8 Le politiche di stabilizzazione nel modello IS-LM aperto: assenza di mobilità dei capitali

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1 8 Le politiche di stabilizzazione nel modello IS-LM aperto: assenza di mobilità dei capitali 8.1 Introduzione Nel. 6 abbiamo studiato le determinanti dei valori di equilibrio delle principali variabili macroeconomiche e gli effetti delle politiche di stabilizzazione del reddito nell ambito di un economia caratterizzata dall esogeneità della determinazione dei prezzi e dall assenza del settore estero. Abbiamo cioè analizzato un modello IS-LM chiuso agli scambi economici tra l economia nazionale e l economia internazionale assumendo, in aggiunta, che i prezzi fossero dati esogenamente. Apriamo ora una parentesi che ci consenta di passare da un economia autarchica in cui un dato paese è del tutto autosufficiente dal punto di vista economico ad un economia aperta agli scambi con l estero. Nell estensione dell analisi precedente, tuttavia, continueremo ad assumere che i prezzi dei beni (nazionali ed estere) siano dati esogenamente. In altre parole considereremo un modello IS-LM aperto agli scambi e alle transazioni internazionali. L unica differenza con quanto studiato nel. 6 consiste, infatti, nell inserimento nell economia nazionale di un ulteriore settore istituzionale e cioè il settore estero (e cioè il Resto del mondo dato genericamente dall insieme di tutti i paesi esteri). Lo scopo principale di questa parentesi è esaminare il modo in cui l apertura agli scambi internazionali modifichi i risultati ottenuti in precedenza relativamente alla determinazione del reddito di equilibrio e, specificamente, alla gestione e agli effetti delle politiche macroeconomiche di stabilizzazione del reddito. Anticipando le conclusioni di questo capitolo e del successivo, le principali novità riguarderanno proprio quest ultimo aspetto. Anzitutto, la considerazione degli scambi di beni 199

2 M.V: D e attività finanziarie tra paese nazionale e paese estero, crea problemi di coordinamento tra le due politiche macroeconomiche disponibili i.e., politica fiscale e politica monetaria, nel raggiungimento simultaneo dell obiettivo finale interno, e cioè il reddito di pieno impiego, e dell obiettivo finale esterno, e cioè il pareggio della bilancia dei pagamenti. In secondo luogo, l apertura agli scambi internazionali riduce, e talvolta annulla del tutto, l efficacia delle politiche di stabilizzazione, ora dell una ora dell altra, rendendo quindi necessaria e cruciale la scelta dello strumento di politica economica più adatto al conseguimento del tradizionale obiettivo del pieno impiego. Il presente capitolo anzitutto introduce e definisce alcune nozioni e relazioni fondamentali che risultano preliminari allo studio del funzionamento di un economia aperta. Esamineremo, infatti, la classificazione delle transazioni e, quindi, definiremo, dal punto di vista contabile, alcuni saldi commerciali e finanziari rilevanti; successivamente, daremo contenuto economico a tali nozioni contabili esaminando le principali e aggiuntive funzioni di comportamento degli agenti economici nell ambito di un economia aperta. Successivamente studieremo il funzionamento del mercato dei cambi i.e., il luogo dove i residenti e in non residenti si scambianolavalutaesteracosìdastabilirecomesideterminailprezzo di equilibrio del tasso di cambio e cioè il prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale. Infine esamineremo un modello IS-LM aperto in cui tuttavia siano preclusi gli scambi delle attività finanzirie tra residenti e non residenti. 8.2 Le determinanti del saldo del conto corrente Ora che abbiamo definito il saldo economico della bilancia dei pagamenti (da ora in avanti trascureremo l aggettivo economico) possiamo passare ad individuare le determinanti delle funzioni del saldo del conto corrente, dei movimenti dei capitali e della variazione delle riserve ufficiali della Banca Centrale. In un economia aperta le famiglie nazionali ed estere devono decidere non solo quanto ma anche come consumare. Infatti una volta determinata la ripartizione del reddito disponibile fra consumo e risparmio, e cioè una volta determinato quanto consumare, esse dovranno prendere una decisione aggiuntiva e cioè dovranno stabilire la composizione del consumo totale tra beni nazionali e beni esteri. Assumiamo, anzitutto, che i beni nazionali ed esteri abbiano caratteristiche simili cosicché il grado di sostituibilità tra i due beni sia 200

3 8. - : sufficientemente elevato. La scelta della composizione dei beni da consumare, quindi, viene a dipendere in maniera cruciale dal prezzo relativo dei due beni piuttosto che dalle loro caratteristiche. Vediamo ora quali sono le informazioni necessarie alle famiglie nazionali (ed estere) per poter giungere alla soluzione del problema. Si assuma in primo luogo che esse conoscano il prezzo assoluto dei beni esteri e nazionali Ipotesi 8.1 (ilprezzoassolutodeibeni)ilprezzoassolutodeibeninazionalie quello dei beni esteri sono costanti [8.1] P = P [8.2] P = P La conoscenza dei prezzi assoluti è la prima informazione utile per poter stabilire quanti beni nazionali ed esteri consumare. Essa, però, non è ovviamente sufficiente. Si ipotizzi, ad esempio, che un residente abbia deciso di acquistare un computer e che abbia di fronte a sè due alternative: acquistare il computer nazionale al prezzo di P = 500 euro o acquistare il computer estero al prezzo di P = 600 dollari. Ovviamente una scelta razionale non può basarsi unicamente sul semplice confronto dei due prezzi assoluti: mentre il prezzo del bene nazionale è espresso in valuta nazionale, quello del bene estero è espresso nella relativa valuta. Per rendere significativo e possibile il confronto tra i due pressi assoluti, il residente deve disporre infatti dell informazione relativa al prezzo della valuta estera in termini della valuta nazionale o, equivalentemente, al prezzo relativo della valuta estera in termini della valuta nazionale Definizione 8.1 (il prezzo relativo della valuta estera) Il tasso di cambio nominale valuta nazionale/valuta estera è la quantità di valuta nazionale per una unità di valuta estera. Il tasso di cambio nominale valuta nazionale/valuta estera, E/, indica le unità di valuta nazionale che occorrono per ottenere una unità di valuta estera. Esso, quindi, rappresenta il prezzo di una unità di valuta estera (dollaro) in termini di valuta nazionale (euro). Reciprocamente, il tasso di cambio nominale valuta estera/valuta nazionale, E/, indica la quantità di valuta estera che occorre per ottenere una unità di valuta nazionale e quindi prezzo di una unità di valuta nazionale in termini di valuta estera. Il tasso di cambio valuta estera/valuta nazionale, altro non è che l inverso del tasso di cambio nominale valuta nazionale/valuta estera: E/ =1/E /. Ad esempio se il tasso nominale euro/dollaro è E/ =0, 8 vuol dire che al residente servono 0, 8 euro per acquistare un dollaro o, equivalentemente, che il prezzo di un dollaro in termini di euro è 0, 8. D altra 201

4 M.V: D parteseperipotesie/ =0, 8, sideveaverechee / =1, 25: alnon residente servono 1, 25 dollari per ottenere un euro (il prezzo di un euro in termini di dollaro è cioè 1, 25). Definizione 8.2 (la variazione del prezzo relativo della valuta estera) Un aumento (riduzione) del tasso di cambio nominale valuta nazionale/valuta estera viene definito deprezzamento nominale (apprezzamento nominale) della valuta nazionale. Consideriamo ora un aumento di E/ da 0, 8 a 1, 25, che,specularmente, implica una riduzione di E/ da 1, 25 a 0, 8. Nella nuova situazione occorrono più euro per acquistare un dollaro dal momento che il prezzo di un dollaro in termini di euro è aumentato e, conseguenetmente, il valore dell euro in termini del dollaro si è ridotto. Il residente per acquistare la precedente quantità di beni esteri deve cedere, nella nuova situazione, una quantità maggiore di euro. L agente economico, a questo punto, dispone di tutte le informazioni necessarie per poter confrontare i prezzi assoluti e, quindi, prendere una decisione rispetto a quale dei due beni acquistare. Egli, infatti, può ora calcolare il prezzo relativo del bene estero in termini del bene nazionale e, conseguentemente, decidere di consumare il bene meno costoso. Definizione 8.3 (il prezzo relativo del bene estero/bene nazionale) Il tasso di cambio reale valuta nazionale/valuta estera è il numero di unità di bene nazionale per una unità di bene estero: E/ = E / P [8.3] P Il tasso di cambio reale valuta nazionale/valuta estera, E/,misurail prezzo relativo dei beni esteri in termini dei beni nazionali. Riprendendo l esempio precedente e assumendo E/ = 0, 8, sihacheiltassodi cambio reale fra computer estero e computer nazionale è E / = 0, = 480 =0, In conclusione, dal momento che E/ < 1 il bene estero risulta meno caro di quello nazionale, le famiglie nazionali ed estere, dato un sufficiente grado di sostituibilità tra i due beni, avranno convenienza ad acuistare il bene estero. Definizione 8.4 (la variazione del prezzo relativo dei beni) Un aumento (riduzione) del tasso di cambio reale viene definito deprezzamento reale (apprezzamento reale) della valuta nazionale. 202

5 8. - : Un aumento di E/ indica che il prezzo del bene estero aumenta relativamente a quello nazionale. Ne segue che il tasso di cambio reale èunindicatore di competitività del paese nazionale dal momento che fornisce una misura della capacità del paese nazionale di sostenere la concorrenza dell economia estera. Un tasso di cambio reale basso vuol dire che le merci nazionali sono troppo care relativamente a quelle estere e che quindi il paese non è in grado di sostenere adeguatamente la concorrenza del Resto del mondo con il rischio di perdere quote di mercato. Come è facile verificare dalla [8.3] l aumento di E/ può realizzarsi a seguito (i) di un deprezzamento del tasso di cambio nominale, e/o (ii) di un aumento del prezzo assoluto del bene estero, e/o (iii) di una riduzione del prezzo assoluto del bene nazionale. Per illustrare questo ultimo punto torniamo all esempio numerico precedente, e ipotizziamo un aumento di E/ da 0, 80 a 1, 25 lasciando invariati gli altri dati. Ne segue che nelle nuove circostanze E / = 1, = =1, 5 Il tasso di cambio reale è aumentato anch esso rendendo più costoso il computer USA e, specularmente, più conveniente quello EU: il potere d acquisto dell euro è aumentato dal momento che, nella nuova situazione, un computer USA può essere scambiato con 1,5 computer EU. A seguito del rialzo del tasso di cambio reale gli agenti economici reagiranno diminuendo la domanda del bene estero e, specularmente, aumentando quella del bene nazionale. D altra parte, si assuma che il tasso di cambio nominale e il prezzo assoluto del bene nazionali siano quelli iniziali (e cioè E / =0, 8 e P = 500 euro) e si ipotizzi, in questo secondo caso, un aumento di P da 600 a 937, 5 dollari. In queste circostanze E / = 0, 8 937, = =1, 5 L aumento del prezzo assoluto del bene estero in valuta estera ha determinato un deprezzamento di E/ esattamente uguale a quello verificatosi nel caso precedente. Infine, lo stesso risultato si ottiene nel caso in cui dati E/ =0, 8 e P = 600 il prezzo assoluto del bene nazionale si riduce a P = 320 euro. In conclusione, in assenza di restrizioni al commercio internazionali e di costi di transazione e in presenza di una perfetta sostituibilità fra bene estero e nazionale, sia i residenti che i non residenti dovrebbero 203

6 M.V: D aumentare la domanda del bene meno costoso e, quindi, generare un aumento del prezzo di quest ultimo fino a quando E/ non diventi pari ad uno. Proposizione 8.1 (la condizione della parità dei poteri di acquisto, PPA). In assenza di costi transazione e di barriere doganali, la perfetta sostituibilità tra i beni nazionali ed esteri implica che il prezzo relativo del bene estero rispetto a quello nazionale sia pari ad 1: E / P P =1 A questo punto possiamo passare a definire la funzione del saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti, BC, che come si ricorderà registra le transazioni di beni e servizi tra residenti e non residenti. Per semplificare l analisi ipotizziamo che i prezzi assoluti dei due beni oltre ad essere costanti siano uguali tra loro. Il tasso di cambio noninale e quello reale vengono dunque a coincidere, E / = E / = E /. Il saldo corrente della bilancia dei pagamenti, per definizione, è pari alla differenza tra la domanda estera di beni nazionali, e cioè le esportazioni di beni nazionali, Q, e la domanda nazionale di beni esteri i.e., le importazioni di beni esteri, espressa in valuta nazionale (si ricordi infatti che la bilancia dei pagamenti registra le transazioni di merci e servizi in valuta nazionale), E / Z: [8.4] BC Q E / Z Come si è visto in precedenza in un economia aperta le famiglie nel definire il piano di consumi prendono due decisioni. In primo luogo, esse stabiliscono la ripartizione del reddito disponibile tra consumo e risparmio e cioè il livello di consumo totale pari alla somma del consumo di beni nazionali ed esteri. La funzione del consumo nazionale di beni da parte delle famiglie nazionali è [8.5] C = C + cy Il livello del consumo nazionale, dunque, dipende positivamente dal reddito disponibile secondo la propensione marginale al consumo nazionale, c, cheperipotesiècompresatra0e1. In secondo luogo, una volta stabilito il livello del consumo complessivo le famiglie determinano la composizione di quest ultimo tra beni nazionali e beni esteri [8.6] C C + Z 204

7 8. - : dove C è il consumo di beni nazionali e Z è il consumo di beni esteri. La funzione del consumo di beni nazionali è [8.7] C = C + c Y dis C = C + ce / Y dove C rappresenta la componente autonoma del consumo di beni nazionali e c = ce / (in questo caso possiamo assumere una relazione lineare) è la propensione marginale al consumo di beni nazionali che dipende positivamente dal tasso di cambio, (c >0): un aumento di E / rendendo meno cari i beni nazionali rispetto a quelli esteri spinge le famiglie a consumarne di più dc /de / > 0. La funzione delle importazioni di beni esteri, assumendo una funzione di tipo lineare, è [8.8] Z = Z + z 1 Y Z = Z + z 1 E/ Y dove Z rappresenta la componente autonoma del consumo di beni esteri e z 1 = z 1 E/ è la propensione marginale al consumo dei beni esteri (in questo caso consideriamo genericamente una funzione implicita) che dipende inversamente dal tasso di cambio dal momento che un aumento di E / rende più costosi i beni esteri dz 1 /de / < 0. Sostituendo la [8.8] ela[8.7] nella [8.6] si ricava nuovamente la funzione del consumo nazionale: C = C + Z + c 1 Y + z 1 Y [8.9] C = C + cy dove c = c + z 1. La funzione delle esportazioni di beni nazionali, assumendo una relazione di tipo lineare, è [8.10] Q = Q + q 1 E / La domanda estera di beni nazionali dipende positivamente da E / in quanto, un aumento di quest ultimo, rende meno cari i beni nazionali relativamente a quelli esteri e quindi più conveniente l acquisto dei primi. In realtà le esportazioni dipendono anche dalla domanda estera totale che, a sua volta, dipende dal reddito estero Y.Persemplificare l analisi noi ipotizzeremo che Y siadatocosìdainserirlosemplicemente nella componente autonoma Q. 205

8 M.V: D La funzione del saldo del conto corrente si ottiene, infine, sostituendo la [8.10] e la[8.8] nella [8.4] [8.11] BC = Q + q 1 E / E / Z + z1 E/ Y ] effetto effetto effetto quantità prezzo quantità Dalla [8.11] segue che le due determinanti del saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti sono il reddito disponibile nazionale e il tasso di cambio. Mentre l aumento di X produce un aumento delle importazioni e, quindi, un peggioramento del saldo corrente, l aumento del tasso di cambio, al contrario, genera due effetti contrastanti sul saldo corrente. Il primo è l effetto quantità che produce un inequivocabile miglioramento del saldo corrente: l aumento di E / aumenta le esportazioni e, al tempo stesso, riduce le importazioni (si ricordi che dz 1 /de / < 0). Il secondo è l effetto prezzo: l aumento di E / equivalendo ad un aumento del prezzo relativo dei beni esteri rispetto a quelli nazionali determina un aumento del valore delle importazioni e, quindi, un peggioramento del saldo corrente. In altre parole non è possibile stabilire a priori se l aumento di E / produca un miglioramento o un peggioramento del saldo corrente. Ovviamente l effetto complessivo di un deprezzamento del tasso di cambio sul saldo del conto corrente dipende dalla forza relativa dei due effetti parziali: se l effetto quantità domina l effetto prezzo allora un aumento del tasso di cambio, e cioè un deprezzamento della valuta nazionale, produce un miglioramento del saldo corrente. Nell appendice 8.1 dimostriamo la seguente proposizione Proposizione 8.2 (la condizione delle elasticità critiche) Se la somma delle elasticità delle importazioni e delle esportazioni al tasso di cambio è maggiore di 1 i.e., se la condizione di Marshall-Lerner è soddisfatta, allora un deprezzamento della valuta nazionale produce un miglioramento del saldo corrente: dbc [8.12] > 0 de / La condizione delle elasticità critiche (o di Marshall-Lerner), quindi, individua le restrizioni sui parametri delle funzioni delle importazioni e delle esportazioni che occorre assumere per poter stabilire a priori che un deprezzamento della valuta nazionale produce un miglioramento del saldo corrente. 206

9 8. - : 8.3 Le determinanti del saldo dei movimenti dei capitali Passiamo ora alla determinazione della funzione del saldo dei movimenti dei capitali. In un economia aperta, in maniera analoga a quanto visto nella determinazione della composizione del consumo totale tra beni nazionali e beni esteri, il risparmiatore nazionale, una volta stabilito quanto consumare e quindi quanto risparmiare, deve decidere la composizione del risparmio e cioè del proprio portafoglio sapendo che, in un economia aperta, le risorse correnti possono essere trasferite nei periodi futuri mediante l acquisto di un attività finanziaria aggiuntiva e cioè quella estera. Assumiamo anzitutto che Ipotesi 8.2. Perfetta sostituibilità tra titoli nazionali ed esteri. Ipotesi 8.3. Perfetta mobilità dei capitali. L ipotesi 8.3 implica che le attività finanziarie nazionali ed estere hanno le stesse caratteristiche rispetto al rischio (per ipotesi il rischio è nullo) e al grado di liquidità. Inoltre si assume che i titoli nazionali e i titoli esteri paghino, rispettivamente, i tassi d interesse i N e i E. L ipotesi 8.4 comporta l assenza di costi di transazione e di forme di controllo o restrizioni sulle transazioni finanziarie e, dunque, un elevato grado di mobilità dei capitali. Vediamo ora in che modo il risparmiatore residente giunge alla definizione della composizione del proprio portafoglio tra attività finanziaria nazionale ed estera. Si supponga che nel paese nazionale e.g., EU, esista un attività finanziaria con scadenza annuale che promette il pagamento di un 1 euro dopo un anno e che il tasso di interesse nazionale, pari al tasso di rendimento dell attività finanziaria nazionale espresso in valuta nazionale (e cioè all incremento proporzionale del valore dell attività finanziaria nel corso di un anno), sia i = R =0, 025. Per la condizione di arbitraggio il prezzo dell attività finanziaria nazionale dovrà essere P =0, 95 euro. In alternativa, nel paese estero e.g., USA, esiste un attività finanziaria, anch essa con scadenza annuale, che promette il pagamento di un 1 dollaro. Si assuma il tasso d interesse estero, pari al tasso di rendimento dell attività finanziariaesteraespressoinvalutaesterasia i = R =0, 05. Il prezzo dell attività finanziaria estera sarà dunque P =0, 98 dollari. Il risparmiatore razionale nel decidere quale attività finanziaria acquistare sceglierà quell attività finanziaria con rendimento più elevato. Anche in questo caso, tuttavia, la scelta non può ridursi al semplice con- 207

10 M.V: D fronto tra i tassi di rendimento delle due attività finanziarie. Se è vero cheilrendimentoesteroespressoinvalutaesteraèpiùelevatodiquello nazionale (espresso in valuta nazionale) è altrettanto vero che il risparmiatore nazionale per poter realizzare tale rendimento deve effettuare una doppia conversione di valuta. Infatti, all inizio del periodo egli dovrà convertire la valuta nazionale in quella estera al tasso di cambio E / =1, 25, e, successivamente, alla scadenza del titolo dovrà riconvertire in valuta nazionale l ammontare inizialmente investito più gli interessi maturati, che nel frattempo sono maturati, al tasso di cambio di fine del periodo. Nel valutare questa seconda alternativa, quindi, il risparmiatore dovrà necessariamente formulare un aspettativa del tasso di cambio valuta estera/valuta nazionale, E /, che prevarrà alla fine del periodo. Si assuma ora che il residente desideri investire 100 euro nell acquisto di titoli. Nella prima alternativa, il rendimento del titolo nazionale è pari al tasso d interesse nazionale [8.13] R = i =0, (1 + i ) = 100(1 + 0, 025) Nella seconda alternativa, il calcolo del rendimento del titolo estero in valuta nazionale richiede quattro passi successivi: Primo passo. Anzitutto, il risparmiatore deve calcolare quanti dollari corrispondono ai 100 euro che desidera investire dato E / =1, = 100 E / 1, 25 =80 Secondo passo. Successivamente, il risparmiatore deve determinare dapprima quanti titoli esteri può acquistare in corrispondenza del prezzo P =0, 98 (82 titoli) e, successivamente, la quantità di dollari disponibile alla fine del periodo applicando il tasso d interesse i =0, (1 + i )=80 (1 + 0, 05) = 84 E / Terzo passo. Inoltre, il risparmiatore dovrà convertire in euro gli 84 dollari. Assumendo E / =0, 8 (e quindi E / =1, 25) lasomma finale disponibile dall acquisto del titolo estero espressa in valuta nazionale sarà 100 E / (1 + i ) 1 E / = 100 E / (1 + i ) E / = 100 (1 + 0, 05) 0, 8=67, 2 1,

11 8. - : dal momento che E / =1/E /. Quarto passo. Il risparmiatore, una volta calcolato il rendimento del titolo estero in valuta nazionale, R/ : R 67, [8.14] = = 0, può infine confrontare il rendimento del titolo nazionale con quello estero, dati rispettivamente dalla [8.13] e dalla [8.14], così da poter decidere quali dei due acquistare. Dal confronto discende che, nell esempio considerato, il risparmiatore nazionale sceglierà di acquistare i titoli nazionali. Il risultato, ovviamente, dipende in maniera cruciale dalle aspettative sul tasso di cambio valuta estera/valuta nazionale. Formalmente il confronto tra la somma disponibile alla fine del periodo nel caso di acquisto di titolo nazionale e la somma disponibile sempre alla fine del periodo nel caso di acquisto di titolo estero si riduce al confronto dei fattori di rendimento delle due attività finanziarie tenuto conto della doppia conversione di valuta [8.15] (1 + i ) (1 + i ) E / E / (1 + i ) (1 + i ) 1+ E / E / E / (1 + i ) (1 + i )+ E / E / E / (1 + i ) (1 + i )+ E / E / i i E / 1 E / E / E/ E / + i E / guadagno (perdita) dal differenziale tassi d interessi perdita (guadagno) dal tasso di deprezzamento atteso Quindi nel caso in cui il guadagno derivante dal differenziale tra il tasso d interesse nazionale e quello estero è maggiore della perdita associata 209

12 M.V: D 8.1 La curva della parità dei tassi d interesse i i = 0 0 N i E A i 1 N B E = E A 0 N / E N / E 1 E N / E E N / E altassodideprezzamentoatteso(ilmembrodidestradella[8.15]) il risparmiatore deciderà di acquistare il titolo nazionale e viceversa. In presenza della condizione di arbitraggio, l ipotesi di perfetta sostituibilità tra i titoli nazionali ed esteri e l ipotesi di perfetta mobilità dei capitali implicano che la [8.15] sia soddisfatta, in ogni istante, come uguaglianza. Proposizione 8.3 (la condizione della parità dei tassi d interesse, PTI ) In presenza di perfetta sostituibilità dei titoli e perfetta mobilità dei capitali il differenziale tra il tasso d interesse nazionale e quello estero è uguale al tasso di deprezzamento atteso della moneta nazionale: E / [8.16] i i = 1 E / Riscrivendo la [8.16] nel seguente modo i =(i 1) + E 1 [8.17] / E / si ottiene la curva della parità dei tassi d interessi che rappresenta tutte le combinazioni di tasso d interesse nazionale e tasso di cambio valuta nazionale/valuta estera in corrispondenza delle quali la PTI è soddisfatta. 210

13 8. - : 8.2 Gli spostamenti della curva PTI i i B i = B 1 1 N i E i = 0 0 N i E A i = 1 i N 0 0 N i E A (i) E = E A 0 N / E N / E E N / E (ii) E = E A 0 N / E N / E A/1 E N / E E N / E Vediamo ora con l aiuto delle F. 8.1 e 8.2 le proprietà della curva PTI. 1) Se E / = E / allora i = i. Supponiamo che gli agenti economici inizialmente si aspettino alla fine del periodo un tasso di cambio uguale a quello corrente, ad esempio, E / = E / =0, 8 echei tassi d interesse nazionale ed estero siano rispettivamente i =0, 05 e i =0, 025. In queste circostanze mentre il guadagno prodotto dal differenziale dei tassi d interessi è positivo la perdita associata al tasso di deprezzamento atteso della valuta nazionale è nulla. Agli agenti economici, dunque, conviene acquistare i titoli nazionali. Mentre la domanda di questi ultimi aumenta producendo un rialzo del prezzo e una riduzione del tasso d interesse nazionale, la domanda di titoli esteri diminuisce generando una riduzione del prezzo e un aumento del tasso d interesse estero. L operazione di arbitraggio prosegue fino a quando i due tassi di interesse non vengono a coincidere diciamo,ade esempio, i = i =0, Quindi la curva delle PTI passa inevitabilmente per il punto A della F. 6.1 in cui E / = E / e i = i. 2) Relazione inversa tra E / e i. Si consideri ora di partire dal punto A della F. 8.1 in corrispondenza di E / = E / = 0, 8 e i = i =0, 0375 e si assuma che si verifichi un deprezzamento temporaneo della valuta nazionale (il tasso di cambio atteso per ipotesi 211

14 M.V: D non varia) e cioè E / =1, 5. Nella nuova situazione i risparmiatori nazionali si aspettano una perdita connessa alla doppia operazione di conversione della valuta nazionale pari all incirca 0,46 per cento cosicché ad essi converrà acquistare i titoli nazionali. D altra parte i risparmiatori esteri si aspettano un guadagno dalla doppia conversione della loro valuta e quindi avranno anch essi un vantaggio ad acquistare i titoli nazionali. In conseguenza di ciò, il deprezzamento del tasso di cambio produce un aumento della domanda di titoli nazionali che genera un aumento del prezzo e quindi una riduzione del tasso d interesse nazionale. Infine il deprezzamento determina, al tempo stesso, un miglioramento del saldo dei movimenti di capitali dal momento che aumenta l afflusso dall estero e diminuisce il deflusso verso l estero. 3) Un aumento di i sposta verso destra la PTI. Si ipotizzi di partire nuovamente dal punto A della F. 8.2 (i) e che, in questo caso si verifichi un aumento del tasso di interesse estero a i =0, 05. Assumendo che continui a valere E / = E / i risparmiatori nazionali (ed esteri) avranno convenienza ad acquistare i titoli esteri per la domanda di titoli nazionali diminuisce mentre quella di titoli esteri aumenterà. Di conseguenza ci sarà un deflusso di capitali verso l estero che produce una riduzione del prezzo dei titoli nazionali e quindi un rialzo del tasso d interesse nazionale. 4) Un aumento di E / sposta verso destra la PTI. Infine si consideri il caso in cui, sempre partendo dal punto A della F. 8.2 (ii), gli agenti economici modifichino le aspettative relativamente al tasso di cambio di fine periodo e, in particolare, si aspettino a fine periodo un aumento del tasso di cambio ad esempio E / =1, 5. In queste circostanze l aumento del tasso di cambio atteso a fine periodo genera un aumento del guadagno derivante dalla doppia conversione della valuta nazionale associata all acquisto di titoli esteri per cui il residente avrà convenienza ad acquistare quest ultimi. La domanda di titoli nazionali diminuisce e con essa il relativo prezzo con la conseguenza che il tasso d interesse nazionale aumenterà. La curca PTI quindi si sposta verso destra. La curva PTI, di fatto, regola il movimento di capitali tra paese nazionale e settore estero dal momento che una qualsiasi violazione temporanea della condizione della [8.16] genera inevitabilmente flussi di capitali in entrata e in uscita. Quindi possiamo definire la funzione del saldo dei movimenti dei 212

15 8. - : capitali nel seguente modo BK = BK + γ (i i ) E / 1 E / dove BK è una componente autonoma che non dipende dalle variabili coinvolte nella PTI mentre γ misura la velocità con cui si ristabilisce la condizione della PTI. Le determinanti fondamentali del saldo dei movimenti dei capitali sono (a) il tasso d interesse nazionale; (b) il tasso d interesse estero; (c) il tasso di cambio corrente e (d) il tasso di cambio atteso a fine periodo. In particolare abbiamo visto che un aumento di i e E / implica un aumento di BK mentre un aumento di i edie / un suo peggioramento. Proposizione 8.4 Un deprezzamento della valuta nazionale produce, a parità di altre condizioni, un miglioramento del saldo dei movimenti di capitali: [8.18] dbk de / > 0 A questo punto appare evidente che considerando la [8.18] e la[8.12] possiamo immediatamente verificare che: Proposizione 8.5 Un deprezzamento della valuta nazionale produce un miglioramento del saldo della bilancia dei pagamenti: [8.19] dbp de / = dbc de / + dbk de / > 0 Infatti, per quanto visto in precedenza, un deprezzamento della valuta nazionale produce un miglioramento sia del saldo del conto corrente che del saldo dei movimenti dei capitali. 8.4 Il mercato dei cambi Nei precedenti paragrafi abbiamo visto che il tasso di cambio è un fattore determinante nella definizione del saldo della bilancia dei pagamenti che incide sia sul saldo del conto corrente che su quello dei capitali. Inoltre siamo riusciti a stabilire che un apprezzamento del tasso di cambio produce un miglioramento sia del saldo corrente che di quello dei movimenti di capitali e, quindi, del saldo della bilancia dei pagamenti. Cerchiamo ora di esaminare dove e come si determina il valore 213

16 M.V: D di equilibrio del tasso di cambio. Si consideri anzitutto la seguente definizione. Definizione 8.4 Il mercato dei cambi è il luogo dove gli agenti economici domandano e offrono la valuta estera. Sul mercato dei cambi, quindi, si incontrano agenti economici che domandano valuta estera in cambio di valuta nazionale e agenti economici che offrono valuta estera in cambio di valuta nazionale. In prima approssimazione possiamo stabilire che i settori coinvolti nel mercato dei cambi sono il settore privato nazionale (famiglie, imprese e intermediari finanziari), il settore estero i.e., il resto del mondo, ed infine la Banca Centrale. Vediamo ora più in dettaglio da quali settori proviene la domanda e da quali l offerta di valuta estera. a) L offerta di valuta estera del settore privato, nazionale ed estero. L offerta di valuta proviene anzitutto dai residenti che avendo venduto un bene nazionale all estero desiderano convertire la valuta estera in valuta nazionale. La prima componente dell offerta di valuta estera, quindi, è pari all ammontare delle esportazioni. Il secondo canale di offerta di valuta estera è attivato anzitutto dai residenti che hanno smobilizzato un attività finanziaria estera (riduzione delle attività finanziarie sull estero e qui) e che, quindi, vogliono rientrare in possesso della valuta nazionale, e, in secondo luogo, dai non residenti che desiderano acquistare un attività finanziaria nazionale (aumento delle passività finanziarie sull estero). Il saldo di queste due ultime transazioni è dunque pari alla variazione delle passività finanziarie del paese nazionale. Inoltre per quanto visto in precedenza un aumento di i e E / implica un aumento della domanda di titoli nazionali, e quindi un aumento dell offerta di valuta, mentre un aumento di i edie / una riduzione della domanda di titoli e quindi dell offerta di valuta. Quindi: VA = Q + PFE 1 AFE 1 VA = Q + q 1 E / + γ (i i ) E / E / E / Come si vede l offerta di valuta dipende, a parità di altre condizioni, positivamente da E /. Un deprezzamento della valuta nazionale in primo luogo aumenta le esportazioni dal momento che i beni nazionali diventano meno costosi e, in secondo luogo, aumenta la domanda di attività finanziarie nazionali dal momento che riducendo il tasso di deprezzamento atteso del tasso di cambio crea un 214

17 8. - : 8.3 Il mercato dei cambi E N / E 2 E N / E E E N / E 1 E N / E D VA A BP> E D C BP< 0 B VAS VA D VA S differenziale positivo tra i rendimenti delle due attività finanziarie a favore di quelle nazionali. b) La domanda di valuta estera del settore privato, nazionale ed estero. Una prima componente dela domanda di valuta estera proviene dai residenti nazionali desiderosi di acquistare beni esteri e, quindi, coincide con l ammontare di importazioni. D altra parte, la seconda componente della domanda di valuta proviene dai residenti che desiderano acquistare le attività finanziarie estere (cui corrisponde un aumento delle attività finanziarie sull estero) e dai non residenti che hanno venduto attività finanziarie nazionali (cui corrisponde una riduzione delle passività finanziarie e quindi un aumento delle attività finanziarie sull estero). A parità di altre condizioni un aumento di E / riduce sia le importazioni che la domanda di attività finanziarie estere e, conseguentemente, la domanda di valuta estera: VA = Z + AFE 2 PFE 2 VA = Z + z 1 (E / )X γ (i i )+ E / E / E / c) L eccesso di domanda di valuta estera del settore privato, nazionale ed estero. L eccesso di domanda di valuta, e cioè la differenza tra 215

18 M.V: D domanda ed offerta di valuta estera è pari a [8.20] EV A = VA VA = (Z + AFE PFE 2 )+ (Q + PFE AFE 1 ) = (Z Q)+( AFE PFE ) EV A = (BC + PFNE )= BP e cioè è pari all opposto del saldo economico della bilancia dei pagamenti. Se il saldo della bilancia dei pagamenti è negativo si verifica un eccesso di domanda di valuta positivo e viceversa. d) Il ruolo della Banca Centrale. LaBancaCentraleesercitaunruolosui generis sulmercatodeicambidalmomentocheessapuòintervenire sia dal lato della domanda che dell offerta di valuta estera. L intervento della Banca Centrale dipende essenzialemente dal tipo di politica del tasso di cambio da essa adottata. Si possono distinguere due tipi di politiche del tasso di cambio: la prima discrezionale e la seconda basata su una regola valutaria. Nel caso di politica del tasso di cambio discrezionale la Banca Centrale interviene in maniera non sistematica sul mercato dei cambi e, comunque, in maniera non finalizzata al raggiungimento dell equilibrio del mercato. In questo caso si dice che sul mercato dei cambi vige un regime di tasso di cambio flessibile: l equilibrio tra domanda ed offerta è garantito mediante variazioni continue del tasso di cambio. Nel casodipoliticadeltassodicambiobasatasuunaregola valutaria la Banca Centrale fissa il tasso di cambio ad un dato livello e, conseguentemente ed entro certi limiti, stabilisce un automatismo tra gli squilibri della bilancia dei pagamenti e la dinamica degli aggregati monetari (base monetaria e/o offerta di moneta). In questo secondo caso si dice che nel mercato dei cambi vige un regime di tasso di cambio fisso. Proposizione 8.6 L equilibrio del mercato dei cambi implica il pareggio del saldo della bilancia dei pagamenti. La [8.20] mostra un importante corrispondenza tra il mercato dei cambi e il saldo della bilancia dei pagamenti: l equilibrio del mercato dei cambi impone necessariamente e specularmente il pareggio del saldo della bilancia dei pagamenti. Viceversa un un eccesso positivo di domanda di valuta e, quindi, un aumento delle passività finanziarie nette 216

19 8. - : 8.4 Il meccanismo di aggiustamento del mercato dei cambi in regime di cambi flessibili E N / E 2 E N / E VAD A BP> B S VA E E N / E E VA D VA S verso l estero (riduzione delle riserve ufficiali presso la Banca Centrale) implica un disavanzo della bilancia dei pagamenti. 8.5 L equilibrio del mercato dei cambi Vediamo ora come si realizza il tasso di cambio di equilibrio sapendo che Definizione 8.5 Il tasso di cambio di equilibrio stabilisce l uguaglianza tra domanda ed offerta di valuta estera. L equilibrio sul mercato dei cambi e il funzionamento di tale mercato dipende in maniera decisiva dal tipo di regime del tasso di cambio prescelto dalla Banca Centrale e cioè quello flessibile o quello fisso. Definizione 8.6 Nel regime di cambi flessibili la Banca Centrale interviene discrezionalmente sul mercato dei cambi e lascia che il mercato determini il valore di equilibrio del tasso di cambio. Nel regime di cambi flessibili, quindi, le autoritá monetarie fissano l offerta di moneta ad un dato livello e non sono disposte a creare o assorbire la base monetaria che viene automaticamente creata o distrutta 217

20 M.V: D dal canale estero. La variazione delle riserve ufficiali e quindi della base monetarie e dell offerta di moneta è nulla. In questo regime il meccanismo di aggiustamento degli squilibri del mercato dei cambi si basa sulle variazione del tasso di cambio [8.21] [8.22] RU = M =0 E / = BP La F. 8.4 mostra che in corrispondenza del tasso di cambio E / = E/ 2 l offerta di valuta è maggiore della domanda per cui il saldo della bilancia dei pagamenti è positivo. Per quanto visto in precedenza, e data la [8.22], il tasso di cambio valuta nazionale/valuta estera si apprezza così da assorbire l eccesso di domanda di valuta negativo e, consequentemente, da ristabilire il valore di equilibrio del tasso di cambio i.e., E / = E/ E. Definizione 8.7 Nelregimedicambifissi la Banca Centrale mantiene costante il tasso di cambio valuta nazionale/valuta estera ad un dato livello mediante un aggiustamento degli aggregati monetari (base monetaria e/o offerta di moneta). In un secondo caso, come abbiamo già visto, la Banca Centrale adotta una regola di condotta valutaria basata, a seguito di accordi internazionali, sull impegno a tenere costante il tasso di cambio ad un dato valore [8.23] E / = E / In un regime di cambi fissi, è possibile distinguere tre diversi meccanismi di aggiustamento degli eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti. 1) Sterilizzazione. In un primo caso la Banca Centrale può decidere di garantire la parità del tasso di cambio senza al contempo rinunciare al controllo dell offerta di moneta. Vediamo come. Un eccesso di domanda di valuta determina, per quanto visto nella descrizione della bilancia dei pagamenti, una variazione di segno opposto delle riserve ufficiali e, conseguentemente, della base monetaria tramite il canale estero. Al fine di mantenere costante l offerta di moneta la Banca Centrale deve neutralizzare completamente la variazione della base monetaria indotta dagli squilibri della bilancia dei pagamenti attraverso una variazione di base monetaria di segno opposto degli altri due canali di creazione/assorbimento della base monetaria. Quando la Banca Centrale attua queste misure compensatorie tra le diverse 218

21 8. - : 8.5 I meccanismi di aggiustamento del mercato dei cambi in un regime di cambi fissi E N / E E N / E VA D BP = RU VA D + RU > A E B VA S E N / E E N / E 1 E N/ E VA D A BP > E B S VA (i) VA D VA S (ii) VA D VA S componenti della base monetaria si dice che essa opera una manovra di sterilizzazione della base monetaria creata o distrutta dal canale estero. Definizione 8.8 La sterilizzazione della base monetaria creata o distrutta dal canale Estero consiste in un intervento compensatorio della Banca Centrale sui restanti canali di creazione/assorbimento di base monetaria al fine di mantenere costante l offerta di base monetaria e, quindi, l offerta di moneta. Ad esempio se si verifica un saldo positivo della bilancia dei pagamenti e quindi una creazione automatica di base monetaria tramite il canale estero, la Banca Centrale dovrà compensare tale aumento con operazioni di mercato aperto che compensino esattamente tale aumento: essa cioè dovrà vendere titoli pubblici. In presenza di sterilizzazione la variazione dell offerta di moneta è nulla mentre la variazione della base monetaria creata dal canale estero sarà neutralizzata da una variazione di segno opposto della base monetaria creata o distrutta tramite il canale Tesoro BP = RU = H ES = H INT M = 0 La manovra di sterilizzazione, tuttavia, è una misura temporanea 219

22 M.V: D che è in grado di contrastare disturbi temporanei che colpiscono l economia. Essa, infatti, non può essere vista come una manovra di medio periodo al fine di neutralizzare squilibri strutturali della bilancia dei pagamenti. 2) Assenza sterilizzazione. In questo secondo caso la Banca Centrale non contrasta la variazione della base monetaria provocata dagli squilibri della bilancia dei pagamenti e, quindi, rinuncia al controllo dell offerta di moneta. L offerta di moneta, dunque, diventa una variabile endogena BP = H ES = H M = m M H Ad esempio un avanzo della bilancia dei pagamenti produce una creazione di base monetaria tramite il canale estero e, quindi, dato il moltiplicatore monetario un aumento dell offerta di moneta. 3) Svalutazione/rivalutazione del tasso di cambio. Infine in un terzo e ultimo caso la Banca Centrale può decidere, a fronte di squilibri strutturali della bilancia dei pagamenti o non volendo rinuciare al controllo dell offerta di moneta, di rivedere l accordo internazionale emodificare il tasso di cambio fisso. In questo caso si parla di svalutazione del tasso di cambio se esso aumenta e di rivalutazione del tasso di cambio nel caso in cui esso diminuisce. BP = E / 8.6 Il modello IS-LM in assenza di mobilità di capitali: il regime di cambi fissi Dopo aver esaminato il funzionamento del mercato dei cambi e aver definito le principali determinanti delle due componenti del saldo della bilancia dei pagamenti possiamo passare ad analizzare in che modo l inserimento del settore estero nel tradizionale modello IS-LM chiuso modifica i risultati ottenuti nel C. 6. Nel presente paragrafo, e nel successivo, consideriamo un economia in cui operano quattro settori istituzionali i.e., le famiglie, il settore pubblico (le Amministrazioni Pubbliche e la Banca Centrale) le imprese e il settore estero, che si scambiano cinque merci i.e., il bene nazionale, il bene estero, la moneta (valuta nazionale), la valuta estera ed infine i 220

23 8. - : titoli nazionali. Inoltre continueremo ad assumere, come è consuetudine nel tradizionale modello IS-LM, che Ipotesi 8.4. Iprezzideibeninazionaliediquelliesterisonocostanti [8.24] P = P E =1 Inoltre in questo e nel successivo paragrafo inizieremo lo studio del modello IS-LM aperto assumendo che i residenti e in non residenti effettuano scambi limitatamente ai beni e servizi. Inizialmente, quindi, trascureremo le transazioni relative ai titoli nazionali ed esteri. Come abbiamo visto il mercato dei cambi viene regolamentato dalla Banca Centrale attraverso un regime di cambi fissi o un regime di cambi flessibili. La politica del tasso di cambio adottata dall autorità monetaria incide in maniera decisiva sul funzionamento del sistema economico e, in particolare, sul meccanismo di aggiustamento degli eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti. Ne segue che nello studio del modello IS-LM con assenza di movimenti di capitali dovremo distinguere due casi a seconda che l economia sia regolata da un regime di cambi fissi o da un regime di cambi flessibili. In questo paragrafo assumiamo che Ipotesi 8.5. La Banca Centrale adotta un regime di tasso di cambio fisso [8.25] E / = E / Da ora in avanti per alleggerire la simbologia indicheremo il tasso di cambio valuta nazionale/valuta estera semplicemente con il simbolo E Il mercato dei beni: la scheda ISQZ Diamo anzitutto uno sguardo d insieme alle equazioni che definiscono le relazioni fondamentali del mercato dei beni nazionali così da mettere subito in risalto le principali differenze con il modello IS-LM chiuso [8.26] [8.27] [8.28] [8.29] [8.30] [8.31] [8.32] [8.33] [8.34] C = C + cy DIS G = G T = ty I = I br Y DIS Y T Q = Q + q 1 E Z = Z + z 1 (E) X Y D (C EZ)+I + G + Q EY = Y D Y = γ(y Y D )=0 221

24 M.V: D Come si vede le prime cinque equazioni coincidono con quelle considerate nel modello IS-LM chiuso. Tuttavia una prima precisazione che occorre fare riguarda la definizione della variabile C. Inquestocasocon tale variabile indichiamo il consumo nazionale di beni senza distinguere se la provenienza di produzione dei beni è nazionale o estera. Ciò vuol dire che essa incorpora anche il consumo di beni esteri (e cioè le importazioni di beni esteri). Inoltre rispetto al modello considerato nel C. 6, ipotizziamo, a fini semplificativi, che la componente autonoma delle tasse sia nulla (T =0). Le principali novità sono descritte dalle restanti equazioni. In un economiaapertailcircuitodelflusso del reddito mostra una maggiore articolazione. Da una parte, esso si arricchisce di un ulteriore canale di fuoriscita di risorse dal circuito (in aggiunta a quelli tradizionali del risparmio e delle tasse) i.e., il canale delle importazioni. Una parte del reddito disponibile viene utilizzato dalle famiglie nazionali per l acquisto di beni esteri in modo conforme alla funzione delle importazioni (l equazione [8.32]) che è stata descritta e giustificata nel P Dall altra parte, esso viene a disporre di un ulteriore canale di immissione di risorse (oltre a quello della spesa pubblica) i.e., il canale delle esportazioni di beni nazionali verso il settore estero. Le immissioni e le fuoriscite aggiuntive di risorse dal circuito del flusso del reddito impongono una ridefinizione della domanda aggregata di beni nazionali. Quest ultima infatti in un economia aperta è pari alla somma del consumo di beni nazionali (e cioè la differenza tra il consumo nazionale e le importazioni, C E / Z), della spesa pubblica, degliinvestimentiedinfine delle esportazioni. Sostituendo la [8.33] nella [8.34] otteniamo l equazione che descrive l equilibrio del mercato dei beni in un economia aperta: [8.35] Y produzione nazionale = (C EZ)+I + G + Q domanda di beni nazionali La [8.35] stabilisce che il mercato dei beni in un economia aperta è in equilibrio quando la quantità offerta di beni nazionali è pari alla domanda aggregata di beni nazionali. Ridisponendo le variabili che compaiono nella domanda aggregata possiamo giungere ad una diversa definizione di quest ultima: [8.36] Y D (C + I + G)+(Q EZ) Y D ASS + QZ 222

25 8. - : dove con la variabile ASS = C+I +G indichiamo l assorbimento nazionale di beni e cioè la domanda nazionale di beni e servizi aprescindere che essi siano nazionali o esteri. In altre parole l assorbimento ci dice quanto quanti beni l economia nazionale, nel suo insieme, consuma o assorbe. La variabile QZ indica le esportazioni nette, e cioè la differenza tra le esportazioni e le importazioni, e quindi altro non è che un diverso modo di definire il saldo corrente della bilancia dei pagamenti. Inoltre, in questo modello, dal momento che i movimenti dei capitali sono assenti, il saldo corrente della bilancia dei pagamenti, e quindi le esportazioni nette, coincide con il saldo della bilancia dei pagamenti i.e., QZ = BC = BP. Data la [8.36] la condizione di equilibrio del mercato dei beni può essere riscritta nel seguente modo [8.37] ASS Y eccesso di domanda nazionale di beni = BP saldo bilancia dei pagamenti La [8.37] mostra che, in equilibrio, l eccesso di domanda nazionale di beni deve essere pari al saldo della bilancia dei pagamenti. Ne segue che ad un eccesso positivo di domanda aggregata nazionale (il paese consuma più di quanto produce i.e., ASS Y > 0) deve necessariamente corrispondere un saldo negativo della bilancia dei pagamenti: il paese deve finanziare tale eccesso riducendo le attività finanziarie sull estero (le riserve ufficiali). D altra parte, anticipando ciò che sarà dimostrato più avanti, dalla [8.37] discende immediatamente che l eliminazione di un disavanzo della bilancia dei pagamenti impone inevitabilmente una riduzione della domanda aggregata di beni (i.e., politiche macroeconomiche restrittive). L aspetto del finanziamento dell eccesso di domanda nazionale di beni può essere ulteriormente chiarito specificato riaggregando le diverse componenti che compaiono nella definizione di equilibrio in maniera tale da far emergere i saldi dei tre settori dell economia e cioè quello privato, quello pubblico ed infine quello estero: [8.38] (S I) saldo finanziario settore privato + (T G) saldo finanziario settore pubblico saldo finanziario paese nazionale = (Q Z) saldo finanziario settore estero La [8.38] mostra che un settore può generare un deficit solo se qualche altro settore genera nel contempo un surplus. Ad esempio assumendo che S = I si ha immediatamente che (G T )=(Z Q): un 223

26 M.V: D disavanzo del settore pubblico si accompagna ad un disavanzo della bilancia dei pagamenti (per questo motivo talvolta si usa denominare tali saldi come i disavanzi gemelli ). Sostituendo nella condizione di equilibrio le diverse funzioni e risolvendo rispetto alla produzione si ottiene: Definizione 8.9 La scheda ISQZ rappresenta tutte le combinazioni di reddito e tasso d interesse in corrispondenza delle quali in un economia aperta il mercato dei beni è in equilibrio. Y = 1 ASS + QZ + q1 E br 1 c(1 t)+e z 1 (E) dove ASS = C + I + G elaqz = Q E Z sono rispettivamente la componente autonoma dell assorbimento e dell esportazioni nette. Ponendo n A = 1/ [1 c(1 t)+e z 1 (E)] e A 0 = ASS + QZ si ottiene Y = n A A 0 + n A q 1 E n A br o equivalentemente: [8.39] r = A 0 /b +(q 1 /b) E (1/n A b) Y La scheda ISQZ presenta alcune differenze rispetto alla scheda IS che avevamo ricavato in un economia chiusa. Anzitutto essa è una equazione in tre incognite i.e., Y, r e E per cui la curva che la rappresenta nel piano (Y,r) è ricavata in corrispondenza di un dato valore del tasso di cambio (in altre parole essa è la proiezione della funzione al piano stesso). Inoltre (i) A parità di altre condizioni la pendenza della scheda ISQZ (rispetto all asse delle ascisse), misurata dal coefficiente angolare della curva [8.39], (1/n A b), è maggiore di quella che si avrebbe in un economia chiusa. La giustificazione della maggiore pendenza della scheda ISQZ rispettoaquelladellais consistenelfattocheleimportazioni costituiscono una fuoriscita di risorse dal circuito del reddito/produzione/consumo. Ceteris paribus, in un economia aperta una riduzione del tasso d interesse (ad esempio da r 1 a r 2 nella F. 8.6) produce un effetto espansivo sul reddito di equilibrio inferiore a quello che si avrebbe in un economia chiusa dal momento che, durante lo svolgimento del meccanismo di trasmissione, una parte di risorse fuorisce dal circuito del reddito riducendo l effetto moltiplicativo dello stimolo iniziale. 224

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