile biellese èun settore a bassa intensità di brevettazione 45

46 Aziende brevettanti per classe di fatturato La distribuzione delle aziende brevettanti per classe di fatturato mostra che vi èuna polarizzazione per la classe di fatturato superiore ai 10 milioni di euro. Aziende che possiedono brevetti: 1 azienda con fatturato inferiore a 2 milioni di euro 10 aziende tra 2 e 10 milioni di euro di fatturato 11 aziende con fatturato oltre i 10 milioni di euro 46

47 Numerosità dei portafogli brevettuali Tra le 22 aziende brevettanti dal 2000, 2 da sole posseggono un terzo del portafoglio complessivo, cioè 37 brevetti Se a queste si aggiungono le successive 3 imprese per numerosità di brevetti detenuti si arriva a coprire il 65% del portafoglio del campione, pari a 72 brevetti 47

48 Ampiezza geografica L analisi degli uffici brevetti dove sono state depositate le domande fornisce informazioni sul grado di internazionalizzazione dei brevetti, che risultano per il 56,9% italiani e per il 43,1% internazionali Tra i soli brevetti internazionali, la maggior parte sono all EPO (46,0%) e all ufficio tedesco (15,6%). I restanti brevetti internazionali sono registrati presso gli uffici del WIPO (15,0%), USA (9,7%) e, dato interessante, Cina (8,8%) 48

49 Classi tecnologiche più rilevanti I principali ambiti tecnologici riguardano propriamente il comparto tessile sia dal punto di vista del trattamento dei tessuti (innovazioni di processo) che dei macchinari per il trattamento dei capi Inoltre vi èun non trascurabile numero di invenzioni riguardanti la movimentazione e l immagazzinamento per lo specifico ambito dei prodotti tessili Ranking IPC Code più frequenti 49

50 Evidenze I dati mostrano come il settore del tessile biellese sia un comparto con intensità di brevettazione bassa Le domande di brevetti sono concentrate per il 65% nelle prime 5 aziende per ampiezza di portafoglio Le piccole aziende non brevettano Le principali innovazioni riguardano i processi, i macchinari utilizzati e i trattamenti specifici per il comparto. Alcune invenzioni riguardano la movimentazione e l immagazzinamento 50

51 Analisi dei marchi 51

52 Metodologia DB dei marchi Database utilizzati: Romarin e UIBM Il database Romarin contiene i marchi internazionali: nei settori in cui sono prevalenti le aziende molto piccole e il mercato èlegato al territorio nazionale, permette di ottenere una fotografia precisa; per questo è stato considerato anche il database UIBM dei marchi italiani Partendo dalla lista di aziende del settore, si èproceduto con la ricerca dei marchi per nome del titolare I dati raccolti sono stati elaborati per ottenere le informazioni di interesse 52

53 Evoluzione temporale dei marchi Il totale dei marchi raccolti per le aziende del campione è 593, detenuti da 71 aziende su 177 (40% del campione). Di questi marchi, il 29% (170) è di proprietà del Lanificio Ermenegildo Zegna e Figlio SPA, che rappresenta pertanto un outlier ed èescluso dalle analisi di dettaglio Per quel che attiene la dinamica nel tempo, il grafico mostra che la la maggior parte dei depositi si sono concentrati dopo il 2000, a conferma di una crescente e sostenuta attività per quanto riguarda i marchi 53

54 Aziende con marchi per classe di fatturato Le aziende di ogni classe di fatturato hanno una maggior tendenza alla registrazione di marchi rispetto ai brevetti La propensione alla registrazione dei marchi sembra essere correlata con la dimensione delle aziende: maggiore per le grandi, inferiore per le medie e piccole imprese 54

55 Numerosità dei portafogli di marchi Analizzando in dettaglio i possessori di marchi, appare come circa la metà delle imprese che detiene almeno un marchio abbia un numero di marchi compreso tra 2 e 5; le imprese con più di 5 marchi contano per una quota rilevante, pari a circa un terzo dei possessori marchi Molto minore èquindi l incidenza delle aziende monomarchio 55

56 Ampiezza geografica Dei 593 marchi registrati dalle aziende del campione, includendo quindi i marchi di Ermenegildo Zegna, la maggior parte (65%) sono italiani, mentre una quota minore (35%) sono internazionali Considerando i soli marchi internazionali, si nota che le aree principali in cui viene estesa la protezione sono l Europa, Russia e Cina. 56

57 Classi merceologiche Utilizzando la codifica di Nice (International Classification of Goods and Services for the Purposes of the Registration of Marks), risulta come la maggior parte dei marchi faccia riferimento ai codici relativi alla produzione di capi e accessori di abbigliamento ma anche di semilavorati quali filati e tessuti Ranking Nice class più frequenti* *Non sono stati considerati i marchi del Lanificio Ermenegildo Zegna 57

58 Evidenze Le aziende appartenenti al settore del tessile biellese dimostrano una maggiore propensione alla registrazione di marchi rispetto a brevetti Le imprese più piccole utilizzano meno la protezione attraverso la registrazione di marchi rispetto alle medie e grandi Circa metà delle aziende dispongono di un portafoglio marchi di medie dimensioni (tra i 2 e i 5 marchi), mentre quasi un terzo delle aziende del campione dispongono di un portafoglio con più di 5 marchi. Il dato suggerisce come la quasi totalità dei possessori di marchi nel settore non si limitino a proteggere il «brand», cioè il nome dell azienda, ma registrino marchi relativi a più prodotti/linee, attuando una strategia di protezione se non avanzata almeno intermedia La quota più significativa di marchi è italiana, ma non è trascurabile la quota di marchi estesi in specifici Paesi esteri, al di fuori dell Europa soprattutto in Russia e Cina 58

59 Legame tra performance economico finanziarie e IPRs 59

60 Analisi per quadranti L analisi per quadranti viene effettuata a) suddividendo le aziende in base al fatto che abbiano livelli di ROS e di crescita del fatturato (misurata con il CAGR) superiori o inferiori alla media di ciascun sotto campione determinato dalla dimensione del fatturato, negli anni b) analizzando le imprese in merito alla dotazione di asset intangibili (brevetti e marchi) e in base al quadrante in cui si trovano ROS Crescita del fatturato 60

61 Analisi per quadranti La suddivisione delle aziende per quadranti e classi di fatturato fa emergere che le aziende con fatturato <2 M popolano in maniera predominante il terzo quadrante (efficienza sopra la media, crescita sotto la media) Invece, le aziende con fatturato tra 2 e 10 milioni di euro ricadono in larga misura nel primo quadrante (efficienza e crescita sopra la media) Mentre la quota maggiore di quelle più grandi (fatturato > 10 M ) si distribuisce equamente tra il primo e il terzo quadrante (crescita sopra la media) 61

62 Posizionamento relativo per dimensione e portafoglio IP 62

63 Implicazioni 63

64 Implicazioni (1) Dalle analisi emerge che i marchi sono i diritti di proprietà intellettuale più usati nel settore tessile, sebbene non sia del tutto trascurabile il ricorso alla protezione brevettale che rimane concentrato in alcune imprese Il 20% delle aziende possiede almeno un brevetto (considerando solo i brevetti dal 2000, tale dato scende al 12%) Il 40% circa delle aziende possiede almeno un marchio (dato stabile nel tempo) Le imprese fino a 2 M non possiedono brevetti mentre sembra apparire una parziale correlazione nella propensione a registrare marchi e le performance misurate in termini di crescita del fatturato Le imprese tra 2 e 10 M appaiono più attive nell utilizzo di marchi e brevetti (per quantità ed estensione internazionale) anche se solo alcune hanno un portafoglio misto dei due tipi di diritti di proprietà intellettuale Per le imprese oltre i 10 M di fatturato si apprezza un utilizzo ancora maggiore di marchi e brevetti, con diverse imprese che detengono un portafoglio combinato dei due tipi di asset. Tuttavia, né per le medie né per le grandi imprese è possibile identificare una chiara relazione tra performance e asset intangibili 64

65 Implicazioni (2) In generale, sembra trasparire un contesto caratterizzato da una ridotta capacità di valorizzare gli asset intangibili oggetto dell analisi Chiaramente, le evidenze sulla correlazione tra portafoglio IP e performance sono influenzate da alcune caratteristiche di settore: l eterogeneità delle imprese (e.g. produttori di tessuti e di macchinari per la realizzazione di tessuti, innovatori nei processi e nei materiali, case di moda) determina un conseguente diverso utilizzo dei diritti di proprietà intellettuale e diverse dinamiche di filiera L impatto della crisi economica globale potrebbe pertanto essere stato diverso sulle varie singole aziende che allo stesso tempo possono aver adottato diverse strategie di gestione portafoglio marchi e brevetti Pur a fronte di tale eterogeneità, tutto il comparto sembra aver particolarmente sofferto degli effetti della congiuntura economica negli anni più recenti. In tale contesto, i dati sulla proprietà intellettuale indicano un perdurare delle attività di registrazione di IP mentre non è possibile definire un chiaro effetto sulle performance se non nel caso delle piccole imprese dove si riscontra un effetto positivo sulla crescita del fatturato 65

66 Implicazioni (3) La strategia relativa alla Proprietà Intellettuale (relativa a scelte di protezione, estensione geografica, investimento nell enforcement ) ha un impatto positivo solo se allineata alla strategia di sviluppo aziendale complessiva Implica un passaggio da una gestione passiva (amministrativa, legale) del portafoglio ad una più attiva La ridotta correlazione tra performance e caratteristiche dei portafogli di PI misurata nello studio evidenzia quindi la presenza di asset intangibili non valorizzati in ottica strategica (in particolare per le medie e grandi aziende) L avvio di processi aziendali finalizzati all allineamento delle strategie di PI e di business richiede una preliminare azione di assessment del portafoglio esistente di intangibili 66

67 Implicazioni (4) Nella prospettiva di valorizzazione degli asset intangibili come strumento di garanzia per la raccolta di risorse finanziarie esterne, è quindi necessario ricorrere ad approcci che identifichino l impatto dei diritti di proprietà sull attività aziendale In quest ottica, il progetto MISE Unioncamere offre alle imprese un framework per la mappatura e l analisi degli asset intangibili, finalizzato alla valutazione del loro impatto sulle aree di business delle società 67

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